Gazzetta n. 94 del 21 aprile 2008 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 marzo 2008
Scioglimento dell'amministrazione dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria e nomina della commissione straordinaria.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'esito degli accertamenti ispettivi svolti ai sensi dell'art. 1 del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito nella legge 12 ottobre 1982, n. 726, da cui risultano forme di ingerenza della criminalita' organizzata nell'amministrazione dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria;
Considerato che tali ingerenze pregiudicano interessi primari della collettivita' ed espongono l'azienda stessa a pressanti condizionamenti, compromettendone la libera determinazione ed il buon andamento;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai suddetti condizionamenti arreca grave pregiudizio al regolare funzionamento dei servizi e costituisce pericolo per lo stato della sicurezza pubblica;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento della gestione, si rende necessaria la nomina di una commissione straordinaria per l'amministrazione dell'A.S.P. n. 5 di Reggio Calabria;
Visti gli articoli 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 19 marzo 2003;
Decreta:
Art. 1.
L'amministrazione dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Massimo Cetola - prefetto;
dott. Claudio Ranucci - dirigente amministrativo;
dott. Salvatore Carli - direttore amministrativo contabile.
 
Art. 2.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita le attribuzioni del direttore generale della A.S.P. n. 5 di Reggio Calabria fino all'insediamento dell'organo ordinario a norma di legge, nonche' ogni altro potere ed incarico connesso.
Dato a Roma, addi' 19 marzo 2008

Il Presidente del Senato della Repubblica nell'esercizio
delle funzioni del Presidente della Repubblica,
ai sensi dell'art. 86 della Costituzione
MARINI

Prodi, Presidente del Consiglio dei
Ministri
Amato, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 1° aprile 2008 Ministeri istituzionali, registro n. 3 Interno, foglio n. 319
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
L'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria e' inserita in un contesto socio ambientale permeato in ogni suo aspetto da una diffusa criminalita' organizzata che mira ad ingerirsi nelle attivita' economiche e nella gestione della cosa pubblica.
A seguito della legge della regione Calabria 11 maggio 2007, n. 9, con la quale si procedeva ad accorpare le undici Aziende sanitarie locali in cinque aziende sanitarie provinciali, l'ambito territoriale dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria coincide con i territori delle preesistenti Aziende sanitarie locali n. 9 di Locri, n. 10 di Palmi e n. 11 di Reggio Calabria.
Allo scopo di individuare la sussistenza di fenomeni di condizionamento e di infiltrazione della criminalita' organizzata nell'ambito delle attivita' gestionali delle aziende sanitarie ricadenti nel territorio provinciale, il prefetto di Reggio Calabria aveva disposto, fin dall'ottobre 2005, l'accesso presso l'Azienda sanitaria provinciale n. 9 di Locri, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni. Tale attivita' ispettiva aveva consentito di evidenziare uno stato di grave infiltrazione da parte delle cosche mafiose locali, secondo una logica di spartizione, e aveva portato, ai sensi degli articoli 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, allo scioglimento dell'Azienda ed alla nomina di una commissione cui veniva affidata l'amministrazione dell'Azienda sanitaria per la durata di diciotto mesi, con decreto del Presidente della Repubblica del 28 aprile 2006.
Gestione straordinaria, peraltro, prorogata di ulteriori sei mesi con il decreto del Presidente della Repubblica del 25 ottobre 2007, vista la necessita' di completare il processo di risanamento avviato, reso difficoltoso dalla persistente influenza della malavita locale. Per effetto del commissariamento in atto, la prevista confluenza dell'Azienda sanitaria locale di Locri nell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria non si e' perfezionata, essendo condizionata ad un accordo tra Ministero dell'interno e regione Calabria, previsto dall'art. 7 della citata legge regionale n. 9/2007.
L'attivita' ispettiva antimafia disposta dal prefetto di Reggio Calabria a tutela del buon andamento e della libera determinazione degli organismi socio-sanitari della provincia, ha successivamente riguardato anche la vita politico-amministrativa e gestionale delle Aziende sanitarie locali n. 11 di Reggio Calabria e n. 10 di Palmi, poi confluite nella Azienda sanitaria provinciale n. 5.
In particolare l'attivita' ispettiva antimafia presso l'Azienda sanitaria locale n. 11 di Reggio Calabria, inizialmente indirizzata, con decreto del prefetto del 9 febbraio 2006, nei confronti del Distretto socio sanitario n. 4 di Melito Porto Salvo, si era poi successivamente estesa, con i decreti del prefetto del 30 marzo 2006 e 27 giugno 2006, all'azienda nel suo complesso.
