Gazzetta n. 188 del 12 agosto 2000 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 31 luglio 2000
Scioglimento del consiglio comunale di Rizziconi.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che il consiglio comunale di Rizziconi (Reggio Calabria), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 29 novembre 1998, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Rizziconi;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Rizziconi, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 28 luglio 2000;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Rizziconi (Reggio Calabria) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Rizziconi (Reggio Calabria) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Alfredo Vicari - viceprefetto;
dott.ssa Francesca Crea - viceprefetto ispettore;
dott.ssa Maria Laura Tortorella - direttore amministrativo contabile.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 31 luglio 2000
CIAMPI
Amato, Presidente del Consiglio dei
Ministri
Bianco, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 4 agosto 2000 Registro n. 2 Interno, foglio n. 178
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Rizziconi (Reggio Calabria) presenta forme di collegamento e di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei sevizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
L'ente e' collocato in un contesto ambientale profondamente permeato dalla radicata presenza di gruppi criminali, la cui opera e' riconducibile al piano egemonico del clan territorialmente dominante che, gia' durante la campagna elettorale, ha posto in essere azioni finalizzate ad interessare l'intreccio politica-criminalita' organizzata.
Al periodo prelettorale, peraltro caratterizzato da una carenza di candidature verosimilmente sintomatica del condizionamento, risale il grave episodio di danneggiamento, consistente nell'incendio dell'autovettura di un candidato che si contrapponeva ad altro candidato poi eletto e risultato legato da vincoli di stretta amicizia e comparato al boss di uno dei principali clan criminali locali.
L'esito delle consultazioni amministrative svoltesi il 29 novembre 1998 ha visto la riconferma di vari componenti della precedente compagine politico-amministrativa, evidenziando l'immobilismo che, anche in forza del nesso di continuita', caratterizza la gestione dell'ente.
Gli accertamenti svolti dalle competenti autorita' investigative hanno avvalorato le ipotesi di infiltrazioni e condizionamento della criminalita' organizzata nell'azione amministrativa dell'ente locale, nonche' un notevole livello di compromissione in cui versano gli organi elettivi ed un uso distorto da parte di alcuni amministratori della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse al fine di favorire illecitamente soggetti collegati direttamente o indirettamente con la criminalita' organizzata.
In particolare, dall'attivita' investigativa sono emersi abusi commessi dalla commissione edilizia, nonche' gravissime connivenze tra gli amministratori e gli appartenenti alla criminalita' organizzata che hanno determinato l'organo giurisdizionale competente a dar corso a procedimenti penali nei confronti di alcuni dei componenti della medesima commissione.
Nel settore dei pubblici appalti, il riscontro della costante aggiudicatrice di lavori alle stesse ditte gia' favorite dalla precedente amministrazione suffraga il clima di asservimento dell'amministrazione locale alla cosca dominante nel territorio comunale. Invero, gran parte dei titolari delle ditte e dei loro soci risulta essere strettamente collegata da vincoli di parentela, affinita', amicizia ed assidua frequentazione con pluripregiudicati, latitanti, affiliati ed esponenti della criminalita' organizzata sia locale, che operante nei territori circonvicini.
Emblematico della trama di interessi esterni che attanaglia l'ente e', altresi', il rapporto di stretta collaborazione emerso tra le ditte collegate ai boss locali, spesso sfociato nell'attribuzione di subappalti tra le stesse ed evidenziato dalla ricorrente presentazione di offerte di lavori caratterizzate da assoluta identicita' dei costi indicati.
In materia di opere pubbliche non risultano conseguiti risultati di rilievo per la collettivita', benche' gia' dalla precedente amministrazione siano stati disposti piu' che ingenti stanziamenti di denaro. Gli attuali organi elettivi hanno al riguardo deliberato l'assegnazione di incarichi per progetti preliminari a vari tecnici esterni alcuni dei quali, all'esito delle approfondite indagini svolte, sono risultati legati alla locale malavita organizzata.
