Gazzetta n. 8 del 10 gennaio 2002 (vai al sommario)
MINISTERO DELLA DIFESA
COMUNICATO
Conferimento di onorificenze al merito dell'Esercito

Con decreto ministeriale 4 giugno 2001 sono state conferite le seguenti ricompense:

Croce d'oro
Al col. Giangiacomo Calligaris, nato il 2 novembre 1956 a Napoli, con la seguente motivazione:
"Capo della "Joint implementation commission della brigata multinazionale ovest durante l'operazione "Joint guardian in Kosovo, assumeva la competenza delle delicatissime problematiche relative ai rapporti tra i reparti del contingente, le milizie albano-kosovare ed il personale dell'etnia serba ancora presente nell'area di responsabilita' della grande unita'. Pienamente cosciente dell'importanza determinante della funzione assolta per l'esito positivo della missione e consapevole della influenza della sua attivita' sulle operazioni condotte dalla brigata, profondeva in ogni circostanza tutte le sue eccezionali potenzialita', divenendo immediatamente elemento di insostituibile riferimento per tutti.
Profondamente determinato a contribuire fortemente al raggiungimento degli obiettivi dell'operazione e ad elevare l'immagine dell'Italia nel contesto internazionale, si impegnava con una disponibilita' encomiabile, prodigandosi senza sosta e con incredibile continuita' per superare i motivi di contrasto ed assicurare il rispetto delle disposizioni.
Nei frequenti contatti con le fazioni e le milizie, spesso radicate su posizioni rigide e preconcette, dosava in maniera efficacissima atteggiamenti risoluti e determinati ed aperture intelligenti, riuscendo sempre a gestire in senso favorevole al processo di pace i rapporti con personaggi di grande rilievo, carismatici e di notevole seguito popolare, quali erano i capi delle etnie e delle varie fazioni.
La sua incisiva, costante e sempre tempestiva azione consentiva di risolvere positivamente numerose situazioni nelle quali erano coinvolti uomini del contingente e che erano caratterizzate da fortissima tensione e spesso gia' al limite dello scontro armato con le milizie operanti nel territorio kosovaro. La sua opera, in sostanza, risultava determinante nell'attenuare progressivamente le situazioni di pericolo per le unita' del contingente, elevando le condizioni di sicurezza del personale.
Con eccezionale costanza, elevatissima autorevolezza, grande capacita' di persuasione ed instancabile determinazione, poneva in atto tutte le misure e le azioni necessarie per accelerare il processo di smilitarizzazione delle milizie, ottenendo i piu' significativi risultati nella consegna delle armi leggere e pesanti. che erano ancora in possesso alle fazioni e che costituivano il principale ostacolo al processo di pacificazione dell'area.
Limpida e carismatica figura di ufficiale, che ha saputo trasfondere nei collaboratori italiani ed esteri alle sue dipendenze grande senso del dovere ed altissima motivazione e che ha elevato in maniera determinante, grazie alla sua professionalita' ed alla sua generosita', l'immagine dell'Italia nel contesto internazionale.". Pec (Kosovo), 7 luglio - 7 settembre 1999.
Al col. Antonio Alecci, nato il 4 febbraio 1955 a Vittoria (Ragusa), con la seguente motivazione:
"Comandante del 18 reggimento bersaglieri presso la brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint guardian , assolveva le sue funzioni con grandissima determinazione, eccezionale professionalita' e spiccato senso del dovere.
Grazie alla sua costante attenzione verso tutti gli aspetti della missione, l'unita' alle sue dipendenze assumeva immediatamente la capacita' operativa necessaria per assolvere i delicati compiti assegnati.
Nonostante la gravosita' dell'impegno, l'indeterminatezza operativa e la situazione drammatica e complessa che caratterizzava il Kosovo al termine del conflitto, operava con decisione, fermezza ed equilibrio, consentendo all'unita' di superare momenti di grandissima tensione e fortemente pericolosi per il felice esito della missione. Le sue elevatissime capacita' di comando emergevano chiaramente nella situazione di acceso contrasto che caratterizzava l'area di Pec e Decani, dove il reggimento alle sue dipendenze era arrivato quale prima unita' della forza internazionale, e rendevano possibile l'avvio di un lento ma prezioso processo di pacificazione.
