Gazzetta n. 79 del 3 aprile 2012 (vai al sommario)
TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 24 gennaio 2012, n. 1
Ripubblicazione del testo del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 (in Supplemento ordinario n. 18/L alla Gazzetta Ufficiale - Serie generale - n. 19 del 24 gennaio 2012), convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27 (in Supplemento ordinario n. 53/L alla Gazzetta Ufficiale - Serie generale - n. 71 del 24 marzo 2012), recante: «Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitivita'.».

Avvertenza:
Si procede alla ripubblicazione del testo del decreto-legge citato in epigrafe corredato delle relative note, ai sensi dell'art. 8, comma 3, del regolamento di esecuzione del testo unico delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 1986, n. 217.
Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto ai sensi dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo unico delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali e' operato il rinvio.
Resta invariato il valore e l'efficacia dell'atto legislativo qui trascritto.

Art. 1

Liberalizzazione delle attivita' economiche e riduzione degli oneri
amministrativi sulle imprese

1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3 del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, in attuazione del principio di liberta' di iniziativa economica sancito dall'articolo 41 della Costituzione e del principio di concorrenza sancito dal Trattato dell'Unione europea, sono abrogate, dalla data di entrata in vigore dei decreti di cui al comma 3 del presente articolo e secondo le previsioni del presente articolo:
a) le norme che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell'amministrazione comunque denominati per l'avvio di un'attivita' economica non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l'ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalita';
b) le norme che pongono divieti e restrizioni alle attivita' economiche non adeguati o non proporzionati alle finalita' pubbliche perseguite, nonche' le disposizioni di pianificazione e programmazione territoriale o temporale autoritativa con prevalente finalita' economica o prevalente contenuto economico, che pongono limiti, programmi e controlli non ragionevoli, ovvero non adeguati ovvero non proporzionati rispetto alle finalita' pubbliche dichiarate e che in particolare impediscono, condizionano o ritardano l'avvio di nuove attivita' economiche o l'ingresso di nuovi operatori economici ponendo un trattamento differenziato rispetto agli operatori gia' presenti sul mercato, operanti in contesti e condizioni analoghi, ovvero impediscono, limitano o condizionano l'offerta di prodotti e servizi al consumatore, nel tempo nello spazio o nelle modalita', ovvero alterano le condizioni di piena concorrenza fra gli operatori economici oppure limitano o condizionano le tutele dei consumatori nei loro confronti.
2. Le disposizioni recanti divieti, restrizioni, oneri o condizioni all'accesso ed all'esercizio delle attivita' economiche sono in ogni caso interpretate ed applicate in senso tassativo, restrittivo e ragionevolmente proporzionato alle perseguite finalita' di interesse pubblico generale, alla stregua dei principi costituzionali per i quali l'iniziativa economica privata e' libera secondo condizioni di piena concorrenza e pari opportunita' tra tutti i soggetti, presenti e futuri, ed ammette solo i limiti, i programmi e i controlli necessari ad evitare possibili danni alla salute, all'ambiente, al paesaggio, al patrimonio artistico e culturale, alla sicurezza, alla liberta', alla dignita' umana e possibili contrasti con l'utilita' sociale, con l'ordine pubblico, con il sistema tributario e con gli obblighi comunitari ed internazionali della Repubblica.
3. Nel rispetto delle previsioni di cui ai commi 1 e 2 e secondo i criteri ed i principi direttivi di cui all'articolo 34 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, il Governo, previa approvazione da parte delle Camere di una sua relazione che specifichi, periodi ed ambiti di intervento degli atti regolamentari, e' autorizzato ad adottare entro il 31 dicembre 2012 uno o piu' regolamenti, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, per individuare le attivita' per le quali permane l'atto preventivo di assenso dell'amministrazione, e disciplinare i requisiti per l'esercizio delle attivita' economiche, nonche' i termini e le modalita' per l'esercizio dei poteri di controllo dell'amministrazione, individuando le disposizioni di legge e regolamentari dello Stato che, ai sensi del comma 1, vengono abrogate a decorrere dalla data di entrata in vigore dei regolamenti stessi. L'Autorita' garante della concorrenza e del mercato rende parere obbligatorio, nel termine di trenta giorni decorrenti dalla ricezione degli schemi di regolamento, anche in merito al rispetto del principio di proporzionalita'. In mancanza del parere nel termine, lo stesso si intende rilasciato positivamente.
4. I Comuni, le Province, le Citta' metropolitane e le Regioni si adeguano ai principi e alle regole di cui ai commi 1, 2 e 3 entro il 31 dicembre 2012, fermi restando i poteri sostituitivi dello Stato ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione. A decorrere dall'anno 2013, il predetto adeguamento costituisce elemento di valutazione della virtuosita' degli stessi enti ai sensi dell'articolo 20, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. A tal fine la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell'ambito dei compiti di cui all'articolo 4, comunica, entro il termine perentorio del 31 gennaio di ciascun anno, al Ministero dell'economia e delle finanze gli enti che hanno provveduto all'applicazione delle procedure previste dal presente articolo. In caso di mancata comunicazione entro il termine di cui al periodo precedente, si prescinde dal predetto elemento di valutazione della virtuosita'. Le Regioni a statuto speciale e le Provincie autonome di Trento e Bolzano procedono all'adeguamento secondo le previsioni dei rispettivi statuti.
4-bis. All'articolo 3, comma 1, alinea, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le parole: «entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre 2012».
4-ter. All'articolo 31, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, le parole: «entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre 2012».
5. Sono esclusi dall'ambito di applicazione del presente articolo i servizi di trasporto pubblico di persone e cose non di linea, i servizi finanziari come definiti dall'articolo 4 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59 e i servizi di comunicazione come definiti dall'articolo 5 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, di attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno, e le attivita' specificamente sottoposte a regolazione e vigilanza di apposita autorita' indipendente.



Riferimenti normativi
L'articolo 3 del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre
2011, n. 148, reca : "Abrogazione delle indebite
restrizioni all'accesso e all'esercizio delle professioni e
delle attivita' economiche.".
Si riporta il testo dell'articolo 41 della
Costituzione:
"Art. 41. L'iniziativa economica privata e' libera.
Non puo' svolgersi in contrasto con la utilita' sociale
o in modo da recare danno alla sicurezza, alla liberta',
alla dignita' umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni
perche' l'attivita' economica pubblica e privata possa
essere indirizzata e coordinata a fini sociali".
Si riporta il testo dell'articolo 34 del decreto-legge
6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni,
dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214:
"Art. 34 . Liberalizzazione delle attivita' economiche
ed eliminazione dei controlli ex-ante
1. Le disposizioni previste dal presente articolo sono
adottate ai sensi dell'articolo 117, comma 2, lettere e) ed
m), della Costituzione, al fine di garantire la liberta' di
concorrenza secondo condizioni di pari opportunita' e il
corretto ed uniforme funzionamento del mercato, nonche' per
assicurare ai consumatori finali un livello minimo e
uniforme di condizioni di accessibilita' ai beni e servizi
sul territorio nazionale.
2. La disciplina delle attivita' economiche e'
improntata al principio di liberta' di accesso, di
organizzazione e di svolgimento, fatte salve le esigenze
imperative di interesse generale, costituzionalmente
rilevanti e compatibili con l'ordinamento comunitario, che
possono giustificare l'introduzione di previ atti
amministrativi di assenso o autorizzazione o di controllo,
nel rispetto del principio di proporzionalita'.".
Si riporta il testo dell'articolo 17, comma 2, della
legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell'attivita' di
Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri):
"Art. 17. Regolamenti.
(Omissis).
2. Con decreto del Presidente della Repubblica, previa
deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il
Consiglio di Stato e previo parere delle Commissioni
parlamentari competenti in materia, che si pronunciano
entro trenta giorni dalla richiesta, sono emanati i
regolamenti per la disciplina delle materie, non coperte da
riserva assoluta di legge prevista dalla Costituzione, per
le quali le leggi della Repubblica, autorizzando
l'esercizio della potesta' regolamentare del Governo,
determinano le norme generali regolatrici della materia e
dispongono l'abrogazione delle norme vigenti, con effetto
dall'entrata in vigore delle norme regolamentari .".
Si riporta il testo dell'articolo 20, comma 3, del
decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, recante
Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.
"Art. 20. Nuovo patto di stabilita' interno: parametri
di virtuosita'.
(Omissis).
3. Gli enti che, in esito a quanto previsto dal comma
2, risultano collocati nella classe piu' virtuosa, fermo
l'obiettivo del comparto, non concorrono alla realizzazione
degli obiettivi di finanza pubblica fissati, a decorrere
dall'anno 2012, dal comma 5, nonche' dall'articolo 14 del
decreto-legge n. 78 del 2010. Gli enti locali di cui al
primo periodo conseguono l'obiettivo strutturale
realizzando un saldo finanziario pari a zero. Le regioni di
cui al primo periodo conseguono un obiettivo pari a quello
risultante dall'applicazione alle spese finali medie
2007-2009 della percentuale annua di riduzione stabilita
per il calcolo dell'obiettivo 2011 dal decreto-legge 25
giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla
legge 6 agosto 2008, n. 133. Le spese finali medie di cui
al periodo precedente sono quelle definite dall'articolo 1
commi 128 e 129 della legge 13 dicembre 2010, n. 220. Il
contributo degli enti territoriali alla manovra per l'anno
2012 e' ridotto di 95 milioni di euro per le regioni a
statuto ordinario, di 20 milioni di euro per le province e
di 65 milioni di euro per i comuni con popolazione
superiore a 5.000 abitanti. E' ulteriormente ridotto, per
un importo di 20 milioni di euro, l'obiettivo degli enti
che partecipano alla sperimentazione di cui all'articolo 36
del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118. Le predette
riduzioni sono attribuite ai singoli enti con il decreto di
cui al comma 2 del presente articolo.".
Si riporta il testo dell'articolo 3, comma 1, alinea,
del citato decreto-legge n. 138 del 2011, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 3. Abrogazione delle indebite restrizioni
all'accesso e all'esercizio delle professioni e delle
attivita' economiche
1. Comuni, Province, Regioni e Stato, entro il 30
settembre 2012, adeguano i rispettivi ordinamenti al
principio secondo cui l'iniziativa e l'attivita' economica
privata sono libere ed e' permesso tutto cio' che non e'
espressamente vietato dalla legge nei soli casi di:
a) vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e
dagli obblighi internazionali;
b) contrasto con i principi fondamentali della
Costituzione;
c) danno alla sicurezza, alla liberta', alla dignita'
umana e contrasto con l'utilita' sociale;
d) disposizioni indispensabili per la protezione della
salute umana, la conservazione delle specie animali e
vegetali, dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio
culturale;
e) disposizioni relative alle attivita' di raccolta di
giochi pubblici ovvero che comunque comportano effetti
sulla finanza pubblica.".
Si riporta il testo dell'articolo 31, comma 2, del
citato decreto-legge n. 201 del 2011, come modificatodalla
presente legge:
"Art. 31. Esercizi commerciali
(Omissis).
2. Secondo la disciplina dell'Unione Europea e
nazionale in materia di concorrenza, liberta' di
stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce
principio generale dell'ordinamento nazionale la liberta'
di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio
senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di
qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela
della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso
l'ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli
enti locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni
del presente comma entro il 30 settembre 2012.
Si riporta il testo degli articoli 4 e 5 del decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59 (Attuazione della
direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato
interno):
"Art. 4. Servizi finanziari
1. Sono esclusi dall'ambito di applicazione del
presente decreto i servizi finanziari, ivi inclusi i
servizi bancari e nel settore del credito, i servizi
assicurativi e di riassicurazione, il servizio
pensionistico professionale o individuale, la negoziazione
dei titoli, la gestione dei fondi, i servizi di pagamento e
quelli di consulenza nel settore degli investimenti.
2. Le disposizioni del presente decreto non si
applicano, in particolare:
a) alle attivita' ammesse al mutuo riconoscimento di
cui all'articolo 1, comma 2, lettera f), del decreto
legislativo 1° settembre 1993, n. 385;
b) quando hanno ad oggetto gli strumenti finanziari di
cui alla sezione C dell'Allegato al decreto legislativo 24
febbraio 1998, n. 58, alle attivita', ai servizi di
investimento ed ai servizi accessori di cui alla sezione A
ed alla sezione B del medesimo Allegato.
Art. 5. Servizi di comunicazione
1. Ai servizi ed alle reti di comunicazione di cui
all'articolo 1 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n.
259, si applicano esclusivamente le disposizioni di cui ai
titoli IV e V della parte prima del presente decreto.".
La direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio
relativa ai servizi nel mercato interno, e' pubblicata
nella G.U.U.E. 27 dicembre 2006, n. L 376.



 
Art. 2
Tribunale delle imprese

1. Al decreto legislativo 26 giugno 2003, n. 168 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1:
1) la rubrica e' sostituita dalla seguente: «Istituzione delle sezioni specializzate in materia di impresa»;
2) al comma 1, le parole: «proprieta' industriale ed intellettuale» sono sostituite dalla seguente: «impresa»;
3) e' aggiunto il seguente comma:
«1-bis. Sono altresi' istituite sezioni specializzate in materia di impresa presso i tribunali e le corti d'appello aventi sede nel capoluogo di ogni regione, ove non esistenti nelle citta' di cui al comma 1. Per il territorio compreso nella regione Valle d'Aosta/Valle' d'Aoste sono competenti le sezioni specializzate presso il tribunale e la corte d'appello di Torino. E' altresi' istituita la sezione specializzata in materia di impresa presso il tribunale e la corte d'appello di Brescia. L'istituzione delle sezioni specializzate non comporta incrementi di dotazioni organiche»;
b) all'articolo 2, il comma 1 e' sostituito dal seguente:
«1. I giudici che compongono le sezioni specializzate sono scelti tra i magistrati dotati di specifiche competenze»;
c) all'articolo 2, comma 2, le parole: «proprieta' industriale ed intellettuale» sono sostituite dalla seguente: «impresa»;
d) l'articolo 3 e' sostituito dal seguente:
«Art. 3. - (Competenza per materia delle sezioni specializzate) - 1. Le sezioni specializzate sono competenti in materia di:
a) controversie di cui all'articolo 134 del decreto legislativo 10 febbraio2005, n. 30, e successive modificazioni;
b) controversie in materia di diritto d'autore;
c) controversie di cui all'articolo 33, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287;
d) controversie relative alla violazione della normativa antitrust dell'Unione europea.
2. Le sezioni specializzate sono altresi' competenti, relativamente alle societa' di cui al Libro V, Titolo V, Capi V, VI e VII, e Titolo VI, del codice civile, alle societa' di cui al regolamento (CE) n. 2157/2001 del Consiglio, dell'8 ottobre 2001, e di cui al regolamento (CE) n. 1435/2003 del Consiglio, del 22 luglio 2003, nonche' alle stabili organizzazioni nel territorio dello Stato delle societa' costituite all'estero, ovvero alle societa' che rispetto alle stesse esercitano o sono sottoposte a direzione e coordinamento, per le cause e i procedimenti:
a) relativi a rapporti societari ivi compresi quelli concernenti l'accertamento, la costituzione, la modificazione o l'estinzione di un rapporto societario, le azioni di responsabilita' da chiunque promosse contro i componenti degli organi amministrativi o di controllo, il liquidatore, il direttore generale ovvero il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, nonche' contro il soggetto incaricato della revisione contabile per i danni derivanti da propri inadempimenti o da fatti illeciti commessi nei confronti della societa' che ha conferito l'incarico e nei confronti dei terzi danneggiati, le opposizioni di cui agli articoli 2445, terzo comma, 2482, secondo comma, 2447-quater, secondo comma, 2487-ter, secondo comma, 2503, secondo comma, 2503-bis, primo comma, e 2506-ter del codice civile;
b) relativi al trasferimento delle partecipazioni sociali o ad ogni altro negozio avente ad oggetto le partecipazioni sociali o i diritti inerenti;
c) in materia di patti parasociali, anche diversi da quelli regolati dall'articolo 2341-bis del codice civile;
d) aventi ad oggetto azioni di responsabilita' promosse dai creditori delle societa' controllate contro le societa' che le controllano;
e) relativi a rapporti di cui all'articolo 2359, primo comma, numero 3), all'articolo 2497-septies e all'articolo 2545-septies del codice civile;
f) relativi a contratti pubblici di appalto di lavori, servizi o forniture di rilevanza comunitaria dei quali sia parte una delle societa' di cui al presente comma, ovvero quando una delle stesse partecipa al consorzio o al raggruppamento temporaneo cui i contratti siano stati affidati, ove comunque sussista la giurisdizione del giudice ordinario.
3. Le sezioni specializzate sono altresi' competenti per le cause e i procedimenti che presentano ragioni di connessione con quelli di cui ai commi 1 e 2»;
e) l'articolo 4 e' sostituito dal seguente:
«Art. 4. - (Competenza territoriale delle sezioni). - 1. Le controversie di cui all'articolo 3 che, secondo gli ordinari criteri di ripartizione della competenza territoriale e nel rispetto delle normative speciali che le disciplinano, dovrebbero essere trattate dagli uffici giudiziari compresi nel territorio della regione sono assegnate alla sezione specializzata avente sede nel capoluogo di regione individuato ai sensi dell'articolo 1. Alle sezioni specializzate istituite presso i tribunali e le corti d'appello non aventi sede nei capoluoghi di regione sono assegnate le controversie che dovrebbero essere trattate dagli uffici giudiziari compresi nei rispettivi distretti di corte d'appello».
2. All'articolo 33, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, le parole: «alla corte d'appello competente per territorio» sono sostituite dalle seguenti: «al tribunale competente per territorio presso cui e' istituita la sezione specializzata di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 26 giugno 2003, n. 168, e successive modificazioni».
3. Dopo il comma 1-bis dell'articolo 13 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e successive modificazioni, e' inserito il seguente:
«1-ter. Per i processi di competenza delle sezioni specializzate di cui al decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168, e successive modificazioni, il contributo unificato di cui al comma 1 e' raddoppiato. Si applica il comma 1-bis».
4. Il maggior gettito derivante dall'applicazione della disposizione di cui al comma 3 e' versato all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato, quanto ad euro 600.000 per ciascuno degli anni 2012 e 2013, alla copertura degli oneri derivanti dalla istituzione delle sezioni specializzate in materia di impresa presso gli uffici giudiziari diversi da quelli nei quali, per effetto dell'articolo 1 del decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168, sono state istituite le sezioni specializzate in materia di proprieta' industriale ed intellettuale e, per la restante parte, al fondo istituito ai sensi dell'articolo 37, comma 10, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. A decorrere dall'anno 2014 l'intero ammontare del maggior gettito viene riassegnato al predetto fondo. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
5. Al fine di semplificare ed accelerare le procedure relative alle nuove assunzioni di personale di magistratura nonche' di avvocati e procuratori dello Stato, la riassegnazione delle entrate prevista dall'articolo 37, commi 10 e 14, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e' effettuata al netto della quota di risorse destinate alle predette assunzioni; la predetta quota e' stabilita con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze. Le risorse da destinare alle assunzioni corrispondenti alla predetta quota sono iscritte nello stato di previsione dell'entrata e in quello dei Ministeri interessati. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
6. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai giudizi instaurati dopo il centottantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo del decreto legislativo 26 giugno
2003, n. 168 (Istituzione di Sezioni specializzate in
materia di proprieta' industriale ed intellettuale presso
tribunali e corti d'appello, a norma dell'articolo 16 della
L. 12 dicembre 2002, n. 273), come modificato dalla
presente legge:
"Art. 1. Istituzione delle sezioni specializzate in
materia di impresa
1. Sono istituite presso i tribunali e le corti
d'appello di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova,
Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trieste e Venezia
sezioni specializzate in materia di impresa senza oneri
aggiuntivi per il bilancio dello Stato ne' incrementi di
dotazioni organiche.
1-bis. Sono altresi' istituite sezioni specializzate in
materia di impresa presso i tribunali e le corti d'appello
aventi sede nel capoluogo di ogni regione, ove non
esistenti nelle citta' di cui al comma 1. Per il territorio
compreso nella regione Valle d'Aosta/Valle' d'Aoste sono
competenti le sezioni specializzate presso il tribunale e
la corte d'appello di Torino. E' altresi' istituita la
sezione specializzata in materia di impresa presso il
tribunale e la corte d'appello di Brescia. L'istituzione
delle sezioni specializzate non comporta incrementi di
dotazioni organiche.
2. Composizione delle sezioni e degli organi
giudicanti.
1. I giudici che compongono le sezioni specializzate
sono scelti tra i magistrati dotati di specifiche
competenze.
2. Ai giudici delle sezioni specializzate puo' essere
assegnata, rispettivamente dal Presidente del tribunale o
della corte d'appello, anche la trattazione di processi
diversi, purche' cio' non comporti ritardo nella
trattazione e decisione dei giudizi in materia di impresa.
3. Competenza per materia delle sezioni specializzate.
1. Le sezioni specializzate sono competenti in materia
di:
a) controversie di cui all'articolo 134 del decreto
legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, e successive
modificazioni;
b) controversie in materia di diritto d'autore;
c) controversie di cui all'articolo 33, comma 2, della
legge 10 ottobre 1990, n. 287;
d) controversie relative alla violazione della
normativa antitrust dell'Unione europea.
2. Le sezioni specializzate sono altresi' competenti,
relativamente alle societa' di cui al Libro V, Titolo V,
Capi V, VI e VII, e Titolo VI, del codice civile, alle
societa' di cui al regolamento (CE) n. 2157/2001 del
Consiglio, dell'8 ottobre 2001, e di cui al regolamento
(CE) n. 1435/2003 del Consiglio, del 22 luglio 2003,
nonche' alle stabili organizzazioni nel territorio dello
Stato delle societa' costituite all'estero, ovvero alle
societa' che rispetto alle stesse esercitano o sono
sottoposte a direzione e coordinamento, per le cause e i
procedimenti:
a) relativi a rapporti societari ivi compresi quelli
concernenti l'accertamento, la costituzione, la
modificazione o l'estinzione di un rapporto societario, le
azioni di responsabilita' da chiunque promosse contro i
componenti degli organi amministrativi o di controllo, il
liquidatore, il direttore generale ovvero il dirigente
preposto alla redazione dei documenti contabili societari,
nonche' contro il soggetto incaricato della revisione
contabile per i danni derivanti da propri inadempimenti o
da fatti illeciti commessi nei confronti della societa' che
ha conferito l'incarico e nei confronti dei terzi
danneggiati, le opposizioni di cui agli articoli 2445,
terzo comma, 2482, secondo comma, 2447-quater, secondo
comma, 2487-ter, secondo comma, 2503, secondo comma,
2503-bis, primo comma, e 2506-ter del codice civile;
b) relativi al trasferimento delle partecipazioni
sociali o ad ogni altro negozio avente ad oggetto le
partecipazioni sociali o i diritti inerenti;
c) in materia di patti parasociali, anche diversi da
quelli regolati dall'articolo 2341-bis del codice civile;
d) identica; aventi ad oggetto azioni di
responsabilita' promosse dai creditori delle societa'
controllate contro le societa' che le controllano;
e) relativi a rapporti di cui all'articolo 2359, primo
comma, numero 3), all'articolo 2497-septies e all'articolo
2545-septies del codice civile;
f) relativi a contratti pubblici di appalto di lavori,
servizi o forniture di rilevanza comunitaria dei quali sia
parte una delle societa' di cui al presente comma, ovvero
quando una delle stesse partecipa al consorzio o al
raggruppamento temporaneo cui i contratti siano stati
affidati, ove comunque sussista la giurisdizione del
giudice ordinario.
3. Le sezioni specializzate sono altresi' competenti
per le cause e i procedimenti che presentano ragioni di
connessione con quelli di cui ai commi 1 e 2.
Art. 4. (Competenza territoriale delle sezioni). - 1.
Le controversie di cui all'articolo 3 che, secondo gli
ordinari criteri di ripartizione della competenza
territoriale e nel rispetto delle normative speciali che le
disciplinano, dovrebbero essere trattate dagli uffici
giudiziari compresi nel territorio della regione sono
assegnate alla sezione specializzata avente sede nel
capoluogo di regione individuato ai sensi dell'articolo 1.
Alle sezioni specializzate istituite presso i tribunali e
le corti d'appello non aventi sede nei capoluoghi di
regione sono assegnate le controversie che dovrebbero
essere trattate dagli uffici giudiziari compresi nei
rispettivi distretti di corte d'appello.
2. All'articolo 33, comma 2, della legge 10 ottobre
1990, n. 287, le parole: «alla corte d'appello competente
per territorio» sono sostituite dalle seguenti: «al
tribunale competente per territorio presso cui e' istituita
la sezione specializzata di cui all'articolo 1 del decreto
legislativo 26 giugno 2003, n. 168, e successive
modificazioni.
3. Dopo il comma 1-bis dell'articolo 13 del testo unico
delle disposizioni legislative e regolamentari in materia
di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e successive
modificazioni, e' inserito il seguente:
«1-ter. Per i processi di competenza delle sezioni
specializzate di cui al decreto legislativo 27 giugno 2003,
n. 168, e successive modificazioni, il contributo unificato
di cui al comma 1 e' raddoppiato.
Si applica il comma 1-bis.
4. Il maggior gettito derivante dall'applicazione della
disposizione di cui al comma 3 e' versato all'entrata del
bilancio dello Stato per essere riassegnato, quanto ad euro
600.000 per ciascunodegli anni 2012 e 2013, alla copertura
degli oneri derivanti dalla istituzione delle sezioni
specializzate in materia di impresa presso gli uffici
giudiziari diversi da quelli nei quali, per effetto
dell'articolo 1 del decreto legislativo 27 giugno 2003, n.
168, sono state istituite le sezioni specializzate in
materia di proprieta' industriale ed intellettuale e, per
la restante parte, al fondo istituito ai sensi
dell'articolo 37, comma 10, del decreto-legge 6 luglio
2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15
luglio 2011, n. 111. A decorrere dall'anno 2014 l'intero
ammontare del maggior gettito viene riassegnato al predetto
fondo. Il Ministro dell'economia e delle finanze e'
autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti
variazioni di bilancio.
5. Al fine di semplificare ed accelerare le procedure
relative alle nuove assunzioni di personale di magistratura
nonche' di avvocati e procuratori dello Stato, la
riassegnazione delle entrate prevista dall'articolo 37,
commi 10 e 14, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98,
convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011,
n. 111, e' effettuata al netto della quota di risorse
destinate alle predette assunzioni; la predetta quota e'
stabilita con apposito decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri, di concerto con i Ministri della giustizia e
dell'economia e delle finanze. Le risorse da destinare alle
assunzioni corrispondenti alla predetta quota sono iscritte
nello stato di previsione dell'entrata e in quello dei
Ministeri interessati. Il Ministro dell'economia e delle
finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le
occorrenti variazioni di bilancio.
6. Le disposizioni di cui al presente articolo si
applicano ai giudizi instaurati dopo il centottantesimo
giorno dalla data di entrata in vigore della legge di
conversione del presente decreto.".
Si riporta il testo dell'articolo 134 del decreto
legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, (Codice della
proprieta' industriale, a norma dell'articolo 15 della L.
12 dicembre 2002, n. 273), pubblicato nella Gazz. Uff. 4
marzo 2005, n. 52, S.O.
"Art. 134. Norme in materia di competenza.
1. Sono devoluti alla cognizione delle sezioni
specializzate previste dal decreto legislativo 27 giugno
2003, n. 168:
a) i procedimenti giudiziari in materia di proprieta'
industriale e di concorrenza sleale, con esclusione delle
sole fattispecie che non interferiscono, neppure
indirettamente, con l'esercizio dei diritti di proprieta'
industriale, nonche' in materia di illeciti afferenti
all'esercizio dei diritti di proprieta' industriale ai
sensi della legge 10 ottobre 1990, n. 287, e degli articoli
81 e 82 del Trattato che istituisce la Comunita' europea,
la cui cognizione e' del giudice ordinario, e in generale
in materie che presentano ragioni di connessione, anche
impropria, con quelle di competenza delle sezioni
specializzate;
b) le controversie nelle materie disciplinate dagli
articoli 64, 65, 98 e 99 del presente codice;
c) le controversie in materia di indennita' di
espropriazione dei diritti di proprieta' industriale, di
cui conosce il giudice ordinario;
d) le controversie che abbiano ad oggetto i
provvedimenti del Consiglio dell'ordine di cui al capo VI
di cui conosce il giudice ordinario.".
Si riporta il testo dell'articolo 33, comma 2, della
legge 10 ottobre 1990, n. 287 (Norme per la tutela della
concorrenza e del mercato), pubblicato nella Gazz. Uff. 13
ottobre 1990, n. 240:
"Art. 33. Competenza giurisdizionale.
1. La tutela giurisdizionale davanti al giudice
amministrativo e' disciplinata dal codice del processo
amministrativo.
2. Le azioni di nullita' e di risarcimento del danno,
nonche' i ricorsi intesi ad ottenere provvedimenti di
urgenza in relazione alla violazione delle disposizioni di
cui ai titoli dal I al IV sono promossi davanti alla corte
d'appello competente per territorio.".
Il regolamento (CE) n.2157/2001 del Consiglio, dell'8
ottobre 2001, e il regolamento (CE) n. 1435/2003 del
Consiglio, del 22 luglio 2003, sono pubblicati
rispettivamente nella G.U.C.E. 10 novembre 2001, n. L 294 e
nella G.U.U.E. 18 agosto 2003, n. L 207. Entrata in vigore
il 21 agosto 2003.
Il decreto legislativo 26 giugno 2003, n. 168
(Istituzione di Sezioni specializzate in materia di
proprieta' industriale ed intellettuale presso tribunali e
corti d'appello, a norma dell'articolo 16 della L. 12
dicembre 2002, n. 273), e' pubblicato nella Gazz. Uff. 11
luglio 2003, n. 159.
il comma 1-bis dell'articolo 13 del testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di
spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e' Pubblicato nella
Gazz. Uff. 15 giugno 2002, n. 139, S.O.
Si riporta l'articolo 1 del citato decreto legislativo,
n. 168 del 2003:
"Art. 1. Istituzione delle sezioni.
1. Sono istituite presso i tribunali e le corti
d'appello di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova,
Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trieste e Venezia
sezioni specializzate in materia di impresa senza oneri
aggiuntivi per il bilancio dello Stato ne' incrementi di
dotazioni organiche.".
Si riporta l'articolo 37, commi 10 e 14 del
decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 che reca
Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria,
pubblicato nella Gazz. Uff. 6 luglio 2011, n. 155:
"Art. 37. Disposizioni per l'efficienza del sistema
giudiziario e la celere definizione delle controversie
(Omissis).
10. Il maggior gettito derivante dall'applicazione
delle disposizioni di cui ai commi 6, 7, 8 e 9, e' versato
all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato
ad apposito fondo istituito nello stato di previsione del
Ministero dell'economia e delle finanze, per la
realizzazione di interventi urgenti in materia di giustizia
civile, amministrative e tributaria.
(Omissis).
14. A decorrere dal 1° gennaio 2012, il maggior gettito
derivante dall'applicazione dell'articolo 13, comma 6-bis,
del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002,
n. 115, confluisce nel fondo di cui al comma 10.
Conseguentemente, il comma 6-ter dell'articolo 13 del
predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del
2002 e' abrogato.".



 
Art. 3

Accesso dei giovani alla costituzione di societa' a responsabilita'
limitata

1. Nel libro V, titolo V, capo VII, sezione I, del codice civile, dopo l'articolo 2463 e' aggiunto il seguente:

«Articolo 2463-bis.
(Societa' a responsabilita' limitata semplificata).

La societa' a responsabilita' limitata semplificata puo' essere costituita con contratto o atto unilaterale da persone fisiche che non abbiano compiuto i trentacinque anni di eta' alla data della costituzione.
L'atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico in conformita' al modello standard tipizzato con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico, e deve indicare:
1) il cognome, il nome, la data, il luogo di nascita, il domicilio, la cittadinanza di ciascun socio;
2) la denominazione sociale contenente l'indicazione di societa' a responsabilita' limitata semplificata e il comune ove sono poste la sede della societa' e le eventuali sedi secondarie;
3) l'ammontare del capitale sociale, pari almeno ad 1 euro e inferiore all'importo di 10.000 euro previsto all'articolo 2463, secondo comma, numero 4), sottoscritto e interamente versato alla data della costituzione. Il conferimento deve farsi in denaro ed essere versato all'organo amministrativo;
4) i requisiti previsti dai numeri 3), 6), 7) e 8) del secondo comma dell'articolo 2463;
5) luogo e data di sottoscrizione.
6) gli amministratori, i quali devono essere scelti tra i soci.
La denominazione di societa' a responsabilita' limitata semplificata, l'ammontare del capitale sottoscritto e versato, la sede della societa' e l'ufficio del registro delle imprese presso cui questa e' iscritta devono essere indicati negli atti, nella corrispondenza della societa' e nello spazio elettronico destinato alla comunicazione collegato con la rete telematica ad accesso pubblico.
E' fatto divieto di cessione delle quote a soci non aventi i requisiti di eta' di cui al primo comma e l'eventuale atto e' conseguentemente nullo.
Salvo quanto previsto dal presente articolo, si applicano alla societa' a responsabilita' limitata semplificata le disposizioni del presente capo in quanto compatibili».
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, viene tipizzato lo statuto standard della societa' e sono individuati i criteri di accertamento delle qualita' soggettive dei soci.
3.L'atto costitutivo e l'iscrizione nel registro delle imprese sono esenti da diritto di bollo e di segreteria e non sono dovuti onorari notarili.
4. Il Consiglio nazionale del notariato vigila sulla corretta e tempestiva applicazione delle disposizioni del presente articolo da parte dei singoli notai e pubblica ogni anno i relativi dati sul proprio sito istituzionale.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 2463-bis del codice
civile come introdotto dalla presente legge:
"Art. 2463-bis. Societa' a responsabilita' limitata
semplificata.
La societa' a responsabilita' limitata semplificata
puo' essere costituita con contratto o atto unilaterale da
persone fisiche che non abbiano compiuto i trentacinque
anni di eta' alla data della costituzione.
L'atto costitutivo deve essere redatto per atto
pubblico in conformita' al modello standard tipizzato con
decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il
Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro
dello sviluppo economico, e deve indicare:
1) il cognome, il nome, la data, il luogo di nascita,
il domicilio, la cittadinanza di ciascun socio;
2) la denominazione sociale contenente l'indicazione di
societa' a responsabilita' limitata semplificata e il
comune ove sono poste la sede della societa' e le eventuali
sedi secondarie;
3) l'ammontare del capitale sociale, pari almeno ad 1
euro e inferiore all'importo di 10.000 euro
previsto all'articolo 2463, secondo comma, numero 4),
sottoscritto e interamente versato alla data della
costituzione. Il conferimento deve farsi in denaro ed
essere versato all'organo amministrativo;
4) i requisiti previsti dai numeri 3), 6), 7) e 8) del
secondo comma dell'articolo 2463;
5) luogo e data di sottoscrizione.
6) gli amministratori, i quali devono essere scelti tra
i soci.
La denominazione di societa' a responsabilita' limitata
semplificata, l'ammontare del capitale sottoscritto e
versato, la sede della societa' e l'ufficio del registro
delle imprese presso cui questa e' iscritta devono essere
indicati negli atti, nella corrispondenza della societa' e
nello spazio elettronico destinato alla comunicazione
collegato con la rete telematica ad accesso pubblico.
E' fatto divieto di cessione delle quote a soci non
aventi i requisiti di eta' di cui al primo comma e
l'eventuale atto e' conseguentemente nullo.
Salvo quanto previsto dal presente articolo, si
applicano alla societa a responsabilita' semplificata le
disposizioni del presente capo in quanto compatibili.
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di
concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e
con il Ministro dello sviluppo economico, entro sessanta
giorni dalla data di entrata in vigore della legge di
conversione del presente decreto, viene tipizzato lo
statuto standard della societa' e sono individuati i
criteri di accertamento delle qualita' soggettive dei soci.
3. L'atto costitutivo e l'iscrizione nel registro delle
imprese sono esenti da diritto di bollo e di segreteria e
non sono dovuti onorari notarili.
4. Il Consiglio nazionale del notariato vigila sulla
corretta e tempestiva applicazione delle disposizioni del
presente articolo da parte dei singoli notai e pubblica
ogni anno i relativi dati sul proprio sito istituzionale.".
Si riporta l'articolo 2463 del codice civile
" Art. 2463. Costituzione.
La societa' puo' essere costituita con contratto o con
atto unilaterale.
L'atto costitutivo deve essere redatto per atto
pubblico e deve indicare:
1) il cognome e il nome o la denominazione, la data e
il luogo di nascita o lo Stato di costituzione, il
domicilio o la sede, la cittadinanza di ciascun socio;
2) la denominazione, contenente l'indicazione di
societa' a responsabilita' limitata, e il comune ove sono
poste la sede della societa'] e le eventuali sedi
secondarie;
3) l'attivita' che costituisce l'oggetto sociale;
4) l'ammontare del capitale, non inferiore a diecimila
euro, sottoscritto e di quello versato;
5) i conferimenti di ciascun socio e il valore
attribuito ai crediti e ai beni conferiti in natura;
6) la quota di partecipazione di ciascun socio;
7) le norme relative al funzionamento della societa',
indicando quelle concernenti l'amministrazione, la
rappresentanza;
8) le persone cui e' affidata l'amministrazione e
l'eventuale soggetto incaricato di effettuare la revisione
legale dei conti;
9) l'importo globale, almeno approssimativo, delle
spese per la costituzione poste a carico della societa'.
Si applicano alla societa' a responsabilita' limitata
le disposizioni degli articoli 2329, 2330, 2331, 2332 e
2341.".



 
Art. 4

Norme a tutela e promozione della concorrenza nelle amministrazioni
pubbliche

1. La Presidenza del Consiglio dei ministri raccoglie le segnalazioni delle autorita' indipendenti aventi ad oggetto restrizioni alla concorrenza e impedimenti al corretto funzionamento dei mercati al fine di predisporre le opportune iniziative di coordinamento amministrativo dell'azione dei Ministeri e normative in attuazione degli articoli 41, 117, 120 e 127 della Costituzione.
2. Le attivita' di cui al presente articolo sono svolte con le risorse umane, strumentali e finanziarie gia' disponibili a legislazione vigente.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo gli articoli 41, 117, 120 e 127
della Costituzione:
"Art. 41. L'iniziativa economica privata e' libera.
Non puo' svolgersi in contrasto con la utilita' sociale
o in modo da recare danno alla sicurezza, alla liberta',
alla dignita' umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni
perche' l'attivita' economica pubblica e privata possa
essere indirizzata e coordinata a fini sociali."
"Art. 117. La potesta' legislativa e' esercitata dallo
Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione,
nonche' dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario
e dagli obblighi internazionali.
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti
materie:
a) politica estera e rapporti internazionali dello
Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea; diritto
di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non
appartenenti all'Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni
religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi,
munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari;
tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema
tributario e contabile dello Stato; perequazione delle
risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali;
referendum statali; elezione del Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello
Stato e degli enti pubblici nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della
polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento
civile e penale; giustizia amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che
devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull'istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e
funzioni fondamentali di Comuni, Province e Citta'
metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e
profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo;
coordinamento informativo statistico e informatico dei dati
dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere
dell'ingegno;
s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni
culturali.
Sono materie di legislazione concorrente quelle
relative a: rapporti internazionali e con l'Unione europea
delle Regioni; commercio con l'estero; tutela e sicurezza
del lavoro; istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni
scolastiche e con esclusione della istruzione e della
formazione professionale; professioni; ricerca scientifica
e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori
produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento
sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti
e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di
navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione,
trasporto e distribuzione nazionale dell'energia;
previdenza complementare e integrativa; armonizzazione dei
bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e
del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e
ambientali e promozione e organizzazione di attivita'
culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di
credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e
agrario a carattere regionale. Nelle materie di
legislazione concorrente spetta alle Regioni la potesta'
legislativa, salvo che per la determinazione dei principi
fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Spetta alle Regioni la potesta' legislativa in
riferimento ad ogni materia non espressamente riservata
alla legislazione dello Stato.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e di
Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle
decisioni dirette alla formazione degli atti normativi
comunitari e provvedono all'attuazione e all'esecuzione
degli accordi internazionali e degli atti dell'Unione
europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da
legge dello Stato, che disciplina le modalita' di esercizio
del potere sostitutivo in caso di inadempienza.
La potesta' regolamentare spetta allo Stato nelle
materie di legislazione esclusiva, salva delega alle
Regioni.
La potesta' regolamentare spetta alle Regioni in ogni
altra materia. I Comuni, le Province e le Citta'
metropolitane hanno potesta' regolamentare in ordine alla
disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle
funzioni loro attribuite.
Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che
impedisce la piena parita' degli uomini e delle donne nella
vita sociale, culturale ed economica e promuovono la
parita' di accesso tra donne e uomini alle cariche
elettive.
La legge regionale ratifica le intese della Regione con
altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie
funzioni, anche con individuazione di organi comuni.
Nelle materie di sua competenza la Regione puo'
concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali
interni ad altro Stato, nei casi e con le forme
disciplinati da leggi dello Stato."
"Art. 120. La Regione non puo' istituire dazi di
importazione o esportazione o transito tra le Regioni, ne'
adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la
libera circolazione delle persone e delle cose tra le
Regioni [Cost. 16], ne' limitare l'esercizio del diritto al
lavoro in qualunque parte del territorio nazionale.
Il Governo puo' sostituirsi a organi delle Regioni,
delle Citta' metropolitane, delle Province e dei Comuni nel
caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali
o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per
l'incolumita' e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo
richiedono la tutela dell'unita' giuridica o dell'unita'
economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali
delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali,
prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.
La legge definisce le procedure atte a garantire che i
poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del
principio di sussidiarieta' e del principio di leale
collaborazione."
"Art. 127. Il Governo, quando ritenga che una legge
regionale ecceda la competenza della Regione, puo'
promuovere la questione di legittimita' costituzionale
dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni
dalla sua pubblicazione.
La Regione, quando ritenga che una legge o un atto
avente valore di legge dello Stato o di un'altra Regione
leda la sua sfera di competenza, puo' promuovere la
questione di legittimita' costituzionale dinanzi alla Corte
costituzionale entro sessanta giorni dalla pubblicazione
della legge o dell'atto avente valore di legge.".



 
Art. 5
Tutela amministrativa contro le clausole vessatorie

1. Al codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, dopo l'articolo 37 e' inserito il seguente:
«Art. 37-bis. - (Tutela amministrativa contro le clausole vessatorie). - 1. L'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, sentite le associazioni di categoria rappresentative a livello nazionale e le camere di commercio interessate o loro unioni, d'ufficio o su denuncia, ai soli fini di cui ai commi successivi, dichiara la vessatorieta' delle clausole inserite nei contratti tra professionisti e consumatori che si concludono mediante adesione a condizioni generali di contratto o con la sottoscrizione di moduli, modelli o formulari. Si applicano le disposizioni previste dall'articolo 14, commi 2, 3 e 4, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, secondo le modalita' previste dal regolamento di cui al comma 5. In caso di inottemperanza, a quanto disposto dall'Autorita' ai sensi dell'articolo 14, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, l'Autorita' applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.000 euro a 20.000 euro. Qualora le informazioni o la documentazione fornite non siano veritiere, l'Autorita' applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000 euro a 40.000 euro.
2. Il provvedimento che accerta la vessatorieta' della clausola e' diffuso anche per estratto mediante pubblicazione su apposita sezione del sito internet istituzionale dell'Autorita', sul sito dell'operatore che adotta la clausola ritenuta vessatoria e mediante ogni altro mezzo ritenuto opportuno in relazione all'esigenza di informare compiutamente i consumatori a cura e spese dell'operatore. In caso di inottemperanza alle disposizioni di cui al presente comma, l'Autorita' applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro.
3. L'imprese interessate hanno facolta' di interpellare preventivamente l'Autorita' in merito alla vessatorieta' delle clausole che intendono utilizzare nei rapporti commerciali con i consumatori secondo le modalita' previste dal regolamento di cui al comma 5. L'Autorita' si pronuncia sull'interpello entro il termine di centoventi giorni dalla richiesta, salvo che le informazioni fornite risultino gravemente inesatte, incomplete o non veritiere. Le clausole non ritenute vessatorie a seguito di interpello non possono essere successivamente valutate dall'Autorita' per gli effetti di cui al comma 2. Resta in ogni caso ferma la responsabilita' dei professionisti nei confronti dei consumatori.
4. In materia di tutela giurisdizionale, contro gli atti dell'Autorita', adottati in applicazione del presente articolo, e' competente il giudice amministrativo. E' fatta salva la giurisdizione del giudice ordinario sulla validita' delle clausole vessatorie e sul risarcimento del danno.
5. L'Autorita', con proprio regolamento, disciplina la procedura istruttoria in modo da garantire il contraddittorio e l'accesso agli atti, nei rispetto dei legittimi motivi di riservatezza. Con lo stesso regolamento l'Autorita' disciplina le modalita' di consultazione con le associazioni di categoria rappresentative a livello nazionale e con le camere di commercio interessate o loro unioni attraverso l'apposita sezione del sito internet di cui al comma 2 nonche' la procedura di interpello. Nell'esercizio delle competenze di cui al presente articolo, l'Autorita' puo' sentire le autorita' di regolazione o vigilanza dei settori in cui i professionisti interessati operano, nonche' le camere di commercio interessate o le loro unioni.
6. Le attivita' di cui al presente articolo sono svolte con le risorse umane, strumentali e finanziarie gia' disponibili a legislazione vigente.»



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 37-bis del codice del
consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n.
206, come introdotto dalla presente legge:
«Art. 37-bis. - (Tutela amministrativa contro le
clausole vessatorie). - 1. L'Autorita' garante della
concorrenza e del mercato, sentite le associazioni di
categoria rappresentative a livello nazionale e le camere
di commercio interessate o loro unioni, d'ufficio o su
denuncia, ai soli fini di cui ai commi successivi, dichiara
la vessatorieta' delle clausole inserite nei contratti tra
professionisti e consumatori che si concludono mediante
adesione a condizioni generali di contratto o con la
sottoscrizione di moduli, modelli o formulari. Si applicano
le disposizioni previste dall'articolo 14, commi 2, 3 e 4,
della legge 10 ottobre 1990, n. 287, secondo le modalita'
previste dal regolamento di cui al comma 5. In caso di
inottemperanza, a quanto disposto dall'Autorita' ai sensi
dell'articolo 14, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n.
287, l'Autorita' applica una sanzione amministrativa
pecuniaria da 2.000 euro a 20.000 euro. Qualora le
informazioni o la documentazione fornite non siano
veritiere, l'Autorita' applica una sanzione amministrativa
pecuniaria da 4.000 euro a 40.000 euro.
2. Il provvedimento che accerta la vessatorieta' della
clausola e' diffuso anche per estratto mediante
pubblicazione su apposita sezione del sito internet
istituzionale dell'Autorita', sul sito dell'operatore che
adotta la clausola ritenuta vessatoria e mediante ogni
altro mezzo ritenuto opportuno in relazione all'esigenza di
informare compiutamente i consumatori a cura e spese
dell'operatore. In caso di inottemperanza alle disposizioni
di cui al presente comma, l'Autorita' applica una sanzione
amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro.
3. L'imprese interessate hanno facolta' di
vessatorieta' delle clausole che intendono utilizzare nei
rapporti commerciali con i consumatori secondo le modalita'
previste dal regolamento di cui al comma 5. L'Autorita' si
pronuncia sull'interpello entro il termine di centoventi
giorni dalla richiesta, salvo che le informazioni fornite
risultino gravemente inesatte, incomplete o non veritiere.
Le clausole non ritenute vessatorie a seguito di interpello
non possono essere successivamente valutate dall'Autorita'
per gli effetti di cui al comma 2. Resta in ogni caso ferma
la responsabilita' dei professionisti nei confronti dei
consumatori.
4. In materia di tutela giurisdizionale, contro gli
atti dell'Autorita', adottati in applicazione del presente
articolo, e' competente il giudice amministrativo. E' fatta
salva la giurisdizione del giudice ordinario sulla
validita' delle clausole vessatorie e sul risarcimento del
danno».
5. L'Autorita', con proprio regolamento, disciplina la
procedura istruttoria in modo da garantire il
contraddittorio e l'accesso agli atti, nei rispetto dei
legittimi motivi di riservatezza. Con lo stesso regolamento
l'Autorita' disciplina le modalita' di consultazione con le
associazioni di categoria rappresentative a livello
nazionale e con le camere di commercio interessate o loro
unioni attraverso l'apposita sezione del sito internet di
cui al comma 2 nonche' la procedura di interpello.
Nell'esercizio delle competenze di cui al presente
articolo, l'Autorita' puo' sentire le autorita' di
regolazione o vigilanza dei settori in cui i professionisti
interessati operano, nonche' le camere di commercio
interessate o le loro unioni.
6. Le attivita' di cui al presente articolo sono svolte
con le risorse umane, strumentali e finanziarie gia'
disponibili a legislazione vigente.».
Si riporta il testo dell'articolo 14, commi 2, 3, 4 e 5
della legge 10 ottobre 1990, n. 287 (Norme per la tutela
della concorrenza e del mercato):
"Art. 14. Istruttoria. - 1. L'Autorita', nei casi di
presunta infrazione agli articoli 2 o 3, notifica
l'apertura dell'istruttoria alle imprese e agli enti
interessati. I titolari o legali rappresentanti delle
imprese ed enti hanno diritto di essere sentiti,
personalmente o a mezzo di procuratore speciale, nel
termine fissato contestualmente alla notifica ed hanno
facolta' di presentare deduzioni e pareri in ogni stadio
dell'istruttoria, nonche' di essere nuovamente sentiti
prima della chiusura di questa.
2. L'Autorita' puo' in ogni momento dell'istruttoria
richiedere alle imprese, enti o persone che ne siano in
possesso, di fornire informazioni e di esibire documenti
utili ai fini dell'istruttoria; disporre ispezioni al fine
di controllare i documenti aziendali e di prenderne copia,
anche avvalendosi della collaborazione di altri organi
dello Stato; disporre perizie e analisi economiche e
statistiche nonche' la consultazione di esperti in ordine a
qualsiasi elemento rilevante ai fini dell'istruttoria.
3. Tutte le notizie, le informazioni o i dati
riguardanti le imprese oggetto di istruttoria da parte
dell'Autorita' sono tutelati dal segreto d'ufficio anche
nei riguardi delle pubbliche amministrazioni.
4. I funzionari dell'Autorita' nell'esercizio delle
loro funzioni sono pubblici ufficiali. Essi sono vincolati
dal segreto d'ufficio.
5. Con provvedimento dell'Autorita', i soggetti
richiesti di fornire gli elementi di cui al comma 2 sono
sottoposti alla sanzione amministrativa pecuniaria fino a
cinquanta milioni di lire se rifiutano od omettono, senza
giustificato motivo, di fornire le informazioni o di
esibire i documenti ovvero alla sanzione amministrativa
pecuniaria fino a cento milioni di lire se forniscono
informazioni od esibiscono documenti non veritieri. Sono
salve le diverse sanzioni previste dall'ordinamento
vigente.".



