Gazzetta n. 2 del 4 gennaio 2010 (vai al sommario)
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
PROVVEDIMENTO 18 dicembre 2009
Iscrizione della denominazione «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio» nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette.


IL CAPO DIPARTIMENTO
delle politiche competitive
del mondo rurale e della qualita'

Visto il regolamento (CE) n. 510 del Consiglio del 20 marzo 2006 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari;
Considerato che, con regolamento (CE) n. 1238 della Commissione dell'11 dicembre 2009, la denominazione «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio» riferita alla categoria ortofrutticoli e cereali freschi e trasformati, e' iscritta quale denominazione di origine protetta nel registro delle denominazioni di origine protette (D.O.P.) e delle indicazioni geografiche protette (I.G.P.) previsto dall'art. 7, paragrafo 4, del regolamento (CE) n. 510/2006;
Ritenuto che sussista l'esigenza di pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana il disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio», affinche' le disposizioni contenute nel predetto documento siano accessibili per informazione erga omnes sul territorio nazionale;

Provvede
alla pubblicazione dell'allegato disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio», registrata in sede comunitaria con regolamento (CE) n. 1238 dell'11 dicembre 2009.
I produttori che intendono porre in commercio la denominazione «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio», possono utilizzare, in sede di presentazione e designazione del prodotto, la suddetta denominazione e la menzione «Denominazione di origine protetta» solo sulle produzioni conformi al regolamento (CE) n. 510/2006 e sono tenuti al rispetto di tutte le condizioni previste dalla normativa vigente in materia.
Roma, 18 dicembre 2009

Il capo Dipartimento: Nezzo
 
Allegato DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DELLA DENOMINAZIONE D'ORIGINE PROTETTA
«POMODORINO DEL PIENNOLO DEL VESUVIO»

Art. 1.
Denominazione

La denominazione d'origine protetta (D.O.P.) «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio» e' riservata ai pomodori che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione.

Art. 2.
Descrizione del prodotto

La denominazione d'origine protetta (D.O.P.) «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio» designa il frutto degli ecotipi di pomodorini della specie Lycopersicon esculentum Mill. riconducibili alle seguenti denominazioni popolari «Fiaschella», «Lampadina», «Patanara», «Principe Borghese» e «Re Umberto» tradizionalmente coltivati sulle pendici del Vesuvio, aventi i seguenti caratteri distintivi: pianta ad accrescimento indeterminato; frutto di forma ovale o leggermente pruniforme con apice appuntito e frequente costolatura della parte peduncolare; buccia spessa, e' escluso l'impiego di ibridi.
I frutti ammessi a tutela devono avere le seguenti caratteristiche:
a) allo stato fresco, entro quattro giorni dalla raccolta:
pezzatura: non superiore a 25 g;
parametri di forma: rapporto fra i diametri maggiore e minore: compreso fra 1,2 e 1,3;
colore esterno (a maturazione): vermiglio;
colore della polpa: rosso;
consistenza: elevata;
sapore: vivace, intenso e dolce-acidulo;
residuo ottico (r.o.): min 6,5° Brix;
tenace attaccatura al peduncolo;
b) allo stato conservato al piennolo:
colore esterno: rosso scuro;
colore della polpa: rosso;
consistenza: buona;
sapore: vivace ed intenso;
turgore: ridotto a fine conservazione.

Art. 3.
Zona di produzione

La zona di produzione e condizionamento della D.O.P. «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio», di cui al presente disciplinare, comprende l'intero territorio dei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant'Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, e la parte del territorio del comune di Nola delimitata perimetralmente: dalla strada provinciale Piazzola di Nola - Rione Trieste (per il tratto che va sotto il nome di «Costantinopoli»), dal «Lagno Rosario», dal limite del comune di Ottaviano e dal limite del comune di Somma Vesuviana.

Art. 4.
Prova dell'origine

Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna gli input e gli output. In questo modo e attraverso l'iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di controllo, delle particelle catastali sulle quali avviene la coltivazione e dei nominativi di produttori e condizionatori, nonche' attraverso la denuncia alla struttura di controllo delle quantita' prodotte, viene garantita la tracciabilita' del prodotto.
Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, saranno assoggettate al controllo da parte dell'organismo di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.

