Croce d'oro Con decreto 12 novembre 2001 e' stata conferita la croce d'oro al merito dell'Esercito: Al ten. col. Maurizio Mazza, nato il 29 marzo 1961 a Viterbo con la seguente motivazione: «Comandante del gruppo tattico Folgore inquadrato nel contingente italiano impegnato nell'ambito dell'operazione «Stabilise» di di Interfet condotta a Timor Est, svolgeva un'azione di comando caratterizzata da spiccata professionalita', alto senso del dovere e non comune impegno. Costantemente alla testa dei propri uomini, con cui condivideva ogni tipo di disagio, in una situazione operativa particolarmente complessa ed in condizioni climatiche ed ambientali difficili, assolveva, con generosita' e massima efficienza, i compiti affidatigli, riscuotendo l'ammirazione dei superiori e infondendo nel personale alle dipendenze fiducia e sicurezza. La sua intellogente, lineare e ferma azione di comando improntata all'equilibrio anche nelle circostanze piu' delicate e pericolose, sempre corroborata dall'esempio, permetteva alle unita' dipendenti di conseguire pienamente tutti gli obiettivi relativi alla missione assegnata. Magnifica figura di comandante di grande spessore professionale e di eccezionale carisma che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale». - Dili, 23 settembre 1999 - 17 febbraio 2000.
Con decreto 7 marzo 2002 e' stata conferita la seguente croce d'oro al merito dell'Esercito: Al magg. Paolo Bertolini, nato il 14 marzo 1955 a Parma con la seguente motivazione: «Ufficiale paracadutista, comandante la sezione paracadutismo del centro sportivo esercito del centro addestramento paracadutismo, nonche' selezionatore della nazionale italiana militare di paracadutismo sportivo si e' prodigato con energia in una innovativa azione di comando, portando la sua squadra e la squadra nazionale militare ai piu' alti vertici in campo mondiale. I successi ottenuti hanno incrementato notevolmente il prestigio dell'esercito italiano in campo nazionale ed internazionale. Chiaro esempio di dedizione, spirito di sacrificio, tenacia e saldezza di carattere». - Pisa, 2 novembre 1999. Al ten. Paolo Filippini, nato il 16 marzo 1961 a Castelnuovo Berardenga (Siena) con la seguente motivazione: «Ufficiale paracadutista, atleta della sezione paracadutismo del centro sportivo esercito dotato di non comuni qualita' professionali e spirito di sacrificio. Con il suo costante e capillare impegno, partecipando a numerose competizioni tra cui i campionati mondiali militari metteva a frutto le capacita' atletiche acquisite in molti anni di estenuanti allenamenti, dando il suo determinante contributo alle vittorie della rappresentativa nazionale, portandola al vertice delle particolari discipline sportive. I successi conseguiti hanno ulteriormente incrementato l'immagine dell'esercito italiano in campo nazionale ed internazionale. Chiaro esempio di figura di spicco nobile impegno e altissimo attaccamento al dovere». - Pisa, 2 novembre 1999. Al mar. ord. Giorgio Squadrone, nato il 14 dicembre 1964 a Pisa con la seguente motivazione: «Sottufficiale paracadutista, atleta della sezione paracadutismo del centro sportivo esercito dotato di non comuni qualita' professionali e spirito di sacrificio. Con il suo costante e capillare impegno, partecipando a numerose competizioni tra cui i campionati mondiali militari metteva a frutto le capacita' atletiche acquisite in molti anni di estenuanti allenamenti, dando il suo determinante contributo alle vittorie della rappresentativa nazionale, portandola al vertice delle particolari discipline sportive. I successi conseguiti hanno ulteriormente incrementato l'immagine dell'esercito italiano in campo nazionale ed internazionale. Chiaro esempio di figura di spicco nobile impegno ed altissimo attaccamento al dovere». - Pisa, 2 novembre 1999. Al mar. ord. Giuseppe Tresoldi, nato il 30 aprile 1964 a Monselice (Padova) con la seguente motivazione: «Sottufficiale paracadutista, atleta della sezione paracadutismo del centro sportivo esercito dotato di non comuni qualita' professionali e spirito di sacrificio. Con il suo costante e capillare impegno, partecipando a numerose competizioni tra cui i campionati mondiali militari metteva a frutto le capacita' atletiche acquisite in molti anni di estenuanti allenamenti, dando il suo determinante contributo alle vittorie della rappresentativa nazionale, portandola al vertice delle particolari discipline sportive. I successi conseguiti hanno ulteriormente incrementato l'immagine dell'esercito italiano in campo nazionale ed internazionale. Chiaro esempio di figura di spicco nobile impegno e altissimo attaccamento al dovere». - Pisa, 2 novembre 1999.
