Gazzetta n. 76 del 1 aprile 2003 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 17 marzo 2003
Scioglimento del consiglio comunale di Briatico e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che il consiglio comunale di Briatico (Vibo Valentia), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 26 maggio 2002, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Briatico;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Briatico, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 14 marzo 2003;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Briatico (Vibo Valentia) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Briatico (Vibo Valentia) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Vito Matera - prefetto a riposo;
dott. Vincenzo Madonna - vice prefetto;
dott. Francesco Ricciardi - dirigente di II fascia.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 17 marzo 2003
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 2003 Ministeri istituzionali registro n. 3, Interno, foglio n. 8
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Briatico (Vibo Valentia), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2002, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' di una parte degli organi elettivi e pregiudicano il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
Invero, a seguito di rilevate interferenze nella vita amministrativa dell'ente, il cui territorio e' stato negli anni teatro di ripetuti ed inquietanti eventi delittuosi da parte della criminalita' organizzata, nonche' di atti intimidatori nei confronti di alcuni amministratori locali, il prefetto di Vibo Valentia ha disposto l'accesso presso il suddetto ente, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Le risultanze degli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, al fine di verificare la regolarita' dell'attivita' amministrativa dell'ente, durante l'attuale gestione, contraddistinta anche dalla riconferma di vari componenti della precedente compagine politico-amministrativa, hanno avvalorato il sospetto dell'esistenza del condizionamento mafioso nell'azione amministrativa.
In particolare, le predette indagini - le cui risultanze sono confluite nella relazione commissariale cui si rinvia integralmente - hanno infatti messo in luce collegamenti anche tra alcuni degli amministratori rieletti ed i clan dominanti che nella passata consiliatura, attraverso imprese proprie o comunque ad essi contigui, si erano aggiudicati la maggior parte degli appalti.
Una fitta ed intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni e' stato il contesto nel quale taluni amministratori si sono legati ad esponenti vicini alle organizzazioni criminali locali, i quali, in tal modo, si sono inseriti negli affari dell'ente, strumentalizzandone le scelte e sottomettendole ai propri interessi.
Un punto di convergenza tra gli interessi delle organizzazioni criminali e l'attivita' dell'amministrazione comunale di Briatico e' stato individuato nell'iter formativo del piano regolatore generale. Al riguardo l'ente locale non si e' reso parte attiva, ricorrendo anche a manovre strumentali, al fine di dilazionare la conclusione del predetto iter, che si e' perfezionato solo recentemente per l'intervento in via sostitutiva della regione.
L'evoluzione complessiva della vicenda, cui non e' indifferente il notevole lasso di tempo intercorso tra l'incarico ai progettisti e la definizione del piano, sembra sottintendere una preordinata volonta' di non munire il territorio di un valido strumento urbanistico, allo scopo di conservare un potere decisionale che, avulso da precise regole, consente di persistere in una politica di favoritismi a discapito delle esigenze della collettivita' che, dall'adozione del predetto strumento, puo' trarre incentivi di sviluppo economico.
Infatti, alcune varianti al predetto piano regolatore sono risultate produttive di vantaggi sia per soggetti collegati ad elementi della locale criminalita' che per congiunti di alcuni amministratori dell'ente.
Dalla relazione commissariale emerge il nesso che collega lo stato di immobilismo in cui versa attualmente l'ente e la precedente piu' intensa attivita' di gestione del settore edilizio, alla quale puo' connettersi la utilizzazione della pubblica amministrazione per personali tornaconti affaristici. Infatti le molte procedure di concessione edilizia rilasciate, sono state caratterizzate da profili di illegittimita', elemento sintomatico del condizionamento e dell'ingerenza della criminalita' organizzata nelle scelte dell'ente locale.
Infatti e' stata verificata un'azione di contrasto all'abusivismo inefficace ed un comportamento omissivo da parte dell'ente, inidonea quindi al concreto raggiungimento dei fini di tutela del territorio, che lungi dal prevenire o contrastare uno sviluppo disordinato e arbitrario, ha contribuito a rafforzare nei trasgressori la certezza della mancata attivazione dei provvedimenti formali di ripristino, pur in presenza dei presupposti giuridici.
L'attivita' del comune, per effetto dell'interferenza operata da fattori esterni riconducibili alla criminalita' organizzata, appare ispirata a criteri svincolati da qualsiasi valutazione tecnica delle domande di concessione edilizia.
Significativa al riguardo risulta la vicenda inerente la costruzione abusiva di un villaggio turistico, sanata successivamente da condono edilizio, per il cui ampliamento e' stata rilasciata concessione per la edificazione di altri immobili su un terreno classificato come zona agricola e quindi incompatibile con gli strumenti urbanistici.
Altre irregolarita' sono state riscontrate relativamente alla vendita, effettuata sempre sotto la precedente gestione amministrativa, di beni demaniali senza la necessaria preventiva procedura di sdemanializzazione e alla mancata esazione dei corrispettivi derivanti da sanzioni amministrative relative a violazioni accertate dagli organi di polizia, sempre a vantaggio di elementi collegati con la criminalita' organizzata.
Anche l'erogazione di contributi sociali presenta profili di dubbia regolarita', atteso che nel novero dei beneficiari, risultano pregiudicati, loro congiunti, ovvero persone che frequentano costantemente elementi della locale criminalita' organizzata.
La commissione ha evidenziato come il settore degli appalti pubblici sia stato utilizzato, nella precedente consiliatura, per favorire personaggi legati agli ambienti vicini alle consorterie mafiose. E' stata infatti posta in essere una gestione amministrativa non improntata ai principi di trasparenza, concorrenza ed economicita' a causa dell'eccessivo ricorso agli affidamenti diretti di lavori ed alla trattativa privata, anche in violazione della relativa normativa di settore.
Oltre alle anomalie riscontrate in numerose gare di appalto a cui hanno partecipato singole ditte che pur offrendo ribassi irrisori se le sono aggiudicate, e' stato rilevato che molti lavori sono stati affidati direttamente a singole ditte con procedure irregolari.
L'attuale amministrazione, nel settore dei lavori pubblici, ha fatto prevalentemente ricorso ad affidamenti diretti a ditte che gia' in passato si erano aggiudicati gare di appalto. Tra i beneficiari di siffatti affidamenti risulta una ditta il cui titolare e' legato da stretti vicoli di affinita' con un amministratore comunale che, secondo informative degli organi di polizia, mantiene rapporti di frequentazione con persone pregiudicate e socialmente pericolose.
Emblematico, altresi', risulta l'affidamento di lavori ad una ditta, con la procedura di somma urgenza, in assenza dei presupposti di legge per ricorrere a siffatta procedura, nonche' l'affidamento di altri lavori, previa trattativa privata con gara ufficiosa, ad altra societa' nei cui confronti era gia' stata rilasciata informazione antimafia interdittiva.
Anche nel settore commercio, rileva la vicenda delle autorizzazioni amministrative rilasciate ad una societa' per la quale si e' resa successivamente necessaria l'adozione di un provvedimento di revoca.
Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che si e' determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero convincimento per effetto delle interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Briatico, la cui capacita' di determinazione risulta compromessa, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi.
Il prefetto di Vibo Valentia, con relazione del 28 febbraio 2003, che si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per lo scioglimento del consiglio comunale di Briatico (Vibo Valentia), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 13 marzo 2003
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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