L'insieme armonico delle sue bellissime qualita' professionali ed umane gli consentiva non solo di pianificare e condurre con i piu brillanti risultati numerose operazioni di grande delicatezza, ma anche di interpretare in maniera estremamente equilibrata i compiti del contingente. Allorche' le attivita' assumevano carattere di grave pericolo per i soldati del reggimento e per la popolazione, partecipava personalmente alle operazioni garantendo la sicurezza del personale e l'assolvimento del compito.
Magnifica figura di ufficiale e di comandante, che sapeva trasfondere negli uomini alle sue dipendenze grande senso del dovere e motivazione altissima e che ha contribuito in maniera determinante, grazie alla sua professionalita' ed alla sua generosita', all'elevazione dell'immagine dell'Italia nel contesto internazionale.". Pec (Kosovo), 16 giugno - 7 settembre 1999.
Al ten. col. Giovanni Savarese, nato il 13 febbraio 1958 a Cava dei Tirreni (Salerno), con la seguente motivazione:
"Capo di stato maggiore della brigata bersaglieri "Garibaldi in Fyrom nell'ambito dell'operazione "Joint guarantor e, poi, della brigata multinazionale ovest in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian , assolveva le sue determinanti funzioni per il considerevole periodo di 6 mesi, in maniera esemplare, incisiva e preziosissima per il successo della missione figura fondamentale ed insostituibile del contingente militare italiano, costituiva in ogni circostanza elemento di sicuro ed essenziale riferimento per tutto il comando e per i reparti dipendenti, riuscendo con straordinaria professionalita', grande acume e spiccato buon senso a gestire e coordinare le numerose, complesse e delicatissime attivita' che interessavano incessantemente le unita' della brigata durante tutta la permanenza nei balcani.
Nei primi giorni delle operazioni in Fyrom, percepita in tutta la sua gravita' la drammatica situazione delle centinaia di migliaia di profughi che si riversavano nell'area provenendo dal Kosovo e valutata immediatamente l'importanza dell'attivita' di soccorso, predisponeva misure di straordinaria efficacia, organizzava perfettamente il personale ed i mezzi disponibili ed infondeva eccezionale spirito di solidarieta' negli uomini impegnati negli aiuti, consentendo al contingente di soddisfare le grandissime richieste di sostegno e quindi di alleviare le sofferenze della popolazione. Al momento dell'ingresso in Kosovo, emersa chiaramente la complessita', la delicatezza e la pericolosita' della situazione operativa, riorganizzava il dispositivo del contingente ed elaborava direttive perfettamente aderenti alla nuova realta', mettendo le unita' italiane, spagnole e portoghesi della brigata multinazionale ovest nelle condizioni di assolvere completamente i compiti assegnati. L'eccezionale capacita' di pianificazione e la profonda esperienza di operazioni fuori area gli consentivano di predisporre sempre perfettamente le attivita' della grande unita'. Determinato ad agevolare e salvaguardare il delicato processo di pace, ricercava con fermezza, ogni volta necessario, l'incontro con i responsabili delle fazioni contrapposte, che coinvolgeva in complessi colloqui fino ad eliminare i piu' accesi e pericolosi contrasti. Conscio dell'importanza del contingente nazionale per il rispetto degli accordi sottoscritti dalle parti e per il ripristino delle condizioni di convivenza, si faceva promotore delle piu' importanti operazioni per la ricerca ed il sequestro di ingenti quantita' di armi, pianificava ed organizzava perfettamente il controllo e la sicurezza dei luoghi di culto e determinava, con un pressante stimolo nei confronti delle fazioni, il rispetto dei tempi di trasformazione delle milizie armate.
Professionista di grandissima valenza, riusciva con la sua encomiabile generosita', il suo raro senso del dovere e la sua eccezionale abnegazione a conquistare la stima incondizionata degli altri contingenti e la piena fiducia dei comandi superiori. Limpida figura di uomo e di ufficiale, che ha dato un contributo fondamentale per il positivo esito delle operazioni in Fyrom ed in Kosovo e che ha portato gran lustro all'immagine dell'Italia e delle sue Forze armate in campo internazionale.". Katlanovo (Fyrom), 22 marzo - 12 giugno 1999, Pec (Kosovo), 13 giugno - 7 settembre 1999.