Con decreto 18 dicembre 2002 e' stata conferita la croce d'oro al merito dell'Esercito: Al Brig. Gen. Giorgio Cornacchione nato il 25 maggio 1951 a Torino con la seguente motivazione: «IT SNR/IT C.A. nell'ambito dell'operazione "Stabilise" di Interfet condotta a Timor est, operava con altissima professionalita' ed elevatissima capacita' organizzativa, risolvendo in ogni circostanza, con grande lungimiranza equilibrio e diplomazia, le molteplici e diversificate difficolta' insorte nel corso della missione. In un contesto caratterizzato da una situazione operativa ad alto rischio, da forti tensioni socio-politiche, dall'indeterminatezza degli atteggiamenti della popolazione e dall'assoluta assenza di strutture sociali, economiche e civiche, sapeva cogliere gli aspetti fondamentali della complessa realta' locale e grazie alle sue eccezionali doti umane e professionali gestiva i delicati rapporti in ambito internazionale, divenendo interlocutore privilegiato dei vertici militari che in lui riponevano incondizionata fiducia. Con guida ferma, intelligente e determinata, improntata all'equilibrio anche nelle circostanze piu' delicate, rendeva possibile l'amalgama dei reparti del contingente nazionale provenienti dalle diverse forze armate, ottimizzandone le capacita' professionali e conseguendo pienamente tutti gli obiettivi relativi alla missione assegnata. Figura di spicco per le preclare qualita' intellettuali e morali ed autorevole punto di riferimento nell'ambito della missione, ha efficacemente contribuito ad accrescere il prestigio ed il lustro dell'intera Nazione e delle sue Forze armate in ambito internazionale». - Dili, 23 settembre 1999 - 17 febbraio 2000.
Croce d'argento Con decreto 29 marzo 2002 e' stata conferita la croce d'argento al merito dell'Esercito: Al Ten. Col. Fabrizio Stivoli nato il 2 marzo 1955 a Trieste con la seguente motivazione: «Capo cellula "joint implemention commission" presso il comando brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", operava con indefettibile impegno, determinazione, spirito di sacrificio e grande equilibrio, fornendo una prestazione di eccezionale spessore. Incaricato di implementare la trasformazione dell'UCK in corpo di protezione civile del Kosovo (KPC) rappresentava il contingente in numerose riunioni e contatti e svolgeva una pressante azione di controllo, spesso in condizioni ambientali pericolose, dimostrando grandissime capacita' e innato buon senso, meritando la fiducia e il rispetto degli interlocutori e risolvendo con efficacia le piu' delicate problematiche a vantaggio dell'operato di tutto il contingente. La sua azione consentiva di raggiungere brillanti risultati e abbassare i livelli di tensione nell'area di responsabilita' della brigata, riscuotendo l'incondizionato plauso delle piu' alte autorita' militari e favorendo lo sviluppo delle operazioni sul terreno. Chiaro esempio di ufficiale altamente motivato e capace, dal pregevole rendimento, che con il suo comportamento contribuiva ad accrescere il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 7 marzo 2000 - 4 luglio 2000. Al Ten. Col. Gianfranco Scalas, nato il 16 giugno 1951 ad Assemini (Cagliari) con la seguente motivazione: «Capo cellula pubblica informazione presso il comando brigata multinazionale ovest in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", dirigeva le molteplici e diversificate attivita' connesse al delicato incarico con raro senso di responsabilita' e con impegno continuo, manifestando chiara visione dei problemi e adottando in ogni circostanza soluzioni rapide, concrete, di grande importanza per il contingente. In tale contesto, gestiva con intelligenza e altissima professionalita' sia alcuni delicati momenti di crisi comunicativa sia i difficili e a volte pericolosi rapporti con le nascenti organizzazioni della stampa locale, riuscendo a salvaguardare l'immagine della grande unita' e dei soldati italiani in genere. Attraverso una serie di brillanti iniziative nel particolare settore riusciva poi a realizzare proficui rapporti a livello KFOR e una efficientissima organizzazione della comunicazione in via informatica, nonche' a utilizzare al meglio le potenzialita dell'emittente della brigata, Radio west, a sostegno diretto dell'attivita' operativa e per la condotta di operazioni «psicologiche». La sua opera incessante, caratterizzata da grande spirito di sacrificio e dall'impiego delle migliori energie morali, fisiche e intellettuali, si concretizzava in continui apprezzamenti da autorita' italiane e straniere e, fra queste, dal comando KFOR, che additava ad esempio i risultati della cellula italiana alle altre brigate in teatro. Chiarissima testimonianza di ufficiale altamente motivato e capace, generoso e affidabile oltre ogni limite, che contribuiva in modo significativo ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 16 marzo 2000 - 3 luglio 2000. Al Ten. Col. Francesco Paolo Figliuolo, nato l'11 luglio 1961 a Potenza con la seguente motivazione: «Comandante del gruppo artiglieria da montagna «Aosta» inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione «Joint guardian», dimostrava di possedere pregevoli doti morali e di carattere e una preparazione professionale completa e di altissimo livello. Impegnato in attivita' operative di grande rilievo nel delicato settore di Gorazdevac, sede della piu' grande enclave serba