Gazzetta n. 270 del 20 novembre 2001 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 novembre 2001
Scioglimento del consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che il consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano (Napoli), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 24 maggio 1998, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di San Gennaro Vesuviano;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di San Gennaro Vesuviano, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 31 ottobre 2001;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano (Napoli) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di San Gennaro Vesuviano (Napoli) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Marilisa Magno - viceprefetto;
dott.ssa Paola Spena - viceprefetto aggiunto;
dott. Salvatore Carli - area funzionale C1.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 6 novembre 2001
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Scajola, Ministro dell'Interno Registrato alla Corte dei conti il 9 novembre 2001 Ministeri istituzionali, Interno, registro n. 13, foglio n. 138
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano (Napoli), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 24 maggio 1998, presenta forme di collegamento e di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Invero, a seguito di rilevate interferenze nella vita amministrativa dell'ente da parte della criminalita' organizzata, il prefetto di Napoli ha disposto l'accesso presso la suddetta amministrazione, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli accertamenti svolti, tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, avvalorano la sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio che, da tempo, attraverso persone di propria fiducia, si e' inserita nella gestione del comune.
Qualificanti elementi indiziari vengono fatti risalire alla fase preelettorale, durante la quale si sarebbero consolidati i legami tra esponenti della locale criminalita' ed alcuni candidati, risultati poi eletti.
Risultanze investigative, cui sono pervenute le competenti autorita' giudiziarie in occasione di recenti operazioni di lotta alla criminalita' organizzata, suffragano, altresi', la portata e la valenza degli elementi di contiguita' tra alcuni amministratori, gia' presenti nelle precedenti gestioni, e gli ambienti delle locali consorterie.
L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risulta favorita da una fitta ed intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni che lega alcuni amministratori comunali a personaggi gravitanti nella sfera della criminalita' organizzata.
L'attivita' della giunta, inoltre, contrassegnata da instabilita' collegata ad alcune dimissioni al proprio interno, ha evidenziato un preoccupante degrado amministrativo aggravato, altresi', dalla singolare nomina di un assessore che e' ricaduta su persona ritenuta gradita ad esponenti di spicco della camorra.
Come ampiamente esposto nella relazione commissariale conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, i settori in cui emerge segnatamente l'utilizzo della pubblica amministrazione per personali tornaconti affaristici sono quelli dell'edilizia e degli appalti pubblici.
E' stata acclarata una patologica situazione nel settore dell'edilizia privata, sia in considerazione degli inesistenti controlli sul territorio per contrastare l'abusivismo edilizio, che per la singolarita' di quelli effettuati circa la conformita' dei lavori rispetto a quelli consentiti, nonche' per profili di illegittimita' rilevati in ordine alle anomale procedure di rilascio di alcune concessioni edilizie.
Numerose concessioni e svariate autorizzazioni edilizie risultano connotate da un atteggiamento elusivo delle norme urbanistico-edilizie, funzionale agli illegittimi scopi ed interessi della criminalita' organizzata.
Anche le scelte amministrative operate in ordine alla variante del piano regolatore, fin dalla fase della progettazione, appaiono strumentali a favorire soggetti collegati ai dominanti clan camorristici.
Del mutamento di destinazione d'uso di alcuni terreni, da uso agricolo ad area industriale, avrebbe beneficiato un gruppo criminale in grado di influenzare le scelte politiche dell'amministrazione sia avvalendosi dei gia' descritti rapporti consolidati in seno all'ente, sia per la presenza di imprenditori di spicco nella geografia economica campana sensibile agli interessi dello stesso gruppo criminale.
Emblematica, altresi', risulta la vicenda relativa all'affidamento di incarichi di progettazione delle piu' importanti opere pubbliche ad un professionista, con procedure che non sarebbero risultate scevre da favoritismi ed interessi certamente estranei al bene comune, che confermano il ruolo assunto dal medesimo quale anello di congiunzione tra gli interessi criminali del clan dominante - con il quale il predetto professionista e' legato da vincoli di parentela - e la vita amministrativa dell'ente.
In occasione dell'autorizzazione per lo svolgimento del servizio di noleggio da rimessa, rilasciata con procedure contrastanti con la normativa di settore, emerge come lo svolgimento dell'attivita' di cura dell'interesse pubblico e' profondamente alterata dal carattere di contiguita' tra l'apparato amministrativo e le organizzazioni criminali.
Altro sintomo del progressivo degrado amministrativo e del maggior potere di penetrazione e condizionamento della criminalita' nell'ambito della gestione degli appalti pubblici e' rinvenibile nei rapporti intercorrenti tra l'ente ed una cooperativa a cui sono state liquidate cospicue somme di denaro per fatti e vicende spesso riferite ad epoche remote, in palese divergenza dal modello legale.
In particolare, e' emerso che l'ente non solo ha deliberato il riconoscimento di debiti fuori bilancio laddove avrebbe dovuto eccepire la prescrizione del credito, ma ha anche attribuito compensi a fronte di prestazioni che non consentono il ricorso a tale istituto senza copertura finanziaria, con evidente compromissione del buon andamento della pubblica amministrazione.
Relativamente alla predetta cooperativa, e' stato altresi' rilevato che la stessa e' stata destinataria di diversi incarichi quasi tutti disposti a trattativa privata, anche in ipotesi non consentite dalla relativa normativa.
Anche l'affidamento del servizio di nettezza urbana e' connotato da profili di illegittimita' e discrasie anministrative sia in ordine alle procedure, sia per la circostanza che tale appalto e' risultato appannaggio di ditte in qualche modo collegate a personaggi gravitanti nella sfera della delinquenza organizzata.
La commissione di accesso ha fornito, inoltre, qualificanti elementi che dimostrano come le procedure poste in essere dall'ente per l'appalto afferente un soggiorno climatico per anziani abbiano derogato alle regole basilari afferenti l'attivita' negoziale della pubblica amministrazione.
Fatto sintomatico di interferenza riguarda la gestione della fiera, in cui e' stata evidenziata una forte e pervicace volonta' dell'ente di mantenere nel comitato della stessa fiera soggetti ritenuti collegati alla criminalita' organizzata, anche con l'adozione di provvedimenti caratterizzati da palesi irregolarita'.
A delineare ulteriormente il grado di permeabilita' alle logiche criminali dell'amministrazione comunale concorre il mancato controllo da parte dell'ente sulle attivita' produttive locali, che utilizzano manovalanza spesso clandestina.
Gli omessi controlli possono, pertanto, considerarsi riconducibili agli interessi delle preminenti organizzazioni criminali, che in tale particolare situazione trovano terreno fertile per alimentare i propri illeciti traffici.
La penetrazione dell'attivita' criminosa nell'ente ha favorito il consolidamento di un sistema di connivenze e collusioni che di fatto priva la comunita' delle fondamentali garanzie democratiche e pone in pericolo lo stato generale della sicurezza civile.
Il clima di grave condizionamento e di evidente degrado in cui versa il consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano, la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione di assoggettamento esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di San Gennaro Vesuviano.
A tal fine il prefetto di Napoli, con relazione del 28 settembre 2001, che qui si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di San Gennaro Vesuviano (Napoli), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 30 ottobre 2001
Il Ministro dell'interno: Scajola
 
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