Art. 5.
Metodo di ottenimento

Le condizioni ed i sistemi di coltivazione, conservazione e trasformazione dei pomodori destinati alla produzione della D.O.P. «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio», devono essere quelli della zona, e comunque atti a conferire al prodotto che ne deriva, le specifiche caratteristiche qualitative di cui all'art. 2.
Non e' ammessa la coltivazione in ambiente protetto (serre o tunnel) o fuori suolo.
Per quanto riguarda gli impianti produttivi e la tecnica colturale da adottare, devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:
materiale di propagazione: devono essere utilizzate piantine autoprodotte o piantine sane e certificate ai sensi della normativa fitosanitaria vigente, provenienti da vivai iscritti al Registro Ufficiale dei Produttori regionale;
impianto: va eseguito tra il 15 marzo e il 15 maggio con messa a dimora di piantine radicate in semenzai allestiti sul suolo oppure in contenitori alveolati;
sistemi e distanze di piantagione: i sesti d'impianto devono essere compresi fra 15 e 30 cm sulla fila e fra 80 e 120 cm fra le file. Le piantine vanno trapiantate in file parallele fra loro in modo che le distanze sulla fila fra le piante e fra le file siano regolari. La densita' d'impianto non deve essere superiore a 45.000 piante per ettaro; e' consentita la coltura in consociazione, in questo caso le prescrizioni di densita' devono applicarsi alle porzioni di suolo effettivamente investite a pomodoro;
forma di allevamento: il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio va coltivato esclusivamente in pieno campo; le piante, allevate in verticale, con sviluppo in altezza fino a cm 80, sono sostenute con legature di fili tesi fra paletti di sostegno o da cannucce infisse al suolo, in gruppi di tre, a mo' di capannina. In questa maniera le bacche non toccano il suolo ed i frutti, ricevendo i raggi del sole in maniera uniforme, acquistano la colorazione rosso ardente che li contraddistingue;
la concimazione e' eseguita con fertilizzanti organici, che si prestano particolarmente ad ammendare ed integrare le dotazioni dei suoli lavici, poco humificati; e' consentito anche il ricorso a concimi minerali;
irrigazione: sono ammessi solo i metodi di irrigazione localizzata o di microdistribuzione dell'acqua ed e' vietata l'irrigazione a pioggia con grandi volumi e l'irrigazione a scorrimento, cio' allo scopo di salvaguardare le condizioni pedoclimatiche. Infatti la coltivazione su suolo asciutto e lavico, caratterizzato da elevate escursioni termiche fra giorno e notte, favorisce la lunga e naturale conservazione, conferendo maggiore consistenza alla buccia ed elevata sapidita' alle bacche;
difesa antiparassitaria: e' consentita nel rispetto della normativa vigente;
e' vietata la distribuzione in campo di prodotti ormonali e disseccanti che interferiscono con il naturale ciclo della pianta;
la raccolta dei pomodorini deve essere effettuata a mano, nel periodo compreso tra il 20 giugno ed il 31 agosto;
la produzione unitaria massima e' fissata in 16 tonnellate, rapportata ad ettaro di coltura specializzata;
le bacche raccolte devono essere sane e indenni da attacchi parassitari tali da pregiudicarne la buona conservazione;
il prodotto puo' essere venduto:
fresco, allo stato di bacche o di grappoli posti alla rinfusa in idonei contenitori;
conservato, allo stato di bacche o di grappoli posti alla rinfusa in idonei contenitori, o in piennoli.
Per quanto riguarda la conservazione dei pomodorini «al piennolo» devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:
i grappoli o «schiocche», una volta raccolti, vengono sistemati su un filo di fibra vegetale, legato a cerchio, cosi' da comporre un unico grande grappolo, o «piennolo», del peso, a termine conservazione, compreso fra kg 1 e 5. I piennoli, cosi' ottenuti, vanno tenuti sospesi da terra mediante ganci o su idonei supporti, in luogo asciutto e ventilato;
durante le fasi di conservazione, sia per il prodotto al piennolo che per quello in imballaggi, non deve essere effettuato alcun trattamento chimico. Possono essere usati unicamente sistemi fisici per la miglior protezione del prodotto e che non siano in grado di alterarne le caratteristiche, quali: retine contro gli insetti ed apparecchi ad ultrasuoni;
la conservabilita' dei piennoli non ha una durata definita ed e' ancorata al permanere delle buone caratteristiche di aspetto ed organolettiche del prodotto.