del Kosovo, affrontava ogni impegno con determinazione, equilibrio, spiccata iniziativa ed eccezionali capacita' organizzative, riuscendo a gestire con notevole efficacia anche situazioni molto difficili. Con grande spirito di abnegazione, sviluppava in prima persona una serie di operazioni complesse e onerose volte a impedire il verificarsi di eventi con possibili tragiche conseguenze, in periodi caratterizzati da grande tensione quale l'anniversario dei bombardamenti Nato, garantendo condizioni di elevata sicurezza nell'area. Ufficiale molto generoso e carismatico, costituiva elemento di immediato riferimento nelle circostanze piu' delicate, nelle quali evidenziava sempre spiccata capacita' di guida e lucida visione degli obiettivi, conseguendo risultati di eccezionale livello e meritando il plauso anche di personale straniero. Chiaro esempio di altissima dedizione al dovere e straordinaria professionalita', che ha contribuito in modo significativo ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano in ambito internazionale». - Pec, (Kosovo) 8 marzo 2000 - 30 giugno 2000. Al Col. Enrico Piazza, nato il 3 settembre 1955 a Pavia con la seguente motivazione: «Comandante della TF "Sauro" della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", si prodigava senza risparmio di energie al fine di mantenere la propria unita' ad un elevatissimo livello di prontezza, sviluppando una intelligente opera di preparazione e di controllo di tutte le attivita'. Nel corso delle numerose e complesse operazioni condotte nella delicata area di decane, coordinava in maniera brillante ed efficace l'attivita' operativa, impegnandosi senza limiti di tempo con eccezionale generosita', ottenendo risultati di straordinario valore. Il recupero di ingente materiale bellico precedentemente asportato illegalmente da un sito controllato da una NGO norvegese, la confisca di una grande quantita' di armi ed esplosivi, la cattura di un pericoloso ricercato per omicidio, l'organizzazione di un intervento in Mitrovica, nel settore francese, sono solo alcuni esempi che evidenziano le sue eccezionali capacita di pianificazione e la sua ancor piu' significativa capacita' di tradurre i piani in atti concreti e rispondenti alle esigenze del teatro operativo, spesso partecipando in prima persona alle attivita' piu' delicate o pericolose. Chiaro esempio di comandante altamente motivato e capace, che con il suo comportamento e i risultati conseguiti ha contribuito ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 3 aprile 2000 - 2 luglio 2000. Al Col. Paolo Serra, nato il 7 aprile 1956 a Torino con la seguente motivazione: «Comandante del 9° Reggimento alpini inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian" presentava in ogni circostanza la sua unita' perfettamente amalgamata, superbamente addestrata ed in grado di assolvere in pieno le delicate incombenze operative della missione. Impiegato in attivita' di grandissimo rilievo nel delicato settore di Dakovica, articolava il dispositivo sul terreno in maniera eccezionalmente efficace e faceva fronte a tutti gli impegni con rigore e altissima professionalita', evidenziando spiccata iniziativa e dedizione al servizio. Trascinava i propri uomini con la forza dell'esempio nelle situazioni piu' pericolose e complesse, e ne sapeva ottenere un rendimento eccezionale, che suscitava l'ammirazione di quanti, italiani e stranieri, anche ad alto livello di autorita', avevano modo di vedere operare i suoi reparti. Chiaro esempio di comandante completo e carismatico, che ha contribuito in modo determinante al buon esito della missione e ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 16 febbraio 2000 - 27 giugno 2000. Al Col. Bruno Stano, nato il 14 dicembre 1954 a Manduria (Taranto) con la seguente motivazione: «Comandante del 151° Reggimento fanteria "Sassari" inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", assolveva le sue funzioni con straordinaria efficacia. In tutte le attivita' riusciva a motivare pienamente il personale dipendente, che rispondeva con entusiasmo, impegno e professionalita' fornendo un rendimento di reale altissimo livello. Responsabile del delicato settore di Pec, sede fra l'altro delle massime autorita' internazionali dell'area di brigata (Onu, Osce), delle piu' importanti rappresentanze religiose ortodossa e musulmana, dell'ex-UCK e delle maggiori organizzazioni umanitarie governative e non governative di assistenza, sviluppava una azione di comando di altissimo pregio, assicurando il pieno soddisfacimento delle esigenze operative e di controllo del territorio e agevolando in ogni possibile modo il ritorno a condizioni di normalita' nel settore. In tale ambito organizzava e portava a termine una innumerevole serie di operazioni volte a garantire la sicurezza dei monasteri serbi e dei confini con il Montenegro, a recuperare enormi quantita' di esplosivi illegali, a fornire concorso alla brigata francese nell'area di Mitrovica e ad assicurare il sereno svolgimento delle attivita' di ricostruzione e degli interventi umanitari a sostegno della popolazione, riscuotendo ampi apprezzamenti in ogni circostanza. Chiaro esempio di comandante carismatico e straordinariamente capace, che ha contribuito in modo determinante al buon esito della missione e ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 21 gennaio 2000 - 1° giugno 2000.
