Gazzetta n. 114 del 17 maggio 2004 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 aprile 2004
Scioglimento del consiglio comunale di Villabate.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto che con decreto del Presidente della regione Siciliana, in data 20 novembre 2003, e' stato preso atto della cessazione, per dimissioni, dalla carica del sindaco del comune di Villabate (Palermo), eletto nelle consultazioni amministrative del 25 novembre 2001, con contestuale nomina di un commissario straordinario con il compito di esercitare le attribuzioni di sindaco e giunta;
Constatato che dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra parte degli organi rappresentativi del comune di Villabate e la criminalita' organizzata;
Constatato che tali collegamenti espongono l'amministrazione stessa pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione del comune di Villabate;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Villabate, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 13 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 23 aprile 2004, alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della regione Siciliana;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Villabate (Palermo) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Villabate (Palermo) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott. Giuseppe Rizzo - prefetto;
dott.ssa Ester Mammano - viceprefetto;
dott. Salvatore Di Marca - dirigente di II fascia.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 27 aprile 2004
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 5 maggio 2004 Ministeri istituzionali, registro n. 4, Interno, foglio n. 91
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il comune di Villabate (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 25 novembre 2001, presenta un contesto ambientale di ingerenza della criminalita' organizzata finalizzata alla manipolazione di attivita' economiche connesse al settore pubblico.
Invero, a seguito di rilevazioni condotte dalle forze dell'ordine, nelle quali si evidenziavano situazioni che lasciavano supporre il configurarsi di condizionamenti mafiosi all'interno del comune di Villabate, il prefetto di Palermo ha disposto, con provvedimento in data 8 ottobre 2003, l'accesso presso il suddetto ente, ai sensi dell'art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Nelle more dell'espletamento dell'attivita' ispettiva, il sindaco ha presentato le dimissioni dalla carica, cui hanno fatto seguito quelle di sei consiglieri. Il presidente della regione Siciliana ha proceduto, con proprio decreto in data 20 novembre 2003, alla nomina di un commissario straordinario con i poteri di sindaco e giunta, ai sensi dell'art. 11 della legge regionale 15 settembre 1997, n. 35, e successive modifiche.
Gli accertamenti svolti tanto dalle competenti autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva della procedura, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della esistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio.
Fin dal 1998, indagini giudiziarie hanno messo in luce che nell'area geografica in cui e' collocato l'ente opera da tempo una stabile e potente organizzazione criminale in grado di condizionare l'operato degli amministratori e di esercitare il controllo su attivita' economiche e procedure amministrative quali le aggiudicazioni di appalti pubblici, incarichi e autorizzazioni, grazie anche alla rete di conoscenze e contatti intrattenuti dal suo massimo esponente con il mondo politico, imprenditoriale e con altre consorterie mafiose.
Le stesse indagini avevano gia' rilevato, in particolare, stretti rapporti di parentela, amicizia e frequentazione di amministratori locali con il predetto o con suoi uomini di fiducia. Tali risultanze sono state determinanti ai fini dell'adozione, il 20 aprile 1999, deI provvedimento di scioglimento per infiltrazioni mafiose nei confronti del consiglio comunale di Villabate.
Le suindicate situazioni sono state riscontrate anche nel corso di piu' recenti accertamenti che hanno evidenziato come il citato personaggio sia ancora l'esponente di maggiore spessore del contesto mafioso locale e tuttora in grado di condizionare direttamente o indirettamente anche l'amministrazione che e' seguita a quella destinataria del provvedimento di rigore, sussistendo fra le stesse sostanziale continuita'. Oltre al sindaco, all'epoca assessore comunale, risultano infatti confermati nella rinnovata compagine amministrativa diversi assessori e consiglieri di maggioranza del precedente governo locale, nonche' un ex consigliere di minoranza che, rieletto e dissociatosi dal proprio gruppo, ha conseguito la presidenza del consiglio su proposta e con i voti della maggioranza. Ex amministratori sono stati chiamati inoltre a ricoprire importanti incarichi gestionali e professionali all'interno del comune. Cio' ha di fatto consentito agli stessi di continuare ad influire, in alcuni casi, anche in modo determinante, attesi delicati settori cui sono stati proposti, nelle scelte gestionali dell'ente.
E' emersa altresi' la persistenza di rapporti di contiguita' - parentela, frequentazione e cointeressenze di natura economica - di diversi amministratori e persone interne al comune, in quanto nominate esperti, consulenti e tecnici, con soggetti della cosca locale o comunque ad essa vicini. Anche tra i neoeletti consiglieri si sono riscontrati legami parentali o frequentazioni con esponenti della malavita locale. Le forze dell'ordine hanno inoltre accertato che in prossimita' della casa comunale e, in talune circostanze, in concomitanza con le sedute del consiglio comunale, anche all'interno dell'ente, si sono tenuti incontri tra soggetti appartenenti a famiglie mafiose o alle stesse contigue, consiglieri comunali e persone con incarichi di rilievo all'interno dell'amministrazione.
Anche la struttura burocratica del comune non e' esente da legami con esponenti della locale consorteria. Riveste significativa rilevanza la circostanza che una impiegata che, all'epoca del precedente scioglimento era stata indicata in stretti rapporti con un esponente mafioso e trasferita a diverso ufficio al tempo della gestione straordinaria, sia stata scelta dal sindaco come diretta collaboratrice.
Come esposto nella relazione commissariale, le vicende relative agli appalti di opere pubbliche e di pubblici servizi appaiono tali da far ritenere verosimilmente il condizionamento da interessi malavitosi.
