Gazzetta n. 254 del 29 ottobre 2010 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 12 ottobre 2010 |
Scioglimento del consiglio comunale di Condofuri e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Condofuri (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata; Considerato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'amministrazione comunale di Condofuri; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali; Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Condofuri, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 7 ottobre 2010;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Condufuri (Reggio Calabria) e' sciolto per la durata di diciotto mesi. |
| Art. 2
La gestione del comune di Condofuri (Reggio Calabria) e' affidata alla commissione straordinaria composta da: dott. Giuseppe Castaldo - viceprefetto; dott.ssa Antonia Surace - viceprefetto aggiunto; dott.ssa Maria Laura Tortorella - direttore amministrativo contabile. |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 12 ottobre 2010
NAPOLITANO Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Maroni, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 15 ottobre 2010 Ministeri istituzionali - Interno Registro n. 16, foglio n. 287 |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il comune di Condofuri (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. A seguito di indagini disposte successivamente alle consultazioni elettorali, che hanno evidenziato situazioni di diffusa illegalita' riconducibili a forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nei confronti degli amministratori dell'ente, il Prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 12 gennaio 2010, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. l, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. All'esito degli accertamenti effettuati, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Reggio Calabria, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha redatto l'allegata relazione in data 15 luglio 2010, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale. La relazione prefettizia ha messo in rilievo come la criminalita' organizzata, nell'area del comune di Condofuri, abbia sviluppato un capillare controllo del territorio, assoggettandolo alla propria egemonia. In particolare un gruppo malavitoso, ai cui vertici risultano soggetti dotati di notevole spessore criminale, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ha costituito un sodalizio in grado di condizionare, ancor prima dell'insediamento dell'attuale consiliatura, l'attivita' amministrativa dell'ente e le scelte della compagine politica. Detta condizione di assoggettamento trova conferma nei contenuti dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria in data 12 aprile 2010, successivamente all'insediamento della commissione d'indagine, nei confronti di soggetti indagati a vario titolo per reati di associazione mafiosa, estorsione ed altro. Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare figurano l'assessore ai lavori pubblici del comune di Condofuri, indagato per associazione per delinquere di stampo mafioso e ritenuto uomo di fiducia della locale cosca in seno all'amministrazione ed un geometra, titolare di incarichi fiduciari conferiti dall'ente locale, che e' risultato essere l'effettivo organizzatore di un programma finalizzato ad assoggettare la vita politica locale agli interessi della consorteria. Convergenti ed univoci elementi ricavabili sia dall'ordinanza cautelare sia dalla relazione dell'organo ispettivo evidenziano che la locale organizzazione criminale era interessata ad avere un proprio referente all'interno dell'amministrazione comunale, in modo da poter controllare ed indirizzare le decisioni che sarebbero state assunte e che, al fine di realizzare tali propositi, la stessa organizzazione ha svolto un ruolo determinante durante l'ultima campagna elettorale, sostenendo attivamente la lista capeggiata dal futuro sindaco, tra i cui sottoscrittori figurano soggetti con precedenti penali o comunque legati alla citata consorteria. Dalle indagini si rileva come la menzionata cosca abbia particolarmente sostenuto, tra i candidati inseriti nella predetta lista, colui che, risultando primo degli eletti, al momento della formazione della giunta sarebbe stato nominato assessore ai lavori pubblici. I riscontri effettuati provano come lo stesso futuro assessore fosse consapevole che l'appoggio offerto dalla consorteria per entrare a far parte della giunta comunale era finalizzato a salvaguardare al meglio gli interessi del gruppo di cui costituiva espressione. Analoghi elementi sono emersi nei confronti del soggetto che, ad elezioni avvenute, sara' nominato vice sindaco e che a sua volta aveva raggiunto accordi pre-elettorali con gli stessi ambienti controindicati. In tale contesto risulta emblematico il ruolo svolto dal menzionato geometra, pure destinatario dell'ordinanza di custodia cautelare, considerato l'effettivo organizzatore del sodalizio finalizzato a curare i rapporti con l'amministrazione comunale. I fatti ricostruiti negli accertamenti svolti evidenziano che il menzionato professionista, gia' nel corso della precedente gestione amministrativa, ricorrendo anche alle minacce e ad indebite pressioni nei confronti di esponenti politici, pretendesse di ottenere incarichi professionali dall'ente. Tra questi rileva quello, gia' conferito nel mese di marzo 2008 e poi perfezionato dall'attuale amministrazione nel luglio del 2009. Viene messo in rilievo come tale incarico, concernente il «piano di utilizzo aree, rettifiche, finanziamenti