Con decreto 12 dicembre 2002 e' stata conferita la croce d'argento al merito dell'Esercito: Al Ten. Col. Raffaele Iubini, nato il 9 febbraio 1953 a Viterbo con la seguente motivazione: «Comandante del reparto comando e supporti tattici della brigata multinazionale ovest nel quadro dell'operazione "Joint guardian"» in Kosovo, si imponeva all'attenzione del consesso internazionale presente in teatro di operazioni per le sue doti di organizzatore e di comunicatore, come pure di elemento propulsore di numerose iniziative di carattere umanitario e sociale nel tessuto delle comunita' locali. Infatti, chiamato ad agire in un contesto umano ed operativo caratterizzato da forti tensioni e profondi disagi ambientali, conduceva le quotidiane azioni di protezione della popolazione civile, di supporto al comando della brigata multinazionale ovest, di sostegno umanitario a favore delle famiglie locali in particolare stato di indigenza, infondendo nel reparto forza morale e fiducia nella riuscita della missione e anteponendo sempre alle proprie esigenze la sicurezza dell'unita' ed il conseguimento degli obiettivi assegnati. Emergeva, in particolare, nel promuovere attivita' di elevato spessore sociale tese alla realizzazione delle premesse per il ritorno delle etnie alle normali condizioni di vita, dando corso, in un contesto di profonda instabilita' sociale, ad opere di grande valenza umana e di elevata visibilita'. Fulgido esempio di radicato senso del dovere, altissima capacita' di comando e chiare virtu' militari, contribuiva in modo determinante al pieno successo della missione ed all'affermazione del contingente italiano nel contesto multinazionale dando lustro al paese, alla forza armata ed alla specialita' di appartenenza». - Pec (Kosovo), 3 novembre 2000 - 4 marzo 2001. Al Ten. Col. Tommaso Vitale, nato il 28 luglio 1963 ad Ischia (Napoli) con la seguente motivazione: «Comandante del 132° gr. art. smv "El Alamein" inserito nel contingente italiano della brigata multinazionale ovest impiegata in Kosovo nell'ambito dell'operazione «Joint guardian», si imponeva all'ammirazione del consesso internazionale civile e militare presente in teatro. Chiamato ad agire in un contesto umano ed operativo caratterizzato da forti tensioni, profondi disagi ambientali ed elevati coefficienti di pericolo, conduceva le quotidiane azioni di protezione della popolazione civile, di pattugliamento degli itinerari, di scorta dei convogli umanitari e di controllo dei punti sensibili nell'area di responsabilita', infondendo nel reparto forza morale e fiducia nella riuscita della missione, anteponendo sempre alle personali esigenze la sicurezza dell'unita' ed il conseguimento degli obiettivi assegnati. Nel settore di competenza del gruppo, rappresentato da una delle aree di maggior sensibilita' del territorio, ossia l'enclave serba di Gorazdevac, la presenza dei militari italiani ha garantito la sicurezza della popolazione ed ha contribuito in misura determinante a ricreare le condizioni minime di vivibilita' per la minoranza locale, dipendente dal reparto anche per le piu' elementari esigenze quotidiane. I numerosi interventi umanitari, le molteplici realizzazioni infrastrutturali, la deterrenza esercitata contro le forze esterne che cercavano di colpire fisicamente e nel morale la popolazione serba, hanno posto all'attenzione ed all'ammirazione della comunita' internazionale l'opera determinata e coraggiosa dell'ufficiale, che ha onorato, con la sua azione, le migliori tradizioni delle forze armate italiane, che hanno trovato nel ten. col. Vitale un indiscutibile protagonista. Fulgido esempio di radicato senso del dovere, altissima capacita' di comando, consapevole sprezzo del pericolo e chiare virtu' militari, contribuiva in modo determinante al pieno successo della missione ed all'affermazione del contingente italiano nel contesto multinazionale dando lustro al paese ed alla forza armata». - Pec (Kosovo), 3 novembre 2000 - 4 marzo 2001. Al Ten. Col. Giorgio Fambrini, nato il 14 giugno 1955 a Pisa con la seguente motivazione: «Capo area funzionale manovra della brigata multinazionale ovest nel quadro dell'operazione "Joint guardian" in Kosovo, esercitava le sue mansioni esprimendo doti di coordinamento e controllo di alta valenza, operando in piu' settori simultaneamente con eccezionale lucidita', imponendosi all'attenzione degli alleati e delle autorita' sovraordinate per le sue qualita' professionali e per la capacita' di gestire con padronanza ed oculato discernimento le situazioni di crisi, peculiari di un contesto operativo caratterizzato da forti tensioni e profondi disagi ambientali. In particolare, in occasione dell'acuirsi di un contrasto tra un'etnia e forze alleate nel nord della regione, pianificava ed organizzava con tempestivita' ed efficacia l'unita' di rinforzo, contribuendo in tal modo, in misura determinante, alla risoluzione della crisi e riceveva, per quanto fatto, attestazioni di apprezzamento da parte del comando della brigata beneficiaria del sostegno. In virtu' della sua esperienza e della sua preparazione, veniva, inoltre, incaricato di presiedere, nell'ambito dell'area funzionale di competenza, uno stage internazionale di vertice per l'indottrinamento e l'aggiornamento sulla situazione nell'area a favore dello staff del subentrante comando Kfor 5. Anche in questo impegno poneva in luce le sue qualita', meritandosi il plauso e l'ammirazione degli alleati. Chiaro esempio di elette virtu' militari, capacita' di comando, spirito di servizio, che con opera intelligente, assidua, instancabile, contribuivano ad accrescere il prestigio della specialita' e delle forze armate italiane nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 3 novembre 2000 - 4 marzo 2001.