Croce d'argento
Al col. Carmine De Pascale, nato il 23 giugno 1953, a Mercato San Saverino (Salerno), con la seguente motivazione:
"Comandante dell'8 reggimento bersaglieri della brigata bersaglieri "Garibaldi partecipante in Fyrom all'operazione "Joint guarantor , assolveva le sue funzioni con eccezionale abnegazione, encomiabile spirito di sacrificio ed esemplare dedizione al servizio.
Impegnato diuturnamente alla testa dei suoi uomini, poneva in atto un'accurata e capillare struttura operativa che consentiva di raggiungere pienamente gli obiettivi individuati dal comando della grande unita' e di dare risposte adeguate in tutte le situazioni, anche le piu' complesse e pericolose.
Ufficiale sempre prontamente disponibile, sorretto da elevatissime motivazioni, costituiva elemento di immediato riferimento nelle circostanze piu' delicate e nelle operazioni di maggiore valenza operativa, nelle quali evidenziava eccezionale capacita' di guida, lucidissima visione degli obiettivi, grandissima capacita' di coordinamento e controllo, conseguendo risultati di eccezionale livello e validita'.
Nella drammatica emergenza umanitaria determinatasi con l'impressionante afflusso in Fyrom di profughi provenienti dalla regione del Kosovo, organizzava in maniera efficacissima la loro accoglienza e, nonostante le grandissime difficolta' derivanti dall'enormita' delle esigenze realizzava con gli uomini del reggimento alle sue dipendenze le condizioni per alleviare la loro sofferenza.
Nelle attivita' operative, finalizzate alla sicurezza della Fyrom e delle Forze della Nato dislocate nell'area durante tutto il lungo periodo della campagna aerea contro gli obiettivi serbi, affrontava con grande fermezza i momenti di maggiore tensione e pericolo, dispiegava sul terreno il reggimento alle sue dipendenze in maniera efficacissima e realizzava un sistema di controllo dei confini con il Kosovo e di pronto intervento, che riscuoteva l'incondizionato plauso dei comandanti della Forza internazionale.
Bella figura di comandante ed esempio d'altissima dedizione al dovere e straordinaria professionalita', che ha contribuito significativamente ad elevare il prestigio del reggimento e dell'esercito italiano in ambito internazionale.". Fyrom 6 marzo - 7 giugno 1999.
Al col. Gaetano Lombardi, nato il 4 maggio 1946, ad Apricena (Foggia), con la seguente motivazione:
"Comandante del 3 reggimento alpini inquadrato nella brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint guardian", operava con eccezionale impegno, grande perspicacia ed altissimo senso del dovere.
Giunto in zona di operazioni allorche' era ancora elevatissima la tensione e frequente il ricorso ad atti violenti tra le contrapposte etnie, evidenziava immediatamente una spiccata operativita', ricercando ed ottenendo risultati di grandissimo rilievo in tutta l'area di responsabilita' delle unita' alle sue dipendenze.
Cosciente della grandissima importanza del compito attribuito al 3 reggimento alpini, riusciva in tempi ristrettissimi ad articolare il dispositivo sul terreno in maniera oculata e pienamente rispondente alle esigenze operative e di sicurezza, suscitando nel personale del reparto spirito di sacrificio, dedizione al servizio ed eccezionale professionalita'.
Sempre vicino ai suoi uomini specie nei frequenti momenti di difficolta' operativa, infondeva in essi, grazie al suo elevatissimo carisma, sicurezza, fermezza ed elevatissime motivazioni.
Proteso fortemente nel tentativo di eliminare la situazione di grande odio e diffidenza tra le parti, si prodigava in maniera efficacissima, riuscendo spesso, anche in condizioni di grande delicatezza, a riunire i rappresentanti delle fazioni, creando concretamente, attraverso piccoli passi, i presupposti per una possibile convivenza.
