Gazzetta n. 290 del 15 dicembre 2003 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 21 novembre 2003 |
Scioglimento del consiglio comunale di Guardavalle e nomina della commissione straordinaria. |
|
|
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Guardavalle (Catanzaro), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 maggio 2001, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi; Constatato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione del comune di Guardavalle; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali; Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Guardavalle, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministero dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 20 novembre 2003; Decreta Art. 1. Il consiglio comunale di Guardavalle (Catanzaro) e' sciolto per la durata di diciotto mesi. |
| Art. 2. La gestione del comune di Guardavalle (Catanzaro) e' affidata alla commissione straordinaria composta da: dott.ssa Iaculli Maria Rita, viceprefetto; dott. Ranieri Giuseppe, viceprefetto aggiunto; dott. Crupi Domenico, direttore amministrativo contabile. |
| Art. 3. La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 21 novembre 2003
CIAMPI Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri Pisanu, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 3 dicembre 2003 Ministeri istituzionali, registro n. 13 Interno, foglio n. 97 |
| Allegato Al Presidente della Repubblica
Il comune di Guardavalle (Catanzaro), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 maggio 2001, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nell'area geografica in cui e' collocato l'ente opera una stabile ed attiva organizzazione criminale. Le autorita' investigative hanno evidenziato la pericolosita' e la potenza del sodalizio in quanto e' strettamente collegato alle cosche reggine ed ha contatti operativi e ramificazioni sul territorio nazionale. Il comune e' stato teatro di ripetuti ed inquietanti eventi delittuosi a causa delle lotte, fra cosche mafiose. Sulla base delle interferenze rilevate dai competenti organi investigativi nella vita amministrativa dell'ente da parte della criminalita' organizzata, finalizzate al controllo degli appalti pubblici ed alla gestione del territorio, il prefetto di Catanzaro ha disposto, con provvedimento in data 7 luglio 2003, l'accesso presso il comune di Guardavalle, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni. Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva della procedura, cui si rinvia integralmente, nell'avvalorare l'ipotesi della sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio, pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi. L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risultano favorite dai rapporti di contiguita' che legano alcuni amministratori comunali con esponenti della criminalita' organizzata locale, i quali gia' in occasione dell'ultima competizione elettorale si sarebbero attivati per influenzare il voto dell'elettorato. Il livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale organizzazione criminale e' emerso prevalentemente nel settore dei lavori pubblici, ove sono stati rilevati il monopolio dell'aggiudicazione da parte di un cartello di imprese collegate con la malavita organizzata e il sistematico ricorso, in sede di esecuzione di lavori, al subappalto ad imprese e a soggetti contigui alla locale criminalita' organizzata, anche in assenza di autorizzazione da parte della stazione appaltante. Ha rilevato la commissione che negli appalti posti in essere per gli interventi di protezione civile destinati a fronteggiare i danni conseguenti agli eventi alluvionali del 2000, l'ente ha proceduto all'affidamento dei lavori, in violazione dei principi di imparzialita' e trasparenza, omettendo gli adempimenti richiesti dalla legge relativi alla pubblicita' dei bandi e facendo ricorso, nella scelta degli affidatari, ad elenchi di imprese locali redatti sulla base delle richieste fatte pervenire dalle stesse imprese in assenza di qualsiasi procedura di evidenza pubblica. La presentazione delle offerte da parte delle ditte che partecipano alle gare, sempre in numero esiguo e spesso riconducibili ad un unico centro d'interessi, appare inoltre concordata e unicamente finalizzata a dare apparenza di legalita' all'affidamento. In particolare, risulta aggiudicataria di gran parte delle gare d'appalto e lei lavori pubblici concessi con il sistema della trattativa privata, un'impresa, fortemente connessa con un elemento di spicco della criminalita' organizzata, insistente nel basso Ionio catanzarese, che si e' resa quasi sistematicamente inadempiente nella esecuzione dei lavori commissionati. Emblematica del rappresentato collegamento tra le imprese e' la circostanza che, anche ove gli appalti non sono stati aggiudicati alla impresa di cui e' titolare il suddetto esponente malavitoso, alla medesima e' stata poi quasi sistematicamente