e volturazione dei suoli trasferiti dal Ministero dei lavori pubblici al comune di Condofuri», successivamente prorogato, sia stato fortemente voluto dal menzionato professionista che si e' adoperato per conseguirlo, non tanto per il compenso che avrebbe percepito, quanto piuttosto perche' la redazione del piano suddetto rappresentava lo strumento attraverso il quale la locale consorteria avrebbe consolidato la propria influenza sul territorio. Per quanto segnatamente concerne l'attivita' amministrativa, gli accertamenti effettuati convergono nell'evidenziare come il settore che si occupa della gestione dei beni confiscati sia caratterizzato da una sostanziale inerzia e come la stessa abbia comportato una conseguente acquiescenza, favorevole agli interessi perseguiti dalle cosche. Concreti elementi sintomatici del condizionamento posto in essere nei confronti dell'amministrazione locale sono emersi dall'analisi delle procedure di acquisizione al patrimonio del comune dei beni confiscati per costruzioni abusive, caratterizzate da ingiustificate lungaggini burocratiche ed iniziative volutamente dilatorie, peraltro gia' presenti nel corso della passata amministrazione. Viene al riguardo evidenziato come, sia la possibilita' di indire un'asta pubblica per la vendita dei suddetti beni, ipotesi inizialmente ventilata dall'amministrazione e fortemente osteggiata dal locale capo clan tanto da non avere alcun seguito, sia la soluzione prospettata dall'attuale sindaco sulle possibili modalita' della loro cessione, costituiscono un chiaro segnale del perdurante condizionamento degli amministratori comunali posto in essere dalla locale cosca determinata a recuperare il possesso dei beni oggetto della confisca. Analoga situazione di inerzia caratterizza i beni confiscati per reati di mafia, atteso che alcuni di questi non sono mai stati destinati ad interventi di carattere sociale, ponendosi, tale inerzia, in contrasto con il generale principio di buon andamento della pubblica amministrazione che richiede un utilizzo da parte della collettivita' dei patrimoni oggetto di confisca. Solo a seguito di costanti insistenze e sollecitazioni da parte delle forze dell'ordine e dopo l'insediamento della commissione d'indagine, il sindaco ha avviato la procedura di recupero di parte dei suddetti beni adottando un'ordinanza di sgombero degli stessi. Gli accertamenti svolti hanno evidenziato come le condotte poste in essere dall'amministrazione, sia in relazione ai beni confiscati per costruzione abusiva che a quelli confiscati per reati di mafia abbiano comportato uno sviamento dell'attivita' amministrativa atteso che, quantomeno fino al momento della conclusione dei lavori della commissione d'indagine, in relazione ad una vicenda di tale rilievo la compagine politica del comune e' sembrata essere piu' concentrata ad assecondare gli interessi dei locali soggetti malavitosi che a proporre progetti utili per la comunita'. La relazione prefettizia ha messo inoltre in rilievo come la gestione dell'ente sia caratterizzata da una situazione di generale disordine amministrativo e dall'assoluta inconsistenza dell'attivita' di vigilanza sugli uffici comunali. Significativa di tale stato di cose e' la gestione del settore che si occupa del fitto dei terreni adibiti a pascolo. In tate ambito e' stata evidenziata una costante mancata applicazione delle nuove disposizioni, per effetto delle quali il comune non avrebbe potuto rilasciare autorizzazioni al pascolo perche' privo del prescritto piano di assestamento o del regolamento d'uso. E' stato infatti accertato il rilascio di autorizzazioni nelle quali si fa riferimento a nulla osta privi di validita' e vengono citate delibere non rinvenute agli atti. L'evidenziata condizione di disordine amministrativo ha reso possibile il determinarsi di una situazione di vantaggio a favore di soggetti collegati ad esponenti della criminalita' organizzata. Per quanto attiene agli appalti pubblici, settore dal quale, a seguito del danneggiamento di un escavatore di proprieta' di un imprenditore edile, ha avuto avvio l'attivita' di indagine giudiziaria, viene posto in evidenza come il mancato esercizio dei poteri di vigilanza ha consentito che si verificassero irregolarita' nella fase di esecuzione dei lavori. Viene inoltre rivelato che anche in tale settore, ove peraltro e' stato affidato un incarico ad un soggetto appartenente al menzionato sodalizio criminale, la locale consorteria intendeva realizzare una spartizione del territorio dettando le proprie regole. Le evidenziate forme di ingerenza della criminalita' organizzata analiticamente e dettagliatamente esaminate nella relazione del Prefetto, unitamente al venir meno da parte degli organi elettivi, in particolare del sindaco e della giunta comunale, ai propri doveri di vigilanza e controllo sull'apparato gestionale amministrativo hanno comportato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Condofuri, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, con pregiudizio dei principi di buon andamento, imparzialita' e trasparenza. Ritengo pertanto che, sulla base di tali elementi, ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Condofuri (Reggio Calabria) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con l'affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria, per rimuovere gli effetti delle predette anomalie, anche in virtu' degli speciali poteri di cui all'art. 145 del medesimo decreto legislativo. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 6 ottobre 2010
Il Ministro dell'interno: Maroni |
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