Gazzetta n. 268 del 18 novembre 2003 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 ottobre 2003
Scioglimento del consiglio comunale di Monasterace e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Monasterace (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 maggio 2001, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione del comune di Monasterace;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Monasterace, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 24 ottobre 2003;
Decreta:
Art. 1.

Il consiglio comunale di Monasterace (Reggio Calabria) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.

La gestione del comune di Monasterace (Reggio Calabria) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Roberto Aragno - prefetto;
dott. Francesco Silvio Campolo - viceprefetto aggiunto;
dott. Michele Petruzzelli - dirigente di II fascia.
 
Art. 3.

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 27 ottobre 2003

CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 6 novembre 2003 Ministeri istituzionali, registro n. 12 Interno, foglio n. 263
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Monasterace (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 maggio 2001, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Sulla base delle interferenze rilevate dai competenti organi investigativi nella vita amministrativa dell'ente da parte della criminalita' organizzata, finalizzate a controllare gli appalti pubblici e le attivita' economiche dell'intera area, il prefetto di Reggio Calabria ha disposto, con provvedimento in data 17 aprile 2003, l'accesso presso il comune di Monasterace, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva della procedura, cui si rinvia integralmente, nell'avvalorare l'ipotesi della sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio, pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risulta favorita dai rapporti di parentela e di amicizia che legano alcuni amministratori comunali con esponenti della criminalita' organizzata o con soggetti sospettati di gravitare in ambienti mafiosi. Alcuni dipendenti comunali con incarichi di responsabilita', sono inoltre coinvolti in procedimenti penali per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso o per delitti contro la pubblica amministrazione.
In quasi tutti i provvedimenti esaminati attinenti all'edilizia privata, ai lavori pubblici e al rilascio di licenze commerciali sono state riscontrate irregolarita' amministrative tese a favorire personaggi spesso collegati con la cosca locale.
Nel settore edilizio vengono evidenziate, in particolare, procedure per il rilascio di concessioni in palese violazione della normativa di settore.
E' significativa di possibili cointeressenze la vicenda relativa alla concessione edilizia rilasciata ad una societa', al cui capitale sociale concorrono le quote di tre amministratori comunali. Ai fini del rilascio della licenza di costruzione di un capannone industriale su un suolo che ricadeva su zona di espansione e non industriale, l'amministrazione comunale, attraverso una contorta procedura mirata sostanzialmente ad eludere i limiti della conformita' urbanistica, nella fattispecie mancante, procedeva all'approvazione di una variante al piano regolatore generale, rimuovendo in tal modo l'ostacolo urbanistico e consentendo quindi il rilascio della concessione edilizia.
Sintomatica di alterata funzionalita' amministrativa appare pure la procedura seguita per il rilascio della concessione edilizia a favore di un amministratore, formalmente mirata ad effettuare dei lavori di manutenzione straordinaria su un immobile gia' esistente, ma che illegittimamente si e' tradotta nella costruzione di un nuovo immobile.
Anche la vicenda relativa alla richiesta di concessione edilizia per la costruzione di un capannone industriale su un terreno con destinazione urbanistica agricola si presenta emblematica. Al riguardo l'amministrazione piuttosto che respingere, ai sensi di legge, la richiesta, l'ha convertita, di propria iniziativa, in domanda di variante al piano regolatore generale.
Le sopradescritte varianti allo strumento urbanistico sono state fra l'altro approvate senza rispettare i termini e gli adempimenti previsti dalla legge.
A causa della carenza dell'attivita' di controllo e di contrasto all'abusivismo edilizio, diffuso anche sul demanio marittimo, e' stato disatteso il raggiungimento dell'essenziale fine di tutela del territorio. I casi di costruzioni abusive accertati sono infatti estremamente esigui mentre il riscontrato eccessivo ricorso alle dichiarazioni di inizio attivita' denota un atteggiamento elusivo delle norme urbanistiche edilizie.
Per dette dichiarazioni non risulta effettuata alcuna forma di controllo o verifica che ne attesti la conformita' urbanistica, ne' e' stata data comunicazione all'area vigilanza per la conseguente attivita' di polizia edilizia. Per gli abusi edilizi accertati, non sono stati adottati i provvedimenti conseguenziali previsti dalla legge, quali le ordinanze di demolizione ed acquisizione al patrimonio, ne' e' stata esperita alcuna attivita' di controllo in ordine al rispetto da parte dei trasgressori delle ingiunzioni di sospensione dei lavori.
