Gazzetta n. 60 del 12 marzo 2012 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 febbraio 2012
Scioglimento del consiglio comunale di Careri e nomina della commissione straordinaria per la gestione dell'ente.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Careri (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 27 e 28 maggio 2007, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
Considerato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'amministrazione comunale di Careri;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Careri, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 14 febbraio 2012 ;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Careri (Reggio Calabria) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2

La gestione del comune di Careri (Reggio Calabria) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dr.ssa Adele Maio - viceprefetto;
dr. Andrea Nino Caputo - viceprefetto aggiunto;
dr.ssa Maria Cacciola - funzionario economico finanziario.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 15 febbraio 2012

NAPOLITANO
Monti, Presidente del
Consiglio dei Ministri

Cancellieri, Ministro
dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 23 febbraio 2012 Interno, registro n. 1, foglio n. 356
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Careri (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 27-28 maggio 2007, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione, il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
In relazione a quanto emerso in una riunione di coordinamento delle forze di polizia del 4 gennaio 2011 nel corso della quale erano stati evidenziati segnali indicativi sulla possibile sussistenza di collegamenti degli amministratori con la locale criminalita' organizzata, il Prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 2 aprile 2011, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.
Al termine delle indagini effettuate, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Reggio Calabria, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica, ha redatto l'allegata relazione in data 24 novembre 2011, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale.
L'accesso ispettivo ha messo in rilievo la tentacolare caratteristica organizzativa delle locali cosche malavitose ed il loro radicamento sul territorio del comune di Careri, come peraltro evidenziato anche dalla commissione parlamentare antimafia nella relazione del 20 febbraio del 2008, aspetti che hanno inevitabilmente inciso su un territorio di modeste dimensioni.
Risultano in tal senso significativi i forti legami, a diverso titolo intercorrenti tra alcuni amministratori e dipendenti del comune di Careri, molti dei quali con precedenti penali per reati associativi, con esponenti di ambienti controindicati; tali rapporti, consolidatisi nel tempo, hanno prodotto un condizionamento dell'attivita' amministrativa dell'ente in funzione degli interessi e delle regole della criminalita' organizzata.
I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre al suddetto contesto ambientale, anche l'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, nel periodo di riferimento.
E' stato riscontrato un contesto generale di illegalita' nei settori dell'ente locale, sia per quanto attiene il personale sia per quanto riguarda gli affidamenti di appalti e servizi; viene altresi' evidenziato come in un comune di ridotte dimensioni demografiche, a prevalente vocazione agricola, peraltro caratterizzato da una situazione economica estremamente disagiata, una delle principali risorse dell'ente, rappresentata dalla gestione dei terreni di proprieta' comunale sia risultata difforme dai principi di trasparenza e buon andamento.
Gli aspetti di condizionamento e di illegalita' dell'attivita' amministrativa in tali ambiti risultano inoltre evidenti in una serie di condotte o procedimenti posti in essere dall'ente locale, quali l'illegittima ed indebita ingerenza della compagine politica sull'operato degli organi di gestione, in contrasto con il principio di separazione dei poteri di indirizzo e programmazione propri degli organi politici da quelli gestionali imputabili all'apparato dirigente; il ripetuto ricorso, in carenza dei prescritti presupposti, all'affidamento di lavori di somma urgenza; il mancato rispetto della normativa in materia di beni confiscati.
L'inosservanza delle procedure previste dall'ordinamento vigente anche se non riferibile esclusivamente all'infiltrazione della criminalita' organizzata, pur riscontrata, e' pero' la condizione necessaria per favorire il condizionamento mafioso. E' infatti evidente che di fronte ad un sistema rigoroso e rispettoso delle norme, la penetrazione mafiosa non puo' che essere assicurata dal ricorso alla forza. Ben piu' agevole e' il sistema di penetrazione laddove ci si trova di fronte al disordine organizzativo, allo sviamento dell'attivita' di gestione, alla generalizzata illegittimita' delle procedure amministrative. Cosi' l'illegalita' fa da schermo all'infiltrazione delle cosche locali.
La relazione del prefetto ha messo in particolare rilievo la figura del sindaco, la cui attivita' si e' caratterizzata per lo scarso rispetto delle regole e per i consolidati rapporti con le cosche locali. Funzionali in tal senso si sono rivelate le diverse procedure concernenti il fitto di terreni agricoli e pascolivi che, nella quasi totalita', sono state autorizzate dal primo cittadino senza che sia stata effettuata alcuna attivita' istruttoria da parte del competente settore amministrativo ne' alcuna deliberazione da parte degli organi elettivi.
