Gazzetta n. 56 del 8 marzo 2001 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 febbraio 2001
Scioglimento del consiglio comunale di Ciro' e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che il consiglio comunale di Ciro' (Crotone), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 27 aprile 1997, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Ciro';
Rilevato, altresi, che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Ciro', per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 16 febbraio 2001;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Ciro' (Crotone) e' sciolto per la durata di dodici mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Ciro' (Crotone) e' affidata alla commissione straordinaria composta da;
dott. Oreste Calvello - viceprefetto;
dott. Enrico Gullotti - viceprefetto aggiunto;
dott. Fabrizio Gallo - viceprefetto aggiunto.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 19 febbraio 2001

CIAMPI

Bianco, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 27 febbraio 2001 Ministeri istituzionali, rep. n. 2, foglio n. 154
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il consiglio comunale di Ciro' (Crotone), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 27 aprile 1997, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
L'area geografica in cui e' collocato il predetto ente risulta caratterizzata dalla presenza di una nota organizzazione criminale, della quale le autorita' investigative hanno evidenziato la pericolosita' e la potenza sia in quanto componente storica della `ndrangheta calabrese, strettamente collegata alle cosche reggine, sia per le ramificazioni sul territorio.
In conseguenza delle interferenze nella gestione dell'ente operate dalla criminalita' organizzata, massicciamente presente nell'area del cirotano, il prefetto di Crotone ha disposto l'accesso presso la suddetta amministrazione, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni e integrazioni.
Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, nell'avvalorare la sussistenza delle ipotesi di infiltrazioni e condizionamento della criminalita' organizzata nell'azione amministrativa, hanno particolarmente evidenziato come la principale cosca locale abbia posto in essere forti azioni di penetrazione, funzionali al perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, con grave pregiudizio per l'istituzione locale.
La stretta ed intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni, che vincola la maggior parte degli amministratori comunali cosi' come numerosi dipendenti ad esponenti della dominante cosca locale, costituisce il principale strumento attraverso cui la criminalita' organizzata si e' ingerita nell'ente condizionandone l'apparato gestionale e compromettendo la libera determinazione degli organi.
Il livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale organizzazione criminale e' emerso principalmente nel settore dei lavori e servizi pubblici, in cui le imprese aggiudicatarie sono risultate per la maggior parte riconducibili a soggetti facenti parte della locale malavita organizzata. Nella relazione d'accesso e' stato, infatti, evidenziato come esponenti delle consorterie locali, a mezzo di prestanomi, abbiano costituito imprese capaci di aggiudicarsi appalti di lavori pubblici, in via esclusiva e senza timore di concorrenza.
Emblematica risulta la vicenda relativa alla gestione di un'area attrezzata con annessi impianti sportivi, inizialmente affidata ad una cooperativa di giovani disoccupati che, dopo anni di difficolta' riscontrate sia sul piano gestionale che contabile, era costretta a chiedere nel maggio 2000, quindi in stretta prossimita' all'inizio della stagione estiva, prima la sospensione poi la rescissione del contratto adducendo non specificati problemi sopravvenuti. La gestione dell'area e' stata pertanto affidata ad una societa' per azioni gia' costituita per la ristrutturazione e la gestione del castello di Ciro' e di attivita' turistico-ricettive in genere. La predetta societa', di cui il comune detiene il 75% delle azioni e nella quale il sindaco ricopre l'incarico di presidente del consiglio d'amministrazione, ancorche' scelta dal comune per le sue caratteristiche di prevalente composizione pubblica e per la sua attivita' nel settore turistico, con delibera del proprio consiglio di amministrazione in data 19 giugno 2000, ha affidato, a sua volta, a terzi la gestione dell'impianto in assenza di qualsiasi autorizzazione da parte dell'ente committente.
A seguito di gara a tal fine esperita, la gestione del suddetto impianto e' stata affidata ad una ditta individuale il cui titolare e' risultato contiguo all'ambiente della malavita locale. Dagli accertamenti esperiti e' emerso altresi' che, a differenza delle altre ditte partecipanti, quella prescelta, pur priva di specifica esperienza nel settore, ha procurato alla societa' un vantaggio patrimoniale offrendo per l'affitto della struttura turisticosportiva un importo superiore a quello che la stessa aveva in precedenza concordato con l'amministrazione comunale.
La commissione d'accesso ha in proposito evidenziato la celerita' con cui in ordine alla descritta vicenda il competente ufficio del comune ha rilasciato la necessaria documentazione, adottando procedure anomalamente celeri.
Sintomatico della tendenza alla gestione clientelare degli appalti pubblici in un'area dove, peraltro, la disoccupazione raggiunge livelli allarmanti e' la ricorrente attribuzione, riscontrata nel corso degli anni, di appalti a ditte i cui titolari risultano essere vicini ad esponenti di organizzazioni mafiose locali. La circostanza che alcune ditte abbiano partecipato da sole alle gare d'appalto in assenza di altri concorrenti e' stata riscontrata dalla commissione tanto in ordine all'appalto per la privatizzazione e manutenzione di aree verdi nel centro, quanto alla fornitura di inerti e di prestazioni lavorative con mezzi meccanici, quanto, ancora, in relazione ai servizi di refezione delle scuole elementari e materna, la cui gestione risulta affidata a ditte collegate a soggetti pluripregiudicati, incardinati nelle compagini malavitose.
Un ulteriore segnale della soggezione dell'apparato politico e gestionale a scelte rispondenti ad interessi estranei a quelli dell'ente e' dato dalla vicenda relativa alla mancata destinazione a fini sociali o istituzionali degli immobili confiscati a personaggi di spicco della principale cosca locale, ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modifiche. L'amministrazione, infatti, ha assunto al riguardo un atteggiamento rinunciatario e contrastante con i principi ordinamentali della tempestivita', dell'efficacia e della trasparenza amministrativa.
L'influenza dell'azione di pressione e penetrazione esercitata dalle organizzazioni malavitose sull'ente ha favorito il consolidamento di un sistema di connivenze e collusioni che, di fatto, priva la comunita' delle fondamentali garanzie democratiche e pone in pericolo lo stato generale della sicurezza pubblica.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Ciro', la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, e la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La degradata complessiva situazione del comune di Ciro' e' altresi' emersa nel corso della riunione di coordinamento interforze svoltasi il 3 novembre 2000, a conclusione della quale, dopo un analitico esame, e' stato concordemente ritenuto che la dominante cosca mafiosa esplica a livello territoriale locale un potere di intimidazione tale da rendere inevitabile il condizionamento dell'amministrazione comunale.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, finalizzato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e a garanzia dei valori costituzionali che risultano in larga misura compromessi dal diffuso sistema di illegalita'.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di Ciro'.
A tal fine il prefetto di Crotone con relazione del 13 novembre 2000, che qui si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Ciro' ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in dodici mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Ciro' (Crotone), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 15 febbraio 2001
Il Ministro dell'interno: Bianco
 
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