Art. 6.
Legame con l'ambiente

Le peculiarita' del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio sono la elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l'alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualita' organolettiche subisce alterazioni. Tali peculiarita' sono profondamente legate ai fattori pedoclimatici tipici dell'area geografica in cui il pomodorino e' coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del complesso vulcanico Somma-Vesuvio.
La morfologia dei suoli, quindi, e' quella tipica che si riscontra lungo le pendici del cono vesuviano ed e' caratterizzata da tessitura sabbiosa, che rende i terreni molto sciolti e drenati. I suoli hanno mediamente una reazione neutra o sub-alcalina ed una buona dotazione in macro e micro elementi assimilabili, collocati lungo le pendici acclivi del complesso vulcanico, sono stati oggetto di terrazzamenti ed hanno una giacitura pianeggiante o leggermente acclive.
Il clima, nel corso della stagione colturale, e' prevalentemente asciutto, con discreta ventosita' elevate temperature massime, ampie escursioni termiche fra notte e giorno ed elevati livelli di insolazione. Cio' contribuisce ad un naturale controllo delle malattie parassitarie, in particolare di quelle crittogamiche.
L'incidenza ambientale e' tale che gli stessiecotipi di pomodoro, se coltivati fuori area tipica, forniscono frutti con qualita' sensibilmente diversi rispetto a quelli oggetto di tutela.
Il pomodorino, conservato al piennolo o in conserva, rappresenta una delle produzioni piu' antiche e tipiche dell'area vesuviana. Le prime testimonianze documentate, e tecnicamente dettagliate, sulla presenza e sull'uso del pomodorino nel comprensorio Vesuviano risalgono alle pubblicazioni dei proff. Palmieri, De Rosa e Cozzolino, della Regia scuola superiore di agricoltura di Portici (Napoli), rispettivamente del 1885, 1902 e 1916.
Nei secoli scorsi la coltivazione di questo tipo di pomodoro si era affermata sia per le ridotte esigenze colturali che per l'idoneita' alla lunga conservazione nei mesi invernali, in virtu' della consistenza della buccia, della forza di attaccatura al peduncolo e dell'alto contenuto in solidi solubili. L'antica diffusione di questa tipologia di pomodoro conservato era infatti legata alla necessita' di dover disporre nei mesi invernali di pomodoro allo stato fresco per poter adeguatamente guarnire le preparazioni domestiche da sempre molto diffuse nel napoletano, fra cui pizze e primi piatti, che richiedevano intensita' di gusto e di fragranze.
Come sempre accadeva per gli ortaggi d'uso familiare, i contadini sceglievano i frutti che reputavano piu' adatti e ne prelevavano il seme, che andava a costituire il materiale di riproduzione per l'anno successivo. Cosi' nella prima meta' del '900 erano gia' conosciuti e diffusi i pomodorini «Fiaschella», «Lampadina», «Principe Borghese», «Re Umberto» e «Patanara» da cui sono derivati gli attuali ecotipi.
Il fattore umano, esplicatosi nella messa a punto di un metodo di coltivazione e di conservazione ben calibrato e tipico della zona, unito al particolare quadro ambientale dell'area vesuviana, frutto dell'ottimale insolazione, del clima asciutto e soprattutto della straordinaria natura piroclastica dei suoli, hanno portato ad un prodotto unico nel suo genere, per pregio organolettico e serbevolezza, quale e' quello che ancora oggi si coltiva e si conserva.
Le famiglie vesuviane, infine, sono solite preparare la tradizionale e secolare conserva tipica detta «a pacchetelle», caratterizzata da un processo di lavorazione manuale, fortemente legato al territorio vesuviano, che si e' tramandato nel tempo e che ancora oggi si svolge utilizzando il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio non pelato, tagliato longitudinalmente in meta' o in spicchi (o "filetti") e conservato in vaso di vetro.