Limpida figura di uomo e comandante che ha contribuito fortemente ad elevare l'immagine dell'Italia in ambito internazionale.". Decani (Kosovo), 29 giugno - 7 settembre 1999.
Al col. Maurizio Borgese, nato il 7 novembre 1954 a Roma, con la seguente motivazione:
"Comandante di reggimento blindo-corazzato inquadrato nella brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint guardian , rendeva l'unita' alle sue dipendenze perfettamente amalgamata, superbamente addestrata ed in grado di assolvere perfettamente le delicatissime incombenze operative della missione sin dalle prime ore successive all'arrivo nella regione.
Nel delicato settore della citta' di Dakovica, dove maggiormente emergevano forti elementi di tensione e di odio, gestiva in maniera eccezionalmente efficace i rapporti con le forze piu' aggressive dell'etnia albanese, che cercavano di accreditarsi come garanti di un nuovo sistema.
Grazie alla sua perseveranza ed alla sua tenacia, manteneva costantemente il controllo della situazione ed imponeva gli obiettivi del processo di pace, neutralizzando tutte le componenti che potevano rappresentare ostacolo al ripristino di normali condizioni di vita sociale e riconducendo rapidamente a comportamenti legali quelle che se ne erano allontanate.
Pur operando in condizioni ambientali difficilissime e spesso in aree ad alto rischio operativo, evidenziava sempre una straordinaria attitudine al comando e riusciva in ogni occasione a conseguire i migliori risultati possibili.
Magnifica figura di comandante, che sapeva trasfondere negli uomini alle sue dipendenze grande senso del dovere e motivazione altissima e che ha contribuito in maniera notevolissima all'elevazione dell'immagine dell'Italia nel contesto internazionale.". Pec (Kosovo), 22 giugno - 7 settembre 1999.
Al col. Francesco Ferrigno, nato il 19 agosto 1946 a Roma, con la seguente motivazione:
"Comandante della componente logistica di aderenza partecipante in Fyrom alle operazioni "Joint guarantor e "Joint guardian , costituiva una struttura di supporto del contingente militare italiano, spagnolo e portoghese completamente innovativa, assumendo nella sua persona tutte le responsabilita' comunque connesse con il sostegno della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo.
Nonostante la gravosita' dell'impegno, caratterizzato dalla grande entita' della forza da sostenere, dalla difficolta' dei collegamenti, dalla notevole lunghezza delle linee di comunicazione e dalla complessa situazione operativa, dirigeva in maniera impeccabile ed estremamente efficace tutta la vasta ed articolata struttura preposta alla logistica di aderenza.
Facendo leva sul suo fortissimo carisma, otteneva, altresi', la piu' completa disponibilita' da parte di tutti i suoi dipendenti, nei quali trasfondeva la sua volonta' di ben operare e la sua enorme determinazione a rappresentare degnamente l'Italia nel contesto multinazionale.
L'elevatissima preparazione di cui si avvale gli permetteva di risolvere problematiche tecniche di notevole difficolta', garantendo le molteplici esigenze operative del contingente.
Ufficiale che, con la sua preziosa ed instancabile opera, con il suo esempio trascinante e con la stima che ha sempre saputo ottenere dai rappresentanti dei contingenti stranieri, ha contribuito fortemente all'elevazione dell'immagine dell'Italia in ambito internazionale.". Katlanovo (Fyrom), 27 aprile - 7 settembre 1999.
Al col. Antonio Ligobbi, nato il 2 settembre 1954 a Milano, con la seguente motivazione:
"Comandante del 10 reggimento genio guastatori inquadrato nella brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint guardian , coordinava tutte le complesse e diversificate attivita' connesse con l'impiego del personale dell'arma del Genio.
