Gazzetta n. 32 del 8 febbraio 2006 (vai al sommario)
LEGGE 25 gennaio 2006, n. 29
Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunita' europee. Legge comunitaria 2005.

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge:
Art. 1.
(Delega al Governo per l'attuazione di direttive comunitarie)
1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro il termine di diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i decreti legislativi recanti le norme occorrenti per dare attuazione alle direttive comprese negli elenchi di cui agli allegati A e B.
2. I decreti legislativi sono adottati, nel rispetto dell'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro con competenza istituzionale prevalente per la materia, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell'economia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati in relazione all'oggetto della direttiva.
3. Gli schemi dei decreti legislativi recanti attuazione delle direttive comprese nell'elenco di cui all'allegato B, nonche', qualora sia previsto il ricorso a sanzioni penali, quelli relativi all'attuazione delle direttive elencate nell'allegato A, sono trasmessi, dopo l'acquisizione degli altri pareri previsti dalla legge, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica perche' su di essi sia espresso il parere dei competenti organi parlamentari. Decorsi quaranta giorni dalla data di trasmissione, i decreti sono emanati anche in mancanza del parere. Qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare di cui al presente comma, ovvero i diversi termini previsti dai commi 4 e 9, scadano nei trenta giorni che precedono la scadenza dei termini previsti ai commi 1 o 5 o successivamente, questi ultimi sono prorogati di novanta giorni.
4. Gli schemi dei decreti legislativi recanti attuazione delle direttive 2003/123/CE, 2004/9/CE, 2004/36/CE, 2004/49/CE, 2004/50/CE, 2004/54/CE, 2004/80/CE, 2004/81/CE, 2004/83/CE, 2004/113/CE, 2005/19/CE, 2005/28/CE, 2005/36/CE e 2005/60/CE sono corredati dalla relazione tecnica di cui all'articolo 11-ter, comma 2, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. Su di essi e' richiesto anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari. Il Governo, ove non intenda conformarsi alle condizioni formulate con riferimento all'esigenza di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, ritrasmette alle Camere i testi, corredati dei necessari elementi integrativi di informazione, per i pareri definitivi delle Commissioni competenti per i profili finanziari, che devono essere espressi entro venti giorni.
5. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel rispetto dei principi e criteri direttivi fissati dalla presente legge, il Governo puo' emanare, con la procedura indicata nei commi 2, 3 e 4, disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi emanati ai sensi del comma 1, fatto salvo quanto previsto dal comma 6.
6. Entro tre anni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1 adottato per l'attuazione della direttiva 2004/109/CE, di cui all'allegato B, il Governo, nel rispetto dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 3 e con la procedura prevista dal presente articolo, puo' emanare disposizioni integrative e correttive al fine di tenere conto delle eventuali disposizioni di attuazione adottate dalla Commissione europea secondo la procedura di cui all'articolo 27, paragrafo 2, della medesima direttiva.
7. In relazione a quanto disposto dall'articolo 117, quinto comma, della Costituzione e dall'articolo 16, comma 3, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 11, comma 8, della medesima legge n. 11 del 2005.
8. Il Ministro per le politiche comunitarie, nel caso in cui una o piu' deleghe di cui al comma 1 non risulti ancora esercitata trascorsi quattro mesi dal termine previsto dalla direttiva per la sua attuazione, trasmette alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica una relazione che dia conto dei motivi addotti dai Ministri con competenza istituzionale prevalente per la materia a giustificazione del ritardo. Il Ministro per le politiche comunitarie ogni quattro mesi informa altresi' la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sullo stato di attuazione delle direttive da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza.
9. Il Governo, quando non intende conformarsi ai pareri parlamentari di cui al comma 3, relativi a sanzioni penali contenute negli schemi di decreti legislativi recanti attuazione delle direttive comprese negli allegati A e B, ritrasmette con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni i testi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. Decorsi trenta giorni dalla data di ritrasmissione, i decreti sono emanati anche in mancanza di nuovo parere.



Avvertenza
Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo unico delle
disposizioni sulla promulgazione delle leggi,
sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica
e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica
28 dicembre 1985, n. 1092, al solo fine di facilitare la
lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali
e' operato il rinvio. Restano invariati il valore e
l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti.
Per le direttive CEE vengono forniti gli estremi di
pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunita'
europee (GUCE).
Note all'art. 1:
- Si riporta il testo dell'art. 14 della legge
23 agosto 1988, n. 400, recante: «Disciplina dell'attivita'
di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri»:
«Art. 14 (Decreti legislativi). - 1. I decreti
legislativi adottati dal Governo ai sensi dell'art. 76
della Costituzione sono emanati dal Presidente della
Repubblica con la denominazione di «decreto legislativo» e
con l'indicazione, nel preambolo, della legge di
delegazione, della deliberazione del Consiglio dei Ministri
e degli altri adempimenti del procedimento prescritti dalla
legge di delegazione.
2. L'emanazione del decreto legislativo deve avvenire
entro il termine fissato dalla legge di delegazione; il
testo del decreto legislativo adottato dal Governo e'
trasmesso al Presidente della Repubblica, per la
emanazione, almeno venti giorni prima della scadenza.
3. Se la delega legislativa si riferisce ad una
pluralita' di oggetti distinti suscettibili di separata
disciplina, il Governo puo' esercitarla mediante piu' atti
successivi per uno o piu' degli oggetti predetti. In
relazione al termine finale stabilito dalla legge di
delegazione, il Governo informa periodicamente le Camere
sui criteri che segue nell'organizzazione dell'esercizio
della delega.
4. In ogni caso, qualora il termine previsto per
l'esercizio della delega ecceda i due anni, il Governo e'
tenuto a richiedere il parere delle Camere sugli schemi dei
decreti delegati. Il parere e' espresso dalle Commissioni
permanenti delle due Camere competenti per materia entro
sessanta giorni, indicando specificamente le eventuali
disposizioni non ritenute corrispondenti alle direttive
della legge di delegazione. Il Governo, nei trenta giorni
successivi, esaminato il parere, ritrasmette, con le sue
osservazioni e con eventuali modificazioni, i testi alle
Commissioni per il parere definitivo che deve essere
espresso entro trenta giorni.».
- La direttiva 2003/123/CE e' pubblicata in GUCE n. L 7
del 13 gennaio 2004.
- La direttiva 204 settembre CE e' pubblicata in GUCE
n. L 50 del 20 febbraio 2004.
- La direttiva 2004/36/CE e' pubblicata in GUCE n. L
143 del 30 aprile 2004.
- La direttiva 2004/49/CE e' pubblicata in GUCE n. L
164 del 30 aprile 2004.
- La direttiva 2004/50/CE e' pubblicata in GUCE n. L
164 del 30 aprile 2004.
- La direttiva 2004/54/CE e' pubblicata in GUCE n. L
167 del 30 aprile 2004.
- La direttiva 2004/80/CE e' pubblicata in GUCE n. L
261 del 6 agosto 2004.
- La direttiva 2004/81/CE e' pubblicata in GUCE n. L
261 del 6 agosto 2004.
- La direttiva 2004/83/CE e' pubblicata in GUCE n. L
304 del 30 settembre 2004.
- La direttiva 2004/i 13/CE e' pubblicata in GUCE n. L
373 del 21 dicembre 2004.
- La direttiva 2005/19/CE e' pubblicata in GUCE n. L 58
del 4marzo 2005.
- La direttiva 2005/28/CE e' pubblicata in GUCE n. L 91
del 9 aprile 2005.
- La direttiva 2005/36/CE e' pubblicata in GUCE n. L
255 del 30 settembre 2005.
- La direttiva 2005/60/CE e' pubblicata in GUCE. n. L
309 del 25 novembre 2005.
- Si riporta il testo dell'art. 11-ter, comma 2, della
legge 5 agosto 1978, n. 468, recante: «Riforma di alcune
norme di contabilita' generale dello Stato in materia di
bilancio»:
«2. I disegni di legge, gli schemi di decreto
legislativo e gli emendamenti di iniziativa governativa che
comportino conseguenze finanziarie devono essere corredati
da una relazione tecnica, predisposta dalle amministrazioni
competenti e verificata dal Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica sulla
quantificazione delle entrate e degli oneri recati da
ciascuna disposizione, nonche' delle relative coperture,
con la specificazione, per la spesa corrente e per le
minori entrate, degli oneri annuali fino alla completa
attuazione delle norme e, per le spese in conto capitale,
della modulazione relativa agli anni compresi nel bilancio
pluriennale e dell'onere complessivo in relazione agli
obiettivi fisici previsti. Nella relazione sono indicati i
dati e i metodi utilizzati per la quantificazione, le loro
fonti e ogni elemento utile per la verifica tecnica in sede
parlamentare secondo le norme da adottare con i regolamenti
parlamentari.».
- L'art. 81, quarto comma, della Costituzione, cosi'
recita:
«Ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese
deve indicare i mezzi per farvi fronte.».
- La direttiva 2004/109/CE e' pubblicata nella GUCE n.
L 390 del 31 dicembre 2004.
- L'art. 117, quinto comma, della Costituzione cosi'
recita:
«Le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle
decisioni dirette alla formazione degli atti normativi
comunitari e provvedono all'attuazione e all'esecuzione
degli accordi internazionali e degli atti dell'Unione
europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da
legge dello Stato, che disciplina le modalita' di esercizio
del potere sostitutivo in caso di inadempienza.».
- Si riporta il testo degli articoli 16, comma 3 e 11,
comma 8, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, recante:
«Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al
processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di
esecuzione degli obblighi comunitari»:
«Art. 16 (Attuazione delle direttive comunitarie da
parte delle regioni e delle province autonome). - 1 - 2.
(Omissis).
3. Ai fini di cui all'art. 117, quinto comma, della
Costituzione, le disposizioni legislative adottate dallo
Stato per l'adempimento degli obblighi comunitari, nelle
materie di competenza legislativa delle regioni e delle
province autonome, si applicano, per le regioni e le
province autonome, alle condizioni e secondo (a procedura
di cui all'art. 11, comma 8, secondo periodo.».
«Art. 11 (Attuazione in via regolamentare e
amministrativa). - 1 - 7. (Omissis).
8. In relazione a quanto disposto dall'art. 117, quinto
comma, della Costituzione, gli atti normativi di cui al
presente articolo possono essere adottati nelle materie di
competenza legislativa delle regioni e delle province
autonome al fine di porre rimedio all'eventuale inerzia dei
suddetti enti nel dare attuazione a norme comunitarie. In
tale caso, gli atti normativi statali adottati si
applicano, per le regioni e le province autonome nelle
quali non sia ancora in vigore la propria normativa di
attuazione, a decorrere dalla scadenza del termine
stabilito per l'attuazione della rispettiva normativa
comunitaria, perdono comunque efficacia dalla data di
entrata in vigore della normativa di attuazione di ciascuna
regione e provincia autonoma e recano l'esplicita
indicazione della natura sostitutiva del potere esercitato
e del carattere cedevole delle disposizioni in essi
contenute. I predetti atti normativi sono sottoposti al
preventivo esame della Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e
di Bolzano.».



 
Art. 2.
(Modifica all'articolo 10 della legge 4 febbraio 2005, n. 11)
1. Il comma 4 dell'articolo 10 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, e' sostituito dal seguente:
"4. I decreti legislativi di attuazione di normative comunitarie o di modifica di disposizioni attuative delle medesime, la cui delega e' contenuta in leggi diverse dalla legge comunitaria annuale, fatti salvi gli specifici principi e criteri direttivi stabiliti dalle disposizioni della legge di conferimento della delega, ove non in contrasto con il diritto comunitario, e in aggiunta a quelli contenuti nelle normative comunitarie da attuare, sono adottati nel rispetto degli altri principi e criteri direttivi generali previsti dalla stessa legge comunitaria per l'anno di riferimento, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro con competenza istituzionale prevalente per la materia, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell'economia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati in relazione all'oggetto della normativa".



Note all'art. 2:
- Il testo vigente dell'art. 10, della legge 4 febbraio
2005, n. 11, cosi' come modificato dalla presente legge
cosi' recita:
«Art. 10 (Misure urgenti per l'adeguamento agli
obblighi derivanti dall'ordinamento comunitario). - 1. Il
Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per le
politiche comunitarie puo' proporre al Consiglio dei
Ministri l'adozione dei provvedimenti, anche urgenti,
necessari a fronte di atti normativi e di sentenze degli
organi giurisdizionali delle Comunita' europee e
dell'Unione europea che comportano obblighi statali di
adeguamento solo qualora la scadenza risulti anteriore alla
data di presunta entrata in vigore della legge comunitaria
relativa all'anno in corso.
2. Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il
Ministro per i rapporti con il Parlamento assume le
iniziative necessarie per favorire un tempestivo esame
parlamentare dei provvedimenti di cui al comma 1.
3. Nei casi di cui al comma 1, qualora gli obblighi di
adeguamento ai vincoli derivanti dall'ordinamento
comunitario riguardino materie di competenza legislativa o
amministrativa delle regioni e delle province autonome, il
Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per le
politiche comunitarie informa gli enti interessati
assegnando un termine per provvedere e, ove necessario,
chiede che la questione venga sottoposta all'esame della
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per
concordare le iniziative da assumere. In caso di mancato
tempestivo adeguamento da parte dei suddetti enti, il
Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per le
politiche comunitarie propone al Consiglio dei Ministri le
opportune iniziative ai fini dell'esercizio dei poteri
sostitutivi di cui agli articoli 117, quinto comma, e 120,
secondo comma, della Costituzione, secondo quanto previsto
dagli articoli 11, comma 8, 13, comma 2, e 16, comma 3,
della presente legge e dalle altre disposizioni legislative
in materia.
4. I decreti legislativi di attuazione di normative
comunitarie o di modifica di disposizioni normative delle
medesime, la cui delega e' contenuta in leggi diverse dalla
legge comunitaria annuale, fatti salvi gli specifici
principi e criteri direttivi stabiliti dalle disposizioni
della legge di conferimento della delega, ove non in
contrasto con il diritto comunitario e in aggiunta a quelli
contenuti nelle normative comunitarie da attuare, sono
adottati nel rispetto degli altri principi e criteri
direttivi generali previsti dalla stessa legge comunitaria
per l'anno di riferimento, su proposta del Presidente del
Consiglio dei Ministri o del Ministro per le politiche
comunitarie e del Ministro con competenza istituzionale
prevalente per la materia, di concerto con i Ministri degli
affari esteri, della giustizia, dell'economia e delle
finanze e con gli altri Ministri interessati in relazione
all'oggetto della normativa.
5. La disposizione di cui al comma 4 si applica,
altresi', all'emanazione di testi unici per il riordino e
l'armonizzazione di normative di settore nel rispetto delle
competenze delle regioni e delle province autonome.».



 
Art. 3.
(Principi e criteri direttivi generali della delega legislativa)
1. Salvi gli specifici principi e criteri direttivi stabiliti dalle disposizioni di cui al capo II e in aggiunta a quelli contenuti nelle direttive da attuare, i decreti legislativi di cui all'articolo 1 sono informati ai seguenti principi e criteri direttivi generali:
a) le amministrazioni direttamente interessate provvedono all'attuazione dei decreti legislativi con le ordinarie strutture amministrative;
b) ai fini di un migliore coordinamento con le discipline vigenti per i singoli settori interessati dalla normativa da attuare, sono introdotte le occorrenti modificazioni alle discipline stesse, fatte salve le materie oggetto di delegificazione ovvero i procedimenti oggetto di semplificazione amministrativa;
c) al di fuori dei casi previsti dalle norme penali vigenti, ove necessario per assicurare l'osservanza delle disposizioni contenute nei decreti legislativi, sono previste sanzioni amministrative e penali per le infrazioni alle disposizioni dei decreti stessi. Le sanzioni penali, nei limiti, rispettivamente, dell'ammenda fino a 150.000 euro e dell'arresto fino a tre anni, sono previste, in via alternativa o congiunta, solo nei casi in cui le infrazioni ledano o espongano a pericolo interessi costituzionalmente protetti. In tali casi sono previste: la pena dell'ammenda alternativa all'arresto per le infrazioni che espongano a pericolo o danneggino l'interesse protetto; la pena dell'arresto congiunta a quella dell'ammenda per le infrazioni che rechino un danno di particolare gravita'. Nelle predette ipotesi, in luogo dell'arresto e dell'ammenda, possono essere previste anche le sanzioni alternative di cui agli articoli 53 e seguenti del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, e la relativa competenza del giudice di pace. La sanzione amministrativa del pagamento di una somma non inferiore a 150 euro e non superiore a 150.000 euro e' prevista per le infrazioni che ledano o espongano a pericolo interessi diversi da quelli sopra indicati. Nell'ambito dei limiti minimi e massimi previsti, le sanzioni sopra indicate sono determinate nella loro entita', tenendo conto della diversa potenzialita' lesiva dell'interesse protetto che ciascuna infrazione presenta in astratto, di specifiche qualita' personali del colpevole, comprese quelle che impongono particolari doveri di prevenzione, controllo o vigilanza, nonche' del vantaggio patrimoniale che l'infrazione puo' recare al colpevole o alla persona o all'ente nel cui interesse egli agisce. Entro i limiti di pena sopra indicati sono previste sanzioni identiche a quelle eventualmente gia' comminate dalle leggi vigenti per le violazioni omogenee e di pari offensivita' rispetto alle infrazioni alle disposizioni dei decreti legislativi;
d) eventuali spese non contemplate da leggi vigenti e che non riguardano l'attivita' ordinaria delle amministrazioni statali o regionali possono essere previste nei decreti legislativi recanti le norme necessarie per dare attuazione alle direttive nei soli limiti occorrenti per l'adempimento degli obblighi di attuazione delle direttive stesse; alla relativa copertura, nonche' alla copertura delle minori entrate eventualmente derivanti dall'attuazione delle direttive, in quanto non sia possibile fare fronte con i fondi gia' assegnati alle competenti amministrazioni, si provvede a carico del fondo di rotazione di cui all'articolo 5 della legge 16 aprile 1987, n. 183, per un ammontare complessivo non superiore a 50 milioni di euro;
e) all'attuazione di direttive che modificano precedenti direttive gia' attuate con legge o con decreto legislativo si procede, se la modificazione non comporta ampliamento della materia regolata, apportando le corrispondenti modificazioni alla legge o al decreto legislativo di attuazione della direttiva modificata;
f) i decreti legislativi assicurano in ogni caso che, nelle materie oggetto delle direttive da attuare, la disciplina sia pienamente conforme alle prescrizioni delle direttive medesime, tenuto anche conto delle eventuali modificazioni comunque intervenute fino al momento dell'esercizio della delega;
g) quando si verifichino sovrapposizioni di competenze fra amministrazioni diverse o comunque siano coinvolte le competenze di piu' amministrazioni statali, i decreti legislativi individuano, attraverso le piu' opportune forme di coordinamento, rispettando i principi di sussidiarieta', differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione e le competenze delle regioni e degli altri enti territoriali, le procedure per salvaguardare l'unitarieta' dei processi decisionali, la trasparenza, la celerita', l'efficacia e l'economicita' nell'azione amministrativa e la chiara individuazione dei soggetti responsabili.