In esito alla complessa attivita' di accertamento esperita dalla commissione di accesso, il prefetto di Reggio Calabria nella relazione del 26 marzo 2007 ha comunicato che gli elementi sintomatici dell'infiltrazione e del condizionamento della criminalita' organizzata sono «tutti presenti nella vita politico-amministrativa-sanitaria e gestionale dell'Azienda sanitaria n. 11 di Reggio Calabria».
Appaiono rilevanti, a tal fine, i collegamenti che vincolano la vita amministrativa dell'ente a dinamiche esterne e riconducibili alle mire espansionistiche delle organizzazioni criminali operanti sul territorio. Sotto tale aspetto assumono importanza decisiva i riferiti e documentati rapporti tra il personale sanitario e singoli esponenti della criminalita' organizzata, le denunce presentate alla locale procura della Repubblica da alcuni dirigenti di vertice, dimessisi dall'incarico, nonche' la presenza condizionante, accertata dalla stessa commissione di accesso, di personaggi che, ai piu' diversi livelli operativi, costituiscono dei veri e propri «cavalli di Troia» della criminalita' organizzata all'interno della struttura socio-sanitaria.
L'effetto di tale condizionamento si traduce nella circostanza che un gran numero di attivita' e di interventi pubblici sono, in vario modo, interessati e strumentalizzati da infiltrazioni delle consorterie criminali locali che si garantiscono le proprie attivita' spartendosi l'aggiudicazione degli appalti dei beni, dei servizi ed i lavori pubblici, attraverso meccanismi manipolati dall'esterno, con la compiacenza dei dirigenti.
Sulla base degli elementi descritti, il prefetto di Reggio Calabria ha ritenuto necessario, anche in considerazione delle intervenute modifiche nel sistema regionale delle aziende sanitarie, di ampliare l'accesso anche presso gli uffici della cessata Azienda sanitaria locale n. 10 di Palmi, con riferimento ai quali, in esito ad una attivita' generale di ricognizione, si temeva la presenza di infiltrazioni mafiose.
L'attivita' ispettiva antimafia disposta, con decreto prefettizio del 6 settembre 2007, nei confronti della struttura corrispondente alla ex Azienda sanitaria locale n. 10 di Palmi e' pertanto connotata dal collegamento logico-conseguenziale con il precedente accesso effettuato sull'Azienda sanitaria locale n. 11 di Reggio Calabria.
Gli accertamenti svolti dalla commissione di accesso, confluiti nella relazione commissariale, datata 29 gennaio 2008, conclusiva della procedura, analizzano e documentano il contesto ambientale e territoriale e, in maniera circostanziata, l'attivita' amministrativa svolta dall'ente, con riferimento particolare agli appalti e ai contratti di forniture, nonche' all'inefficienza burocratica ed al caos organizzativo riscontrato.
In particolare, e' stato evidenziato che l'Azienda sanitaria locale n. 10 di Palmi, la cui attivita' si e' svolta nell'arco temporale 1994-2007, e' stata amministrata nel corso di quegli anni da ben sette direttori generali e quattro commissari, per una durata media di permanenza degli stessi di soli sette mesi. Cio' ha reso impossibile a coloro che si sono succeduti nella responsabilita' dell'azienda di influire efficacemente sulle sorti dell'ente che appare abbandonato a se stesso, o meglio a gruppi di potere interni alla propria dirigenza.
La permeabilita' della struttura socio-sanitaria di Palmi agli interessi delle consorterie criminali locali emerge, peraltro, dai seguenti elementi sintomatici:
l'alta percentuale di dipendenti con precedenti penali e di polizia: ben il 20% (314 unita' di personale), dei quali il 17%, pari a 50 unita', e' segnalato per fatti e reati tipici dell'ambiente mafioso, quando non direttamente come appartenente alle cosche della 'ndrangheta. Tale constatazione assume maggior rilievo quando si ponga mente alle irregolari modalita' di reclutamento e di avanzamento in carriera di buona parte del personale;
la presenza di diversi soggetti, parimenti segnalati come vicini fiancheggiatori o appartenenti alle organizzazioni criminali operanti nel territorio, nel novero delle imprese e degli imprenditori che hanno avuto rapporti contrattuali con l'azienda sanitaria di Palmi. Spesso questi rapporti sono stati illegittimamente radicati, con procedure di gara quasi mai regolari e con partecipazioni spesso ridotte ad un solo offerente, nonche' proseguiti per anni sulla base di illegittime proroghe a favore di pochi imprenditori contigui alle cosche attraverso meccanismi artificiosamente pilotati dall'esterno e con la compiacenza di dirigenti dell'ente, in ripetuta violazione del principio di concorrenza e della par conditio nella scelta dei contraenti;
la presenza di diversi soggetti, segnalati come vicini, fiancheggiatori o appartenenti alla criminalita' organizzata, tra gli occupanti sine titulo o morosi dei beni immobili dell'Azienda sanitaria. Circostanza che assume rilievo particolare considerato che dall'ingente patrimonio immobiliare e fondiario l'ente trae profitti irrisori, valutabili in poche centinaia di euro annui.