Cosciente dell'importanza delle funzioni che gli erano attribuite e ricco d'esperienza per la pregressa partecipazione ad altre operazioni fuori area, evidenziava ferma determinazione, costante impegno, eccezionale serenita', incondizionata disponibilita'. Compresa immediatamente la drammatica situazione del settore di competenza della brigata, tragicamente caratterizzato dalla diffusa presenza, anche nei luoghi piu' facilmente accessibili alla popolazione, di numerosissime mine ed ordigni inesplosi e dalla distruzione di gran parte delle abitazioni ed infrastrutture, si impegnava senza sosta per accelerare al massimo il processo di pace ed il ritorno della normalita', progettando e realizzando interventi importantissimi per la ricostruzione delle infrastrutture, per il ripristino della viabilita' e per la ricerca e bonifica di mine ed ordigni esplosivi. Grazie al suo grande carisma, infondeva negli uomini alle sue dipendenze, sovente impegnati in pericolosissime attivita' di rimozione di macerie o distruzione di ordigni, motivazioni fortissime ed il desiderio di concorrere al ritorno di normali condizioni di vita. Con tenacia, si prodigava per assicurare sempre la propria presenza laddove si sviluppava l'attivita' di bonifica o quella di ricostruzione.
Chiamato a dirigere, in particolare, le complesse operazioni per la rimozione di resti di un importante ponte fortemente danneggiato durante la guerra e quelle per la sua ricostruzione, pianificava, organizzava e conduceva in maniera eccezionale le attivita', evidenziando preparazione e professionalita' elevatissime e tali da riscuotere i piu' ammirati riconoscimenti delle autorita' Nato e di tutti i contingenti. Contribuiva cosi' in maniera elevatissima al buon esito dell'operazione e ad accrescere l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale.". Klina, (Kosovo), 18 giugno - 7 settembre 1999.
Al ten. col. Giuseppenicola Tota, nato il 4 maggio 1960 a Corato (Bari), con la seguente motivazione:
"Comandante inizialmente del contingente militare italiano inserito nella "Extraction force operante in Fyrom all'inizio della missione, superava brillantemente tutte le grandissime difficolta' ambientali ed operative connesse con il dispiegamento nella regione dell'unita' alle sue dipendenze, creando in brevissimo tempo le condizioni per la sua perfetta integrazione nella struttura multinazionale e meritando l'apprezzamento incondizionato da parte di tutte le autorita' ed i comandi sovraordinati.
Impiegato successivamente ancora in Fyrom quale comandante del 3
battaglione bersaglieri "Cernaia nell'8 reggimento bersaglieri partecipante all'operazione "Joint guarantor , continuava ad evidenziare grandissima determinazione, eccezionale impegno ed encomiabile professionalita' nell'assolvimento dei nuovi compiti, con particolare riferimento al controllo dei confini con il Kosovo ed all'organizzazione delle complesse attivita' per la protezione delle unita' Nato schierate nell'area.
In occasione della gravissima emergenza dei profughi che fuggivano dal Kosovo, pur permanendo la delicata situazione operativa conseguente all'avvio della campagna aerea dell'alleanza contro obiettivi serbi, trasfondeva nel personale alle sue dipendenze un eccezionale spirito di solidarieta' nel confronti delle popolazioni in fuga e concorreva fortemente, grazie alla sua spiccata capacita realizzatrice ed al suo costante impegno, ad alleviare le loro sofferenze, dotato di grande carisma, infondeva sempre negli uomini alle sue dipendenze motivazioni elevatissime ma indispensabili, nelle situazioni di grande tensione della missione, per il pieno assolvimento del compito ricevuto. Bella figura di comandante e chiarissimo esempio di professionalita', senso del dovere e capacita' di comando che, con il suo comportamento esemplare durante tutto il lungo periodo di 7 mesi nel quale ha operato nel teatro dei balcani, ha contribuito in modo determinante ad accrescere il prestigio dell'esercito italiano nel contesto internazionale.". Fyrom, 14 dicembre 1998 - 3 giugno 1999.
Al ten. col. Luigi Vinaccia, nato il 1 febbraio 1961 a Sant'Agnello (Napoli), con la seguente motivazione:
"Comandante del gruppo di artiglieria inquadrato nella brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint guardian , assolveva le delicate funzioni con esemplare impegno, spiccata iniziativa, scrupolo e autentica passione.
Coinvolto immediatamente nella convulsa e delicata situazione operativa che caratterizzava la regione nel momento dell'ingresso della Forza internazionale di pace, predisponeva prontamente e molto efficacemente l'unita' alle sue dipendenze ad operare non solo come erogatrice di fuoco, ma anche come complesso destinato al controllo del territorio.