Note all'art. 3:
- Si riporta il testo dell'art. 53 del decreto
legislativo 28 agosto 2000, n. 274, recante: «Disposizioni
sulla competenza penale del giudice di pace, a norma
dell'art. 14 della legge 24 novembre 1999, n. 468».
«53 (Obbligo di permanenza domiciliare). - 1. La pena
della permanenza domiciliare comporta l'obbligo di rimanere
presso la propria abitazione o in altro luogo di privata
dimora ovvero in un luogo di cura, assistenza o accoglienza
nei giorni di sabato e domenica; il giudice, avuto riguardo
alle esigenze familiari, di lavoro, di studio o di salute
del condannato, puo' disporre che la pena venga eseguita in
giorni diversi della settimana ovvero, a richiesta del
condannato, continuativamente.
2. La durata della permanenza domiciliare non puo'
essere inferiore a sei giorni ne' superiore a
quarantacinque; il condannato non e' considerato in stato
di detenzione.
3. Il giudice puo' altresi' imporre al condannato,
valutati i criteri di cui all'art. 133, comma secondo, del
codice penale, il divieto di accedere a specifici luoghi
nei giorni in cui non e' obbligato alla permanenza
domiciliare, tenuto conto delle esigenze familiari, di
lavoro, di studio o di salute del condannato.
4. Il divieto non puo' avere durata superiore al doppio
della durata massima della pena della permanenza
domiciliare e cessa in ogni caso quando e' stata
interamente scontata la pena della permanenza
domiciliare.».
- Si riporta il testo dell'art. 5 della legge 16 aprile
1987, n. 183, recante: «Coordinamento delle politiche
riguardanti l'appartenenza dell'Italia alle Comunita'
europee e adeguamento dell'ordinamento interno agli atti
normativi comunitari.».
«Art. 5 (Fondo di rotazione). - 1. E' istituito,
nell'ambito del Ministero del tesoro - Ragioneria generale
dello Stato, un fondo di rotazione con amministrazione
autonoma e gestione fuori bilancio, ai sensi dell'art. 9
della legge 25 novembre 1971, n. 1041.
2. Il fondo di rotazione di cui al comma 1 si avvale di
un apposito conto corrente infruttifero, aperto presso la
tesoreria centrale dello Stato denominato "Ministero del
tesoro - Fondo di rotazione per l'attuazione delle
politiche comunitarie", nel quale sono versate:
a) le disponibilita' residue del fondo di cui alla
legge 3 ottobre 1977, n. 863, che viene soppresso a
decorrere dalla data di inizio della operativita' del fondo
di cui al comma 1;
b) le somme erogate dalle istituzioni delle Comunita'
europee per contributi e sovvenzioni a favore dell'Italia;
c) le somme da individuare annualmente in sede di
legge finanziaria, sulla base delle indicazioni del
comitato interministeriale per la programmazione economica
(CIPE) ai sensi dell'art. 2, comma 1, lettera c),
nell'ambito delle autorizzazioni di spesa recate da
disposizioni di legge aventi le stesse finalita' di quelle
previste dalle norme comunitarie da attuare;
d) le somme annualmente determinate con la legge di
approvazione del bilancio dello Stato, sulla base dei dati
di cui all'art. 7.
3. Restano salvi i rapporti finanziari direttamente
intrattenuti con le Comunita' europee dalle amministrazioni
e dagli organismi di cui all'art. 2 del decreto del
Presidente della Repubblica 16 aprile 1971, n. 321, ed alla
legge 26 novembre 1975, n. 748.».



 
Art. 4. (Delega al Governo per la disciplina sanzionatoria di violazioni a
disposizioni in materia di Politica agricola comune e di Politica
dello sviluppo rurale)
1. Al fine di garantire la parita' di trattamento tra agricoltori ed evitare distorsioni del mercato e della concorrenza, il Governo, fatte salve le norme penali vigenti, e' delegato ad adottare, entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, uno o piu' decreti legislativi recanti sanzioni penali o amministrative, ivi comprese misure reintegratorie e interdittive, per le violazioni accertate a disposizioni dei regolamenti e delle decisioni emanati dalla Comunita' europea in materia di Politica agricola comune e di Politica dello sviluppo rurale.
2. La delega di cui al comma 1 e' esercitata con decreti legislativi adottati ai sensi dell'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali. I decreti legislativi si informano ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) le sanzioni amministrative sono dissuasive, nonche' proporzionate alle somme indebitamente percepite, tenendo conto del vantaggio patrimoniale che l'infrazione puo' recare al beneficiario delle provvidenze;
b) le sanzioni reintegratorie o interdittive, determinate anche in funzione della gravita', portata, durata e frequenza dell'infrazione commessa, possono arrivare fino all'esclusione totale da uno o piu' regimi di aiuto ed essere irrogate per uno o piu' anni civili.
3. Per le sanzioni penali i decreti legislativi si uniformano ai principi e criteri direttivi indicati nell'articolo 3, comma 1, lettera c).
4. Gli schemi di decreto legislativo di cui al presente articolo sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica per l'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari con le modalita' e nei termini previsti dai commi 3 e 9 dell'articolo 1.



Nota all'art. 4:
- Per l'art. 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400,
vedi note all'art. 1.



 
Art. 5.
(Delega al Governo per la disciplina sanzionatoria
di violazioni di disposizioni comunitarie)
1. Al fine di assicurare la piena integrazione delle norme comunitarie nell'ordinamento nazionale, il Governo, fatte salve le norme penali vigenti, e' delegato ad adottare, entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, disposizioni recanti sanzioni penali o amministrative per le violazioni di direttive comunitarie attuate in via regolamentare o amministrativa, ai sensi delle leggi comunitarie vigenti, e di regolamenti comunitari vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge, per i quali non siano gia' previste sanzioni penali o amministrative.
2. La delega di cui al comma 1 e' esercitata con decreti legislativi adottati ai sensi dell'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri competenti per materia. I decreti legislativi si informano ai principi e criteri direttivi di cui all'articolo 3, comma 1, lettera c).
3. Gli schemi di decreto legislativo di cui al presente articolo sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica per l'espressione del parere da parte dei competenti organi parlamentari con le modalita' e nei termini previsti dai commi 3 e 9 dell'articolo 1.



Nota all'art. 5:
- Per l'art. 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400,
vedi note all'art. 1.



 
Art. 6.
(Oneri relativi a prestazioni e controlli)
1. In relazione agli oneri per prestazioni e controlli si applicano le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11.
2. Le entrate derivanti dalle tariffe determinate ai sensi del comma 1, qualora riferite all'attuazione delle direttive di cui agli allegati A e B, nonche' di quelle da recepire con lo strumento regolamentare, sono attribuite alle amministrazioni che effettuano le prestazioni e i controlli, mediante riassegnazione ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1999, n. 469.



Note all'art. 6:
L'art. 9, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11,
cosi' recita:
«Art. 9 (Contenuti della legge comunitaria). - 1
(Omissis).
2. Gli oneri relativi a prestazioni e controlli da
eseguire da parte di uffici pubblici, ai fini
dell'attuazione delle disposizioni comunitarie di cui alla
legge comunitaria per l'anno di riferimento, sono posti a
carico dei soggetti interessati, secondo tariffe
determinate sulla base del costo effettivo del servizio,
ove cio' non risulti in contrasto con la disciplina
comunitaria. Le tariffe di cui al precedente periodo sono
predeterminate e pubbliche.».
- Il decreto del Presidente della Repubblica
10 novembre 1999, n. 469, reca: «Regolamento recante norme
di semplificazione del procedimento per il versamento di
somme all'entrata e la riassegnazione alle unita'
previsionali di base per la spesa del bilancio dello Stato,
con particolare riferimento ai finanziamenti dell'Unione
europea, ai sensi dell'art. 20, comma 8, della legge
15 marzo 1997, n. 59».



 
Art. 7.
(Attuazione di direttive comunitarie con regolamento autorizzato)
1. Il Governo e' autorizzato a dare attuazione alle direttive comprese nell'elenco di cui all'allegato C con uno o piu' regolamenti da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, secondo quanto disposto dagli articoli 9 e 11 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, e con le procedure ivi previste, previo parere dei competenti organi parlamentari ai quali gli schemi di regolamento sono trasmessi con apposite relazioni cui e' allegato il parere del Consiglio di Stato e che si esprimono entro quaranta giorni dall'assegnazione. Decorso il predetto termine, i regolamenti sono emanati anche in mancanza di detti pareri.
2. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.



Note all'art. 7:
- L'art. 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.
400, citata nell'art. 1, cosi' recita:
«2. Con decreto del Presidente della Repubblica, previa
deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentito il
Consiglio di Stato, sono emanati i regolamenti per la
disciplina delle materie, non coperte da riserva assoluta
di legge prevista dalla Costituzione, per le quali le leggi
della Repubblica, autorizzando l'esercizio della potesta'
regolamentare del Governo, determinano le norme generali
regolatrici della materia e dispongono l'abrogazione delle
norme vigenti, con effetto dall'entrata in vigore delle
norme regolamentari.».
- Gli articoli 9 e 11 della legge 4 febbraio 2005, n.
11, cosi' recitano:
«Art. 9 (Contenuti della legge comunitaria). - 1. Il
periodico adeguamento dell'ordinamento nazionale
all'ordinamento comuni-tario e' assicurato dalla legge
comunitaria annuale, che reca:
a) disposizioni modificative o abrogative di
disposizioni statali vigenti in contrasto con gli obblighi
indicati all'art. 1;
b) disposizioni modificative o abrogative di
disposizioni statali vigenti oggetto di procedure di
infrazione avviate dalla Commissione delle Comunita'
europee nei' confronti della Repubblica italiana;
c) disposizioni occorrenti per dare attuazione o
assicurare l'applicazione degli atti del Consiglio o della
Commissione delle Comunita' europee di cui alle lettere a)
e c) del comma 2 dell'art. 1, anche mediante il
conferimento al Governo di delega legislativa;
d) disposizioni che autorizzano il Governo ad attuare
in via regolamentare le direttive, sulla base di quanto
previsto dall'art. 11;
e) disposizioni occorrenti per dare esecuzione ai
trattati internazionali conclusi nel quadro delle relazioni
esterne dell'Unione europea;
f) disposizioni che individuano i principi
fondamentali nel rispetto dei quali le regioni e le
province autonome esercitano la propria competenza
normativa per dare attuazione o assicurare l'applicazione
di atti comunitari nelle materie di cui all'art. 117, terzo
comma, della Costituzione;
g) disposizioni che, nelle materie di competenza
legislativa delle regioni e delle province autonome,
conferiscono delega al Governo per l'emanazione di decreti
legislativi recanti sanzioni penali per la violazione delle
disposizioni comunitarie recepite dalle regioni e dalle
province autonome;
h) disposizioni emanate nell'esercizio del potere
sostitutivo di cui all'art. 117, quinto comma, della
Costituzione, in conformita' ai principi e nel rispetto dei
limiti di cui all'art. 16, comma 3.
2. Gli oneri relativi a prestazioni e controlli da
eseguire da parte di uffici pubblici, ai fini
dell'attuazione delle disposizioni comunitarie di cui alla
legge comunitaria per l'anno di riferimento, sono posti a
carico dei soggetti interessati, secondo tariffe
determinate sulla base del costo effettivo del servizio,
ove cio' non risulti in contrasto con la disciplina
comunitaria. Le tariffe di cui al precedente periodo sono
predeterminate e pubbliche.».
«Art. 11 (Attuazione in via regolamentare e
amministrativa). - 1. Nelle materie di cui all'art. 117,
secondo comma, della Costituzione, gia' disciplinate con
legge, ma non coperte da riserva assoluta di legge, le
direttive possono essere attuate mediante regolamento se
cosi' dispone la legge comunitaria. Il Governo presenta
alle Camere, in allegato al disegno di legge comunitaria,
un elenco delle direttive per l'attuazione delle quali
chiede l'autorizzazione di cui all'art. 9, comma 1, lettera
d).
2. I regolamenti di cui al comma 1 sono adottati ai
sensi dell'art. 17, commi 1 e 2, della legge 23 agosto
1988, n. 400, e successive modificazioni, su proposta del
Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro per le
politiche comunitarie e del Ministro con competenza
istituzionale prevalente per la materia, di concerto con
gli altri Ministri interessati. Sugli schemi di regolamento
e' acquisito il parere del Consiglio di Stato, che deve
esprimersi entro quarantacinque giorni dalla richiesta.
Sugli schemi di regolamento e' altresi' acquisito, se cosi'
dispone la legge comunitaria, il parere dei competenti
organi parlamentari, ai quali gli schemi di regolamento
sono trasmessi con apposite relazioni cui e' allegato il
parere del Consiglio di Stato e che si esprimono entro
quaranta giorni dall'assegnazione. Decorsi i predetti
termini, i regolamenti sono emanati anche in mancanza di
detti pareri.
3. I regolamenti di cui al comma 1 si conformano alle
seguenti norme generali, nel rispetto dei principi e delle
disposizioni contenuti nelle direttive da attuare:
a) individuazione della responsabilita' e delle
funzioni attuative delle amministrazioni, nel rispetto del
principio di sussidiarieta';
b) esercizio dei controlli da parte degli organismi
gia' operanti nel settore e secondo modalita' che
assicurino efficacia, efficienza, sicurezza e celerita';
c) esercizio delle opzioni previste dalle direttive
in conformita' alle peculiarita' socio-economiche nazionali
e locali e alla normativa di settore;
d) fissazione di termini e procedure, nel rispetto
dei principi di cui all art. 20, comma 5, della legge
15 marzo 1997. n. 59, e successive modificazioni.
4. I regolamenti di cui al comma 1 tengono conto anche
delle eventuali modificazioni della disciplina comunitaria
intervenute sino al momento della loro adozione.
5. Nelle materie di cui all'art. 117, secondo comma,
della Costituzione, non disciplinate dalla legge o da
regolamento emanato ai sensi dell'art. 17, commi 1 e 2,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive
modificazioni, e non coperte da riserva di legge, le
direttive possono essere attuate con regolamento
ministeriale o interministeriale, ai sensi dell'art. 17,
comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, o con atto
amministrativo generale da parte del Ministro con
competenza prevalente per la materia, di concerto con gli
altri Ministri interessati. Con le medesime modalita' sono
attuate le successive modifiche e integrazioni delle
direttive.
6. In ogni caso, qualora le direttive consentano scelte
in ordine alle modalita' della loro attuazione, la legge
comunitaria o altra legge dello Stato detta i principi e
criteri direttivi. Con legge sono dettate, inoltre, le
disposizioni necessarie per introdurre sanzioni penali o
amministrative o individuare le autorita' pubbliche cui
affidare le funzioni amministrative inerenti
all'applicazione della nuova disciplina.
7. La legge comunitaria provvede in ogni caso, ai sensi
dell'art. 9, comma 1, lettera c), ove l'attuazione delle
direttive comporti:
a) l'istituzione di nuovi organi o strutture
amministrative;
b) la previsione di nuove spese o minori entrate.
8. In relazione a quanto disposto dall'art. 117, quinto
comma, della Costituzione, gli atti normativi di cui al
presente articolo possono essere adottati nelle materie di
competenza legislativa delle regioni e delle province
autonome al fine di porre rimedio all'eventuale inerzia dei
suddetti enti nel dare attuazione a norme comunitarie. In
tale caso, gli atti normativi statali adottati si
applicano, per le regioni e le province autonome nelle
quali non sia ancora in vigore la propria normativa di
attuazione, a decorrere dalla scadenza del termine
stabilito per l'attuazione della rispettiva normativa
comunitaria, perdono comunque efficacia dalla data di
entrata in vigore della normativa di attuazione di ciascuna
regione e provincia autonoma e recano l'esplicita
indicazione della natura sostitutiva del potere esercitato
e del carattere cedevole delle disposizioni in essi
contenute. I predetti atti normativi sono sottoposti al
preventivo esame della Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e
di Bolzano.».



 
Art. 8.
(Delega al Governo per il riordino normativo
nelle materie interessate dalle direttive comunitarie)
1. Il Governo e' delegato ad adottare, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, con le modalita' di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 1, entro il termine di diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, testi unici delle disposizioni dettate in attuazione delle deleghe conferite per il recepimento di direttive comunitarie, al fine di coordinare le medesime con le norme legislative vigenti nelle stesse materie, apportando le sole modificazioni necessarie a garantire la semplificazione e la coerenza logica, sistematica e lessicale della normativa.
2. I testi unici di cui al comma 1 riguardano materie o settori omogenei. Fermo restando quanto disposto al comma 3, le disposizioni contenute nei testi unici non possono essere abrogate, derogate, sospese o comunque modificate, se non in modo esplicito mediante l'indicazione puntuale delle disposizioni da abrogare, derogare, sospendere o modificare.
3. Per le disposizioni adottate ai sensi del presente articolo si applica quanto previsto al comma 7 dell'articolo 1.
 
Art. 9. (Modifiche all'articolo 55 del testo unico delle leggi di pubblica
sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, a
parziale recepimento della direttiva 2004/57/CE della Commissione,
del 23 aprile 2004)
1. All'articolo 55 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al terzo comma:
1) le parole: "di qualsiasi genere" sono sostituite dalle seguenti: "di Iª, IIª, IIIª, IVª e Vª categoria, gruppo A e gruppo B,";
2) dopo le parole: "dal Questore" sono inserite le seguenti: ", nonche' materie esplodenti di Vª categoria, gruppo C, a privati che non siano maggiorenni e che non esibiscano un documento di identita' in corso di validita'";
b) dopo il quinto comma e' inserito il seguente:
"Gli obblighi di registrazione delle operazioni giornaliere e di comunicazione mensile all'ufficio di polizia competente per territorio non si applicano alle materie esplodenti di Vª categoria, gruppo D e gruppo E".