Inerzia e inefficienza hanno contraddistinto l'attivita' del comune anche nelle vicende sottoposte ad accertamento da parte della procura della Repubblica o nei casi in cui la Soprintendenza archeologica di Reggio Calabria ha invitato il sindaco ad adottare i conseguenti provvedimemiti di competenza per impedire la prosecuzione dei lavori abusivi.
Il livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale organizzazione criminale e' emerso anche nel settore dei lavori pubblici.
Per i numerosi casi esaminati le procedure di aggiudicazione non sono state ispirate a principi di correttezza e trasparenza.
Oltre al ricorso al frazionamento arbitrario dei lavori, omogenei per tipologia e categoria, volto ad eludere la normativa che prescrive per le opere superiori ad un determinato importo l'affidamento previo espletamento di procedure ad evidenza pubblica, viene sottolineato che le procedure di gara seguite non corrispondono ad alcuna norma di legge o regolamento, in violazione anche del principio della concorsualita', teso a garantire il conseguimento delle migliori condizioni contrattuali per l'amministrazione. Difatti i bandi prevedono l'aggiudicazione a sorteggio, con una percentuale di ribasso gia' prevista del 10 per cento sull'importo a base d'asta, per cui le ditte non avrebbero dovuto indicare altro importo.
La mancata adozione di forme di pubblicita' dei bandi ad eccezione della pubblicazione all'albo pretorio per otto giorni e l'assenza nei relativi fascicoli dei dati relativi al casellario giudiziale ed ai carichi pendenti contribuiscono altresi' a suffragare l'ipotesi che si intendesse avvantaggiare anche particolari soggetti o ditte locali, alcuni dei quali molto vicini alle cosche mafiose operanti sul territorio.
Anche per quanto riguarda il rilascio di licenze commerciali rileva la carenza di attivita' di verifica da parte dell'amministrazione comunale. In tale settore la commissione ha eccepito irregolarita' nel rilascio di concessioni alcune delle quali destinate a soggetti ritenuti contigui a cosche criminali.
Il disordine amministrativo-contabile, la disorganizzazione degli uffici comunali e la inadeguata gestione del personale che sono stati riscontrati nell'ente, oltre a determinare gravi disservizi, costituiscono, fra l'altro, l'humus favorevole ad ogni forma di interferenza.
L'organico del Comando dei Vigili urbani cui e' demandata la vigilanza sul territorio e' infatti del tutto carente. Oltre alle rappresentate inadeguatezze nell'attivita' di prevenzione e repressione dell'abusivismo edilizio, e' indicativo, in proposito, che dal maggio 2001 non sia stata rilevata alcuna violazione al codice della strada.
Analogamente gli uffici finanziari, presentano disfunzioni che appaiono particolarmente gravi in considerazione del procedimento di dissesto cui e' stato sottoposto l'ente, non ancora conclusosi. Gli accertamenti effettuati presso l'ufficio tributi del comune hanno consentito di appurare che solo il trenta per cento dei cittadini versa i canoni relativi all'acqua, ai rifiuti solidi urbani e all'imposta comunale sugli immobili. Il mancato pagamento dei relativi canoni da circa quindici anni ha determinato una grave situazione debitoria cui solo recentemente il comune ha inteso far fronte con l'avvio di una procedura di recupero dei tributi evasi, a fronte dell'esposizione ad un secondo dissesto finanziario.
L'ingerenza dell'attivita' criminale nella cosa pubblica trova riscontro e conferma nell'inerzia che caratterizza la linea dell'amministrazione in carica, da cui non promana alcun segnale di concreta attenzione verso le esigenze primarie della collettivita'. Anzi il clientelismo, i favoritismi e il disordine che contraddistinguono l'attuale amministrazione hanno ingenerato perdita di prestigio e di credibilita' delle istituzioni e, quindi, diffuso e acuto malcontento nella popolazione, che trova espressione nei numerosi esposti in cui si lamentano disservizi ed ingiusti privilegi.
Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che si e' determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero convincimento per effetto delle interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
La situazione riscontrata nel comune di Monasterace, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni, utilizzate per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad esser garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
Il prefetto di Reggio Calabria, pertanto, con relazione del 28 luglio 2003, che qui si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267,
La descritta condizione di assoggettamento necessita che da parte dello Stato sia posto in essere un intervento mirato al ripristino della legalita' mediante il recupero della struttura pubblica al servizio dei suoi fini istituzionali.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Monasterace (Reggio Calabria), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 23 ottobre 2003
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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