 
Art. 5-bis

Finanziamento e risorse dell'Autorita' garante della concorrenza e
del mercato

1. All'articolo 10 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, dopo il comma 7-bis sono inseriti seguenti:
«7-ter. All'onere derivante dal funzionamento dell'Autorita' garante della concorrenza e del mercato si provvede mediante un contributo di importo pari allo 0,08 per mille del fatturato risultante dall'ultimo bilancio approvato dalle societa' di capitale, con ricavi totali superiori a 50 milioni di euro, fermi restando i criteri stabiliti dal comma 2 dell'articolo 16 della presente legge. La soglia massima di contribuzione a carico di ciascuna impresa non puo' essere superiore a cento volte la misura minima.
7-quater. Ferme restando, per l'anno 2012, tutte le attuali forme di finanziamento, ivi compresa l'applicazione dell'articolo 2, comma 241, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, in sede di prima applicazione, per l'anno 2013, il contributo di cui al comma 7-ter e' versato direttamente all'Autorita' con le modalita' determinate dall'Autorita' medesima con propria deliberazione, entro il 30 ottobre 2012. Per gli anni successivi, a decorrere dall'anno 2014, il contributo e' versato, entro il 31 luglio di ogni anno, direttamente all'Autorita' con le modalita' determinate dall'Autorita' medesima con propria deliberazione. Eventuali variazioni della misura e delle modalita' di contribuzione possono essere adottate dall'Autorita' medesima con propria deliberazione, nel limite massimo dello 0,5 per mille del fatturato risultante dal bilancio approvato precedentemente all'adozione della delibera, ferma restando la soglia massima di contribuzione di cui al comma 7-ter».
2. A far data dal 1° gennaio 2013:
a) all'articolo 10, comma 7, primo periodo, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, le parole da: «nei limiti del fondo» fino a: «e dell'artigianato» sono sostituite dalle seguenti: «nei limiti del contributo di cui al comma 7-ter»;
b) il comma 7-bis dell'articolo 10 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, e' abrogato;
c) all'articolo 16, comma 1, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, la parola: «ovvero» e' sostituita dalla seguente: «e»;
d) all'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, le parole da: «Gli importi da» fino a: «specifiche esigenze dell'Autorita'» sono soppresse.
3. In ragione delle nuove competenze attribuite all'Autorita' garante della concorrenza e del mercato in base agli articoli 1, 5, 25, 62 e 86 del presente decreto, la pianta organica dell'Autorita' e' incrementata di venti posti. Ai relativi oneri si provvede con le risorse di cui al comma 7-ter dell'articolo 10 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, introdotto dal comma 1 del presente articolo.
4. Nel caso in cui disposizioni di legge o regolamentari dispongano l'utilizzazione presso l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato di un contingente di personale in posizione di comando o di distacco, le amministrazioni di appartenenza sono tenute ad adottare il provvedimento di comando o di distacco entro quindici giorni dalla richiesta, anche in deroga alle norme dei rispettivi ordinamenti.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 241, della
legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010):
"241. Per gli anni 2010, 2011 e 2012 e' attribuita, per
ogni anno, all'autorita' di cui alla legge 10 ottobre 1990,
n. 287, una quota pari: a 2,2 milioni di euro, per ciascun
anno, delle entrate di cui all' articolo 23 della legge 12
agosto 1982, n. 576, e successive modificazioni; a 8,4
milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate di cui
all' articolo 2, comma 38, della legge 14 novembre 1995, n.
481; a 6 milioni di euro, per l'anno 2010, e a 5,9 milioni
di euro, per ciascuno degli anni 2011 e 2012, delle entrate
di cui all'articolo 1, comma 6, lettera c), numero 5),
della legge 31 luglio 1997, n. 249; a 7 milioni di euro,
per l'anno 2010, e a 7,7 milioni di euro, per ciascuno
degli anni 2011 e 2012, delle entrate di cui all'articolo
1, comma 67, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e
successive modificazioni. Per gli anni 2011 e 2012 e'
attribuita all'autorita' di cui al codice in materia di
protezione dei dati personali, di cui al decreto
legislativo 30 giugno 2003, n. 196, una quota pari: a 1,6
milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate di cui al
citato articolo 23 della legge n. 576 del 1982, e
successive modificazioni; a 3,2 milioni di euro, per
ciascun anno, delle entrate di cui al citato articolo 2,
comma 38, della legge n. 481 del 1995; a 3,6 milioni di
euro, per ciascun anno, delle entrate di cui al citato
articolo 1, comma 6, lettera c), numero 5), della legge n.
249 del 1997;
a 3,6 milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate
di cui al citato articolo 1, comma 67, della legge n. 266
del 2005, e successive modificazioni. Per gli anni 2010,
2011 e 2012 e' attribuita, per ogni anno, all'autorita' di
cui alla legge 12 giugno 1990, n. 146, una quota pari: a
0,1 milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate di cui
al citato articolo 23 della legge n. 576 del 1982, e
successive modificazioni; a 0,3 milioni di euro, per
ciascun anno, delle entrate di cui al citato articolo 2,
comma 38, della legge n. 481 del 1995; a 0,3 milioni di
euro, per ciascun anno, delle entrate di cui al citato
articolo 1, comma 6, lettera c), numero 5), della legge n.
249 del 1997; a 0,3 milioni di euro, per ciascun anno,
delle entrate di cui al citato articolo 1, comma 67, della
legge n. 266 del 2005, e successive modificazioni; a 1
milione di euro, per ciascun anno, delle entrate di cui
all' articolo 13 della legge 8 agosto 1995, n. 335, e
successive modificazioni, e di cui all'articolo 59, comma
39, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Le somme di cui
ai precedenti periodi sono trasferite dall'autorita'
contribuente all'autorita' beneficiaria entro il 31 gennaio
di ciascun anno. A fini di perequazione, con decreto del
Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro
dell'economia e delle finanze, sentite le autorita'
interessate, sono stabilite, senza maggiori oneri per la
finanza pubblica, misure reintegrative in favore delle
autorita' contribuenti, nei limiti del contributo versato,
a partire dal decimo anno successivo all'erogazione del
contributo, a carico delle autorita' indipendenti
percipienti che a tale data presentino un avanzo di
amministrazione.".
Si riporta il testo degli articoli 10, comma 7, primo
periodo, 7-bis e 16 della legge 10 ottobre 1990, n. 287,
come modificato dalla presente legge a far data dal 1°
gennaio 2013:
"Art. 10. Autorita' garante della concorrenza e del
mercato. (Omissis).
7. L'Autorita' provvede all'autonoma gestione delle
spese per il proprio funzionamento nei limiti del
contributo di cui al comma 7-ter. La gestione finanziaria
si svolge in base al bilancio di previsione approvato
dall'Autorita' entro il 31 dicembre dell'anno precedente a
quello cui il bilancio si riferisce. Il contenuto e la
struttura del bilancio di previsione, il quale deve
comunque contenere le spese indicate entro i limiti delle
entrate previste, sono stabiliti dal regolamento di cui al
comma 6, che disciplina anche le modalita' per le eventuali
variazioni. Il rendiconto della gestione finanziaria,
approvato entro il 30 aprile dell'anno successivo, e'
soggetto al controllo della Corte dei conti. Il bilancio
preventivo e il rendiconto della gestione finanziaria sono
pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
7-bis. (abrogato)."
"Art. 16. Comunicazione delle concentrazioni. - 1. Le
operazioni di concentrazione di cui all'articolo 5 devono
essere preventivamente comunicate all'Autorita' qualora il
fatturato totale realizzato a livello nazionale
dall'insieme delle imprese interessate sia superiore a
cinquecento miliardi di lire, e qualora il fatturato totale
realizzato a livello nazionale dall'impresa di cui e'
prevista l'acquisizione sia superiore a cinquanta miliardi
di lire. Tali valori sono incrementati ogni anno di un
ammontare equivalente all'aumento dell'indice del
deflattore dei prezzi del prodotto interno lordo.".
Si riporta il testo dell'articolo 9, comma 1, del
decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con
modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, come
modificato dalla presente legge:
"Art. 9. Versamento delle sanzioni e comandi di
personale - 1. Il termine per il pagamento delle sanzioni
amministrative pecuniarie previste dai decreti legislativi
2 agosto 2007, n. 145, e 2 agosto 2007, n. 146, irrogate
nell'anno 2008 dall'Autorita' garante della concorrenza e
del mercato, e' prorogato di trenta giorni.".



 
Art. 5-ter
Rating di legalita' delle imprese

1. Al fine di promuovere l'introduzione di principi etici nei comportamenti aziendali, all'Autorita' garante della concorrenza e del mercato e' attribuito il compito di segnalare al Parlamento le modifiche normative necessarie al perseguimento del sopraindicato scopo anche in rapporto alla tutela dei consumatori, nonche' di procedere, in raccordo con i Ministeri della giustizia e dell'interno, alla elaborazione di un rating di legalita' per le imprese operanti nel territorio nazionale; del rating attribuito si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni, nonche' in sede di accesso al credito bancario.
 
Art. 6
Norme per rendere efficace l'azione di classe

1. All'articolo 140-bis del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, dopo le parole: «di cui al comma 2» sono inserite le seguenti: «nonche' gli interessi collettivi»;
b) al comma 2, alinea, sono premesse le seguenti parole: «L'azione di classe ha per oggetto l'accertamento della responsabilita' e la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni in favore degli utenti consumatori.»;
c) al comma 2, lettera a), la parola: «identica» e' sostituita dalla seguente: «omogenea»;
d) al comma 2, lettera b), la parola: «identici» e' sostituita dalla seguente: «omogenei» e dopo la parola: «prodotto» sono inserite le seguenti: «o servizio»;
e) al comma 2, lettera c), la parola: «identici» e' sostituita dalla seguente: «omogenei»;
f) al comma 3, primo periodo, dopo le parole: «di difensore» sono inserite le seguenti: «anche tramite posta elettronica certificata e fax»;
g) al comma 6, secondo periodo, le parole: «l'identita' dei diritti individuali» sono sostituite dalle seguenti: «l'omogeneita' dei diritti individuali»;
h) al comma 12, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: «In questo ultimo caso il giudice assegna alle parti un termine, non superiore a novanta giorni, per addivenire ad un accordo sulla liquidazione del danno. Il processo verbale dell'accordo, sottoscritto dalle parti e dal giudice, costituisce titolo esecutivo. Scaduto il termine senza che l'accordo sia stato raggiunto, il giudice, su istanza di almeno una delle parti, liquida le somme dovute ai singoli aderenti».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 140-bis del codice
del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005,
n. 206, come modificato dalla presente legge:
"Art. 140-bis. Azione di classe. 1. I diritti
individuali omogenei dei consumatori e degli utenti di cui
al comma 2 nonche' gli interessi collettivi; sono
tutelabili anche attraverso l'azione di classe, secondo le
previsioni del presente articolo. A tal fine ciascun
componente della classe, anche mediante associazioni cui
da' mandato o comitati cui partecipa, puo' agire per
l'accertamento della responsabilita' e
per la condanna al risarcimento del danno e alle
restituzioni.
2. L'azione tutela:
L'azione di classe ha per oggetto l'accertamento della
responsabilita' e la condanna al risarcimento del danno e
alle restituzioni in favore degli utenti consumatori.;
a) i diritti contrattuali di una pluralita' di
consumatori e utenti che versano nei confronti di una
stessa impresa in situazione omogenea, inclusi i diritti
relativi a contratti stipulati ai sensi degli articoli 1341
e 1342 del codice civile;
b) i diritti omogenei spettanti ai consumatori finali
di un determinato prodotto o servizio nei confronti del
relativo produttore, anche a prescindere da un diretto
rapporto contrattuale;
c) i diritti omogenei> al ristoro del pregiudizio
derivante agli stessi consumatori e utenti da pratiche
commerciali scorrette o da comportamenti
anticoncorrenziali.
3. I consumatori e utenti che intendono avvalersi della
tutela di cui al presente articolo aderiscono all'azione di
classe, senza ministero di difensore anche tramite posta
elettronica certificata e fax.
L'adesione comporta rinuncia a ogni azione restitutoria
o risarcitoria individuale fondata sul medesimo titolo,
salvo quanto previsto dal comma 15. L'atto di adesione,
contenente, oltre all'elezione di domicilio, l'indicazione
degli elementi costitutivi del diritto fatto valere con la
relativa documentazione probatoria, e' depositato in
cancelleria, anche tramite l'attore, nel termine di cui al
comma 9, lettera b). Gli effetti sulla prescrizione ai
sensi degli articoli 2943 e 2945 del codice civile
decorrono dalla notificazione della domanda e, per coloro
che hanno aderito successivamente, dal deposito dell'atto
di adesione.
4. La domanda e' proposta al tribunale presso cui e'
istituita la sezione specializzata di cui all'articolo 1
del decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168, e
successive modificazioni (169).
5. La domanda si propone con atto di citazione
notificato anche all'ufficio del pubblico ministero presso
il tribunale adito, il quale puo' intervenire limitatamente
al giudizio di ammissibilita'.
6. All'esito della prima udienza il tribunale decide
con ordinanza sull'ammissibilita' della domanda, ma puo'
sospendere il giudizio quando sui fatti rilevanti ai fini
del decidere e' in corso un'istruttoria davanti a
un'autorita' indipendente ovvero un giudizio davanti al
giudice amministrativo. La domanda e' dichiarata
inammissibile quando e' manifestamente infondata, quando
sussiste un conflitto di interessi ovvero quando il giudice
non ravvisa l'omogeneita' dei diritti individuali
tutelabili ai sensi del comma 2, nonche' quando il
proponente non appare in grado di curare adeguatamente
l'interesse della classe.
7. L'ordinanza che decide sulla ammissibilita' e'
reclamabile davanti alla corte d'appello nel termine
perentorio di trenta giorni dalla sua comunicazione o
notificazione se anteriore. Sul reclamo la corte
d'appello decide con ordinanza in camera di consiglio
non oltre quaranta giorni dal deposito del ricorso. Il
reclamo dell'ordinanza ammissiva non sospende il
procedimento davanti al tribunale.
8. Con l'ordinanza di inammissibilita', il giudice
regola le spese, anche ai sensi dell'articolo 96 del codice
di procedura civile, e ordina la piu' opportuna pubblicita'
a cura e spese del soccombente.
9. Con l'ordinanza con cui ammette l'azione il
tribunale fissa termini e modalita' della piu' opportuna
pubblicita', ai fini della tempestiva adesione degli
appartenenti alla classe. L'esecuzione della pubblicita' e'
condizione di procedibilita' della domanda. Con la stessa
ordinanza il tribunale:
a) definisce i caratteri dei diritti individuali
oggetto del giudizio, specificando i criteri in base ai
quali i soggetti che chiedono di aderire sono inclusi nella
classe o devono ritenersi esclusi dall'azione;
b) fissa un termine perentorio, non superiore a
centoventi giorni dalla scadenza di quello per l'esecuzione
della pubblicita', entro il quale gli atti di adesione,
anche a mezzo dell'attore, sono depositati in cancelleria.
Copia dell'ordinanza e' trasmessa, a cura della
cancelleria, al Ministero dello sviluppo economico che ne
cura ulteriori forme di pubblicita', anche mediante la
pubblicazione sul relativo sito internet.
10. E' escluso l'intervento di terzi ai sensi
dell'articolo 105 del codice di procedura civile.
11. Con l'ordinanza con cui ammette l'azione il
tribunale determina altresi' il corso della procedura
assicurando, nel rispetto del contraddittorio, l'equa,
efficace e sollecita gestione del processo. Con la stessa o
con successiva ordinanza, modificabile o revocabile in ogni
tempo, il tribunale prescrive le misure atte a evitare
indebite ripetizioni o complicazioni nella presentazione di
prove o argomenti; onera le parti della pubblicita'
ritenuta necessaria a tutela degli aderenti; regola nel
modo che ritiene piu' opportuno l'istruzione probatoria e
disciplina ogni altra questione di rito, omessa ogni
formalita' non essenziale al contraddittorio.
12. Se accoglie la domanda, il tribunale pronuncia
sentenza di condanna con cui liquida, ai sensi
dell'articolo 1226 del codice civile, le somme definitive
dovute a coloro che hanno aderito all'azione o stabilisce
il criterio omogeneo di calcolo per la liquidazione di
dette somme. In questo ultimo caso il giudice assegna alle
parti un termine, non superiore a novanta giorni, per
addivenire ad un accordo sulla liquidazione del danno. Il
processo verbale dell'accordo, sottoscritto dalle parti e
dal giudice, costituisce titolo esecutivo. Scaduto il
termine senza che l'accordo sia stato raggiunto, il
giudice, su istanza di almeno una delle parti, liquida le
somme dovute ai singoli aderenti. In caso di accoglimento
di un'azione di classe proposta nei confronti di gestori di
servizi pubblici o di pubblica utilita', il tribunale tiene
conto di quanto riconosciuto in favore degli utenti e dei
consumatori danneggiati nelle relative carte dei servizi
eventualmente emanate. La sentenza diviene esecutiva
decorsi centottanta giorni dalla pubblicazione. I pagamenti
delle somme dovute effettuati durante tale periodo sono
esenti da ogni diritto e incremento, anche per gli
accessori di legge maturati dopo la pubblicazione della
sentenza.
13. La corte d'appello, richiesta dei provvedimenti di
cui all'articolo 283 del codice di procedura civile, tiene
altresi' conto dell'entita' complessiva della somma
gravante sul debitore, del numero dei creditori, nonche'
delle connesse difficolta' di ripetizione in caso di
accoglimento del gravame. La corte puo' comunque disporre
che, fino al passaggio in giudicato della sentenza, la
somma complessivamente dovuta dal debitore sia depositata e
resti vincolata nelle forme ritenute piu' opportune.
14. La sentenza che definisce il giudizio fa' stato
anche nei confronti degli aderenti. E' fatta salva l'azione
individuale dei soggetti che non aderiscono all'azione
collettiva. Non sono proponibili ulteriori azioni di classe
per i medesimi fatti e nei confronti della stessa impresa
dopo la scadenza del termine per l'adesione assegnato dal
giudice ai sensi del comma 9. Quelle proposte entro detto
termine sono riunite d'ufficio se pendenti davanti allo
stesso tribunale; altrimenti il giudice successivamente
adito ordina la cancellazione della causa dal ruolo,
assegnando un termine perentorio non superiore a sessanta
giorni per la riassunzione davanti al primo giudice.
15. Le rinunce e le transazioni intervenute tra le
parti non pregiudicano i diritti degli aderenti che non vi
hanno espressamente consentito. Gli stessi diritti sono
fatti salvi anche nei casi di estinzione del giudizio o di
chiusura anticipata del processo.



 
Art. 7

Tutela delle microimprese da pratiche commerciali ingannevoli e
aggressive

1. All'articolo 18, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, dopo la lettera d) e' inserita la seguente:
«d-bis) "microimprese": entita', societa' o associazioni, che, a prescindere dalla forma giuridica, esercitano un'attivita' economica, anche a titolo individuale o familiare, occupando meno di dieci persone e realizzando un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a due milioni di euro, ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 3, dell'allegato alla raccomandazione n. 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003».
2. All'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, dopo le parole: «relativa a un prodotto» sono aggiunte, infine, le seguenti: «, nonche' alle pratiche commerciali scorrette tra professionisti e microimprese. Per le microimprese la tutela in materia di pubblicita' ingannevole e di pubblicita' comparativa illecita e' assicurata in via esclusiva dal decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145.».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 18, comma 1, del
codice di cui al decreto legislativo n. 206 del 2005,
come modificato dalla presente legge.
"Art. 18. Definizioni. - 1. Ai fini del presente
titolo, si intende per:
a) «consumatore»: qualsiasi persona fisica che, nelle
pratiche commerciali oggetto del presente titolo, agisce
per fini che non rientrano nel quadro della sua attivita'
commerciale, industriale, artigianale o professionale;
b) «professionista»: qualsiasi persona fisica o
giuridica che, nelle pratiche commerciali oggetto
del presente titolo, agisce nel quadro della sua attivita'
commerciale, industriale, artigianale o professionale e
chiunque agisce in nome o per conto di un professionista;
c) «prodotto»: qualsiasi bene o servizio, compresi i
beni immobili, i diritti e le obbligazioni;
d) «pratiche commerciali tra professionisti e
consumatori» (di seguito denominate: «pratiche
commerciali»): qualsiasi azione, omissione, condotta o
dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la
pubblicita' e la commercializzazione del prodotto, posta in
essere da un professionista, in relazione alla promozione,
vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori;
d-bis) «microimprese»: entita', societa' o
associazioni, che, a prescindere dalla forma giuridica,
esercitano un'attivita' economica, anche a titolo
individuale o familiare, occupando meno di dieci persone e
realizzando un fatturato annuo oppure un totale di bilancio
annuo non superiori a due milioni di euro, ai sensi
dell'articolo 2, paragrafo 3, dell'allegato alla
raccomandazione n. 2003/361/CE della Commissione, del 6
maggio 2003;
e) «falsare in misura rilevante il comportamento
economico dei consumatori»: l'impiego di una pratica
commerciale idonea ad alterare sensibilmente la capacita'
del consumatore di prendere una decisione consapevole,
inducendolo pertanto ad assumere una decisione di natura
commerciale che non avrebbe altrimenti preso;
f) «codice di condotta»: un accordo o una normativa che
non e' imposta dalle disposizioni legislative,
regolamentari o amministrative di uno Stato membro e che
definisce il comportamento dei professionisti che si
impegnano a rispettare tale codice in relazione a una o
piu' pratiche commerciali o ad uno o piu' settori
imprenditoriali specifici;
g) «responsabile del codice»: qualsiasi soggetto,
compresi un professionista o un gruppo di professionisti,
responsabile della formulazione e revisione di un codice di
condotta ovvero del controllo del rispetto del codice da
parte di coloro che si sono impegnati a rispettarlo;
h) «diligenza professionale»: il normale grado della
specifica competenza ed attenzione che ragionevolmente i
consumatori attendono da un professionista nei loro
confronti rispetto ai principi generali di correttezza e di
buona fede nel settore di attivita' del professionista;
i) «invito all'acquisto»: una comunicazione commerciale
indicante le caratteristiche e il prezzo del prodotto in
forme appropriate rispetto al mezzo impiegato per la
comunicazione commerciale e pertanto tale da consentire al
consumatore di effettuare un acquisto;
l) «indebito condizionamento»: lo sfruttamento di una
posizione di potere rispetto al consumatore per esercitare
una pressione, anche senza il ricorso alla forza fisica o
la minaccia di tale ricorso, in modo da limitare
notevolmente la capacita' del consumatore di prendere una
decisione consapevole;
m) «decisione di natura commerciale»: la decisione
presa da un consumatore relativa a se acquistare o meno un
prodotto, in che modo farlo e a quali condizioni, se pagare
integralmente o parzialmente, se tenere un prodotto o
disfarsene o se esercitare un diritto contrattuale in
relazione al prodotto; tale decisione puo' portare il
consumatore a compiere un'azione o all'astenersi dal
compierla;
n) «professione regolamentata»: attivita'
professionale, o insieme di attivita' professionali,
l'accesso alle quali e il cui esercizio, o una delle cui
modalita' di esercizio, e' subordinata direttamente o
indirettamente, in base a disposizioni legislative,
regolamentari o amministrative, al possesso di determinate
qualifiche professionali.
La raccomandazione della Commissione relativa alla
definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, e'
pubblicata nella G.U.U.E. 20 maggio 2003, n. L 124.
Si riporta il testo dell'articolo 19, comma 1, del
citato decreto legislativo n. 206 del 2005, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 19. Ambito di applicazione. - 1. Il presente
titolo si applica alle pratiche commerciali scorrette tra
professionisti e consumatori poste in essere prima, durante
e dopo un'operazione commerciale relativa a un prodotto,
nonche' alle pratiche commerciali scorrette tra
professionisti e microimprese. Per le microimprese la
tutela in materia di pubblicita' ingannevole e di
pubblicita' comparativa illecita e' assicurata in via
esclusiva dal decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145.
Il decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145 (
Attuazione dell'articolo 14 della direttiva 2005/29/CE che
modifica la direttiva 84/450/CEE sulla pubblicita'
ingannevole) e' pubblicato nella Gazz. Uff. 6 settembre
2007, n. 207.



 
Art. 8
Contenuto delle carte di servizio

1. Le carte di servizio, nel definire gli obblighi cui sono tenuti i gestori dei servizi pubblici, anche locali, o di un'infrastruttura necessaria per l'esercizio di attivita' di impresa o per l'esercizio di un diritto della persona costituzionalmente garantito, indicano in modo specifico i diritti, anche di natura risarcitoria, che gli utenti possono esigere nei confronti dei gestori del servizio e dell'infrastruttura.
2. Al fine di tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti dei servizi pubblici locali e di garantire la qualita', l'universalita' e l'economicita' delle relative prestazioni, le Autorita' indipendenti di regolazione e ogni altro ente pubblico, anche territoriale, dotato di competenze di regolazione sui servizi pubblici, anche locali, definiscono gli specifici diritti di cui al comma 1. Sono fatte salve ulteriori garanzie che le imprese che gestiscono il servizio o l'infrastruttura definiscono autonomamente.
 
Art. 9
Disposizioni sulle professioni regolamentate

1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.
2. Ferma restando l'abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista e' determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del Ministro vigilante, da adottare nel termine di centoventi giorni successivi alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro lo stesso termine, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. Il decreto deve salvaguardare l'equilibrio finanziario, anche di lungo periodo, delle casse previdenziali professionali.
3. Le tariffe vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi, limitatamente alla liquidazione delle spese giudiziali, fino alla data di entrata in vigore dei decreti ministeriali di cui al comma 2 e, comunque, non oltre il centoventesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
4. Il compenso per le prestazioni professionali e' pattuito, nelle forme previste dall'ordinamento, al momento del conferimento dell'incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessita' dell'incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento fino alla conclusione dell'incarico e deve altresi' indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell'esercizio dell'attivita' professionale. In ogni caso la misura del compenso e' previamente resa nota al cliente con in preventivo di massima, deve essere adeguata all'importanza dell'opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. Al tirocinante e' riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio.
5. Sono abrogate le disposizioni vigenti che, per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1.
6. La durata del tirocinio previsto per l'accesso alle professioni regolamentate non puo' essere superiore a diciotto mesi; per i primi sei mesi, il tirocinio puo' essere svolto, in presenza di un'apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, in concomitanza con il corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i consigli nazionali degli ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni, all'esito del corso di laurea. Le disposizioni del presente comma non si applicano alle professioni sanitarie, per le quali resta confermata la normativa vigente.
7. All'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'alinea, nel primo periodo, dopo la parola: «regolamentate» sono inserite le seguenti: «secondo i principi della riduzione e dell'accorpamento, su base volontaria, fra professioni che svolgono attivita' similari»;
b) alla lettera c), il secondo, terzo e quarto periodo sono soppressi;
c) la lettera d) e' abrogata.
8. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 3, comma 5, del
citato decreto-legge n. 138 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 3. Abrogazione delle indebite restrizioni
all'accesso e all'esercizio delle professioni e delle
attivita' economiche.
(Omissis).
5. Fermo restando l'esame di Stato di cui all'articolo
33, quinto comma, della Costituzione per l'accesso alle
professioni regolamentate secondo i principi della
riduzione e dell'accorpamento, su base volontaria, fra
professioni che svolgono attivita' similari, gli
ordinamenti professionali devono garantire che l'esercizio
dell'attivita' risponda senza eccezioni ai principi di
libera concorrenza, alla presenza diffusa dei
professionisti su tutto il territorio nazionale, alla
differenziazione e pluralita' di offerta che garantisca
l'effettiva possibilita' di scelta degli utenti nell'ambito
della piu' ampia informazione relativamente ai servizi
offerti. Con decreto del Presidente della Repubblica
emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400, gli ordinamenti professionali dovranno
essere riformati entro 12 mesi dalla data di entrata in
vigore del presente decreto per recepire i seguenti
principi:
a) l'accesso alla professione e' libero e il suo
esercizio e' fondato e ordinato sull'autonomia e
sull'indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica, del
professionista. La limitazione, in forza di una
disposizione di legge, del numero di persone che sono
titolate ad esercitare una certa professione in tutto il
territorio dello Stato o in una certa area geografica, e'
consentita unicamente laddove essa risponda a ragioni di
interesse pubblico, tra cui in particolare quelle connesse
alla tutela della salute umana, e non introduca una
discriminazione diretta o indiretta basata sulla
nazionalita' o, in caso di esercizio dell'attivita' in
forma societaria, della sede legale della societa'
professionale;
b) previsione dell'obbligo per il professionista di
seguire percorsi di formazione continua permanente
predisposti sulla base di appositi regolamenti emanati dai
consigli nazionali, fermo restando quanto previsto dalla
normativa vigente in materia di educazione continua in
medicina (ECM). La violazione dell'obbligo di formazione
continua determina un illecito disciplinare e come tale e'
sanzionato sulla base di quanto stabilito dall'ordinamento
professionale che dovra' integrare tale previsione;
c) la disciplina del tirocinio per l'accesso alla
professione deve conformarsi a criteri che garantiscano
l'effettivo svolgimento dell'attivita' formativa e il suo
adeguamento costante all'esigenza di assicurare il miglior
esercizio della professione;
d) (abrogata);
e) a tutela del cliente, il professionista e' tenuto a
stipulare idonea assicurazione per i rischi derivanti
dall'esercizio dell'attivita' professionale. Il
professionista deve rendere noti al cliente, al momento
dell'assunzione dell'incarico, gli estremi della polizza
stipulata per la responsabilita' professionale e il
relativo massimale. Le condizioni generali delle polizze
assicurative di cui al presente comma possono essere
negoziate, in convenzione con i propri iscritti, dai
Consigli Nazionali e dagli enti previdenziali dei
professionisti;
f) gli ordinamenti professionali dovranno prevedere
l'istituzione di organi a livello territoriale, diversi da
quelli aventi funzioni amministrative, ai quali sono
specificamente affidate l'istruzione e la decisione delle
questioni disciplinari e di un organo nazionale di
disciplina. La carica di consigliere dell'Ordine
territoriale o di consigliere nazionale e' incompatibile
con quella di membro dei consigli di disciplina nazionali e
territoriali. Le disposizioni della presente lettera non si
applicano alle professioni sanitarie per le quali resta
confermata la normativa vigente;
g) la pubblicita' informativa, con ogni mezzo, avente
ad oggetto l'attivita' professionale, le specializzazioni
ed i titoli professionali posseduti, la struttura dello
studio ed i compensi delle prestazioni, e' libera. Le
informazioni devono essere trasparenti, veritiere, corrette
e non devono essere equivoche, ingannevoli, denigratorie.



 
Art. 9-bis
Societa' tra professionisti

1. All'articolo 10 della legge 12 novembre 2011, n. 183, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 3 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le societa' cooperative di professionisti sono costituite da un numero di soci non inferiore a tre»;
b) al comma 4, lettera b), e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In ogni caso il numero dei soci professionisti e la partecipazione al capitale sociale dei professionisti deve essere tale da determinare la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci; il venir meno di tale condizione costituisce causa di scioglimento della societa' e il consiglio dell'ordine o collegio professionale presso il quale e' iscritta la societa' procede alla cancellazione della stessa dall'albo, salvo che la societa' non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci professionisti nel termine perentorio di sei mesi»;
c) al comma 4, dopo la lettera c), e' inserita la seguente:
«c-bis) la stipula di polizza di assicurazione per la copertura dei rischi derivanti dalla responsabilita' civile per i danni causati ai clienti dai singoli soci professionisti nell'esercizio dell'attivita' professionale»;
d) al comma 7, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il socio professionista puo' opporre agli altri soci il segreto concernente le attivita' professionali a lui affidate»;
e) al comma 9, le parole: «salvi i diversi modelli societari ed associativi» sono sostituite dalle seguenti: «salve le associazioni professionali, nonche' i diversi modelli societari».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 10 della legge 12
novembre 2011, n. 183, come modificato dalla presente
legge:
"Art. 10. Riforma degli ordini professionali e societa'
tra professionisti
1. All'articolo 3, comma 5, alinea, del decreto-legge
13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni,
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le parole: «Gli
ordinamenti professionali dovranno essere riformati entro
12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente
decreto per recepire i seguenti principi:» sono sostituite
dalle seguenti: «Con decreto del Presidente della
Repubblica emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, gli ordinamenti
professionali dovranno essere riformati entro 12 mesi dalla
data di entrata in vigore del presente decreto per recepire
i seguenti principi:».
2. All'articolo 3 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.
138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148, dopo il comma 5 sono inseriti i
seguenti:
«5-bis. Le norme vigenti sugli ordinamenti
professionali in contrasto con i principi di cui al comma
5, lettere da a) a g), sono abrogate con effetto dalla data
di entrata in vigore del regolamento governativo di cui al
comma 5 e, in ogni caso, dalla data del 13 agosto 2012.
5-ter. Il Governo, entro il 31 dicembre 2012, provvede
a raccogliere le disposizioni aventi forza di legge che non
risultano abrogate per effetto del comma 5-bis in un testo
unico da emanare ai sensi dell' articolo 17-bis della legge
23 agosto 1988, n. 400».
3. E' consentita la costituzione di societa' per
l'esercizio di attivita' professionali regolamentate nel
sistema ordinistico secondo i modelli societari regolati
dai titoli V e VI del libro V del codice civile. Le
societa' cooperative di professionisti sono costituite da
un numero di soci non inferiore a tre.
4. Possono assumere la qualifica di societa' tra
professionisti le societa' il cui atto costitutivo preveda:
a) l'esercizio in via esclusiva dell'attivita'
professionale da parte dei soci;
b) l'ammissione in qualita' di soci dei soli
professionisti iscritti ad ordini, albi e collegi, anche in
differenti sezioni, nonche' dei cittadini degli Stati
membri dell'Unione europea, purche' in possesso del titolo
di studio abilitante, ovvero soggetti non professionisti
soltanto per prestazioni tecniche, o per finalita' di
investimento. In ogni caso il numero dei soci
professionisti o la partecipazione al capitale sociale dei
professionisti deve essere tale da determinare la
maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni
dei soci; il venir meno di tale condizione costituisce
causa di scioglimento della societa' e il consiglio
dell'ordine o collegio professionale presso il quale e'
iscritta la societa' procede alla cancellazione della
stessa dall'albo, salvo che la societa' non abbia
provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci
professionisti nel termine perentorio di sei mesi;
c) criteri e modalita' affinche' l'esecuzione
dell'incarico professionale conferito alla societa' sia
eseguito solo dai soci in possesso dei requisiti per
l'esercizio della prestazione professionale richiesta; la
designazione del socio professionista sia compiuta
dall'utente e, in mancanza di tale designazione, il
nominativo debba essere previamente comunicato per iscritto
all'utente;
c-bis) la stipula di polizza di assicurazione per la
copertura dei rischi derivanti dalla responsabilita' civile
per i danni causati ai clienti dai singoli soci
professionisti nell'esercizio dell'attivita' professionale;
d) le modalita' di esclusione dalla societa' del socio
che sia stato cancellato dal rispettivo albo con
provvedimento definitivo.
5. La denominazione sociale, in qualunque modo formata,
deve contenere l'indicazione di societa' tra
professionisti.
6. La partecipazione ad una societa' e' incompatibile
con la partecipazione ad altra societa' tra professionisti.
7. I professionisti soci sono tenuti all'osservanza del
codice deontologico del proprio ordine, cosi' come la
societa' e' soggetta al regime disciplinare dell'ordine al
quale risulti iscritta. Il socio professionista puo'
opporre agli altri soci il segreto concernente le attivita'
professionali a lui affidate.
8. La societa' tra professionisti puo' essere
costituita anche per l'esercizio di piu' attivita'
professionali.
9. Restano salve le associazioni professionali, nonche'
i diversi modelli societari gia' vigenti alla data di
entrata in vigore della presente legge.
10. Ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23
agosto 1988, n. 400, il Ministro della giustizia, di
concerto con il Ministro dello sviluppo economico, entro
sei mesi dalla data di pubblicazione della presente legge,
adotta un regolamento allo scopo di disciplinare le materie
di cui ai precedenti commi 4, lettera c), 6 e 7.
11. La legge 23 novembre 1939, n. 1815, e successive
modificazioni, e' abrogata.
12. All'articolo 3, comma 5, lettera d), del
decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le
parole: «prendendo come riferimento le tariffe
professionali. E' ammessa la pattuizione dei compensi anche
in deroga alle tariffe» sono soppresse.



 
Art. 10

Estensione ai liberi professionisti della possibilita' di partecipare
al patrimonio dei confidi

1. All'articolo 39, comma 7, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale disposizione si applica anche ai confidi costituiti tra liberi professionisti ai sensi del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 39, comma 7, del
decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, come
modificato dalla presente legge.
"Art. 39. Misure per le micro, piccole e medie imprese
(Omissis).
7. In materia di patrimonializzazione dei Confidi, al
capitale sociale dei confidi e delle banche di cui ai commi
29 e 32 dell'articolo 13 del D.L. 30 settembre 2003, n.
269, convertito nella legge 24 novembre 2003, n. 326
possono partecipare, anche in deroga alle disposizioni di
legge che prevedono divieti o limiti di partecipazione,
imprese non finanziarie di grandi dimensioni ed enti
pubblici e privati, purche' le piccole e medie imprese
socie e i liberi professionisti soci dispongano almeno
della meta' piu' uno dei voti esercitabili nell'assemblea e
la nomina dei componenti degli organi che esercitano
funzioni di gestione e di supervisione strategica sia
riservata all'assemblea. Tale disposizione si applica anche
ai confidi costituiti tra liberi professionisti ai sensi
del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito,
con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e
successive modificazioni.".
Il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito,
con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326
(Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la
correzione dell'andamento dei conti pubblici) e' pubblicato
nella Gazz. Uff. 2 ottobre 2003, n. 229, S.O.



 
Art. 11

Potenziamento del servizio di distribuzione farmaceutica, accesso alla titolarita' delle farmacie, modifica alla disciplina della somministrazione dei farmaci e altre disposizioni in materia
sanitaria