La commissione di accesso ha evidenziato, altresi', che lo scenario della struttura socio-sanitaria di Palmi e' assolutamente caotico e privo di regole. Non esiste un unico atto, ne' piu' atti coordinati o coordinabili, che disegnino una struttura organica. L'unico dato certo e' il numero dei dipendenti. Le mansioni attribuite a ciascuno, le relazioni fra unita' organizzative, la stessa individuazione delle unita' organizzative comunque denominate, con l'identificazione del posto in organico e della figura professionale che lo ricopre, e' affidata ad atti episodici e spesso irrituali.
Particolare rilievo assumono le prassi riscontrate nella gestione della Struttura complessa - Risorse umane, ed in particolare dell'ufficio procedimenti disciplinari. Sono emerse, al riguardo, le stesse anomalie gia' riscontrate in occasione dell'accesso ispettivo alla struttura socio-saniaria di Reggio Calabria, ex A.S.L. n. 11: mancato o tardivo avvio di procedimenti disciplinari o avvio degli stessi non seguito dagli atti successivi, in modo da conseguire il risultato della decadenza dell'azione disciplinare, nell'impunita' di soggetti anche condannati per gravi reati.
Non possono ignorarsi, infine, gli sviluppi recenti di alcune indagini giudiziarie riguardanti, a piu' ampio raggio, il sistema sanitario regionale. Ci si riferisce, in particolare, alla indagine denominata «Onorata Societa», a seguito della quale sono state poste in stato di arresto 18 persone, in massima parte appartenenti al mondo della sanita' regionale, fra le quali un consigliere regionale. L'indagine in questione, che ha posto sotto esame i rapporti fra 'ndrangheta, sanita' e politica, ha provocato, tra l'altro, l'arresto del direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, gia' direttore generale dell'Azienda sanitaria locale n. 11 di Reggio Calabria e come tale oggetto della indagine ispettiva disposta dal prefetto di Reggio Calabria.
Sulla base degli accertamenti disposti e delle conclusioni rassegnate dagli organi ispettivi sulle due articolazioni territoriali dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5, corrispondenti alle estinte Aziende sanitarie locali di Reggio Calabria e di Palmi, il prefetto di Reggio Calabria, con relazione del 9 febbraio 2008, ha proposto, nei confronti dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria, l'applicazione della misura di rigore di cui agli articoli 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
I profili di collegamento e condizionamento criminale riscontrati nelle due articolazioni territoriali della Azienda sanitaria provinciale n. 5, unitamente alle difficolta' riscontrate nell'azione di risanamento della struttura socio-sanitaria di Locri, tuttora in proroga commissariale e per questo non ancora confluita in essa, denotano in maniera inequivocabile la capacita' della criminalita' organizzata di ingerirsi negli apparati politico-amministrativi e gestionali ai quali l'ordinamento affida la responsabilita' dell'efficienza e della qualita' delle prestazioni e dei servizi concernenti il fondamentale diritto alla salute.
La riscontrata compromissione delle legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione di diritti fondamentali, da un lato, nonche' la finalita' della misura di rigore sotto il duplice profilo della repressione del fenomeno inquinante e del recupero dell'ente ad una ordinaria gestione delle proprie attivita' ed ad un miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti, dall'altro, rappresentano gli ambiti entro i quali si articola la previsione recata dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, applicabile, in virtu' del rinvio operato dal successivo art. 146, anche agli organi delle aziende sanitarie locali.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi delle comunita' comprese nell'ambito territoriale di utenza dell'azienda sanitaria, in atto gestita da un commissario straordinario nominato con deliberazione della giunta regionale 9 gennaio 2008, n. 5.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione del fenomeno inquinante, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto pertanto che ricorrano le condizioni indicate per l'adozione del provvedimento di cui agli articoli 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, si formula rituale proposta per l'adozione della misura straordinaria nei confronti dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria con conseguente affidamento, per la durata di diciotto mesi, della gestione dell'ente ad una commissione straordinaria cui, in virtu' degli articoli 144 e 145 del decreto legislativo n. 267/2000, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire nel tempo la rispondenza dell'azione amministrativa alle esigenze della collettivita'.
Roma, 18 marzo 2008
Il Ministro dell'interno: Amato
 
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