In virtu' della dislocazione dell'unita', assumeva il compito di garantire la sicurezza di un abitato nelle vicinanze di Pec dove aveva trovato rifugio la piu' numerosa componente della popolazione serba. Realizzava, quindi, un sistema di controllo dell'area sotto la sua responsabilita' eccezionalmente efficace. Costantemente presente tra i suoi uomini, li sosteneva fortemente in questa delicata incombenza e li guidava nella prevenzione delle violenze o nella reazione agli attacchi alle abitazioni dei serbi frequentemente portati dalla etnia contrapposta, anche con l'impiego di armi a tiro curvo.
Facendo leva sulle sue indiscusse doti di uomo e di soldato, esercitando il grande carisma che lo contraddistingue, determinava nel personale dipendente le piu' elevate motivazioni ed il desiderio di rappresentare degnamente la nazione nel contesto internazionale.
Esempio di straordinaria professionalita', che ha contribuito a consolidare l'immagine ed il prestigio del contingente militare italiano in ambito internazionale.". Pec (Kosovo), 23 maggio - 7 settembre 1999.
Al ten. col. Luigi Masiello, nato il 30 settembre 1951 a Forio d'Ischia (Napoli), con la seguente motivazione:
"Comandante dell'aliquota logistica del gruppo tattico "Garibaldi inserito, all'inizio della missione, nell'ambito della "Extraction force" e comandante successivamente del reparto comando e supporti tattici del contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint guarantor ed in Kosovo nell'operazione "Joint guardian , evidenziava encomiabile generosita', grandissima professionalita', spiccato senso di responsabilita' ed elevato spirito di sacrificio, fornendo un contributo esemplare per la sistemazione delle unita' italiane nelle aree di successiva dislocazione e per l'organizzazione ed il funzionamento del comando del contingente.
Per tutto il lungo periodo di permanenza nel teatro dei balcani, si rivelava elemento preziosissimo, in grado di mettere a buon frutto le sue conoscenze tecnico-professionali di ufficiale del Genio e di realizzare strutture di grandissima utilita' per i reparti nazionali.
Giunto in Kosovo tra i primissimi soldati italiani immediatamente dopo gli accordi di pace, al fine di garantire la possibilita' di rischierare nella regione gli elicotteri di cui era dotato il contingente, progettava e realizzava in brevissimo tempo, nonostante le elevatissime difficolta' ambientali ed operative esistenti, un eliporto di elevata potenzialita' che consentiva al comando della brigata ed alle unita' di impiegare immediatamente le aeromobili e di superare le iniziali, grandi difficolta' di carattere operativo e logistico.
Comandante sensibile ed attento, dotato di notevole carisma, motivava fortemente il personale alle sue dipendenze che assolveva con entusiasmo e grande impegno anche i compiti piu' pesanti e delicati nelle fasi piu' complesse delle operazioni.
Splendida figura di ufficiale e di comandante, che ha contribuito ad elevare l'immagine dell'esercito italiano in ambito internazionale.". Fyrom/Kosovo, 9 dicembre-31 dicembre 1998 - 19 maggio - 7 settembre 1999.
Al ten. col. CC Giancarlo Bergamo, nato l'11 marzo 1949 a Roma, con la seguente motivazione:
"Consigliere giuridico del comandante del contingente militare italiano partecipante all'operazione "Joint guardian , immesso in teatro di operazioni alla vigilia dell'ingresso della grande unita' in Kosovo, percepiva immediatamente la delicatezza e la complessita' della situazione operativa nell'area e la necessita' di pianificare una capillare attivita' di polizia in grado di opporsi alla generalizzata disgregazione sociale in atto.
Consulente essenziale e competente per tutte le missioni sviluppate nel delicatissimo periodo iniziale, individuava sempre, grazie alla sua profonda preparazione ed al suo spiccato buon senso, soluzioni perfettamente adeguate alle diversificate problematiche che, nella situazione di completa assenza di qualsiasi struttura economica, sociale o politica, dovevano essere affrontate e risolte dalle unita' del contingente.