1. Al fine di favorire l'accesso alla titolarita' delle farmacie da parte di un piu' ampio numero di aspiranti, aventi i requisiti di legge, nonche' di favorire le procedure per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche garantendo al contempo una piu' capillare presenza sul territorio del servizio farmaceutico, alla legge 2 aprile 1968, n. 475, e successive modificazioni, sono apportare le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1, il secondo e il terzo comma sono sostituiti dai seguenti:
«Il numero delle autorizzazioni e' stabilito in modo che vi sia una farmacia ogni 3.300 abitanti.
La popolazione eccedente, rispetto al parametro di cui al secondo comma, consente l'apertura di una ulteriore farmacia, qualora sia superiore al 50 per cento del parametro stesso»;
b) dopo l'articolo 1 e' inserito il seguente:
«Art. 1-bis. - 1. In aggiunta alle sedi farmaceutiche spettanti in base al criterio di cui all'articolo 1 ed entro il limite del 5 per cento delle sedi, comprese le nuove, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentita l'azienda sanitaria locale competente per territorio, possono istituire una farmacia:
a) nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti civili a traffico internazionale, nelle stazioni marittime e nelle aree di servizio autostradali ad alta intensita' di traffico, dotate di servizi alberghieri o di ristorazione, purche' non sia gia' aperta una farmacia a una distanza inferiore a 400 metri;
b) nei centri commerciali e nelle grandi strutture con superficie di vendita superiore a 10.000 metri quadrati, purche' non sia gia' aperta una farmacia, a una distanza inferiore a 1.500 metri»
c) l'articolo 2 e' sostituito dal seguente:
«Art. 2. - 1. Ogni comune deve avere un numero di farmacie in rapporto a quanto disposto dall'articolo 1. Al fine di assicurare una maggiore accessibilita' al servizio farmaceutico, il comune, sentiti l'azienda sanitaria e l'Ordine provinciale dei farmacisti competente per territorio, identifica le zone nelle quali collocare le nuove farmacie, al fine di assicurare un'equa distribuzione sul territorio, tenendo altresi' conto dell'esigenza di garantire l'accessibilita' del servizio farmaceutico anche a quei cittadini residenti in aree scarsamente abitate.
2. Il numero di farmacie spettanti a ciascun comune e' sottoposto a revisione entro il mese di dicembre di ogni anno pari, in base alle rilevazioni della popolazione residente nel comune, pubblicate dall'Istituto nazionale di statistica».
2. Ciascun comune, sulla base dei dati ISTAT sulla popolazione residente al 31 dicembre 2010 e dei parametri di cui al comma 1, individua le nuove sedi farmaceutiche disponibili nel proprio territorio e invia i dati alla regione entro e non oltre trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
3. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono ad assicurare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la conclusione del concorso straordinario e l'assegnazione delle sedi farmaceutiche disponibili di cui al comma 2 e di quelle vacanti. In deroga a quanto previsto dall'articolo 9 della legge 2 aprile 1968, n. 475, sulle sedi farmaceutiche istituite in attuazione del comma 1 o comunque vacanti non puo' essere esercitato il diritto di prelazione da parte del comune. Entro sessanta giorni dall'invio dei dati di cui al comma 2, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano bandiscono il concorso straordinario per soli titoli per la copertura delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione e per quelle vacanti, fatte salve quelle per la cui assegnazione, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la procedura concorsuale sia stata gia' espletata o siano state gia' fissate le date delle prove. Al concorso straordinario possono partecipare i farmacisti, cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea, iscritti all'albo professionale: a) non titolari di farmacia, in qualunque condizione professionale si trovino; b) titolari di farmacia rurale sussidiata; c) titolari di farmacia soprannumeraria; d) titolari di esercizio di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. Non possono partecipare al concorso straordinario i farmacisti titolari, compresi i soci di societa' titolari, di farmacia diversa da quelle di cui alle lettere b) e c).
4. Ai fini dell'assegnazione delle nuove sedi farmaceutiche messe a concorso ciascuna regione e le province autonome di Trento e di Bolzano istituiscono, entro trenta giorni dalla data di pubblicazione del relativo bando di concorso, una commissione esaminatrice regionale o provinciale per le province autonome di Trento e di Bolzano. Al concorso straordinario si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni vigenti sui concorsi per la copertura delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione o vacanti, nonche' le disposizioni del presente articolo.
5. Ciascun candidato puo' partecipare al concorso per l'assegnazione di farmacia in non piu' di due regioni o province autonome, e non deve aver compiuto i 65 anni di eta' alla data di scadenza del termine per la partecipazione al concorso prevista dal bando. Ai fini della valutazione dell'esercizio professionale nel concorso straordinario per il conferimento di nuove sedi farmaceutiche di cui al comma 3, in deroga al regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 marzo 1994, n. 298: a) l'attivita' svolta dal farmacista titolare di farmacia rurale sussidiata, dal farmacista titolare di farmacia soprannumeraria e dal farmacista titolare di esercizio di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e' equiparata, ivi comprese le maggiorazioni; b) l'attivita' svolta da farmacisti collaboratori di farmacia e da farmacisti collaboratori negli esercizi di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e' equiparata, ivi comprese le maggiorazioni.
6. In ciascuna regione e nelle province autonome di Trento e di Bolzano, la commissione esaminatrice, sulla base della valutazione dei titoli in possesso dei candidati, determina una graduatoria unica. A parita' di punteggio, prevale il candidato piu' giovane. Le regioni o le province autonome di Trento e di Bolzano, approvata la graduatoria, convocano i vincitori del concorso i quali entro quindici giorni devono dichiarare se accettano o meno la sede, pena la decadenza della stessa. Tale graduatoria, valida per due anni dalla data della sua pubblicazione, deve essere utilizzata con il criterio dello scorrimento per la copertura delle sedi farmaceutiche eventualmente resesi vacanti a seguito delle scelte effettuate dai vincitori di concorso.
7. Ai concorsi per il conferimento di sedi farmaceutiche gli interessati, di eta' non superiore ai 40 anni, in possesso dei requisiti di legge possono concorrere per la gestione associata, sommando i titoli posseduti. In tale caso, ai soli fini della preferenza a parita' di punteggio, si considera la media dell'eta' dei candidati che concorrono per la gestione associata. Ove i candidati che concorrono per la gestione associata risultino vincitori, la titolarita' della farmacia assegnata e' condizionata al mantenimento della gestione associata da parte degli stessi vincitori, su base paritaria, per un periodo di dieci anni, fatta salva la premorienza o sopravvenuta incapacita'.
8. I turni e gli orari di farmacia stabiliti dalle autorita' competenti in base alle vigente normativa non impediscono l'apertura della farmacia in orari diversi da quelli obbligatori. Le farmacie possono praticare sconti sui prezzi di tutti i tipi di farmaci e prodotti venduti pagati direttamente dai clienti, dandone adeguata informazione alla clientela.
9. Qualora il comune non provveda a comunicare alla regione o alla provincia autonoma di Trento e di Bolzano l'individuazione delle nuove sedi disponibili entro il termine di cui al comma 2 del presente articolo, la regione provvede con proprio atto a tale individuazione entro i successivi sessanta giorni. Nel caso in cui le regioni o le province autonome di Trento e di Bolzano non provvedano nel senso indicato ovvero non provvedano a bandire il concorso straordinario e a concluderlo entro i termini di cui al comma 3, il Consiglio dei ministri esercita i poteri sostitutivi di cui all'articolo 120 della Costituzione con la nomina di un apposito commissario che provvede in sostituzione dell'amministrazione inadempiente anche espletando le procedure concorsuali ai sensi del presente articolo.
10. Fino al 2022, tutte le farmacie istituite ai sensi del comma 1, lettera b), sono offerte in prelazione ai comuni in cui le stesse hanno sede. I comuni non possono cedere la titolarita' o la gestione delle farmacie per le quali hanno esercitato il diritto di prelazione ai sensi del presente comma. In caso di rinuncia alla titolarita' di una di dette farmacie da parte del comune, la sede farmaceutica e' dichiarata vacante.
11. Al comma 9 dell'articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, e successive modificazioni, le parole: «due anni dall'acquisto medesimo » sono sostituite dalle seguenti: «sei mesi dalla presentazione della dichiarazione di successione ».
12. Il medico, nel prescrivere un farmaco, e' tenuto, sulla base della sua specifica competenza professionale, ad informare il paziente dell'eventuale presenza in commercio di medicinali aventi uguale composizione in principi attivi, nonche' forma farmaceutica, via di somministrazione, modalita' di rilascio e dosaggio unitario uguali. Il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico l'indicazione della non sostituibilita' del farmaco prescritto, dopo aver informato il cliente e salvo diversa richiesta di quest'ultimo, e' tenuto a fornire il medicinale prescritto quando nessun medicinale fra quelli indicati nel primo periodo del presente comma abbia prezzo piu' basso ovvero, in caso di esistenza in commercio di medicinali a minor prezzo rispetto a quello del medicinale prescritto, a fornire il medicinale avente prezzo piu' basso. All'articolo 11, comma 9, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nel secondo periodo, dopo le parole: «e' possibile» sono inserite le seguenti: «solo su espressa richiesta dell'assistito e».
Al fine di razionalizzare il sistema distributivo del farmaco, anche a tutela della persona, nonche' al fine di rendere maggiormente efficiente la spesa farmaceutica pubblica, l'AIFA, con propria delibera da adottare entro il 31 dicembre 2012 e pubblicizzare adeguatamente anche sul sito istituzionale del Ministero della salute, revisiona le attuali modalita' di confezionamento dei farmaci a dispensazione territoriale per identificare confezioni ottimali, anche di tipo monodose, in funzione delle patologie da trattare. Conseguentemente, il medico nella propria prescrizione tiene conto delle diverse tipologie di confezione.
13. Al comma 1 dell'articolo 32 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, le parole: «che ricadono nel territorio di comuni aventi popolazione superiore a 12.500 abitanti e, comunque, al di fuori delle aree rurali come individuate dai piani sanitari regionali,» sono soppresse.
14. Il comma 1 dell'articolo 70 del decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193, e' sostituito dal seguente:
«1. La vendita al dettaglio dei medicinali veterinari e' effettuata soltanto dal farmacista in farmacia e negli esercizi commerciali di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ancorche' dietro presentazione di ricetta medica, se prevista come obbligatoria. La vendita nei predetti esercizi commerciali e' esclusa per i medicinali richiamati dall'articolo 45 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni».
15. Gli esercizi commerciali di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, in possesso dei requisiti vigenti, sono autorizzati, sulla base dei requisiti prescritti dal decreto del Ministro della salute previsto dall'articolo 32, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ad allestire preparazioni galeniche officinali che non prevedono la presentazione di ricetta medica, anche in multipli, in base a quanto previsto nella farmacopea ufficiale italiana o nella farmacopea europea.
16. In sede di rinnovo dell'accordo collettivo nazionale con le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative, ai sensi dell'articolo 4, comma 9, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, e successive modificazioni, e' stabilita, in relazione al fatturato della farmacia a carico del Servizio sanitario nazionale, nonche' ai nuovi servizi che la farmacia assicura ai sensi del decreto legislativo 3 ottobre 2009, n. 153, la dotazione minima di personale di cui la farmacia deve disporre ai fini del mantenimento della convenzione con il Servizio sanitario nazionale.
17. La direzione della farmacia privata, ai sensi dell'articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, e dell'articolo 11 della legge 2 aprile 1968, n. 475, puo' essere mantenuta fino al raggiungimento del requisito di eta' pensionabile da parte del farmacista iscritto all'albo professionale.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 1 e 2 della legge 2
aprile 1968, n. 475 (Norme concernenti il servizio
farmaceutico) come modificato dalla presente legge:
1. L'autorizzazione ad aprire ed esercitare una
farmacia e' rilasciata con provvedimento definitivo
dall'autorita' competente per territorio.
Il numero delle autorizzazioni e' stabilito in modo che
vi sia una farmacia ogni 3.300 abitanti.
La popolazione eccedente, rispetto al parametro di cui
al secondo comma, consente l'apertura di una ulteriore
farmacia, qualora sia superiore al 50 per cento del
parametro stesso.
Chi intende trasferire una farmacia in un altro locale
nell'ambito della sede per la quale fu concessa
l'autorizzazione deve farne domanda all'autorita' sanitaria
competente per territorio. Tale locale, indicato
nell'ambito della stessa sede ricompresa nel territorio
comunale, deve essere situato ad una distanza dagli altri
esercizi non inferiore a 200 metri. La distanza e' misurata
per la via pedonale piu' breve tra soglia e soglia delle
famacie.
La domanda di cui al quarto comma deve essere
pubblicata per quindici giorni consecutivi nell'albo
dell'unita' sanitaria locale ed in quello del comune ove ha
sede la farmacia.
Il provvedimento di trasferimento indica il nuovo
locale in cui sara' ubicato l'esercizio farmaceutico.
Ogni nuovo esercizio di farmacia deve essere situato ad
una distanza dagli altri non inferiore a 200 metri e
comunque in modo da soddisfare le esigenze degli abitanti
della zona.
La distanza e' misurata per la via pedonale piu' breve
tra soglia e soglia delle farmacie
Art. 1-bis. - 1. In aggiunta alle sedi farmaceutiche
spettanti in base al criterio di cui all'articolo 1 ed
entro il limite del 5 per cento delle sedi, comprese le
nuove, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano, sentita l'azienda sanitaria locale competente per
territorio, possono istituire una farmacia:
a) nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti civili a
traffico internazionale, nelle stazioni
marittime e nelle aree di servizio autostradali ad alta
intensita' di traffico, dotate di servizi alberghieri o di
ristorazione, purche' non sia gia' aperta una farmacia a
una distanza inferiore a 400 metri;
«Art. 2. - 1. Ogni comune deve avere un numero di
farmacie in rapporto a quanto disposto
dall'articolo 1. Al fine di assicurare una maggiore
accessibilita' al servizio farmaceutico, il comune, sentiti
l'azienda sanitaria e l'Ordine provinciale dei farmacisti
competente per territorio, identifica le zone nelle quali
collocare le nuove farmacie, al fine di assicurare un'equa
distribuzione sul territorio, tenendo altresi' conto
dell'esigenza di garantire l'accessibilita' del servizio
farmaceutico anche a quei cittadini residenti in aree
scarsamente abitate.
2. Il numero di farmacie spettanti a ciascun comune e'
sottoposto a revisione entro il mese di dicembre di ogni
anno pari, in base alle rilevazioni della popolazione
residente nel comune, pubblicate dall'Istituto nazionale di
statistica».
Si riporta il testo dell'articolo 9 della citata legge
n. 475 del 1968:
"Art. 9. La titolarita' delle farmacie che si rendono
vacanti e di quelle di nuova istituzione a seguito della
revisione della pianta organica puo' essere assunta per la
meta' dal comune. Le farmacie di cui sono titolari i comuni
possono essere gestite, ai sensi della legge 8 giugno 1990,
n. 142, nelle seguenti forme:
a) in economia;
b) a mezzo di azienda speciale;
c) a mezzo di consorzi tra comuni per la gestione delle
farmacie di cui sono unici titolari;
d) a mezzo di societa' di capitali costituite tra il
comune e i farmacisti che, al momento della costituzione
della societa', prestino servizio presso farmacie di cui il
comune abbia la titolarita'. All'atto della costituzione
della societa' cessa di diritto il rapporto di lavoro
dipendente tra il comune e gli anzidetti farmacisti.
Nel caso che la sede della farmacia resasi vacante o di
nuova istituzione accolga uno o piu' ospedali civili, il
diritto alla prelazione per l'assunzione della gestione
spetta rispettivamente all'amministrazione dell'unico
ospedale o di quello avente il maggior numero di
posti-letto.
Quando la farmacia vacante o di nuova istituzione sia
unica, la prelazione prevista ai commi precedenti si
esercita alternativamente al concorso previsto al
precedente articolo 3, tenendo presenti le prelazioni
previste nei due commi precedenti per determinare l'inizio
dell'alternanza.
Quando il numero delle farmacie vacanti e di nuova
istituzione risulti dispari la preferenza spetta, per
l'unita' eccedente, al comune.
Sono escluse dalla prelazione e sono messe a concorso
le farmacie il cui precedente titolare abbia il figlio o,
in difetto di figli, il coniuge farmacista purche' iscritti
all'albo.
Nei casi di prelazione previsti dal presente articolo
restano salvi gli obblighi contemplati dall'art. 110 del
testo unico delle leggi sanitarie approvato con R.D. 27
luglio 1934, n. 1265.".
Si riporta il testo dell'articolo 5, comma 1, del
decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con
modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248
(Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale,
per il contenimento e la razionalizzazione della spesa
pubblica, nonche' interventi in materia di entrate e di
contrasto all'evasione fiscale):
"Art. 5. Interventi urgenti nel campo della
distribuzione di farmaci.
1. Gli esercizi commerciali di cui all'articolo 4,
comma 1, lettere d), e) e f), del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 114, possono effettuare attivita' di vendita
al pubblico dei farmaci da banco o di automedicazione, di
cui all'articolo 9-bis del decreto-legge 18 settembre 2001,
n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16
novembre 2001, n. 405, e di tutti i farmaci o prodotti non
soggetti a prescrizione medica, previa comunicazione al
Ministero della salute e alla regione in cui ha sede
l'esercizio e secondo le modalita' previste dal presente
articolo. E' abrogata ogni norma incompatibile.".
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 30
marzo 1994, n. 298 (Regolamento di attuazione dell'art. 4,
comma 9, della legge 8 novembre 1991, n. 362, concernente
norme di riordino del settore farmaceutico) e' pubblicato
nella Gazz. Uff. 19 maggio 1994, n. 115.
Si riporta il testo dell'articolo 7, comma 9, della
legge 8 novembre 1991, n. 362, e successive modificazioni (
Norme di riordino del settore farmaceutico) come modificato
dalla presente legge:
"Art. 7. Titolarita' e gestione della farmacia.
(Omissis).
9. A seguito di acquisto a titolo di successione di una
partecipazione in una societa' di cui al comma 1, qualora
vengano meno i requisiti di cui al secondo periodo del
comma 2, l'avente causa cede la quota di partecipazione nel
termine di sei mesi dalla presentazione della dichiarazione
di successione.".
Si riporta il testo dell'articolo 11, comma 9, del
decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, come
modificato dalla presente legge.
"Art. 11. Controllo della spesa sanitaria
(Omissis).
9. A decorrere dall'anno 2011, per l'erogazione a
carico del Servizio sanitario nazionale dei medicinali
equivalenti di cui all'articolo 7, comma 1, del
decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con
modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, e
successive modificazioni, collocati in classe A ai fini
della rimborsabilita', l'AIFA, sulla base di una
ricognizione dei prezzi vigenti nei paesi dell'Unione
europea, fissa un prezzo massimo di rimborso per
confezione, a parita' di principio attivo, di dosaggio, di
forma farmaceutica, di modalita' di rilascio e di unita'
posologiche. La dispensazione, da parte dei farmacisti, di
medicinali aventi le medesime caratteristiche e prezzo di
vendita al pubblico piu' alto di quello di rimborso e'
possibile solo su espressa richiesta dell'assistito e
previa corresponsione da parte dell'assistito della
differenza tra il prezzo di vendita e quello di rimborso. I
prezzi massimi di rimborso sono stabiliti in misura idonea
a realizzare un risparmio di spesa non inferiore a 600
milioni di euro annui che restano nelle disponibilita'
regionali.".
Si riporta il testo dell'articolo 32, comma 1, del
citato decreto-legge n. 201 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 32. Farmacie
1. In materia di vendita dei farmaci, negli esercizi
commerciali di cui all'articolo 5, comma 1, del
decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con
modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, in
possesso dei requisiti strutturali, tecnologici e
organizzativi fissati con decreto del Ministro della
salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di
Trento e di Bolzano, adottato entro sessanta giorni dalla
data di entrata in vigore della legge di conversione del
presente decreto, possono, esperita la procedura di cui al
comma 1-bis, essere venduti senza ricetta medica anche i
medicinali di cui all'articolo 8, comma 10, lettera c),
della legge 24 dicembre 1993, n. 537, e successive
modificazioni, ad eccezione dei medicinali di cui all'
articolo 45 del testo unico di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e
successive modificazioni, e di cui all' articolo 89 del
decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, nonche' dei
farmaci del sistema endocrino e di quelli somministrabili
per via parenterale. Con il medesimo decreto, sentita
l'Agenzia italiana del farmaco, sono definiti gli ambiti di
attivita' sui quali sono assicurate le funzioni di
farmacovigilanza da parte del Servizio sanitario
nazionale.".
Si riporta il testo dell'articolo 70, comma 1, del
decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 70. Condizioni per il rilascio
dell'autorizzazione all'esercizio dell'attivita' di vendita
diretta.
1. La vendita al dettaglio dei medicinali veterinari e'
effettuata soltanto dal farmacista in farmacia e negli
esercizi commerciali di cui all'articolo 5, comma 1, del
decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con
modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ancorche'
dietro presentazione di ricetta medica, se prevista come
obbligatoria. La vendita nei predetti esercizi commerciali
e' esclusa per i medicinali richiamati dall'articolo 45 del
testo unico di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive
modificazioni.".
Si riporta il testo dell'articolo 4, comma 9, della
legge 30 dicembre 1991, n. 412, e successive modificazioni
(Disposizioni in materia di finanza pubblica):
"Art. 4. Assistenza sanitaria.
(Omissis).
9. E' istituita la struttura tecnica interregionale per
la disciplina dei rapporti con il personale convenzionato
con il Servizio sanitario nazionale. Tale struttura, che
rappresenta la delegazione di parte pubblica per il rinnovo
degli accordi riguardanti il personale sanitario a rapporto
convenzionale, e' costituita da rappresentanti regionali
nominati dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e
delle province autonome di Trento e di Bolzano. Della
predetta delegazione fanno parte, limitatamente alle
materie di rispettiva competenza, i rappresentanti dei
Ministeri dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle
politiche sociali, e della salute, designati dai rispettivi
Ministri. Con accordo in sede di Conferenza permanente per
i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome
di Trento e di Bolzano, e' disciplinato il procedimento di
contrattazione collettiva relativo ai predetti accordi
tenendo conto di quanto previsto dagli articoli 40, 41, 42,
46, 47, 48 e 49 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.
165. A tale fine e' autorizzata la spesa annua nel limite
massimo di 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2003.
Il decreto legislativo 3 ottobre 2009, n. 153
(Individuazione di nuovi servizi erogati dalle farmacie
nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, nonche'
disposizioni in materia di indennita' di residenza per i
titolari di farmacie rurali, a norma dell'articolo 11 della
legge 18 giugno 2009, n. 69) e' pubblicato nella Gazz. Uff.
4 novembre 2009, n. 257.
Si riporta il testo dell'articolo 7 della citatab legge
n. 362 del 1991:
"Art. 7. Titolarita' e gestione della farmacia.
1. La titolarita' dell'esercizio della farmacia privata
e' riservata a persone fisiche, in conformita' alle
disposizioni vigenti, a societa' di persone ed a societa'
cooperative a responsabilita' limitata.
2. Le societa' di cui al comma 1 hanno come oggetto
esclusivo la gestione di una farmacia. Sono soci della
societa' farmacisti iscritti all'albo in possesso del
requisito dell'idoneita' previsto dall'articolo 12 della
legge 2 aprile 1968, n. 475 e successive modificazioni.
3. La direzione della farmacia gestita dalla societa'
e' affidata ad uno dei soci che ne e' responsabile.
4. Il direttore, qualora si verifichino a suo carico le
condizioni previste dal comma 2 dell'articolo 11 della
legge 2 aprile 1968, n. 475, come sostituito dall'articolo
11 della presente legge, e' sostituito temporaneamente da
un altro socio.
4-bis. Ciascuna delle societa' di cui al comma 1 puo'
essere titolare dell'esercizio di non piu' di quattro
farmacie ubicate nella provincia dove ha sede legale.
5.
6.
7.
8. Il trasferimento della titolarita' dell'esercizio di
farmacia privata e' consentito dopo che siano decorsi tre
anni dal rilascio dell'autorizzazione da parte
dell'autorita' competente, salvo quanto previsto ai commi 9
e 10.
9. A seguito di acquisto a titolo di successione di una
partecipazione in una societa' di cui al comma 1, qualora
vengano meno i requisiti di cui al secondo periodo del
comma 2, l'avente causa cede la quota di partecipazione nel
termine di sei mesi dall'acquisto medesimo.
10. Il termine di cui al comma 9 si applica anche alla
vendita della farmacia privata da parte degli aventi causa
ai sensi del dodicesimo comma dell'articolo 12 della legge
2 aprile 1968, n. 475.
11. Decorsi i termini di cui al comma 9, in mancanza di
soci o di aventi causa, la gestione della farmacia privata
viene assegnata secondo le procedure di cui all'articolo 4.
12. Qualora venga meno la pluralita' dei soci, il socio
superstite ha facolta' di associare nuovi soci nel rispetto
delle condizioni di cui al presente articolo, nel termine
perentorio di sei mesi.
13. Il primo comma dell'articolo 13 del regolamento
approvato con regio decreto 3 marzo 1927, n. 478 , come
sostituito dall'articolo 1 del decreto del Presidente della
Repubblica 23 ottobre 1963, n. 1730, si applica a tutte le
farmacie private anche se di esse sia titolare una
societa'.
14. Ferme restando le disposizioni di cui all'articolo
17 della legge 29 dicembre 1990, n. 408 , agli atti
soggetti ad imposta di registro delle societa' aventi come
oggetto l'esercizio di una farmacia privata, costituite
entro due anni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, ed al relativo conferimento dell'azienda,
l'imposta si applica in misura fissa.".
Si riporta il testo dell'articolo 11 della citata legge
n. 475 del 1968:
"Art. 11. 1. Il titolare della farmacia ha la
responsabilita' del regolare esercizio e della gestione dei
beni patrimoniali della farmacia.
2. L'unita' sanitaria locale competente per territorio
autorizza, a seguito di motivata domanda del titolare della
farmacia, la sostituzione temporanea con altro farmacista
iscritto all'ordine dei farmacisti nella conduzione
professionale della farmacia:
a) per infermita';
b) per gravi motivi di famiglia;
c) per gravidanza, parto ed allattamento, nei termini e
con le condizioni di cui alle norme sulla tutela della
maternita';
d) a seguito di adozione di minori e di affidamento
familiare per i nove mesi successivi all'effettivo ingresso
del minore nella famiglia;
e) per servizio militare;
f) per chiamata a funzioni pubbliche elettive o per
incarichi sindacali elettivi a livello nazionale;
g) per ferie;
3. Nel caso previsto dalla lettera a) del comma 2
l'unita' sanitaria locale competente per territorio,
trascorsi tre mesi di malattia, ha facolta' di sottoporre
il farmacista a visita medica, a seguito della quale viene
fissata la data di riassunzione della gestione della
farmacia.
4. La durata complessiva della sostituzione per
infermita' non puo' superare un periodo continuativo di
cinque anni, ovvero di sei anni per un decennio.
5. Due periodi di sostituzione temporanea agli effetti
del periodo massimo previsto dal comma 4 non si sommano
quando tra essi intercorre un periodo di gestione personale
superiore ad un mese.
6. La durata della sostituzione per gravi motivi di
famiglia non puo' superare un periodo di tre mesi in un
anno.
7. E' in facolta' del titolare della farmacia conferire
al sostituto la conduzione economica.".



 
Art. 12
Incremento del numero dei notai e concorrenza nei distretti

1. La tabella notarile che determina il numero e la residenza dei notai, di cui all'articolo 4, comma 2, della legge 16 febbraio 1913, n. 89, come revisionata da ultimo con i decreti del Ministro della giustizia in data 23 dicembre 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2009, n. 300, e in data 10 novembre 2011, pubblicato nel supplemento ordinario n. 262 alla Gazzetta Ufficiale n. 292 del 16 dicembre 2011, e' aumentata di cinquecento posti.
2. Con successivo decreto del Ministro della giustizia, da adottare entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, i posti di cui al comma 1 sono distribuiti nei distretti e nei singoli comuni in essi compresi, secondo i parametri di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 16 febbraio 1913, n. 89.
3. Entro il 31 dicembre 2012 sono espletate le procedure del concorso per la nomina a 200 posti di notaio bandito con decreto direttoriale del 28 dicembre 2009, nonche' dei concorsi per la nomina a 200 e 150 posti di notaio banditi, rispettivamente, con decreti del 27 dicembre 2010 e del 27 dicembre 2011, per complessivi 550 nuovi posti da notaio. Entro il 31 dicembre 2013 e' bandito un ulteriore concorso pubblico per la nomina fino a 500 posti di notaio. Tale concorso deve concludersi con la nomina dei notai entro un anno dalla data di pubblicazione del bando. Entro il 31 dicembre 2014 e' bandito un ulteriore concorso pubblico per la nomina fino a 500 posti di notaio. Tale concorso deve concludersi con la nomina dei notai entro un anno dalla data di pubblicazione del bando. All'esito della copertura dei posti di cui al presente articolo, la tabella notarile che determina il numero e la residenza dei notai, udite le Corti d'appello e i Consigli notarili, viene rivista ogni tre anni. A decorrere dall'anno 2015, e' comunque bandito un concorso annuale, da concludere con la nomina dei notai entro l'anno successivo alla data di pubblicazione del relativo bando, per la copertura di tutti i posti che si rendono disponibili.
4. I commi 1 e 2 dell'articolo 26 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, sono sostituiti dai seguenti:
«Per assicurare il funzionamento regolare e continuo dell'ufficio, il notaro deve tenere nel Comune o nella frazione di Comune assegnatagli studio aperto con il deposito degli atti, registri e repertori notarili, e deve assistere personalmente allo studio stesso almeno tre giorni a settimana e almeno uno ogni quindici giorni per ciascun Comune o frazione di Comune aggregati.
Il notaro puo' recarsi, per ragione delle sue funzioni, in tutto il territorio del distretto della Corte d'Appello in cui trovasi la sua sede notarile, ed aprire un ufficio secondario nel territorio del distretto notarile in cui trovasi la sede stessa».
5. Il comma 2 dell'articolo 27 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, e' sostituito dal seguente:
«Egli non puo' esercitarlo fuori del territorio della Corte d'Appello nel cui distretto e' ubicata la sua sede.».
6. All'articolo 82 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, dopo le parole «stesso distretto» aggiungere: «di Corte d'Appello».
7. Le lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 153 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, come modificato dall'articolo 39 del decreto legislativo 1° agosto 2006, n. 249, sono sostituite dalle seguenti:
«a) al procuratore della Repubblica presso il Tribunale nel cui circondario ha sede il notaio ovvero nel cui circondario il fatto per il quale si procede e' stato commesso;
b) al presidente del Consiglio notarile del distretto nel cui ruolo e' iscritto il notaio ovvero del distretto nel quale il fatto per il quale si procede e' stato commesso. Se l'infrazione e' addebitata allo stesso presidente, l'iniziativa spetta al consigliere che ne fa le veci, previa delibera dello stesso consiglio. La stessa delibera e' necessaria in caso di intervento ai sensi dell'articolo 156 bis, comma 5.».
8. Al comma 1 dell'articolo 155 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, come modificato dall'articolo 41 del decreto legislativo 1° agosto 2006, n. 249, le parole «di cui all'articolo 153, comma 1, lettera b)» sono sostituite dalle seguenti: «in cui il notaio ha sede».
9. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 4, commi 1 e 2, 26,
commi 1 e 2 , 27, 82, 153 e 155 della legge 16 febbraio
1913, n. 89 (Ordinamento del notariato e degli archivi
notarili), come modificati dalla presente legge:
"Art. 4. 1. Il numero e la residenza dei notai per
ciascun distretto e' determinato con decreto del Ministro
della giustizia emanato, uditi i Consigli notarili e le
Corti d'appello, tenendo conto della popolazione, della
quantita' degli affari, della estensione del territorio e
dei mezzi di comunicazione, e procurando che di regola ad
ogni posto notarile corrispondano una popolazione di almeno
7.000 abitanti ed un reddito annuo, determinato sulla media
degli ultimi tre anni, di almeno 50.000 euro di onorari
professionali repertoriali.
2. La tabella che determina il numero e la residenza
dei notai dovra', udite le Corti d'appello e i Consigli
notarili, essere rivista ogni sette anni, e potra' essere
modificata parzialmente anche entro un termine piu' breve,
quando ne sia dimostrata l'opportunita'."
"Art. 26. Per assicurare il funzionamento regolare e
continuo dell'ufficio, il notaro deve tenere nel Comune o
nella frazione di Comune assegnatagli studio aperto con il
deposito degli atti, registri e repertori notarili, e deve
assistere personalmente allo studio stesso almeno tre
giorni a settimana e almeno uno ogni quindici giorni per
ciascun Comune o frazione di Comune aggregati.
Il notaro puo' recarsi, per ragione delle sue funzioni,
in tutto il territorio del distretto della Corte d'Appello
in cui trovasi la sua sede notarile, ed aprire un ufficio
secondario nel territorio del distretto notarile in cui
trovasi la sede stessa."
"Art. 27. Il notaro e' obbligato a prestare il suo
ministero ogni volta che ne e' richiesto.
Egli non puo' esercitarlo fuori del territorio della
Corte d'Appello nel cui distretto e' ubicata la sua sede."
"Art. 82. Sono permesse associazioni di notari, purche'
appartenenti allo stesso distretto di Corte d'Appello per
mettere in comune, in tutto o in parte, i proventi delle
loro funzioni e ripartirli poi in tutto o in parte, per
quote uguali o disuguali.
"Art. 153. 1. L'iniziativa del procedimento
disciplinare spetta:
a) al procuratore della Repubblica presso il Tribunale
nel cui circondario ha sede il notaio ovvero nel cui
circondario il fatto per il quale si procede e' stato
commesso;
b) al presidente del Consiglio notarile del distretto
nel cui ruolo e' iscritto il notaio ovvero del distretto
nel quale il fatto per il quale si procede e' stato
commesso. Se l'infrazione e' addebitata allo stesso
presidente, l'iniziativa spetta al consigliere che ne fa le
veci, previa delibera dello stesso consiglio. La stessa
delibera e' necessaria in caso di intervento ai sensi
dell'articolo 156 bis, comma 5."
"Art. 155. 1. Nei cinque giorni successivi al
ricevimento della richiesta, il presidente della
Commissione assegna il procedimento al collegio, designa il
relatore e da' immediato avviso dell'inizio del
procedimento all'organo richiedente e, se diverso, al
consiglio notarile del distretto in cui il notaio ha sede,
nonche' al notaio incolpato, trasmettendo agli stessi copia
degli atti, salvo che la trasmissione risulti
oggettivamente difficoltosa. In tale ultimo caso, gli atti
sono posti a disposizione dei medesimi soggetti presso la
Commissione e nell'avviso e' fatta menzione del deposito e
della facolta' di consultare gli atti depositati e di
estrarne copia.".



 
Art. 13

Misure per la riduzione del prezzo del gas naturale per i clienti
vulnerabili

1. A decorrere dal primo trimestre successivo all'entrata in vigore del presente decreto, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, al fine di adeguare i prezzi di riferimento del gas naturale per i clienti vulnerabili di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, e successive modificazioni, ai valori europei, nella determinazione dei corrispettivi variabili a copertura dei costi di approvvigionamento di gas naturale, introduce progressivamente tra i parametri in base ai quali e' disposto l'aggiornamento anche il riferimento per una quota gradualmente crescente ai prezzi del gas rilevati sul mercato. In attesa dell'avvio del mercato del gas naturale di cui all'articolo 30, comma 1, della legge 23 luglio 2009, n. 99, i mercati di riferimento da considerare sono i mercati europei individuati ai sensi dell'articolo 9, comma 6, del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 130.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo cui dell'articolo 22 del decreto
legislativo 23 maggio 2000, n. 164 (Attuazione della
direttiva 98/30/CE recante norme comuni per il mercato
interno del gas naturale), a norma dell'articolo 41 della
L. 17 maggio 1999, n. 144:
"Art. 22. Obblighi relativi al servizio pubblico e
tutela dei consumatori.
1. Tutti i clienti sono idonei.
2. Sono considerati clienti vulnerabili i clienti
domestici, le utenze relative ad attivita' di servizio
pubblico, tra cui ospedali, case di cura e di riposo,
carceri, scuole, e altre strutture pubbliche e private che
svolgono un'attivita' riconosciuta di assistenza nonche' i
clienti civili e non civili con consumo non superiore a
50.000 metri cubi annui. Per essi vige l'obbligo di
assicurare, col piu' alto livello di sicurezza possibile,
le forniture di gas naturale anche in momenti critici o in
situazioni di emergenza del sistema del gas naturale. Per
gli stessi clienti vulnerabili, nell'ambito degli obblighi
di servizio pubblico, l'Autorita' per l'energia elettrica e
il gas continua transitoriamente a determinare i prezzi di
riferimento, ai sensi delle disposizioni di cui al
decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, convertito, con
modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 125.
3. Tutti i clienti hanno il diritto di essere riforniti
di gas naturale da un fornitore, ove questi lo accetti, a
prescindere dallo Stato membro in cui il fornitore e'
registrato, a condizione che il fornitore rispetti le norme
applicabili in materia di scambi e bilanciamento e fatti
salvi i requisiti in materia di sicurezza degli
approvvigionamenti.
4. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
provvede affinche':
a) qualora un cliente, nel rispetto delle condizioni
contrattuali, intenda cambiare fornitore, l'operatore o gli
operatori interessati effettuino tale cambiamento entro tre
settimane assicurando comunque che l'inizio della fornitura
coincida con il primo giorno del mese
b) i clienti ricevano tutti i pertinenti dati di
consumo e a tal fine siano obbligate le societa' di
distribuzione a rendere disponibili i dati di consumo dei
clienti alle societa' di vendita, garantendo la qualita' e
la tempestivita' dell'informazione fornita;
c) qualora un cliente finale connesso alla rete di
distribuzione si trovi senza un fornitore di gas naturale e
non sussistano i requisiti per l'attivazione del fornitore
di ultima istanza, l'impresa di distribuzione
territorialmente competente garantisca il bilanciamento
della propria rete in relazione al prelievo presso tale
punto per il periodo in cui non sia possibile la sua
disalimentazione fisica, secondo modalita' e condizioni
definite dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
che deve altresi' garantire all'impresa di distribuzione
una adeguata remunerazione dell'attivita' svolta e la
copertura dei costi sostenuti.
5. Allo scopo di promuovere l'efficienza energetica
l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas stabilisce
criteri in base ai quali le imprese di gas naturale
ottimizzino l'utilizzo del gas naturale, anche fornendo
servizi di gestione dell'energia, sviluppando formule
tariffarie innovative, introducendo sistemi di misurazione
intelligenti o, se del caso, reti intelligenti.
6. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, anche
avvalendosi dell'Acquirente unico Spa, ai sensi
dell'articolo 27, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n.
99, provvede affinche' siano istituiti sportelli unici al
fine di mettere a disposizione dei clienti tutte le
informazioni necessarie concernenti i loro diritti, la
normativa in vigore e le modalita' di risoluzione delle
controversie di cui dispongono.
7. Con decreto del Ministero dello sviluppo economico,
anche in base a quanto previsto all'articolo 30, commi 5 e
8, della legge 23 luglio 2009, n. 99, sono individuati e
aggiornati i criteri e le modalita' per la fornitura di gas
naturale nell'ambito del servizio di ultima istanza, a
condizioni che incentivino la ricerca di un nuovo fornitore
sul mercato, per tutti i clienti civili e i clienti non
civili con consumi pari o inferiori a 50.000 metri cubi
all'anno nonche' per le utenze relative ad attivita' di
servizio pubblico, tra cui ospedali, case di cura e di
riposo, carceri, scuole, e altre strutture pubbliche e
private che svolgono un'attivita' riconosciuta di
assistenza, nonche' nelle aree geografiche nelle quali non
si e' ancora sviluppato un mercato concorrenziale
nell'offerta di gas naturale, ai sensi dell'articolo 1,
comma 46, della legge 23 agosto 2004, n. 239.".
Si riporta il testo dell'articolo 30, comma 1, della
legge 23 luglio 2009, n. 99 (Disposizioni per lo sviluppo e
l'internazionalizzazione delle imprese, nonche' in materia
di energia):
"Art. 30. (Misure per l'efficienza del settore
energetico)
1. La gestione economica del mercato del gas naturale
e' affidata in esclusiva al Gestore del mercato elettrico
di cui all' articolo 5 del decreto legislativo 16 marzo
1999, n. 79. Il Gestore organizza il mercato del gas
naturale secondo criteri di neutralita', trasparenza,
obiettivita', nonche' di concorrenza. La disciplina del
mercato del gas naturale, predisposta dal Gestore, e'
approvata con decreto del Ministro dello sviluppo
economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari e
l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas.".
Si riporta il testo dell'articolo 9, comma 6, del
decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 130 ( Misure per la
maggiore concorrenzialita' nel mercato del gas naturale ed
il trasferimento dei benefici risultanti ai clienti finali,
ai sensi dell'articolo 30, commi 6 e 7, della legge 23
luglio 2009, n. 99):
"Art. 9. Anticipazione degli effetti nel mercato dello
sviluppo degli stoccaggi
(Omissis).
6. Le misure di cui al comma 1 prevedono, altresi', la
possibilita' per i soggetti investitori di cui all'articolo
5, comma 1, lettera b), numeri 1) e 3), relativamente alla
quota di capacita' di stoccaggio loro assegnata e non
ancora entrata in esercizio, di consegnare il gas naturale
in mercati europei individuati dall'Autorita' di
regolazione ovvero di riconoscere al Gestore dei servizi
energetici corrispettivi corrispondenti a costi da
sostenere per approvvigionare il gas naturale nei medesimi
mercati. In tal caso i soggetti investitori sono tenuti a
riconoscere al Gestore dei servizi energetici anche
corrispettivi specifici appositamente determinati
dall'Autorita' di regolazione che riflettono i costi di
trasporto da detti mercati.".



 
Art. 14

Misure per ridurre i costi di approvvigionamento di gas naturale per
le imprese

1. Le capacita' di stoccaggio di gas naturale che si rendono disponibili a seguito delle rideterminazioni del volume di stoccaggio strategico di cui all'articolo 12, comma 11-ter, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, nonche' delle nuove modalita' di calcolo degli obblighi di modulazione stabilite in base ai criteri determinati dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi dell'articolo 18, comma 2, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, come modificato dal decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93, sono assegnate, per uno spazio stabilito e aggiornato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, per l'offerta alle imprese industriali, di servizi integrati di trasporto a mezzo gasdotti esteri e di rigassificazione, comprensivi dello stoccaggio di gas naturale, finalizzati a consentire il loro approvvigionamento diretto di gas naturale dall'estero, secondo criteri di sicurezza degli approvvigionamenti stabiliti nello stesso decreto, nonche' alle imprese di rigassificazione, a garanzia del rispetto dei programmi di rigassificazione dei propri utenti in presenza di eventi imprevedibili.
2. I servizi di cui al comma 1 sono offerti dalle imprese di rigassificazione e di trasporto in regime regolato, in base a modalita' definite dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, tenuto conto dei criteri stabiliti nel decreto di cui al comma 1.
3. Le eventuali ulteriori capacita' di stoccaggio di gas naturale disponibili non assegnate ai sensi del comma 1 sono assegnate secondo le modalita' di cui all'articolo 12, comma 7, lettera a), ultimo periodo, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, come modificato dal decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93.
4. Il volume di gas naturale attualmente contenuto nel volume di stoccaggio strategico che si rende disponibile a seguito delle rideterminazioni di cui al comma 1 e' ceduto dalle imprese di stoccaggio, anche per l'avvio transitorio dei servizi di cui al comma 1, secondo criteri stabiliti con decreto del Ministero dello sviluppo economico.
5. Al fine di promuovere la sicurezza degli approvvigionamenti e la riduzione dei costi di approvvigionamento di gas naturale, il Ministero dello sviluppo economico e l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, anche attraverso l'impresa maggiore di trasporto, monitorano il grado di utilizzo dei gasdotti esteri di importazione di gas naturale, al fine di promuovere il loro ottimale utilizzo e la allocazione coordinata delle capacita' lungo tali gasdotti e ai loro punti di interconnessione, in coordinamento con le competenti autorita' dell'Unione europea e dei Paesi terzi interessati.
6. All'attuazione del presente articolo le amministrazioni provvedono nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo cui degli articoli 12, comma
11-ter, e 18, comma 2, del decreto legislativo 23 maggio
2000, n. 164:
"Art. 12. Disciplina delle attivita' di stoccaggio.
(Omissis).
11-ter. Il volume complessivo relativo allo stoccaggio
strategico e' stabilito annualmente dal Ministero dello
sviluppo economico, sentito il Comitato di emergenza e
monitoraggio del sistema del gas naturale, in misura non
inferiore al maggiore dei seguenti volumi:
a) volume necessario al fine di poter erogare per
almeno 30 giorni continuativi, nel corso di tutto il
periodo di punta stagionale, una portata fino al 100 per
cento della maggiore delle importazioni provenienti dalla
infrastruttura di importazione maggiormente utilizzata;
b) volume necessario per le necessita' di modulazione
in caso di inverno rigido, calcolato per l'inverno piu'
rigido verificatosi negli ultimi 20 anni."
"Art. 18. Disciplina dell'attivita' di vendita.
(Omissis).
2. A decorrere dal 30 giugno 2003 il servizio di cui al
comma 1 e' fornito dai soggetti che svolgono l'attivita' di
vendita. Il Ministero dello sviluppo economico determina i
criteri per il calcolo degli obblighi di modulazione per il
periodo di punta stagionale per aree di prelievo omogenee
in funzione dei valori climatici, tenendo conto degli
obblighi di garanzia delle forniture di gas naturale ai
clienti vulnerabili di cui all'articolo 8 del regolamento
(CE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio del
20 ottobre 2010."
Si riporta il testo cui dell'articolo 12, comma 7,
lettera a), del citato decreto legislativo n. 164 del 2000:
" Art. 12. Disciplina delle attivita' di stoccaggio.
(Omissis).
7. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas fissa
le modalita' atte a garantire a tutti gli utenti la
liberta' di accesso a parita' di condizioni, la massima
imparzialita' e la neutralita' del servizio di stoccaggio
in condizioni di normale esercizio e gli obblighi dei
soggetti che svolgono le attivita' di stoccaggio, sulla
base dei seguenti criteri:
a) le capacita' di stoccaggio di modulazione, fatto
salvo quanto disposto al comma 5, sono assegnate
prioritariamente per le esigenze di fornitura ai clienti
civili, ivi comprese le utenze relative ad attivita' di
servizio pubblico, tra cui ospedali, case di cura e di
riposo, carceri, scuole, e altre strutture pubbliche o
private che svolgono un'attivita' riconosciuta di
assistenza, nonche' a clienti non civili con consumi non
superiori a 50.000 metri cubi annui, per un volume
calcolato annualmente e pari al fabbisogno di modulazione
stagionale degli stessi clienti in ipotesi di inverno
rigido, in base ai criteri di cui all'articolo 18, comma 2.
Il rimanente stoccaggio e' assegnato, secondo modalita'
stabilite dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas,
anche per servizi diversi da quelli di modulazione.".



 
Art. 15
Disposizioni in materia di separazione proprietaria

1. Al fine di introdurre la piena terzieta' dei servizi regolati di trasporto, di stoccaggio, di rigassificazione e di distribuzione dalle altre attivita' della relativa filiera svolte in concorrenza, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, da emanare entro il 31 maggio 2012, sono disciplinati i criteri, le condizioni e le modalita', cui si conforma la societa' SNAM S.p.a. per adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il modello di separazione proprietaria di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93, emanato in attuazione della direttiva 2009/73/CE.
2. Con il decreto di cui al comma 1 e' assicurata la piena terzieta' della societa' SNAM S.p.a. nei confronti della maggiore impresa di produzione e vendita di gas, nonche' delle imprese verticalmente integrate di produzione e fornitura di gas naturale e di energia elettrica.
3. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas adegua la regolazione al nuovo assetto societario, anche al fine di effettuare le notifiche per le certificazioni di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 19 del citato decreto
legislativo n. 93 del 2011, emanato in attuazione della
direttiva 2009/73/CE:
"Art. 19. Separazione dei proprietari dei sistemi di
trasporto e dei gestori dei sistemi di trasporto
1. Le imprese verticalmente integrate che intendono
conformarsi a quanto previsto dall'articolo 9, della
direttiva 2009/73/CE, procedendo alla separazione
proprietaria dei Gestori sono tenute al rispetto delle
seguenti disposizioni:
a) una impresa proprietaria di un sistema di trasporto
deve svolgere le funzioni di Gestore del sistema di
trasporto;
b) la stessa persona o le stesse persone, fisiche o
giuridiche, non possono esercitare, direttamente o
indirettamente, un controllo su un'impresa che svolge
l'attivita' di produzione o di fornitura di gas naturale o
di elettricita' e allo stesso tempo, direttamente o
indirettamente, un controllo o dei diritti su un gestore di
un sistema di trasporto di gas naturale o di trasmissione
di elettricita' o su un sistema di trasporto di gas
naturale o di trasmissione di energia elettrica;
c) la stessa persona o le stesse persone, fisiche o
giuridiche, non possono nominare membri del consiglio di
vigilanza, del consiglio di amministrazione o degli organi
che rappresentano legalmente l'impresa all'interno di un
gestore di sistemi di trasporto o di un sistema di
trasporto, ne' esercitare direttamente o indirettamente un
controllo o diritti sull'attivita' di produzione o di
fornitura di gas naturale;
d) la stessa persona non puo' essere membro del
consiglio di vigilanza, del consiglio di amministrazione o
degli organi che rappresentano legalmente un'impresa, sia
all'interno di un'impresa che svolge l'attivita' di
produzione o di fornitura di gas naturale, sia all'interno
di un gestore di sistemi di trasporto o di un sistema di
trasporto;
e) le informazioni commercialmente sensibili di cui
all'articolo 20 del decreto legislativo n. 164 del 2000
acquisite dal gestore del sistema di trasporto prima della
separazione dall'impresa verticalmente integrata, ne' il
personale di tale gestore possono essere trasferiti a
imprese che esercitano l'attivita' di produzione o
fornitura di gas naturale.
2. I diritti di cui al comma 1, lettere b) e c),
comprendono, in particolare, il potere di esercitare
diritti di voto, di nominare membri del consiglio di
vigilanza, del consiglio di amministrazione o degli organi
che rappresentano legalmente l'impresa, nonche' la
detenzione di una quota di maggioranza.
3. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui
al comma 1, qualora le persone giuridiche siano costituite
dallo Stato o da un ente pubblico, due enti pubblici
separati i quali, rispettivamente, esercitino un controllo
su un gestore di sistemi di trasporto di gas naturale o di
trasmissione di energia elettrica o su un sistema di
trasporto di gas naturale o di trasmissione di energia
elettrica e un controllo su un'impresa che svolge le
funzioni di produzione o di fornitura di gas naturale o di
energia elettrica, non sono ritenuti la stessa persona
giuridica.".
La direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio relativa a norme comuni per il mercato interno
del gas naturale e che abroga la direttiva 2003/55/CE
(Testo rilevante ai fini del SEE), e' Pubblicata nella
G.U.U.E. 14 agosto 2009, n. L 211.
Si riporta l'articolo 9 del citato decreto legislativo
n. 93 del 2011:
"Art. 9. Attivita' di trasporto e certificazione dei
gestori dei sistemi di trasporto
1. Entro il 3 marzo 2012 i gestori dei sistemi di
trasporto devono essere certificati dall'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas che, secondo la procedura di
cui al presente articolo, vigila sull'osservanza da parte
dei gestori medesimi delle prescrizioni di cui all'articolo
9 della direttiva 2009/73/CE.
2. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas avvia,
entro un mese dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, la procedura di certificazione di ciascuna impresa
proprietaria della rete di trasporto del gas naturale che
alla medesima data agisce in qualita' di gestore di un
sistema di trasporto del gas naturale.
3. Successivamente e ove necessario l'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas avvia le procedure di
certificazione:
a) nei confronti dei gestori dei sistemi di trasporto
che ne facciano richiesta;
b) di propria iniziativa quando venga a conoscenza del
fatto che la prevista modifica dei diritti o dell'influenza
nei confronti dei proprietari o dei gestori dei sistemi di
trasporto rischia di determinare una violazione
dell'articolo 9 della direttiva 2009/73/CE ovvero quando ha
motivo di ritenere che tale violazione si sia gia'
verificata;
c) su motivata richiesta della Commissione europea.
4. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas deve
concludere la procedura di cui al presente articolo con la
propria decisione di certificazione, entro un termine di
quattro mesi decorrenti dalla data della notificazione
effettuata dal gestore del sistema di trasporto o dalla
data della richiesta della Commissione europea. Decorso
tale termine, la certificazione si intende accordata.
5. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
notifica senza indugio alla Commissione europea la
decisione, espressa o intervenuta per silenzio-assenso, di
certificazione del gestore del sistema di trasporto,
unitamente alle informazioni rilevanti ai fini della
decisione stessa. Tale decisione acquista efficacia dopo
l'espressione del prescritto parere della Commissione
europea. La Commissione esprime parere, secondo la
procedura di cui all'articolo 3 del regolamento (CE) n.
715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13
luglio 2009, entro due mesi dal ricevimento della notifica.
6. Entro due mesi dal ricevimento del parere della
Commissione europea l'Autorita' per l'energia elettrica e
il gas assume la decisione finale di certificazione tenendo
conto del parere stesso.
7. Le imprese proprietarie di un sistema di trasporto
certificate dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
sono autorizzate all'attivita' di trasporto e designate dal
Ministero dello sviluppo economico quali gestori dei
sistemi di trasporto. Tale designazione e' notificata alla
Commissione europea e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
dell'Unione europea.
8. I gestori di sistemi di trasporto notificano
all'Autorita' per l'energia elettrica e il gas tutte le
transazioni previste che possano richiedere un riesame
della loro osservanza delle prescrizioni di cui
all'articolo 9 della direttiva 2009/73/CE.
9. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas e la
Commissione europea, garantendo la segretezza delle
informazioni commercialmente sensibili, possono chiedere ai
gestori dei sistemi di trasporto ed alle imprese che
esercitano attivita' di produzione o di fornitura le
informazioni pertinenti ai fini dell'esercizio dei poteri
ad esse conferiti dal presente articolo.
10. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico
sono stabiliti i criteri per la certificazione del gestore
di un sistema di trasporto nel caso in cui un soggetto di
un Paese non appartenente all'Unione europea ne acquisisca
il controllo, in base ai quali l'Autorita' per l'energia
elettrica e il gas e' tenuta ad adottare una decisione di
certificazione. Il predetto decreto deve garantire che il
rilascio della certificazione non metta a rischio la
sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Italia e
dell'Unione europea e che siano rispettati i diritti e gli
obblighi derivanti dal diritto internazionale e da accordi
con il Paese terzo interessato purche' conformi al diritto
comunitario.