Nota all'art. 9:
- Il testo dell'art. 55 del testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931,
n. 773 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 giugno
1931, n. 146, come modificato dalla presente legge, cosi'
recita:
«Art. 55 (art. 54 testo unico 1926). - Gli esercenti
fabbriche, depositi o rivendite di esplodenti di qualsiasi
specie sono obbligati a tenere un registro delle operazioni
giornaliere, in cui saranno indicate le generalita' delle
persone con le quali le operazioni stesse sono compiute. I
rivenditori di materie esplodenti devono altresi'
comunicare mensilmente all'ufficio di polizia competente
per territorio le generalita' delle persone e delle ditte
che hanno acquistato munizioni ed esplosivi, la specie, i
contrassegni e la quantita' delle munizioni e degli
esplosivi venduti e gli estremi dei titoli abilitativi
all'acquisto esibiti dagli interessati.
Tale registro deve essere esibito a ogni richiesta
degli ufficiali od agenti di pubblica sicurezza e deve
essere conservato per un periodo di cinque anni anche dopo
la cessazione dell'attivita'.
E' vietato vendere o in qualsiasi altro modo cedere
materie esplodenti di I, II, III, IV, V categoria, gruppo A
e gruppo B, a privati che non siano muniti di permesso di
porto d'armi ovvero di nulla osta rilasciato dal Questore,
nonche' materie esplodenti di V categoria, gruppo C, a
privati che non siano maggiorenni e che non esibiscano un
documento di identita' in corso di validita'.
Il nulla osta non puo' essere rilasciato a minori; ha
la validita' di un mese ed e' esente da ogni tributo. La
domanda e' redatta in carta libera.
Il Questore puo' subordinare il rilascio del nulla osta
di cui al comma precedente, alla presentazione di
certificato del medico provinciale, o dell'ufficiale
sanitario o di un medico militare, dal quale risulti che il
richiedente non e' affetto da malattie mentali oppure da
vizi che ne diminuiscono, anche temporaneamente, la
capacita' di intendere e di volere.
Il contravventore e' punito con l'arresto da nove mesi
a tre anni e con l'ammenda non inferiore a lire 300.000.
Gli obblighi di registrazione delle operazioni
giornaliere e di comunicazione mensile all'ufficio di
polizia competente per territorio non si applicano alle
materie esplodenti di V categoria, gruppo D e gruppo E.
L'acquirente o cessionario di materie esplodenti in
violazione delle norme del presente articolo e' punito con
l'arresto sino a diciotto mesi e con l'ammenda sino a lire
300.000.».



 
Art. 10.
(Modifica all'articolo 5 della legge 18 aprile 1975, n. 110)
1. All'articolo 5, primo comma, della legge 18 aprile 1975, n. 110, le parole: "e dei giocattoli pirici" sono soppresse.



Note all'art. 10:
- Il testo vigente dell'art. 5, della legge 18 aprile
1975, n. 110, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del
21 aprile 1975, n. 105, cosi' come modificato dalla
presente legge, cosi' recita:
«Art. 5 (Limiti alle registrazioni. Divieto di
giocattoli trasformabili in armi). - Le disposizioni di cui
al primo comma dell'art. 55 del testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza 18 giugno 1931, n. 773, e successive
modificazioni, non si applicano alla vendita al minuto
cartucce da caccia a pallini, dei relativi bossoli o
inneschi nonche' alla vendita dei pallini per le armi ad
aria compressa.».
- L'art. 4-bis del decreto-legge 22 novembre 1956, n.
1274, convertito nella legge 2 dicembre 1956, n. 1452, e'
abrogato.
- Le disposizioni del citato testo unico, del regio
decreto 6 maggio 1940, n. 635, e quelle della presente
legge non si applicano ai giocattoli.
I giocattoli riproducenti armi non possono essere
fabbricati con l'impiego di tecniche e di materiali che ne
consentano la trasformazione in armi da guerra o comuni da
sparo o che consentano l'utilizzo del relativo
munizionamento o il lancio di oggetti idonei all'offesa
della persona. Devono inoltre avere l'estremita' della
canna parzialmente o totalmente occlusa da un visibile
tappo rosso incorporato.
Nessuna limitazione e' posta all'aspetto dei giocattoli
riproducenti armi destinati all'esportazione.
Chiunque produce o pone in commercio giocattoli
riproducenti armi senza l'osservanza delle disposizioni del
quarto comma e' punito con la reclusione da uno a tre anni
e con la multa da lire un milione a lire cinque milioni
Quando l'uso o il porto d'armi e' previsto quale
elemento costitutivo o circostanza aggravante del reato, il
reato stesso sussiste o e' aggravato anche qualora si
tratti di arma per uso scenico o di giocattoli riproducenti
armi la cui canna non sia occlusa a norma del quarto
comma.».



 
Art. 11.
(Adempimenti in materia di rifiuti pericolosi)
1. I produttori di rifiuti pericolosi che non sono inquadrati in un'organizzazione di ente o di impresa adempiono all'obbligo della tenuta del registro di carico e scarico di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni, attraverso la conservazione, in ordine cronologico, delle copie del formulario proprie del detentore, di cui all'articolo 15 del citato decreto legislativo n. 22 del 1997.
2. I soggetti di cui al comma 1 non sono tenuti alla comunicazione annuale al Catasto, di cui all'articolo 11, comma 3, del citato decreto legislativo n. 22 del 1997, e successive modificazioni. 3. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai rifiuti urbani.



Note all'art. 11:
- Si riporta il testo degli articoli 12, 15 e 11, comma
3, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 recante:
«Attuazione della direttiva 91/156/CEE sui rifiuti, della
direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e della
direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di
imballaggio.».
«Art. 12 (Registri di carico e scarico). 1. - I
soggetti di cui all'art. 11, comma 3, hanno l'obbligo di
tenere un registro di carico e scarico, con fogli numerati
e vidimati dall'Ufficio del registro, su cui devono
annotare, le informazioni sulle caratteristiche qualitative
e quantitative dei rifiuti, da utilizzare ai fini della
comunicazione annuale al Catasto. Le annotazioni devono
essere effettuate:
a) per i produttori almeno entro una settimana dalla
produzione del rifiuto e dallo scarico del medesimo;
b) per i soggetti che effettuano la raccolta e il
trasporto almeno entro una settimana dalla effettuazione
del trasporto;
c) per i commercianti e gli intermediari almeno entro
una settimana dalla effettuazione della transazione
relativa;
d) per i soggetti che effettuano le operazioni di
recupero e di smaltimento entro ventiquattro ore dalla
presa in carico dei rifiuti.
2. Il registro tenuto dagli stabilimenti e dalle
imprese che svolgono attivita' di smaltimento e di recupero
di rifiuti deve, inoltre, contenere:
a) l'origine, la quantita', le caratteristiche e la
destinazione specifica dei rifiuti;
b) la data del carico e dello scarico dei rifiuti ed
il mezzo di trasporto utilizzato;
c) il metodo di trattamento impiegato.
3. I registri sono tenuti presso ogni impianto di
produzione, di stoccaggio, di recupero e di smaltimento di
rifiuti nonche' presso la sede delle imprese che effettuano
attivita' di raccolta e trasporto, e presso la sede dei
commercianti e degli intermediari. I registri integrati con
i formulari relativi al trasporto dei rifiuti sono
conservati per cinque anni dalla data dell'ultima
registrazione, ad eccezione dei registri relativi alle
operazioni di smaltimento dei rifiuti in discarica, che
devono essere conservati a tempo indeterminato ed al
termine dell'attivita' devono essere consegnati
all'autorita' che ha rilasciato l'autorizzazione
3-bis. I registri di carico e scarico relativi ai
rifiuti prodotti dalle attivita' di manutenzione delle reti
e delle utenze diffuse svolte dai soggetti pubblici e
privati titolari di diritti speciali o esclusivi ai sensi
della direttiva 93/38/CE attuata con il decreto legislativo
17 marzo 1995, n. 158, che installano e gestiscono,
direttamente o mediante appaltatori, reti ed impianti per
l'erogazione di forniture e servizi di interesse pubblico,
possono essere tenuti, nell'ambito della provincia dove
l'attivita' e' svolta, presso le sedi di coordinamento
organizzativo o altro centro equivalente comunicato
preventivamente alla provincia medesima.
4. I soggetti la cui produzione annua di rifiuti non
eccede le 5 tonnellate di rifiuti non pericolosi ed una
tonnellata di rifiuti pericolosi, possono adempiere
all'obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico
dei rifiuti anche tramite le organizzazioni di categoria
interessate o loro societa' di servizi che provvedono ad
annotare i dati previsti con cadenza mensile, mantenendo
presso la sede dell'impresa copia dei dati trasmessi
5. Le informazioni contenute nel registro sono rese in
qualunque momento all'autorita' di controllo che ne fa
richiesta.
6. In attesa dell'individuazione del modello uniforme
di registro di carico e scarico e degli eventuali documenti
sostitutivi, nonche' delle modalita' di tenuta degli
stessi, continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti
che disciplinano le predette modalita' di tenuta dei
registri.
6-bis. Sono esonerati dall'obbligo di cui al comma 1 i
consorzi di cui agli articoli 40, 41, 47 e 48 del presente
decreto e i consorzi di cui all'art. 9-quinquies del
decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito, con
modificazioni, dalla legge 9 novembre 1988, n. 475, e
all'art. 11 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n.
95.».
«Art. 15 (Trasporto dei rifiuti). - 1. Durante il
trasporto effettuato da enti o imprese i rifiuti sono
accompagnati da un formulario di identificazione dal quale
devono risultare, in particolare, i seguenti dati:
a) nome ed indirizzo del produttore e del detentore;
b) origine, tipologia e quantita' del rifiuto;
c) impianto di destinazione;
d) data e percorso dell'istradamento;
e) nome ed indirizzo del destinatario.
2. Il formulario di identificazione di cui al comma 1
deve essere redatto in quattro esemplari, compilato, datato
e firmato dal detentore dei rifiuti, e controfirmato dal
trasportatore. Una copia del formulario deve rimanere
presso il detentore, e le altre tre, controfirmate e datate
in arrivo dal destinatario, sono acquisite una dal
destinatario e due dal trasportatore, che provvede a
trasmetterne una al detentore. Le copie del formulario
devono essere conservate per cinque anni.
3. Durante la raccolta ed il trasporto i rifiuti
pericolosi devono essere imballati ed etichettati in
conformita' alle norme vigenti in materia.
4. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano
al trasporto di rifiuti urbani effettuato dal soggetto che
gestisce il servizio pubblico ne' ai trasporti di rifiuti
che non eccedano la quantita' di trenta chilogrammi al
giorno o di trenta litri al giorno effettuati dal
produttore dei rifiuti stessi.
5. Il modello uniforme di formulario di identificazione
di cui al comma 1 e' adottato entro sessanta giorni dalla
data di entrata in vigore del presente decreto.
5-bis. I formulari di identificazione di cui al comma 1
devono essere numerati e vidimati dall'Ufficio del registro
o dalle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura, e devono essere annotati sul registro
IVA-acquisti. La vidimazione dei predetti formulari di
identificazione e' gratuita e non e' soggetta ad alcun
diritto o imposizione tributaria.».
«3. Chiunque effettua a titolo professionale attivita'
di raccolta e di trasporto di rifiuti, compresi i
commercianti e gli intermediari di rifiuti, ovvero svolge
le operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti,
nonche' le imprese e gli enti che producono rifiuti
pericolosi e le imprese e gli enti che producono rifiuti
non pericolosi di cui all'art. 7, comma 3, lettere c), d) e
g), sono tenuti a comunicare annualmente con le modalita'
previste dalla legge 25 gennaio 1994, n. 70, le quantita' e
le caratteristiche qualitative dei rifiuti oggetto delle
predette attivita'. Sono esonerati da tale obbligo gli
imprenditori agricoli di cui all'art. 2135 del codice
civile con un volume di affari annuo non superiore a lire
quindicimilioni e, limitatamente alla produzione di rifiuti
non pericolosi, i piccoli imprenditori artigiani di cui
all'art. 2083 del codice civile che non hanno piu' di tre
dipendenti. Nel caso in cui i produttori di rifiuti
conferiscano i medesimi al servizio pubblico di raccolta,
la comunicazione e' effettuata dal gestore del servizio
limitatamente alla quantita' conferita.».



 
Art. 12.
(Valutazione di titoli e certificazioni comunitarie)
1. Fatta salva la normativa vigente in materia, in caso di procedimento nel quale e' richiesto quale requisito il possesso di un titolo di studio, corso di perfezionamento, certificazione di esperienze professionali e ogni altro attestato che certifichi competenze acquisite dall'interessato, l'ente responsabile valuta la corrispondenza agli indicati requisiti dei titoli e delle certificazioni acquisiti in altri Stati membri dell'Unione europea o in Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo o nella Confederazione elvetica.
2. La valutazione dei titoli di studio e' subordinata alla preventiva acquisizione sugli stessi del parere favorevole espresso dal Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca tenuto conto dell'oggetto del procedimento. Il parere deve essere comunque reso entro centottanta giorni dal ricevimento della documentazione completa.
 
Art. 13.
(Modifiche al testo unico di cui al decreto
legislativo 16 aprile 1994, n. 297)
1. Al testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 379, concernente la disciplina del riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero dai lavoratori italiani e loro congiunti emigrati:
1) le parole: "lavoratori italiani e loro congiunti emigrati", "lavoratori italiani e i loro congiunti emigrati" e "lavoratori italiani o loro congiunti emigrati", ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: "cittadini di Stati membri dell'Unione europea, degli Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo e della Confederazione elvetica";
2) le parole: "all'estero", ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: "in uno Stato diverso dall'Italia";
3) il comma 9 e' abrogato;
b) l'articolo 380 e' abrogato.
2. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.



Note all'art. 13:
- Il testo vigente dell'art. 379 del decreto
legislativo 16 aprile 1994, n. 297, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 19 maggio 1994, n. 115, supplemento
ordinario, cosi' come modificato dalla presente legge,
cosi' recita:
«Art. 379 (Riconoscimento dei titoli di studio
conseguiti in uno Stato diverso dall'Italia dai cittadini
di Stati membri dell'Unione europea, degli Stati aderenti
all'Accordo sullo Spazio economico europeo e della
conferenza elettiva). - 1. I cittadini di Stati membri
dell'Unione europea, degli Stati aderenti all'Accordo sullo
Spazio economico europeo e della Confederazione elvetica
che abbiano conseguito in uno Stato diverso dall'Italia un
titolo di studio nelle scuole straniere corrispondenti alle
scuole italiane elementare e media possono ottenere
l'equipollenza a tutti gli effetti di legge con i titoli di
studio italiani a condizione che sostengano una prova
integrativa di lingua e cultura generale italiana secondo
le norme e i programmi stabiliti con provvedimento del
Ministro della pubblica istruzione, d'intesa con il
Ministro degli affari esteri.
2. Dalla prova integrativa sono esentati coloro che
producano l'attestato di frequenza con profitto delle
classi o corsi istituiti in uno Stato diverso dall'Italia
dal Ministero degli affari esteri ai sensi dell'art. 636,
comma 1, lettere a) e b), ovvero siano in possesso di un
titolo straniero che comprenda la lingua italiana tra le
materie classificate.
3. I provveditori agli studi, accertate le condizioni
previste nei commi 1 e 2, rilasciano il documento
comprovante l'equipollenza sulla base di tabelle stabilite
con decreto del Ministro della pubblica istruzione sentito
il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, di
concerto con il Ministro degli affari esteri.
4. I cittadini di Stati membri dell'Unione europea,
degli Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico
europeo e della Confederazione elvetica che abbiano
conseguito in uno Stato diverso dall'Italia un titolo
finale di studio nelle scuole straniere corrispondenti agli
istituti italiani di istruzione secondaria superiore o di
istruzione professionale possono ottenere l'equipollenza a
tutti gli effetti di legge con i titoli di studio finali
italiani a condizione che sostengano le prove integrative
eventualmente ritenute necessarie per ciascun tipo di
titolo di studio straniero da una apposita commissione
nominata dal Ministro della pubblica istruzione, composta
di sette membri, uno dei quali designato dal Ministero
degli affari esteri.
5. Le prove sono sostenute nella sede stabilita dal
provveditore agli studi al quale e' stata presentata la
domanda dell'interessato.
6. I programmi e le modalita di svolgimento delle prove
sono stabiliti con provvedimento del Ministro della
pubblica istruzione, sentito il Consiglio nazionale della
pubblica istruzione, d'intesa con il Ministro degli affari
esteri.
7. Il documento comprovante l'equipollenza e'
rilasciato dal provveditore agli studi.
8. La validita' in Italia di attestati di qualifica
professionale acquisiti in uno Stato diverso dall'Italia da
cittadini di Stati membri dell'Unione europea, degli Stati
aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo e della
Conferenza elvetica diversi da quelli considerati nel terzo
comma dell'art. 4 della legge 3 marzo 1971, n. 153, e'
concessa sulla base di tabelle di equipollenza approvate
con provvedimenti del Ministro del lavoro e della
previdenza sociale, da emanarsi d'intesa con il Ministro
degli affari esteri e sentito il Ministro della pubblica
istruzione ove si tratti di questioni rientranti anche
nella sua competenza. Il documento comprovante l'estensione
della validita' e' rilasciato dall'Ufficio provinciale del
lavoro e della massima occupazione.
9. (Abrogato).».



 
Art. 14.
(Modifiche al decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269, recante
attuazione della direttiva 1999/5/CE riguardante le
apparecchiature radio, le apparecchiature terminali di
telecomunicazione ed il reciproco riconoscimento della loro
conformita)
1. All'articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269, le parole: "l'emissione e" sono sostituite dalle seguenti: "l'emissione ovvero".
2. All'articolo 10 del decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 e' sostituito dal seguente:
"1. Chiunque immette sul mercato ovvero installa apparecchi non conformi ai requisiti essenziali di cui all'articolo 3 e' assoggettato alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 4.131 a euro 24.789 e del pagamento di una somma da euro 20 a euro 123 per ciascun apparecchio. Alla stessa sanzione e' assoggettato chiunque apporta modifiche agli apparecchi dotati della prescritta marcatura che comportano mancata conformita' ai requisiti essenziali. In ogni caso la sanzione amministrativa non puo' superare la somma complessiva di euro 103.291";
b) al comma 2, primo periodo, le parole: "da lire 4 milioni a lire 24 milioni" sono sostituite dalle seguenti: "da euro 1.032 a euro 12.394" e le parole: "da lire 20 mila a lire 120 mila" sono sostituite dalle seguenti: "da euro 10 a euro 61"; al secondo periodo, le parole: "lire 200 milioni" sono sostituite dalle seguenti: "euro 103.291";
c) dopo il comma 2 e' inserito il seguente:
"2-bis. Il fabbricante o chiunque immette sul mercato apparecchi conformi ai requisiti essenziali di cui all'articolo 3, ma privi delle informazioni sull'uso cui l'apparecchio e' destinato, nonche' delle indicazioni relative agli Stati membri dell'Unione europea o alla zona geografica all'interno di uno Stato membro dove l'apparecchiatura e' destinata ad essere utilizzata, nonche' delle informazioni relative ad eventuali restrizioni o richieste di autorizzazioni necessarie per l'uso delle apparecchiature radio in taluni Stati membri, e' assoggettato alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.032 a euro 12.394 e del pagamento di una somma da euro 10 a euro 61 per ciascun apparecchio. In ogni caso la sanzione amministrativa non puo' superare la somma complessiva di euro 103.291";
d) al comma 3, le parole: "da lire 2 milioni a lire 12 milioni" sono sostituite dalle seguenti: "da euro 1.032 a euro 6.197";
e) al comma 4, le parole: "da lire 5 milioni a lire 30 milioni" sono sostituite dalle seguenti: "da euro 2.582 a euro 15.493";
f) al comma 5, le parole: "da lire 500 mila a lire 3 milioni" sono sostituite dalle seguenti: "da euro 258 a euro 1.549";
g) al comma 6, le parole: "da lire 10 milioni a lire 60 milioni" sono sostituite dalle seguenti: "da euro 5.164 a euro 30.987".