Con decreto 12 novembre 2001 e' stata conferita la croce di bronzo al merito dell'Esercito: Al Magg. Ettore Chirico nato il 17 novembre 1957 a Roma con la seguente motivazione: «Ufficiale addetto alla branca «Production» della divisione J2 intelligence del comando Kfor operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione «Consistent effort», affrontava il delicatissimo e fondamentale incarico con grande lucidita', intelligenza, energia, iniziativa e grandissimo spirito di servizio, dimostrando in ogni occasione professionalita' e competenza, si da guadagnarsi la profonda stima e l'unanime apprezzamento dei responsabili militari della missione e dell'ambiente internazionale tutto. Chiarissimo esempio di ufficiale motivato e capace che ha contribuito in maniera determinante ad accrescere il prestigio della Nazione e dell'Esercito italiano in ambito internazionale. Ha saputo ben meritare per la Patria». - Kosovo, 1° marzo 2000.
Con decreto 6 marzo 2002 e' stata conferita la croce di bronzo al merito dell'Esercito: Al Ten. Col. Domenico Pace nato il 17 aprile 1963 a Torre del Greco (Napoli) con la seguente motivazione: «Executive officer del vice comandante operativo del comando Kfor, nell'ambito dell'operazione «Joint guardian» in Kosovo, ha fornito un eccezionale rendimento, espletando le proprie mansioni con spiccato dinamismo ed altissimo senso del dovere. Ufficiale superiore dotato di ottime qualita' fisiche ed intellettuali, si e' splendidamente inserito nel contesto multinazionale, divenendo punto di riferimento per colleghi e superiori non solo italiani, ma anche delle altre nazioni alleate. Nell'assolvimento delle sue attribuzioni ha piu' volte partecipato a numerose attivita' che vedevano Kfor in supporto alle Nazioni Unite (Unmik), ad altre organizzazioni governative e non governative (GOS e NGOS), ottenendo sempre brillanti risultati e ricevendo il plauso incondizionato di tutti per le capacita' dimostrate, per l'entusiasmo con cui affrontava le situazioni e per l'alto spirito umanitario con cui caratterizzava il suo operare. Chiarissimo esempio di ufficiale che ha contribuito in misura notevolissima ad accrescere il prestigio della Forza armata e del Paese in un contesto multinazionale». - Pristina (Kosovo), 21 luglio 2000 -15 ottobre 2000.
Con decreto 29 marzo 2002 sono state conferite le croci di bronzo al merito dell'Esercito: Al Ten. Col. Mario Marrese, nato il 9 ottobre 1952 a Carinola (Caserta) con la seguente motivazione: «Ufficiale superiore impiegato quale vice capo cellula G1 della brigata multinazionale ovest in Kosovo nell'ambito dell'operazione"Joint guardian", evidenziava in ogni circostanza eccezionale impegno, altissima professionalita' e spiccato senso del dovere. Con fervida intelligenza ed indiscusse capacita' realizzatrici, reiterate anche in condizioni di pressanti e concomitanti impegni operativi, svolgeva un ruolo da protagonista attivo nella complessa attivita' di gestione del personale del contingente, assicurando il corretto sviluppo degli avvicendamenti in teatro, razionalizzando la struttura del comando, conducendo una continua opera di amalgama delle componenti straniere della cellula, adottando tutta una serie di provvedimenti volti a migliorare le qualita della vita di tutte le categorie e organizzando in modo perfetto le decine di visite alla brigata condotte da alte autorita' nazionali e straniere, civili e militari. I risultati di tutta la sua attivita' si traducevano in un incremento costante delle capacita' operative del contingente, a tutto vantaggio dell'assolvimento dei compiti ad esso affidati, e in ampi apprezzamenti anche da parte del personale di altri contingenti. Chiaro esempio di altissima dedizione al dovere e di straordinaria professionalita', che ha contribuito significativamente ad elevare il prestigio della brigata e dell'esercito italiano nel contesto multinazionale». - Pec (Kosovo), 25 febbraio 2000 - 3 luglio 2000. Al Ten. Col. Amedeo Santoro, nato il 13 febbraio 1963 a Napoli con la seguente motivazione: «Ufficiale superiore impiegato quale Acos operativo della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", ha assolto il suo delicatissimo ed importante incarico in modo esemplare, incisivo e determinato, impegnandosi generosamente per il successo della missione. Grazie alla lucida visione delle problematiche e all'approfondita conoscenza operativa e ambientale del settore d'azione della brigata, pianificava e coordinava ogni tipo di operazione e attivita', anche le piu' complesse, in maniera adeguata alle esigenze, equilibrata ed estremamente efficace. In tale contesto, di grande valenza si rivelava l'apporto concettuale e organizzativo relativo ai molteplici interventi effettuati dalla grande unita' nella citta' di Mitrovica e nella Valle di Presevo a sostegno di contingenti stranieri, nonche' la delicata gestione del passo di Kulina ai confini con il Montenegro. Eccezionali, inoltre, i risultati che e' stato capace di conseguire nel corso dei contatti periodici avuti con il comando KFOR e con le varie organizzazioni nazionali e straniere, ove ha messo in luce le sue pregevoli qualita', meritando stima e considerazione ai piu' alti livelli. Limpida figura di ufficiale e professionista esemplare, che con capacita', senso del dovere e spirito di sacrificio ha fornito un contributo fondamentale per il positivo esito della missione, esaltando il prestigio del contingente e