 
Art. 16
Sviluppo di risorse energetiche e minerarie nazionali strategiche

1. Al fine di favorire nuovi investimenti di ricerca e sviluppo delle risorse energetiche nazionali strategiche di idrocarburi nel rispetto del dettato dell'articolo 117 della Costituzione, dei principi di precauzione, di sicurezza per la salute dei cittadini e di tutela della qualita' ambientale e paesistica, di rispetto degli equilibri naturali terrestri e acquatici, secondo i migliori e piu' avanzati standard internazionali di qualita' e sicurezza e con l'impiego delle migliori tecnologie disponibili, garantendo maggiori entrate erariali per lo Stato, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabilite le modalita' per individuare le maggiori entrate effettivamente realizzate e le modalita' di destinazione di una quota di tali maggiori entrate per lo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi nonche' ogni altra disposizione attuativa occorrente all'attuazione del presente articolo.
2. Le attivita' di cui all'articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1979, n. 886, sono svolte secondo le norme vigenti e le regole di buona tecnica di cui alla norma UNI 11366.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 117 della Costituzione:
"Art. 117. La potesta' legislativa e' esercitata dallo
Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione,
nonche' dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario
e dagli obblighi internazionali.
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti
materie:
a) politica estera e rapporti internazionali dello
Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea; diritto
di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non
appartenenti all'Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni
religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi,
munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari;
tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema
tributario e contabile dello Stato; perequazione delle
risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali;
referendum statali; elezione del Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello
Stato e degli enti pubblici nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della
polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento
civile e penale; giustizia amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che
devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull'istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e
funzioni fondamentali di Comuni, Province e Citta'
metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e
profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo;
coordinamento informativo statistico e informatico dei dati
dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere
dell'ingegno;
s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni
culturali.
Sono materie di legislazione concorrente quelle
relative a: rapporti internazionali e con l'Unione europea
delle Regioni; commercio con l'estero; tutela e sicurezza
del lavoro; istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni
scolastiche e con esclusione della istruzione e della
formazione professionale; professioni; ricerca scientifica
e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori
produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento
sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti
e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di
navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione,
trasporto e distribuzione nazionale dell'energia;
previdenza complementare e integrativa; armonizzazione dei
bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e
del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e
ambientali e promozione e organizzazione di attivita'
culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di
credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e
agrario a carattere regionale. Nelle materie di
legislazione concorrente spetta alle Regioni la potesta'
legislativa, salvo che per la determinazione dei principi
fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Spetta alle Regioni la potesta' legislativa in
riferimento ad ogni materia non espressamente riservata
alla legislazione dello Stato.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e di
Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle
decisioni dirette alla formazione degli atti normativi
comunitari e provvedono all'attuazione e all'esecuzione
degli accordi internazionali e degli atti dell'Unione
europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da
legge dello Stato, che disciplina le modalita' di esercizio
del potere sostitutivo in caso di inadempienza.
La potesta' regolamentare spetta allo Stato nelle
materie di legislazione esclusiva, salva delega alle
Regioni. La potesta' regolamentare spetta alle Regioni in
ogni altra materia. I Comuni, le Province e le Citta'
metropolitane hanno potesta' regolamentare in ordine alla
disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle
funzioni loro attribuite.
Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che
impedisce la piena parita' degli uomini e delle donne nella
vita sociale, culturale ed economica e promuovono la
parita' di accesso tra donne e uomini alle cariche
elettive.
La legge regionale ratifica le intese della Regione con
altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie
funzioni, anche con individuazione di organi comuni.
Nelle materie di sua competenza la Regione puo'
concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali
interni ad altro Stato, nei casi e con le forme
disciplinati da leggi dello Stato.".
Si riporta il testo dell'articolo 53 del decreto del
Presidente della Repubblica 24 maggio 1979, n. 886
(Integrazione ed adeguamento delle norme di polizia delle
miniere e delle cave, contenute nel D.P.R. 9 aprile 1959,
n. 128, al fine di regolare le attivita' di prospezione, di
ricerca e di coltivazione degli idrocarburi nel mare
territoriale e nella piattaforma continentale):
"Art. 53. Prescrizioni generali.
Le prestazioni lavorative in immersione per il
posizionamento della piattaforma, per l'ispezione e la
manutenzione delle attrezzature sommerse o per lavori
assimilabili, devono essere effettuate solamente da
personale esperto e fisicamente idoneo, diretto da un
responsabile di comprovata capacita', nel rispetto delle
norme specifiche in materia e delle regole della buona
tecnica.
Tutte le immersioni devono essere autorizzate dal
predetto responsabile.
Non e' consentito l'impiego di operatori subacquei
quando non siano presenti a bordo gli equipaggiamenti, le
attrezzature ed i mezzi di salvataggio necessari per
rendere sicure le immersioni, o quando vi siano dubbi sulle
condizioni psico-fisiche degli operatori stessi.
Il datore di lavoro deve prevedere la disponibilita', a
seconda delle situazioni, di una camera iperbarica a bordo
o di un rapido collegamento con un centro di emergenza
dotato di tale attrezzatura.".



 
Art. 17
Liberalizzazione della distribuzione dei carburanti

1. I gestori degli impianti di distribuzione dei carburanti che siano anche titolari della relativa autorizzazione petrolifera possono liberamente rifornirsi da qualsiasi produttore o rivenditore nel rispetto della vigente normativa nazionale ed europea. A decorrere dal 30 giugno 2012 eventuali clausole contrattuali che prevedano per gli stessi gestori titolari forme di esclusiva nell'approvvigionamento cessano di avere effetto per la parte eccedente il 50 per cento della fornitura complessivamente pattuita e comunque per la parte eccedente il 50 per cento di quanto erogato nel precedente anno dal singolo punto vendita. Nei casi previsti dal presente comma le parti possono rinegoziare le condizioni economiche e l'uso del marchio.
2. Al fine di incrementare la concorrenzialita' e l'efficienza del mercato anche attraverso una diversificazione nelle relazioni contrattuali tra i titolari di autorizzazioni o concessioni e i gestori degli impianti di distribuzione carburanti, i commi da 12 a 14 dell'articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono sostituiti dai seguenti:
«12. Fermo restando quanto disposto dal decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, e successive modificazioni, e dalla legge 5 marzo 2001, n. 57, in aggiunta agli attuali contratti di comodato e fornitura ovvero somministrazione possono essere adottate, alla scadenza dei contratti esistenti, o in qualunque momento con assenso delle parti, differenti tipologie contrattuali per l'affidamento e l'approvvigionamento degli impianti di distribuzione carburanti, nel rispetto delle normative nazionale e europea, e previa definizione negoziale di ciascuna tipologia mediante accordi sottoscritti tra organizzazioni di rappresentanza dei titolari di autorizzazione o concessione e dei gestori maggiormente rappresentative, depositati inizialmente presso il Ministero dello sviluppo economico entro il termine del 31 agosto 2012 e in caso di variazioni successive entro trenta giorni dalla loro sottoscrizione. Nel caso in cui entro il termine sopra richiamato non siano stati stipulati gli accordi di cui al precedente periodo, ciascuna delle parti puo' chiedere al Ministero dello sviluppo economico, che provvede nei successivi novanta giorni, la definizione delle suddette tipologie contrattuali. Tra le forme contrattuali di cui sopra potra' essere inclusa anche quella relativa a condizioni di vendita non in esclusiva relative ai gestori degli impianti per la distribuzione carburanti titolari della sola licenza di esercizio, purche' comprendano adeguate condizioni economiche per la remunerazione degli investimenti e dell'uso del marchio.
12-bis. Nel rispetto delle normative nazionale e europea e delle clausole contrattuali conformi alle tipologie di cui al comma 12, sono consentite le aggregazioni di gestori di impianti di distribuzione di carburante finalizzate allo sviluppo della capacita' di acquisto all'ingrosso di carburanti, di servizi di stoccaggio e di trasporto dei medesimi.
12-ter. Nell'ambito del decreto legislativo da emanare, ai sensi dell'articolo 17 della legge 4 giugno 2010, n. 96, per l'attuazione della direttiva 2009/119/CE del Consiglio, del 14 settembre 2009, che stabilisce l'obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi, sono altresi' stabiliti i criteri per la costituzione di un mercato all'ingrosso dei carburanti.
13. In ogni momento i titolari degli impianti e i gestori degli stessi, da soli o in societa' o cooperative, possono accordarsi per l'effettuazione del riscatto degli impianti da parte del gestore stesso, stabilendo un indennizzo che tenga conto degli investimenti fatti, degli ammortamenti in relazione agli eventuali canoni gia' pagati, dell'avviamento e degli andamenti del fatturato, secondo criteri stabiliti con decreto del Ministero dello sviluppo economico.
14. I nuovi contratti di cui al comma 12 devono assicurare al gestore condizioni contrattuali eque e non discriminatorie per competere nel mercato di riferimento».
3. I comportamenti posti in essere dai titolari degli impianti ovvero dai fornitori allo scopo di ostacolare, impedire o limitare, in via di fatto o tramite previsioni contrattuali, le facolta' attribuite dal presente articolo al gestore integrano abuso di dipendenza economica, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 9 della legge 18 giugno 1998, n. 192.
4. All'articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 8 e' sostituito dal seguente:
«8. Al fine di incrementare la concorrenzialita', l'efficienza del mercato e la qualita' dei servizi nel settore degli impianti di distribuzione dei carburanti, e' sempre consentito in tali impianti:
a) l'esercizio dell'attivita' di somministrazione di alimenti e bevande di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b), della legge 25 agosto 1991, n. 287, fermo restando il rispetto delle prescrizioni di cui all'articolo 64, commi 5 e 6, e il possesso dei requisiti di onorabilita' e professionali di cui all'articolo 71 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59;
b) l'esercizio dell'attivita' di un punto di vendita non esclusivo di quotidiani e periodici senza limiti di ampiezza della superficie dell'impianto e l'esercizio della rivendita di tabacchi, nel rispetto delle norme e delle prescrizioni tecniche che disciplinano lo svolgimento delle attivita' di cui alla presente lettera, presso gli impianti di distribuzione carburanti con una superficie minima di 500 mq;
c) la vendita di ogni bene e servizio, nel rispetto della vigente normativa relativa al bene e al servizio posto in vendita, a condizione che l'ente proprietario o gestore della strada verifichi il rispetto delle condizioni di sicurezza stradale»;
b) il comma 10 e' sostituito dal seguente:
«10. Le attivita' di cui al comma 8, lettere a), b) e c), di nuova realizzazione, anche se installate su impianti esistenti, sono esercitate dai soggetti titolari della licenza di esercizio dell'impianto di distribuzione di carburanti rilasciata dall'ufficio tecnico di finanza, salvo rinuncia del titolare della licenza dell'esercizio medesimo, che puo' consentire a terzi lo svolgimento delle predette attivita'. Limitatamente alle aree di servizio autostradali possono essere gestite anche da altri soggetti, nel caso in cui tali attivita' si svolgano in locali diversi da quelli affidati al titolare della licenza di esercizio. In ogni caso sono fatti salvi gli effetti delle convenzioni di subconcessione in corso alla data del 31 gennaio 2012, nonche' i vincoli connessi con procedure competitive in aree autostradali in concessione espletate secondo gli schemi stabiliti dall'Autorita' di regolazione dei trasporti di cui all'articolo 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 »;
c) al comma 4 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I comuni non rilasciano ulteriori autorizzazioni o proroghe di autorizzazioni relativamente agli impianti incompatibili»;
d) il comma 6 e' sostituito dal seguente:
«6. L'adeguamento di cui al comma 5 e' consentito a condizione che l'impianto sia compatibile sulla base dei criteri di cui al comma 3. Per gli impianti esistenti l'adeguamento ha luogo entro il 31 dicembre 2012. Il mancato adeguamento entro tale termine comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da determinare in rapporto all'erogato dell'anno precedente, da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 5.000 euro per ogni mese di ritardo nell'adeguamento e, per gli impianti incompatibili, costituisce causa di decadenza dell'autorizzazione amministrativa di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, dichiarata dal comune competente».
5. All'articolo 83-bis, comma 17, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono aggiunte, in fine le seguenti parole: «o che prevedano obbligatoriamente la presenza contestuale di piu' tipologie di carburanti, ivi incluso il metano per autotrazione, se tale ultimo obbligo comporta ostacoli tecnici o oneri economici eccessivi e non proporzionali alle finalita' dell'obbligo».
6. Al metano per autotrazione e' riconosciuta la caratteristica merceologica di carburante.
7. Agli impianti di distribuzione del metano per autotrazione si applicano le disposizioni dell'articolo 1 del decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, e successive modificazioni, e dell'articolo 83-bis, commi 17 e 18, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
8. Il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, con decreto da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, stabilisce i principi generali per l'attuazione dei piani regionali di sviluppo della rete degli impianti di distribuzione del metano, nel rispetto dell'autonomia delle regioni e degli enti locali. I piani, tenuto conto dello sviluppo del mercato di tale carburante e dell'esistenza di adeguate reti di gasdotti, devono prevedere la semplificazione delle procedure di autorizzazione per la realizzazione di nuovi impianti di distribuzione del metano e per l'adeguamento di quelli esistenti.
9. Al fine di favorire e promuovere la produzione e l'uso di biometano come carburante per autotrazione, come previsto dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, anche in realta' geografiche dove la rete del metano non e' presente, i piani regionali sul sistema distributivo dei carburanti prevedono per i comuni la possibilita' di autorizzare con iter semplificato la realizzazione di impianti di distribuzione e di rifornimento di biometano anche presso gli impianti di produzione di biogas, purche' sia garantita la qualita' del biometano.
10. Il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, con decreto da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, nel rispetto degli standard di sicurezza e della normativa tecnica in vigore a livello dell'Unione europea nonche' nel rispetto dell'autonomia delle regioni e degli enti locali, individua criteri e modalita' per:
a) l'erogazione self-service negli impianti di distribuzione del metano e del GPL e presso gli impianti di compressione domestici di metano;
b) l'erogazione contemporanea di carburanti liquidi e gassosi (metano e GPL) negli impianti di rifornimento multiprodotto.
11. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, coerentemente con gli indirizzi del Ministro dello sviluppo economico stabiliti per la diffusione del metano per autotrazione, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto adotta misure affinche' nei codici di rete e di distribuzione di cui al decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, siano previste modalita' per accelerare i tempi di allacciamento dei nuovi impianti di distribuzione di metano per uso autotrazione alla rete di trasporto o di distribuzione di gas, per ridurre gli stessi oneri di allacciamento, in particolare per le aree dove tali impianti siano presenti in misura limitata, nonche' per la riduzione delle penali per i superi di capacita' impegnata previste per gli stessi impianti.
12. All'articolo 167 del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il comma 2 e' inserito il seguente:
«2-bis. I veicoli di cui al comma 2, se ad alimentazione esclusiva o doppia a metano, GPL, elettrica e ibrida e dotati di controllo elettronico della stabilita', possono circolare con una massa complessiva a pieno carico che non superi del 15 per cento quella indicata nella carta di circolazione, purche' tale eccedenza non superi il limite del 5 per cento della predetta massa indicata nella carta di circolazione piu' una tonnellata. Si applicano le sanzioni di cui al comma 2»;
b) dopo il comma 3 e' inserito il seguente:
«3-bis. I veicoli di cui al comma 3, se ad alimentazione esclusiva o doppia a metano, GPL, elettrica e ibrida e dotati di controllo elettronico della stabilita', possono circolare con una massa complessiva a pieno carico che non superi del 15 per cento quella indicata nella carta di circolazione. Si applicano le sanzioni di cui al comma 3»;
c) al comma 5 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «La medesima sanzione si applica anche nel caso in cui un autotreno o un articolato sia costituito da un veicolo trainante di cui al comma 2-bis: in tal caso l'eccedenza di massa e' calcolata separatamente tra i veicoli del complesso applicando le tolleranze di cui al comma 2-bis per il veicolo trattore e il 5 per cento per il veicolo rimorchiato.»;
d) dopo il comma 10 e' inserito il seguente:
«10-bis. Per i veicoli di cui al comma 2-bis l'eccedenza di massa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui al comma 10 e' pari al valore minimo fra il 20 per cento e 10 per cento piu' una tonnellata della massa complessiva a pieno carico indicata sulla carta di circolazione».
13. All'articolo 62 del codice della strada di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992 il comma 7-bis e' abrogato.
14. Le pubbliche amministrazioni centrali, gli enti e istituzioni da esse dipendenti o controllati e i gestori di servizi di pubblica utilita', al momento della sostituzione del rispettivo parco autoveicoli prevedono due lotti merceologici specifici distinti per i veicoli alimentati a metano e per i veicoli a GPL. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dei commi da 12 a 14 dell'articolo
28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n.
111(Disposizioni urgenti per la stabilizzazione
finanziaria), come modificati dalla presente legge:
"Art. 28. Razionalizzazione della rete distributiva dei
carburanti
«12. Fermo restando quanto disposto dal decreto
legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, e successive
modificazioni, e dalla legge 5 marzo 2001, n. 57, in
aggiunta agli attuali contratti di comodato e fornitura
ovvero somministrazione possono essere adottate, alla
scadenza dei contratti esistenti, o in qualunque momento
con assenso delle parti, differenti tipologie contrattuali
per l'affidamento e l'approvvigionamento degli impianti di
distribuzione carburanti, nel rispetto delle normative
nazionale e europea, e previa definizione negoziale di
ciascuna tipologia mediante accordi sottoscritti tra
organizzazioni di rappresentanza dei titolari di
autorizzazione o concessione e dei gestori maggiormente
rappresentative, depositati inizialmente presso il
Ministero dello sviluppo economico entro il termine del 31
agosto 2012 e in caso di variazioni successive entro trenta
giorni dalla loro sottoscrizione. Nel caso in cui entro il
termine sopra richiamato non siano stati stipulati gli
accordi di cui al precedente periodo, ciascuna delle parti
puo' chiedere al Ministero dello sviluppo economico, che
provvede nei successivi novanta giorni, la definizione
delle suddette tipologie contrattuali. Tra le forme
contrattuali di cui sopra potra' essere inclusa anche
quella relativa a condizioni di vendita non in esclusiva
relative ai gestori degli impianti per la distribuzione
carburanti titolari della sola licenza di esercizio,
purche' comprendano adeguate condizioni economiche per la
remunerazione degli investimenti e dell'uso del marchio.
12-bis. Nel rispetto delle normative nazionale e
europea e delle clausole contrattuali conformi alle
tipologie di cui al comma 12, sono consentite le
aggregazioni di gestori di impianti di distribuzione di
carburante finalizzate allo sviluppo della capacita' di
acquisto all'ingrosso di carburanti, di servizi di
stoccaggio e di trasporto dei medesimi.
12-ter. Nell'ambito del decreto legislativo da emanare,
ai sensi dell'articolo 17 della legge 4 giugno 2010, n. 96,
per l'attuazione della direttiva 2009/119/CE del Consiglio,
del 14 settembre 2009, che stabilisce l'obbligo per gli
Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di
petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi, sono altresi'
stabiliti i criteri per la costituzione di un mercato
all'ingrosso dei carburanti.
13. In ogni momento i titolari degli impianti e i
gestori degli stessi, da soli o in societa' o cooperative,
possono accordarsi per l'effettuazione del riscatto degli
impianti da parte del gestore stesso, stabilendo un
indennizzo che tenga conto degli investimenti fatti, degli
ammortamenti in relazione agli eventuali canoni gia'
pagati, dell'avviamento e degli andamenti del fatturato,
secondo criteri stabiliti con decreto del Ministero dello
sviluppo economico.
14. I nuovi contratti di cui al comma 12 devono
assicurare al gestore condizioni contrattuali eque e non
discriminatorie per competere nel mercato di riferimento.".
Il decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32
(Razionalizzazione del sistema di distribuzione dei
carburanti, a norma dell'articolo 4, comma 4, lettera c),
della L. 15 marzo 1997, n. 59) e' pubblicato nella Gazz.
Uff. 5 marzo 1998, n. 53.
La legge 5 marzo 2001, n. 57 (Disposizioni in materia
di apertura e regolazione dei mercati), e' pubblicata nella
Gazz. Uff. 20 marzo 2001, n. 66.
Si riporta il testo dell'articolo 17 della legge 4
giugno 2010, n. 96 (Disposizioni per l'adempimento di
obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle
Comunita' europee - Legge comunitaria 2009):
"Art. 17. (Principi e criteri direttivi per
l'attuazione delle direttive 2009/28/CE, 2009/72/CE,
2009/73/CE e 2009/119/CE. Misure per l'adeguamento
dell'ordinamento nazionale alla normativa comunitaria in
materia di energia, nonche' in materia di recupero di
rifiuti)
1. Nella predisposizione del decreto legislativo di
attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, sulla
promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili,
recante modifica e successiva abrogazione delle direttive
2001/77/CE e 2003/30/CE, il Governo e' tenuto a seguire,
oltre ai principi e criteri direttivi di cui all' articolo
2 della presente legge, in quanto compatibili, anche i
seguenti principi e criteri direttivi:
a) garantire il conseguimento degli obiettivi posti in
capo allo Stato mediante la promozione congiunta di
efficienza energetica e di utilizzo delle fonti rinnovabili
per la produzione e il consumo di energia elettrica, calore
e biocarburanti, tenuto conto di quanto previsto alla
lettera c), anche attraverso la regolazione da parte
dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, sulla base
di specifici indirizzi del Ministro dello sviluppo
economico;
b) nel definire il Piano di azione nazionale, da
adottare entro il 30 giugno 2010, che fissa gli obiettivi
nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili
consumata nel settore dei trasporti, dell'elettricita' e
del riscaldamento e raffreddamento nel 2020, avere riguardo
all'esigenza di garantire uno sviluppo equilibrato dei vari
settori che concorrono al raggiungimento di detti obiettivi
in base a criteri che tengano conto del rapporto
costi-benefici;
c) favorire le iniziative di cooperazione per
trasferimenti statistici e progetti comuni con Stati membri
e Paesi terzi anche mediante il coinvolgimento delle
regioni e di operatori privati, secondo criteri di
efficienza e al fine del pieno raggiungimento degli
obiettivi nazionali;
d) semplificare, anche con riguardo alle procedure di
autorizzazione, di certificazione e di concessione di
licenze, compresa la pianificazione del territorio, i
procedimenti di autorizzazione alla costruzione e
all'esercizio degli impianti alimentati da fonti
rinnovabili e alle necessarie infrastrutture di rete, anche
sulla base delle specificita' di ciascuna tipologia di
impianto e dei siti di installazione, prevedendo
l'assoggettamento alla disciplina della denuncia di inizio
attivita' di cui agli articoli 22 e 23 del testo unico
delle disposizioni legislative e regolamentari in materia
edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica
6 giugno 2001, n. 380, e successive modificazioni, per gli
impianti per la produzione di energia elettrica con
capacita' di generazione non superiore ad un MW elettrico
di cui all' articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto
legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, alimentati dalle
fonti di cui alla lettera a), prevedendo inoltre che, in
sede di pianificazione, progettazione, costruzione e
ristrutturazione di aree residenziali industriali o
commerciali e nella pianificazione delle infrastrutture
urbane, siano inseriti, ove possibile, apparecchiature e
sistemi di produzione di elettricita', calore e freddo da
fonti energetiche rinnovabili e apparecchiature e sistemi
di teleriscaldamento o di teleraffrescamento;
e) promuovere l'integrazione delle fonti rinnovabili
nelle reti di trasporto e distribuzione dell'energia, anche
mediante il sostegno, senza nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica, alla realizzazione di sistemi di accumulo
dell'energia e di reti intelligenti, al fine di assicurare
la dispacciabilita' di tutta l'energia producibile dagli
impianti alimentati da fonti rinnovabili e di ridurre gli
oneri di gestione in sicurezza delle reti di trasporto e
distribuzione dell'energia;
f) definire le certificazioni e le specifiche tecniche
da rispettare affinche' le apparecchiature e i sistemi per
l'utilizzo delle fonti rinnovabili possano beneficiare dei
regimi di sostegno;
g) introdurre misure volte a migliorare la cooperazione
tra autorita' locali, regionali e nazionali, provvedendo in
particolare alla istituzione di un meccanismo di
trasferimento statistico tra le regioni di quote di
produzione di energia da fonti rinnovabili ai fini del
rispetto della ripartizione di cui all' articolo 2, comma
167, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e
dell'attuazione di quanto disposto all' articolo 2, comma
170, della medesima legge 24 dicembre 2007, n. 244;
h) adeguare e potenziare il sistema di incentivazione
delle fonti rinnovabili e dell'efficienza e del risparmio
energetico, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica, anche mediante l'abrogazione totale o parziale
delle vigenti disposizioni in materia, l'armonizzazione e
il riordino delle disposizioni di cui alla legge 23 luglio
2009, n. 99, e alla legge 24 dicembre 2007, n. 244;
i) prevedere, senza incrementi delle tariffe a carico
degli utenti, una revisione degli incentivi per la
produzione di energia elettrica prodotta da impianti
alimentati da biomasse e biogas al fine di promuovere,
compatibilmente con la disciplina dell'Unione europea in
materia di aiuti di Stato, la realizzazione e
l'utilizzazione di impianti in asservimento alle attivita'
agricole da parte di imprenditori che svolgono le medesime
attivita';
l) completare, nei limiti delle risorse di bilancio
disponibili allo scopo, il sistema statistico in materia di
energia, compresi i consumi, al fine di disporre di
informazioni ed elaborazioni omogenee con i criteri
adottati in sede comunitaria e funzionali al monitoraggio e
all'attuazione di quanto previsto alla lettera g).
2. Ai sensi del comma 1, anche al fine di sostenere la
promozione dell'energia da fonti rinnovabili e di
conseguire con maggior efficacia gli obiettivi nazionali
obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti
rinnovabili sul consumo finale lordo di energia, l'alcol
etilico di origine agricola proveniente dalle distillazioni
vinicole si considera ricompreso nell'ambito della
definizione dei bioliquidi quali combustibili liquidi per
scopi energetici diversi dal trasporto, compresi
l'elettricita', il riscaldamento e il raffreddamento,
prodotti a partire dalla biomassa, di cui alla direttiva
2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23
aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da
fonti rinnovabili. Per tale scopo nella produzione di
energia elettrica mediante impianti di potenza nominale
media annua non superiore a 1 MW, immessa nel sistema
elettrico, l'entita' della tariffa di 28 euro cent/kWh di
cui al numero 6 della tabella 3 della legge 24 dicembre
2007, n. 244, e successive modificazioni, si applica anche
all'alcol etilico di origine agricola proveniente dalla
distillazione dei sottoprodotti della vinificazione, di cui
all' articolo 103-tervicies del regolamento (CE) n.
1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007. La presente
disposizione non deve comportare nuovi o maggiori oneri per
il bilancio dello Stato, ne' incrementi delle tariffe a
carico degli utenti.
3. Nella predisposizione del decreto legislativo di
attuazione della direttiva 2009/72/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa a
norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica
e che abroga la direttiva 2003/54/CE, il Governo e' tenuto
a seguire, oltre ai principi e criteri direttivi di cui
all' articolo 2 della presente legge, in quanto
compatibili, anche i seguenti principi e criteri direttivi:
a) prevedere misure per aumentare gli scambi
transfrontalieri in modo da conseguire una maggiore
efficienza e prezzi competitivi, contribuendo anche alla
sicurezza degli approvvigionamenti e allo sviluppo
sostenibile;
b) prevedere misure che tengano conto, ai fini della
realizzazione di nuove infrastrutture di produzione e di
trasporto di energia elettrica, della rilevanza
dell'infrastruttura stessa per il mercato interno
dell'energia elettrica e della sua coerenza con gli
obiettivi di politica energetica nazionali e comunitari;
c) prevedere che le sanzioni amministrative pecuniarie
applicabili in caso di mancato rispetto delle disposizioni
del regolamento (CE) n. 714/2009 del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 13 luglio 2009, nonche' di mancato
rispetto degli obblighi imposti alle imprese elettriche
dalla direttiva 2009/72/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 13 luglio 2009, nelle fattispecie assegnate
alla competenza dell'Autorita' per l'energia elettrica e il
gas, siano non inferiori nel minimo a euro 2.500 e non
superiori a euro 154.937.069,73;
d) prevedere la rimozione degli ostacoli, anche di tipo
normativo, al processo di aggregazione delle piccole
imprese di distribuzione di energia elettrica, per
favorirne l'efficienza e la terzieta';
e) prevedere misure atte a garantire che imprese di
distribuzione di energia elettrica verticalmente integrate
non siano in condizione di trarre impropri vantaggi dalla
loro attivita' di gestione delle reti di distribuzione
ostacolando cosi' le dinamiche concorrenziali del mercato;
f) prevedere che i gestori dei sistemi di trasmissione
dell'energia elettrica predispongano un piano decennale di
sviluppo della rete basato sulla domanda e sull'offerta
esistenti e previste, contenente misure atte a garantire
l'adeguatezza del sistema;
g) prevedere che l'Autorita' per l'energia elettrica e
il gas disponga di risorse finanziarie idonee allo
svolgimento delle proprie attivita', attraverso il sistema
di totale autofinanziamento previsto dall' articolo 2,
comma 38, della legge 14 novembre 1995, n. 481, mediante il
contributo versato dai soggetti operanti nei settori di
competenza, da utilizzarsi esclusivamente per gli oneri di
funzionamento della stessa;
h) prevedere che, nell'osservanza delle rispettive
competenze, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas e
l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato si
prestino reciproca assistenza, agiscano in modo coordinato,
stipulando a tale fine appositi protocolli di intesa, e
collaborino tra loro anche mediante lo scambio di
informazioni, senza che sia opponibile il segreto
d'ufficio.
4. Nella predisposizione del decreto legislativo di
attuazione della direttiva 2009/73/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa a
norme comuni per il mercato interno del gas naturale e che
abroga la direttiva 2003/55/CE, il Governo e' tenuto a
seguire, oltre ai principi e criteri direttivi di cui all'
articolo 2 della presente legge, in quanto compatibili,
anche i seguenti principi e criteri direttivi:
a) prevedere misure per aumentare gli scambi
transfrontalieri, in modo da conseguire una maggiore
efficienza, prezzi competitivi e piu' elevati livelli di
servizio, contribuendo anche alla sicurezza degli
approvvigionamenti e allo sviluppo sostenibile;
b) prevedere, senza nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica, misure per la cooperazione bilaterale e
regionale, in uno spirito di solidarieta' tra gli Stati
membri, in particolare in casi di crisi del sistema
energetico;
c) promuovere la realizzazione di capacita'
bidirezionale ai punti di interconnessione, anche al fine
di realizzare una piattaforma di scambio di gas nell'ambito
del sistema italiano;
d) assicurare che i gestori dei sistemi di trasporto
dispongano di sistemi integrati a livello di due o piu'
Stati membri per l'assegnazione della capacita' e per il
controllo della sicurezza delle reti;
e) prevedere che i gestori dei sistemi di trasporto
presentino un piano decennale di sviluppo della rete basato
sulla domanda e sull'offerta esistenti e previste,
contenente misure atte a garantire l'adeguatezza del
sistema e la sicurezza di approvvigionamento;
f) promuovere, senza nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica, una concorrenza effettiva e garantire
l'efficiente funzionamento del mercato, anche predisponendo
misure in favore della concorrenza con effetti analoghi ai
programmi di cessione del gas;
g) assoggettare le transazioni su contratti di
fornitura di gas e su strumenti derivati ad obblighi di
trasparenza nella disciplina degli scambi;
h) assicurare una efficace separazione tra le attivita'
di trasporto, bilanciamento, distribuzione e stoccaggio e
le altre attivita' del settore del gas naturale;
i) prevedere misure che assicurino maggiore trasparenza
ed efficienza nel settore del gas naturale, ottimizzando
l'utilizzo del gas naturale e introducendo sistemi di
misurazione intelligenti, anche ai fini della
diversificazione dei prezzi di fornitura;
l) prevedere misure che tengano conto, nel procedimento
autorizzativo per la realizzazione di un'infrastruttura del
sistema del gas, della rilevanza dell'infrastruttura stessa
per il mercato interno del gas naturale e della sua
coerenza con gli obiettivi di politica energetica nazionali
e comunitari;
m) garantire, senza nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica, il controllo della sicurezza degli
approvvigionamenti, l'equilibrio tra domanda e offerta, il
livello della domanda attesa in futuro e degli stoccaggi
disponibili, la prevista capacita' addizionale in corso di
programmazione e in costruzione, l'adeguata copertura dei
picchi della domanda nonche' delle possibili carenze di
fornitura;
n) introdurre misure che garantiscano maggiore
disponibilita' di capacita' di stoccaggio di gas naturale,
anche favorendo l'accesso a parita' di condizioni di una
pluralita' di operatori nella gestione delle nuove
attivita' di stoccaggio e valutando la possibilita' di
ampliare le modalita' di accesso al servizio previste dalla
normativa vigente;
o) prevedere che le sanzioni amministrative pecuniarie
applicabili in caso di mancato rispetto delle disposizioni
del regolamento (CE) n. 715/2009 del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 13 luglio 2009, nonche' di mancato
rispetto degli obblighi imposti alle imprese di gas
naturale dalla direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 13 luglio 2009, nelle fattispecie
assegnate alla competenza dell'Autorita' per l'energia
elettrica e il gas, siano non inferiori nel minimo a euro
2.500 e non superiori a euro 154.937.069,73;
p) prevedere che i clienti non civili con consumi
inferiori o pari a 50.000 metri cubi annui e tutti i civili
siano definiti clienti vulnerabili e pertanto meritevoli di
apposita tutela in termini di condizioni economiche loro
applicate e di continuita' e sicurezza della fornitura;
q) promuovere l'efficienza e la concorrenza nel settore
del gas naturale, anche demandando all'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas la definizione, sulla base di
appositi indirizzi del Ministero dello sviluppo economico,
della disciplina del bilanciamento di merito economico;
r) prevedere, ai sensi degli articoli 13 e 17 della
direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 13 luglio 2009, misure che, ai fini
dell'accesso ai servizi di trasporto e bilanciamento del
gas naturale, consentano la definizione di un'unica
controparte indipendente a livello nazionale;
s) prevedere la rimozione degli ostacoli, anche di tipo
normativo, al processo di aggregazione delle piccole
imprese di distribuzione del gas naturale, per favorirne
l'efficienza e la terzieta';
t) prevedere misure atte a garantire che imprese di
distribuzione verticalmente integrate non siano in
condizione di trarre impropri vantaggi dalla loro attivita'
di gestione delle reti di distribuzione ostacolando le
dinamiche concorrenziali del mercato;
u) prevedere, senza nuovi o maggiori oneri per il
bilancio dello Stato, che, nella situazione a regime, al
termine della durata delle nuove concessioni di
distribuzione del gas naturale affidate ai sensi dell'
articolo 14 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164,
i meccanismi di valorizzazione delle reti siano coerenti
con i criteri posti alla base della definizione delle
rispettive tariffe;
v) prevedere che l'Autorita' per l'energia elettrica e
il gas disponga di risorse finanziarie idonee allo
svolgimento delle proprie attivita', attraverso il sistema
di totale autofinanziamento previsto dall' articolo 2,
comma 38, della legge 14 novembre 1995, n. 481, mediante il
contributo versato dai soggetti operanti nei settori di
competenza, da utilizzarsi esclusivamente per gli oneri di
funzionamento della stessa;
z) prevedere che, nell'osservanza delle rispettive
competenze, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas e
l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato si
prestino reciproca assistenza, agiscano in modo coordinato,
stipulando a tale fine appositi protocolli di intesa, e
collaborino tra loro anche mediante lo scambio di
informazioni, senza che sia opponibile il segreto
d'ufficio.
5. Nella predisposizione del decreto legislativo di
attuazione della direttiva 2009/119/CE del Consiglio, del
14 settembre 2009, che stabilisce l'obbligo per gli Stati
membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio
greggio e/o di prodotti petroliferi, il Governo e' tenuto a
seguire, oltre ai principi e criteri direttivi di cui all'
articolo 2 della presente legge, in quanto compatibili,
anche i seguenti principi e criteri direttivi:
a) mantenere un livello elevato di sicurezza
nell'approvvigionamento di petrolio mediante un meccanismo
affidabile e trasparente che assicuri la disponibilita' e
l'accessibilita' fisica delle scorte petrolifere di
sicurezza e specifiche;
b) prevedere una metodologia di calcolo relativa agli
obblighi di stoccaggio e di valutazione delle scorte di
sicurezza comunitarie che soddisfi contemporaneamente il
sistema comunitario e quello vigente nell'ambito
dell'Agenzia internazionale per l'energia (AIE);
c) prevedere l'istituzione di un Organismo centrale di
stoccaggio, anche avvalendosi di organismi esistenti nel
settore, sottoposto alla vigilanza e al controllo del
Ministero dello sviluppo economico, senza scopo di lucro e
con la partecipazione obbligatoria dei soggetti che abbiano
importato o immesso in consumo petrolio o prodotti
petroliferi in Italia;
d) prevedere che l'Organismo centrale di stoccaggio si
faccia carico, in maniera graduale e progressiva, della
detenzione e del trasporto delle scorte specifiche di
prodotti e sia responsabile dell'inventario e delle
statistiche sulle scorte di sicurezza, specifiche e
commerciali;
e) prevedere che l'Organismo centrale di stoccaggio
possa organizzare e prestare un servizio di stoccaggio e di
trasporto di scorte di sicurezza e commerciali in favore
dei venditori a clienti finali di prodotti petroliferi non
integrati verticalmente nella filiera del petrolio e possa
assicurare un servizio funzionale allo sviluppo della
concorrenza nell'offerta di capacita' di stoccaggio;
f) garantire la possibilita' di reagire con rapidita'
in caso di difficolta' dell'approvvigionamento di petrolio
greggio o di prodotti petroliferi.
6. Gli eventuali oneri derivanti dall'istituzione e dal
funzionamento dell'Organismo di cui al comma 5 sono posti a
carico dei soggetti che importano o immettono in consumo
petrolio o prodotti petroliferi in Italia. Dall'attuazione
del comma 5 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.
7. Ai fini delle attivita' di recupero relative alla
formazione di rilevati e al riutilizzo per recuperi
ambientali, di cui alla lettera c) del punto 13.6.3 dell'
allegato 1, suballegato 1, al decreto del Ministro
dell'ambiente 5 febbraio 1998, pubblicato nel supplemento
ordinario n. 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 16 aprile
1998, e successive modificazioni, nell'impiego dei gessi
derivanti dalle produzioni di acidi organici, in
particolare di acido tartarico naturale derivante dai
sottoprodotti vitivinicoli, e in cui la presenza di
sostanza organica rappresenta un elemento costituente il
rifiuto naturalmente presente e non un elemento esterno
inquinante, nell'esecuzione del test di cessione sul
rifiuto tal quale, secondo il metodo previsto nell'
allegato 3 al citato decreto del Ministro dell'ambiente 5
febbraio 1998, non e' richiesto il parametro del "COD".
La direttiva 2009/119/CE del Consiglio che stabilisce
l'obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello
minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti
petroliferi, e' pubblicata nella G.U.U.E. 9 ottobre 2009,
n. L 265.
Si riporta il testo dell'articolo 9 della legge 18
giugno 1998, n. 192 (Disciplina della subfornitura nelle
attivita' produttive).
"Art. 9. Abuso di dipendenza economica.
1. E' vietato l'abuso da parte di una o piu' imprese
dello stato di dipendenza economica nel quale si trova, nei
suoi o nei loro riguardi, una impresa cliente o fornitrice.
Si considera dipendenza economica la situazione in cui una
impresa sia in grado di determinare, nei rapporti
commerciali con un'altra impresa, un eccessivo squilibrio
di diritti e di obblighi. La dipendenza economica e'
valutata tenendo conto anche della reale possibilita' per
la parte che abbia subito l'abuso di reperire sul mercato
alternative soddisfacenti.
2. L'abuso puo' anche consistere nel rifiuto di vendere
o nel rifiuto di comprare, nella imposizione di condizioni
contrattuali ingiustificatamente gravose o discriminatorie,
nella interruzione arbitraria delle relazioni commerciali
in atto.
3. Il patto attraverso il quale si realizzi l'abuso di
dipendenza economica e' nullo. Il giudice ordinario
competente conosce delle azioni in materia di abuso di
dipendenza economica, comprese quelle inibitorie e per il
risarcimento dei danni.
3-bis. Ferma restando l'eventuale applicazione
dell'articolo 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287,
l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato puo',
qualora ravvisi che un abuso di dipendenza economica abbia
rilevanza per la tutela della concorrenza e del mercato,
anche su segnalazione di terzi ed a seguito
dell'attivazione dei propri poteri di indagine ed
esperimento dell'istruttoria, procedere alle diffide e
sanzioni previste dall'articolo 15 della legge 10 ottobre
1990, n. 287, nei confronti dell'impresa o delle imprese
che abbiano commesso detto abuso. In caso di violazione
diffusa e reiterata della disciplina di cui al decreto
legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, posta in essere ai
danni delle imprese, con particolare riferimento a quelle
piccole e medie, l'abuso si configura a prescindere
dall'accertamento della dipendenza economica.".
Si riporta il testo dell'articolo 28 del citato
decreto-legge n. 98 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 28. Razionalizzazione della rete distributiva dei
carburanti
1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 6 del
decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, il fondo per
la razionalizzazione della rete di distribuzione dei
carburanti e' altresi' destinato all'erogazione di
contributi sia per la chiusura di impianti di soggetti
titolari di non piu' di dieci impianti, comunque non
integrati verticalmente nel settore della raffinazione, sia
per i costi ambientali di ripristino dei luoghi a seguito
di chiusura di impianti di distribuzione. Tali specifiche
destinazioni sono ammesse per un periodo non eccedente i
tre esercizi annuali successivi alla data di entrata in
vigore della legge di conversione del presente decreto.
2. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico,
da emanare entro il 30 giugno 2012, e' determinata
l'entita' sia dei contributi di cui al comma 1, sia della
nuova contribuzione al fondo di cui allo stesso comma 1,
per un periodo non superiore a tre anni, articolandola in
una componente fissa per ciascuna tipologia di impianto e
in una variabile in funzione dei litri erogati, tenendo
altresi' conto della densita' territoriale degli impianti
all'interno del medesimo bacino di utenza.
3. Entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, le regioni e le province autonome di
Trento e di Bolzano emanano indirizzi ai comuni per la
chiusura effettiva degli impianti dichiarati incompatibili
ai sensi del decreto del Ministro delle attivita'
produttive in data 31 ottobre 2001, nonche' ai sensi dei
criteri di incompatibilita' successivamente individuati
dalle normative regionali di settore.
4. Comunque, i Comuni che non abbiano gia' provveduto
all'individuazione ed alla chiusura degli impianti
incompatibili ai sensi del decreto del Ministro delle
attivita' produttive in data 31 ottobre 2001 o ai sensi dei
criteri di incompatibilita' successivamente individuati
dalle normative regionali di settore, provvedono in tal
senso entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del presente decreto, dandone
comunicazione alla regione ed al Ministero dello sviluppo
economico.
Fino alla effettiva chiusura, per tali impianti e'
prevista la contribuzione al fondo per la razionalizzazione
della rete di distribuzione dei carburanti in misura
determinata col decreto di cui al comma 2. I comuni non
rilasciano ulteriori autorizzazioni o proroghe di
autorizzazioni relativamente agli impianti incompatibili.
5. Al fine di incrementare l'efficienza del mercato, la
qualita' dei servizi, il corretto ed uniforme funzionamento
della rete distributiva, gli impianti di distribuzione dei
carburanti devono essere dotati di apparecchiature per la
modalita' di rifornimento senza servizio con pagamento
anticipato.
6. L'adeguamento di cui al comma 5 e' consentito a
condizione che l'impianto sia compatibile sulla base dei
criteri di cui al comma 3. Per gli impianti esistenti
l'adeguamento ha luogo entro il 31 dicembre 2012. Il
mancato adeguamento entro tale termine comporta una
sanzione amministrativa pecuniaria da determinare in
rapporto all'erogato dell'anno precedente, da un minimo di
1.000 euro a un massimo di 5.000 euro per ogni mese di
ritardo nell'adeguamento e, per gli impianti incompatibili,
costituisce causa di decadenza dell'autorizzazione
amministrativa di cui all'articolo 1 del decreto
legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, dichiarata dal comune
competente.
7. Non possono essere posti specifici vincoli
all'utilizzo di apparecchiature per la modalita' di
rifornimento senza servizio con pagamento anticipato,
durante le ore in cui e' contestualmente assicurata la
possibilita' di rifornimento assistito dal personale, a
condizione che venga effettivamente mantenuta e garantita
la presenza del titolare della licenza di esercizio
dell'impianto rilasciata dall'ufficio tecnico di finanza o
di suoi dipendenti o collaboratori. Nel rispetto delle
norme di circolazione stradale, presso gli impianti
stradali di distribuzione carburanti posti al di fuori dei
centri abitati, quali definiti ai sensi del codice della
strada o degli strumenti urbanistici comunali, non possono
essere posti vincoli o limitazioni all'utilizzo
continuativo, anche senza assistenza, delle apparecchiature
per la modalita' di rifornimento senza servizio con
pagamento anticipato.
8. Al fine di incrementare la concorrenzialita',
l'efficienza del mercato e la qualita' dei servizi nel
settore degli impianti di distribuzione dei carburanti, e'
sempre consentito in tali impianti:
a) l'esercizio dell'attivita' di somministrazione di
alimenti e bevande di cui all'articolo 5, comma 1, lettera
b), della legge 25 agosto 1991, n. 287, fermo restando il
rispetto delle prescrizioni di cui all'articolo 64, commi 5
e 6, e il possesso dei requisiti di onorabilita' e
professionali di cui all'articolo 71 del decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59;
b) l'esercizio dell'attivita' di un punto di vendita
non esclusivo di quotidiani e periodici senza limiti di
ampiezza della superficie dell'impianto e l'esercizio della
rivendita di tabacchi, nel rispetto delle norme e delle
prescrizioni tecniche che disciplinano lo svolgimento delle
attivita' di cui alla presente lettera, presso gli
impianti di distribuzione carburanti con una superficie
minima di 500 mq;
c) la vendita di ogni bene e servizio, nel rispetto
della vigente normativa relativa al bene e al servizio
posto in vendita, a condizione che l'ente proprietario o
gestore della strada verifichi il rispetto delle condizioni
di sicurezza stradale.
9. Alla lettera b) del comma 3 dell'articolo 2 del
decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, sono soppresse
le seguenti parole: "con il limite minimo di superficie
pari a metri quadrati 1500".
10. Le attivita' di cui al comma 8, lettere a), b) e
c), di nuova realizzazione, anche se installate su impianti
esistenti, sono esercitate dai soggetti titolari della
licenza di esercizio dell'impianto di distribuzione di
carburanti rilasciata dall'ufficio tecnico di finanza,
salvo rinuncia del titolare della licenza dell'esercizio
medesimo, che puo' consentire a terzi lo svolgimento delle
predette attivita'. Limitatamente alle aree di servizio
autostradali possono essere gestite anche da altri
soggetti, nel caso in cui tali attivita' si svolgano in
locali diversi da quelli affidati al titolare della licenza
di esercizio. In ogni caso sono fatti salvi gli effetti
delle convenzioni di subconcessione in corso alla data del
31 gennaio 2012, nonche' i vincoli connessi con procedure
competitive in aree autostradali in concessione espletate
secondo gli schemi stabiliti dall'Autorita' di regolazione
dei trasporti di cui all'articolo 37 del decreto-legge 6
dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla
legge 22 dicembre 2011, n. 214.
11. Le regioni, le province autonome e gli enti locali,
adeguano la propria normativa alle disposizioni dettate dai
commi 8, 9 e 10.
12. Fermo restando quanto disposto con il decreto
legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, e successive
modificazioni, in aggiunta agli attuali contratti di
comodato e fornitura ovvero somministrazione possono essere
adottate, alla scadenza dei contratti esistenti, differenti
tipologie contrattuali per l'affidamento e
l'approvvigionamento degli impianti di distribuzione
carburanti, nel rispetto delle normative nazionali e
comunitarie, e previa definizione negoziale di ciascuna
tipologia mediante accordi sottoscritti tra organizzazioni
di rappresentanza dei titolari di autorizzazione o
concessione e dei gestori, depositati presso il Ministero
dello sviluppo economico.
13. In ogni momento i titolari degli impianti e i
gestori degli stessi, da soli o in societa' o cooperative,
possono accordarsi per l'effettuazione del riscatto degli
impianti da parte del gestore stesso, stabilendo un
indennizzo che tenga conto degli investimenti fatti, degli
ammortamenti in relazione agli eventuali canoni gia'
pagati, dell'avviamento e degli andamenti del fatturato,
secondo criteri stabiliti con decreto del Ministero dello
sviluppo economico.
14. I nuovi contratti di cui al comma 12 devono
assicurare al gestore condizioni contrattuali eque e non
discriminatorie per competere nel mercato di riferimento.".
Si riporta il testo dell'articolo 5, comma 1, lettera
b), della legge 25 agosto 1991, n. 287 (Aggiornamento della
normativa sull'insediamento e sull'attivita' dei pubblici
esercizi):
"Art. 5. Tipologia degli esercizi.
1. Anche ai fini della determinazione del numero delle
autorizzazioni rilasciabili in ciascun comune e zona, i
pubblici esercizi di cui alla presente legge sono distinti
in:
a) esercizi di ristorazione, per la somministrazione di
pasti e di bevande, comprese quelle aventi un contenuto
alcoolico superiore al 21 per cento del volume, e di latte
(ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie, birrerie ed
esercizi similari);
b) esercizi per la somministrazione di bevande,
comprese quelle alcooliche di qualsiasi gradazione, nonche'
di latte, di dolciumi, compresi i generi di pasticceria e
gelateria, e di prodotti di gastronomia (bar, caffe',
gelaterie, pasticcerie ed esercizi similari);
c) esercizi di cui alle lettere a) e b), in cui la
somministrazione di alimenti e di bevande viene effettuata
congiuntamente ad attivita' di trattenimento e svago, in
sale da ballo, sale da gioco, locali notturni, stabilimenti
balneari ed esercizi similari;
d) esercizi di cui alla lettera b), nei quali e'
esclusa la somministrazione di bevande alcooliche di
qualsiasi gradazione.".
Si riporta il testo dell'articolo 71 del decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59 (Attuazione della
direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato
interno):
"Art. 71. Requisiti di accesso e di esercizio delle
attivita' commerciali
1. Non possono esercitare l'attivita' commerciale di
vendita e di somministrazione:
a) coloro che sono stati dichiarati delinquenti
abituali, professionali o per tendenza, salvo che abbiano
ottenuto la riabilitazione;
b) coloro che hanno riportato una condanna, con
sentenza passata in giudicato, per delitto non colposo, per
il quale e' prevista una pena detentiva non inferiore nel
minimo a tre anni, sempre che sia stata applicata, in
concreto, una pena superiore al minimo edittale;
c) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in
giudicato, una condanna a pena detentiva per uno dei
delitti di cui al libro II, Titolo VIII, capo II del codice
penale, ovvero per ricettazione, riciclaggio, insolvenza
fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, rapina, delitti
contro la persona commessi con violenza, estorsione;
d) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in
giudicato, una condanna per reati contro l'igiene e la
sanita' pubblica, compresi i delitti di cui al libro II,
Titolo VI, capo II del codice penale;
e) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in
giudicato, due o piu' condanne, nel quinquennio precedente
all'inizio dell'esercizio dell'attivita', per delitti di
frode nella preparazione e nel commercio degli alimenti
previsti da leggi speciali;
f) coloro che sono sottoposti a una delle misure di
prevenzione di cui alla legge 27 dicembre 1956, n. 1423, o
nei cui confronti sia stata applicata una delle misure
previste dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, ovvero a
misure di sicurezza non detentive;
2. Non possono esercitare l'attivita' di
somministrazione di alimenti e bevande coloro che si
trovano nelle condizioni di cui al comma 1, o hanno
riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna
per reati contro la moralita' pubblica e il buon costume,
per delitti commessi in stato di ubriachezza o in stato di
intossicazione da stupefacenti; per reati concernenti la
prevenzione dell'alcolismo, le sostanze stupefacenti o
psicotrope, il gioco d'azzardo, le scommesse clandestine,
per infrazioni alle norme sui giochi.
3. Il divieto di esercizio dell'attivita', ai sensi del
comma 1, lettere b), c), d), e) e f) permane per la durata
di cinque anni a decorrere dal giorno in cui la pena e'
stata scontata. Qualora la pena si sia estinta in altro
modo, il termine di cinque anni decorre dal giorno del
passaggio in giudicato della sentenza, salvo
riabilitazione.
4. Il divieto di esercizio dell'attivita' non si
applica qualora, con sentenza passata in giudicato sia
stata concessa la sospensione condizionale della pena
sempre che non intervengano circostanze idonee a incidere
sulla revoca della sospensione.
5. In caso di societa', associazioni od organismi
collettivi i requisiti di cui al comma 1 devono essere
posseduti dal legale rappresentante, da altra persona
preposta all'attivita' commerciale e da tutti i soggetti
individuati dall'articolo 2, comma 3, del decreto del
Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252.
6. L'esercizio, in qualsiasi forma, di un'attivita' di
commercio relativa al settore merceologico alimentare e di
un'attivita' di somministrazione di alimenti e bevande,
anche se effettuate nei confronti di una cerchia
determinata di persone, e' consentito a chi e' in possesso
di uno dei seguenti requisiti professionali:
a) avere frequentato con esito positivo un corso
professionale per il commercio, la preparazione o la
somministrazione degli alimenti, istituito o riconosciuto
dalle regioni o dalle province autonome di Trento e di
Bolzano;
b) avere prestato la propria opera, per almeno due
anni, anche non continuativi, nel quinquennio precedente,
presso imprese esercenti l'attivita' nel settore alimentare
o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande,
in qualita' di dipendente qualificato, addetto alla vendita
o all'amministrazione o alla preparazione degli alimenti, o
in qualita' di socio lavoratore o, se trattasi di coniuge,
parente o affine, entro il terzo grado, dell'imprenditore
in qualita' di coadiutore familiare, comprovata dalla
iscrizione all'Istituto nazionale per la previdenza
sociale;
c) essere in possesso di un diploma di scuola
secondaria superiore o di laurea, anche triennale, o di
altra scuola ad indirizzo professionale, almeno triennale,
purche' nel corso di studi siano previste materie attinenti
al commercio, alla preparazione o alla somministrazione
degli alimenti.".
3. Sono abrogati i commi 2, 4 e 5 dell'articolo 5 del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e I'articolo 2
della legge 25 agosto 1991, n. 287.".
Si riporta il testo dell'articolo 37 del citato
decreto-legge n. 201 del 2011:
"Art. 37. Liberalizzazione del settore dei trasporti
1. Oltre alle funzioni trasferite ai sensi dell'art.
21, comma 19, a decorrere dal 30 giugno 2012 all'Autorita'
per l'energia elettrica ed il gas, di cui all'art. 2, comma
1 della legge 14 novembre 1995, n. 481, sono attribuite,
sino all'istituzione della Autorita' di regolazione dei
trasporti, competente anche in materia di regolazione
economica dei diritti e delle tariffe aeroportuali, le
funzioni previste dal presente articolo, ferme restando le
competenze previste dalla vigente normativa.
2. L'Autorita' e' competente nel settore dei trasporti
e dell'accesso alle relative infrastrutture ed in
particolare provvede:
1) a garantire, secondo metodologie che incentivino la
concorrenza, l'efficienza produttiva delle gestioni e il
contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e
consumatori, condizioni di accesso eque e non
discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali,
alle reti autostradali, fatte salve le competenze
dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali
di cui all'art. 36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98,
convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e alla
mobilita' urbana collegata a stazioni, aeroporti e porti;
2) a definire, se ritenuto necessario in relazione alle
condizioni di concorrenza effettivamente esistenti nei
singoli mercati dei servizi dei trasporti nazionali e
locali, i criteri per la fissazione da parte dei soggetti
competenti delle tariffe, dei canoni, dei pedaggi e, dopo
aver individuato la specifica estensione degli obblighi di
servizio pubblico, delle modalita' di finanziamento dei
relativi oneri, tenendo conto dell'esigenza di assicurare
l'equilibrio economico delle imprese regolate, l'efficienza
produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per
gli utenti, le imprese e i consumatori, anche alla luce
delle eventuali sovvenzioni pubbliche concesse;
3) a stabilire le condizioni minime di qualita' dei
servizi di trasporto nazionali e locali connotati da oneri
di servizio pubblico o sovvenzionati;
4) a definire, in relazione ai diversi tipi di servizio
e alle diverse infrastrutture, il contenuto minimo degli
specifici diritti, anche di natura risarcitoria, che gli
utenti possono esigere nei confronti dei gestori dei
servizi e delle infrastrutture di trasporto; sono fatte
salve le ulteriori garanzie che accrescano la protezione
degli utenti che i gestori dei servizi e delle
infrastrutture possono inserire nelle proprie carte dei
servizi;
5) a definire gli schemi dei bandi delle gare per
l'assegnazione dei servizi di trasporto in esclusiva e
delle convenzioni da inserire nei capitolati delle medesime
gare; con riferimento al trasporto ferroviario regionale,
l'Autorita' verifica che nei relativi bandi di gara la
disponibilita' del materiale rotabile gia' al momento della
gara non costituisce un requisito per la partecipazione
ovvero un fattore di discriminazione tra le imprese
partecipanti. In questi casi, all'impresa aggiudicataria e'
concesso un tempo massimo di diciotto mesi, decorrenti
dall'aggiudicazione definitiva, per l'acquisizione del
materiale rotabile indispensabile per lo svolgimento del
servizio;
6) con particolare riferimento al settore autostradale,
a stabilire per le nuove concessioni sistemi tariffari dei
pedaggi basati sul metodo del price cap, con determinazione
dell'indicatore di produttivita' X a cadenza quinquennale
per ciascuna concessione; a definire gli schemi di
concessione da inserire nei bandi di gara relativi alla
gestione o costruzione; a definire gli schemi dei bandi
relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari
autostradali; a definire gli ambiti ottimali di gestione
delle tratte autostradali, allo scopo di promuovere una
gestione plurale sulle diverse tratte e stimolare la
concorrenza per confronto;
7) con particolare riferimento all'accesso
all'infrastruttura ferroviaria, definire i criteri per la
determinazione dei pedaggi da parte del gestore
dell'infrastruttura e i criteri di assegnazione delle
tracce e della capacita'; vigilare sulla loro corretta
applicazione da parte del gestore dell'infrastruttura;
svolgere le funzioni di cui al successivo articolo 39;
8) con particolare riferimento al servizio taxi, ad
adeguare i livelli di offerta del servizio taxi, delle
tariffe e della qualita' delle prestazioni alle esigenze
dei diversi contesti urbani, secondo i criteri di
ragionevolezza e proporzionalita', allo scopo di garantire
il diritto di mobilita' degli utenti nel rispetto dei
seguenti principi:
a) l'incremento del numero delle licenze, ove ritenuto
necessario anche in base a un'analisi per confronto
nell'ambito di realta' comunitarie comparabili, a seguito
di istruttoria sui costi-benefici anche ambientali e
sentiti i sindaci, e' accompagnato da adeguate
compensazioni da corrispondere una tantum a favore di
coloro che gia' sono titolari di licenza o utilizzando gli
introiti derivanti dalla messa all'asta delle nuove
licenze, oppure attribuendole a chi gia' le detiene, con
facolta' di vendita o affitto, in un termine congruo oppure
attraverso altre adeguate modalita';
b) consentire ai titolari di licenza la possibilita' di
essere sostituiti alla guida da chiunque abbia i requisiti
di professionalita' e moralita' richiesti dalla normativa
vigente;
c) prevedere la possibilita' di rilasciare licenze
part-time e di consentire ai titolari di licenza una
maggiore flessibilita' nella determinazione degli orari di
lavoro, salvo l'obbligo di garanzia di un servizio minimo
per ciascuna ora del giorno;
d) consentire ai possessori di licenza di esercitare la
propria attivita' anche al di fuori dell'area per la quale
sono state originariamente rilasciate previo assenso dei
sindaci interessati e a seguito dell'istruttoria di cui
alla lettera a);
e) consentire una maggiore liberta' nell'organizzazione
del servizio cosi' da poter sviluppare nuovi servizi
integrativi come, a esempio, il taxi a uso collettivo o
altre forme;
f) consentire una maggiore liberta' nella fissazione
delle tariffe, la possibilita' di una loro corretta e
trasparente pubblicizzazione, fermo restando la
determinazione autoritativa di quelle massime a tutela dei
consumatori.
3. Nell'esercizio delle competenze disciplinate dal
comma 2 del presente articolo, l'Autorita':
a) puo' sollecitare e coadiuvare le amministrazioni
pubbliche competenti all'individuazione degli ambiti di
servizio pubblico e dei metodi piu' efficienti per
finanziarli, mediante l'adozione di pareri che puo' rendere
pubblici;
b) determina i criteri per la redazione della
contabilita' delle imprese regolate e puo' imporre, se
necessario per garantire la concorrenza, la separazione
contabile e societaria delle imprese integrate;
c) propone all'amministrazione competente la
sospensione, la decadenza o la revoca degli atti di
concessione, delle convenzioni, dei contratti di servizio
pubblico, dei contratti di programma e di ogni altro atto
assimilabile comunque denominato, qualora sussistano le
condizioni previste dall'ordinamento;
d) richiede a chi ne e' in possesso le informazioni e
l'esibizione dei documenti necessari per l'esercizio delle
sue funzioni, nonche' raccoglie da qualunque soggetto
informato dichiarazioni, da verbalizzare se rese oralmente;
e) se sospetta possibili violazioni della regolazione
negli ambiti di sua competenza, svolge ispezioni presso i
soggetti sottoposti alla regolazione mediante accesso a
impianti, a mezzi di trasporto e uffici; durante
l'ispezione, anche avvalendosi della collaborazione di
altri organi dello Stato, puo' controllare i libri
contabili e qualsiasi altro documento aziendale, ottenerne
copia, chiedere chiarimenti e altre informazioni, apporre
sigilli; delle operazioni ispettive e delle dichiarazioni
rese deve essere redatto apposito verbale;
f) ordina la cessazione delle condotte in contrasto con
gli atti di regolazione adottati e con gli impegni assunti
dai soggetti sottoposti a regolazione, disponendo le misure
opportune di ripristino; nei casi in cui intenda adottare
una decisione volta a fare cessare un'infrazione e le
imprese propongano impegni idonei a rimuovere le
contestazioni da essa avanzate, puo' rendere obbligatori
tali impegni per le imprese e chiudere il procedimento
senza accertare l'infrazione; puo' riaprire il procedimento
se mutano le circostanze di fatto su cui sono stati assunti
gli impegni o se le informazioni trasmesse dalle parti si
rivelano incomplete, inesatte o fuorvianti; in circostanze
straordinarie, ove ritenga che sussistano motivi di
necessita' e di urgenza, al fine di salvaguardare la
concorrenza e di tutelare gli interessi degli utenti
rispetto al rischio di un danno grave e irreparabile, puo'
adottare provvedimenti temporanei di natura cautelare;
g) valuta i reclami, le istanze e le segnalazioni
presentati dagli utenti e dai consumatori, singoli o
associati, in ordine al rispetto dei livelli qualitativi e
tariffari da parte dei soggetti esercenti il servizio
sottoposto a regolazione, ai fini dell'esercizio delle sue
competenze;
h) favorisce l'istituzione di procedure semplici e poco
onerose per la conciliazione e la risoluzione delle
controversie tra esercenti e utenti;
i) ferme restando le sanzioni previste dalla legge, da
atti amministrativi e da clausole convenzionali, irroga una
sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10 per cento del
fatturato dell'impresa interessata nei casi di inosservanza
dei criteri per la formazione e l'aggiornamento di tariffe,
canoni, pedaggi, diritti e prezzi sottoposti a controllo
amministrativo, comunque denominati, di inosservanza dei
criteri per la separazione contabile e per la
disaggregazione dei costi e dei ricavi pertinenti alle
attivita' di servizio pubblico e di violazione della
disciplina relativa all'accesso alle reti e alle
infrastrutture o delle condizioni imposte dalla stessa
Autorita', nonche' di inottemperanza agli ordini e alle
misure disposti;
l) applica una sanzione amministrativa pecuniaria fino
all'1 per cento del fatturato dell'impresa interessata
qualora:
1) i destinatari di una richiesta della stessa
Autorita' forniscano informazioni inesatte, fuorvianti o
incomplete, ovvero non forniscano le informazioni nel
termine stabilito;
2) i destinatari di un'ispezione rifiutino di fornire
ovvero presentino in modo incompleto i documenti aziendali,
nonche' rifiutino di fornire o forniscano in modo inesatto,
fuorviante o incompleto i chiarimenti richiesti;
m) nel caso di inottemperanza agli impegni di cui alla
lettera f) applica una sanzione fino al 10 per cento del
fatturato dell'impresa interessata.
4. Restano ferme tutte le altre competenze diverse da
quelle disciplinate nel presente articolo delle
amministrazioni pubbliche, statali e regionali, nei settori
indicati; in particolare, restano ferme le competenze in
materia di vigilanza, controllo e sanzione nell'ambito dei
rapporti con le imprese di trasporto e con i gestori delle
infrastrutture, in materia di sicurezza e standard tecnici,
di definizione degli ambiti del servizio pubblico, di
tutela sociale e di promozione degli investimenti. Restano
altresi' ferme e possono essere contestualmente esercitate
le competenze dell'Autorita' garante della concorrenza
disciplinate dalla legge 10 ottobre 1990, n. 287 e dai
decreti legislativi 2 agosto 2007, n. 145 e 2 agosto 2007,
n. 146, e le competenze dell'Autorita' di vigilanza sui
contratti pubblici di cui al decreto legislativo 12 aprile
2006, n. 163 e le competenze dell'Agenzia per le
infrastrutture stradali e autostradali di cui all'articolo
36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
5. L'Autorita' rende pubblici nei modi piu' opportuni i
provvedimenti di regolazione e riferisce annualmente alle
Camere evidenziando lo stato della disciplina di
liberalizzazione adottata e la parte ancora da definire. La
regolazione approvata ai sensi del presente articolo resta
efficace fino a quando e' sostituita dalla regolazione
posta dalle amministrazioni pubbliche cui saranno affidate
le competenze previste dal presente articolo.
6. Alle attivita' di cui al comma 3 del presente
articolo si provvede come segue:
a) nel limite delle risorse disponibili a legislazione
vigente per l'Autorita';
b) mediante un contributo versato dai gestori delle
infrastrutture e dei servizi regolati, in misura non
superiore all'uno per mille del fatturato derivanti
dall'esercizio delle attivita' svolte percepiti nell'ultimo
esercizio. Il contributo e' determinato annualmente con
atto dell'Autorita', sottoposto ad approvazione da parte
del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con
il Ministro dell'economia e delle finanze. Nel termine di
trenta giorni dalla ricezione dell'atto, possono essere
formulati rilievi cui l'Autorita' si conforma; in assenza
di rilievi nel termine l'atto si intende approvato. Ai fini
dell'esercizio delle competenze previste dal presente
articolo l'Autorita' provvede mediante l'utilizzo delle
risorse umane disponibili a legislazione vigente.
6-bis. L'Autorita' puo' avvalersi di un contingente
aggiuntivo di personale, complessivamente non superiore
alle ottanta unita' comandate da altre pubbliche
amministrazioni, con oneri a carico delle amministrazioni
di provenienza.".
Si riporta il testo dell'articolo 1 del citato decreto
legislativo n. 32 del 1998:
"Art. 1. Norme per liberalizzare la distribuzione dei
carburanti.
1. L'installazione e l'esercizio di impianti di
distribuzione dei carburanti, di seguito denominati
«impianti», sono attivita' liberamente esercitate sulla
base dell'autorizzazione di cui al comma 2 e con le
modalita' di cui al presente decreto. Il regime di
concessione di cui all'articolo 16, comma 1, del
decreto-legge 26 ottobre 1970, n. 745 , convertito, con
modificazioni, dalla legge 18 dicembre 1970, n. 1034, cessa
dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Le
regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento
e Bolzano provvedono a quanto disposto dal presente decreto
secondo le previsioni dei rispettivi statuti e delle
relative norme di attuazione.
2. L'attivita' di cui al comma 1 e' soggetta
all'autorizzazione del comune in cui essa e' esercitata.
L'autorizzazione e' subordinata esclusivamente alla
verifica della conformita' alle disposizioni del piano
regolatore, alle prescrizioni fiscali e a quelle
concernenti la sicurezza sanitaria, ambientale e stradale,
alle disposizioni per la tutela dei beni storici e
artistici, nonche' alle norme di indirizzo programmatico
delle regioni. Insieme all'autorizzazione il comune
rilascia le concessioni edilizie necessarie ai sensi
dell'articolo 2. L'autorizzazione e' subordinata al
rispetto delle prescrizioni di prevenzione incendi secondo
le procedure di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37.
3. Il richiedente trasmette al comune, unitamente alla
domanda di autorizzazione, un'analitica autocertificazione
corredata della documentazione prescritta dalla legge e di
una perizia giurata, redatta da un ingegnere o altro
tecnico competente per la sottoscrizione del progetto
presentato, abilitato ai sensi delle specifiche normative
vigenti nei Paesi dell'Unione europea, attestanti il
rispetto delle prescrizioni di cui al comma 2 e dei criteri
di cui all'articolo 2, comma 1. Trascorsi novanta giorni
dal ricevimento degli atti, la domanda si considera accolta
se non e' comunicato al richiedente il diniego. Il sindaco,
sussistendo ragioni di pubblico interesse, puo' annullare
l'assenso illegittimamente formatosi, salvo che
l'interessato provveda a sanare i vizi entro il termine
fissato dal comune stesso.
4. In caso di trasferimento della titolarita' di un
impianto, le parti ne danno comunicazione al comune, alla
regione e all'ufficio tecnico di finanza entro quindici
giorni (5).
5. Le concessioni di cui all'articolo 16, comma 1, del
decreto-legge 26 ottobre 1970, n. 745 , convertito, con
modificazioni, dalla legge 18 dicembre 1970, n. 1034, sono
convertite di diritto in autorizzazione ai sensi del comma
2. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3, comma 2,
i soggetti gia' titolari di concessione, senza necessita'
di alcun atto amministrativo, possono proseguire
l'attivita', dandone comunicazione al comune, alla regione
e al competente ufficio tecnico di finanza. Le verifiche
sull'idoneita' tecnica degli impianti ai fini della
sicurezza sanitaria e ambientale sono effettuate al momento
del collaudo e non oltre quindici anni dalla precedente
verifica. Gli impianti in esercizio alla data di entrata in
vigore del presente decreto legislativo sono sottoposti dal
comune a verifica, comprendente anche i profili di
incompatibilita' di cui all'articolo 3, comma 2, entro e
non oltre il 30 giugno 1998. Le risultanze concernenti tali
verifiche sono comunicate all'interessato e trasmesse alla
regione, al competente ufficio tecnico di finanza, al
Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato
ed al Ministero dell'ambiente, anche ai fini di quanto
previsto dall'articolo 3, comma 2. Restano esclusi dalle
verifiche di cui al presente comma gli impianti inseriti
dal titolare nei programmi di chiusura e smantellamento di
cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 3, fermi restando i poteri
di intervento in caso di rischio sanitario o ambientale. Il
controllo, la verifica e la certificazione concernenti la
sicurezza sanitaria necessaria per le autorizzazioni
previste dal presente articolo sono effettuati dall'azienda
sanitaria locale competente per territorio, ai sensi
dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992,
n. 502, e successive modifiche e integrazioni.
6. La gestione degli impianti puo' essere affidata dal
titolare dell'autorizzazione ad altri soggetti, di seguito
denominati gestori, mediante contratti di durata non
inferiore a sei anni aventi per oggetto la cessione
gratuita dell'uso di tutte le attrezzature fisse e mobili
finalizzate alla distribuzione di carburanti per uso di
autotrazione, secondo le modalita' e i termini definiti
dagli accordi interprofessionali stipulati fra le
associazioni di categoria piu' rappresentative, a livello
nazionale, dei gestori e dei titolari dell'autorizzazione.
Gli altri aspetti contrattuali e commerciali sono regolati
in conformita' con i predetti accordi interprofessionali. I
medesimi accordi interprofessionali si applicano ai
titolari di autorizzazione e ai gestori; essi sono
depositati presso il Ministero dell'industria, del
commercio e dell'artigianato che ne assicura la
pubblicita'. Gli accordi interprofessionali di cui al
presente comma prevedono un tentativo obbligatorio di
conciliazione delle controversie contrattuali individuali
secondo le modalita' e i termini ivi definiti. Il Ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, su
richiesta di una delle parti, esperisce un tentativo di
mediazione delle vertenze collettive.
6-bis. Il contratto di cessione gratuita di cui al
comma 6 comporta la stipula di un contratto di fornitura,
ovvero di somministrazione, dei carburanti.
7. I contratti di affidamento in uso gratuito di cui
all'articolo 16 del decreto-legge 26 ottobre 1970, n. 745 ,
convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre
1970, n. 1034, tra concessionari e gestori esistenti alla
data di entrata in vigore del presente decreto legislativo
restano in vigore fino alla loro scadenza, anche in caso di
trasferimento della titolarita' del relativo impianto. A
tali contratti si applicano le norme contenute nel comma 6
per quanto riguarda la conciliazione delle controversie.
8. Gli aspetti relativi agli acquisti in esclusiva sono
disciplinati in conformita' alle disposizioni adottate
dall'Unione europea.
9. Nell'area dell'impianto possono essere
commercializzati, previa comunicazione al comune, alle
condizioni previste dai contratti di cui al comma 6 e nel
rispetto delle vigenti norme in materia sanitaria e
ambientale, altri prodotti secondo quanto previsto con
decreto del Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato.
Gli interventi di ordinaria e minuta manutenzione e
riparazione dei veicoli a motore di cui agli articoli 1,
comma 2, secondo periodo, e 6 della legge 5 febbraio 1992,
n. 122 , possono essere effettuati dai gestori degli
impianti.
10. Ogni pattuizione contraria al presente articolo e'
nulla di diritto. Le clausole previste dal presente
articolo sono di diritto inserite nel contratto di
gestione, anche in sostituzione delle clausole difformi
apposte dalle parti.
Si riporta il testo dell'articolo 83-bis, comma 17 e
18, del citato decreto-legge, n. 112 del 2008:
"Art. 83-bis. Tutela della sicurezza stradale e della
regolarita' del mercato dell'autotrasporto di cose per
conto di terzi.
(Omissis).
17. Al fine di garantire il pieno rispetto delle
disposizioni dell'ordinamento comunitario in materia di
tutela della concorrenza e di assicurare il corretto e
uniforme funzionamento del mercato, l'installazione e
l'esercizio di un impianto di distribuzione di carburanti
non possono essere subordinati alla chiusura di impianti
esistenti ne' al rispetto di vincoli, con finalita'
commerciali, relativi a contingentamenti numerici, distanze
minime tra impianti e tra impianti ed esercizi o superfici
minime commerciali o che pongono restrizioni od obblighi
circa la possibilita' di offrire, nel medesimo impianto o
nella stessa area, attivita' e servizi integrativi o che
prevedano obbligatoriamente la presenza contestuale di piu'
tipologie di carburanti, ivi incluso il metano per
autotrazione, se tale ultimo obbligo comporta ostacoli
tecnici o oneri economici eccessivi e non proporzionali
alle finalita' dell'obbligo.
18. Le disposizioni di cui al comma 17 costituiscono
principi generali in materia di tutela della concorrenza e
livelli essenziali delle prestazioni ai sensi dell'
articolo 117 della Costituzione.".
Si riporta il testo dell'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281:
"Art. 8. Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e
Conferenza unificata.
1. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e'
unificata per le materie ed i compiti di interesse comune
delle regioni, delle province, dei comuni e delle comunita'
montane, con la Conferenza Stato-regioni.
2. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e'
presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o, per
sua delega, dal Ministro dell'interno o dal Ministro per
gli affari regionali nella materia di rispettiva
competenza; ne fanno parte altresi' il Ministro del tesoro
e del bilancio e della programmazione economica, il
Ministro delle finanze, il Ministro dei lavori pubblici, il
Ministro della sanita', il presidente dell'Associazione
nazionale dei comuni d'Italia - ANCI, il presidente
dell'Unione province d'Italia - UPI ed il presidente
dell'Unione nazionale comuni, comunita' ed enti montani -
UNCEM. Ne fanno parte inoltre quattordici sindaci designati
dall'ANCI e sei presidenti di provincia designati dall'UPI.
Dei quattordici sindaci designati dall'ANCI cinque
rappresentano le citta' individuate dall'articolo 17 della
legge 8 giugno 1990, n. 142. Alle riunioni possono essere
invitati altri membri del Governo, nonche' rappresentanti
di amministrazioni statali, locali o di enti pubblici.
3. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e'
convocata almeno ogni tre mesi, e comunque in tutti i casi
il presidente ne ravvisi la necessita' o qualora ne faccia
richiesta il presidente dell'ANCI, dell'UPI o dell'UNCEM.
4. La Conferenza unificata di cui al comma 1 e'
convocata dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Le
sedute sono presiedute dal Presidente del Consiglio dei
Ministri o, su sua delega, dal Ministro per gli affari
regionali o, se tale incarico non e' conferito, dal
Ministro dell'interno.".
Il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 (Attuazione
della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso
dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e
successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e
2003/30/CE) e' pubblicato nella Gazz. Uff. 28 marzo 2011,
n. 71, S.O.
Il decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164
(Attuazione della direttiva 98/30/CE recante norme comuni
per il mercato interno del gas naturale, a norma
dell'articolo 41 della L. 17 maggio 1999, n. 144) e'
pubblicato nella Gazz. Uff. 20 giugno 2000, n. 142.
Si riporta il testo dell'articolo 167 del codice della
strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n.
285, come modificato dalla presente legge:
"Art. 167. Trasporti di cose su veicoli a motore e sui
rimorchi.
1. I veicoli a motore ed i rimorchi non possono
superare la massa complessiva indicata sulla carta di
circolazione.
2. Chiunque circola con un veicolo la cui massa
complessiva a pieno carico risulta essere superiore di
oltre il cinque per cento a quella indicata nella carta di
circolazione, quando detta massa e' superiore a 10 t e'
soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una
somma:
a) da euro 39 a euro 159, se l'eccedenza non supera 1
t;
b) da euro 80 a euro 318, se l'eccedenza non supera le
2 t;
c) da euro 159 a euro 639, se l'eccedenza non supera le
3 t;
d) da euro 398 a euro 1.596, se l'eccedenza supera le 3
t.
2-bis. I veicoli di cui al comma 2, se ad alimentazione
esclusiva o doppia a metano, GPL, elettrica e ibrida e
dotati di controllo elettronico della stabilita', possono
circolare con una massa complessiva a pieno carico che non
superi del 15 per cento quella indicata nella carta di
circolazione, purche' tale eccedenza non superi il limite
del 5 per cento della predetta massa indicata nella carta
di circolazione piu' una tonnellata. Si applicano le
sanzioni di cui al comma 2.
3. Per i veicoli di massa complessiva a pieno carico
non superiore a 10 t, le sanzioni amministrative previste
nel comma 2 sono applicabili allorche' la eccedenza,
superiore al cinque per cento, non superi rispettivamente
il dieci, venti, trenta per cento, oppure superi il trenta
per cento della massa complessiva.
3-bis. I veicoli di cui al comma 3, se ad alimentazione
esclusiva o doppia a metano, GPL, elettrica e ibrida e
dotati di controllo elettronico della stabilita', possono
circolare con una massa complessiva a pieno carico che non
superi del 15 per cento quella indicata nella carta di
circolazione. Si applicano le sanzioni di cui al comma 3.
4. Gli autoveicoli adibiti al trasporto di veicoli di
cui all'art. 10, comma 3, lettera d), possono circolare con
il loro carico soltanto sulle autostrade o sulle strade con
carreggiata non inferiore a 6,50 m e con altezza libera
delle opere di sottovia che garantisca un franco minimo
rispetto all'intradosso delle opere d'arte non inferiore a
20 cm. I veicoli di cui all'art. 10, comma 3, lettere e) e
g), possono circolare con il loro carico sulle strade che
abbiano altezza libera delle opere di sottovia che
garantisca un franco minimo rispetto all'intradosso delle
opere d'arte non inferiore a 30 cm.
5. Chiunque circola con un autotreno o con un
autoarticolato la cui massa complessiva a pieno carico
risulti superiore di oltre il cinque per cento a quella
indicata nella carta di circolazione e' soggetto ad
un'unica sanzione amministrativa uguale a quella prevista
nel comma 2. La medesima sanzione si applica anche nel caso
in cui un autotreno o un articolato sia costituito da un
veicolo trainante di cui al comma 2-bis: in tal caso
l'eccedenza di massa e' calcolata separatamente tra i
veicoli del complesso applicando le tolleranze di cui al
comma 2-bis per il veicolo trattore e il 5 per cento per il
veicolo rimorchiato.
6. La sanzione di cui al comma 5 si applica anche
nell'ipotesi di eccedenze di massa di uno solo dei veicoli,
anche se non ci sia eccedenza di massa nel complesso.
7. Chiunque circola in violazione delle disposizioni di
cui al comma 4 e' soggetto alla sanzione amministrativa del
pagamento di una somma da euro 159 a euro 639, ferma
restando la responsabilita' civile di cui all'art. 2054 del
codice civile.
8. Agli effetti delle sanzioni amministrative previste
dal presente articolo le masse complessive a pieno carico
indicate nelle carte di circolazione, nonche' i valori
numerici ottenuti mediante l'applicazione di qualsiasi
percentuale, si devono considerare arrotondati ai cento
chilogrammi superiori.
9. Le sanzioni amministrative previste nel presente
articolo si applicano sia al conducente che al proprietario
del veicolo, nonche' al committente, quando si tratta di
trasporto eseguito per suo conto esclusivo. L'intestatario
della carta di circolazione del veicolo e' tenuto a
corrispondere agli enti proprietari delle strade percorse
l'indennizzo di cui all'art. 10, comma 10, commisurato
all'eccedenza rispetto ai limiti di massa di cui all'art.
62.
10. Quando e' accertata una eccedenza di massa
superiore al dieci per cento della massa complessiva a
pieno carico indicata nella carta di circolazione, la
continuazione del viaggio e' subordinata alla riduzione del
carico entro i limiti consentiti.
10-bis. Per i veicoli di cui al comma 2-bis l'eccedenza
di massa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di
cui al comma 10 e' pari al valore minimo fra il 20 per
cento e 10 per cento piu' una tonnellata della massa
complessiva a pieno carico indicata sulla carta di
circolazione.
11. Le sanzioni amministrative previste nel presente
articolo sono applicabili anche ai trasporti ed ai veicoli
eccezionali, definiti all'art. 10, quando venga superata la
massa complessiva massima indicata nell'autorizzazione,
limitando in questo caso la franchigia del cinque per cento
alle masse massime relative a quel veicolo, ai sensi
dell'art. 62. La prosecuzione del viaggio e' subordinata al
rilascio di una nuova autorizzazione. La franchigia del
cinque per cento e' prevista anche per i trasporti
eccezionali e in tale caso non decade la validita'
dell'autorizzazione.
12. Costituiscono fonti di prova per il controllo del
carico le risultanze degli strumenti di pesa in regola con
le verifiche di legge e di quelli in dotazione agli organi
di polizia, nonche' i documenti di accompagnamento previsti
da disposizioni di legge. Le spese per l'accertamento sono
a carico dei soggetti di cui al comma 9 in solido.
13. Ai veicoli immatricolati all'estero si applicano
tutte le norme previste dal presente articolo.".
Si riporta il testo dell'articolo 62 del codice della
strada di cui al citatodecreto legislativo n. 285 del 1992,
come modificato dalla presente legge:
"Art. 62. Massa limite.
1. La massa limite complessiva a pieno carico di un
veicolo, salvo quanto disposto nell'art. 10 e nei commi 2,
3, 4, 5 e 6 del presente articolo, costituita dalla massa
del veicolo stesso in ordine di marcia e da quella del suo
carico, non puo' eccedere 5 t per i veicoli ad un asse, 8 t
per quelli a due assi e 10 t per quelli a tre o piu' assi.
2. Con esclusione dei semirimorchi, per i rimorchi
muniti di pneumatici tali che il carico unitario medio
trasmesso all'area di impronta sulla strada non sia
superiore a 8 daN/cm2, la massa complessiva a pieno carico
non puo' eccedere 6 t se ad un asse, con esclusione
dell'unita' posteriore dell'autosnodato, 22 t se a due assi
e 26 t se a tre o piu' assi.
3. Salvo quanto diversamente previsto dall'articolo
104, per i veicoli a motore isolati muniti di pneumatici,
tali che il carico unitario medio trasmesso all'area di
impronta sulla strada non sia superiore a 8 daN/cm2 e
quando, se trattasi di veicoli a tre o piu' assi, la
distanza fra due assi contigui non sia inferiore ad 1 m, la
massa complessiva a pieno carico del veicolo isolato non
puo' eccedere 18 t se si tratta di veicoli a due assi e 25
t se si tratta di veicoli a tre o piu' assi; 26 t e 32 t,
rispettivamente, se si tratta di veicoli a tre o a quattro
o piu' assi quando l'asse motore e' munito di pneumatici
accoppiati e di sospensioni pneumatiche ovvero riconosciute
equivalenti dal Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti. Qualora si tratti di autobus o filobus a due
assi destinati a servizi pubblici di linea urbani e
suburbani la massa complessiva a pieno carico non deve
eccedere le 19 t.
4. Nel rispetto delle condizioni prescritte nei commi
2, 3 e 6, la massa complessiva di un autotreno a tre assi
non puo' superare 24 t, quella di un autoarticolato o di un
autosnodato a tre assi non puo' superare 30 t, quella di un
autotreno, di un autoarticolato o di un autosnodato non
puo' superare 40 t se a quattro assi e 44 t se a cinque o
piu' assi.
5. Qualunque sia il tipo di veicolo, la massa gravante
sull'asse piu' caricato non deve eccedere 12 t.
6. In corrispondenza di due assi contigui la somma
delle masse non deve superare 12 t se la distanza assiale
e' inferiore a 1 m; nel caso in cui la distanza assiale sia
pari o superiore a 1 m ed inferiore a 1,3 m, il limite non
puo' superare 16 t; nel caso in cui la distanza sia pari o
superiore a 1,3 m ed inferiore a 2 m, tale limite non puo'
eccedere 20 t.
7. Chiunque circola con un veicolo che supera compreso
il carico, salvo quanto disposto dall'art. 167, i limiti di
massa stabiliti dal presente articolo e dal regolamento e'
soggetto alle sanzioni previste dall'art. 10.
7-bis (abrogato).".