Note all'art. 14:
- Il testo vigente degli articoli 1, comma 1 e 10 del
decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 7 luglio 2001, n. 156, supplemento
ordinario, cosi' come modificato dalla presente legge cosi'
recita:
«Art. 1 (Definizioni). - 1. Ai fini del presente
decreto, valgono le seguenti definizioni:
a) «apparecchio»: qualsiasi apparecchiatura che sia
un'apparecchiatura radio o un'apparecchiatura terminale di
telecomunicazione o entrambe;
b) «apparecchiatura terminale di telecomunicazione»:
e' un prodotto che consente la comunicazione, o un suo
componente essenziale, destinato ad essere connesso in
qualsiasi modo, direttamente o indirettamente, ad
interfacce di reti pubbliche di telecomunicazione, cioe' di
reti di telecomunicazione utilizzate, interamente o
parzialmente, per fornire servizi di telecomunicazione
accessibili al pubblico;
c) «apparecchiatura radio»: e' un prodotto, o un suo
componente essenziale, in grado di comunicare mediante
l'emissione ovvero la ricezione di onde radio impiegando lo
spettro attribuito alle radiocomunicazioni di terra e
spaziali;».
«Art. 10 (Sanzioni). - 1. Chiunque immette sul mercato
ovvero installa apparecchi non conformi ai requisiti
essenziali di cui all'art. 3 e' assoggettato alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 4.131 a
euro 24.189 e del pagamento di una somma da euro 20 a euro
123 per ciascun apparecchio. Alla stessa sanzione e'
assoggettato chiunque apporta modifiche agli apparecchi
dotati della prescritta marcatura che comportano mancata
conformita' ai requisiti essenziali. In ogni caso la
sanzione amministrativa non puo' superare la somma
complessiva di euro 103.291.
2. Chiunque immette nel mercato, commercializza
all'ingrosso o al dettaglio, distribuisce in qualunque
forma ovvero installa apparecchi conformi ai requisiti
essenziali di cui all'art. 3, ma privi della marcatura CE,
compreso l'identificatore di categoria ove previsto, e del
numero dell'organismo notificato, laddove richiesto, oppure
chi, dovendo detenere la documentazione tecnica di cui agli
allegati II, III, IV e V annessi al presente decreto nei
rispettivi casi di applicabilita', ne viene trovato
totalmente o parzialmente sprovvisto e' assoggettato alla
sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro
1.032 a euro 12.394 e del pagamento di una somma da euro 10
a euro 61 per ciascun apparecchio. In ogni caso la sanzione
amministrativa non puo' superare la somma complessiva di
euro 103.191.
2-bis. Il fabbricante o chiunque immette sul mercato
apparecchi conformi ai requisiti essenziali di cui all'art.
3, ma privi delle informazioni sull'uso cui l'apparecchio
e' destinato, nonche' delle indicazioni relative agli Stati
membri dell'Unione europea o alla zona geografica
all'interno di uno Stato membro dove l'apparecchiatura e'
destinata ad essere utilizzata, nonche' delle informazioni
relative ad eventuali restrizioni o richieste di
autorizzazioni necessarie per l'uso delle apparecchiature
radio in taluni Stati membri, e' assoggettato alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.032 a
euro 12.394 e del pagamento di una somma da euro 10 a euro
61 per ciascun apparecchio. In ogni caso la sanzione
amministrativa non puo' superare la somma complessiva di
euro 103.291.
3. Chiunque appone marchi che possono confondersi con
la marcatura ovvero ne limitano la visibilita' e la
leggibilita', e' assoggettato alla sanzione amministrativa
del pagamento di una somma da euro 1.032 a euro 6.197.
4. Chiunque promuove pubblicita' per apparecchi che non
rispettano le prescrizioni del presente decreto e'
assoggettato alla sanzione amministrativa del pagamento di
una somma da euro 2.582 a euro 15.493.
5. Chiunque utilizza apparecchi, conformi al presente
decreto, non correttamente installati o sottoposti a non
corretta manutenzione ovvero non li utilizza per i fini
previsti dal fabbricante o apporta per uso personale
modifiche agli apparecchi dotati della prescritta marcatura
che comportano mancata conformita' ai requisiti essenziali
di cui all'art. 3 e' assoggettato alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 258 a
euro 1.549.
6. La mancata notificazione al Ministero delle
comunicazioni della immissione sul mercato di un prodotto
di cui all'art. 6, comma 4, comporta l'applicazione della
sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro
5.164 a euro 30.987.
7. L'accertamento delle violazioni delle disposizioni
recate dal presente decreto e' svolto dagli uffici centrali
e periferici del Ministero delle comunicazioni e dai
competenti organi di Polizia; l'applicazione delle previste
sanzioni amministrative compete agli uffici periferici del
Ministero.
8. Sono assoggettati a sequestro gli apparecchi di cui
all'art. 2, comma 1, che sono immessi sul mercato o messi
in esercizio e che risultano:
a) non conformi ai requisiti essenziali di cui
all'art. 3;
b) privi della marcatura CE, ivi compreso
l'identificatore di categoria ove stabilito, o del numero
dell'organismo notificato, laddove richiesto;
c) non corredati dalla dichiarazione di conformita';
d) provvisti di marcature che possano confondersi con
la marcatura CE ovvero che possano limitarne la visibilita'
o la leggibilita'.
9. Gli apparecchi sono confiscati qualora, nei sei mesi
successivi alla esecuzione del sequestro, non si e'
proceduto alla regolarizzazione delle situazioni indicate
nel comma 8 ovvero al ritiro dal mercato degli apparecchi
medesimi.».



 
Art. 15. (Attuazione della decisione C (2004) 4746 della Commissione, del 14
dicembre 2004)
1. In attuazione della decisione C (2004) 4746 della Commissione, del 14 dicembre 2004, il regime di aiuti a favore delle imprese che hanno sostenuto, nel periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data del 2 ottobre 2003, spese per la partecipazione espositiva di prodotti in fiere all'estero, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e' interrotto a decorrere dal periodo d'imposta per il quale, alla data di entrata in vigore della presente legge, non e' ancora scaduto il termine per la presentazione della relativa dichiarazione dei redditi.
2. Entro novanta giorni dalla data di emanazione del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate che determina le modalita' applicative della presente disposizione, i soggetti che hanno beneficiato degli aiuti di cui al comma 1 presentano in via telematica all'Agenzia delle entrate una attestazione, ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, con gli elementi necessari per l'individuazione dell'aiuto illegittimamente fruito sulla base delle disposizioni contenute nel citato provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da cui risulti comunque:
a) l'ammontare delle spese sostenute sulla base delle quali e' stata calcolata l'agevolazione di cui al comma 1;
b) l'importo corrispondente all'eventuale imposta sul reddito non dovuta per effetto dell'agevolazione illegittimamente fruita.
3. Entro i sessanta giorni successivi al termine di cui al comma 2, i beneficiari del regime agevolativo di cui al comma 1 effettuano, a seguito di autoliquidazione, il versamento degli importi corrispondenti alle imposte non corrisposte per effetto del regime agevolativo medesimo relativamente ai periodi di imposta nei quali tale regime e' stato fruito, nonche' degli interessi calcolati sulla base delle disposizioni di cui al capo V del regolamento (CE) n. 794/2004 della Commissione, del 21 aprile 2004, maturati a decorrere dalla data in cui le imposte non versate sono state messe a disposizione dei beneficiari fino alla data del loro recupero effettivo.
4. L'Agenzia delle entrate provvede alle attivita' di liquidazione e controllo del corretto adempimento degli obblighi derivanti dal presente articolo e, in caso di mancato o insufficiente versamento, ai sensi del comma 3, si rendono applicabili le norme in materia di liquidazione, accertamento, riscossione e contenzioso nonche' le sanzioni previste ai fini delle imposte sui redditi.
5. Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle spese sostenute dalle piccole e medie imprese per la partecipazione espositiva di prodotti in fiere all'estero nel rispetto delle condizioni di cui all'articolo 5, lettera b), del regolamento (CE) n. 70/2001 della Commissione, del 12 gennaio 2001.



Note all'art. 15:
- Si riporta il testo dell'art. 1, comma 1, lettera b),
del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito,
con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326,
recante: «Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e
per la correzione dell'andamento dei conti pubblici»:
«Art. 1 (Detassazione degli investimenti in ricerca e
sviluppo, tecnologia digitale, export, quotazione in borsa,
stage aziendali per studenti). - 1. Per i soggetti in
attivita' alla data di entrata in vigore del presente
decreto, in aggiunta alla ordinaria deduzione e' escluso
dall'imposizione sul reddito d'impresa:
a) un importo pari al dieci per cento dei costi di
ricerca e di sviluppo iscrivibili tra le immobilizzazioni
immateriali; a tale importo si aggiunge il 30 per cento
dell'eccedenza rispetto alla media degli stessi costi
sostenuti nei tre periodi d'imposta precedenti; le stesse
percentuali si applicano all'ammontare delle spese
sostenute dalle piccole e medie imprese, come definite
dall'Unione europea, che, nell'ambito di distretti
industriali o filiere produttive, si aggregano in numero
non inferiore a dieci, utilizzando nuove strutture
consortili o altri strumenti contrattuali per realizzare
sinergie nelle innovazioni informatiche. L'efficacia delle
disposizioni del precedente periodo e' subordinata, ai
sensi dell'art. 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo
della Comunita' europea, alla preventiva approvazione da
parte della Commissione europea;
b) l'importo delle spese direttamente sostenute per
la partecipazione espositiva di prodotti in fiere
all'estero; sono comunque escluse le spese per
sponsorizzazioni;
c) l'ammontare delle spese sostenute per stage
aziendali destinati a studenti di corsi d'istruzione
secondaria o universitaria, ovvero a diplomati o laureati
per i quali non sia trascorso piu' di un anno dal termine
del relativo corso di studi;
d) l'ammontare delle spese sostenute per la
quotazione in un mercato regolamentato di cui all'art.
11.».
- Il decreto del Presidente della Repubblica
28 dicembre 2000, n. 445, reca: «Testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di
documentazione amministrativa».
- Il capo V del regolamento (CE) n. 794/2004 pubblicato
nella GUCE n. L 140 del 30 aprile 2004, reca: «Tassi di
interesse per il recupero di aiuti illegittimi».
- Il regolamento (CE) n. 70/2001 e' pubblicato nella
GUCE n. L 10 del 13 gennaio 2001.



 
Art. 16.
(Modifiche all'articolo 1 della legge 18 aprile 2005, n. 62)
1. All'articolo 1 della legge 18 aprile 2005, n. 62, dopo il comma 5 e' inserito il seguente:
"5-bis. Entro tre anni dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al comma 1, adottati per l'attuazione delle direttive 2004/39/CE, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, e 2004/25/CE, concernente le offerte pubbliche di acquisto, il Governo, nel rispetto dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 2 e con la procedura prevista dal presente articolo, puo' emanare disposizioni integrative e correttive al fine di tenere conto delle eventuali disposizioni di attuazione adottate dalla Commissione europea secondo la procedura di cui, rispettivamente, all'articolo 64, paragrafo 2, della direttiva 2004/39/CE, e all'articolo 18, paragrafo 2, della direttiva 2004/25/CE".
2. All'articolo 1, comma 5, della legge 18 aprile 2005, n. 62, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", fatto salvo quanto previsto dal comma 5-bis".



Note all'art. 16:
- Il testo vigente dell'art. 1 della legge 18 aprile
2005, n. 62, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 27 aprile
2005, n. 96, supplemento ordinario, cosi' come modificato
dalla presente legge, cosi' recita:
«Art. 1 (Delega al Governo per l'attuazione di
direttive comuni-tarie). - 1. Il Governo e' delegato ad
adottare, entro il termine di diciotto mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge, i decreti
legislativi recanti le norme occorrenti per dare attuazione
alle direttive comprese negli elenchi di cui agli allegati
A e B.
2. I decreti legislativi sono adottati, nel rispetto
dell'art. 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, su
proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o del
Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro con
competenza istituzionale prevalente per la materia, di
concerto con i Ministri degli affari esteri, della
giustizia, dell'economia e delle finanze e con gli altri
Ministri interessati in relazione all'oggetto della
direttiva.
3. Gli schemi dei decreti legislativi recanti
attuazione delle direttive comprese nell'elenco di cui
all'allegato B, nonche', qualora sia previsto il ricorso a
sanzioni penali, quelli relativi all'attuazione delle
direttive elencate nell'allegato A, sono trasmessi, dopo
l'acquisizione degli altri pareri previsti dalla legge,
alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica
perche' su di essi sia espresso il parere dei competenti
organi parlamentari. Decorsi quaranta giorni dalla data di
trasmissione, i decreti sono emanati anche in mancanza del
parere. Qualora il termine per l'espressione del parere
parlamentare di cui al presente comma, ovvero i diversi
termini previsti dai commi 4 e 8, scadano nei trenta giorni
che precedono la scadenza dei termini previsti ai commi 1 o
5 o successivamente, questi ultimi sono prorogati di
novanta giorni.
4. Gli schemi dei decrfi legislativi recanti attuazione
della direttiva 2003/10/CE, della direttiva 2003/20/CE,
della direttiva 2003/35/CE, della direttiva 2003/42/CE,
della direttiva 2003/59/CE, della direttiva 2003/85/CE,
della direttiva 2003/87/CE, della direttiva 2003/99/CE,
della direttiva 2003/122/Euratom, della direttiva
2004/8/CE, della direttiva 2004/12/CE, della direttiva
2004/17/CE, della direttiva 2004/18/CE, della direttiva
2004/22/CE, della direttiva 2004/25/CE, della direttiva
2004/35/CE, 2004/38/CE, della direttiva 2004/39/CE, della
direttiva 2004/67/CE e della direttiva 2004/101/CE sono
corredati della relazione tecnica di cui all'art. 11-ter,
comma 2, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive
modificazioni. Su di essi e' richiesto anche il parere
delle Commissioni parlamentari competenti per i profili
finanziari. Il Governo, ove non intenda conformarsi alle
condizioni formulate con riferimento all'esigenza di
garantire il rispetto dell'art. 81, quarto comma, della
Costituzione, ritrasmette alle Camere i testi, corredati
dei necessari elementi integrativi di informazione, per i
pareri definitivi delle Commissioni competenti per i
profili finanziari che devono essere espressi entro venti
giorni.
5. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore
di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel
rispetto dei principi e criteri direttivi fissati dalla
presente legge, il Governo puo' emanare, con la procedura
indicata nei commi 2, 3 e 4, disposizioni integrative e
correttive dei decreti legislativi emanati ai sensi del
comma 1, fatto salvo quanto previsto dal comma 5-bis.
5-bis. Entro tre anni dalla data di entrata in vigore
dei decreti legislativi di cui al comma 1, adottati per
l'attuazione delle direttive 2004/39/CE, relativa ai
mercati degli strumenti finanziari, e 2004/25/CE,
concernente le offerte pubbliche di acquisto, il Governo,
nel rispetto dei principi e criteri direttivi di cui
all'art. 2 e con la procedura prevista dal presente
articolo, puo' emanare disposizioni integrative e
correttive al fine di tenere conto delle eventuali
disposizioni di attuazione adottate dalla Commissione
europea secondo la procedura di cui, rispettivamente,
all'art. 64, paragrafo 2, della direttiva 2004/39/CE, e
all'art. 18, paragrafo 2, della direttiva 2004/25/CE.
6. In relazione a quanto disposto dall'art. 117, quinto
comma, della Costituzione, i decreti legislativi
eventualmente adottati nelle materie di competenza
legislativa delle regioni e delle province autonome di
Trento e di Bolzano entrano in vigore, per le regioni e le
province autonome nelle quali non sia ancora in vigore la
propria normativa di attuazione, alla data di scadenza del
termine stabilito per l'attuazione della normativa
comunitaria e perdono comunque efficacia a decorrere dalla
data di entrata in vigore della normativa di attuazione
adottata da ciascuna regione e provincia autonoma nel
rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario
e, nelle materie di competenza concorrente, dei principi
fondamentali stabiliti dalla legislazione dello Stato. A
tale fine i decreti legislativi recano l'esplicita
indicazione della natura sostitutiva e cedevole delle
disposizioni in essi contenute.
7. Il Ministro per le politiche comunitarie, nel caso
in cui una o piu' deleghe di cui al comma 1 non risulti
ancora esercitata trascorsi quattro mesi dal termine
previsto dalla direttiva per la sua attuazione, trasmette
alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica una
relazione che dia conto dei motivi addotti dai Ministri con
competenza istituzionale prevalente per la materia a
giustificazione del ritardo. Il Ministro per le politiche
comunitarie ogni quattro mesi informa altresi' la Camera
dei deputati e il Senato della Repubblica sullo stato di
attuazione delle direttive da parte delle regioni e delle
province autonome.
8. Il Governo, quando non intende conformarsi ai pareri
parlamentari di cui al comma 3, relativi a sanzioni penali
contenute negli schemi di decreti legislativi recanti
attuazione delle direttive comprese negli allegati A e B,
ritrasmette con le sue osservazioni e con eventuali
modificazioni i testi alla Camera dei deputati ed al Senato
della Repubblica per il parere definitivo che deve essere
espresso entro venti giorni.».
- La direttiva 2004/25/CE e' pubblicata nella GUCE n.
L 142 del 30 aprile 2004.



 
Art. 17. (Modifiche all'articolo 38 del regolamento di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290)
1. I commi 1 e 2 dell'articolo 38 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290, sono abrogati.



Nota all'art. 17:
- Il testo vigente dell'art. 38 del decreto del
Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 luglio 2001, n. 165,
supplemento ordinario, cosi' come modificato dal presente
decreto, cosi' recita:
«Art. 38 (Disposizioni per l'uso di prodotti naturali e
particolari in agricoltura biologica). - 1 - 2. (Abrogati).
3. Gli organismi di controllo privati, gia' autorizzati
al controllo del metodo dell'agricoltura biologica ai sensi
del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 220, che hanno
trasmesso al Ministro delle politiche agricole e forestali
l'integrazione del proprio manuale della qualita' con le
procedure di controllo per le produzioni animali, si
intendono autorizzati ad esercitare detta attivita' di
controllo a partire dal 24 agosto 2000, nelle more
dell'emanazione dei provvedimenti ministeriali di
autorizzazione o di revoca.
4. Il termine per le dichiarazioni di cui all'art. 3
del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 110, relative ai
prodotti omeopatici per uso veterinario, limitatamente a
quelli contenenti materie prime di origine vegetale e
minerale, inclusi i prodotti omeopatici veterinari
destinati ad animali produttori di alimenti per l'uomo, e'
differito al 31 dicembre 2001, ferme restando le
disposizioni di cui al medesimo art. 3. Sono esclusi
dall'ambito di applicazione del presente comma i prodotti
omeopatici per uso veterinario contenenti materie prime di
origine animale qualora tali materie prime provengano da
animali per i quali sono stati adottati, a seguito del
manifestarsi di epidemie, provvedimenti restrittivi.
5. Il termine di differimento al 31 dicembre 2003 per
l'utilizza-zione delle medicine omeopatiche per uso umano
previsto dall'art. 7, comma 1, del decreto legislativo
17 marzo 1995, n. 185, come da ultimo modificato dal comma
32 dell'art. 85 della legge 23 dicembre 2000, n. 338, si
intende esteso, come campo di applicazione, ai prodotti di
cui al comma 4.
6. Entro la medesima data di cui al comma 5, il
Ministero della sanita' predispone un elenco dei prodotti
di cui al comma 4. Nelle more della predisposizione
dell'elenco di cui al presente comma, detti prodotti,
purche' siano rispondenti ai requisiti di cui all'art. 3,
comma 1, lettera h), del decreto legislativo n. 110 del
1995, possono essere commercializzati anche oltre il
termine del 31 dicembre 2003, a condizione che la
somministrazione venga effettuata secondo le modalita'
prescritte mediante ricetta rilasciata da un medico
veterinario in copia unica non ripetibile.».