L'amministrazione risulta incapace di compiere autonomamente le scelte imposte dal perseguimento dell'interesse collettivo, versando in uno stato di generale degrado peraltro evidenziato anche dalla disfunzionalita' che connota i servizi ad essa affidati.
Piu' specificamente, nonostante l'impegno di considerevoli somme stanziate dall'ente, tanto con le procedure ordinarie quanto con quelle di somma urgenza, nel settore della viabilita' risultano essere stati posti in essere interventi superficiali, non risolutori, e comunque limitati ad alcune delle direttrici principali a fronte del persistente stato di totale incuria in cui versano le restanti strade.
Inoltre, benche' il comune abbia una popolazione di circa settemila abitanti, non esistono asili nido, ed e' in funzione una sola scuola materna statale.
L'amministrazione non ha mai dato corso ad iniziative sociali ne' culturali ed il funzionamento della biblioteca risulta affidato ad un dipendente legato da vincoli di affinita' con il capo della dominante consorteria criminale.
Del tutto inadeguato alle esigenze della cittadinanza risulta altresi' il servizio dei vigili urbani affidato a complessive tre unita', una delle quali non operante sul territorio in quanto addetta esclusivamente alla sede amministrativa.
Per quanto concerne la rete idrica e' emerso che gli allacci vengono predisposti liberamente dagli utenti senza rilascio di alcuna autorizzazione da parte dell'ente che, aderendo ad una coerente logica di illegalita', non riscuote i relativi tributi.
Del pari l'ente non percepisce il canone annualmente previsto per il servizio di nettenza urbana in relazione al quale non risultano attuate le previste iniziative di recupero.
A completare il descritto stato di immobilismo amministrativo gestionale concorre, inoltre, la constatata omissione dei controlli da parte degli organi di vigilanza sul territorio che ha consentito il compimento di abusi anche nel settore edilizio.
Con riferimento alle riscontrate insufficienze e disfunzioni dell'ente non puo' non rilevarsi che le stesse, ancorche' riconducibili all'apparato gestionale, si ripercuotono sull'attivita' degli organi elettivi. Questi, infatti per essere collegati, tanto tra loro quanto con la sottostante organizzazione amministrativa da imprescindibili rapporti interattivi, non possono ritenersi estranei all'irregolare andamento amministrativo.
Per effetto delle carenze gestionali conseguenti alla penetrazione dell'attivita' criminosa e del mancato perseguimento dei primari interessi della collettivita' locale si e' venuto a consolidare un sistema di favoritismi, connivenze e collusioni a difesa del quale la criminalita' organizzata oppone azioni intimidatorie, minacce, rappresaglie e ricatti che, ingenerando uno stato di totale soggezione che priva la comunita' delle fondamentali garanzie, pone in pericolo lo stato della sicurezza pubblica.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il consiglio comunale di Rizziconi (Reggio Calabria), la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, mirato al conseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni e minando ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica.
Il prefetto di Reggio Calabria, pertanto, con relazioni del 25 gennaio e del 29 maggio 2000 che qui si intendono integralmente richiamate, valutata la situazione riscontrata sia in ordine al contesto ambientale nel quale e' notoria la diffusione del fenomeno criminale, sia agli episodi intimidatori, sia allo stato di carente funzionalita' dell'ente, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Rizziconi ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221.
La descritta condizione del comune e le esigenze di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica nonche' di garanzia dei valori costituzionali, in larga misura compromessi dal diffuso sistema di illegalita', richiedono l'intervento risolutore dello Stato finalizzato sia a recidere i legami tra gli amministratori locali e gli esponenti della criminalita' organizzata che a prevenire l'ulteriore deterioramento dell'ente.
A tal fine si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Rizziconi (Reggio Calabria), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 27 luglio 2000
Il Ministro dell'interno: Bianco
 
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