 
Art. 18

Liberalizzazione degli impianti completamente automatizzati fuori dei
centri abitati

1. Al comma 7 dell'articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, dopo la parola «dipendenti» sono aggiunte le parole «o collaboratori» e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:
«Nel rispetto delle norme di circolazione stradale, presso gli impianti stradali di distribuzione carburanti posti al di fuori dei centri abitati, quali definiti ai sensi del codice della strada o degli strumenti urbanistici comunali, non possono essere posti vincoli o limitazioni all'utilizzo continuativo, anche senza assistenza, delle apparecchiature per la modalita' di rifornimento senza servizio con pagamento anticipato.».



Riferimenti normativi
- Si riporta il testo dell'articolo 28, comma 7, del
citato decreto-legge n. 98 del 2011, come modificato dalla
presente legge :
"Art. 28. Razionalizzazione della rete distributiva dei
carburanti
(Omissis).
7. Non possono essere posti specifici vincoli
all'utilizzo di apparecchiature per la modalita' di
rifornimento senza servizio con pagamento anticipato,
durante le ore in cui e' contestualmente assicurata la
possibilita' di rifornimento assistito dal personale, a
condizione che venga effettivamente mantenuta e garantita
la presenza del titolare della licenza di esercizio
dell'impianto rilasciata dall'ufficio tecnico di finanza o
di suoi dipendenti «o collaboratori. Nel rispetto delle
norme di circolazione stradale, presso gli impianti
stradali di distribuzione carburanti posti al di fuori dei
centri abitati, quali definiti ai sensi del codice della
strada o degli strumenti urbanistici comunali, non possono
essere posti vincoli o limitazioni all'utilizzo
continuativo, anche senza assistenza, delle apparecchiature
per la modalita' di rifornimento senza servizio con
pagamento anticipato.".



 
Art. 19

Miglioramento delle informazioni al consumatore sui prezzi dei
carburanti

1. Con decreto del Ministero dello sviluppo economico, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, e' definita la nuova metodologia di calcolo del prezzo medio del lunedi' da comunicare al Ministero dello sviluppo economico per il relativo invio alla Commissione Europea ai sensi della Decisione del Consiglio 1999/280/CE del 22 aprile 1999 e della successiva Decisione della Commissione 1999/566/CE del 26 luglio 1999, basata sul prezzo offerto al pubblico con la modalita' di rifornimento senza servizio per ciascuna tipologia di carburante per autotrazione.
2. Entro sei mesi dalla stessa data, con uno o piu' decreti del Ministero dello sviluppo economico sono definite le modalita' attuative della disposizione di cui al secondo periodo dell'articolo 15, comma 5, del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in ordine alla cartellonistica di pubblicizzazione dei prezzi presso ogni punto vendita di carburanti, in modo da assicurare che le indicazioni per ciascun prodotto rechino i prezzi in modalita' non servito, ove presente, senza indicazioni sotto forma di sconti, secondo il seguente ordine dall'alto verso il basso: gasolio, benzina, GPL, metano. In tale decreto si prevede che i prezzi delle altre tipologie di carburanti speciali e il prezzo della modalita' di rifornimento con servizio debbano essere riportati su cartelloni separati, indicando quest'ultimo prezzo come differenza in aumento rispetto al prezzo senza servizio, ove esso sia presente.
3. Con il decreto di cui al comma 2 si prevedono, altresi', le modalita' di evidenziazione, nella cartellonistica di pubblicizzazione dei prezzi presso ogni punto vendita di carburanti, delle prime due cifre decimali rispetto alla terza, dopo il numero intero del prezzo in euro praticato nel punto vendita.
4. Modifiche a quanto disposto dai decreti di cui ai commi 2 e 3 sono adottate con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Garante per la sorveglianza dei prezzi istituito ai sensi dell'articolo 2, commi 198 e 199 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nel rispetto dei medesimi obiettivi di trasparenza.



Riferimenti normativi
La Decisione del Consiglio 1999/280/CE del 22 aprile
1999 e la Decisione della Commissione 1999/566/CE del 26
luglio 1999, basata sul prezzo offerto al pubblico con la
modalita' di rifornimento senza servizio per ciascuna
tipologia di carburante per autotrazione, sono pubblicate
rispettivamente nella Gazzetta ufficiale n. L 110 del
28/04/1999 e nella Gazzetta ufficiale n. L 216 del
14/08/1999.
Si riporta il testo dell'articolo 15 del citato decreto
legislativo n. 206 del 2005:.
"Art. 15. Modalita' di indicazione del prezzo per
unita' di misura.
1. Il prezzo per unita' di misura si riferisce ad una
quantita' dichiarata conformemente alle disposizioni in
vigore.
2. Per le modalita' di indicazione del prezzo per
unita' di misura si applica quanto stabilito dall'articolo
14 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, recante
riforma della disciplina relativa al settore del commercio.
3. Per i prodotti alimentari preconfezionati immersi in
un liquido di governo, anche congelati o surgelati, il
prezzo per unita' di misura si riferisce al peso netto del
prodotto sgocciolato.
4. E' ammessa l'indicazione del prezzo per unita' di
misura di multipli o sottomultipli, decimali delle unita'
di misura, nei casi in cui taluni prodotti sono
generalmente ed abitualmente commercializzati in dette
quantita'.
5. I prezzi dei prodotti petroliferi per uso di
autotrazione, esposti e pubblicizzati presso gli impianti
automatici di distribuzione dei carburanti, devono essere
esclusivamente quelli effettivamente praticati ai
consumatori. E' fatto obbligo di esporre in modo visibile
dalla carreggiata stradale i prezzi praticati al consumo.".
Si riporta il testo dell'articolo 2, commi 198 e 199,
della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria
2008).
"198. E' istituito presso il Ministero dello sviluppo
economico il Garante per la sorveglianza dei prezzi che
svolge la funzione di sovrintendere alla tenuta ed
elaborazione dei dati e delle informazioni segnalate agli
"uffici prezzi" delle camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura di cui al comma 196. Esso
verifica le segnalazioni delle associazioni dei consumatori
riconosciute, analizza le ulteriori segnalazioni ritenute
meritevoli di approfondimento e decide, se necessario, di
avviare indagini conoscitive finalizzate a verificare
l'andamento dei prezzi di determinati prodotti e servizi. I
risultati dell'attivita' svolta sono messi a disposizione,
su richiesta, dell'Autorita' garante della concorrenza e
del mercato.
199. Per l'esercizio della propria attivita' il Garante
di cui al comma 198 si avvale dei dati rilevati dall'ISTAT,
della collaborazione dei Ministeri competenti per materia,
dell'Ismea, dell'Unioncamere, delle Camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura, nonche' del supporto
operativo della Guardia di finanza per lo svolgimento di
indagini conoscitive. Nell'ambito delle indagini
conoscitive avviate dal Garante, la Guardia di finanza
agisce con i poteri di indagine ad essa attribuiti ai fini
dell'accertamento dell'imposta sul valore aggiunto e delle
imposte dirette, anche ai sensi del combinato disposto dei
commi 2, lettera m), e 4 dell'articolo 2 del decreto
legislativo 19 marzo 2001, n. 68. Il Garante puo' convocare
le imprese e le associazioni di categoria interessate al
fine di verificare i livelli di prezzo dei beni e dei
servizi di largo consumo corrispondenti al corretto e
normale andamento del mercato. L'attivita' del Garante
viene resa nota al pubblico attraverso il sito
dell'Osservatorio dei prezzi del Ministero dello sviluppo
economico. Nel sito sono altresi' tempestivamente
pubblicati ed aggiornati quadri di confronto, elaborati a
livello provinciale, dei prezzi dei principali beni di
consumo e durevoli, con particolare riguardo ai prodotti
alimentari ed energetici, senza nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.".



 
Art. 20

Fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei
carburanti

1. All'articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, al comma 1, le parole «in misura non eccedente il venticinque per cento dell'ammontare complessivo del fondo annualmente consolidato» sono abrogate, le parole «due esercizi annuali» sono sostituite dalle parole «tre esercizi annuali» e il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro il 30 giugno 2012, e' determinata l'entita' sia dei contributi di cui al comma 1, sia della nuova contribuzione al fondo di cui allo stesso comma 1, per un periodo non superiore a tre anni, articolandola in una componente fissa per ciascuna tipologia di impianto e in una variabile in funzione dei litri erogati, tenendo altresi' conto della densita' territoriale degli impianti all'interno del medesimo bacino di utenza».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 28, comma 1 e 2, del
citato decreto-legge n. 98 del 2011, come modificato dalla
presente legge.
"Art. 28. Razionalizzazione della rete distributiva dei
carburanti
1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 6 del
decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, il fondo per
la razionalizzazione della rete di distribuzione dei
carburanti e' altresi' destinato all'erogazione di
contributi sia per la chiusura di impianti di soggetti
titolari di non piu' di dieci impianti, comunque non
integrati verticalmente nel settore della raffinazione, sia
per i costi ambientali di ripristino dei luoghi a seguito
di chiusura di impianti di distribuzione. Tali specifiche
destinazioni sono ammesse per un periodo non eccedente i
tre esercizi annuali successivi alla data di entrata in
vigore della legge di conversione del presente decreto.
2.Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da
emanare entro il 30 giugno 2012, e' determinata l'entita'
sia dei contributi di cui al comma 1, sia della nuova
contribuzione al fondo di cui allo stesso comma 1, per un
periodo non superiore a tre anni, articolandola in una
componente fissa per ciascuna tipologia di impianto e in
una variabile in funzione dei litri erogati, tenendo
altresi' conto della densita' territoriale degli impianti
all'interno del medesimo bacino di utenza.".