subappaltata l'esecuzione dei lavori. Dalle risultanze delle ispezioni nei cantieri, eseguite dalle forze dell'ordine, sono emerse anomalie anche nella base di esecuzione dei lavori. A fronte di un numero esiguo di richieste di autorizzazioni al subappalto, si e' di fatto instaurata la prassi, per la gran parte degli appalti, della cessione della commessa a terzi, in assenza di qualsiasi autorizzazione o controllo da parte dell'amministrazione comunale. E' stato inoltre accertato che i lavori sono stati eseguiti di fatto prevalentemente da personale e con mezzi non appartenenti alle ditte formalmente aggiudicatarie, ma ad altre imprese espressioni della cosca locale o a questa riconducibili. Soprattutto nel settore delle costruzioni stradali e movimentazione terra, il sodalizio criminale si e' avvalso, per l'accaparramento degli appalti, di imprese collaterali e prestanome, ai quali si agganciano le imprese facenti capo agli stessi mafiosi attraverso il meccanismo del subappalto, del nolo a freddo e del contratto di fornitura di prestazione d'opera. Gli accertamenti condotti hanno anche riscontrato la violazione delle normative in materia di obblighi assicurativi e contributivi e di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il contesto esaminato relativo agli appalti, evidenzia che la carenza dei controlli che l'ente e' tenuto a porre in essere, anche tramite gli organi tecnici, e' sintomatica di anomale interferenze e di pesanti condizionamenti nell'attivita' lavorativa e d'impresa, a vantaggio di particolari soggetti o ditte locali, alcuni dei quali molto vicini alle cosche mafiose operanti sul territorio. Comprovano i forti interessi riposti sugli appalti dalla criminalita' organizzata, i due attentati incendiari alle autovetture di militari dell'Arma dei Carabinieri, in servizio presso la stazione di Guardavalle, direttamente impegnati nelle ispezioni nei cantieri, avvenuti qualche giorno dopo la conclusione degli accertamenti svolti. Nel settore edilizio e' stata riscontrata un'attivita' di contrasto poco incisiva rispetto al fenomeno dell'abusivismo sia per il numero di segnalazioni, che per la tipologia degli abusi e per l'inerzia riscontrata nel portare a termine i procedimenti. Per gli abusi edilizi accertati, non risultano infatti adottati i provvedimenti conseguenziali previsti dalla legge, quali le ordinanze di demolizione ed acquisizione al patrimonio, ne' e' stata esperita alcuna attivita' di controllo in ordine al rispetto da parte dei trasgressori delle ingiunzioni di sospensione dei lavori, circostanza che ha rafforzato in essi la certezza dell'inutilita' dei provvedimenti formali di ripristino. Anche il settore finanziario si presenta gravemente inadeguato a fare fronte ad un consistente fenomeno di evasione fiscale. Alla palese e grave disorganizzazione dell'ufficio tributi, caratterizzato da una confusa ripartizione dei compiti e da un evidente disordine amministrativo-contabile, nonche' alla inefficienza del sistema di riscossione dei tributi fa infatti riscontro la diffusa evasione da parte dei cittadini dei tributi comunali e del canone dell'acqua potabile. Tutti segni evidenti di una generale inosservanza dei piu' elementari precetti normativi, che preclude la ordinaria gestione delle attivita' ed un miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti alla cittadinanza. Nonostante l'invito rivolto dall'organo di revisione contabile all'amministrazione per il recupero dei tributi evasi e l'attivazione di procedimenti astrattamente idonei al recupero dei crediti, l'ente non ha intrapreso alcuna effettiva iniziativa in tal senso, perseverando in un atteggiamento di sostanziale inerzia. Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che si e' determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero convincimento, per effetto delle interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata, che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche. La situazione riscontrata nel comune di Guardavalle, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni, utilizzate per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica ed hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad esser garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. Il prefetto di Catanzaro, pertanto, con relazione del 25 agosto 2003, che qui si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. La descritta condizione di assoggettamento necessita che da parte dello Stato sia posto in essere un intervento mirato al ripristino della legalita' mediante il recupero della struttura pubblica al servizio dei suoi fini istituzionali e alla rimozione dei legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica. Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale. La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Guardavalle (Catanzaro), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 19 novembre 2003
Il Ministro dell'interno: Pisanu |
|
|
|