dell'esercito italiano in ambito internazionale». - Pec (Kosovo), 1° marzo 2000 - 23 giugno 2000. Al Ten. Col. Emilio Sen, nato l'1 ottobre 1958 a Delhi (India) con la seguente motivazione: «Comandante di battaglione blindo corazzato inquadrato nella task force "Sauro" della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", affrontava tutte le complesse e delicate situazioni connesse con il proprio incarico con fermezza, equilibrio, spiccato spirito di iniziativa ed eccezionali capacita organizzative. Impiegato in attivita' operative nel delicato settore di decane, poneva al servizio dell'istituzione le sue pregevoli doti umane, morali e intellettuali, che unite ad una solida preparazione professionale e alla capacita' di motivare i dipendenti, gli consentivano di gestire con successo le peculiari problematiche dell'area e condurre operazioni anche molto difficili con altissima efficacia. In tale contesto sviluppava una pregevole e stringente attivita' di controllo del territorio e di ricerca di armi e munizioni clandestinamente detenute, pervenendo alla confisca di una ingente quantita' di materiale. Contribuiva altresi' in maniera significativa a contrastare le attivita' criminali nell'area mediante una assidua azione di pattugliamento e ricerca e assicurava con tempestivita' ed efficienza la disponibilita' della riserva di brigata per esigenze del contingente e dello stesso comando KFOR, riscuotendo il plauso degli alleati e delle organizzazioni internazionali operanti nell'area. Chiaro esempio di ufficiale e di comandante altamente motivato, dall'indiscussa preparazione e dalle eccezionali capacita', che con il suo comportamento e con i brillanti risultati ottenuti ha contribuito ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 23 febbraio 2000 - 2 luglio 2000. Al Ten. Col. Antonio Vittiglio, nato il 10 aprile 1960 a Torino con la seguente motivazione: «Comandate di battaglione della task force "Aquila" della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione «Joint guardian», assolveva il proprio incarico con lodevole slancio, encomiabile impegno e grande spirito di sacrificio. Grazie alla sua azione di comando, condotta sempre con l'esempio, i complessi di forze posti alle sue dipendenze raggiungevano brillanti risultati in tutti i settori e in ogni circostanza, evidenziando un elevatissimo livello di efficienza operativa. In particolare, in tutte le principali operazioni condotte dall'ufficiale nell'area di responsabilita' della brigata e anche all'esterno di essa, come quella sviluppata in Mitrovica, nel settore francese, evidenziava le sue eccezionali capacita' di guidare gli uomini e di tradurre i piani in atti concreti, nelle situazioni piu' difficili e pericolose. Tali brillanti qualita', congiunte ad uno spiccato buon senso, gli assicuravano il plauso sincero e incondizionato anche da parte di personale appartenente ai contingenti stranieri. Chiaro esempio di ufficiale e comandante altamente motivato, dall'indiscussa preparazione e dalle straordinarie capacita', che con il suo comportamento e con i risultati ottenuti ha contribuito ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 19 gennaio 2000 - 1° giugno 2000. Al Ten. Col. Antonio Maggi, nato il 6 ottobre 1961 a Montefano (Macerata) con la seguente motivazione: «Comandante di battaglione impiegato con il 9° Reggimento alpini nell'operazione "Joint guardian" in Kosovo, con la propria azione di comando, costantemente improntata all'esempio, svolgeva un'azione estremamente efficace ai fini dell'assolvimento della missione. Nel corso delle numerose e complesse operazioni condotte nella delicatissima area di Dakovica, coordinava in maniera brillante l'attivita' delle dipendenti compagnie e dei rinforzi anche multinazionali provenienti dagli altri contingenti, si impegnava senza limite di orario con eccezionale generosita', spiccata iniziativa e indubbie capacita', incurante dei rischi personali, ottenendo risultati di straordinario valore tanto nel controllo del territorio quanto nella confisca di un gran numero di armi, mezzi e materiali trattenuti illegalmente. Le sue pregevoli doti risaltavano anche nella organizzazione e nella guida di una task-force impiegata in concorso al contingente usa nella Valle del Presevo, dove sapeva meritare ampi apprezzamenti. Splendida figura di comandante, esempio di altissima dedizione al dovere, stimatissimo dai propri uomini e vero punto di riferimento per i maggiori referenti delle organizzazioni militari e civili operanti nel settore, che con il suo comportamento ha contribuito fattivamente al buon esito dell'operazione e a esaltare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 11 febbraio 2000 - 27 giugno 2000. Al Ten. Col. Franco Rossi, nato il 13 novembre 1950 a Recale (Caserta) con la seguente motivazione: «Vice capo cellula G5 della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", affrontava tutte le complesse situazioni connesse all'incarico con determinazione, equilibrio, spiccata iniziativa ed eccezionali capacita' organizzative. Impegnato in numerosissime attivita', assolveva brillantemente tutti i compiti affidatigli: dall'attivita' di collegamento con le organizzazioni governative e non governative alla gestione dei problemi delle minoranze, dai contatti con le istituzioni dell'ONU e dell'Ocse alle visite, particolarmente rischiose, organizzate presso i siti di possibile ridislocazione dei serbi, dai problemi della