 
Art. 21

Disposizioni per accrescere la sicurezza, l'efficienza e la
concorrenza nel mercato dell'energia elettrica

1. In relazione al processo di integrazione del mercato europeo ed ai cambiamenti in corso nel sistema elettrico, con particolare riferimento alla crescente produzione da fonte rinnovabile non programmabile, il Ministro dello sviluppo economico, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sentita l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, emana indirizzi e modifica per quanto di competenza le disposizioni attuative di cui all'articolo 3, comma 10, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, allo scopo di contenere i costi e garantire sicurezza e qualita' delle forniture di energia elettrica, anche attraverso il ricorso a servizi di flessibilita', nel rispetto dei criteri e dei principi di mercato.
2. Al comma 2 dell'articolo 19 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono premesse le seguenti parole: «Per la prima volta entro il 30 giugno 2012 e successivamente» e nel medesimo comma 2 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «In esito alla predetta analisi, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas adotta con propria delibera, entro i successivi sessanta giorni, le misure sui sistemi di protezione e di difesa delle reti elettriche necessarie per garantire la sicurezza del sistema, nonche' definisce le modalita' per la rapida installazione di ulteriori dispositivi di sicurezza sugli impianti di produzione, almeno nelle aree ad elevata concentrazione di potenza non programmabile».
3. Con i decreti di definizione dei nuovi regimi di incentivazione per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di cui all'articolo 24, comma 5, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, allo scopo di conferire maggiore flessibilita' e sicurezza al sistema elettrico, puo' essere rideterminata la data per la prestazione di specifici servizi di rete da parte delle attrezzature utilizzate in impianti fotovoltaici, in attuazione del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.
4. A far data dall'entrata in vigore del presente provvedimento, sono abrogate le disposizioni di cui alla legge 8 marzo 1949, n. 105, recante «Normalizzazione delle reti di distribuzione di energia elettrica a corrente alternata, in derivazione, a tensione compresa fra 100 e 1000 volt».
5. Dalla medesima data di cui al comma 4, si intende quale normativa tecnica di riferimento per i livelli nominali di tensione dei sistemi elettrici di distribuzione in bassa tensione la norma CEI 8-6, emanata dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) in forza della legge 1° marzo 1968, n. 186.
6. Al fine di facilitare ed accelerare la realizzazione delle infrastrutture di rete di interesse nazionale, su richiesta motivata dei concessionari l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas istruisce la domanda ricevuta circa l'individuazione dei singoli asset regolati, definendo la relativa remunerazione entro novanta giorni dal ricevimento della stessa richiesta.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 3, comma 10, del
decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con
modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2 (Misure
urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e
impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro
strategico nazionale):
"Art. 3. Blocco e riduzione delle tariffe
(Omissis).
10. In considerazione dell'eccezionale crisi economica
internazionale e dei suoi effetti anche sul mercato dei
prezzi delle materie prime, al fine di garantire minori
oneri per le famiglie e le imprese e di ridurre il prezzo
dell'energia elettrica, entro novanta giorni dalla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente
decreto, il Ministro dello sviluppo economico, sentita
l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, conforma la
disciplina relativa al mercato elettrico e i connessi tempi
di attuazione, ivi compreso il termine finale di cui alla
lettera a), ai seguenti principi:
a) il prezzo dell'energia e' determinato, al termine
del processo di adeguamento disciplinato dalle lettere da
b) a e), in base ai diversi prezzi di vendita offerti sul
mercato, in modo vincolante, da ciascuna azienda e
accettati dal Gestore del mercato elettrico, con precedenza
per le forniture offerte ai prezzi piu' bassi fino al
completo soddisfacimento della domanda;
b) e' istituito, in sede di prima applicazione del
presente articolo, un mercato infragiornaliero
dell'energia, in sostituzione dell'attuale mercato di
aggiustamento, che si svolge tra la chiusura del mercato
del giorno precedente e l'apertura del mercato dei servizi
di dispacciamento di cui alla lettera d) con la
partecipazione di tutti gli utenti abilitati. Nel mercato
infragiornaliero il prezzo dell'energia sara' determinato
in base a un meccanismo di negoziazione continua, nel quale
gli utenti abilitati potranno presentare offerte di vendita
e di acquisto vincolanti con riferimento a prezzi e
quantita';
c) fatti salvi i casi in cui l'obbligo di comunicazione
derivi da leggi, regolamenti o altri provvedimenti delle
autorita', il Gestore del mercato elettrico mantiene il
riserbo sulle informazioni relative alle offerte di vendita
e di acquisto per un periodo massimo di sette giorni. Le
informazioni sugli impianti abilitati e sulle reti, sulle
loro manutenzioni e indisponibilita' sono pubblicate con
cadenza mensile;
d) e' attuata la riforma del mercato dei servizi di
dispacciamento, la cui gestione e' affidata al
concessionario del servizio di trasmissione e
dispacciamento, per consentire di selezionare il fabbisogno
delle risorse necessarie a garantire la sicurezza del
sistema elettrico in base alle diverse prestazioni che
ciascuna risorsa rende al sistema, attraverso una
valorizzazione trasparente ed economicamente efficiente. I
servizi di dispacciamento sono assicurati attraverso
l'acquisto delle risorse necessarie dagli operatori
abilitati. Nel mercato dei servizi di dispacciamento il
prezzo dell'energia sara' determinato in base ai diversi
prezzi offerti in modo vincolante da ciascun utente
abilitato e accettati dal concessionario dei servizi di
dispacciamento, con precedenza per le offerte ai prezzi
piu' bassi fino al completo soddisfacimento del fabbisogno;
e) e' attuata l'integrazione, sul piano funzionale, del
mercato infragiornaliero di cui alla lettera b) con il
mercato dei servizi di dispacciamento di cui alla lettera
d), favorendo una maggiore flessibilita' operativa ed
efficienza economica attraverso un meccanismo di
negoziazione continua delle risorse necessarie.".
Si riporta il testo dell'articolo 19, comma 2, del
decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 19. Ulteriori compiti dell'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas in materia di accesso alle
reti elettriche
1. Entro il 30 giugno 2013 e, successivamente, ogni due
anni, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas aggiorna
le direttive di cui all'articolo 14 del decreto legislativo
29 dicembre 2003, n. 387, perseguendo l'obiettivo di
assicurare l'integrazione delle fonti rinnovabili nel
sistema elettrico nella misura necessaria per il
raggiungimento al 2020 degli obiettivi di cui all'articolo
3.
2. Per la prima volta entro il 30 giugno 2012 e
successivamente con la medesima periodicita' di cui al
comma 1, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
effettua un'analisi quantitativa degli oneri di
sbilanciamento gravanti sul sistema elettrico connessi al
dispacciamento di ciascuna delle fonti rinnovabili non
programmabili, valutando gli effetti delle disposizioni di
cui al presente Capo. In esito alla predetta analisi,
l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas adotta con
propria delibera, entro i successivi sessanta giorni, le
misure sui sistemi di protezione e di difesa delle reti
elettriche necessarie per garantire la sicurezza del
sistema, nonche' definisce le modalita' per la rapida
installazione di ulteriori dispositivi di sicurezza sugli
impianti di produzione, almeno nelle aree ad elevata
concentrazione di potenza non programmabile.".
Si riporta il testo dell'articolo 24, comma 5, del
citato decreto legislativo n. 28 del 2011:
"Art. 24. Meccanismi di incentivazione
(Omissis).
5. Con decreti del Ministro dello sviluppo economico di
concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare e, per i profili di competenza, con
il Ministro delle politiche agricole e forestali, sentite
l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas e la
Conferenza unificata, di cui all'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite le
modalita' per l'attuazione dei sistemi di incentivazione di
cui al presente articolo, nel rispetto dei criteri di cui
ai precedenti commi 2, 3 e 4. I decreti disciplinano, in
particolare:
a) i valori degli incentivi di cui al comma 3 per gli
impianti che entrano in esercizio a decorrere dal 1°
gennaio 2013 e gli incentivi a base d'asta in applicazione
del comma 4, ferme restando le diverse decorrenze fissate
ai sensi dei decreti attuativi previsti dall'articolo 7 del
decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 nonche' i
valori di potenza, articolati per fonte e tecnologia, degli
impianti sottoposti alle procedure d'asta;
b) le modalita' con cui il GSE seleziona i soggetti
aventi diritto agli incentivi attraverso le procedure
d'asta;
c) le modalita' per la transizione dal vecchio al nuovo
meccanismo di incentivazione. In particolare, sono
stabilite le modalita' con le quali il diritto a fruire dei
certificati verdi per gli anni successivi al 2015, anche da
impianti non alimentati da fonti rinnovabili, e' commutato
nel diritto ad accedere, per il residuo periodo di diritto
ai certificati verdi, a un incentivo ricadente nella
tipologia di cui al comma 3, in modo da garantire la
redditivita' degli investimenti effettuati;
d) le modalita' di calcolo e di applicazione degli
incentivi per le produzioni imputabili a fonti rinnovabili
in centrali ibride;
e) le modalita' con le quali e' modificato il
meccanismo dello scambio sul posto per gli impianti, anche
in esercizio, che accedono a tale servizio, al fine di
semplificarne la fruizione;
f) le modalita' di aggiornamento degli incentivi di cui
al comma 3 e degli incentivi a base d'asta di cui al comma
4, nel rispetto dei seguenti criteri:
i. la revisione e' effettuata, per la prima volta,
decorsi due anni dalla data di entrata in vigore del
provvedimento di cui alla lettera a) e, successivamente,
ogni tre anni;
ii. i nuovi valori riferiti agli impianti di cui al
comma 3 si applicano agli impianti che entrano in esercizio
decorso un anno dalla data di entrata in vigore del decreto
di determinazione dei nuovi valori;
iii. possono essere introdotti obiettivi di potenza da
installare per ciascuna fonte e tipologia di impianto, in
coerenza con la progressione temporale di cui all'articolo
3, comma 3;
iv. possono essere riviste le percentuali di
cumulabilita' di cui all'articolo 26;
g) il valore minimo di potenza di cui ai commi 3 e 4,
tenendo conto delle specifiche caratteristiche delle
diverse tipologie di impianto, al fine di aumentare
l'efficienza complessiva del sistema di incentivazione;
h) le condizioni in presenza delle quali, in seguito ad
interventi tecnologici sugli impianti da fonti rinnovabili
non programmabili volti a renderne programmabile la
produzione ovvero a migliorare la prevedibilita' delle
immissioni in rete, puo' essere riconosciuto un incremento
degli incentivi di cui al presente articolo. Con il
medesimo provvedimento puo' essere individuata la data a
decorrere dalla quale i nuovi impianti accedono agli
incentivi di cui al presente articolo esclusivamente se
dotati di tale configurazione. Tale data non puo' essere
antecedente al 1° gennaio 2018;
i) fatto salvo quanto previsto all'articolo 23, comma
3, ulteriori requisiti soggettivi per l'accesso agli
incentivi.".
La legge 8 marzo 1949, n. 105 (Normalizzazione delle
reti di distribuzione di energia elettrica a corrente
alternata, in derivazione, a tensione compresa fra 100 e
1000 volt), abrogata dalla seguente legge, e' pubblicata
nella Gazz. Uff. 8 aprile 1949, n. 81.
La legge 1o marzo 1968, n. 186 (Disposizioni
concernenti la produzione di materiali, apparecchiature,
macchinari, installazioni e impianti elettrici ed
elettronici) e' pubblicata nella Gazz. Uff. 23 marzo 1968,
n. 77.



 
Art. 22

Disposizioni per accrescere la trasparenza sui mercati dell'energia
elettrica e del gas

1. Al fine di promuovere la concorrenza nei mercati dell'energia elettrica e del gas, il Sistema informatico Integrato, istituito presso l'Acquirente Unico ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 agosto 2010, n. 129, e' finalizzato anche alla gestione delle informazioni relative ai consumi di energia elettrica e di gas dei clienti finali e la banca dati di cui al comma 1 del medesimo articolo 1-bis raccoglie, oltre alle informazioni sui punti di prelievo ed ai dati identificativi dei clienti finali, anche i dati sulle relative misure dei consumi di energia elettrica e di gas. L'Autorita' per l'energia elettrica ed il gas adegua i propri provvedimenti in materia entro due mesi dall'entrata in vigore della presente disposizione, in modo da favorire la trasparenza informativa e l'accesso delle societa' di vendita ai dati gestiti dal Sistema informatico integrato.
2. Il mancato o incompleto rispetto degli obblighi di comunicazione di cui al comma 1 da parte degli operatori e' sanzionato da parte dell'Autorita' per l'energia elettrica ed il Gas secondo le disposizioni di cui all'articolo 45 del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93.
3. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 1-bis del citato
decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito, con
modificazioni, dalla legge 13 agosto 2010, n. 129 (Misure
urgenti in materia di energia),
pubblicato nella Gazz. Uff. 9 luglio 2010, n. 158.
"Art. 1-bis. Sistema informatico integrato per la
gestione dei flussi informativi relativi ai mercati
dell'energia elettrica e del gas
1. Al fine di sostenere la competitivita' e di
incentivare la migliore funzionalita' delle attivita' delle
imprese operanti nel settore dell'energia elettrica e del
gas naturale, e' istituito presso l'Acquirente unico S.p.a.
un Sistema informatico integrato per la gestione dei flussi
informativi relativi ai mercati dell'energia elettrica e
del gas, basato su una banca dati dei punti di prelievo e
dei dati identificativi dei clienti finali. Entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore della legge di
conversione del presente decreto l'Autorita' per l'energia
elettrica e il gas emana i criteri generali per il
funzionamento del Sistema.
2. Le modalita' di gestione dei flussi informativi
attraverso il Sistema sono stabilite dall'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas. Tali flussi potranno
comprendere anche informazioni concernenti eventuali
inadempimenti contrattuali da parte dei clienti finali
sulla base di indirizzi generali definiti dall'Autorita'
per l'energia elettrica e il gas, sentite le Commissioni
parlamentari competenti che si esprimono entro trenta
giorni dalla data di trasmissione, trascorsi i quali il
parere si intende acquisito.
3. Nel rispetto delle norme stabilite dal Garante per
la protezione dei dati personali, l'Autorita' per l'energia
elettrica e il gas adotta specifici criteri e modalita' per
il trattamento dei dati personali e sensibili.
4. Le informazioni scambiate nell'ambito del Sistema,
in conformita' ai requisiti tecnici e di sicurezza previsti
dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, sono
valide a tutti gli effetti di legge e sono funzionali anche
all'adozione di misure volte alla sospensione della
fornitura nei confronti dei clienti finali inadempienti,
nel rispetto delle delibere dell'Autorita' medesima in
materia e fatto salvo quanto dalla stessa disposto a tutela
dei clienti finali per i quali, ai sensi della normativa
vigente, non possa essere prevista la sospensione della
fornitura. Nelle more dell'effettiva operativita' del
Sistema, l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
definisce in via transitoria le modalita' di gestione e
trasmissione delle informazioni relative ai clienti finali
inadempienti all'atto del passaggio a nuovo fornitore.
Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La misura
del corrispettivo a remunerazione dei costi relativi alle
attivita' svolte dall'Acquirente unico S.p.A. e'
determinata dall'Autorita' per l'energia elettrica e il
gas, a carico degli operatori dei settori dell'energia
elettrica e del gas naturale e senza che questi possano
trasferire i relativi oneri sulle tariffe applicate ai
consumatori.".
Si riporta il testo dell'articolo 45 del decreto
legislativo 1o giugno 2011, n. 93:
"Art. 45. Poteri sanzionatori
1. Fermo restando quanto previsto dalla legge 14
novembre 1995, n. 481, l'Autorita' per l'energia elettrica
e il gas irroga sanzioni amministrative pecuniarie in caso
di inosservanza delle prescrizioni e degli obblighi
previsti dalle seguenti disposizioni:
a) articoli 13, 14, 15, 16 del regolamento CE n.
714/2009 e degli articoli 36, comma 3, 38, commi 1 e 2, e
41 del presente decreto;
b) articoli 14, 15, 16, 17, 18, 19 e 22 del regolamento
CE n. 715/2009 e degli articoli 4, 8, commi 4 e 5,
dell'articolo 10, commi 1 e 3, e degli articoli 11, 12, 13,
14, 15, 16, comma 8, 17, commi 4 e 5, 18, 19, 23 e 26 del
presente decreto, nonche' l'articolo 20, commi 5-bis e
5-ter del decreto legislativo n. 164 del 2000.
2. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas irroga
altresi' sanzioni amministrative pecuniarie in caso di
mancato rispetto delle decisioni giuridicamente vincolanti
dell'ACER o dell'Autorita' medesima.
3. Entro trenta giorni dalla notifica dell'atto di
avvio del procedimento sanzionatorio, l'impresa
destinataria puo' presentare all'Autorita' per l'energia
elettrica e il gas impegni utili al piu' efficace
perseguimento degli interessi tutelati dalle norme o dai
provvedimenti violati. L'Autorita' medesima, valutata
l'idoneita' di tali impegni, puo' renderli obbligatori per
l'impresa proponente e concludere il procedimento
sanzionatorio senza accertare l'infrazione. Qualora il
procedimento sia stato avviato per accertare violazioni di
decisioni dell'ACER, l'Autorita' valuta l'idoneita' degli
eventuali impegni, sentita l'ACER. L'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas puo' riavviare il procedimento
sanzionatorio qualora l'impresa contravvenga agli impegni
assunti o la decisione si fondi su informazioni incomplete,
inesatte o fuorvianti. In questi casi l'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas puo' irrogare una sanzione
amministrativa pecuniaria aumentata fino al doppio di
quella che sarebbe stata irrogata in assenza di impegni.
4. Le sanzioni amministrative pecuniarie irrogate
dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas non possono
essere inferiori, nel minimo, a 2.500 euro e non superiori,
nel massimo, a 154.937.069,73 euro. Le sanzioni medesime
non possono comunque superare il 10 per cento del fatturato
realizzato dall'impresa verticalmente integrata nello
svolgimento delle attivita' afferenti la violazione
nell'ultimo esercizio chiuso prima dell'avvio del
procedimento sanzionatorio.

5. Ai procedimenti sanzionatori dell'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas non si applica l'articolo 26
della legge 24 novembre 1981, n. 689. Per i procedimenti
medesimi, il termine per la notifica degli estremi della
violazione agli interessati residenti nel territorio della
Repubblica, di cui all'articolo 14, comma 2, della legge 24
novembre 1981, n. 689, e' di centottanta giorni.
6. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
disciplina, con proprio regolamento, nel rispetto della
legislazione vigente in materia, da adottare entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, i procedimenti sanzionatori di sua competenza, in
modo da assicurare agli interessati la piena conoscenza
degli atti istruttori, il contraddittorio in forma scritta
e orale, la verbalizzazione e la separazione tra funzioni
istruttorie e funzioni decisorie. Il regolamento disciplina
altresi' le modalita' procedurali per la valutazione degli
impegni di cui al comma 3 del presente articolo, nonche', i
casi in cui, con l'accordo dell'impresa destinataria
dell'atto di avvio del procedimento sanzionatorio, possono
essere adottate modalita' procedurali semplificate di
irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie.
6-bis. Nei casi di particolare urgenza l'Autorita' per
l'energia elettrica e il gas puo', d'ufficio, deliberare,
con atto motivato, l'adozione di misure cautelari, anche
prima dell'avvio del procedimento sanzionatorio.
7. Le disposizioni di cui al presente articolo si
applicano ai procedimenti sanzionatori di competenza
dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas avviati
successivamente all'entrata in vigore del presente
decreto.".



 
Art. 23

Semplificazione delle procedure per l'approvazione del piano di
sviluppo della rete di trasmissione nazionale

1. Fermi restando l'obbligo di predisposizione annuale di un Piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale e le procedure di valutazione, consultazione pubblica ed approvazione previste dall'articolo 36, comma 12, del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93, il medesimo Piano e' sottoposto annualmente alla verifica di assoggettabilita' a procedura VAS di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ed e' comunque sottoposto a procedura VAS ogni tre anni.
2. Ai fini della verifica di assoggettabilita' a procedura VAS di cui al comma precedente, il piano di sviluppo della rete e il collegato rapporto ambientale evidenziano, con sufficiente livello di dettaglio, l'impatto ambientale complessivo delle nuove opere.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 36, comma 12, del
citato decreto legislativo n. 93 del 2011:
"Art. 36. Gestore dei sistemi di trasmissione
(Omissis).
12. Terna Spa predispone, entro il 31 gennaio di
ciascun anno, un Piano decennale di sviluppo della rete di
trasmissione nazionale, basato sulla domanda e offerta
esistenti e previste. Il Ministro dello sviluppo economico,
acquisito il parere delle Regioni territorialmente
interessate dagli interventi in programma, rilasciato entro
il termine di cui all'articolo 17, comma 3, del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ovvero entro il termine
di sessanta giorni dal ricevimento del Piano nel caso di
mancato avvio della procedura VAS, tenuto conto delle
valutazioni formulate dall'Autorita' per l'energia
elettrica ed il gas in esito alla procedura di cui al comma
13, approva il Piano. Il Piano individua le infrastrutture
di trasmissione da costruire o potenziare nei dieci anni
successivi, anche in risposta alle criticita' e alle
congestioni riscontrate o attese sulla rete, nonche' gli
investimenti programmati e i nuovi investimenti da
realizzare nel triennio successivo e una programmazione
temporale dei progetti di investimento, secondo quanto
stabilito nella concessione per l'attivita' di trasmissione
e dispacciamento dell'energia elettrica attribuite a Terna
ai sensi del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79.".
Si riporta il testo dell'articolo 12 del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia
ambientale):
"Art. 12. Verifica di assoggettabilita'.
1. Nel caso di piani e programmi di cui all'articolo 6,
commi 3 e 3-bis, l'autorita' procedente trasmette
all'autorita' competente, su supporto informatico ovvero,
nei casi di particolare difficolta' di ordine tecnico,
anche su supporto cartaceo, un rapporto preliminare
comprendente una descrizione del piano o programma e le
informazioni e i dati necessari alla verifica degli impatti
significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano o
programma, facendo riferimento ai criteri dell'allegato I
del presente decreto.
2. L'autorita' competente in collaborazione con
l'autorita' procedente, individua i soggetti competenti in
materia ambientale da consultare e trasmette loro il
documento preliminare per acquisirne il parere. Il parere
e' inviato entro trenta giorni all'autorita' competente ed
all'autorita' procedente.
3. Salvo quanto diversamente concordato dall'autorita'
competente con l'autorita' procedente, l'autorita'
competente, sulla base degli elementi di cui all'allegato I
del presente decreto e tenuto conto delle osservazioni
pervenute, verifica se il piano o programma possa avere
impatti significativi sull'ambiente.
4. L'autorita' competente, sentita l'autorita'
procedente, tenuto conto dei contributi pervenuti, entro
novanta giorni dalla trasmissione di cui al comma 1, emette
il provvedimento di verifica assoggettando o escludendo il
piano o il programma dalla valutazione di cui agli articoli
da 13 a 18 e, se del caso, definendo le necessarie
prescrizioni.
5. Il risultato della verifica di assoggettabilita',
comprese le motivazioni, deve essere reso pubblico.
6. La verifica di assoggettabilita' a VAS ovvero la VAS
relative a modifiche a piani e programmi ovvero a strumenti
attuativi di piani o programmi gia' sottoposti
positivamente alla verifica di assoggettabilita' di cui
all'art. 12 o alla VAS di cui agli artt. da 12 a 17, si
limita ai soli effetti significativi sull'ambiente che non
siano stati precedentemente considerati dagli strumenti
normativamente sovraordinati.".



 
Art. 24

Accelerazione delle attivita' di disattivazione e smantellamento dei
siti nucleari

1. I pareri riguardanti i progetti di disattivazione di impianti nucleari, per i quali sia stata richiesta l'autorizzazione di cui all'articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, da almeno dodici mesi, sono rilasciati dalle Amministrazioni competenti entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. A tal fine, le osservazioni delle Amministrazioni previste dalle normative vigenti sono formulate all'ISPRA entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Su motivata richiesta dell'Amministrazione interessata, il termine di cui al primo periodo puo' essere prorogato dall'Amministrazione procedente di ulteriori sessanta giorni.
2. Qualora le Amministrazioni competenti non rilascino i pareri entro il termine previsto al comma 1, il Ministero dello sviluppo economico convoca una conferenza di servizi, che si svolge secondo le modalita' di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, al fine di concludere la procedura di valutazione entro i successivi novanta giorni.
3. Al fine di ridurre i tempi e i costi nella realizzazione delle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari e di garantire nel modo piu' efficace la radioprotezione nei siti interessati, fermo restando le specifiche procedure previste per la realizzazione del Deposito Nazionale e del Parco Tecnologico di cui al decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, la Sogin S.p.A. segnala entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto al Ministero dello sviluppo economico e alle amministrazioni competenti, nell'ambito delle attivita' richieste ai sensi dell'articolo 6 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, e dell'articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, le operazioni e gli interventi per i quali risulta prioritaria l'acquisizione delle relative autorizzazioni, in attesa dell'ottenimento dell'autorizzazione alla disattivazione. Entro trenta giorni, il Ministero dello sviluppo economico, sentito ISPRA per le esigenze di sicurezza nucleare e di radioprotezione, valuta le priorita' proposte e convoca per esse la conferenza dei servizi di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, al fine di concludere la procedura di valutazione entro i successivi novanta giorni.
4. Fatte salve le specifiche procedure previste per la realizzazione del Deposito Nazionale e del Parco Tecnologico richiamate al comma 3, l'autorizzazione alla realizzazione dei progetti di disattivazione rilasciata ai sensi dell'articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, nonche' le autorizzazioni di cui all'articolo 6 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, e all'articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, rilasciate a partire dalla data di entrata in vigore del presente decreto, valgono anche quale dichiarazione di pubblica utilita', indifferibilita' e urgenza, costituiscono varianti agli strumenti urbanistici e sostituiscono ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso e atto amministrativo, comunque denominati, previsti dalle norme vigenti, costituendo titolo alla esecuzione delle opere. Per il rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione o allo smantellamento di opere che comportano modifiche sulle strutture impiantistiche e' fatto obbligo di richiedere il parere motivato del comune e della regione nel cui territorio ricadono le opere di cui al presente comma; tali amministrazioni si pronunciano entro sessanta giorni dalla richiesta da parte del Ministero dello sviluppo economico, fatta salva l'esecuzione della valutazione d'impatto ambientale ove prevista. In caso di mancata pronuncia nel termine indicato al periodo precedente, si applica la procedura di cui al comma 2 con la convocazione della conferenza di servizi. La regione competente puo' promuovere accordi tra il proponente e gli enti locali interessati dagli interventi di cui al presente comma, per individuare misure di compensazione e riequilibrio ambientale senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. I progetti di cui al presente comma che insistono sul sito gia' interessato dall'impianto non necessitano di variante agli strumenti urbanistici ove compatibili con gli strumenti urbanistici stessi vigenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto; negli altri casi, il consiglio comunale competente si pronuncia nella prima seduta successiva al rilascio dell'autorizzazione stessa, informandone il Ministero dello sviluppo economico.
5. La componente tariffaria di cui all'articolo 25, comma 3, del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e' quella di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 25, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 83. Le disponibilita' correlate a detta componente tariffaria sono impiegate per il finanziamento della realizzazione e gestione del Parco Tecnologico comprendente il Deposito Nazionale e le strutture tecnologiche di supporto, limitatamente alle attivita' funzionali allo smantellamento delle centrali elettronucleari e degli impianti nucleari dismessi, alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare ed alle attivita' connesse e conseguenti, mentre per le altre attivita' sono impiegate a titolo di acconto e recuperate attraverso le entrate derivanti dal corrispettivo per l'utilizzo delle strutture del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale, secondo modalita' stabilite dal Ministro dello sviluppo economico, su proposta dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, a riduzione della tariffa elettrica a carico degli utenti.
6. Il comma 104 dell'articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 239, e' sostituito dal seguente:
«104. I soggetti produttori e detentori di rifiuti radioattivi conferiscono, nel rispetto della normativa nazionale e europea, anche in relazione agli sviluppi della tecnica e alle indicazioni dell'Unione europea, per la messa in sicurezza e per lo stoccaggio al Deposito Nazionale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 15 gennaio 2010, n. 31. I tempi e le modalita' tecniche del conferimento sono definiti con decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche avvalendosi dell'organismo per la sicurezza nucleare di cui all'articolo 21, comma 15, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214».
7. All'articolo 27, comma 1, del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e successive modificazioni, dopo le parole: «Parco Tecnologico» sono inserite le seguenti: «entro sette mesi dalla definizione dei medesimi criteri».



Note all'art. 24:
Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 55 del decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (Attuazione delle
direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom,
2006/117/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti e
2009/71/Euratom, in materia di sicurezza nucleare degli
impianti nucleari):
"Art. 55. Autorizzazione per la disattivazione degli
impianti nucleari.
1. L'esecuzione delle operazioni connesse alla
disattivazione di un impianto nucleare e' soggetta ad
autorizzazione preventiva da parte del Ministero
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentiti i
Ministeri dell'ambiente, dell'interno, del lavoro e della
previdenza sociale e della sanita', la regione o provincia
autonoma interessata e l'ANPA, su istanza del titolare
della licenza. Detta autorizzazione e' rilasciata, ove
necessario, per singole fasi intermedie rispetto allo stato
ultimo previsto.
2. La suddivisione in fasi intermedie deve essere
giustificata nell'ambito di un piano globale di
disattivazione, da allegare all'istanza di autorizzazione
relativa alla prima fase.
3. Per ciascuna fase, copia dell'istanza di
autorizzazione deve essere inviata alle amministrazioni di
cui al comma 1 e all'ANPA, unitamente al piano delle
operazioni da eseguire, a una descrizione dello stato
dell'impianto, comprendente anche l'inventario delle
materie radioattive presenti, all'indicazione dello stato
dell'impianto stesso al termine della fase, alle analisi di
sicurezza concernenti le operazioni da eseguire e lo stato
dell'impianto a fine operazioni, all'indicazione della
destinazione dei materiali radioattivi di risulta, ad una
stima degli effetti sull'ambiente esterno ed a un programma
di radioprotezione anche per l'eventualita' di
un'emergenza. Nel piano il titolare della licenza di
esercizio propone altresi' i momenti a partire dai quali
vengono meno i presupposti tecnici per l'osservanza delle
singole disposizioni del presente decreto e delle
prescrizioni attinenti all'esercizio dell'impianto.".
La legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia
di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai
documenti amministrativi), e' pubblicata nella Gazz. Uff.
18 agosto 1990, n. 192.
Il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31
(Disciplina dei sistemi di stoccaggio del combustibile
irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonche' benefici
economici, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio
2009, n. 99), e' pubblicato nella Gazz. Uff. 8 marzo 2010,
n. 55, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 6 della legge 31
dicembre 1962, n. 1860 (Impiego pacifico dell'energia
nucleare.
"Art. 6. L'esercizio di impianti di produzione e
utilizzazione dell'energia nucleare a scopi industriali
nonche' gli impianti per il trattamento e la utilizzazione
dei minerali, materie grezze, materie fissili speciali,
uranio arricchito e materie radioattive, con esclusione
degli impianti comunque destinati alla produzione di
energia elettrica, sono autorizzati con decreto del
Ministro per l'industria e per il commercio, sentito il
Comitato nazionale per l'energia nucleare.
Il richiedente deve dimostrare di possedere capacita'
tecnica ed economica adeguata. Deve presentare il progetto
dell'impianto, indicando particolarmente la localita'
prescelta, le modalita' per la dispersione ed eliminazione
dei residui radioattivi, la spesa ed il tempo necessario di
realizzazione, le modalita' per la prestazione della
garanzia finanziaria prevista dall'art. 19.
Il decreto di autorizzazione deve indicare le modalita'
della garanzia finanziaria per la responsabilita' civile
verso i terzi, nonche' le modalita' di esercizio che si
ritengano necessarie per la tutela della pubblica
incolumita' ed ogni altra disposizione ritenuta opportuna
per l'esercizio dell'impianto.
Le modifiche degli impianti devono ottenere la
preventiva approvazione del Ministero dell'industria e del
commercio, sentito il Comitato nazionale per l'energia
nucleare.".
Si riporta il testo dell'articolo 148, comma 1-bis, del
decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (Attuazione delle
direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom,
2006/117/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti e
2009/71/Euratom, in materia di sicurezza nucleare degli
impianti nucleari):
"Art. 148. Regime transitorio per i procedimenti
autorizzativi in corso.
1-bis. Per gli impianti nucleari per i quali sia stata
inoltrata istanza di disattivazione ai sensi dell'articolo
55, in attesa della relativa autorizzazione, possono essere
autorizzati, ai sensi dell'articolo 6 della legge 31
dicembre 1962, n. 1860, particolari operazioni e specifici
interventi, ancorche' attinenti alla disattivazione, atti a
garantire nel modo piu' efficace la radioprotezione dei
lavoratori e della popolazione.".
Si riporta il testo dell'articolo 25, comma 3, del
citato decreto legislativo n. 31 del 2010:
"3. La Sogin S.p.A. realizza il Parco Tecnologico, ed
in particolare il Deposito Nazionale e le strutture
tecnologiche di supporto, con i fondi provenienti dalla
componente tariffaria che finanzia le attivita' di
competenza. Sulla base di accordi tra il Governo, la
Regione, gli enti locali interessati, nonche' altre
amministrazioni e soggetti privati, possono essere
stabilite ulteriori e diverse fonti di finanziamento per la
realizzazione di un Centro di studi e sperimentazione.".
Si riporta il testo dell'articolo 1, comma 1, lettera
a), del decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 25, convertito,
con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 83
(Disposizioni urgenti in materia di oneri generali del
sistema elettrico e di realizzazione, potenziamento,
utilizzazione e ambientalizzazione di impianti
termoelettrici):
"Art. 1. Oneri generali del sistema elettrico.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2004, gli oneri generali
del sistema elettrico, di cui all'articolo 3, comma 11, del
decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, sono costituiti
da:
a) i costi connessi allo smantellamento delle centrali
elettronucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del
combustibile nucleare ed alle attivita' connesse e
conseguenti;".
Si riporta il comma 104 dell'articolo 1 della legge 23
agosto 2004, n. 239, come modificato dalla presente legge:
104. I soggetti produttori e detentori di rifiuti
radioattivi conferiscono, nel rispetto della normativa
nazionale e europea, anche in relazione agli sviluppi della
tecnica e alle indicazioni dell'Unione europea, per la
messa in sicurezza e per lo stoccaggio al Deposito
Nazionale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), del
decreto legislativo 15 gennaio 2010, n. 31. I tempi e le
modalita' tecniche del conferimento sono definiti con
decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto
con il Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, anche avvalendosi dell'organismo per
la sicurezza nucleare di cui all'articolo 21, comma 15, del
decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.".
Si riporta il testo dell' articolo 27, comma 1, del
citato decreto legislativo n. 31 del 2010, come modificati
dalla presente legge:
"Art. 27. (Autorizzazione unica per la costruzione e
l'esercizio del Parco Tecnologico)
1. La Sogin S.p.A., tenendo conto dei criteri indicati
dall'AIEA e dall'Agenzia, definisce una proposta di Carta
nazionale delle aree potenzialmente idonee alla
localizzazione del Parco Tecnologico entro sette mesi dalla
definizione dei medesimi criteri, proponendone
contestualmente un ordine di idoneita' sulla base di
caratteristiche tecniche e socio-ambientali delle suddette
aree, nonche' un progetto preliminare per la realizzazione
del Parco stesso.".
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 1, lettera
e), del citato decreto legislativo, n. 31 del 2010:
"Art. 2. (Definizioni)
1. Fatte salve le definizioni di cui alla legge 31
dicembre 1962, n. 1860, e al decreto legislativo 17 marzo
1995, n. 230, ai fini del presente decreto si definisce:
e) «Deposito nazionale»: il deposito nazionale
destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti
radioattivi a bassa e media attivita', derivanti da
attivita' industriali, di ricerca e medico-sanitarie e
dalla pregressa gestione di impianti nucleari, e
all'immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata,
dei rifiuti ad alta attivita' e del combustibile irraggiato
provenienti dalla pregressa gestione di impianti
nucleari;".
Si riporta il testo dell'articolo 21, comma 15, del
citato decreto-legge n. 201 del 2011,:
"Art. 21. Soppressione enti e organismi
(Omissis).
15. Con decreti non regolamentari del Ministro
interessato, di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze e con il Ministro per la pubblica
amministrazione e la semplificazione da adottare entro
novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, sono trasferite le risorse strumentali e
finanziarie degli enti soppressi. Fino all'adozione dei
predetti decreti, per garantire la continuita' dei rapporti
gia' in capo all'ente soppresso, l'amministrazione
incorporante puo' delegare uno o piu' dirigenti per lo
svolgimento delle attivita' di ordinaria amministrazione,
ivi comprese le operazioni di pagamento e riscossione a
valere sui conti correnti gia' intestati all'ente soppresso
che rimangono aperti fino alla data di emanazione dei
decreti medesimi.".
Si riporta il testo dell'articolo 21 del citato
decreto-legge n. 201 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 21. Disposizioni urgenti per la crescita,
l'equita' e il consolidamento dei conti pubblici.
(Omissis).
19. Con riguardo all'Agenzia nazionale per la
regolazione e la vigilanza in materia di acqua, sono
trasferite all'Autorita' per l'energia elettrica e il gas
le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei
servizi idrici, che vengono esercitate con i medesimi
poteri attribuiti all'Autorita' stessa dalla legge 14
novembre 1995, n. 481. Le funzioni da trasferire sono
individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare, da adottare entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
19-bis. All'onere derivante dal funzionamento
dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, in
relazione ai compiti di regolazione e controllo dei servizi
idrici di cui al comma 19, si provvede mediante un
contributo di importo non superiore all'uno per mille dei
ricavi dell'ultimo esercizio versato dai soggetti esercenti
i servizi stessi, ai sensi dell'articolo 2, comma 38,
lettera b), della legge 14 novembre 1995, n. 481, e
successive modificazioni, e dell'articolo 1, comma 68-bis,
della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
19-ter. In ragione delle nuove competenze attribuite
all'Autorita' per l'energia elettrica e il gas ai sensi del
comma 19, la pianta organica dell'Autorita' e' incrementata
di quaranta posti.
(Omissis).".
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 38, lettera
b), della legge 14 novembre 1995, n. 481, e successive
modificazioni (Norme per la concorrenza e la regolazione
dei servizi di pubblica utilita'. Istituzione delle
Autorita' di regolazione dei servizi di pubblica utilita'):
"38. All'onere derivante dall'istituzione e dal
funzionamento delle Autorita', determinato in lire 3
miliardi per il 1995 e in lire 20 miliardi, per ciascuna
Autorita', a decorrere dal 1996, si provvede:
a) per il 1995, mediante corrispondente riduzione dello
stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale
1995-1997, al capitolo 6856 dello stato di previsione del
Ministero del tesoro per l'anno 1995 all'uopo parzialmente
utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero
dell'industria, del commercio e dell'artigianato;
b) a decorrere dal 1996, mediante contributo di importo
non superiore all'uno per mille dei ricavi dell'ultimo
esercizio, versato dai soggetti esercenti il servizio
stesso; il contributo e' versato entro il 31 luglio di ogni
anno nella misura e secondo le modalita' stabilite con
decreto del Ministro delle finanze emanato, di concerto con
il Ministro del tesoro, entro trenta giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge.



 
Art. 24-bis

Contributo degli esercenti dei servizi idrici a favore dell'Autorita'
per l'energia elettrica ed il gas

1. All'articolo 21 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo il comma 19 sono inseriti i seguenti:
«19-bis. All'onere derivante dal funzionamento dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, in relazione ai compiti di regolazione e controllo dei servizi idrici di cui al comma 19, si provvede mediante un contributo di importo non superiore all'uno per mille dei ricavi dell'ultimo esercizio versato dai soggetti esercenti i servizi stessi, ai sensi dell'articolo 2, comma 38, lettera b), della legge 14 novembre 1995, n. 481, e successive modificazioni, e dell'articolo 1, comma 68-bis, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
19-ter. In ragione delle nuove competenze attribuite all'Autorita' per l'energia elettrica e il gas ai sensi del comma 19, la pianta organica dell'Autorita' e' incrementata di quaranta posti.».
 
Art. 24 ter
Gare per le concessioni idroelettriche

1. Al comma 2 dell'articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e successive modificazioni, le parole: «il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione,» sono sostituite dalle seguenti: «il 30 aprile 2012».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 12, comma 2, del
decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e successive
modificazioni (Attuazione della direttiva 96/92/CE recante
norme comuni per il mercato interno dell'energia
elettrica), come modificato dalla presente legge:
" 2. Il Ministero dello sviluppo economico, di concerto
con il Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, previa intesa con la Conferenza
unificata di cui all' articolo 8 del decreto legislativo 28
agosto 1997, n. 281, determina, con proprio provvedimento
ed entro il 30 aprile 2012, i requisiti organizzativi e
finanziari minimi, i parametri ed i termini concernenti la
procedura di gara in conformita' a quanto previsto al comma
1, tenendo conto dell'interesse strategico degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili e del contributo degli
impianti idroelettrici alla copertura della domanda e dei
picchi di consumo.".