Dotato di grande sensibilita', percepiva immediatamente le situazioni critiche e suscettibili di determinare pericolose contrapposizioni tra gli uomini della brigata e personaggi legati alle fazioni, ed interveniva personalmente, sostenendo con l'esperienza e la sua maturita' le attivita' dei reparti.
Nel contesto estremamente complesso del Kosovo al termine del conflitto, in presenza di condizioni operative talvolta molto difficili, svolgeva continuamente una funzione preziosissima caratterizzata da grande equilibrio, spiccato buon senso, ma anche da ferma determinazione nel richiedere alle fazioni il rispetto degli accordi di pace.
Sostenuto da fortissima personalita' e dotato di grande carisma trascinava con l'esempio il personale dell'arma alle sue dipendenze, formandone un team efficiente e pronto ad operare in qualsiasi condizioni con garanzia di successo.
Magnifica figura di ufficiale, professionista di eccezionali virtu', animato da amore per la propria professione, che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale.". Pec (Kosovo), 2 giugno - 7 settembre 1999.
Al ten. col. Arnaldo Della Sala, nato l'11 luglio 1956 a Parolise (Avellino), con la seguente motivazione:
"Comandante del battaglione logistico "Garibaldi inquadrato nel contingente militare italiano, partecipava prima in Fyrom all'operazione "Joint guarnator e poi in Kosovo all'operazione "Joint guardian . Presente continuamente alla testa dei suoi uomini, poneva in atto una capillare ed efficientissima struttura logistica - operativa, che consentiva sia di intervenire tempestivamente a favore di migliaia di profughi Kosovari nei campi di accoglienza realizzati in Fyrom, sia di sostenere l'azione delle unita' del contingente, allorche' si confrontavano in Kosovo con le situazioni complesse e pericolose della perdurante conflittualita' tra le etnie albanese e serba.
Nonostante le condizioni operative estremamente difficili, esercitava un'azione di comando eccezionalmente efficace ed evidenziava una capacita' realizzativa assolutamente di spicco e d'esempio per tutti dotato di fortissimo carisma, trasfondeva nei dipendenti una grande carica di entusiasmo, li motivava fortemente, ottenendo da essi la piu' completa disponibilita' ed una elevata determinazione a rappresentare degnamente l'Italia.
Cosciente della gravosita' e della complessita' della missione, senza penalizzare l'attivita' prettamente logistica, forniva costantemente un contributo preziosissimo e determinante per l'assolvimento dei compiti operativi ed umanitari.
Durante le prime settimane successive all'ingresso in Kosovo, allorche' la situazione era molto pericolosa e delicata, verificata la difficolta' di assolvere tutte le numerose incombenze operative con le limitate forze dell'arma base disponibili, interveniva prontamente e personalmente con gli uomini del battaglione alle sue dipendenze, a cui infondeva grande determinazione e sicurezza, garantendo l'esemplare e completo svolgimento di compiti operativi estremamente importanti.
Bellissima figura di soldato, si caratterizzava per le sue straordinarie doti umane e per la sua preparazione, quale elemento di riferimento per tutto il personale della brigata, riscuotendo ammirazione e stima anche da altri contingenti.
Magnifica figura di comandante, che ha evidenziato costante impegno, eccezionale serenita' e incondizionata disponibilita' e che ha fortemente contribuito ad elevare l'immagine dell'esercito italiano in ambito internazionale.". Fyrom/Kosovo 23 maggio - 7 settembre 1999.
Al ten. col. Giulio Carletti, nato il 7 gennaio 1958 ad Acerra (Napoli), con la seguente motivazione:
"Capo cellula G3 presso il comando del contingente militare italiano durante le operazioni "Joint guarantor" in Fyrom e, successivamente, capo cellula G2 della brigata multinazionale ovest nell'ambito dell'operazione "Joint guardian" in Kosovo, operava con grandissima professionalita', spiccata determinazione ed elevatissimo impegno, rimanendo nel teatro di operazioni dei balcani per un periodo di circa sei mesi caratterizzati da grande indeterminatezza operativa ed intensissima attivita'.