Art. 7.
Controlli

Il controllo sulla conformita' del prodotto al disciplinare e' svolto da una struttura di controllo conformemente a quanto stabilito dagli articoli 10 e 11 del regolamento (CE) n. 510/2006.

Art. 8.
Etichettatura

L'immissione al consumo della D.O.P. «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio», deve avvenire secondo le seguenti modalita':
allo stato fresco, il prodotto deve essere posto in vendita allo stato di bacche o di grappoli, posti alla rinfusa in idonei contenitori sigillati, con capienza fino ad un massimo di 10 kg;
conservato «al piennolo»; i piennoli devono avere un peso massimo di 5 kg ed essere posti in vendita o singolarmente con il logo identificativo della D.O.P. o in idonei contenitori sigillati;
conservato allo stato di bacche o di grappoli, posti alla rinfusa in idonei contenitori sigillati, con capienza fino ad un massimo di 10 kg.
Sulle etichette apposte al prodotto o su quelle prestampate sui contenitori o sulle confezioni, devono essere riportate, a caratteri di stampa chiari e leggibili, le seguenti indicazioni:
«Pomodorino del Piennolo del Vesuvio» e «Denominazione d'origine protetta» (e/o il suo acronimo D.O.P.), con dimensioni maggiori di qualsiasi altra dicitura o elemento riportato;
il logo comunitario identificativo della D.O.P.;
il nome, la ragione sociale e l'indirizzo dell'azienda confezionatrice o produttrice;
la quantita' di prodotto effettivamente contenuta nella confezione, espressa in conformita' delle norme vigenti.
Dovra' figurare, inoltre, il logo di seguito descritto, da utilizzare in abbinamento inscindibile con la denominazione d'origine protetta.
Alla denominazione d'origine protetta di cui all'art.1 e' vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione aggiuntiva diversa da quelle previste dal presente disciplinare, ivi compresi i termini: tipo, gusto, uso, selezionato, scelto e similari.
E' tuttavia consentito l'uso di indicazioni che facciano riferimento ad aziende, nomi, ragioni sociali, marchi privati, non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno l'acquirente; tali indicazioni potranno essere riportate in etichetta con caratteri di dimensioni inferiori per indicare la denominazione di origine protetta.
Il logo e' costituito da una silouhette del «Pomodorino del Piennolo del Vesuvio» comprensiva di peduncolo, il cui prolungamento richiama il profilo del Vesuvio con l'annesso golfo; sulla vetta del Vesuvio risaltano, in nero, due nuvolette di fumo stilizzate. Nella parte inferiore campeggia la scritta arcuata: «pomodorino del piennolo del Vesuvio» realizzata con font «arial» e debitamente «convertita in curve». Nella parte superiore, come a racchiudere il «core» del logo, vi e' una linea curva rossa, che e' interrotta al suo apice dalla scritta «D.O.P.», realizzata con font «arial black» debitamente «convertita in curve».
Dal punto di vista colorimetrico, il logo e' costituito dai colori in positivo rosso (pantone 485 CVC), verde (pantone 368 CVC 2X) e nero (pantone process black). Il rosso caratterizza il pomodorino e la linea curva che racchiude il logo; il verde caratterizza il peduncolo e le foglie raffigurati dal Vesuvio con relativo golfo nonche' la scritta «pomodorino - piennolo - vesuvio»; il nero caratterizza il fumo del Vesuvio, la scritta D.O.P. e le scritte «del» all'interno della scritta «pomodorino del piennolo del vesuvio».
Il fondo e' di colore bianco. Sono pero' consentiti fondi di colore diverso ad eccezione del nero, del rosso, del verde e relative sfumature.
Sono inoltre ammesse tre versioni monocromatiche: una interamente in rosso (pantone 485 CVC), una in verde (pantone 368 CVC 2X) ed un'ultima in scala di grigio (black- black 70% - black 50% e bianco). E' possibile stampare la versione monocromatica esclusivamente su fondo contrastante ma non su fondo dello stesso colore.
Parte di provvedimento in formato grafico

 
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