 
Art. 18.
(Introduzione dell'articolo 29-bis della
legge 18 aprile 2005, n. 62)
1. Alla legge 18 aprile 2005, n. 62, dopo l'articolo 29 e' inserito il seguente:
"Art. 29-bis. (Attuazione della direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 giugno 2003, relativa alle attivita' e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali). - 1. Il Governo, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e' delegato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, un decreto legislativo recante le norme per il recepimento della direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 giugno 2003, relativa alle attivita' e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali.
2. Entro due anni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1, il Governo, nel rispetto dei principi e criteri direttivi previsti dal comma 3, e con la procedura stabilita per il decreto legislativo di cui al comma 1, puo' emanare disposizioni integrative e correttive del medesimo decreto legislativo.
3. L'attuazione della direttiva 2003/41/CE e' informata ai principi in essa contenuti in merito all'ambito di applicazione della disciplina, alle condizioni per l'esercizio dell'attivita' e ai compiti di vigilanza, nonche' ai seguenti principi e criteri direttivi specifici:
a) disciplinare, anche mediante l'attribuzione dei relativi poteri e competenze regolamentari e organizzative alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione, di cui all'articolo 16, comma 2, del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, i seguenti aspetti:
1) l'integrazione delle attribuzioni di vigilanza, in particolare quelle che prevedono l'adozione delle misure dirette a conseguire la corretta gestione delle forme pensionistiche complementari e ad evitare o sanare eventuali irregolarita' che possano ledere gli interessi degli aderenti e dei beneficiari, incluso il potere di inibire o limitare l'attivita';
2) l'irrogazione di sanzioni amministrative di carattere pecuniario, da parte della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, nel rispetto dei principi della legge 24 novembre 1981, n. 689, e successive modificazioni, nonche' dei seguenti criteri direttivi: nell'ambito del limite minimo di 500 euro e massimo di 25.000 euro, le suindicate sanzioni sono determinate nella loro entita', tenendo conto della diversa potenzialita' lesiva dell'interesse protetto che ciascuna infrazione presenta in astratto, di specifiche qualita' personali del colpevole, comprese quelle che impongono particolari doveri di prevenzione, controllo o vigilanza, nonche' del vantaggio patrimoniale che l'infrazione puo' recare al colpevole o alla persona o ente nel cui interesse egli agisce; deve essere sancita la responsabilita' degli enti ai quali appartengono i responsabili delle violazioni, per il pagamento delle sanzioni, e regolato il diritto di regresso verso i predetti responsabili;
3) la costituzione e la connessa certificazione di riserve tecniche e di attivita' supplementari rispetto alle riserve tecniche da parte dei fondi pensione che direttamente coprono rischi biometrici o garantiscono un rendimento degli investimenti o un determinato livello di prestazioni;
4) la separazione giuridica tra il soggetto promotore e le forme pensionistiche complementari con riguardo alle forme interne a enti diversi dalle imprese bancarie e assicurative;
5) l'esclusione dell'applicazione della direttiva 2003/41/CE alle forme pensionistiche complementari che contano congiuntamente meno di cento aderenti in totale, fatta salva l'applicazione dell'articolo 19 della direttiva e delle misure di vigilanza che la Commissione di vigilanza sui fondi pensione ritenga necessarie e opportune nell'esercizio dei suoi poteri. In ogni caso deve prevedersi il diritto di applicare le disposizioni della direttiva su base volontaria, ferme le esclusioni poste dall'articolo 2, paragrafo 2, della stessa direttiva;
b) disciplinare, anche mediante l'attribuzione dei relativi poteri e competenze regolamentari alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione, l'esercizio dell'attivita' transfrontaliera, da parte delle forme pensionistiche complementari aventi sede nel territorio italiano ovvero da parte delle forme pensionistiche complementari ivi operanti, in particolare individuando i poteri di autorizzazione, comunicazione, vigilanza, anche con riguardo alla vigente normativa in materia di diritto del lavoro e della sicurezza sociale, nonche' in materia di informazione agli aderenti;
c) disciplinare le forme di collaborazione e lo scambio di informazioni tra la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, le altre autorita' di vigilanza, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell'economia e delle finanze, sia nella fase di costituzione che nella fase di esercizio delle forme pensionistiche complementari, regolando, in particolare, il divieto di opposizione reciproca del segreto d'ufficio fra le suddette istituzioni;
d) disciplinare le forme di collaborazione e lo scambio di informazioni fra le istituzioni nazionali, le istituzioni comunitarie e quelle degli altri Paesi membri, al fine di agevolare l'esercizio delle rispettive funzioni.
4. Il Governo, al fine di garantire un corretto ed integrale recepimento della direttiva 2003/41/CE, provvede al coordinamento delle disposizioni di attuazione della delega di cui al comma 1 con le norme previste dall'ordinamento interno, in particolare con le disposizioni del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, recante i principi fondamentali in materia di forme pensionistiche complementari, eventualmente adattando le norme vigenti in vista del perseguimento delle finalita' della direttiva medesima.
5. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
6. Si applica la procedura di cui all'articolo 1, comma 3".



Nota all'art. 18
- La direttiva 2003/41/CE e' pubblicata nella GUCE n. L
235 del 23 settembre 2003.



 
Art. 19.
(Modifica al decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18)
1. L'articolo 20 del decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18, recante attuazione della direttiva 96/67/CE relativa al libero accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della Comunita', e' abrogato.



Note all'art. 19:
- Il decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18, e'
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4 febbraio 1999, n. 28,
supplemento ordinario.
- La direttiva 96/67/CE e' pubblicata nella GUCE n. L
272 del 25 ottobre 1996.



 
Art. 20. (Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di circolazione e soggiorno dei cittadini
degli Stati membri dell'Unione europea, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 18 gennaio 2002, n. 54)
1. Al fine di interrompere le procedure di infrazione 2003/2134 e 2003/2166 avviate dalla Commissione europea nei confronti del Governo italiano, e in attesa del completo riordino della materia, da attuare mediante il recepimento della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 gennaio 2002, n. 54, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 3 (L):
1) al comma 3, le parole: "ai figli di eta' minore" sono sostituite dalle seguenti: "ai figli di eta' inferiore ai ventuno anni";
2) al comma 4, le parole: "Il diritto di soggiorno e' inoltre riconosciuto ai familiari a carico del titolare del diritto di soggiorno, come individuati dall'articolo 29, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, a condizione che:" sono sostituite dalle seguenti: "Il diritto di soggiorno e' inoltre riconosciuto al coniuge non legalmente separato, ai figli di eta' inferiore agli anni ventuno e ai figli di eta' superiore agli anni ventuno, se a carico, nonche' ai genitori del titolare del diritto di soggiorno e del coniuge, a condizione che:";
b) all'articolo 5 (R):
1) al comma 3, la lettera b) e' sostituita dalla seguente:
"b) per i lavoratori subordinati e per i lavoratori stagionali, un attestato di lavoro o una dichiarazione di assunzione del datore di lavoro; per i lavoratori stagionali l'attestato di lavoro o la dichiarazione di assunzione deve specificare la durata del rapporto di lavoro";
2) al comma 3, lettera d), secondo periodo, dopo le parole: "Detta prova e' fornita" sono inserite le seguenti: ", nel caso dei cittadini di cui all'articolo 3, comma 1, lettera e),"; dopo le parole: "con l'indicazione del relativo importo, ovvero" sono inserite le seguenti: ", nel caso dei cittadini di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d)," e le parole: "comprovante la disponibilita' del reddito medesimo" sono sostituite dalle seguenti: "attestante la disponibilita' di risorse economiche tali da non costituire un onere per l'assistenza sociale";
3) il comma 4 e' sostituito dal seguente:
"4. Con la domanda, l'interessato puo' richiedere il rilascio della relativa carta di soggiorno anche per i familiari di cui all'articolo 3, commi 3 e 4, quale che sia la loro cittadinanza. Qualora questi ultimi abbiano la cittadinanza di un Paese non appartenente all'Unione europea, ad essi e' rilasciato il titolo di soggiorno ai sensi dell'articolo 9 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni";
4) al comma 5, le parole: ", nonche', se si tratta di cittadini di uno Stato non appartenente all'Unione europea, della documentazione richiesta dall'articolo 16, commi 5 e 6, del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394" sono soppresse;
c) all'articolo 6 (R):
1) al comma 1, dopo le parole: "L'interessato puo' dimorare provvisoriamente sul territorio," sono inserite le seguenti: "nonche' svolgere le attivita' di cui all'articolo 3, comma 1,";
2) al comma 5, le parole: "ai cittadini di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a)" sono sostituite dalle seguenti: "ai cittadini di cui all'articolo 3, comma 1, lettere a) e b)".



Note all'art. 20:
- La direttiva 2004/38/CE e' pubblicata nella GUCE n. L
229 del 29 giugno 2004.
- Si riporta il testo degli articoli 3, 5 e 6 del
decreto del Presidente della Repubblica 18 gennaio 2002, n.
54, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 9 aprile 2002, n.
83, supplemento ordinario, cosi' come modificati dalla
presente legge:
«Art. 3 (L) (Diritto di soggiorno). - 1. Hanno diritto
al soggiorno nel territorio della Repubblica i cittadini di
uno Stato membro dell'Unione europea che:
a) desiderino stabilirsi nel medesimo per esercitarvi
un'attivita' autonoma;
b) appartengano alla categoria dei lavoratori ai
quali si applicano le disposizioni dei regolamenti adottati
dal Consiglio dei Ministri dell'Unione europea, in
conformita' agli articoli 39 e 40 del Trattato istitutivo
della Comunita' europea;
c) desiderino entrare nel territorio della Repubblica
per effettuarvi una prestazione di servizi o in qualita' di
destinatari di una prestazione di servizi;
d) siano studenti, iscritti a un istituto
riconosciuto per conseguirvi, a titolo principale, una
formazione professionale, ovvero iscritti ad universita' o
istituti universitari statali o istituti universitari
liberi abilitati a rilasciare titoli aventi valore legale;
e) abbiano o meno svolto un'attivita' lavorativa in
uno Stato membro.
2. Hanno diritto al soggiorno nel territorio della
Repubblica senza che sia necessario il rilascio della carta
di soggiorno di cui all'art. 5:
a) i lavoratori che esercitano un'attivita'
subordinata di durata non superiore a tre mesi; il
documento in forza del quale gli interessati sono entrati
nel territorio, corredato da una dichiarazione del datore
di lavoro che indica il periodo previsto dell'impiego,
costituisce titolo valido per il soggiorno;
b) i lavoratori stagionali quando siano titolari di
un contratto di lavoro vistato dal rappresentante
diplomatico o consolare o da una missione ufficiale di
reclutamento di manodopera dello Stato membro sul cui
territorio il lavoratore viene a svolgere la propria
attivita'.
3. Per i soggetti indicati alle lettere a), b) e c) del
comma 1, il soggiorno e' altresi' riconosciuto, quale che
sia la loro cittadinanza, ai coniugi, ai figli di eta'
inferiore ai ventuno anni e agli ascendenti e discendenti
di tali cittadini e del proprio coniuge, che sono a loro
carico, nonche' in favore di ogni altro membro della
famiglia che, nel Paese di provenienza, sia convivente o a
carico del coniuge, degli ascendenti del lavoratore e degli
ascendenti del suo coniuge.
4. Per i soggetti indicati alle lettere d) ed e) del
comma 1, il soggiorno e' riconosciuto a condizione che:
a) siano iscritti al Servizio sanitario nazionale
italiano o siano titolari di una polizza assicurativa
sanitaria per malattia, infortunio e per maternita';
b) i soggetti indicati alla lettera d) dispongano di
risorse economiche tali da non costituire un onere per
l'assistenza sociale in Italia, i soggetti indicati alla
lettera e), dispongano di un reddito complessivo, che non
sia inferiore all'assegno sociale di cui all'art. 3, comma
6, della legge 8 agosto 1995, n. 335; tale reddito puo'
essere comprensivo anche di pensione di invalidita' da
lavoro, di trattamento per pensionamento anticipato o di
pensione di vecchiaia, ovvero di una rendita per infortunio
sul lavoro o per malattia professionale.
Il diritto di soggiorno e' inoltre riconosciuto al
coniuge non legalmente separato, ai figli di eta' inferiore
agli anni ventuno e ai figli di eta' superiore agli anni
ventuno, se a carico, nonche' ai genitori del titolare del
diritto di soggiorno e del coniuge, a condizione che:
1) siano iscritti al Servizio sanitario nazionale
italiano o siano titolari di una polizza assicurativa
sanitaria per malattia, infortunio e per maternita';
2) il nucleo familiare di cui fanno parte abbia
risorse tali da non costituire un onere per l'assistenza
sociale in Italia, ovvero goda di un reddito annuo non
inferiore a quello definito ai sensi dell'art. 29, comma 3,
lettera b), del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
5. Per l'accesso alle attivita' lavorative dipendenti o
autonome trovano applicazione, per i familiari di tutte le
categorie dei titolari del diritto di soggiorno, le
disposizioni vigenti in materia per i cittadini italiani,
fatte salve quelle afferenti il pubblico impiego nei
termini previsti dall'art. 38 del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165.
6. Ai lavoratori frontalieri, che hanno la loro
residenza in un altro Stato membro dell'Unione europea nel
cui territorio di norma ritornano ogni giorno o almeno una
volta la settimana, verra' rilasciata una carta speciale
valida per cinque anni e rinnovabile automaticamente,
conforme al modello stabilito con decreto del Ministro
dell'interno.».
«Art. 5 (R) (Richiesta della carta di soggiorno). - 1.
La domanda per il rilascio della carta di soggiorno per i
cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea deve
essere presentata, entro tre mesi dall'ingresso nel
territorio della Repubblica, alla questura competente per
il luogo in cui l'interessato si trova, utilizzando una
scheda conforme al modello predisposto dal Ministero
dell'interno, nel quale siano riportati:
a) le complete generalita' dell'interessato;
b) gli estremi del documento di riconoscimento in
corso di validita';
c) la data d'ingresso nel territorio della
Repubblica;
d) i motivi e la durata del soggiorno in relazione
alle fattispecie di cui all'art. 3, comma 1;
e) il domicilio eletto nel territorio della
Repubblica;
f) l'eventuale indicazione dei familiari o altre
persone a carico per le quali l'interessato ha diritto di
richiedere un documento di soggiorno.
2. La domanda deve essere corredata della fotografia
dell'interessato, in formato tessera, in quattro esemplari;
in luogo della fotografia in piu' esemplari,
all'interessato puo' essere richiesto di farsi ritrarre da
apposita apparecchiatura per il trattamento automatizzato
dell'immagine, in dotazione all'ufficio.
3. All'atto della presentazione della domanda il
cittadino dell'Unione europea e' tenuto ad esibire il
passaporto o documento di identificazione valido,
rilasciato dalla competente autorita' nazionale, nonche':
a) le autorizzazioni prescritte per lo svolgimento
nel territorio della Repubblica delle attivita' che si
intendono svolgere;
b) per i lavoratori subordinati e per i lavoratori
stagionali, un attestato di lavoro o una dichiarazione di
assunzione del datore di lavoro; per i lavoratori
stagionali l'attestato di lavoro o la dichiarazione di
assunzione deve specificare la durata del rapporto di
lavoro;
c) negli altri casi di cui all'art. 3, comma 1,
lettere a) e c), la documentazione attestante che
l'interessato rientri in una delle suddette categorie;
d) per gli altri cittadini dell'Unione europea, non
rientranti nei casi di cui alle lettere b) e c) del
presente comma, l'attestazione dell'iscrizione al Servizio
sanitario nazionale italiano o della titolarita' di una
polizza assicurativa sanitaria per malattia, infortunio e
per maternita' e la prova della sufficienza dei mezzi di
sostentamento di cui all'art. 3, comma 4, lettera b). Detta
prova e' fornita, nel caso dei cittadini di cui all'art. 3,
comma 1, lettera e), da documentazione comunque idonea a
dimostrare la disponibilita' del reddito stesso, con
l'indicazione del relativo importo, ovvero, nel caso dei
cittadini di cui all'art. 3, comma 1, lettera d), ovvero di
apposita dichiarazione, resa ai sensi dell'art. 46, lettera
o), del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre
2000, n. 445, attestante la disponibilita' di risorse
economiche tali da non costituire un onere per l'assistenza
sociale o da altro documento che attesti che tale
condizione e' comunque soddisfatta.
4. Con la domanda, l'interessato puo' richiedere il
rilascio della relativa carta di soggiorno anche per i
familiari di cui all'art. 3, commi 3 e 4, quale che sia la
loro cittadinanza. Qualora questi ultimi abbiano la
cittadinanza di un Paese non appartenente all'Unione
europea, ad essi e' rilasciato il titolo di soggiorno ai
sensi dell'art. 9 del testo unico di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive
modificazioni.
5. Nei casi previsti dal comma 4, la domanda,
contenente l'indicazione delle generalita' complete, della
nazionalita', e del rapporto di parentela o coniugio delle
persone interessate, deve essere corredata delle relative
fotografie e delle certificazioni attestanti le relazioni
di parentela o coniugio e le altre condizioni di cui al
comma 3.
All'atto della domanda deve essere esibito, per
ciascuna delle persone interessate, il documento di
identificazione o, se si tratta di persone non appartenenti
ad uno Stato membro dell'Unione europea, il passaporto o
documento equipollente.
6. L'addetto alla ricezione, esaminata la domanda e i
documenti allegati o esibiti, di cui puo' trattenere copia,
ed accertata l'identita' dei richiedenti, rilascia un
esemplare della scheda di cui al comma 1, munita di
fotografia dell'interessato e del timbro datario
dell'ufficio e della propria sigla, quale ricevuta,
indicando il giorno in cui potranno essere ritirati la
carta e gli altri documenti di soggiorno richiesti. Analogo
esemplare e' rilasciato alle persone di cui al comma 4 di
eta' maggiore.
7. I documenti di soggiorno, nonche' i documenti ed i
certificati necessari per il loro rilascio o rinnovo,
vengono rilasciati e rinnovati gratuitamente.».
«Art. 6 (R) (Rilascio della carta di soggiorno). - 1.
La carta di soggiorno per i cittadini di uno Stato membro
dell'Unione europea e' rilasciata su modello conforme a
quello approvato con decreto del Ministro dell'interno,
entro centoventi giorni dalla richiesta. L'interessato puo'
dimorare provvisoriamente sul territorio, nonche' svolgere
le attivita' di cui all'art. 3, comma 1, fino a quando non
intervenga il rilascio ovvero il diniego della carta di
soggiorno. Decorso un congruo periodo di studio e
sperimentazione, si prevede il rilascio della carta
mediante utilizzo di mezzi di tecnologia avanzata, sulla
base delle indicazioni formulate dal Dipartimento per
l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del
Consiglio dei Ministri.
2. La carta di soggiorno di cui sopra e' valida per
tutto il territorio della Repubblica, ha una durata di
cinque anni dalla data del rilascio ovvero, per i soggiorni
inferiori all'anno, per la durata occorrente in relazione
ai motivi del soggiorno. Per i soggiorni di cui all'art. 3,
comma 1, lettera d), la carta non puo' avere durata
superiore alla durata del corso di studi, salvo rinnovo.
3. La carta e' rinnovabile:
a) per altri cinque anni, nel caso di carta
rilasciata per lavoro frontaliero;
b) a tempo indeterminato, negli altri casi in cui e'
rilasciata per la durata di cinque anni;
c) per ciascun anno successivo alla durata del corso
di studi, occorrente per completare le verifiche di
profitto richieste;
d) alle condizioni e per la medesima durata prevista
per il primo rilascio negli altri casi.
4. La carta di soggiorno costituisce documento
d'identificazione personale per non oltre cinque anni dalla
data del rilascio o del rinnovo. Il rinnovo e' effettuato a
richiesta dell'interessato, con l'indicazione aggiornata
del luogo di residenza, corredata di nuove fotografie.
5. Fatte salve le disposizioni piu' favorevoli del
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e del relativo
regolamento di attuazione, le interruzioni del soggiorno
non superiori a sei mesi consecutivi o le assenze dal
territorio della Repubblica motivate dall'assolvimento di
obblighi militari non infirmano la validita' della carta di
soggiorno. La carta di soggiorno in corso di validita' non
puo' essere ritirata ai cittadini di cui all'art. 3, comma
1, lettere a) e b) per il solo fatto che non esercitino
piu' un'attivita' in seguito ad incapacita' temporanea
dovuta a malattia o infortunio.



