Gazzetta n. 268 del 18 novembre 2003 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 ottobre 2003
Scioglimento del consiglio comunale di Roccaforte del Greco e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 16 aprile 2000, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione del comune di Roccaforte del Greco;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Roccaforte del Greco, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministero dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 24 ottobre 2003;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Maria Antonietta Licciardello: viceprefetto;
dott.ssa Natalia Ruggeri: viceprefetto aggiunto;
dott.ssa Maria Cacciola: direttore amministrativo contabile.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 27 ottobre 2003
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 6 novembre 2003 Ministeri istituzionali, registro n. 12 Interno, foglio n. 262
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 16 aprile 2000, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Gia' l'ente, con decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 1996, era stato sciolto per infiltrazioni mafiose e la gestione straordinaria si e' protratta fino alla primavera del 2000 a causa della mancata presentazione di candidature.
Invero, a seguito di un rapporto redatto dalle Forze dell'Ordine, che evidenziava la presenza nel territorio di due cosche contrapposte che se ne contendono il predominio, nonche' in considerazione delle carenze riscontrate in alcuni settori dell'amministrazione, il prefetto di Reggio Calabria ha disposto, con provvedimento in data 5 aprile 2003, l'accesso presso l'ente, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio e pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
In particolare dalla relazione di accesso emerge che la situazione delle consorterie criminose, alle quali persistentemente corrispondono settori dell'amministrazione comunale che garantiscono una sorta di collegamento istituzionale, non appare mutata rispetto al periodo in cui e' stato adottato il decreto del 1996 di scioglimento per condizionamenti ed infiltrazioni mafiose.
E' indicata, come segnale inquietante della permeabilita' del civico consesso alla criminalita' organizzata, la circostanza che molti tra i componenti del consiglio comunale risultano interessati da vicende giudiziarie, talune di rilevanza, per imputazioni con caratterizzazione associativa; altri hanno parentele dirette con pregiudicati. Risultano, inoltre, frequentazioni abituali con pregiudicati inseriti nelle organizzazioni criminali operanti sul territorio.
Anche con riferimento all'apparato burocratico vengono messe in evidenza le abituali frequentazioni di alcuni impiegati con personaggi ritenuti legati alle cosche dominanti. Per sopperire alle carenze di personale, la cui consistenza numerica e' stata ridotta a seguito della rideterminazione della pianta organica conseguente al pregresso dissesto finanziario, l'amministrazione ha proceduto ad assunzioni temporanee connotate da profili di illegittimita'. In particolare dette assunzioni, motivate dall'urgenza, sono state fatte senza attingere dalle liste dell'ufficio di collocamento ed ancora piu' significativa risulta la circostanza che la scelta sia ricaduta su persone con precedenti e pregiudizi penali, frequentazioni abituali e parentele dirette con pregiudicati, oltre che con alcuni amministratori locali.
Come ampiamente esposto nella relazione commissariale, il settore in cui emerge segnatamente l'utilizzo della pubblica amministrazione per personali tornaconti affaristici e' quello relativo agli appalti dei lavori pubblici, che sono stati per la maggior parte dei casi affidati, anche impropriamente, con le procedure di somma urgenza. Detti appalti sono stati aggiudicati con ribassi irrisori e le offerte sono quasi sempre formulate dalle stesse poche ditte; in taluni casi sono state riscontrate carenze strutturali in edifici e lavori realizzati in difformita' sia alle progettazioni sia alle risultanze dei libretti delle misure e della contabilita', regolarmente sottoscritti dai direttori dei lavori. Le informazioni acquisite dalla commissione confermano che quasi tutte le ditte che si sono aggiudicate lavori e forniture sono ritenute legate o quantomeno contigue ad organizzazioni mafiose.
Emblematico al riguardo risulta l'affidamento dei lavori di completamento di un centro polivalente. La vicenda, gia' oggetto di approfondita analisi nel procedimento che determino' il precedente scioglimento, investe scelte operate anche nel corso dell'attuale gestione amministrativa. In particolare detto appalto era stato affidato ad un'associazione temporanea di imprese nei confronti della quale la precedente commissione straordinaria aveva avviato le procedure di rescissione del contratto per gravi negligenze e difetti costruttivi. In seguito, i lavori di completamento sono stati affidati dall'amministrazione comunale ad una ditta che faceva parte del raggruppamento di imprese nei cui confronti si era proceduto alla rescissione contrattuale.
Anche per quanto riguarda i lavori di costruzione dell'acquedotto emergono irregolarita' essendo stata disposta la liquidazione di uno stato di avanzamento lavori per opere non solo non conformi al progetto, ma neppure risultanti di fatto dal libretto delle misure e contabilita', che e' a base della liquidazione. Peraltro l'amministrazione non risulta aver intrapreso alcuna iniziativa nei confronti della ditta aggiudicataria, che, di fatto, ha abbandonato l'esecuzione dei lavori.
Con riferimento ai lavori di consolidamento del centro urbano e della periferia e' presumibile che le offerte, attese le modalita' con cui sono pervenute - scritte con lo stesso carattere, spedite lo stesso giorno con numero di raccomandata progressivo - siano state previamente concordate.
Anche nel settore delle forniture di materiale edile, di cui detiene il monopolio una ditta il cui titolare e' gravato da precedenti penali, si e' proceduto all'indebito frazionamento della spesa al fine di eludere la procedura di evidenza pubblica. Analogamente e' avvenuto per la fornitura di gasolio.
Emerge, altresi', un'attivita' gestionale dell'ente carente o addirittura inesistente come nel settore dell'edilizia privata, dove le domande di condono presentate non sono state mai esaminate, o nell'attivita' di vigilanza della polizia municipale.
La riscontrata modesta capacita' di riscossione dei tributi locali mette, inoltre, in evidenza una diffusa illegalita' e la generale inosservanza dei piu' elementari precetti normativi, e non consente peraltro all'ente, gia' dissestato finanziariamente, una ordinaria gestione delle proprie attivita' ed un miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti dalla cittadinanza.
Tale quadro di diffuse disfunzioni, secondo quanto emerge dall'accesso esperito, risulta assecondato dalla carenza della dovuta attivita' di indirizzo e controllo da parte degli organi di governo, che nella gestione della cosa pubblica hanno di fatto privilegiato la cura di interessi estranei al perseguimento delle finalita' pubbliche. Il clientelismo, i favoritismi ed il disordine amministrativo hanno ingenerato perdita di prestigio e di credibilita' delle istituzioni.
La penetrazione dell'attivita' criminosa nell'ente ha favorito il consolidamento di un sistema di connivenze e collusioni che, di fatto, priva la comunita', delle fondamentali garanzie democratiche.
Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che si e' determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero convincimento per effetto delle interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Roccaforte del Greco, la cui capacita' di determinazione risulta compromessa, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni.
Pertanto, il prefetto di Reggio Calabria, con relazione del 7 agosto 2003, che si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra l'ente locale e la criminalita' organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per lo scioglimento del consiglio comunale di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 23 ottobre 2003
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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