ricostruzione all'approntamento di specifici progetti per KFOR/MAIN. In ogni circostanza sapeva valutare con perspicacia l'importanza delle proprie azioni ai fini dello sviluppo delle operazioni sul terreno, agevolandone la riuscita e meritando il plauso dei militari e civili, italiani e stranieri, ai piu' alti livelli. Chiaro esempio di autentico interprete delle responsabilita' e di professionista intelligente e capace, che con il suo comportamento ha contribuito ad accrescere il prestigio del contingente e dell'esercito italiano in ambito internazionale». - Pec (Kosovo), 23 febbraio 2000 - 3 luglio 2000. Al Ten. Col. Angelo Saddi, nato il 21 agosto 1950 a Sinnai (Cagliari) con la seguente motivazione: «Capo cellula S4 del 151° Reggimento fanteria "Sassari" - TF "Aquila" - inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione «Joint guardian», assolveva il proprio incarico con grandissima professionalita', spiccato senso di responsabilita', elevato spirito di servizio e di sacrificio, assicurando l'efficacissimo svolgimento delle articolate attivita logistiche dell'unita'. La sua eccezionale capacita' realizzativa e la sua encomiabile dedizione al servizio hanno rappresentato chiaro e sicuro riferimento per tutto il personale della TF e hanno assicurato soluzioni rapidissime ed efficaci alle piu' complesse problematiche nel prioritario settore di Pec e in occasione degli impegni di maggiore visibilita' internazionale. In tale contesto, particolare menzione meritano le attivita' svolte per organizzare con strutture di elevatissima funzionalita' i valichi di Kulina e Kuciste e per consentire il pieno sostegno alla TF italiana impiegata a Mitrovica, nel settore francese. Chiaro esempio di ufficiale animato da forte amore delle responsabilita', che con il suo comportamento e i risultati raggiunti ha contribuito ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano in ambito internazionale». - Pec (Kosovo), 22 gennaio 2000 - 1° giugno 2000. Al Ten. Col. Renato Costantino Lepore nato il 28 aprile 1959 a Molfetta (Bari) con la seguente motivazione: «Comandante del battaglione trasmissioni inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", dimostrava di possedere pregevoli qualita' morali e di carattere e una preparazione professionale di altissimo livello, assicurando in ogni circostanza il pieno soddisfacimento delle esigenze in teatro. Nella complessa realta ambientale kosovara, operava con costante impegno e determinazione, riuscendo, con la forza dell'esempio e grandi doti umane, a fare della propria unita' una compagine compatta e motivata, in grado di risolvere tutti i piu' delicati problemi nel campo delle comunicazioni e del comando e controllo. Tutto questo non solo a favore del contingente, ma anche delle organizzazioni nazionali e internazionali operanti nell'area di responsabilita', presso la sede del comando Kfor, in Macedonia e in Grecia nonche' nei settori francese e USA, in occasione dell'impiego di task forces della brigata in concorso ad altri contingenti. La sua opera incessante, competente, pervasa da straordinario spirito di sacrificio, meritava stima e considerazione a tutti i livelli, da parte di personale militare e civile, italiano e straniero, presente in teatro. Chiara testimonianza di dedizione, professionalita' e capacita' realizzatrici, che contribuivano ad elevare il prestigio del contingente e dell'esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 1° marzo 2000 - 3 luglio 2000. Al Ten. Col. Guglielmo Capozza nato il 17 marzo 1960 a Bari con la seguente motivazione: «Comandante del battaglione genio guastatori "Ticino" - task force "Astro" - inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione «Joint guardian», assolveva l'incarico profondendo le migliori energie fisiche, morali, intellettuali e professionali per assicurare il soddisfacimento delle piu' disparate e complesse esigenze del teatro operativo nel settore dei lavori, della mobilita' e dell'eod. Ufficiale profondamente motivato, generoso e preparato, suscitava, con l'esempio e la costante presenza nelle piu' delicate e rischiose situazioni, il massimo impegno e la piu' grande partecipazione del personale alle dipendenze, italiano e straniero, facendo della TF «Astro» una compagine altamente efficiente, che assolveva i propri compiti con eccezionale dedizione e capacita'. I risultati ottenuti, di assoluto rilievo, consentivano di migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, del contingente e delle organizzazioni governative e non governative operanti nell'area di responsabilita' della brigata, nonche' di sviluppare con sicurezza le piu' complesse operazioni, meritando alta considerazione a tutti i livelli, compreso il comando Kfor. Chiaro esempio di comandante straordinariamente capace, professionista concreto ed altamente affidabile, che con il suo comportamento contribuiva ad accrescere il prestigio del contingente e dell'Esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 21 marzo 2000 - 3 luglio 2000. Al Ten. Col. Salvatore Loria nato il 17 ottobre 1955 a Bra (Cuneo) con la seguente motivazione: «Comandante del battaglione logistico "Garibaldi" operante in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", assolveva le sue funzioni con dedizione, altissima professionalita' e spiccato senso del dovere. Ufficiale brillante e di fervida intelligenza, di indiscusse capacita' e di maturata esperienza, si proponeva quale