I destinatari delle suddette concessioni, che proprio in virtu' delle stesse possono anche ottenere contributi economici pubblici sono, in buona parte, societa' i cui titolari risultano gravati da precedenti di polizia per associazione mafiosa ed altri reati di particolare rilievo; anche l'assessore alle politiche sociali, vicino ad ambienti controindicati, ha beneficiato di tale concessione.
Aspetti significativi, che denotano l'assenza di una chiara e determinata attivita' di indirizzo e controllo da parte dell'organo politico ed in particolare da parte del competente assessore al patrimonio e demanio, sono rinvenibili nelle modalita' di gestione dei beni confiscati alla mafia e destinati al patrimonio comunale.
L'organo ispettivo ha infatti rilevato che sia i terreni che i fabbricati assegnati sono risultati in stato di abbandono e non utilizzati. In particolare uno di tali fondi, conferito al comune per finalita' sociali, e' incustodito ed e' utilizzato per pascolo di ovini appartenenti a noti esponenti mafiosi.
Parimenti un fabbricato assegnato al patrimonio indisponibile versa in stato di completo degrado ed abbandono.
L'amministrazione non ha mai effettuato alcuna attivita' di vigilanza o programmato l'utilizzo di tali beni, elementi sintomatici che denotano l'esistenza di cointeressenze tra l'apparato amministrativo e le locali famiglie mafiose gia' proprietarie degli stessi; l'inerzia dell'amministrazione e' in palese contrasto con la normativa di settore che prevede il ritorno alla collettivita' ed il loro utilizzo per scopi sociali.
Ulteriori elementi che mettono in rilievo come l'ente locale sia di fatto venuto meno ad un corretto esercizio delle proprie funzioni e competenze sono quelli concernenti l'attivita' espletata dall'Area vigilanza - ufficio di polizia municipale del quale fa parte peraltro un vigile urbano con precedenti penali e di polizia.
La relazione della commissione d'indagine ha evidenziato che nel corso dell'attuale amministrazione sono state elevate solamente tre contravvenzioni per infrazioni al codice della strada; lo stesso esiguo numero di provvedimenti ha riguardato casi di abusivismo.
Le marcate criticita' ambientali che connotano il territorio avrebbero richiesto un ben piu' penetrante intervento in un settore in cui l'assenza di controlli favorisce l'abusivismo edilizio e gli interessi di imprese edili vicine ad ambienti controindicati.
Aspetti emblematici di uno sviamento dell'attivita' amministrativa dai principi di buon andamento ed in contrasto con la normativa di settore sono stati evidenziati dall'analisi delle gare esperite dal settore lavori e forniture. Nel periodo di tempo preso in esame, le procedure regolarmente effettuate sulla base della normativa vigente sono state solamente tre e, pur a fronte di un cosi' esiguo numero di gare, una di queste e' risultata aggiudicata ad una societa' destinataria di misura interdittiva antimafia, nonostante tale circostanza fosse ben nota all'amministrazione comunale.
I restanti lavori sono stati assegnati non attraverso gare, bensi' con il continuo ricorso all'affidamento in via diretta per motivi di somma urgenza, prassi abitualmente seguita dall'amministrazione comunale, anche quando non ricorrevano i presupposti di legge che giustificano il ricorso a tale procedura.
La commissione d'indagine ha al riguardo evidenziato come, attraverso una serie di ordinanze, sia stata piu' volte affidata, in via diretta, l'esecuzione non di meri interventi d'urgenza, bensi' di vere e proprie opere pubbliche.
Il ripetuto, ingiustificato ricorso alla somma urgenza, sintomatico di una volonta' dell'amministrazione di eludere le procedure ad evidenza pubblica o comunque concorsuali previste dalla vigente normativa a tutela dei principi di trasparenza ed imparzialita', costituisce un elemento significativo di un'illegittima gestione della cosa pubblica finalizzata a favorire gli interessi delle locali consorterie. I relativi lavori, che hanno avuto riguardo alle piu' disparate tipologie di intervento, sono infatti stati affidati, per i due terzi del totale a soggetti o aziende contigue alle locali cosche.
Ulteriori criticita' che contribuiscono a definire la diffusa illegalita' interessano il settore economico-tributario del comune.
La relazione prefettizia ha posto in evidenza come il comune sia interessato da una forte evasione tributaria che ha generato negli anni un elevato numero di residui attivi a fronte dei quali l'ente locale non ha posto in essere un'azione efficace per arginare i fenomeni di evasione ed il recupero dei tributi dovuti. Tale circostanza, suscettibile peraltro di inficiare la veridicita' del risultato di amministrazione e compromettere la sana gestione del comune e' stata recentemente stigmatizzata dalla sezione regionale di controllo della Corte dei conti quale indice negativo di riscontro della situazione di deficitarieta' strutturale.
Ai ripetuti, puntuali interventi dell'organo di controllo, con i quali e' stata rappresentata la persistenza di situazioni pregiudizievoli o sintomatiche di inefficienze gestionali, non ha fatto riscontro l'adozione di adeguati provvedimenti correttivi, circostanza che evidenzia, significativamente, la mancanza di volonta' dell'ente di operare secondo criteri di buona amministrazione. Le marcate criticita' ambientali che connotano il territorio comunale avrebbero richiesto, viceversa, un elevato livello dell'attivita' di vigilanza.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Careri, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, con pregiudizio dei principi di buon andamento, imparzialita' e trasparenza.
Ritengo pertanto che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Careri (Reggio Calabria) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 13 febbraio 2012

Il Ministro dell'interno: Cancellieri
 
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