Consapevole della delicatezza e della complessita' delle funzioni svolte, essenziali per tutte le attivita' della grande unita', assolveva il proprio incarico con eccezionale abnegazione, con encomiabile spirito di sacrificio e padronanza degli avvenimenti, costituendo esempio di dedizione al servizio.
Ufficiale sempre prontamente disponibile, sorretto da elevatissime motivazioni, si rivelava elemento di immediato riferimento per tutto il personale del comando della brigata ed evidenziava spiccate doti organizzative, lucidissima visione degli obiettivi, grande capacita' di coordinamento e controllo.
Nelle circostanze e nei momenti piu' delicati susseguenti all'ingresso in Kosovo, allorche' la situazione operativa era caratterizzata da accesa conflittualita' tra le etnie e le Forze del contingente erano insufficienti a presidiare e controllare tutte le numerose ed ampie aree sensibili, assicurava alle unita' dipendenti il sostegno della sua profonda esperienza e frequentemente si portava nei luoghi piu' pericolosi per garantire con la sua presenza il corretto svolgimento delle attivita' operative.
Professionista e soldato di spicco che, con la sua straordinaria determinazione, il suo grande senso del dovere e la sua spiccata abnegazione, emergeva nettamente tra il personale della grande unita', contribuendo in maniera determinante ad accrescere il prestigio del contingente militare italiano nel contesto internazionale.". Fyrom/Kosovo, 22 marzo - 7 settembre 1999.
Al ten. Fabrizio Centofanti, nato il 19 settembre 1972 a Colleferro (Roma), con la seguente motivazione:
"Capo cellula pubblica informazione del contingente militare italiano sin dall'inizio della missione in Fyrom nel dicembre 1998, assolveva tale delicata funzione per ben dieci mesi, partecipando in successione alle operazioni "Joint guarantor e di soccorso umanitario e protezione internazionale in Fyrom, nonche' all'operazione "Joint guardian in Kosovo. Durante tutto questo lungo periodo, nonostante il coinvolgimento continuo e senza limitazioni di orario, mai mostrava il benche' minimo segno di stanchezza, ma evidenziava una profonda conoscenza delle problematiche dell'informazione ed una spiccata capacita' di impostare e sviluppare in maniera efficacissima e pienamente rispondente alle esigenze della Forza armata i rapporti con i rappresentanti dei mass-media nazionali ed esteri.
Grazie alla sua eccezionale sensibilita' ed alla sua elevatissima professionalita', individuava sempre e tempestivamente le modalita' ed i momenti per esaltare, attraverso i reportage dei media, l'impegno ed i positivi risultati dell'attivita' operativa condotta dalle unita' del contingente. La sua iniziativa, sempre intelligente e preziosissima, valorizzava al massimo l'attivita' dei reparti nazionali, garantendo alla Forza armata un eccezionale ritorno d'immagine.
Un contributo determinante per il successo della missione, forniva in occasione delle numerose visite di autorita' civili e militari, durante le quali faceva emergere gli aspetti piu' significativi della partecipazione italiana all'operazione. Poco dopo l'ingresso in Kosovo, allorche' la situazione operativa era caratterizzata da grandissime tensioni e violenze, in un momento nel quale il delicato processo di pace era fortemente contrastato e stentava ad avviarsi, ideava con geniale intuizione e poi rapidamente realizzava la prima emittente radiofonica di tutta la regione percepita chiaramente l'importanza dell'emittente, denominata "Radio west , ne esaltava sapientemente la funzione positiva attraverso la continua diffusione in lingua italiana, albanese e serba di programmi e di messaggi che richiamavano la convivenza contribuiva cosi' fortemente ai consolidamento nell'area delle iniziative di pace ed al progressivo ritorno di condizioni di convivenza.
Limpida ed entusiasta figura di ufficiale, che si distingueva per la fortissima motivazione, l'eccezionale capacita' realizzatrice, l'impegno elevatissimo e la disponibilita' serena e senza alcun limite di orario e che sicuramente ha elevato l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale.". Katlanovo (Fyrom), 8 dicembre 1998 - 12 giugno 1999, Pec (Kosovo), 13 giugno - 7 settembre 1999.
 
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