 
Art. 21.
(Modifiche al decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 56)
1. All'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 56, recante attuazione della direttiva 2001/97/CE in materia di prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi da attivita' illecite, dopo la lettera s) e' inserita la seguente:
"s-bis) a ogni altro soggetto che rende i servizi forniti da revisori contabili, periti, consulenti ed altri soggetti che svolgono attivita' in materia di amministrazione, contabilita' e tributi;".
2. All'articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 56, le parole: "lettere s) e t)" sono sostituite dalle seguenti: "lettere p), s), s-bis) e t)".



Note all'art. 24:
- Il testo vigente dell'art. 2 commi 1 e 8, del decreto
legislativo 20 febbraio 2004, n. 56, come modificati dalla
presente legge, cosi' recita:
«Art. 2 (Ambito di applicazione). - 1. Gli obblighi
indicati dall'art. 3 si applicano:
a) alle banche;
b) a Poste Italiane S.p.a.;
c) agli istituti di moneta elettronica;
d) alle societa' di intermediazione mobiliare (SIM);
e) alle societa' di gestione del risparmio (SGR);
f) alle societa' di investimento a capitale variabile
(SICAV);
g) alle imprese di assicurazione;
h) agli agenti di cambio;
i) alle societa' fiduciarie;
l) alle societa' che svolgono il servizio di
riscossione dei tributi;
m) agli intermediari finanziari iscritti nell'elenco
speciale previsto dall'art. 107 del testo unico bancario;
n) agli intermediari finanziari iscritti nell'elenco
generale previsto dall'art. 106 del testo unico bancario;
o) ai soggetti operanti nel settore finanziario
iscritti nelle sezioni dell'elenco generale previste dagli
articoli 113 e 155, commi 4 e 5, del testo unico bancario;
p) alle societa' di revisione iscritte nell'albo
speciale previsto dall'art. 161 del testo unico
dell'intermediazione finanziaria;
q) ai soggetti che esercitano, ai sensi dell'art. 1,
comma 1, del decreto legislativo 25 settembre 1999, n. 374,
le attivita' ivi indicate;
r) alle succursali italiane dei soggetti indicati
alle lettere precedenti aventi sede legale in uno Stato
estero nonche' le succursali italiane delle societa' di
gestione del risparmio armonizzate;
s) ai soggetti iscritti nell'albo dei ragionieri e
dei periti commerciali, nel registro dei revisori
contabili, nell'albo dei dottori commercialisti e nell'albo
dei consulenti del lavoro;
s-bis) a ogni altro soggetto che rende i servizi
forniti da revisori contabili, periti, consulenti ed altri
soggetti che svolgono attivita' in materia di
amministrazione, contabilita' e tributi;
t) ai notai e agli avvocati quando, in nome o per
conto di propri clienti, compiono qualsiasi operazione di
natura finanziaria o immobiliare e quando assistono i
propri clienti nella progettazione o nella realizzazione di
operazioni riguardanti:
1) il trasferimento a qualsiasi titolo di beni
immobili o attivita' economiche;
2) la gestione di denaro, strumenti finanziari o
altri beni;
3) l'apertura o la gestione di conti bancari,
libretti di deposito e conti di titoli;
4) l'organizzazione degli apporti necessari alla
costituzione, alla gestione o all'amministrazione di
societa';
5) la costituzione, la gestione o l'amministrazione
di societa', enti, trust o strutture analoghe.
2. Gli obblighi di segnalazione delle operazioni
sospette e le disposizioni contenute negli articoli 3,
3-bis e 10 della legge antiriciclaggio si applicano:
a) ai soggetti indicati nel comma 1;
b) alle societa' di gestione accentrata di strumenti
finanziari;
c) alle societa' di gestione dei mercati
regolamentati di strumenti finanziari e ai soggetti che
gestiscono strutture per la negoziazione di strumenti
finanziari e di fondi interbancari;
d) alle societa' di gestione dei servizi di
liquidazioni delle operazioni su strumenti finanziari;
e) alle societa' di gestione dei sistemi di
compensazione e garanzia delle operazioni in strumenti
finanziari;
f) agli uffici della pubblica amministrazione.
3. Gli obblighi di segnalazione previsti dalla legge
antiriciclaggio non si applicano ai soggetti indicati
nell'art. 2, comma 1, lettere s) e t), per le informazioni
che essi ricevono da un loro cliente o ottengono riguardo
allo stesso, nel corso dell'esame della posizione giuridica
del loro cliente o dell'espletamento dei compiti di difesa
o di rappresentanza del medesimo in un procedimento
giudiziario o in relazione a tale procedimento, compresa la
consulenza sull'eventualita' di intentare o evitare un
procedimento, ove tali informazioni siano ricevute o
ottenute prima, durante o dopo il procedimento stesso.».
«Art. 8 (Disposizioni transitorie e finali). - 1. I
soggetti indicati nell'art. 2 adottano adeguate procedure
volte a prevenire e impedire la realizzazione di operazioni
di riciclaggio, in particolare istituendo misure di
controllo interno e assicurando un'adeguata formazione dei
dipendenti e dei collaboratori.
2. Gli intermediari richiamati nella legge
antiriciclaggio rientrano tra i soggetti di cui all'art. 2,
commi 1 e 2.
3. Nell'art. 13, comma 1, del decreto-legge 15 dicembre
1979, n. 625, convertito, con modificazioni, dalla legge
6 febbraio 1980,n. 15, come sostituito dall'art. 30, comma
1, della legge 19 marzo 1990, n. 55, e poi dall'art. 2,
comma 1, della legge antiriciclaggio, il riferimento ai
soggetti in esso indicati e' sostituito ai sensi dell'art.
3, comma 1.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti
l'UIC e le competenti amministrazioni interessate, al fine
di assicurare omogeneita' di comportamenti, stabilisce con
regolamento, da adottarsi entro duecentoquaranta giorni
dalla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo, le norme per l'individuazione delle operazioni
di cui all'art. 3 della legge antiriciclaggio da parte dei
soggetti indicati nell'art. 2, comma 1, lettere p), s),
s-bis e t).
5. Gli obblighi previsti dall'art. 2, comma 2, e
dall'art. 3, comma 1, non si applicano ai soggetti di cui
all'art. 2, comma 1, lettere s) e t) fino alla data di
entrata in vigore dei regolamenti previsti dall'art. 3,
comma 2, e dall'art. 8, comma 4.
6. L'UIC adotta disposizioni applicative sentite le
competenti autorita' di vigilanza di settore e le
amministrazioni interessate. Per lo svolgimento di
approfondimenti sul piano finanziario, l'UIC puo' acquisire
dati, notizie e documenti presso i soggetti indicati
nell'art. 2.
7. L'art. 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689, si
applica anche ai procedimenti amministrativi relativi alla
violazione dell'art. 1, commi 1 e 2, della legge
antiriciclaggio, il cui importo non sia superiore a Euro
250.000, per i quali, alla data di entrata in vigore del
presente decreto legislativo, non sia ancora stato emesso
il relativo decreto ovvero lo stesso sia stato impugnato ai
sensi dell'art. 32 del decreto del Presidente della
Repubblica 31 marzo 1988, n. 148, ma non sia stata emessa
sentenza passata in giudicato. Tale facolta' potra' essere
esercitata entro centoventi giorni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto legislativo. E' escluso da tale
facolta' chi si e' gia' avvalso del pagamento in misura
ridotta per altra violazione dell'art. 1, commi 1 e 2,
della legge antiriciclaggio, il cui atto di contestazione
sia stato ricevuto dall'interessato nei 365 giorni
precedenti la ricezione dell'atto di contestazione
concernente l'illecito per cui si procede.
8. E' fatta salva l'efficacia degli atti posti in
essere, ai sensi dell'art. 5, comma 2, della legge
antiriciclaggio, prima della data di entrata in vigore del
presente decreto legislativo.
9. Le disposizioni emanate in attuazione di norme
abrogate o sostituite continuano a essere applicate, in
quanto compatibili, fino alla data di entrata in vigore dei
provvedimenti emanati ai sensi dell'art. 3, comma 2,
dell'art. 4, comma 2, e dell'art. 8, comma 4.
10. Dall'attuazione del presente decreto legislativo
non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del
bilancio dello Stato.».



 
Art. 22. (Attuazione della direttiva 2005/60/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 26 ottobre 2005, relativa alla prevenzione dell'uso
del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di
attivita' criminose e di finanziamento del terrorismo, e
previsione di modalita' operative per eseguire le misure di
congelamento di fondi e risorse economiche stabilite dalle
risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dai
regolamenti (CE) n. 2580/2001 e n. 881/2002 nonche' dai
regolamenti comunitari emanati ai sensi degli articoli 60 e 301
del Trattato istitutivo della Comunita' europea per il contrasto
del finanziamento del terrorismo e dell'attivita' di Paesi che
minacciano la pace e la sicurezza internazionale)
1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro il termine e con le modalita' di cui all'articolo 1, uno o piu' decreti legislativi al fine di dare organica attuazione alla direttiva 2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2005, al fine di prevedere modalita' operative per eseguire le misure di congelamento di fondi e risorse economiche stabilite dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dai regolamenti (CE) n. 2580/2001 del Consiglio, del 27 dicembre 2001, e n. 881/2002 del Consiglio, del 27 maggio 2002, nonche' dai regolamenti comunitari emanati ai sensi degli articoli 60 e 301 del Trattato istitutivo della Comunita' europea per il contrasto del finanziamento del terrorismo e dell'attivita' di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale e al fine di coordinare le disposizioni vigenti in materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi:
a) recepire la direttiva tenendo conto della giurisprudenza comunitaria in materia nonche' dei criteri tecnici che possono essere stabiliti dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 40 della direttiva;
b) assicurare la possibilita' di adeguare le misure nazionali di attuazione della direttiva ai criteri tecnici che possono essere stabiliti e successivamente aggiornati dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 40 della direttiva;
c) estendere le misure di prevenzione contro il riciclaggio di denaro al contrasto del finanziamento del terrorismo e prevedere idonee misure per attuare il congelamento dei fondi e delle risorse economiche, inclusa la possibilita' di affidare l'amministrazione e la gestione delle risorse economiche congelate ad un'autorita' pubblica;
d) prevedere procedure e criteri per individuare quali persone giuridiche e fisiche che esercitano un'attivita' finanziaria in modo occasionale o su scala limitata, e quando i rischi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo sono scarsi, non sono incluse nelle categorie di "ente creditizio" o di "ente finanziario" come definite nell'articolo 3, punti 1) e 2), della direttiva;
e) estendere, in tutto o in parte, le disposizioni della direttiva ai soggetti ricompresi nella vigente normativa italiana antiriciclaggio nonche' alle attivita' professionali e categorie di imprese diverse dagli enti e dalle persone di cui all'articolo 2, paragrafo 1, della direttiva stessa, le quali svolgono attivita' particolarmente suscettibili di essere utilizzate a fini di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, tra le quali internet casino' e societa' fiduciarie;
f) mantenere le disposizioni italiane piu' rigorose vigenti per impedire il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, tra cui la limitazione dell'uso del contante e dei titoli al portatore prevista dall'articolo 1 del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n. 197, e successive modificazioni; riordinare ed integrare la disciplina relativa ai titoli al portatore ed ai nuovi mezzi di pagamento, al fine di adottare le misure eventualmente necessarie per impedirne l'utilizzo per scopi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo;
g) graduare gli obblighi di adeguata verifica della clientela in funzione del rischio associato al tipo di cliente, rapporto di affari, prodotto o transazione;
h) adeguare l'applicazione dettagliata delle disposizioni alle peculiarita' delle varie professioni e alle differenze in scala e dimensione degli enti e delle persone soggetti alla direttiva;
i) prevedere procedure e criteri per stabilire quali Paesi terzi impongono obblighi equivalenti a quelli previsti dalla direttiva e prevedono il controllo del rispetto di tali obblighi, al fine di poter applicare all'ente creditizio o finanziario situato in un Paese terzo gli obblighi semplificati di adeguata verifica della clientela;
l) prevedere procedure e criteri per individuare:
1) i casi nei quali gli enti e le persone soggetti alla direttiva devono identificare il titolare effettivo ed adottare misure adeguate e commisurate al rischio per verificarne l'identita';
2) i casi nei quali gli enti e le persone soggetti alla direttiva possono calibrare gli obblighi di adeguata verifica della clientela in funzione del rischio associato al tipo di cliente, rapporto di affari, prodotto o transazione di cui trattasi;
3) i casi nei quali gli enti e le persone soggetti alla direttiva sono autorizzati, in deroga agli articoli 7, lettere a), b) e d), 8 e 9, paragrafo 1, della direttiva, a non applicare gli obblighi di adeguata verifica della clientela in relazione a clienti, rapporti di affari, prodotti o transazioni che presentino per loro natura uno scarso rischio di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo, tenuto conto dei criteri tecnici per la valutazione del rischio che la Commissione europea puo' adottare ai sensi dell'articolo 40, paragrafo 1, lettera b), della direttiva;
4) le situazioni, oltre a quelle stabilite dall'articolo 13, paragrafi 2, 3, 4, 5 e 6, della direttiva, nelle quali gli enti e le persone soggetti alla direttiva sono tenuti ad applicare, oltre agli obblighi di cui agli articoli 7, 8 e 9, paragrafo 6, della direttiva medesima, obblighi rafforzati di adeguata verifica della clientela, sulla base della valutazione del rischio esistente, in relazione a clienti, rapporti di affari, prodotti o transazioni che presentino per loro natura un elevato rischio di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo, tenuto conto dei criteri tecnici per la valutazione del rischio che la Commissione europea puo' adottare ai sensi dell'articolo 40, paragrafo 1, lettera c), della direttiva;
m) evitare, per quanto possibile, il ripetersi delle procedure di identificazione del cliente, prevedendo in quali casi gli enti e le persone soggetti alla direttiva possono ricorrere a terzi per l'assolvimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela;
n) assicurare che, ogni qualvolta cio' sia praticabile, sia fornito agli enti e alle persone che effettuano segnalazioni di operazioni sospette un riscontro sull'utilita' delle segnalazioni fatte e sul seguito loro dato, anche tramite la tenuta e l'aggiornamento di statistiche;
o) garantire la riservatezza e la protezione degli enti e delle persone che effettuano le segnalazioni di operazioni sospette;
p) ferme restando le competenze esistenti delle diverse autorita', riordinare la disciplina della vigilanza e dei controlli nei confronti dei soggetti obbligati in materia di prevenzione contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, assicurando che gli stessi siano svolti in base al principio dell'adeguata valutazione del rischio di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo ed affidandoli, ove possibile, alle autorita' di vigilanza di settore prevedendo opportune forme di coordinamento nelle materie coperte dalla direttiva;
q) estendere i doveri del collegio sindacale, previsti dalla normativa vigente in materia, alle figure dei revisori contabili, delle societa' di revisione, del consiglio di sorveglianza, del comitato di controllo di gestione ed a tutti i soggetti incaricati del controllo contabile o di gestione, comunque denominati;
r) uniformare la disciplina dell'articolo 10 del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n. 197, e successive modificazioni, e dell'articolo 7 del decreto legislativo 25 settembre 1999, n. 374, modificando i doveri del collegio sindacale e dei soggetti indicati alla lettera q), rendendoli piu' coerenti con il sistema di prevenzione, ed evidenziando sia gli obblighi di segnalazione delle operazioni sospette sia gli obblighi di comunicazione o di informazione delle altre violazioni normative;
s) riformulare la sanzione penale di cui all'articolo 10 del citato decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, al fine di estendere la sanzione penale ai soggetti indicati alla lettera q);
t) depenalizzare il reato di cui all'articolo 5, comma 4, del citato decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, prevedendo sanzioni amministrative pecuniarie ed accessorie effettive, dissuasive e proporzionate;
u) garantire l'economicita', l'efficienza e l'efficacia del procedimento sanzionatorio e riordinare il regime sanzionatorio secondo i principi della semplificazione e della coerenza logica e sistematica, prevedendo sanzioni amministrative pecuniarie ed accessorie effettive, dissuasive e proporzionate;
v) prevedere sanzioni amministrative a carico dei soggetti giuridici per violazione delle norme della direttiva e delle norme nazionali vigenti in materia, qualora la persona fisica, autrice della violazione, non sia stata identificata o non sia imputabile;
z) prevedere sanzioni amministrative a carico dei soggetti giuridici per l'omessa od insufficiente istituzione di misure di controllo interno, per la mancata previsione di adeguata formazione di dipendenti o collaboratori, nonche' per tutte le carenze organizzative rilevanti ai fini della corretta applicazione della normativa in materia di prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attivita' criminose e di finanziamento del terrorismo, attribuendo i relativi poteri di vigilanza, controllo, ispezione, verifica, richiesta di informazioni, dati e documenti e i poteri sanzionatori alle autorita' di vigilanza di settore ed alle amministrazioni interessate, laddove esigenze logiche e sistematiche lo suggeriscano;
aa) introdurre nel decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, i reati di cui agli articoli 648, 648-bis e 648-ter del codice penale tra i reati per i quali e' prevista la responsabilita' amministrativa degli enti;
bb) prevedere una disciplina organica di sanzioni amministrative per le violazioni delle misure di congelamento di fondi e risorse economiche disposte dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dai citati regolamenti (CE) n. 2580/2001 e n. 881/2002 nonche' dai regolamenti comunitari emanati ai sensi degli articoli 60 e 301 del Trattato istitutivo della Comunita' europea per il contrasto del finanziamento del terrorismo e dell'attivita' di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale.
2. Ai fini dell'attuazione del comma 1, lettera c), e' autorizzata la spesa di 250.000 euro per ciascuno degli anni 2006 e 2007 e di 1 milione di euro a decorrere dall'anno 2008. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008, nell'ambito dell'unita' previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
3. Dall'attuazione delle restanti lettere del comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.