 
Art. 25
Promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali

1. Al decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo l'articolo 3 e' inserito il seguente:
«Art. 3-bis (Ambiti territoriali e criteri di organizzazione dello svolgimento dei servizi pubblici locali). - 1. A tutela della concorrenza e dell'ambiente, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano organizzano lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica in ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del servizio, entro il termine del 30 giugno 2012. La dimensione degli ambiti o bacini territoriali ottimali di norma deve essere non inferiore almeno a quella del territorio provinciale. Le regioni possono individuare specifici bacini territoriali di dimensione diversa da quella provinciale, motivando la scelta in base a criteri di differenziazione territoriale e socio-economica e in base a principi di proporzionalita', adeguatezza ed efficienza rispetto alle caratteristiche del servizio, anche su proposta dei comuni presentata entro il 31 maggio 2012 previa lettera di adesione dei sindaci interessati o delibera di un organismo associato e gia' costituito ai sensi dell'articolo 30 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Fermo restando il termine di cui al primo periodo del presente comma, e' fatta salva l'organizzazione di servizi pubblici locali di settore in ambiti o bacini territoriali ottimali gia' prevista in attuazione di specifiche direttive europee nonche' ai sensi delle discipline di settore vigenti o, infine, delle disposizioni regionali che abbiano gia' avviato la costituzione di ambiti o bacini territoriali di dimensione non inferiore a quelle indicate nel presente comma. Decorso inutilmente il termine indicato, il Consiglio dei ministri, a tutela dell'unita' giuridica ed economica, esercita i poteri sostitutivi di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, per organizzare lo svolgimento dei servizi pubblici locali in ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei, comunque tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del servizio.
2. In sede di affidamento del servizio mediante procedura ad evidenza pubblica, l'adozione di strumenti di tutela dell'occupazione costituisce elemento di valutazione dell'offerta.
3. A decorrere dal 2013, l'applicazione di procedure di affidamento dei servizi a evidenza pubblica da parte di regioni, province e comuni o degli enti di governo locali dell'ambito o del bacino costituisce elemento di valutazione della virtuosita' degli stessi ai sensi dell'articolo 20, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. A tal fine, la Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito dei compiti di tutela e promozione della concorrenza nelle regioni e negli enti locali, comunica, entro il termine perentorio del 31 gennaio di ciascun anno, al Ministero dell'economia e delle finanze gli enti che hanno provveduto all'applicazione delle procedure previste dal presente articolo. In caso di mancata comunicazione entro il termine di cui al periodo precedente, si prescinde dal predetto elemento di valutazione della virtuosita'.
4. Fatti salvi i finanziamenti ai progetti relativi ai servizi pubblici locali di rilevanza economica cofinanziati con fondi europei, i finanziamenti a qualsiasi titolo concessi a valere su risorse pubbliche statali ai sensi dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione sono prioritariamente attribuiti agli enti di governo degli ambiti o dei bacini territoriali ottimali ovvero ai relativi gestori del servizio selezionati tramite procedura ad evidenza pubblica o di cui comunque l'Autorita' di regolazione competente abbia verificato l'efficienza gestionale e la qualita' del servizio reso sulla base dei parametri stabiliti dall'Autorita' stessa.
5. Le societa' affidatarie in house sono assoggettate al patto di stabilita' interno secondo le modalita' definite dal decreto ministeriale previsto dall'articolo 18, comma 2-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni. L'ente locale o l'ente di governo locale dell'ambito o del bacino vigila sull'osservanza da parte delle societa' di cui al periodo precedente dei vincoli derivanti dal patto di stabilita' interno.
6. Le societa' affidatarie in house sono tenute all'acquisto di beni e servizi secondo le disposizioni di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni. Le medesime societa' adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalita' per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonche' delle disposizioni che stabiliscono a carico degli enti locali divieti o limitazioni alle assunzioni di personale, contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitarie e per le consulenze anche degli amministratori»;
b) all'articolo 4:
1) al comma 1, dopo le parole: «libera prestazione dei servizi,» sono inserite le seguenti: «dopo aver individuato i contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico e universale»;
2) il comma 3 e' sostituito dal seguente:
«3. Per gli enti territoriali con popolazione superiore a 10.000 abitanti, la delibera di cui al comma 2 e' adottata previo parere obbligatorio dell'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, che si pronuncia entro sessanta giorni, sulla base dell'istruttoria svolta dall'ente di governo locale dell'ambito o del bacino o in sua assenza dall'ente locale, in merito all'esistenza di ragioni idonee e sufficienti all'attribuzione di diritti di esclusiva e alla correttezza della scelta eventuale di procedere all'affidamento simultaneo con gara di una pluralita' di servizi pubblici locali. La delibera e il parere sono resi pubblici sul sito internet, ove presente, e con ulteriori modalita' idonee»;
3) il comma 4 e' sostituito dal seguente:
4. L'invio all'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, per il parere obbligatorio, della verifica di cui al comma 1 e del relativo schema di delibera quadro di cui al comma 2, e' effettuato entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto e poi periodicamente secondo i rispettivi ordinamenti degli enti locali. La delibera quadro di cui al comma 2 e' comunque adottata prima di procedere al conferimento e al rinnovo della gestione dei servizi, entro trenta giorni dal parere dell'Autorita' garante della concorrenza e del mercato. In assenza della delibera, l'ente locale non puo' procedere all'attribuzione di diritti di esclusiva ai sensi del presente articolo»;
4) al comma 11:
4.1) dopo la lettera b) e' inserita la seguente:
«b-bis) prevede l'impegno del soggetto gestore a conseguire economie di gestione con riferimento all'intera durata programmata dell'affidamento, e prevede altresi', tra gli elementi di valutazione dell'offerta, la misura delle anzidette economie e la loro destinazione alla riduzione delle tariffe da praticarsi agli utenti ed al finanziamento di strumenti di sostegno connessi a processi di efficientamento relativi al personale;»;
4.2) dopo la lettera g) e' aggiunta la seguente:
«g-bis) indica i criteri per il passaggio dei dipendenti ai nuovi aggiudicatari del servizio, prevedendo, tra gli elementi di valutazione dell'offerta, l'adozione di strumenti di tutela dell'occupazione»;
5) al comma 13, le parole: «somma complessiva di 900.000 euro annui» sono sostituite dalle seguenti: «somma complessiva di 200.000 euro annui»;
6) al comma 32:
6.1) alla lettera a), in fine, le parole: «alla data del 31 marzo 2012» sono sostituite dalle seguenti: «alla data del 31 dicembre 2012. In deroga, l'affidamento per la gestione puo' avvenire a favore di un'unica societa' in house risultante dalla integrazione operativa di preesistenti gestioni in affidamento diretto e gestioni in economia, tale da configurare un unico gestore del servizio a livello di ambito o di bacino territoriale ottimale ai sensi dell'articolo 3-bis. La soppressione delle preesistenti gestioni e la costituzione dell'unica azienda in capo alla societa' in house devono essere perfezionati entro il termine del 31 dicembre 2012. In tal caso il contratto di servizio dovra' prevedere indicazioni puntuali riguardanti il livello di qualita' del servizio reso, il prezzo medio per utente, il livello di investimenti programmati ed effettuati e obbiettivi di performance (redditivita', qualita', efficienza). La valutazione dell'efficacia e dell'efficienza della gestione e il rispetto delle condizioni previste nel contratto di servizio sono sottoposti a verifica annuale da parte dell'Autorita' di regolazione di settore. La durata dell'affidamento in house all'azienda risultante dall'integrazione non puo' essere in ogni caso superiore a tre anni a decorrere dal 1° gennaio 2013. La deroga di cui alla presente lettera non si applica ai processi di aggregazione a livello di ambito o di bacino territoriale che gia' prevedano procedure di affidamento ad evidenza pubblica.»;
6.2) alla lettera b), in fine, le parole: «alla data del 30 giugno 2012» sono sostituite dalle seguenti: «alla data del 31 marzo 2013»;
7) dopo il comma 32-bis e' inserito il seguente:
«32-ter. Fermo restando quanto previsto al comma 32 ed al fine di non pregiudicare la necessaria continuita' nell'erogazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, i soggetti pubblici e privati esercenti a qualsiasi titolo attivita' di gestione dei servizi pubblici locali assicurano l'integrale e regolare prosecuzione delle attivita' medesime anche oltre le scadenze ivi previste, ed in particolare il rispetto degli obblighi di servizio pubblico e degli standard minimi del servizio pubblico locale di cui all'articolo 2, comma 3, lettera e), del presente decreto alle condizioni di cui ai rispettivi contratti di servizio ed agli altri atti che regolano il rapporto, fino al subentro del nuovo gestore e comunque, in caso di liberalizzazione del settore, fino all'apertura del mercato alla concorrenza. Nessun indennizzo o compenso aggiuntivo puo' essere ad alcun titolo preteso in relazione a quanto previsto nel presente articolo»;
8) al comma 33-ter le parole: «Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale, adottato, entro il 31 gennaio 2012» sono sostituite dalle seguenti: «Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, adottato entro il 31 marzo 2012»;
9) al comma 34:
9.1) sono soppresse le parole: «il servizio di trasporto ferroviario regionale, di cui al decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422»;
9.2) dopo le parole: «il servizio di distribuzione del gas naturale, di cui al decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164» sono inserite le seguenti: «, ad eccezione di quanto previsto dal comma 33»;
9.3) e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Con riguardo al trasporto pubblico regionale ferroviario sono fatti salvi, fino alla scadenza naturale dei primi sei anni di validita', gli affidamenti e i contratti di servizio gia' deliberati o sottoscritti in conformita' all'articolo 5 del regolamento (CE) n. 1370/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, ed in conformita' all'articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n. 99.»;
10) il comma 34-bis e' abrogato;
11) al comma 35 sono premessi i seguenti:
«34-ter. Gli affidamenti diretti, in materia di trasporto pubblico locale su gomma, gia' affidati ai sensi dell'articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n. 99, ed in conformita' all'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1370/2007 ed in atto alla data di entrata in vigore della presente disposizione, cessano alla scadenza prevista nel contratto di affidamento.
34-quater. Gli affidamenti in essere a valere su infrastrutture ferroviarie interessate da investimenti compresi in programmi co-finanziati con risorse dell'Unione europea cessano con la conclusione dei lavori previsti dai relativi programmi di finanziamento e, ove necessari, dei connessi collaudi, anche di esercizio».
2. All'articolo 114 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il comma 5 e' inserito il seguente:
«5-bis. A decorrere dall'anno 2013, le aziende speciali e le istituzioni sono assoggettate al patto di stabilita' interno secondo le modalita' definite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dell'interno e per gli affari regionali, il turismo e lo sport, sentita la Conferenza Stato-Citta' ed autonomie locali, da emanare entro il 30 ottobre 2012. A tal fine, le aziende speciali e le istituzioni si iscrivono e depositano i propri bilanci al registro delle imprese o nel repertorio delle notizie economico-amministrative della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura del proprio territorio entro il 31 maggio di ciascun anno. L'Unioncamere trasmette al Ministero dell'economia e delle finanze, entro il 30 giugno, l'elenco delle predette aziende speciali e istituzioni ed i relativi dati di bilancio. Alle aziende speciali ed alle istituzioni si applicano le disposizioni del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonche' le disposizioni che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieto o limitazioni alle assunzioni di personale; contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitaria e per consulenze anche degli amministratori; obblighi e limiti alla partecipazione societaria degli enti locali. Gli enti locali vigilano sull'osservanza del presente comma da parte dei soggetti indicati ai periodi precedenti. Sono escluse dall'applicazione delle disposizioni del presente comma aziende speciali e istituzioni che gestiscono servizi socio-assistenziali ed educativi, culturali e farmacie.»;
b) al comma 8 dopo le parole: «seguenti atti» sono inserite le seguenti: «da sottoporre all'approvazione del Consiglio Comunale.».
3. Al decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 14, comma 5, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Si applicano i principi di garanzia previsti dall'articolo 4, comma 33, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148»;
b) all'articolo 15, comma 10, la parola: «gare» e' sostituita dalle seguenti: «prime gare successive al periodo transitorio, su tutto il territorio nazionale».
4. Per la gestione ed erogazione dei servizi di gestione integrata dei rifiuti urbani sono affidate ai sensi dell'articolo 202 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e nel rispetto della normativa europea e nazionale sull'evidenza pubblica, le seguenti attivita': a) la gestione ed erogazione del servizio che puo' comprendere le attivita' di gestione e realizzazione degli impianti; b) la raccolta, la raccolta differenziata, la commercializzazione e l'avvio a smaltimento e recupero, nonche', ricorrendo le ipotesi di cui alla lettera a), smaltimento completo di tutti i rifiuti urbani e assimilati prodotti all'interno dell'ATO. Nel caso in cui gli impianti siano di titolarita' di soggetti diversi dagli enti locali di riferimento, all'affidatario del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani devono essere garantiti l'accesso agli impianti a tariffe regolate e predeterminate e la disponibilita' delle potenzialita' e capacita' necessarie a soddisfare le esigenze di conferimento indicate nel piano d'ambito.
5. Al comma 1 dell'articolo 14 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, le parole: «svolto in regime di privativa dai comuni» sono sostituite dalle seguenti: «svolto mediante l'attribuzione di diritti di esclusiva nelle ipotesi di cui al comma 1 dell'articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 settembre 2011, n. 148».
6. I concessionari e gli affidatari di servizi pubblici locali, a seguito di specifica richiesta, sono tenuti a fornire agli enti locali che decidono di bandire la gara per l'affidamento del relativo servizio i dati concernenti le caratteristiche tecniche degli impianti e delle infrastrutture, il loro valore contabile di inizio esercizio, secondo parametri di mercato, le rivalutazioni e gli ammortamenti e ogni altra informazione necessaria per definire i bandi.
7. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, il ritardo nella comunicazione oltre il termine di sessanta giorni dall'apposita richiesta e la comunicazione di informazioni false integrano illecito per il quale il prefetto, su richiesta dell'ente locale, irroga una sanzione amministrativa pecuniaria, ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689, da un minimo di euro 5.000 ad un massimo di euro 500.000.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo del articolo 3-bis del citato
decreto-legge n. 138 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 3-bis. - (Ambiti territoriali e criteri di
organizzazione dello svolgimento dei servizi pubblici
locali). - 1. A tutela della concorrenza e dell'ambiente,
le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano
organizzano lo svolgimento dei servizi pubblici locali a
rete di rilevanza economica in ambiti o bacini territoriali
ottimali e omogenei tali da consentire economie di scala e
di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del
servizio, entro il termine del 30 giugno 2012. La
dimensione degli ambiti o bacini territoriali ottimali di
norma deve essere non inferiore almeno a quella del
territorio provinciale. Le regioni possono individuare
specifici bacini territoriali di dimensione diversa da
quella provinciale, motivando la scelta in base a criteri
di differenziazione territoriale e socio-economica e in
base a principi di proporzionalita', adeguatezza ed
efficienza rispetto alle caratteristiche del servizio,
anche su proposta dei comuni presentata entro il 31 maggio
2012 previa lettera di adesione dei sindaci interessati o
delibera di un organismo associato e gia' costituito ai
sensi dell'articolo 30 del testo unico di cui al decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Fermo restando il
termine di cui al primo periodo del presente comma, e'
fatta salva l'organizzazione di servizi pubblici locali di
settore in ambiti o bacini territoriali ottimali gia'
prevista in attuazione di specifiche direttive europee
nonche' ai sensi delle discipline di settore vigenti o,
infine, delle disposizioni regionali che abbiano gia'
avviato la costituzione di ambiti o bacini territoriali di
dimensione non inferiore a quelle indicate nel presente
comma. Decorso inutilmente il termine indicato, il
Consiglio dei ministri, a tutela dell'unita' giuridica ed
economica, esercita i poteri sostitutivi di cui
all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, per
organizzare lo svolgimento dei servizi pubblici locali in
ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei, comunque
tali da consentire economie di scala e di differenziazione
idonee a massimizzare l'efficienza del servizio.
2. In sede di affidamento del servizio mediante
procedura ad evidenza pubblica, l'adozione di strumenti di
tutela dell'occupazione costituisce elemento di valutazione
dell'offerta.
3. A decorrere dal 2013, l'applicazione di procedure di
affidamento dei servizi a evidenza pubblica da parte di
regioni, province e comuni o degli enti di governo locali
dell'ambito o del bacino costituisce elemento di
valutazione della virtuosita' degli stessi ai sensi
dell'articolo 20, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011,
n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio
2011, n. 111. A tal fine, la Presidenza del Consiglio dei
ministri, nell'ambito dei compiti di tutela e promozione
della concorrenza nelle regioni e negli enti locali,
comunica, entro il termine perentorio del 31 gennaio di
ciascun anno, al Ministero dell'economia e delle finanze
gli enti che hanno provveduto all'applicazione delle
procedure previste dal presente articolo. In caso di
mancata comunicazione entro il termine di cui al periodo
precedente, si prescinde dal predetto elemento di
valutazione della virtuosita'.
4. Fatti salvi i finanziamenti ai progetti relativi ai
servizi pubblici locali di rilevanza economica cofinanziati
con fondi europei, i finanziamenti a qualsiasi titolo
concessi a valere su risorse pubbliche statali ai sensi
dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione sono
prioritariamente attribuiti agli enti di governo degli
ambiti o dei bacini territoriali ottimali ovvero ai
relativi gestori del servizio selezionati tramite procedura
ad evidenza pubblica o di cui comunque l'Autorita' di
regolazione competente abbia verificato l'efficienza
gestionale e la qualita' del servizio reso sulla base dei
parametri stabiliti dall'Autorita' stessa.
5. Le societa' affidatarie in house sono assoggettate
al patto di stabilita' interno secondo le modalita'
definite dal decreto ministeriale previsto dall'articolo
18, comma 2-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112,
convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,
n. 133, e successive modificazioni. L'ente locale o l'ente
di governo locale dell'ambito o del bacino vigila
sull'osservanza da parte delle societa' di cui al periodo
precedente dei vincoli derivanti dal patto di stabilita'
interno.
6. Le societa' affidatarie in house sono tenute
all'acquisto di beni e servizi secondo le disposizioni di
cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e
successive modificazioni. Le medesime societa' adottano,
con propri provvedimenti, criteri e modalita' per il
reclutamento del personale e per il conferimento degli
incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3
dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.
165, nonche' delle disposizioni che stabiliscono a carico
degli enti locali divieti o limitazioni alle assunzioni di
personale, contenimento degli oneri contrattuali e delle
altre voci di natura retributiva o indennitarie e per le
consulenze anche degli amministratori.".
Si riporta il testo del articolo 4, del citato
decreto-legge n. 138 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 4. Adeguamento della disciplina dei servizi
pubblici locali al referendum popolare e alla normativa
dall'Unione europea. - 1. Gli enti locali, nel rispetto dei
principi di concorrenza, di liberta' di stabilimento e di
libera prestazione dei servizi, dopo aver individuato i
contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico e
universale, verificano la realizzabilita' di una gestione
concorrenziale dei servizi pubblici locali di rilevanza
economica, di seguito "servizi pubblici locali",
liberalizzando tutte le attivita' economiche
compatibilmente con le caratteristiche di universalita' e
accessibilita' del servizio e limitando, negli altri casi,
l'attribuzione di diritti di esclusiva alle ipotesi in cui,
in base ad una analisi di mercato, la libera iniziativa
economica privata non risulti idonea a garantire un
servizio rispondente ai bisogni della comunita'.
2. All'esito della verifica di cui al comma 1 l'ente
adotta una delibera quadro che illustra l'istruttoria
compiuta ed evidenzia, per i settori sottratti alla
liberalizzazione, le ragioni della decisione e i benefici
per la comunita' locale derivanti dal mantenimento di un
regime di esclusiva del servizio. Con la stessa delibera
gli enti locali valutano l'opportunita' di procedere
all'affidamento simultaneo con gara di una pluralita' di
servizi pubblici locali nei casi in cui possa essere
dimostrato che tale scelta sia economicamente vantaggiosa.
3. Per gli enti territoriali con popolazione superiore
a 10.000 abitanti, la delibera di cui al comma 2 e'
adottata previo parere obbligatorio dell'Autorita' garante
della concorrenza e del mercato, che si pronuncia entro
sessanta giorni, sulla base dell'istruttoria svolta
dall'ente di governo locale dell'ambito o del bacino o in
sua assenza dall'ente locale, in merito all'esistenza di
ragioni idonee e sufficienti all'attribuzione di diritti di
esclusiva e alla correttezza della scelta eventuale di
procedere all'affidamento simultaneo con gara di una
pluralita' di servizi pubblici locali. La delibera e il
parere sono resi pubblici sul sito internet, ove presente,
e con ulteriori modalita' idonee.
4. L'invio all'Autorita' garante della concorrenza e
del mercato, per il parere obbligatorio, della verifica di
cui al comma 1 e del relativo schema di delibera quadro di
cui al comma 2, e' effettuato entro dodici mesi dalla data
di entrata in vigore del presente decreto e poi
periodicamente secondo i rispettivi ordinamenti degli enti
locali. La delibera quadro di cui al comma 2 e' comunque
adottata prima di procedere al conferimento e al rinnovo
della gestione dei servizi, entro trenta giorni dal parere
dell'Autorita' garante della concorrenza e del mercato. In
assenza della delibera, l'ente locale non puo' procedere
all'attribuzione di diritti di esclusiva ai sensi del
presente articolo.
5. Gli enti locali, per assicurare agli utenti
l'erogazione di servizi pubblici che abbiano ad oggetto la
produzione di beni e attivita' rivolte a realizzare fini
sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile delle
comunita' locali, definiscono preliminarmente, ove
necessario, gli obblighi di servizio pubblico, prevedendo
le eventuali compensazioni economiche alle aziende
esercenti i servizi stessi, tenendo conto dei proventi
derivanti dalle tariffe e nei limiti della disponibilita'
di bilancio destinata allo scopo.
6. All'attribuzione di diritti di esclusiva ad
un'impresa incaricata della gestione di servizi pubblici
locali consegue l'applicazione di quanto disposto
dall'articolo 9 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, e
successive modificazioni.
7. I soggetti gestori di servizi pubblici locali,
qualora intendano svolgere attivita' in mercati diversi da
quelli in cui sono titolari di diritti di esclusiva, sono
soggetti alla disciplina prevista dall'articolo 8, commi
2-bis e 2-quater, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, e
successive modificazioni.
8. Nel caso in cui l'ente locale, a seguito della
verifica di cui al comma 1, intende procedere
all'attribuzione di diritti di esclusiva, il conferimento
della gestione di servizi pubblici locali avviene in favore
di imprenditori o di societa' in qualunque forma costituite
individuati mediante procedure competitive ad evidenza
pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato sul
funzionamento dell'Unione europea e dei principi generali
relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei
principi di economicita', imparzialita', trasparenza,
adeguata pubblicita', non discriminazione, parita' di
trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalita'. Le
medesime procedure sono indette nel rispetto degli standard
qualitativi, quantitativi, ambientali, di equa
distribuzione sul territorio e di sicurezza definiti dalla
legge, ove esistente, dalla competente autorita' di settore
o, in mancanza di essa, dagli enti affidanti.
9. Le societa' a capitale interamente pubblico possono
partecipare alle procedure competitive ad evidenza
pubblica, sempre che non vi siano specifici divieti
previsti dalla legge.
10. Le imprese estere, non appartenenti a Stati membri
dell'Unione europea, possono essere ammesse alle procedure
competitive ad evidenza pubblica per l'affidamento di
servizi pubblici locali a condizione che documentino la
possibilita' per le imprese italiane di partecipare alle
gare indette negli Stati di provenienza per l'affidamento
di omologhi servizi.
11. Al fine di promuovere e proteggere l'assetto
concorrenziale dei mercati interessati, il bando di gara o
la lettera di invito relative alle procedure di cui ai
commi 8, 9, 10:
a) esclude che la disponibilita' a qualunque titolo
delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni
patrimoniali non duplicabili a costi socialmente
sostenibili ed essenziali per l'effettuazione del servizio
possa costituire elemento discriminante per la valutazione
delle offerte dei concorrenti;
b) assicura che i requisiti tecnici ed economici di
partecipazione alla gara siano proporzionati alle
caratteristiche e al valore del servizio e che la
definizione dell'oggetto della gara garantisca la piu'
ampia partecipazione e il conseguimento di eventuali
economie di scala e di gamma;
b-bis) prevede l'impegno del soggetto gestore a
conseguire economie di gestione con riferimento all'intera
durata programmata dell'affidamento, e prevede altresi',
tra gli elementi di valutazione dell'offerta, la misura
delle anzidette economie e la loro destinazione alla
riduzione delle tariffe da praticarsi agli utenti ed al
finanziamento di strumenti di sostegno connessi a processi
di efficientamento relativi al personale;
c) indica, ferme restando le discipline di settore, la
durata dell'affidamento commisurata alla consistenza degli
investimenti in immobilizzazioni materiali previsti nei
capitolati di gara a carico del soggetto gestore. In ogni
caso la durata dell'affidamento non puo' essere superiore
al periodo di ammortamento dei suddetti investimenti;
d) puo' prevedere l'esclusione di forme di aggregazione
o di collaborazione tra soggetti che possiedono
singolarmente i requisiti tecnici ed economici di
partecipazione alla gara, qualora, in relazione alla
prestazione oggetto del servizio, l'aggregazione o la
collaborazione sia idonea a produrre effetti restrittivi
della concorrenza sulla base di un'oggettiva e motivata
analisi che tenga conto di struttura, dimensione e numero
degli operatori del mercato di riferimento;
e) prevede che la valutazione delle offerte sia
effettuata da una commissione nominata dall'ente affidante
e composta da soggetti esperti nella specifica materia;
f) indica i criteri e le modalita' per l'individuazione
dei beni di cui al comma 29, e per la determinazione
dell'eventuale importo spettante al gestore al momento
della scadenza o della cessazione anticipata della gestione
ai sensi del comma 30;
g) prevede l'adozione di carte dei servizi al fine di
garantire trasparenza informativa e qualita' del servizio.
g-bis) indica i criteri per il passaggio dei dipendenti
ai nuovi aggiudicatari del servizio, prevedendo, tra gli
elementi di valutazione dell'offerta, l'adozione di
strumenti di tutela dell'occupazione;
12. Fermo restando quanto previsto ai commi 8, 9, 10 e
11, nel caso di procedure aventi ad oggetto, al tempo
stesso, la qualita' di socio, al quale deve essere
conferita una partecipazione non inferiore al 40 per cento,
e l'attribuzione di specifici compiti operativi connessi
alla gestione del servizio, il bando di gara o la lettera
di invito assicura che:
a) i criteri di valutazione delle offerte basati su
qualita' e corrispettivo del servizio prevalgano di norma
su quelli riferiti al prezzo delle quote societarie;
b) il socio privato selezionato svolga gli specifici
compiti operativi connessi alla gestione del servizio per
l'intera durata del servizio stesso e che, ove cio' non si
verifica, si proceda a un nuovo affidamento;
c) siano previsti criteri e modalita' di liquidazione
del socio privato alla cessazione della gestione.
13. In deroga a quanto previsto dai commi 8, 9, 10, 11
e 12 se il valore economico del servizio oggetto
dell'affidamento e' pari o inferiore alla somma complessiva
di 200.000 euro annui, l'affidamento puo' avvenire a favore
di societa' a capitale interamente pubblico che abbia i
requisiti richiesti dall'ordinamento europeo per la
gestione cosiddetta «in house». Al fine di garantire
l'unitarieta' del servizio oggetto dell'affidamento, e'
fatto divieto di procedere al frazionamento del medesimo
servizio e del relativo affidamento.
14. Le societa' cosiddette «in house» affidatarie
dirette della gestione di servizi pubblici locali sono
assoggettate al patto di stabilita' interno secondo le
modalita' definite, con il concerto del Ministro per le
riforme per il federalismo, in sede di attuazione
dell'articolo 18, comma 2-bis del decreto-legge 25 giugno
2008, n. 112, convertito con legge 6 agosto 2008, n. 133, e
successive modificazioni. Gli enti locali vigilano
sull'osservanza, da parte dei soggetti indicati al periodo
precedente al cui capitale partecipano, dei vincoli
derivanti dal patto di stabilita' interno.
15. Le societa' cosiddette «in house» e le societa' a
partecipazione mista pubblica e privata, affidatarie di
servizi pubblici locali, applicano, per l'acquisto di beni
e servizi, le disposizioni di cui al decreto legislativo 12
aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni.
16. L'articolo 32, comma 3, del decreto legislativo 12
aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni,
limitatamente alla gestione del servizio per il quale le
societa' di cui al comma 1, lettera c), del medesimo
articolo sono state specificamente costituite, si applica
se la scelta del socio privato e' avvenuta mediante
procedure competitive ad evidenza pubblica le quali abbiano
ad oggetto, al tempo stesso, la qualita' di socio e
l'attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla
gestione del servizio. Restano ferme le altre condizioni
stabilite dall'articolo 32, comma 3, numeri 2) e 3), del
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive
modificazioni.
17. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 18,
comma 2-bis, primo e secondo periodo, del decreto-legge 25
giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla
legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, le
societa' a partecipazione pubblica che gestiscono servizi
pubblici locali adottano, con propri provvedimenti, criteri
e modalita' per il reclutamento del personale e per il
conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di
cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165. Fino all'adozione dei predetti
provvedimenti, e' fatto divieto di procedere al
reclutamento di personale ovvero di conferire incarichi. Il
presente comma non si applica alle societa' quotate in
mercati regolamentati.
18. In caso di affidamento della gestione dei servizi
pubblici locali a societa' cosiddette "in house" e in tutti
i casi in cui il capitale sociale del soggetto gestore e'
partecipato dall'ente locale affidante, la verifica del
rispetto del contratto di servizio nonche' ogni eventuale
aggiornamento e modifica dello stesso sono sottoposti,
secondo modalita' definite dallo statuto dell'ente locale,
alla vigilanza dell'organo di revisione di cui agli
articoli 234 e seguenti del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, e successive modificazioni. Restano ferme le
disposizioni contenute nelle discipline di settore vigenti
alla data di entrata in vigore del presente decreto.
19. Gli amministratori, i dirigenti e i responsabili
degli uffici o dei servizi dell'ente locale, nonche' degli
altri organismi che espletano funzioni di stazione
appaltante, di regolazione, di indirizzo e di controllo di
servizi pubblici locali, non possono svolgere incarichi
inerenti la gestione dei servizi affidati da parte dei
medesimi soggetti. Il divieto si applica anche nel caso in
cui le dette funzioni sono state svolte nei tre anni
precedenti il conferimento dell'incarico inerente la
gestione dei servizi pubblici locali. Alle societa' quotate
nei mercati regolamentati si applica la disciplina definita
dagli organismi di controllo competenti.
20. Il divieto di cui al comma 19 opera anche nei
confronti del coniuge, dei parenti e degli affini entro il
quarto grado dei soggetti indicati allo stesso comma,
nonche' nei confronti di coloro che prestano, o hanno
prestato nel triennio precedente, a qualsiasi titolo
attivita' di consulenza o collaborazione in favore degli
enti locali o dei soggetti che hanno affidato la gestione
del servizio pubblico locale.
21. Non possono essere nominati amministratori di
societa' partecipate da enti locali coloro che nei tre anni
precedenti alla nomina hanno ricoperto la carica di
amministratore, di cui all'articolo 77 del decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive
modificazioni, negli enti locali che detengono quote di
partecipazione al capitale della stessa societa'.
22. I componenti della commissione di gara per
l'affidamento della gestione di servizi pubblici locali non
devono aver svolto ne' svolgere alcun'altra funzione o
incarico tecnico o amministrativo relativamente alla
gestione del servizio di cui si tratta.
23. Coloro che hanno rivestito, nel biennio precedente,
la carica di amministratore locale, di cui al comma 21, non
possono essere nominati componenti della commissione di
gara relativamente a servizi pubblici locali da affidare da
parte del medesimo ente locale.
24. Sono esclusi da successivi incarichi di commissario
coloro che, in qualita' di componenti di commissioni di
gara, abbiano concorso, con dolo o colpa grave accertati in
sede giurisdizionale con sentenza non sospesa,
all'approvazione di atti dichiarati illegittimi.
25. Si applicano ai componenti delle commissioni di
gara le cause di astensione previste dall'articolo 51 del
codice di procedura civile.
26. Nell'ipotesi in cui alla gara concorre una societa'
partecipata dall'ente locale che la indice, i componenti
della commissione di gara non possono essere ne' dipendenti
ne' amministratori dell'ente locale stesso.
27. Le incompatibilita' e i divieti di cui ai commi dal
19 al 26 si applicano alle nomine e agli incarichi da
conferire successivamente alla data di entrata in vigore
del presente decreto.
28. Ferma restando la proprieta' pubblica delle reti,
la loro gestione puo' essere affidata a soggetti privati.
29. Alla scadenza della gestione del servizio pubblico
locale o in caso di sua cessazione anticipata, il
precedente gestore cede al gestore subentrante i beni
strumentali e le loro pertinenze necessari, in quanto non
duplicabili a costi socialmente sostenibili, per la
prosecuzione del servizio, come individuati, ai sensi del
comma 11, lettera f), dall'ente affidante, a titolo
gratuito e liberi da pesi e gravami.
30. Se, al momento della cessazione della gestione, i
beni di cui al comma 29 non sono stati interamente
ammortizzati, il gestore subentrante corrisponde al
precedente gestore un importo pari al valore contabile
originario non ancora ammortizzato, al netto di eventuali
contributi pubblici direttamente riferibili ai beni stessi.
Restano ferme le disposizioni contenute nelle discipline di
settore, anche regionali, vigenti alla data di entrata in
vigore del presente decreto, nonche' restano salvi
eventuali diversi accordi tra le parti stipulati prima
dell'entrata in vigore del presente decreto.
31. L'importo di cui al comma 30 e' indicato nel bando
o nella lettera di invito relativi alla gara indetta per il
successivo affidamento del servizio pubblico locale a
seguito della scadenza o della cessazione anticipata della
gestione.
32. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 14,
comma 32, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010,
n. 122, come modificato dall'articolo 1, comma 117, della
legge 13 dicembre 2010, n. 220, e successive modificazioni,
il regime transitorio degli affidamenti non conformi a
quanto stabilito dal presente decreto e' il seguente:
a) gli affidamenti diretti relativi a servizi il cui
valore economico sia superiore alla somma di cui al comma
13 ovvero non conformi a quanto previsto al medesimo comma,
nonche' gli affidamenti diretti che non rientrano nei casi
di cui alle successive lettere da b) a d) cessano,
improrogabilmente e senza necessita' di apposita
deliberazione dell'ente affidante, alla data del 31
dicembre 2012. In deroga, l'affidamento per la gestione
puo' avvenire a favore di un'unica societa' in house
risultante dalla integrazione operativa di preesistenti
gestioni in affidamento diretto e gestioni in economia,
tale da configurare un unico gestore del servizio a livello
di ambito o di bacino territoriale ottimale ai sensi
dell'articolo 3-bis. La soppressione delle preesistenti
gestioni e la costituzione dell'unica azienda in capo alla
societa' in house devono essere perfezionati entro il
termine del 31 dicembre 2012. In tal caso il contratto di
servizio dovra' prevedere indicazioni puntuali riguardanti
il livello di qualita' del servizio reso, il prezzo medio
per utente, il livello di investimenti programmati ed
effettuati e obbiettivi di performance (redditivita',
qualita', efficienza). La valutazione dell'efficacia e
dell'efficienza della gestione e il rispetto delle
condizioni previste nel contratto di servizio sono
sottoposti a verifica annuale da parte dell'Autorita' di
regolazione di settore. La durata dell'affidamento in house
all'azienda risultante dall'integrazione non puo' essere in
ogni caso superiore a tre anni a decorrere dal 1o gennaio
2013. La deroga di cui alla presente lettera non si applica
ai processi di aggregazione a livello di ambito o di bacino
territoriale che gia' prevedano procedure di affidamento ad
evidenza pubblica.
b) le gestioni affidate direttamente a societa' a
partecipazione mista pubblica e privata, qualora la
selezione del socio sia avvenuta mediante procedure
competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi
di cui al comma 8, le quali non abbiano avuto ad oggetto,
al tempo stesso, la qualita' di socio e l'attribuzione dei
compiti operativi connessi alla gestione del servizio,
cessano, improrogabilmente e senza necessita' di apposita
deliberazione dell'ente affidante, alla data del 31 marzo
2013;
c) le gestioni affidate direttamente a societa' a
partecipazione mista pubblica e privata, qualora la
selezione del socio sia avvenuta mediante procedure
competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi
di cui al comma 8, le quali abbiano avuto ad oggetto, al
tempo stesso, la qualita' di socio e l'attribuzione dei
compiti operativi connessi alla gestione del servizio,
cessano alla scadenza prevista nel contratto di servizio;
d) gli affidamenti diretti assentiti alla data del 1°
ottobre 2003 a societa' a partecipazione pubblica gia'
quotate in borsa a tale data e a quelle da esse controllate
ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, cessano alla
scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione
che la partecipazione in capo a soci pubblici detentori di
azioni alla data del 13 agosto 2011, ovvero quella
sindacata, si riduca anche progressivamente, attraverso
procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento
privato presso investitori qualificati e operatori
industriali, ad una quota non superiore al 40 per cento
entro il 30 giugno 2013 e non superiore al 30 per cento
entro il 31 dicembre 2015; ove siffatte condizioni non si
verifichino, gli affidamenti cessano, improrogabilmente e
senza necessita' di apposita deliberazione dell'ente
affidante, rispettivamente, alla data del 30 giugno 2013 o
del 31 dicembre 2015.
32-bis. Al fine di verificare e assicurare il rispetto
delle disposizioni di cui al comma 32, il prefetto accerta
che gli enti locali abbiano attuato, entro i termini
stabiliti, quanto previsto al medesimo comma. In caso di
inottemperanza, assegna agli enti inadempienti un termine
perentorio entro il quale provvedere. Decorso inutilmente
detto termine, il Governo, ricorrendone i presupposti,
esercita il potere sostitutivo ai sensi dell'articolo 120,
comma secondo, della Costituzione e secondo le modalita'
previste dall'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131.
32-ter. Fermo restando quanto previsto al comma 32 ed
al fine di non pregiudicare la necessaria continuita'
nell'erogazione dei servizi pubblici locali di rilevanza
economica, i soggetti pubblici e privati esercenti a
qualsiasi titolo attivita' di gestione dei servizi pubblici
locali assicurano l'integrale e regolare prosecuzione delle
attivita' medesime anche oltre le scadenze ivi previste, ed
in particolare il rispetto degli obblighi di servizio
pubblico e degli standard minimi del servizio pubblico
locale di cui all'articolo 2, comma 3, lettera e), del
presente decreto alle condizioni di cui ai rispettivi
contratti di servizio ed agli altri atti che regolano il
rapporto, fino al subentro del nuovo gestore e comunque, in
caso di liberalizzazione del settore, fino all'apertura del
mercato alla concorrenza. Nessun indennizzo o compenso
aggiuntivo puo' essere ad alcun titolo preteso in relazione
a quanto previsto nel presente articolo.
33. Le societa', le loro controllate, controllanti e
controllate da una medesima controllante, anche non
appartenenti a Stati membri dell'Unione europea, che, in
Italia o all'estero, gestiscono di fatto o per disposizioni
di legge, di atto amministrativo o per contratto servizi
pubblici locali in virtu' di affidamento diretto, di una
procedura non ad evidenza pubblica ovvero non ai sensi del
comma 12, nonche' i soggetti cui e' affidata la gestione
delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni
patrimoniali degli enti locali, qualora separata
dall'attivita' di erogazione dei servizi, non possono
acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti
territoriali diversi, ne' svolgere servizi o attivita' per
altri enti pubblici o privati, ne' direttamente, ne'
tramite loro controllanti o altre societa' che siano da
essi controllate o partecipate, ne' partecipando a gare. Il
divieto di cui al primo periodo opera per tutta la durata
della gestione e non si applica alle societa' quotate in
mercati regolamentati e alle societa' da queste
direttamente o indirettamente controllate ai sensi
dell'articolo 2359 del codice civile, nonche' al socio
selezionato ai sensi del comma 12 e alle societa' a
partecipazione mista pubblica e privata costituite ai sensi
del medesimo comma. I soggetti affidatari diretti di
servizi pubblici locali possono comunque concorrere su
tutto il territorio nazionale a gare indette nell'ultimo
anno di affidamento dei servizi da essi gestiti, a
condizione che sia stata indetta la procedura competitiva
ad evidenza pubblica per il nuovo affidamento del servizio
o, almeno, sia stata adottata la decisione di procedere al
nuovo affidamento attraverso la predetta procedura ovvero,
purche' in favore di soggetto diverso, ai sensi del comma
13.
33-bis. Al fine di assicurare il progressivo
miglioramento della qualita' di gestione dei servizi
pubblici locali e di effettuare valutazioni comparative
delle diverse gestioni, gli enti affidatari sono tenuti a
rendere pubblici i dati concernenti il livello di qualita'
del servizio reso, il prezzo medio per utente e il livello
degli investimenti effettuati, nonche' ogni ulteriore
informazione necessaria alle predette finalita'.
33-ter. Con decreto del «Ministro per gli affari
regionali, il turismo e lo sport, adottato entro il 31
marzo 2012», di concerto con i Ministri dell'economia e
delle finanze e dell'interno, sentita la Conferenza
unificata, sono definiti:
a) i criteri per la verifica di cui al comma 1 e
l'adozione della delibera quadro di cui al comma 2;
b) le modalita' attuative del comma 33-bis, anche
tenendo conto delle diverse condizioni di erogazione in
termini di aree, popolazioni e caratteristiche del
territorio servito;
c) le ulteriori misure necessarie ad assicurare la
piena attuazione delle disposizioni di cui al presente
articolo.
34. Le disposizioni contenute nel presente articolo si
applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono
sulle relative discipline di settore con esse
incompatibili. Sono esclusi dall'applicazione del presente
articolo il servizio idrico integrato, ad eccezione di
quanto previsto dai commi da 19 a 27, il servizio di
distribuzione di gas naturale, di cui al decreto
legislativo 23 maggio 2000, n. 164, ad eccezione di quanto
previsto dal comma 33 il servizio di distribuzione di
energia elettrica, di cui al decreto legislativo 16 marzo
1999, n. 79 e alla legge 23 agosto 2004, n. 239, nonche' la
gestione delle farmacie comunali, di cui alla legge 2
aprile 1968, n. 475. E' escluso dall'applicazione dei commi
19, 21 e 27 del presente articolo quanto disposto
dall'articolo 2, comma 42, del decreto-legge 29 dicembre
2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26
febbraio 2011, n. 10. Con riguardo al trasporto pubblico
regionale ferroviario sono fatti salvi, fino alla scadenza
naturale dei primi sei anni di validita', gli affidamenti e
i contratti di servizio gia' deliberati o sottoscritti in
conformita' all'articolo 5 del regolamento (CE) n.
1370/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23
ottobre 2007, ed in conformita' all'articolo 61 della legge
23 luglio 2009, n. 99.
34-bis (abrogato).
34-ter. Gli affidamenti diretti, in materia di
trasporto pubblico locale su gomma, gia' affidati ai sensi
dell'articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n. 99, ed in
conformita' all'articolo 8 del regolamento (CE) n.
1370/2007 ed in atto alla data di entrata in vigore della
presente disposizione, cessano alla scadenza prevista nel
contratto di affidamento.
34-quater. Gli affidamenti in essere a valere su
infrastrutture ferroviarie interessate da investimenti
compresi in programmi co-finanziati con risorse dell'Unione
europea cessano con la conclusione dei lavori previsti dai
relativi programmi di finanziamento e, ove necessari, dei
connessi collaudi, anche di esercizio.
35. Restano salve le procedure di affidamento gia'
avviate all'entrata in vigore del presente decreto.".
Si riporta il testo dell'articolo 114 del testo unico
di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e
successive modificazioni, pubblicato nella Gazz. Uff. 28
settembre 2000, n. 227, S.O., come modificato dalla
presente legge:
"Art. 114. Aziende speciali ed istituzioni. - 1.
L'azienda speciale e' ente strumentale dell'ente locale
dotato di personalita' giuridica, di autonomia
imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal
consiglio comunale o provinciale.
2. L'istituzione e' organismo strumentale dell'ente
locale per l'esercizio di servizi sociali, dotato di
autonomia gestionale.
3. Organi dell'azienda e dell'istituzione sono il
consiglio di amministrazione, il presidente e il direttore,
al quale compete la responsabilita' gestionale. Le
modalita' di nomina e revoca degli amministratori sono
stabilite dallo statuto dell'ente locale.
4. L'azienda e l'istituzione informano la loro
attivita' a criteri di efficacia, efficienza ed
economicita' ed hanno l'obbligo del pareggio di bilancio da
perseguire attraverso l'equilibrio dei costi e dei ricavi,
compresi i trasferimenti.
5. Nell'ambito della legge, l'ordinamento ed il
funzionamento delle aziende speciali sono disciplinati dal
proprio statuto e dai regolamenti; quelli delle istituzioni
sono disciplinati dallo statuto e dai regolamenti dell'ente
locale da cui dipendono.
5-bis. A decorrere dall'anno 2013, le aziende speciali
e le istituzioni sono assoggettate al patto di stabilita'
interno secondo le modalita' definite con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i
Ministri dell'interno e per gli affari regionali, il
turismo e lo sport, sentita la Conferenza Stato-Citta' ed
autonomie locali, da emanare entro il 30 ottobre 2012. A
tal fine, le aziende speciali e le istituzioni si iscrivono
e depositano i propri bilanci al registro delle imprese o
nel repertorio delle notizie economico-amministrative della
camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura
del proprio territorio entro il 31 maggio di ciascun anno.
L'Unioncamere trasmette al Ministero dell'economia e delle
finanze, entro il 30 giugno, l'elenco delle predette
aziende speciali e istituzioni ed i relativi dati di
bilancio. Alle aziende speciali ed alle istituzioni si
applicano le disposizioni del codice di cui al decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonche' le disposizioni
che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieto o
limitazioni alle assunzioni di personale; contenimento
degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura
retributiva o indennitaria e per consulenze anche degli
amministratori; obblighi e limiti alla partecipazione
societaria degli enti locali. Gli enti locali vigilano
sull'osservanza del presente comma da parte dei soggetti
indicati ai periodi precedenti. Sono escluse
dall'applicazione delle disposizioni del presente comma
aziende speciali e istituzioni che gestiscono servizi
socio-assistenziali ed educativi, culturali e farmacie.
6. L'ente locale conferisce il capitale di dotazione;
determina le finalita' e gli indirizzi; approva gli atti
fondamentali; esercita la vigilanza; verifica i risultati
della gestione; provvede alla copertura degli eventuali
costi sociali.
7. Il collegio dei revisori dei conti dell'ente locale
esercita le sue funzioni anche nei confronti delle
istituzioni. Lo statuto dell'azienda speciale prevede un
apposito organo di revisione, nonche' forme autonome di
verifica della gestione.
8. Ai fini di cui al comma 6 sono fondamentali i
seguenti atti da sottoporre all'approvazione del Consiglio
Comunale:
a) il piano-programma, comprendente un contratto di
servizio che disciplini i rapporti tra ente locale ed
azienda speciale;
b) i bilanci economici di previsione pluriennale ed
annuale;
c) il conto consuntivo;
d) il bilancio di esercizio.".
Si riporta il testo degli articoli 14 e 15 del citato
decreto legislativo n. 164 del 2000, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 14. Attivita' di distribuzione.- 1. L'attivita'
di distribuzione di gas naturale e' attivita' di servizio
pubblico. Il servizio e' affidato esclusivamente mediante
gara per periodi non superiori a dodici anni. Gli enti
locali che affidano il servizio, anche in forma associata,
svolgono attivita' di indirizzo, di vigilanza, di
programmazione e di controllo sulle attivita' di
distribuzione, ed i loro rapporti con il gestore del
servizio sono regolati da appositi contratti di servizio,
sulla base di un contratto tipo predisposto dall'Autorita'
per l'energia elettrica e il gas ed approvato dal Ministero
dell'industria, del commercio e dell'artigianato entro sei
mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
2. Ai fini del presente decreto, per enti locali si
intendono comuni, unioni di comuni e comunita' montane.
3. Nell'ambito dei contratti di servizio di cui al
comma 1 sono stabiliti la durata, le modalita' di
espletamento del servizio, gli obiettivi qualitativi,
l'equa distribuzione del servizio sul territorio, gli
aspetti economici del rapporto, i diritti degli utenti, i
poteri di verifica dell'ente che affida il servizio, le
conseguenze degli inadempimenti, le condizioni del recesso
anticipato dell'ente stesso per inadempimento del gestore
del servizio.
4. Alla scadenza del periodo di affidamento del
servizio, le reti, nonche' gli impianti e le dotazioni
dichiarati reversibili, rientrano nella piena
disponibilita' dell'ente locale. Gli stessi beni, se
realizzati durante il periodo di affidamento, sono
trasferiti all'ente locale alle condizioni stabilite nel
bando di gara e nel contratto di servizio.
5. Alle gare di cui al comma 1 sono ammesse, senza
limitazioni territoriali, societa' per azioni o a
responsabilita' limitata, anche a partecipazione pubblica,
e societa' cooperative a responsabilita' limitata, sulla
base di requisiti oggettivi, proporzionati e non
discriminatori, con la sola esclusione delle societa',
delle loro controllate, controllanti e controllate da una
medesima controllante, che, in Italia o in altri Paesi
dell'Unione europea, gestiscono di fatto, o per
disposizioni di legge, di atto amministrativo o per
contratto, servizi pubblici locali in virtu' di affidamento
diretto o di una procedura non ad evidenza pubblica. Alle
gare sono ammessi inoltre i gruppi europei di interesse
economico. Si applicano i principi di garanzia previsti
dall'articolo 4, comma 33, del decreto-legge 13 agosto
2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148.
6. Nel rispetto degli standard qualitativi,
quantitativi, ambientali, di equa distribuzione sul
territorio e di sicurezza, la gara e' aggiudicata sulla
base delle migliori condizioni economiche e di prestazione
del servizio, del livello di qualita' e sicurezza, dei
piani di investimento per lo sviluppo e il potenziamento
delle reti e degli impianti, per il loro rinnovo e
manutenzione, nonche' dei contenuti di innovazione
tecnologica e gestionale presentati dalle imprese
concorrenti. Tali elementi fanno parte integrante del
contratto di servizio.
7. Gli enti locali avviano la procedura di gara non
oltre un anno prima della scadenza dell'affidamento, in
modo da evitare soluzioni di continuita' nella gestione del
servizio. Il gestore uscente resta comunque obbligato a
proseguire la gestione del servizio, limitatamente
all'ordinaria amministrazione, fino alla data di decorrenza
del nuovo affidamento. Ove l'ente locale non provveda entro
il termine indicato, la regione, anche attraverso la nomina
di un commissario ad acta, avvia la procedura di gara.
8. Il nuovo gestore, con riferimento agli investimenti
realizzati sugli impianti oggetto di trasferimento di
proprieta' nei precedenti affidamenti o concessioni, e'
tenuto a subentrare nelle garanzie e nelle obbligazioni
relative ai contratti di finanziamento in essere o ad
estinguere queste ultime e a corrispondere una somma al
distributore uscente in misura pari al valore di rimborso
per gli impianti la cui proprieta' e' trasferita dal
distributore uscente al nuovo gestore. Nella situazione a
regime, al termine della durata delle nuove concessioni di
distribuzione del gas naturale affidate ai sensi del comma
1, il valore di rimborso al gestore uscente e' pari al
valore delle immobilizzazioni nette di localita' del
servizio di distribuzione e misura, relativo agli impianti
la cui proprieta' viene trasferita dal distributore uscente
al nuovo gestore, incluse le immobilizzazioni in corso di
realizzazione, al netto dei contributi pubblici in conto
capitale e dei contributi privati relativi ai cespiti di
localita', calcolato secondo la metodologia della
regolazione tariffaria vigente e sulla base della
consistenza degli impianti al momento del trasferimento
della proprieta'.
9. Gli oneri gravanti sul nuovo gestore ai sensi del
comma 8 sono indicati nel bando di gara stimando il valore
di rimborso delle immobilizzazioni previste dopo
l'emissione del bando di gara. Il bando di gara riporta le
modalita' per regolare il valore di rimborso relativo a
queste ultime immobilizzazioni. Il gestore subentrante
acquisisce la disponibilita' degli impianti dalla data del
pagamento della somma corrispondente agli oneri suddetti,
ovvero dalla data di offerta reale della stessa.
10. Le imprese di gas che svolgono l'attivita' di
distribuzione sono tenute alla certificazione di bilancio a
decorrere dal 1° gennaio 2002."
"Art. 15. Regime di transizione nell'attivita' di
distribuzione. - 1. Entro il 1° gennaio 2003 sono adottate
dagli enti locali le deliberazioni di adeguamento alle
disposizioni del presente decreto. Tale adeguamento avviene
mediante l'indizione di gare per l'affidamento del servizio
ovvero attraverso la trasformazione delle gestioni in
societa' di capitali o in societa' cooperative a
responsabilita' limitata, anche tra dipendenti. Detta
trasformazione puo' anche comportare il frazionamento
societario. Ove l'adeguamento di cui al presente comma non
avvenga entro il termine indicato, provvede nei successivi
tre mesi, anche attraverso la nomina di un proprio
delegato, il rappresentante dell'ente titolare del
servizio. Per gestioni associate o per ambiti a dimensione
sovracomunale, in caso di inerzia, la regione procede
all'affidamento immediato del servizio mediante gara,
nominando a tal fine un commissario ad acta.
2. La trasformazione in societa' di capitali delle
aziende che gestiscono il servizio di distribuzione gas
avviene con le modalita' di cui all'articolo 17, commi 51,
52, 53, 56 e 57, della legge 15 maggio 1997, n. 127. Le
stesse modalita' si applicano anche alla trasformazione di
aziende consortili, intendendosi sostituita al consiglio
comunale l'assemblea consortile. In questo caso le
deliberazioni sono adottate a maggioranza dei componenti;
gli enti locali che non intendono partecipare alla societa'
hanno diritto alla liquidazione sulla base del valore
nominale iscritto a bilancio della relativa quota di
capitale. L'ente titolare del servizio puo' restare socio
unico delle societa' di cui al presente comma per un
periodo non superiore a due anni dalla trasformazione.
3. Per la determinazione della quota di capitale
sociale spettante a ciascun ente locale, socio della
societa' risultante dalla trasformazione delle aziende
consortili, si tiene conto esclusivamente dei criteri di
ripartizione del patrimonio previsti per il caso di
liquidazione dell'azienda consortile.
4. Con riferimento al servizio di distribuzione del
gas, l'affidamento diretto a societa' controllate dall'ente
titolare del servizio prosegue per i periodi indicati ai
commi 5 e 6, anche nel caso in cui l'ente locale, per
effetto di operazioni di privatizzazione, abbia perduto il
controllo della societa'.
5. Per l'attivita' di distribuzione del gas, gli
affidamenti e le concessioni in essere alla data di entrata
in vigore del presente decreto, nonche' quelli alle
societa' derivate dalla trasformazione delle attuali
gestioni, proseguono fino alla scadenza stabilita, se
compresa entro i termini previsti dal comma 7 per il
periodo transitorio. Gli affidamenti e le concessioni in
essere per i quali non e' previsto un termine di scadenza o
e' previsto un termine che supera il periodo transitorio,
proseguono fino al completamento del periodo transitorio
stesso. In quest'ultimo caso, ai titolari degli affidamenti
e delle concessioni in essere e' riconosciuto un rimborso,
a carico del nuovo gestore ai sensi del comma 8
dell'articolo 14, calcolato nel rispetto di quanto
stabilito nelle convenzioni o nei contratti e, per quanto
non desumibile dalla volonta' delle parti, con i criteri di
cui alle lettere a) e b) dell'articolo 24 del regio decreto
15 ottobre 1925, n. 2578. Resta sempre esclusa la
valutazione del mancato profitto derivante dalla
conclusione anticipata del rapporto di gestione.
6. Decorso il periodo transitorio, l'ente locale
procede all'affidamento del servizio secondo le modalita'
previste dall'articolo 14.
7. Il periodo transitorio di cui al comma 5 e' fissato
in cinque anni a decorrere dal 31 dicembre 2000. Tale
periodo puo' essere incrementato, alle condizioni sotto
indicate, in misura non superiore a:
a) un anno nel caso in cui, almeno un anno prima dello
scadere dei cinque anni, si realizzi una fusione societaria
che consenta di servire un'utenza complessivamente non
inferiore a due volte quella originariamente servita dalla
maggiore delle societa' oggetto di fusione;
b) due anni nel caso in cui, entro il termine di cui
alla lettera a), l'utenza servita risulti superiore a
centomila clienti finali, o il gas naturale distribuito
superi i cento milioni di metri cubi all'anno, ovvero
l'impresa operi in un ambito corrispondente almeno
all'intero territorio provinciale;
c) due anni nel caso in cui, entro il termine di cui
alla lettera a), il capitale privato costituisca almeno il
40% del capitale sociale.
8.
9. Gli affidamenti e le concessioni in essere alla data
di entrata in vigore del presente decreto sono mantenuti
per la durata in essi stabilita ove questi siano stati
attribuiti mediante gara, e comunque per un periodo non
superiore a dodici anni a partire dal 31 dicembre 2000.
10. I soggetti titolari degli affidamenti o delle
concessioni di cui al comma 5 del presente articolo possono
partecipare alle «prime gare successive al periodo
transitorio, su tutto il territorio nazionale» indette a
norma dell'articolo 14, comma 1, senza limitazioni. Per i
soggetti che devono essere costituiti o trasformati ai
sensi dei commi 1, 2, e 3 del presente articolo, la
partecipazione alle prime gare successive al periodo
transitorio, su tutto il territorio nazionale e' consentita
a partire dalla data dell'avvenuta costituzione o
trasformazione.
10-bis. Per le concessioni e gli affidamenti in essere
per la realizzazione delle reti e la gestione della
distribuzione del gas metano ai sensi dell'articolo 11
della legge 28 novembre 1980, n. 784, e successive
modificazioni, e dell'articolo 9 della legge 7 agosto 1997,
n. 266, come modificato dall'articolo 28 della legge 17
maggio 1999, n. 144, il periodo transitorio disciplinato
dal comma 7 e il periodo di cui al comma 9 del presente
articolo decorrono, tenuto conto del tempo necessario alla
costruzione delle reti, decorsi quattro anni dalla data di
entrata in vigore del decreto del Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica di concessione
del contributo.
Si riporta il testo dell'articolo 202 del citato
decreto legislativo n. 152 del 2006:
"Art. 202. Affidamento del servizio. - 1. L'Autorita'
d'ambito aggiudica il servizio di gestione integrata dei
rifiuti urbani mediante gara disciplinata dai principi e
dalle disposizioni comunitarie, secondo la disciplina
vigente in tema di affidamento dei servizi pubblici locali,
in conformita' ai criteri di cui all'articolo 113, comma 7,
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonche' con
riferimento all'ammontare del corrispettivo per la gestione
svolta, tenuto conto delle garanzie di carattere tecnico e
delle precedenti esperienze specifiche dei concorrenti,
secondo modalita' e termini definiti con decreto dal
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio nel
rispetto delle competenze regionali in materia.
2. I soggetti partecipanti alla gara devono formulare,
con apposita relazione tecnico-illustrativa allegata
all'offerta, proposte di miglioramento della gestione, di
riduzione delle quantita' di rifiuti da smaltire e di
miglioramento dei fattori ambientali, proponendo un proprio
piano di riduzione dei corrispettivi per la gestione al
raggiungimento di obiettivi autonomamente definiti.
3. Nella valutazione delle proposte si terra' conto, in
particolare, del peso che gravera' sull'utente sia in
termini economici, sia di complessita' delle operazioni a
suo carico.
4. Gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali di
proprieta' degli enti locali gia' esistenti al momento
dell'assegnazione del servizio sono conferiti in comodato
ai soggetti affidatari del medesimo servizio.
5. I nuovi impianti vengono realizzati dal soggetto
affidatario del servizio o direttamente, ai sensi
dell'articolo 113, comma 5-ter, del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267, ove sia in possesso dei requisiti
prescritti dalla normativa vigente, o mediante il ricorso
alle procedure di cui alla legge 11 febbraio 1994, n. 109,
ovvero secondo lo schema della finanza di progetto di cui
agli articoli 37 -bis e seguenti della predetta legge n.
109 del 1994.
6. Il personale che, alla data del 31 dicembre 2005 o
comunque otto mesi prima dell'affidamento del servizio,
appartenga alle amministrazioni comunali, alle aziende ex
municipalizzate o consortili e alle imprese private, anche
cooperative, che operano nel settore dei servizi comunali
per la gestione dei rifiuti sara' soggetto, ferma restando
la risoluzione del rapporto di lavoro, al passaggio diretto
ed immediato al nuovo gestore del servizio integrato dei
rifiuti, con la salvaguardia delle condizioni contrattuali,
collettive e individuali, in atto. Nel caso di passaggio di
dipendenti di enti pubblici e di ex aziende municipalizzate
o consortili e di imprese private, anche cooperative, al
gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani, si
applica, ai sensi dell'articolo 31 del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165, la disciplina del trasferimento del
ramo di azienda di cui all'articolo 2112 del codice civile.
Si riporta il testo dell'articolo 14, comma 1, del
citato decreto-legge n. 201 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 14. Istituzione del tributo comunale sui rifiuti
e sui servizi. - 1. A decorrere dal 1° gennaio 2013 e'
istituito in tutti i comuni del territorio nazionale il
tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, a copertura dei
costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e
dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto
mediante l'attribuzione di diritti di esclusiva nelle
ipotesi di cui al comma 1 dell'articolo 4 del decreto-legge
13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni,
dalla legge 24 settembre 2011, n. 148, e dei costi relativi
ai servizi indivisibili dei comuni.".
Si riporta il testo dell'articolo 30 del testo unico di
cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo
unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali):
"Art. 30. Convenzioni. - 1. Al fine di svolgere in modo
coordinato funzioni e servizi determinati, gli enti locali
possono stipulare tra loro apposite convenzioni.
2. Le convenzioni devono stabilire i fini, la durata,
le forme di consultazione degli enti contraenti, i loro
rapporti finanziari ed i reciproci obblighi e garanzie.
3. Per la gestione a tempo determinato di uno specifico
servizio o per la realizzazione di un'opera lo Stato e la
Regione, nelle materie di propria competenza, possono
prevedere forme di convenzione obbligatoria fra enti
locali, previa statuizione di un disciplinare-tipo.
4. Le convenzioni di cui al presente articolo possono
prevedere anche la costituzione di uffici comuni, che
operano con personale distaccato dagli enti partecipanti,
ai quali affidare l'esercizio delle funzioni pubbliche in
luogo degli enti partecipanti all'accordo, ovvero la delega
di funzioni da parte degli enti partecipanti all'accordo a
favore di uno di essi, che opera in luogo e per conto degli
enti deleganti.".
Si riporta il testo dell'articolo 8 della legge 5
giugno 2003, n. 131 (Disposizioni per l'adeguamento
dell'ordinamento della Repubblica alla L.Cost. 18 ottobre
2001, n. 3):
"Art. 8. Attuazione dell'articolo 120 della
Costituzione sul potere sostitutivo. - 1. Nei casi e per le
finalita' previsti dall'articolo 120, secondo comma, della
Costituzione, il Presidente del Consiglio dei ministri, su
proposta del Ministro competente per materia, anche su
iniziativa delle Regioni o degli enti locali, assegna
all'ente interessato un congruo termine per adottare i
provvedimenti dovuti o necessari; decorso inutilmente tale
termine, il Consiglio dei ministri, sentito l'organo
interessato, su proposta del Ministro competente o del
Presidente del Consiglio dei ministri, adotta i
provvedimenti necessari, anche normativi, ovvero nomina un
apposito commissario. Alla riunione del Consiglio dei
ministri partecipa il Presidente della Giunta regionale
della Regione interessata al provvedimento.
2. Qualora l'esercizio del potere sostitutivo si renda
necessario al fine di porre rimedio alla violazione della
normativa comunitaria, gli atti ed i provvedimenti di cui
al comma 1 sono adottati su proposta del Presidente del
Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche
comunitarie e del Ministro competente per materia.
L'articolo 11 della legge 9 marzo 1989, n. 86, e' abrogato.
3. Fatte salve le competenze delle Regioni a statuto
speciale, qualora l'esercizio dei poteri sostitutivi
riguardi Comuni, Province o Citta' metropolitane, la nomina
del commissario deve tenere conto dei principi di
sussidiarieta' e di leale collaborazione. Il commissario
provvede, sentito il Consiglio delle autonomie locali
qualora tale organo sia stato istituito.
4. Nei casi di assoluta urgenza, qualora l'intervento
sostitutivo non sia procrastinabile senza mettere in
pericolo le finalita' tutelate dall'articolo 120 della
Costituzione, il Consiglio dei ministri, su proposta del
Ministro competente, anche su iniziativa delle Regioni o
degli enti locali, adotta i provvedimenti necessari, che
sono immediatamente comunicati alla Conferenza
Stato-Regioni o alla Conferenza Stato-Citta' e autonomie
locali, allargata ai rappresentanti delle Comunita'
montane, che possono chiederne il riesame.
5. I provvedimenti sostitutivi devono essere
proporzionati alle finalita' perseguite.
6. Il Governo puo' promuovere la stipula di intese in
sede di Conferenza Stato-Regioni o di Conferenza unificata,
dirette a favorire l'armonizzazione delle rispettive
legislazioni o il raggiungimento di posizioni unitarie o il
conseguimento di obiettivi comuni; in tale caso e' esclusa
l'applicazione dei commi 3 e 4 dell'articolo 3 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Nelle materie di cui
all'articolo 117, terzo e quarto comma, della Costituzione
non possono essere adottati gli atti di indirizzo e di
coordinamento di cui all'articolo 8 della legge 15 marzo
1997, n. 59, e all'articolo 4 del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 112.".
Si riporta il testo dell'articolo 20, comma 2, del
citato decreto-legge n. 98 del 2011:
"Art. 20. Nuovo patto di stabilita' interno: parametri
di virtuosita'. - (Omissis).
2. Ai fini di ripartire l'ammontare del concorso alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica fissati,
a decorrere dall'anno 2012, dal comma 5, nonche'
dall'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010,
convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010,
tra gli enti del singolo livello di governo, i predetti
enti sono ripartiti con decreto del Ministro dell'economia
e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno e
con il Ministro per gli affari regionali e per la coesione
territoriale, d'intesa con la Conferenza unificata di cui
all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281, in due classi, sulla base della valutazione ponderata
dei seguenti parametri di virtuosita':
a) a decorrere dall'anno 2013, prioritaria
considerazione della convergenza tra spesa storica e costi
e fabbisogni standard;
b) rispetto del patto di stabilita' interno;
c) a decorrere dall'anno 2013, incidenza della spesa
del personale sulla spesa corrente dell'ente in relazione
al numero dei dipendenti in rapporto alla popolazione
residente, alle funzioni svolte anche attraverso
esternalizzazioni nonche' all'ampiezza del territorio; la
valutazione del predetto parametro tiene conto del suo
valore all'inizio della legislatura o consiliatura e delle
sue variazioni nel corso delle stesse ai fini
dell'applicazione del comma 2-ter;
d) autonomia finanziaria;
e) equilibrio di parte corrente;
f) a decorrere dall'anno 2013, tasso di copertura dei
costi dei servizi a domanda individuale per gli enti
locali;
g) a decorrere dall'anno 2013, rapporto tra gli
introiti derivanti dall'effettiva partecipazione all'azione
di contrasto all'evasione fiscale e i tributi erariali, per
le regioni;
h) a decorrere dall'anno 2013, effettiva partecipazione
degli enti locali all'azione di contrasto all'evasione
fiscale;
i) rapporto tra le entrate di parte corrente riscosse e
accertate;
l) a decorrere dall'anno 2013, operazione di
dismissione di partecipazioni societarie nel rispetto della
normativa vigente.".
Si riporta il testo dell'articolo 119, quinto comma,
della Costituzione:
"Art. 119. I Comuni, le Province, le Citta'
metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di
entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Citta' metropolitane e le
Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i
principi generali determinati dalla legge dello Stato.
Possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare
spese di investimento. E' esclusa ogni garanzia dello Stato
sui prestiti dagli stessi contratti.".
Si riporta il testo dell'articolo 18, comma 2-bis, del
citato decreto-legge n. 112 del 2008:
"Art. 18. Reclutamento del personale delle societa'
pubbliche. - (Omissis).
2-bis. Le disposizioni che stabiliscono, a carico delle
amministrazioni di cui all' articolo 1, comma 2, del
decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive
modificazioni, divieti o limitazioni alle assunzioni di
personale si applicano, in relazione al regime previsto per
l'amministrazione controllante, anche alle societa' a
partecipazione pubblica locale totale o di controllo che
siano titolari di affidamenti diretti di servizi pubblici
locali senza gara, ovvero che svolgano funzioni volte a
soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere
non industriale ne' commerciale, ovvero che svolgano
attivita' nei confronti della pubblica amministrazione a
supporto di funzioni amministrative di natura pubblicistica
inserite nel conto economico consolidato della pubblica
amministrazione, come individuate dall'Istituto nazionale
di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 5 dell' articolo 1
della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Le predette societa'
adeguano inoltre le proprie politiche di personale alle
disposizioni vigenti per le amministrazioni controllanti in
materia di contenimento degli oneri contrattuali e delle
altre voci di natura retributiva o indennitaria e per
consulenze. Con decreto del Ministro dell'economia e delle
finanze, di concerto con i Ministri dell'interno e per i
rapporti con le regioni, sentita la Conferenza unificata di
cui all' articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997,
n. 281, e successive modificazioni, da emanare entro il 30
settembre 2009, sono definite le modalita' e la modulistica
per l'assoggettamento al patto di stabilita' interno delle
societa' a partecipazione pubblica locale totale o di
controllo che siano titolari di affidamenti diretti di
servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgano
funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale
aventi carattere non industriale ne' commerciale, ovvero
che svolgano attivita' nei confronti della pubblica
amministrazione a supporto di funzioni amministrative di
natura pubblicistica.".
Il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE) e' pubblicato nella Gazz. Uff. 2 maggio 2006,
n. 100, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 35, comma 3, del
decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme generali
sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle
amministrazioni pubbliche):
"Art. 35. Reclutamento del personale. - (Omissis).
3. Le procedure di reclutamento nelle pubbliche
amministrazioni si conformano ai seguenti principi:
a) adeguata pubblicita' della selezione e modalita' di
svolgimento che garantiscano l'imparzialita' e assicurino
economicita' e celerita' di espletamento, ricorrendo, ove
e' opportuno, all'ausilio di sistemi automatizzati, diretti
anche a realizzare forme di preselezione;
b) adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti,
idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali
e professionali richiesti in relazione alla posizione da
ricoprire;
c) rispetto delle pari opportunita' tra lavoratrici e
lavoratori;
d) decentramento delle procedure di reclutamento;
e) composizione delle commissioni esclusivamente con
esperti di provata competenza nelle materie di concorso,
scelti tra funzionari delle amministrazioni, docenti ed
estranei alle medesime, che non siano componenti
dell'organo di direzione politica dell'amministrazione, che
non ricoprano cariche politiche e che non siano
rappresentanti sindacali o designati dalle confederazioni
ed organizzazioni sindacali o dalle associazioni
professionali.".
Il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422
(Conferimento alle regioni ed agli enti locali di funzioni
e compiti in materia di trasporto pubblico locale, a norma
dell'articolo 4, comma 4, della L. 15 marzo 1997, n. 59) e'
pubblicato nella Gazz. Uff. 10 dicembre 1997, n. 287.
Il decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164
(Attuazione della direttiva 98/30/CE recante norme comuni
per il mercato interno del gas naturale, a norma
dell'articolo 41 della L. 17 maggio 1999, n. 144) e'
pubblicato nella Gazz. Uff. 20 giugno 2000, n. 142.
Il regolamento (CE) n. 1370/2007 del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, relativo ai servizi
pubblici di trasporto di passeggeri su strada e per
ferrovia e che abroga i regolamenti del Consiglio (CEE) n.
1191/69 e (CEE) n. 1107/70 e' Pubblicato nella G.U.U.E. 3
dicembre 2007, n. L 315.
Si riporta l'articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n.
99 (Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione
delle imprese, nonche' in materia di energia:
"Art. 61. (Ulteriori disposizioni in materia di
trasporto pubblico locale). - 1. Al fine di armonizzare il
processo di liberalizzazione e di concorrenza nel settore
del trasporto pubblico regionale e locale con le norme
comunitarie, le autorita' competenti all'aggiudicazione di
contratti di servizio, anche in deroga alla disciplina di
settore, possono avvalersi delle previsioni di cui all'
articolo 5, paragrafi 2, 4, 5 e 6, e all' articolo 8,
paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1370/2007 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007.
Alle societa' che, in Italia o all'estero, risultino
aggiudicatarie di contratti di servizio ai sensi delle
previsioni del predetto regolamento (CE) n. 1370/2007 non
si applica l'esclusione di cui all' articolo 18, comma 2,
lettera a), del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.
422.".
Si riporta il testo dell'articolo 4, comma 33, del
citato decreto-legge n. 138 del 2011:
"Art. 4. Adeguamento della disciplina dei servizi
pubblici locali al referendum popolare e alla normativa
dall'Unione europea. - (Omissis).
33. Le societa', le loro controllate, controllanti e
controllate da una medesima controllante, anche non
appartenenti a Stati membri dell'Unione europea, che, in
Italia o all'estero, gestiscono di fatto o per disposizioni
di legge, di atto amministrativo o per contratto servizi
pubblici locali in virtu' di affidamento diretto, di una
procedura non ad evidenza pubblica ovvero non ai sensi del
comma 12, nonche' i soggetti cui e' affidata la gestione
delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni
patrimoniali degli enti locali, qualora separata
dall'attivita' di erogazione dei servizi, non possono
acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti
territoriali diversi, ne' svolgere servizi o attivita' per
altri enti pubblici o privati, ne' direttamente, ne'
tramite loro controllanti o altre societa' che siano da
essi controllate o partecipate, ne' partecipando a gare. Il
divieto di cui al primo periodo opera per tutta la durata
della gestione e non si applica alle societa' quotate in
mercati regolamentati e alle societa' da queste
direttamente o indirettamente controllate ai sensi
dell'articolo 2359 del codice civile, nonche' al socio
selezionato ai sensi del comma 12 e alle societa' a
partecipazione mista pubblica e privata costituite ai sensi
del medesimo comma. I soggetti affidatari diretti di
servizi pubblici locali possono comunque concorrere su
tutto il territorio nazionale a gare indette nell'ultimo
anno di affidamento dei servizi da essi gestiti, a
condizione che sia stata indetta la procedura competitiva
ad evidenza pubblica per il nuovo affidamento del servizio
o, almeno, sia stata adottata la decisione di procedere al
nuovo affidamento attraverso la predetta procedura ovvero,
purche' in favore di soggetto diverso, ai sensi del comma
13.".
Si riporta il testo dell'articolo 3 della citata legge
n. 287 del 1990:
"Art. 3. Abuso di posizione dominante. - 1. E' vietato
l'abuso da parte di una o piu' imprese di una posizione
dominante all'interno del mercato nazionale o in una sua
parte rilevante, ed inoltre e' vietato:
a) imporre direttamente o indirettamente prezzi di
acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali
ingiustificatamente gravose;
b) impedire o limitare la produzione, gli sbocchi o gli
accessi al mercato, lo sviluppo tecnico o il progresso
tecnologico, a danno dei consumatori;
c) applicare nei rapporti commerciali con altri
contraenti condizioni oggettivamente diverse per
prestazioni equivalenti, cosi' da determinare per essi
ingiustificati svantaggi nella concorrenza;
d) subordinare la conclusione dei contratti
all'accettazione da parte degli altri contraenti di
prestazioni supplementari che, per loro natura e secondo
gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con
l'oggetto dei contratti stessi.".
La legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema
penale), e' pubblicata nella Gazz. Uff. 30 novembre 1981,
n. 329, S.O.