L'organo ispettivo, infatti, nel rappresentare che l'attivita' contrattuale del comune concernente l'affidamento di appalti di servizi e di lavori pubblici, laddove di importo modesto, non sia stata plausibilmente oggetto di particolare interesse da parte della criminalita' organizzata, ha rilevato come in altri casi le irregolarita' procedurali riscontrate, sostanziando violazione dei principi di trasparenza, correttezza e concorrenza possano essere ragionevolmente considerate strumentali al perseguimento di fini illeciti, anche in considerazione della personalita' di alcuni soggetti beneficiari delle aggiudicazioni.
In alcuni casi, gli aggiudicatari di lavori e servizi prescelti tramite gara d'appalto si sono rivelati vicini alla locale consorteria. E' significativa la vicenda relativa all'affidamento del servizio di pulizia del centro abitato, raccolta differenziata e cura del verde pubblico, per il quale erano stati fissati nel bando requisiti particolarmente restrittivi, tali da avvantaggiare una delle cooperative in concorso, nell'assetto amministrativo della quale figurano anche soggetti vicini all'ambiente malavitoso. L'irragionevolezza di uno di detti requisiti e' stata altresi' motivo dell'annullamento, da parte del giudice amministrativo di primo grado, del relativo bando di gara e del verbale di aggiudicazione.
Elemento concludente della permeabilita' delle scelte operate dall'amministrazione agli interessi della criminalita' organizzata e' la vicenda della programmazione del centro commerciale, nella quale l'uso distorto della cosa pubblica appare rivolto a favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
Gli accertamenti svolti hanno evidenziato che la pericolosa consorteria operante nel territorio si e' infatti avvalsa di diramazioni all'interno dell'amministrazione comunale, per trarre profitto da uno dei piu' importanti investimenti produttivi posti in essere nella zona. Viene rilevato in proposito che la realizzazione del centro commerciale costituisce da tempo un'operazione economico-speculativa di grande interesse per la malavita organizzata. In tale contesto la condizione di contiguita' emersa nel corso degli accertamenti, in particolare, tra un esperto nominato dal sindaco e gli ambienti della locale consorteria, costituisce lo strumento attraverso il quale si e' perfezionata la strumentalizzazione delle scelte amministrative.
L'organo ispettivo ha rappresentato in proposito che, gia' durante le iniziali fasi istruttorie della programmazione urbanistica commerciale del comune, avviate dalla commissione straordinaria insediatasi nel 1999 e sfociate poi nella localizzazione di una struttura integrata di vendita, veniva dato inizio ad una operazione speculativa da parte di persona di fiducia del boss locale per la precostituzione del possesso in capo ad una societa' di una vasta area situata nel comune di Villabate, per l'impianto di un centro commerciale. Gia' prima dell'approvazione del piano, venivano pertanto sottoscritti numerosi contratti preliminari di vendita con i titolari dei terreni in questione a condizioni particolarmente remunerative per gli intermediari. Il 16 novembre 2001, la commissione decideva, pero', di revocare il piano gia' approvato per adeguarlo alle osservazioni presentate da privati ed associazioni e per ottemperare ai rilievi formulati dall'ufficio del genio civile, stabilendo, nel contempo, che andasse utilizzata la procedura espropriativa per la disponibilita' delle aree. L'amministrazione comunale appena insediatasi incaricava, per l'elaborazione del piano urbanistico commerciale, una unita' di progetto, che predisponeva il piano disattendendo le prescrizioni dettate dalla commissione straordinaria in ordine all'utilizzo della procedura espropriativa, e consentendo a coloro che avevano la disponibilita' di lotti di superficie complessiva pari al 75% del totale dell'area, di presentare il relativo progetto di sviluppo. In tale assetto il piano veniva approvato dal consiglio. Ai lavori della unita' di progetto partecipava l'esperto incaricato dal sindaco, il quale, amministratore nella disciolta compagine amministrativa e ritenuto contiguo dagli organi investigativi alla consorteria locale, era nelle condizioni di conoscere l'operazione speculativa e di consentirne il buon esito. La commissione regionale urbanistica, esprimendo parere contrario in ordine agli elaborati inerenti la programmazione del centro, ne bloccava la realizzazione.
Sebbene la predetta questione non sia stata ancora definita, dal momento che il TAR della Sicilia, adito dalla societa' interessata alla acquisizione dei terreni per l'impianto del centro, ha disposto che i competenti uffici dell'assessorato regionale procedano al riesame della vicenda, l'insieme dei fatti e delle circostanze rappresentati e' chiaramente indice di permeabilita' dell'amministrazione comunale all'influenza della criminalita' organizzata.
Da quanto emerge dall'accesso esperito, gli organi di governo hanno di fatto privilegiato nella gestione della cosa pubblica la cura di interessi estranei al perseguimento delle finalita' pubbliche. Il clientelismo e i favoritismi hanno ingenerato perdita di prestigio e di credibilita' delle istituzioni e, quindi, diffuso malcontento nella popolazione che ha trovato espressione in alcuni esposti.
La penetrazione dell'attivita' criminosa nell'ente ha favorito il consolidamento di un sistema di connivenze e collusioni che, di fatto, priva la comunita', delle fondamentali garanzie democratiche.
Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che si e' determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero convincimento per effetto delle interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Villabate, la cui capacita' di determinazione risulta compromessa, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni. Pertanto, il prefetto di Palermo, con relazione del 1° marzo 2004, che si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, su conforme parere del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, appositamente riunito in data 27 febbraio 2004.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra l'ente locale e la criminalita' organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato decreto legislativo puo' intervenire finanche quando sia gia' stato disposto provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Villabate (Palermo) con conseguente affidamento per la durata di diciotto mesi della gestione dell'ente ad una commissione straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire nel tempo la rispondenza dell'azione amministrativa alle esigenze della collettivita'.
Roma, 22 aprile 2004
Il Ministro dell'interno: Pisanu
 
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