Note all'art. 22:
- La direttiva 2005/60/CE e' pubblicata nella GUCE n.
L 309 del 25 novembre 2005.
- Il regolamento (CE) n. 2580/2001 e' pubblicato nella
GUCE n. L 344 del 28 dicembre 2001.
- Il regolamento (CE) n. 881/2002 e' pubblicato nella
GUCE n. L 139 del 29 maggio 2002.
- Si riporta il testo dell'art. 1 del decreto-legge
3 maggio 1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla
legge 5 luglio 1991, n. 197, recante: «Provvedimenti
urgenti per limitare l'uso del contante e dei titoli al
portatore nelle transazioni e prevenire l'utilizzazione del
sistema finanziario a scopo di riciclaggio»:
«Art. 1 (Limitazione dell'uso del contante e dei titoli
al portatore). - 1. E' vietato il trasferimento di denaro
contante o di libretti di deposito bancari o postali al
portatore o di titoli al portatore in lire o in valuta
estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi,
quando il valore da trasferire e' complessivamente
superiore a 12.500 euro Il trasferimento puo' tuttavia
essere eseguito per il tramite degli intermediari
abilitati; per il denaro contante vanno osservate le
modalita' indicate ai commi 1-bis e 1-ter.
1-bis. Il trasferimento per contanti per il tramite di
intermediario abilitato deve essere effettuato mediante
disposizione accettata per iscritto dall'intermediario,
previa consegna allo stesso della somma in contanti. A
decorrere dal terzo giorno lavorativo successivo a quello
dell'accettazione il beneficiario ha diritto di ottenere il
pagamento nella provincia del proprio domicilio
1-ter. La comunicazione da parte del debitore al
creditore dell'accettazione di cui al comma 1-bis produce
l'effetto di cui al primo comma dell'art. 1277 del codice
civile e, nei casi di mora del creditore, anche gli effetti
del deposito previsti dall'art. 1210 dello stesso codice.
2. I vaglia postali e cambiari e gli assegni postali,
bancari e circolari per importi superiori a 12.500 euro
devono recare l'indicazione del nome o della ragione
sociale del beneficiario e la clausola di non
trasferibilita'. Il Ministro del tesoro puo' stabilire
limiti per l'utilizzo di altri mezzi di pagamento ritenuti
idonei ad essere utilizzati a scopo di riciclaggio.
2-bis. Il saldo dei libretti al portatore non deve
essere superiore a Euro 12.500. I libretti con saldo
superiore a Euro 12.500, esistenti alla data di entrata in
vigore della presente disposizione, devono essere estinti
dal portatore entro il 31 gennaio 2005.
3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si
applicano ai trasferimenti in cui siano parte uno o piu'
intermediari abilitati, nonche' ai trasferimenti tra gli
stessi effettuati in proprio o per il tramite di vettori
specializzati.
4. Restano ferme le disposizioni relative ai pagamenti
effettuati allo Stato o agli altri enti pubblici ed alle
erogazioni da questi comunque disposte verso altri
soggetti. E' altresi' fatta salva la possibilita' di
versamento prevista dall'art. 494 del codice di procedura
civile.
5. - 6. (Omissis).
7. Il richiedente di assegno circolare, vaglia
cambiario o mezzo equivalente, intestato a terzi ed emesso
con la clausola «non trasferibile», puo' chiedere il ritiro
della provvista previa restituzione del titolo
all'emittente.
8. (Omissis).
- Gli articoli 10 e 5, comma 4, del decreto-legge
3 maggio 1991, n. 143, convertito con modificazioni dalla
legge 5 luglio 1991, n. 197, cosi' recitano:
«Art. 10 (Doveri del collegio sindacale). - 1. Ferme le
disposizioni del codice civile e delle leggi speciali, i
sindaci degli intermediari vigilano sull'osservanza delle
norme contenute nel presente decreto. Gli accertamenti e le
contestazioni del collegio sindacale concernenti violazioni
delle norme di cui al capo I del presente decreto sono
trasmessi in copia entro dieci giorni al Ministro del
tesoro. L'omessa trasmissione e' punita con la reclusione
fino a un anno e con la multa da lire duecentomila a lire
due milioni.».
«4. L'omessa istituzione dell'archivio di cui all'art.
2, comma 1, e' punita con l'arresto da sei mesi ad un anno
e con l'ammenda da lire dieci milioni a lire cinquanta
milioni.».
- Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, reca:
«Disciplina della responsabilita' amministrativa delle
persone giuridiche, delle societa' e delle associazioni
anche prive di personalita' giuridica, a norma dell'art. 11
della legge 29 settembre 2000, n. 300.».
- Gli articoli 648, 648-bis e 648-ter del codice
penale, cosi' recitano:
«Art. 648 (Ricettazione). - Fuori dei casi di' concorso
nel reato, chi, al fine di procurare a se' o ad altri un
profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose
provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si
intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare, e'
punito con la reclusione da due ad otto anni e con la multa
da lire un milione a venti milioni.
La pena e' della reclusione sino a sei anni e della
multa sino a lire un milione, se il fatto e' di particolare
tenuita'.
Le disposizioni di questo articolo si applicano anche
quando l'autore del delitto da cui il denaro o le cose
provengono non e' imputabile o non e' punibile ovvero
quando manchi una condizione di procedibilita' riferita a
tale delitto.».
«Art. 648-bis (Riciclaggio). - Fuori dei casi di
concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce
denaro, beni o altre utilita' provenienti da delitto non
colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre
operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della
loro provenienza delittuosa, e punito con la reclusione da
quattro a dodici anni e con la multa da lire due milioni a
lire trenta milioni.
La pena e' aumentata quando il fatto e' commesso
nell'esercizio di un'attivita' professionale.
La pena e' diminuita se il denaro, i beni o le altre
utilita' provengono da delitto per il quale e' stabilita la
pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.
Si applica l'ultimo comma dell'art. 648.».
«Art. 648-ter (Impiego di denaro, beni o utilita' di
provenienza illecita). - Chiunque, fuori dei casi di
concorso nel reato e dei casi previsti dagli articoli 648 e
648-bis, impiega in attivita' economiche o finanziarie
denaro, beni o altre utilita' provenienti da delitto, e'
punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la
multa da lire due milioni a lire trenta milioni.
La pena e' aumentata quando il fatto e' commesso
nell'esercizio di un'attivita' professionale.
La pena e' diminuita nell'ipotesi di cui al secondo
comma dell'art. 648. Si applica l'ultimo comma dell'art.
648.».



 
Art. 23. (Modifica al decreto legislativo 29 luglio 2003, n. 267, recante
attuazione della direttiva 1999/74/CE e della direttiva 2002/4/CE,
per la protezione delle galline ovaiole e la registrazione dei
relativi stabilimenti di allevamento)
1. Il comma 5 dell'articolo 8 del decreto legislativo 29 luglio 2003, n. 267, e' abrogato.



Note all'art. 23:
- Il testo vigente dell'art. 8 del decreto legislativo
29 luglio 2003, n. 267, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
20 settembre 2003, n. 219, cosi' come modificato dalla
presente legge, cosi' recita:
«Art 8 (Disposizioni finali). - 1. In relazione a
quanto disposto dall'art. 117, quinto comma, della
Costituzione il presente decreto legislativo si applica,
per le regioni e province autonome che non abbiano ancora
provveduto al recepimento della direttiva 1999/74/CE e
della direttiva 2002/4/CE, sino alla data di entrata in
vigore della normativa di attuazione di ciascuna regione e
provincia autonoma.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del
presente decreto e' abrogato il decreto del Presidente
della Repubblica 24 maggio 1988, n. 233, recante attuazione
della direttiva 86/113/CEE, che stabilisce norme minime per
la protezione delle galline ovaiole in batteria.
3. Gli allegati al presente decreto sono modificati con
regolamento adottato dal Ministro della salute, al fine di
adeguarli alle modifiche tecniche dettate in sede
comunitaria.
4. Le caratteristiche tecniche del nido e della
lettiera di cui all'allegato D, numeri 2 e 3, sono definite
con apposito regolamento da adottare entro novanta giorni
dalla data di entrata in vigore del presente decreto, su
proposta del Ministro della salute, di concerto con il
Ministro delle politiche agricole e forestali.
5. (Abrogato).».



 
Art. 24. (Attuazione della decisione n. 2005/315/CE della Commissione, del 20
ottobre 2004, notificata con il numero C (2004) 3893)
1. In attuazione della decisione n. 2005/315/CE della Commissione, del 20 ottobre 2004, il regime di aiuti a favore delle imprese che hanno realizzato investimenti nei comuni colpiti da eventi calamitosi nel 2002, di cui all'articolo 5-sexies del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, e' interrotto a decorrere dal periodo d'imposta per il quale, alla data di entrata in vigore della presente legge, non e' ancora scaduto il termine per la presentazione della relativa dichiarazione dei redditi, nella misura in cui gli aiuti fruiti eccedano quelli spettanti calcolati con esclusivo riferimento al volume degli investimenti eseguiti per effettivi danni subiti di cui al comma 2, lettera b), del presente articolo.
2. Entro novanta giorni dalla data di emanazione del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate che determina le modalita' applicative della disposizione di cui al presente comma, i soggetti che hanno beneficiato degli aiuti di cui al comma 1 presentano in via telematica all'Agenzia delle entrate una attestazione, ai sensi dell'articolo 47 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, con gli elementi necessari per l'individuazione dell'aiuto illegittimamente fruito sulla base delle disposizioni contenute nel citato provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da cui risulti, comunque:
a) il totale degli investimenti sulla base dei quali e' stata calcolata l'agevolazione di cui al comma 1;
b) l'ammontare degli investimenti agevolabili effettuati a fronte degli effettivi danni subiti in conseguenza degli eventi di cui al comma 1, calcolati al netto di eventuali importi ricevuti a titolo di risarcimento assicurativo o in forza di altri provvedimenti;
c) l'importo corrispondente all'eventuale imposta sul reddito non dovuta per effetto dell'agevolazione illegittimamente fruita.
3. Entro i sessanta giorni successivi al termine di cui al comma 2, i beneficiari del regime agevolativo di cui al comma 1 effettuano, a seguito di autoliquidazione, il versamento degli importi corrispondenti alle imposte non corrisposte per effetto del regime agevolativo medesimo relativamente ai periodi di imposta nei quali tale regime e' stato fruito, nonche' degli interessi calcolati sulla base delle disposizioni di cui al capo V del regolamento (CE) n. 794/2004 della Commissione, del 21 aprile 2004, maturati a partire dalla data in cui le imposte non versate sono state messe a disposizione dei beneficiari fino alla data del loro recupero effettivo. L'attestazione prevista al comma 2 e' presentata anche nel caso di autoliquidazione negativa.
4. L'Agenzia delle entrate provvede alle attivita' di liquidazione e controllo del corretto adempimento degli obblighi derivanti dal presente articolo; in caso di mancato o insufficiente versamento, ai sensi del comma 3, si rendono applicabili le norme in materia di liquidazione, accertamento, riscossione e contenzioso, le sanzioni previste ai fini delle imposte sui redditi, nonche' l'articolo 41-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni.
5. Nel caso in cui l'attestazione di cui al comma 2 non risulti presentata, l'Agenzia delle entrate provvede al recupero dell'importo dell'agevolazione dichiarata e dei relativi interessi.
6. Sono fatti salvi gli effetti derivanti dalle agevolazioni fruite in relazione agli investimenti il cui importo non superi il valore netto dei danni effettivamente subiti da ciascuno dei beneficiari a causa degli eventi calamitosi di cui all'articolo 5-sexies del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, tenuto conto degli importi ricevuti a titolo di assicurazione o in forza di altri provvedimenti.



Note all'art. 24:
- La decisione 2005/315/CE e' pubblicata nella GUCE n.
L. 100 del 20 aprile 2005.
- Si riportail testo dell'art. 5-sexies del
decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito, con
modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27,
recante: «Disposizioni urgenti in materia di adempimenti
comunitari e fiscali, di riscossione e di procedure di
contabilita»:
«Art. 5-sexies (Investimenti effettuati in comuni
colpiti da eventi calamitosi). - 1. A valere sulle maggiori
entrate recate dal presente decreto, le disposizioni di cui
all'art. 4, comma 1, della legge 18 ottobre 2001, n. 383,
sono prorogate fino al secondo periodo di imposta
successivo a quello in corso alla data del 25 ottobre 2001,
limitatamente agli investimenti realizzati fino al 31
luglio 2003 in sedi operative ubicate nei comuni
interessati dagli eventi calamitosi dichiarati con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 ottobre 2002,
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
31 ottobre 2002, decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri 8 novembre 2002 e decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri 29 novembre 2002 e nei quali sono
state emanate, entro il 31 dicembre 2002, ordinanze
sindacali di sgombero ovvero ordinanze di interdizione al
traffico delle principali vie di accesso al territorio
comunale. Per gli investimenti immobiliari la proroga di
cui al primo periodo riguarda quelli realizzati fino al
terzo periodo d'imposta successivo a quello in corso alla
data del 25 ottobre 2001, e, comunque, entro il 31 luglio
2004.».
- L'art. 47 del decreto del Presidente della Repubblica
28 dicembre 2000, n. 445, cosi' recita:
«Art. 47 (Dichiarazioni sostitutive dell'atto di
notorieta). - 1. L'atto di notorieta' concernente stati,
qualita' personali o fatti che siano a diretta conoscenza
dell'interessato e' sostituito da dichiarazione resa e
sottoscritta dal medesimo con la osservanza delle modalita'
di cui all'art. 38.
2. La dichiarazione resa nell'interesse proprio del
dichiarante puo' riguardare anche stati, qualita' personali
e fatti relativi ad altri soggetti di cui egli abbia
diretta conoscenza.
3. Fatte salve le eccezioni espressamente previste per
legge, nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i
concessionari di pubblici servizi, tutti gli stati, le
qualita' personali e i fatti non espressamente indicati
nell'art. 46 sono comprovati dall'interessato mediante la
dichiarazione sostitutiva di atto di notorieta'.
4. Salvo il caso in cui la legge preveda espressamente
che la denuncia all'Autorita' di Polizia Giudiziaria e'
presupposto necessario per attivare il procedimento
amministrativo di rilascio del duplicato di documenti di
riconoscimento o comunque attestanti stati e qualita'
personali dell'interessato, lo smarrimento dei documenti
medesimi e' comprovato da chi ne richiede il duplicato
mediante dichiarazione sostitutiva.».
- Si riporta il testo dell'art. 41-bis del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600,
recante: «Disposizioni comuni in materia di accertamento
delle imposte sui redditi».
«Art. 41-bis (Accertamento parziale). - 1. Senza
pregiudizio dell'ulteriore azione accertatrice nei termini
stabiliti dall'art. 43, i competenti uffici dell'Agenzia
delle entrate, qualora dagli accessi, ispezioni e verifiche
nonche' dalle segnalazioni effettuati dalla Direzione
centrale accertamento, da una Direzione regionale ovvero da
un ufficio della medesima Agenzia ovvero di altre Agenzie
fiscali, dalla Guardia di finanza o da pubbliche
amministrazioni ed enti pubblici oppure dai dati in
possesso dell'anagrafe tributaria, risultino elementi che
consentono di stabilire l'esistenza di un reddito non
dichiarato o il maggiore ammontare di un reddito parziale
dichiarato, che avrebbe dovuto concorrere a formare il
reddito imponibile, compresi i redditi da partecipazioni in
societa', associazioni ed imprese di cui all'art. 5 del
testo unico delle imposte sui redditi, approvato con
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986,
n. 917, o l'esistenza di deduzioni, esenzioni ed
agevolazioni in tutto o in parte non spettanti, nonche'
l'esistenza di imposte o di maggiori imposte non versate,
escluse le ipotesi di cui agli articoli 36-bis e 36-ter,
possono limitarsi ad accertare, in base agli elementi
predetti, il reddito o il maggior reddito imponibili,
ovvero la maggiore imposta da versare, anche avvalendosi
delle procedure previste dal decreto legislativo 19 giugno
1997, n. 218. Non si applica la disposizione dell'art. 44.
2.».



 
Art. 25.
(Modifica al decreto legislativo 30 aprile 1992,
n. 285, recante il nuovo codice della strada)
1. Al fine di definire la procedura di infrazione 2001/5165 e superare i rilievi mossi dalla Commissione europea nei confronti del Governo italiano, al comma 1-bis dell'articolo 134 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dopo le parole: "cittadini comunitari" sono inserite le seguenti: "o persone giuridiche costituite in uno dei Paesi dell'Unione europea".



