Gazzetta n. 119 del 24 maggio 2003 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 maggio 2003
Scioglimento del consiglio comunale di Botricello e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che il consiglio comunale di Botricello (Catanzaro), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 13 giugno 1999, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Botricello;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Botricello, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 2 maggio 2003;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Botricello (Catanzaro) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Botricello (Catanzaro) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Antonio Contarino - viceprefetto;
dott.ssa Maria Santorufo - viceprefetto aggiunto;
dott. Giovanni Barila' - direttore amministrativo contabile.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 9 maggio 2003
CIAMPI
Berlusconi Presidente del Consiglio dei
Ministri
Pisanu Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 15 maggio 2003 Ministeri istituzionali, registro n. 4 Interno, foglio n. 305
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Botricello (Catanzaro), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 13 giugno 1999, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' di una parte degli organi elettivi e pregiudicano il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
Invero, a seguito di un preoccupante incremento di atti intimidatori, con contestuale risveglio di contrasti all'interno dei clan criminali, su concorde indicazione degli organi di poIizia, il prefetto di Catanzaro ha disposto l'accesso presso il suddetto ente, ai sensi dall'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982. n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso. confluiti nella relazione commissariale conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio e pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
Le risultanze cui e' pervenuta l'autorita' giudiziaria in occasione di una recente operazione di lotta alla criminalita' organizzata evidenziano la portata e la valenza di un programma criminoso attuato da una cosca locale per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo del territorio segnatamente nel settore degli appalti, dei lavori di movimento terra, delle forniture di calcestruzzo e di altre attivita' economiche connesse.
In tale contesto la condizione di contiguita' tra alcuni amministratori, gia' presenti nella precedente compagine amministrativa, e gli ambienti della locale consorteria rappresenta lo strumento attraverso il quale si perfeziona l'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative, ancor piu' favorite da una fitta ed intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni che lega alcuni dipendenti con esponenti della criminalita' organizzata o con soggetti sospettati di gravitare in ambienti mafiosi
Particolare rilievo assume la figura del sindaco, che ha rivestito ininterrottamente cariche elettive nel comune fin dal 1990, nei cui confronti sono in corso indagini giudiziarie. Lo stesso risulta avere frequentazioni e contatti personali con esponenti della locale malavita; le recenti attivita' investigative hanno fatto, altresi', emergere il ruolo egemone assunto nel tempo dal predetto amministratore all'interno dell'ente nella gestione di alcuni appalti pubblici.
Come ampiamente esposto nella relazione commissariale, i settori di cui emerge segnatamente l'utilizzo della pubblica amministrazione per personali tornaconti affaristici sono quelli relativi ad appalti di opere pubbliche e di pubblici servizi, le cui procedure sono state caratterizzate da profili di illegittimita' che denotano il condizionamento e l'emergenza della criminalita' organizzata nelle scelte dell'ente locale, oggetto altresi' di esposti e segnalazioni anonimi anche nel corso dell'attivita' di accesso.
In particolare la commissione ha evidenziato un ricorso quasi sistematico all'affidamento di lavori tramite trattativa privata, che ha di fatto consentito all'amministrazione di limitare il numero delle imprese da invitare alle gare e di restringere, in violazione dei principi di trasparenza, correttezza e concorrenza, la partecipazione ad imprese con sede nel territorio comunale o facenti capo ad un medesimo centro di interessi di natura mafiosa.
E' stato riscontrato anche un eccessivo ricorso ai lavori di somma urgenza anche in assenza dei requisiti previsti dalla normativa di settore. Tali affidamenti sono risultati inficiati ab origine dalle irregolarita' connesse alla tenuta di un albo delle imprese fiduciarie, in quanto alcune di queste vi sono iscritte pur essendo carenti della prescritta certificazioni antimafia. E' stato infatti rilevato che talune imprese inserite nel predetto elenco sono di fatto riconducibili a soggetti mafiosi o fanno capo a gruppi familiari collegati, per interessi o legami di parentela o affinita', ad imprenditori con pregiudizi penali.
Emblematica al riguardo e' la circostanza che nell'elenco delle ditte di fiducia figura anche una societa' il cui amministratore e' stato prima arrestato e poi sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale in quanto inagato per associazione a delinquere di stampo mafioso.
E' emersa, altresi', l'assenza di qualsivoglia attivita' di controllo e verifica da parte dei competenti uffici comunali in ordine al rilascio di autorizzazioni commerciali; infatti l'ufficio preposto alla vigilanza sul rispetto delle disposizioni inerenti ai requisiti necessari per l'accesso alle attivita' commerciali non ha operato alcuna verifica sulle comunicazioni di apertura, trasferimento di sede e cambio di destinazione d'uso.
L'accesso ispettivo ha evidenziato come il mancato rispetto delle regole e dei criteri generali che presiedono all'attivita' contrattuale della pubblica amministrazione abbia comportato il ricorso continuo ed abnorme alle variazioni di bilancio, che ne alterano le finalita' di programmazione.
Con riferimento al fenomeno dell'abusivismo edilizio la commissione ha verificato una sterile attivita' di contrasto da parte dell'ente, idonea quindi al concreto raggiungimento dei fini della tutela del territorio. Infatti rioni e' stata quasi mai riscontrata la conclusione dell'iter procedurale, bensi' un'azione inefficace ed un comportamento omissivo, che, lungi dal prevenire o contrastare l'abusivismo, ha contribuito a rafforzare nei trasgressori la certezza dell'inutilita' dei provvedimenti formali di ripristino.
Anche l'erogazione di contributi sociali presenta profili di dubbia regolarita', atteso che nel novero dei beneficiari risultano pregiudicati, loro congiunti, ovvero persone che frequentano costantemente elementi della locale criminalita' organizzata. Tale situazione risulta aggravata dal fatto che l'ente non si e' mai dotato di uno strumento regolamentare di disciplinasse il predetto settore, esponendolo oltre che ad un rilevante disordine amministrativo contabile anche all'assoluta discrezionalita' nella concessione dei sussidi.
Inoltre la commissione ha evidenziato come la disorganizzazione riscontrata negli uffici comunali, dovuta anche al frequente avvicendamento del personale, costituisca condizione ideale per una gestione clientelare ed interessata della cosa pubblica.
Tale quadro di diffuse disfunzioni, secondo quanto emerge dall'accesso esperito, risulta assecondato dalla carenza della dovuta attivita' di inidirizzo e controllo da parte del consiglio comunale che, unitamente alla giunta ed all'apparato burocratico, ha risentito della della determinante influenza esercitata dall'organo di vertice sulla gestione dell'ente, nella quale e' stata privilegiata la cura di initeressi estranei al perseguimento delle finalita' pubbliche.
Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che si e' determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero convincimento per effetto delle interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Botricello, la cui capacita' di determinazione risulta compromessa, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni. Pertanto, il prefetto di Catanzaro, con relazione del 3 aprile 2003, che si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La descritta condizione esige un'intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra l'ente locale e la criminalita' organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per lo scioglimento del consiglio comunale di Botricello (Catanzaro), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 30 aprile 2003
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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