comandante instancabile e prezioso che riusciva a concretizzare con brillanti interventi organizzativi i criteri della nuova «Logistica 2000», assicurando in ogni circostanza e in tutti i settori il soddisfacimento delle molteplici e complesse esigenze logistiche del teatro operativo, ivi comprese quelle di contingenti stranieri presenti nell'area. Inoltre, chiamato a svolgere con la propria unita' specifici compiti operativi di controllo del territorio, conseguiva anche in tali occasioni risultati di altissimo valore, meritando apprezzamenti da personale italiano e straniero operante nell'area. Chiaro esempio di ufficiale e comandante straordinariamente motivato, preparato e capace, che con il suo comportamento e con i risultati ottenuti contribuiva ad elevare il prestigio del contingente e dell'Esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 16 febbraio 2000 - 2 luglio 2000. Al Magg. Alfredo Venturino nato il 30 dicembre 1961 a Capua (Caserta) con la seguente motivazione: «Capo cellula G6 presso il comando brigata multinazionale ovest in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint guardian", operava con grandissima professionalita', spiccato senso di responsabilita', elevato spirito di servizio e di sacrificio, assicurando il costante ed efficace sviluppo dell'attivita' di comando, controllo, comunicazioni e informatica dell'intero contingente. In tale contesto, pianificava e quindi poneva in atto una serie di provvedimenti per la soluzione delle piu' complesse ed essenziali problematiche del settore C4, consentendo il potenziamento e la razionalizzazione della rete Sotrin e del parco informatico, l'implementazione dei collegamenti in posta elettronica, il supporto non solo a tutte le unita' della brigata, ma anche ai reparti schierati fuori dalla zona di responsabilita' per l'assolvimento di compiti di sostegno agli altri contingenti. Meritava poi stima e considerazione a livello comando Kfor e da parte di tutte le organizzazioni internazionali operanti nel settore, per la collaborazione fornita e la disponibilita' dimostrata nel soddisfare le piu disparate e complesse esigenze. Grazie alla sua opera e ai brillanti risultati conseguiti, riscuoteva il plauso delle maggiori autorita' civili e militari, italiane e straniere, presenti in zona d'operazioni, contribuendo in tal modo ad elevare il prestigio del contingente e dell'Esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 23 febbraio 2000 - 3 luglio 2000. Al Magg. Michele Tanzarella nato il 28 marzo 1961 a Taranto con la seguente motivazione: «Comandante dell'11° gruppo elicotteri interforze - TF "Ercole" - inquadrato nella brigata multinazionale ovest impiegata in Kosovo nell'operazione "Joint guardian", evidenziava pregevoli doti umane e professionali, incondizionata dedizione al servizio, altissimo senso di responsabilita'. Altamente motivato e capace, profondeva un impegno eccezionale per organizzare al meglio il complesso impiego delle risorse a disposizione, pervenendo al perfetto amalgama delle componenti elicotteristiche delle tre forze armate e assicurando in ogni circostanza il pieno soddisfacimento delle piu' disparate esigenze del contingente. In particolare, pianificava ogni tipo di missione con rigore e tempestivita', ne seguiva lo sviluppo con determinazione ed interveniva con estrema efficacia per superare qualsivoglia inconveniente, tutelando sempre e comunque la sicurezza dell'attivita' di volo e degli equipaggi. Partecipava poi in prima persona allo svolgimento di molteplici missioni, anche rischiose, distinguendosi per abilita' e senso del dovere. In queste sue attivita' suscitava piu' volte l'ammirazione del personale italiano e straniero, militare e civile, presente in teatro. Chiaro esempio di ufficiale di altissimo valore, che con il suo comportamento e i brillanti risultati ottenuti contribuiva a elevare il prestigio del contingente e dell'Esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 18 febbraio 2000 - 2 luglio 2000. All'Aiut. Alfonso Martina nato l'8 settembre 1946 a Fossano (Cuneo) con la seguente motivazione: «Capo cellula S1 del gruppo artiglieria da montagna "Aosta" - TF "Istrice" inquadrato nella brigata multinazionale ovest operante in Kosovo nell'operazione «Joint guardian», assolveva le sue funzioni con eccezionale spirito di sacrificio e incondizionata dedizione. Nell'espletamento dell'oneroso e delicatissimo incarico impostava e conduceva in modo esemplare tutte le attivita' inerenti il personale, suscitando l'ammirazione ed il plauso di tutti. Quale sottufficiale «Decano» svolgeva il fondamentale ruolo di autorevole e carismatico consigliere per i quadri piu' giovani e di prezioso collaboratore del comandante della task force nella difficile enclave serba di Gorazdevac - la piu' grande del Kosovo - dando, in ogni circostanza, esempio di altissima moralita' ed elevatissima capacita' professionale. Partecipava, inoltre, in prima persona ad operazioni in situazioni di rischio dimostrando, anche sul terreno, grande esperienza, abilita' tattica e senso del dovere, riscuotendo apprezzamenti da autorita' civili e militari, nazionali e internazionali, presenti nel settore. Chiara testimonianza di sottufficiale estremamente leale, capace e motivato, che con il suo comportamento esemplare ha contribuito ad elevare il prestigio del contingente e dell'Esercito italiano nel contesto internazionale». - Pec (Kosovo), 8 marzo 2000 - 30 giugno 2000. |