Note all'art. 25:
- Il testo dell'art. 134, comma 1-bis, del decreto
legislativo 30 aprile 1992, n. 285, pubhcato nella Gazzetta
Ufficiale 18 maggio 1992, n. 114, supplemento ordinario,
cosi' come modificato dalla presente legge, cosi' recita:
«Art. 134 (Circolazione di autoveicoli e motoveicoli
appartenenti a cittadini italiani residenti all'estero o a
stranieri). - 1. Agli autoveicoli, motoveicoli e rimorchi
importati temporaneamente o nuovi di fabbrica acquistati
per l'esportazione, che abbiano gia' adempiuto alle
formalita' doganali, se prescritte, e appartengano a
cittadini italiani residenti all'estero o a stranieri che
sono di passaggio, sono rilasciate una carta di
circolazione della durata massima di un anno, salvo
eventuale proroga, e una speciale targa di riconoscimento,
come stabilito nel regolamento.
1-bis. Al di fuori dei casi previsti dal comma 1, gli
autoveicoli, motoveicoli e rimorchi immatricolati in uno
Stato estero o acquistati in Italia ed appartenenti a
cittadini italiani residenti all'estero ed iscritti
all'Anagrafe italiani residenti all'estero (A.I.R.E.) e gli
autoveicoli, motoveicoli e rimorchi immatricolati in uno
Stato dell'Unione europea o acquistati in Italia ed
appartenenti a cittadini comunitari o persone giuridiche
costituite in uno dei Paesi dell'Unione europea che
abbiano, comunque, un rapporto stabile con il territorio
italiano, sono immatricolati, a richiesta, secondo le norme
previste dall'art. 93, a condizione che al momento
dell'immatricolazione l'intestatario dichiari un domicilio
legale presso una persona fisica residente in Italia o
presso uno dei soggetti di cui alla legge 8 agosto 1991, n.
264.
2. Chiunque circola con la carta di circolazione di cui
al comma 1 scaduta di validita' e' soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 71 a euro
286. Dalla violazione consegue la sanzione amministrativa
accessoria della confisca del veicolo, secondo le norme del
capo I, sezione II, del titolo VI. La sanzione accessoria
non si applica qualora al veicolo, successivamente
all'accertamento, venga rilasciata la carta di
circolazione, ai sensi dall'art. 93.».



 
Art. 26.
(Modifica alla legge 20 ottobre 1999, n. 380)
1. All'articolo 1 della legge 20 ottobre 1999, n. 380, il comma 6 e' sostituito dal seguente:
"6. Ferme restando le consistenze organiche complessive, il Ministro della difesa puo' prevedere limitazioni all'arruolamento del personale militare femminile soltanto in presenza di motivate esigenze connesse alla funzionalita' di specifici ruoli, corpi, categorie, specialita' e specializzazioni di ciascuna Forza armata, qualora in ragione della natura o delle condizioni per l'esercizio di specifiche attivita' il sesso rappresenti un requisito essenziale. Il relativo decreto e' adottato su proposta del Capo di stato maggiore della difesa, acquisito il parere della Commissione per le pari opportunita' tra uomo e donna, d'intesa con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e per le pari opportunita'".
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Data a Roma, addi' 25 gennaio 2006
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
La Malfa, Ministro per le politiche
comunitarie Visto, il Guardasigilli: Castelli
LAVORI PREPARATORI
Camera dei deputati (atto n. 5767):
Presentato dal Ministro per le politiche comunitarie
(Buttiglione) il 7 aprile 2005.
Assegnato alla XIV commissione (Politiche dell'Unione
europea), in sede referente, il 12 aprile 2005, con pareri
delle commissioni I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X,
XI, XII, XIII e della commissione parlamentare per le
questioni regionali.
Esaminato dalla XIV commissione il 10, 12, 19, 24, 25 e
30 maggio 2005.
Relazione scritta annunciata l'8 giugno 2005 (atto n.
5767/A - relatore on. Di Teodoro).
Esaminato in aula il 14 e 16 giugno 2005 e approvato il
21 giugno 2005.
Senato della Repubblica (atto n. 3509):
Assegnato alla 14ª commissione (Politiche dell'Unione
europea), in sede referente, il 28 giugno 2005, con pareri
delle commissioni 1ª, 2ª, 3ª, 4ª, 5ª, 6ª, 7ª, 8ª, 9ª, 10ª,
11ª, 12ª, 13ª e della commissione parlamentare per le
questioni regionali.
Esaminato dalla 14ª commissione il 12, 19, 20, 26, 28
luglio 2005; 14, 28 settembre 2005 e 5 ottobre 2005.
Esaminato in aula il 22 e 23 novembre 2005 e approvato,
con modificazioni, il 14 dicembre 2005.
Camera dei deputati (atto n. 5767-B):
Assegnato alla XIV commissione (Politiche dell'Unione
europea), in sede referente, il 19 dicembre 2005, con
pareri delle commissioni I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII,
IX, X, XI, XII, XIII e della commissione parlamentare per
le questioni regionali.
Esaminato dalla XIV commissione il 9 e 10 gennaio 2006.
Esaminato in aula il 10 gennaio 2006 e approvato, con
modificazioni, l'11 gennaio 2006.
Senato della Repubblica (atto n. 3509-B):
Assegnato alla 14ª commissione (Politiche dell'Unione
europea), in sede referente, il 12 gennaio 2006, con pareri
delle commissioni 1ª, 5ª, 9ª, 10ª, 12ª e 13ª.
Esaminato dalla 14ª commissione il 17 e 18 gennaio
2006.
Esaminato in aula e approvato il 18 gennaio 2006.



Note all'art. 26:
- Il testo vigente dell'art. 1, della legge 20 ottobre
1999, n. 380, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
29 ottobre 1999, n. 255, cosi' come modificato dalla
presente legge, cosi' recita:
«Art. 1. - 1. Le cittadine italiane partecipano, su
base volon-taria, secondo le disposizioni di cui alla
presente legge, ai concorsi per il reclutamento di
ufficiali e sottufficiali in servizio permanente e di
militari di truppa in servizio volontario, e categorie
equiparate, nei ruoli delle Forze armate e del Corpo della
guardia di finanza.
2. Il Governo e' delegato ad emanare, entro sei mesi
dalla data di entrata in vigore della presente legge, su
proposta del Ministro della difesa, di concerto con i
Ministri per le pari opportunita', del tesoro, del bilancio
e della programmazione economica, delle finanze, dei
trasporti e della navigazione e per la funzione pubblica,
sentita la Commissione nazionale per la parita' e le pari
opportunita' tra uomo e donna, di cui alla legge 22 giugno
1990, n. 164, uno o piu' decreti legislativi per
disciplinare il reclutamento, lo stato giuridico e
l'avanzamento del personale militare femminile, sulla base
dei seguenti principi e criteri direttivi:
a) assicurare la realizzazione del principio delle
pari oppor-tunita' uomo-donna, nel reclutamento del
personale militare, nell'accesso ai diversi gradi,
qualifiche, specializzazioni ed incarichi del personale
delle Forze armate e del Corpo della guardia di finanza;
b) applicare al personale militare femminile e
maschile la normativa vigente per il personale dipendente
delle pubbliche amministrazioni in materia di maternita' e
paternita' e di pari opportunita' uomo-donna, tenendo conto
dello status del personale militare.
3. Con decreto del Ministro della difesa, di concerto
con il Ministro delle finanze e con il Ministro per le pari
opportunita', e' istituito, entro trenta giorni dalla data
di entrata in vigore della presente legge e per un periodo
di quattro anni rinnovabile, un Comitato consultivo
composto da undici membri nel quale e assicurata una
partecipazione maggioritaria di personale femminile in
possesso di adeguate esperienze e competenze nelle materie
attinenti ai settori di interesse del Ministero della
difesa e del Ministero delle finanze, con il compito di
assistere il Capo di stato maggiore della difesa ed il
Comandante generale del Corpo della guardia di finanza
nell'azione di indirizzo, coordinamento e valutazione
dell'inserimento e della integrazione del personale
femminile nelle strutture delle Forze armate e del Corpo
della guardia di finanza. Sei membri del Comitato
consultivo sono scelti dal Ministro della difesa con
proprio decreto e un membro e' scelto dal Ministro delle
finanze con proprio decreto. Il Ministro per le pari
opportunita' designa i restanti quattro membri, due dei
quali sono indicati dalla Commissione nazionale per la
parita' e le pari opportunita' tra uomo e donna. Con il
decreto di istituzione del Comitato consultivo il Ministro
della difesa provvede anche all'indicazione di eventuali
compensi connessi alla effettiva presenza ai lavori del
Comitato stesso. Per il funzionamento del Comitato e'
autorizzata la spesa di lire 80 milioni per il 1999 e di
lire 240 milioni annue a decorrere dal 2000. Al relativo
onere si provvede mediante riduzione dello stanziamento
iscritto, ai fini del bilancio triennale 1999-2001,
nell'ambito dell'unita' previsionale di base di parte
corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del
Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica per l'anno 1999, allo scopo utilizzando
l'accantonamento relativo al Ministero della difesa. Il
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica e' autorizzato ad apportare, con propri decreti,
le occorrenti variazioni di bilancio.
4. Il Governo trasmette alla Camera dei deputati ed al
Senato della Repubblica gli schemi dei decreti legislativi
di cui al comma 2, alfine dell'espressione del parere da
parte delle competenti Commissioni permanenti, da rendere
entro sessanta giorni dalla data di trasmissione.
5. Il Ministro della difesa e il Ministro delle finanze
per il personale del Corpo della guardia di finanza, entro
trenta giorni dalla data di entrata in vigore dei decreti
legislativi di cui al comma 2, adottano, con propri
decreti, ai sensi dell'art. 17, comma 3, della legge
23 agosto 1988, n. 400, regolamenti recanti norme per
l'accertamento dell'idoneita' al servizio militare sentiti,
per quanto concerne il personale femminile, il Ministro per
le pari opportunita', la Commissione nazionale per la
parita' e le pari opportunita' tra uomo e donna nonche' il
Ministro dei trasporti e della navigazionei' per il
personale del Corpo delle capitanerie di porto.
6. Ferme restando le consistenze organiche complessive,
il Ministro della difesa puo' prevedere limitazioni
all'arruolamento del personale militare femminile soltanto
in presenza di motivate esigenze connesse alla
funzionalita' di specifici ruoli, corpi, categorie,
specialita' e specializzazioni di ciascuna Forza armata,
qualora in ragione della natura o delle condizioni per
l'esercizio di specifiche attivita' il sesso rappresenti un
requisito essenziale. Il relativo decreto e' adottato su
proposta del Capo di stato maggiore della difesa, acquisito
il parere della Commissione per le pari opportunita' tra
uomo e donna, d'intesa con i Ministri delle infrastrutture
e dei trasporti e per le pari opportunita'.
7. Agli adempimenti di cui al comma 6, per il personale
femminile da arruolare nel Corpo della guardia di finanza,
provvede il Ministro delle finanze, sentito il Ministro per
le pari opportunita' il quale acquisisce il parere della
Commissione nazionale per la parita' e le pari opportunita'
tra uomo e donna, su proposta del Comandante generale del
Corpo della guardia di finanza.
8. In via transitoria per i primi tre anni e salvo
quanto previsto dai commi 6 e 7, le prime immissioni di
personale femminile nelle Forze armate e nel Corpo della
guardia di finanza sono disposte, elevando di tre anni i
limiti di eta' previsti dalla normativa per gli ufficiali o
i sottufficiali, nonche' limitatamente ai contingenti
stabiliti annualmente nell'ambito della pianificazione del
reclutamento del personale militare, dal Capo di stato
maggiore della difesa e dal Comandante generale del Corpo
della guardia di finanza, sentito il Comitato consultivo di
cui al comma 3, mediante reclutamento con concorsi a nomina
diretta secondo quanto previsto dal decreto legislativo
30 dicembre 1997, n. 490, ovvero, per il Corpo della
guardia di finanza, secondo le modalita' di cui all'art. 8,
commi da 2 a 4, della legge 28 marzo 1997, n. 85, in quanto
applicabili.
9. In deroga alle previsioni del comma 1, le cittadine
italiane possono partecipare, su base volontaria, anche ai
concorsi per ufficiali piloti di complemento delle Forze
armate. Questi ultimi devono essere reclutati con le
modalita' e le procedure di cui all'art. 3 della legge
19 maggio 1986, n. 224.».



 
Art. 26-bis. (1)
(( Attuazione della direttiva 2005/14/CE del Parlamento europeo
e del Consiglio, dell'11 maggio 2005, che modifica le direttive
72/166/CEE, 84/5/CEE, 88/357/CEE, 90/232/CEE e la direttiva
2000/26/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
sull'assicurazione della responsabilita' civile
risultante dalla circolazione di autoveicoli ))


(( 1. Nella predisposizione del decreto legislativo per l'attuazione della direttiva 2005/14/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 maggio 2005, che modifica le direttive 72/166/CEE, 84/5/CEE, 88/357/CEE, 90/232/CEE e la direttiva 2000/26/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sull'assicurazione della responsabilita' civile risultante dalla circolazione di autoveicoli, il Governo e' tenuto a seguire, oltre ai principi e criteri direttivi di cui all'articolo 3, anche i seguenti principi e criteri direttivi:
a) prevedere che l'assicurazione per la responsabilita' civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore sia obbligatoria almeno per i seguenti importi:
1) nel caso di danni alle persone, un importo minimo di copertura pari a euro 5.000.000 per sinistro, indipendentemente dal numero delle vittime;
2) nel caso di danni alle cose, un importo minimo di copertura pari a euro 1.000.000 per sinistro, indipendentemente dal numero delle vittime;
b) prevedere un periodo transitorio di cinque anni, dalla data dell'11 giugno 2007 prevista per l'attuazione della direttiva, per adeguare gli importi minimi di copertura obbligatoria per i danni alle cose e per i danni alle persone secondo quanto indicato alla lettera a);
c) prevedere, ai fini del risarcimento da parte del Fondo di garanzia per le vittime della strada costituito presso la Concessionaria servizi assicurativi pubblici - CONSAP Spa, in caso di danni alle cose causati da un veicolo non identificato, una franchigia di importo pari a euro 500 a carico della vittima che ha subito i danni alle cose, qualora nello stesso incidente il Fondo sia intervenuto per gravi danni alle persone. ))
 
Allegato A
(Articolo 1, commi 1 e 3)
2004/10/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 febbraio 2004, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative all'applicazione dei principi di buona pratica di laboratorio e al controllo della loro applicazione per le prove sulle sostanze chimiche.
2004/23/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, sulla definizione di norme di qualita' e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani.
2004/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, che abroga alcune direttive recanti norme sull'igiene dei prodotti alimentari e le disposizioni sanitarie per la produzione e la commercializzazione di determinati prodotti di origine animale destinati al consumo umano e che modifica le direttive 89/662/CEE e 92/118/CEE del Consiglio e la decisione 95/408/CE del Consiglio.
2004/68/CE del Consiglio, del 26 aprile 2004, che stabilisce norme di polizia sanitaria per le importazioni e il transito nella Comunita' di determinati ungulati vivi, che modifica le direttive 90/426/CEE e 92/65/CEE e che abroga la direttiva 72/462/CEE.
2004/107/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 dicembre 2004, concernente l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria ambiente.
2004/114/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, relativa alle condizioni di ammissione dei cittadini di paesi terzi per motivi di studio, scambio di alunni, tirocinio non retribuito o volontariato.
2004/117/CE del Consiglio, del 22 dicembre 2004, che modifica le direttive 66/401/CEE, 66/402/CEE, 2002/54/CE, 2002/55/CE e 2002/57/CE per quanto riguarda gli esami eseguiti sotto sorveglianza ufficiale e l'equivalenza delle sementi prodotte in paesi terzi.
2005/1/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2005, che modifica le direttive 73/239/CEE, 85/611/CEE, 91/675/CEE, 92/49/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e le direttive 94/19/CE, 98/78/CE, 2000/12/CE, 2001/34/CE, 2002/83/CE e 2002/87/CE al fine di istituire una nuova struttura organizzativa per i comitati del settore dei servizi finanziari.
2005/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno e che modifica la direttiva 84/450/CEE del Consiglio e le direttive 97/7/CE, 98/27/CE e 2002/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 2006/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio ("direttiva sulle pratiche commerciali sleali").
2005/50/CE della Commissione, dell'11 agosto 2005, relativa alla riclassificazione delle protesi articolari dell'anca, del ginocchio e della spalla nel quadro della direttiva 93/42/CEE concernente i dispositivi medici.
 
Allegato B
(Articolo 1, commi 1 e 3)
98/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 1998, sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche.
2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque.
2003/123/CE del Consiglio, del 22 dicembre 2003, che modifica la direttiva 90/435/CEE concernente il regime fiscale comune applicabile alle societa' madri e figlie di Stati membri diversi.
2004/9/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 febbraio 2004, concernente l'ispezione e la verifica della buona pratica di laboratorio (BPL).
2004/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla sicurezza degli aeromobili di paesi terzi che utilizzano aeroporti comunitari.
2004/40/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) (diciottesima direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CEE).
2004/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie e recante modifica della direttiva 95/18/CE del Consiglio relativa alle licenze delle imprese ferroviarie e della direttiva 2001/14/CE relativa alla ripartizione della capacita' di infrastruttura ferroviaria, all'imposizione dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria e alla certificazione di sicurezza (direttiva sulla sicurezza delle ferrovie).
2004/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che modifica la direttiva 96/48/CE del Consiglio relativa all'interoperabilita' del sistema ferroviario transeuropeo ad alta velocita' e la direttiva 2001/16/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'interoperabilita' del sistema ferroviario transeuropeo convenzionale.
2004/51/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che modifica la direttiva 91/440/CEE relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie.
2004/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa ai requisiti minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea.
2004/80/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa all'indennizzo delle vittime di reato.
2004/81/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, riguardante il titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittime della tratta di esseri umani o coinvolti in un'azione di favoreggiamento dell'immigrazione illegale che cooperino con le autorita' competenti.
2004/82/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, concernente l'obbligo dei vettori di comunicare i dati relativi alle persone trasportate.
2004/83/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonche' norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta.
2004/108/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 dicembre 2004, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilita' elettromagnetica e che abroga la direttiva 89/336/CEE.
2004/109/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 dicembre 2004, sull'armonizzazione degli obblighi di trasparenza riguardanti le informazioni sugli emittenti i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato e che modifica la direttiva 2001/34/CE.
2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parita' di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
2005/14/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 maggio 2005, che modifica le direttive del Consiglio 72/166/CEE, 84/5/CEE, 88/357/CEE e 90/232/CEE e la direttiva 2000/26/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sull'assicurazione della responsabilita' civile risultante dalla circolazione di autoveicoli.
2005/19/CE del Consiglio, del 17 febbraio 2005, che modifica la direttiva 90/434/CEE relativa al regime fiscale comune da applicare alle fusioni, alle scissioni, ai conferimenti d'attivo ed agli scambi d'azioni concernenti societa' di Stati membri diversi.
2005/28/CE della Commissione, dell'8 aprile 2005, che stabilisce i principi e le linee guida dettagliate per la buona pratica clinica relativa ai medicinali in fase di sperimentazione a uso umano nonche' i requisiti per l'autorizzazione alla fabbricazione o importazione di tali medicinali.
2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.
2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2005, relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attivita' criminose e di finanziamento del terrorismo.
 
ALLEGATO C
(Articolo 7, comma 1)
2003/103/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, che modifica la direttiva 2001/25/CE concernente i requisiti minimi di formazione per la gente di mare.
2005/23/CE della Commissione, dell'8 marzo 2005, che modifica la direttiva 2001/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i requisiti minimi di formazione per la gente di mare.
 
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