 
Art. 26

Misure in favore della concorrenza nella gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio e per l'incremento della raccolta e
recupero degli imballaggi

1. Al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche: a) all'articolo 221,
1) al comma 3, la lettera a) e' sostituita dalla seguente: «a) organizzare autonomamente, anche in forma collettiva, la gestione dei propri rifiuti di imballaggio sull'intero territorio nazionale»; 2) al comma 5,
2.1) al sesto periodo, le parole «sulla base dei», sono sostituite dalle seguenti «acquisiti i»
2.2) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Alle domande disciplinate dal presente comma si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni relative alle attivita' private sottoposte alla disciplina degli articoli 19 e 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241. A condizione che siano rispettate le condizioni, le norme tecniche e le prescrizioni specifiche adottate ai sensi del presente articolo, le attivita' di cui al comma 3 lettere a) e c) possono essere intraprese decorsi novanta giorni dallo scadere del termine per l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare come indicato nella presente norma.»
3) (soppresso).
b) all'articolo 265, il comma 5 e' soppresso
c) all'articolo 261, comma 1, le parole «pari a sei volte le somme dovute al CONAI» sono sostituite dalle seguenti: da 10.000 a 60.000 euro».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 221, 261 e 265 del
citato decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 221. Obblighi dei produttori e degli
utilizzatori. - 1. I produttori e gli utilizzatori sono
responsabili della corretta ed efficace gestione ambientale
degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio generati dal
consumo dei propri prodotti.
2. Nell'ambito degli obiettivi di cui agli articoli 205
e 220 e del Programma di cui all'articolo 225, i produttori
e gli utilizzatori, su richiesta del gestore del servizio e
secondo quanto previsto dall'accordo di programma di cui
all'articolo 224, comma 5, adempiono all'obbligo del ritiro
dei rifiuti di imballaggio primari o comunque conferiti al
servizio pubblico della stessa natura e raccolti in modo
differenziato. A tal fine, per garantire il necessario
raccordo con l'attivita' di raccolta differenziata
organizzata dalle pubbliche amministrazioni e per le altre
finalita' indicate nell'articolo 224, i produttori e gli
utilizzatori partecipano al Consorzio nazionale imballaggi,
salvo il caso in cui venga adottato uno dei sistemi di cui
al comma 3, lettere a) e c) del presente articolo.
3. Per adempiere agli obblighi di riciclaggio e di
recupero nonche' agli obblighi della ripresa degli
imballaggi usati e della raccolta dei rifiuti di
imballaggio secondari e terziari su superfici private, e
con riferimento all'obbligo del ritiro, su indicazione del
Consorzio nazionale imballaggi di cui all'articolo 224, dei
rifiuti di imballaggio conferiti dal servizio pubblico, i
produttori possono alternativamente:
a) organizzare autonomamente, anche in forma
collettiva, la gestione dei propri rifiuti di imballaggio
sull'intero territorio nazionale;
b) aderire ad uno dei consorzi di cui all'articolo 223;
c) attestare sotto la propria responsabilita' che e'
stato messo in atto un sistema di restituzione dei propri
imballaggi, mediante idonea documentazione che dimostri
l'autosufficienza del sistema, nel rispetto dei criteri e
delle modalita' di cui ai commi 5 e 6.
4. Ai fini di cui al comma 3 gli utilizzatori sono
tenuti a consegnare gli imballaggi usati secondari e
terziari e i rifiuti di imballaggio secondari e terziari in
un luogo di raccolta organizzato dai produttori e con gli
stessi concordato. Gli utilizzatori possono tuttavia
conferire al servizio pubblico i suddetti imballaggi e
rifiuti di imballaggio nei limiti derivanti dai criteri
determinati ai sensi dell'articolo 195, comma 2, lettera
e).
5. I produttori che non intendono aderire al Consorzio
Nazionale Imballaggi e a un Consorzio di cui all'articolo
223, devono presentare all'Osservatorio nazionale sui
rifiuti il progetto del sistema di cui al comma 3, lettere
a) o c) richiedendone il riconoscimento sulla base di
idonea documentazione. Il progetto va presentato entro
novanta giorni dall'assunzione della qualifica di
produttore ai sensi dell'articolo 218, comma 1, lettera r)
o prima del recesso da uno dei suddetti Consorzi. Il
recesso e', in ogni caso, efficace solo dal momento in cui,
intervenuto il riconoscimento, l'Osservatorio accerti il
funzionamento del sistema e ne dia comunicazione al
Consorzio, permanendo fino a tale momento l'obbligo di
corrispondere il contributo ambientale di cui all'articolo
224, comma 3, lettera h). Per ottenere il riconoscimento i
produttori devono dimostrare di aver organizzato il sistema
secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicita',
che il sistema sara' effettivamente ed autonomamente
funzionante e che e' in grado di conseguire, nell'ambito
delle attivita' svolte, gli obiettivi di recupero e di
riciclaggio di cui all'articolo 220. I produttori devono
inoltre garantire che gli utilizzatori e gli utenti finali
degli imballaggi siano informati sulle modalita' del
sistema adottato. L'Osservatorio, acquisiti i necessari
elementi di valutazione forniti dal Consorzio nazionale
imballaggi, si esprime entro novanta giorni dalla
richiesta. In caso di mancata risposta nel termine sopra
indicato, l'interessato chiede al Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio l'adozione dei relativi
provvedimenti sostitutivi da emanarsi nei successivi
sessanta giorni. L'Osservatorio e' tenuto a presentare una
relazione annuale di sintesi relativa a tutte le
istruttorie esperite. Sono fatti salvi i riconoscimenti
gia' operati ai sensi della previgente normativa. Alle
domande disciplinate dal presente comma si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni relative alle attivita'
private sottoposte alla disciplina degli articoli 19 e 20
della legge 7 agosto 1990, n. 241. A condizione che siano
rispettate le condizioni, le norme tecniche e le
prescrizioni specifiche adottate ai sensi del presente
articolo, le attivita' di cui al comma 3 lettere a) e c)
possono essere intraprese decorsi novanta giorni dallo
scadere del termine per l'esercizio dei poteri sostitutivi
da parte del Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare come indicato nella presente norma.
6. I produttori di cui al comma 5 elaborano e
trasmettono al Consorzio nazionale imballaggi di cui
all'articolo 224 un proprio Programma specifico di
prevenzione che costituisce la base per l'elaborazione del
programma generale di cui all'articolo 225.
7. Entro il 30 settembre di ogni anno i produttori di
cui al comma 5 presentano all'Autorita' prevista
dall'articolo 207 e al Consorzio nazionale imballaggi un
piano specifico di prevenzione e gestione relativo all'anno
solare successivo, che sara' inserito nel programma
generale di prevenzione e gestione di cui all'articolo 225.
8. Entro il 31 maggio di ogni anno, i produttori di cui
al comma 5 sono inoltre tenuti a presentare all'Autorita'
prevista dall'articolo 207 ed al Consorzio nazionale
imballaggi una relazione sulla gestione relativa all'anno
solare precedente, comprensiva dell'indicazione nominativa
degli utilizzatori che, fino al consumo, partecipano al
sistema di cui al comma 3, lettere a) o c), del programma
specifico e dei risultati conseguiti nel recupero e nel
riciclo dei rifiuti di imballaggio; nella stessa relazione
possono essere evidenziati i problemi inerenti il
raggiungimento degli scopi istituzionali e le eventuali
proposte di adeguamento della normativa.
9. Il mancato riconoscimento del sistema ai sensi del
comma 5, o la revoca disposta dall'Autorita', previo avviso
all'interessato, qualora i risultati ottenuti siano
insufficienti per conseguire gli obiettivi di cui
all'articolo 220 ovvero siano stati violati gli obblighi
previsti dai commi 6 e 7, comportano per i produttori
l'obbligo di partecipare ad uno dei consorzi di cui
all'articolo 223 e, assieme ai propri utilizzatori di ogni
livello fino al consumo, al consorzio previsto
dall'articolo 224. I provvedimenti dell'Autorita' sono
comunicati ai produttori interessati e al Consorzio
nazionale imballaggi. L'adesione obbligatoria ai consorzi
disposta in applicazione del presente comma ha effetto
retroattivo ai soli fini della corresponsione del
contributo ambientale previsto dall'articolo 224, comma 3,
lettera h) e dei relativi interessi di mora. Ai produttori
e agli utilizzatori che, entro novanta giorni dal
ricevimento della comunicazione dell'Autorita', non
provvedano ad aderire ai consorzi e a versare le somme a
essi dovute si applicano inoltre le sanzioni previste
dall'articolo 261.
10. Sono a carico dei produttori e degli utilizzatori:
a) i costi per il ritiro degli imballaggi usati e la
raccolta dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari;
b) il corrispettivo per i maggiori oneri relativi alla
raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio conferiti
al servizio pubblico per i quali l'Autorita' d'ambito
richiede al Consorzio nazionale imballaggi o per esso ai
soggetti di cui al comma 3 di procedere al ritiro;
c) i costi per il riutilizzo degli imballaggi usati;
d) i costi per il riciclaggio e il recupero dei rifiuti
di imballaggio;
e) i costi per lo smaltimento dei rifiuti di
imballaggio secondari e terziari.
11. La restituzione di imballaggi usati o di rifiuti di
imballaggio, ivi compreso il conferimento di rifiuti in
raccolta differenziata, non deve comportare oneri economici
per il consumatore."
"Art. 261. Imballaggi. - 1. I produttori e gli
utilizzatori che non adempiano all'obbligo di raccolta di
cui all'articolo 221, comma 2, o non adottino, in
alternativa, sistemi gestionali ai sensi del medesimo
articolo 221, comma 3, lettere a) e c), sono puniti con la
sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000 a 60.000 euro,
fatto comunque salvo l'obbligo di corrispondere i
contributi pregressi.
2. I produttori di imballaggi che non provvedono ad
organizzare un sistema per l'adempimento degli obblighi di
cui all'articolo 221, comma 3, e non aderiscono ai consorzi
di cui all'articolo 223, ne' adottano un sistema di
restituzione dei propri imballaggi ai sensi dell'articolo
221, comma 3, lettere a) e c), sono puniti con la sanzione
amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a
quarantaseimilacinquecento euro. La stessa pena si applica
agli utilizzatori che non adempiono all'obbligo di cui
all'articolo 221, comma 4.
3. La violazione dei divieti di cui all'articolo 226,
commi 1 e 4, e' punita con la sanzione amministrativa
pecuniaria da cinquemiladuecento euro a quarantamila euro.
La stessa pena si applica a chiunque immette nel mercato
interne imballaggi privi dei requisiti di cui all'articolo
219, comma 5.
4. La violazione del disposto di cui all'articolo 226,
comma 3, e' punita con la sanzione amministrativa
pecuniaria da duemilaseicento euro a
quindicimilacinquecento euro."
"Art. 265. Disposizioni transitorie. - 1. Le vigenti
norme regolamentari e tecniche che disciplinano la
raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei
rifiuti restano in vigore sino all'adozione delle
corrispondenti specifiche norme adottate in attuazione
della parte quarta del presente decreto. Al fine di
assicurare che non vi sia alcuna soluzione di continuita'
nel passaggio dalla preesistente normativa a quella
prevista dalla parte quarta del presente decreto, le
pubbliche amministrazioni, nell'esercizio delle rispettive
competenze, adeguano la previgente normativa di attuazione
alla disciplina contenuta nella parte quarta del presente
decreto, nel rispetto di quanto stabilito dall'articolo
264, comma 1, lettera i). Ogni riferimento ai rifiuti
tossici e nocivi continua ad intendersi riferito ai rifiuti
pericolosi.
2. In attesa delle specifiche norme regolamentari e
tecniche in materia di trasporto dei rifiuti, di cui
all'articolo 195, comma 2, lettera 1), e fermo restando
quanto previsto dall'art. 188-ter e dal decreto legislativo
24 giugno 2003, n. 182 in materia di rifiuti prodotti dalle
navi e residui di carico, i rifiuti sono assimilati alle
merci per quanto concerne il regime normativo in materia di
trasporti via mare e la disciplina delle operazioni di
carico, scarico, trasbordo, deposito e maneggio in aree
portuali. In particolare i rifiuti pericolosi sono
assimilati alle merci pericolose.
3. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio, di concerto con il Ministro dell'istruzione,
dell'universita' e della ricerca e con il Ministro delle
attivita' produttive, individua con apposito decreto le
forme di promozione e di incentivazione per la ricerca e
per lo sviluppo di nuove tecnologie di bonifica presso le
universita', nonche' presso le imprese e i loro consorzi.
4. Fatti salvi gli interventi realizzati alla data di
entrata in vigore della parte quarta del presente decreto,
entro centottanta giorni da tale data, puo' essere
presentata all'autorita' competente adeguata relazione
tecnica al fine di rimodulare gli obiettivi di bonifica
gia' autorizzati sulla base dei criteri definiti dalla
parte quarta del presente decreto. L'autorita' competente
esamina la documentazione e dispone le varianti al progetto
necessarie.
5. (soppresso).
6. Le aziende siderurgiche e metallurgiche operanti
alla data di entrata in vigore della parte quarta del
presente decreto e sottoposte alla disciplina di cui al
decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, sono
autorizzate in via transitoria, previa presentazione della
relativa domanda, e fino al rilascio o al definitivo
diniego dell'autorizzazione medesima, ad utilizzare,
impiegandoli nel proprio ciclo produttivo, i rottami
ferrosi individuati dal codice GA 430 dell'Allegato II
(lista verde dei rifiuti) del regolamento (CE) 1° febbraio
1993, n. 259 e i rottami non ferrosi individuati da codici
equivalenti del medesimo Allegato.
6-bis. I soggetti che alla data di entrata in vigore
del presente decreto svolgono attivita' di recupero di
rottami ferrosi e non ferrosi che erano da considerarsi
escluse dal campo di applicazione della parte quarta del
medesimo decreto n. 152 del 2006 possono proseguire le
attivita' di gestione in essere alle condizioni di cui alle
disposizioni previgenti fino al rilascio o al diniego delle
autorizzazioni necessarie allo svolgimento di dette
attivita' nel nuovo regime. Le relative istanze di
autorizzazione o iscrizione sono presentate entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.".



 
Art. 27

Promozione della concorrenza in materia di conto corrente o di conto
di pagamento di base

1. All'articolo 12 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 7 e' abrogato;
b) il comma 9 e' sostituito dal seguente:
«9. L'Associazione bancaria italiana, le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento, la societa' Poste italiane S.p.a., il Consorzio Bancomat, le imprese che gestiscono circuiti di pagamento e le associazioni delle imprese maggiormente significative a livello nazionale definiscono, entro il 1° giugno 2012, e applicano entro i tre mesi successivi, le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessita' di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonche' di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza. Le regole generali sono definite tenendo conto che le commissioni devono essere correlate alle componenti di costo effettivamente sostenute da banche e circuiti interbancari, distinguendo le componenti di servizio legate in misura fissa alla esecuzione dell'operazione da quelle di natura variabile legate al valore transatto e valorizzando il numero e la frequenza delle transazioni. Dovra' in ogni caso essere garantita la gratuita' delle spese di apertura e di gestione dei conti di pagamento di base destinati all'accredito e al prelievo della pensione del titolare per gli aventi diritto a trattamenti pensionistici fino a 1.500 euro mensili, ferma restando l'onerosita' di eventuali servizi aggiuntivi richiesti dal titolare »;
c) il comma 10 e' sostituito dal seguente:
«10. Entro i sei mesi successivi all'applicazione delle misure di cui al comma 9, il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, valuta l'efficacia delle misure definite ai sensi del comma 9. In caso di mancata definizione e applicazione delle misure di cui al comma 9, le stesse sono fissate con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentita la Banca d'Italia e l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato»;
d) dopo il comma 10 e' inserito il seguente:
«10-bis. Fino alla pubblicazione del decreto che recepisce la valutazione dell'efficacia delle misure definite ai sensi del comma 9 ovvero che fissa le misure ai sensi del comma 10, continua ad applicarsi il comma 7 dell'articolo 34 della legge 12 novembre 2011, n. 183»;
e) la lettera c) del comma 5 e' sostituita dalla seguente:
«c) identificazione delle caratteristiche del conto in accordo con le prescrizioni contenute nella sezione III della raccomandazione n. 2011/442/UE della Commissione, del 18 luglio 2011, e di un livello dei costi coerente con le finalita' di inclusione finanziaria conforme a quanto stabilito dalla sezione IV della predetta raccomandazione».
2. La delibera dei CICR di cui al comma 4 dell'articolo 117-bis del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, e' adottata entro il termine del 31 maggio 2012 e la complessiva disciplina entra in vigore non oltre il 1° luglio successivo.
3. I contratti di apertura di credito e di conto corrente in corso sono adeguati entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della delibera CICR di cui al comma 2, con l'introduzione di clausole conformi alle disposizioni di cui all'articolo 117-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, ai sensi dell'articolo 118 del medesimo decreto legislativo.
4. I commi 1 e 3 dell'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono abrogati.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 12 del citato
decreto-legge n. 201 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 12. Riduzione del limite per la tracciabilita'
dei pagamenti a 1.000 euro e contrasto all'uso del
contante.
1. Le limitazioni all'uso del contante e dei titoli al
portatore, di cui all'articolo 49, commi 1, 5, 8, 12 e 13,
del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, sono
adeguate all'importo di euro mille: conseguentemente, nel
comma 13 del predetto articolo 49, le parole: «30 settembre
2011» sono sostituite dalle seguenti: «31 marzo 2012». Non
costituisce infrazione la violazione delle disposizioni
previste dall' articolo 49, commi 1, 5, 8, 12 e 13, del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, commessa nel
periodo dal 6 dicembre 2011 al 31 gennaio 2012 e riferita
alle limitazioni di importo introdotte dal presente comma.
1-bis. All' articolo 58, comma 7-bis, del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e' aggiunto, in fine,
il seguente periodo: «Per le violazioni di cui al comma 3
che riguardano libretti al portatore con saldo inferiore a
3.000 euro la sanzione e' pari al saldo del libretto
stesso».
2. All'articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.
138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148, dopo il comma 4-bis, e' inserito il
seguente:
«4-ter. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore
del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, al fine di
favorire la modernizzazione e l'efficienza degli strumenti
di pagamento, riducendo i costi finanziari e amministrativi
derivanti dalla gestione del denaro contante:
a) le operazioni di pagamento delle spese delle
pubbliche amministrazioni centrali e locali e dei loro enti
sono disposte mediante l'utilizzo di strumenti telematici.
E' fatto obbligo alle Pubbliche Amministrazioni di avviare
il processo di superamento di sistemi basati sull'uso di
supporti cartacei;
b) i pagamenti di cui alla lettera a) si effettuano in
via ordinaria mediante accreditamento sui conti correnti o
di pagamento dei creditori ovvero con altri strumenti di
pagamento elettronici prescelti dal beneficiario. Gli
eventuali pagamenti per cassa non possono, comunque,
superare l'importo di mille euro;
c) lo stipendio, la pensione, i compensi comunque
corrisposti dalle pubbliche amministrazioni centrali e
locali e dai loro enti, in via continuativa a prestatori
d'opera e ogni altro tipo di emolumento a chiunque
destinato, di importo superiore a mille euro, debbono
essere erogati con strumenti di pagamento elettronici
bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento
prepagate e le carte di cui all' articolo 4 del
decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Il
limite di importo di cui al periodo precedente puo' essere
modificato con decreto del Ministero dell'economia e delle
finanze;
d) per incrementare i livelli di sicurezza fisica e
tutelare i soggetti che percepiscono trattamenti
pensionistici minimi, assegni e pensioni sociali, i
rapporti recanti gli accrediti di tali somme sono esenti in
modo assoluto dall'imposta di bollo, ove i titolari
rientrino nelle fasce individuate ai sensi del comma 5,
lettera d). Per tali rapporti, alle banche, alla societa'
Poste italiane Spa e agli altri intermediari finanziari e'
fatto divieto di addebitare alcun costo;
e) per consentire ai soggetti di cui alla lettera a) di
riscuotere le entrate di propria competenza con strumenti
diversi dal contante, fatte salve le attivita' di
riscossione dei tributi regolate da specifiche normative,
il Ministero dell'economia e delle finanze promuove la
stipula, tramite la societa' Consip Spa, di una o piu'
convenzioni con prestatori di servizi di pagamento,
affinche' i soggetti in questione possano dotarsi di POS
(Point of Sale) a condizioni favorevoli.».
2-bis. Il termine di cui all' articolo 2, comma 4-ter,
del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148,
introdotto dal comma 2 del presente articolo, puo' essere
prorogato, per specifiche e motivate esigenze, con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro per la pubblica amministrazione e la
semplificazione.
3. Il Ministero dell'economia e delle finanze, la Banca
d'Italia, l'Associazione bancaria italiana, la societa'
Poste italiane Spa e le associazioni dei prestatori di
servizi di pagamento definiscono con apposita convenzione,
da stipulare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del presente decreto, le
caratteristiche di un conto corrente o di un conto di
pagamento di base. In caso di mancata stipula della
convenzione entro la scadenza del predetto termine, le
caratteristiche di un conto corrente o di un conto di
pagamento di base vengono fissate con decreto del Ministero
dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia.
Con la medesima convenzione e' stabilito l'ammontare degli
importi delle commissioni da applicare sui prelievi
effettuati con carta autorizzata tramite la rete degli
sportelli automatici presso una banca diversa da quella del
titolare della carta.
4. Le banche, la societa' Poste italiane Spa e gli
altri prestatori di servizi di pagamento abilitati ad
offrire servizi a valere su un conto di pagamento sono
tenuti a offrire il conto di cui al comma 3. 5. La
convenzione individua le caratteristiche del conto avendo
riguardo ai seguenti criteri:
a) inclusione nell'offerta di un numero adeguato di
servizi ed operazioni, compresa la disponibilita' di una
carta di debito gratuita;
b) struttura dei costi semplice, trasparente,
facilmente comparabile;
«c) identificazione delle caratteristiche del conto in
accordo con le prescrizioni contenute nella sezione III
della raccomandazione n. 2011/442/UE della Commissione, del
18 luglio 2011, e di un livello dei costi coerente con le
finalita' di inclusione finanziaria conforme a quanto
stabilito dalla sezione IV della predetta Raccomandazione».
d) le fasce socialmente svantaggiate di clientela alle
quali il conto corrente e' offerto senza spese.
6. Il rapporto di conto corrente individuato ai sensi
del comma 3 e' esente dall'imposta di bollo nei casi di cui
al comma 5, lettera d).
7. (abrogato).
8. Rimane ferma l'applicazione di quanto previsto per i
contratti di conto corrente ai sensi del Titolo VI del
decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e del titolo
II del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, e
successive modificazioni.
9. L'Associazione bancaria italiana, le associazioni
dei prestatori di servizi di pagamento, la societa' Poste
italiane S.p.a., il Consorzio Bancomat, le imprese che
gestiscono circuiti di pagamento e le associazioni delle
imprese maggiormente significative a livello nazionale
definiscono, entro il 1o giugno 2012, e applicano entro i
tre mesi successivi, le regole generali per assicurare una
riduzione delle commissioni a carico degli esercenti in
relazione alle transazioni effettuate mediante carte di
pagamento, tenuto conto della necessita' di assicurare
trasparenza e chiarezza dei costi, nonche' di promuovere
l'efficienza economica nel rispetto delle regole di
concorrenza. Le regole generali sono definite tenendo conto
che le commissioni devono essere correlate alle componenti
di costo effettivamente sostenute da banche e circuiti
interbancari, distinguendo le componenti di servizio legate
in misura fissa alla esecuzione dell'operazione da quelle
di natura variabile legate al valore transatto e
valorizzando il numero e la frequenza delle transazioni.
Dovra' in ogni caso essere garantita la gratuita' delle
spese di apertura e di gestione dei conti di pagamento di
base destinati all'accredito e al prelievo della pensione
del titolare per gli aventi diritto a trattamenti
pensionistici fino a 1.500 euro mensili, ferma restando
l'onerosita' di eventuali servizi aggiuntivi richiesti dal
titolare.
10. Entro i sei mesi successivi all'applicazione delle
misure di cui al comma 9, il Ministero dell'economia e
delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo
economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorita' garante
della concorrenza e del mercato, valuta l'efficacia delle
misure definite ai sensi del comma 9. In caso di mancata
definizione e applicazione delle misure di cui al comma 9,
le stesse sono fissate con decreto del Ministero
dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero
dello sviluppo economico, sentita la Banca d'Italia e
l'Autorita' garante della concorrenza e del mercato;
10-bis. Fino alla pubblicazione del decreto che
recepisce la valutazione dell'efficacia delle misure
definite ai sensi del comma 9 ovvero che fissa le misure ai
sensi del comma 10, continua ad applicarsi il comma 7
dell'articolo 34 della legge 12 novembre 2011, n. 183;
11. All'articolo 51, comma 1, del decreto legislativo
21 novembre 2007, n. 231, sono aggiunte, in fine, le
seguenti parole: "e per la immediata comunicazione della
infrazione anche alla Agenzia delle entrate che attiva i
conseguenti controlli di natura fiscale.".
Si riporta il testo dell'articolo 34, comma 7, della
legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilita' 2012):
"Art. 34. Deduzione forfetaria in favore degli
esercenti impianti di distribuzione carburanti
(Omissis).
7. A decorrere dalla data di entrata in vigore della
presente legge, le transazioni regolate con carte di
pagamento presso gli impianti di distribuzione di
carburanti, di importo inferiore ai 100 euro, sono gratuite
sia per l'acquirente che per il venditore.
La raccomandazione n. 2011/442/UE della Commissione,
del 18 luglio 2011 e' pubblicata nella Gazzetta ufficiale
n. L 190 del 21/07/2011.
Si riporta il testo dell'articolo 117-bis del decreto
legislativo 1o settembre 1993, n. 385 ( Testo unico delle
leggi in materia bancaria e creditizia):
"Art. 117-bis. Remunerazione degli affidamenti e degli
sconfinamenti.
1. I contratti di apertura di credito possono
prevedere, quali unici oneri a carico del cliente, una
commissione onnicomprensiva, calcolata in maniera
proporzionale rispetto alla somma messa a disposizione del
cliente e alla durata dell'affidamento, e un tasso di
interesse debitore sulle somme prelevate. L'ammontare della
commissione non puo' superare lo 0,5 per cento, per
trimestre, della somma messa a disposizione del cliente.
2. A fronte di sconfinamenti in assenza di affidamento
ovvero oltre il limite del fido, i contratti di conto
corrente e di apertura di credito possono prevedere, quali
unici oneri a carico del cliente, una commissione di
istruttoria veloce determinata in misura fissa, espressa in
valore assoluto, commisurata ai costi e un tasso di
interesse debitore sull'ammontare dello sconfinamento.
3. Le clausole che prevedono oneri diversi o non
conformi rispetto a quanto stabilito nei commi 1 e 2 sono
nulle. La nullita' della clausola non comporta la nullita'
del contratto.
4. Il CICR adotta disposizioni applicative del presente
articolo e puo' prevedere che esso si applichi ad altri
contratti per i quali si pongano analoghe esigenze di
tutela del cliente; il CICR prevede i casi in cui, in
relazione all'entita' e alla durata dello sconfinamento,
non sia dovuta la commissione di istruttoria veloce di cui
al comma 2.".
Il testo dell'articolo 2-bis, commi 1 e 3, del citato
decreto-legge n. 185 del 2008, abrogati dalla presente
legge, e' pubblicato nella Gazz. Uff. 29 novembre 2008, n.
280, S.O.



 
Art. 27-bis
Nullita' di clausole nei contratti bancari

1. Sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido.
 
Art. 27-ter
Cancellazioni delle ipoteche perenti

1. All'articolo 40-bis del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «ovvero in caso di mancata rinnovazione dell'iscrizione entro il termine di cui all'articolo 2847 del codice civile»;
b) al comma 4 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «La cancellazione d'ufficio si applica in tutte le fattispecie di estinzione di cui all'articolo 2878 del codice civile».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 40-bis del testo
unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui
al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, come
modificato dalla presente legge:
"Art. 40-bis. Cancellazione delle ipoteche.
1. Ai fini di cui all'articolo 2878 del codice civile e
in deroga all'articolo 2847 del codice civile, l'ipoteca
iscritta a garanzia di obbligazioni derivanti da contratto
di mutuo stipulato o accollato a seguito di frazionamento,
anche ai sensi del decreto legislativo 20 giugno 2005, n.
122, ancorche' annotata su titoli cambiari, si estingue
automaticamente alla data di estinzione dell'obbligazione
garantita ovvero in caso di mancata rinnovazione
dell'iscrizione entro il termine di cui all'articolo 2847
del codice civile.
2. Il creditore rilascia al debitore quietanza
attestante la data di estinzione dell'obbligazione e
trasmette al conservatore la relativa comunicazione entro
trenta giorni dalla stessa data, senza alcun onere per il
debitore e secondo le modalita' determinate dall'Agenzia
del territorio.
3. L'estinzione non si verifica se il creditore,
ricorrendo un giustificato motivo ostativo, comunica
all'Agenzia del territorio e al debitore, entro il termine
di cui al comma 2 e con le modalita' previste dal codice
civile per la rinnovazione dell'ipoteca, che l'ipoteca
permane. In tal caso l'Agenzia, entro il giorno successivo
al ricevimento della dichiarazione, procede all'annotazione
in margine all'iscrizione dell'ipoteca e fino a tale
momento rende comunque conoscibile ai terzi richiedenti la
comunicazione di cui al presente comma.
4. Decorso il termine di cui al comma 2 il
conservatore, accertata la presenza della comunicazione di
cui al medesimo comma e in mancanza della comunicazione di
cui al comma 3, procede d'ufficio alla cancellazione
dell'ipoteca entro il giorno successivo e fino all'avvenuta
cancellazione rende comunque conoscibile ai terzi
richiedenti la comunicazione di cui al comma 2. La
cancellazione d'ufficio si applica in tutte le fattispecie
di estinzione di cui all'articolo 2878 del codice civile.
5. Per gli atti previsti dal presente articolo non e'
necessaria l'autentica notarile.
6. Le disposizioni di cui al presente articolo si
applicano ai mutui e ai finanziamenti, anche non fondiari,
concessi da banche ed intermediari finanziari, ovvero
concessi da enti di previdenza obbligatoria ai propri
dipendenti o iscritti.".
Si riportano gli articoli 2847 e 2878 del codice
civile:
"Art. 2847. Durata dell'efficacia dell'iscrizione.
L'iscrizione conserva il suo effetto per venti anni
dalla sua data. L'effetto cessa se l'iscrizione non e'
rinnovata prima che scada detto termine."
"Art. 2878. Cause di estinzione.
L'ipoteca si estingue:
1) con la cancellazione dell'iscrizione;
2) con la mancata rinnovazione dell'iscrizione entro il
termine indicato dall'articolo 2847;
3) con l'estinguersi dell'obbligazione;
4) col perimento del bene ipotecato, salvo quanto e'
stabilito dall'articolo 2742;
5) con la rinunzia del creditore;
6) con lo spirare del termine a cui la ipoteca e' stata
limitata o col verificarsi della condizione risolutiva;
7) con la pronunzia del provvedimento che trasferisce
all'acquirente il diritto espropriato e ordina la
cancellazione delle ipoteche.".



 
Art. 27-quater
Organi delle fondazioni bancarie

1. All'articolo 4, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, dopo le parole: «prevedendo modalita' di designazione e di nomina» sono inserite le seguenti: «, ispirate a criteri oggettivi e trasparenti, improntati alla valorizzazione dei principi di onorabilita' e professionalita',» e dopo la lettera g) e' inserita la seguente:
«g-bis) previsione, tra le ipotesi di incompatibilita' di cui alla lettera g), dell'assunzione o dell'esercizio di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo o di funzioni di direzione di societa' concorrenti della societa' bancaria conferitaria o di societa' del suo gruppo».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 4, comma 1, del
citato decreto legislativo n. 153 del 1999, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 4. Organi.
1. Gli statuti, nel definire l'assetto organizzativo
delle fondazioni, si conformano ai seguenti principi:
a) previsione di organi distinti per le funzioni di
indirizzo, di amministrazione e di controllo;
b) attribuzione all'organo di indirizzo della
competenza in ordine alla determinazione dei programmi,
delle priorita' e degli obiettivi della fondazione ed alla
verifica dei risultati, prevedendo che l'organo stesso
provveda comunque in materia di:
1) approvazione e modifica dello statuto e dei
regolamenti interni;
2) nomina e revoca dei componenti dell'organo di
amministrazione e di controllo e determinazione dei
relativi compensi;
3) esercizio dell'azione di responsabilita' nei
confronti dei componenti gli organi di amministrazione e di
controllo;
4) approvazione del bilancio;
5) definizione delle linee generali della gestione
patrimoniale e della politica degli investimenti;
6) trasformazioni e fusioni;
c) previsione, nell'ambito dell'organo di indirizzo, di
una prevalente e qualificata rappresentanza degli enti,
diversi dallo Stato, di cui all'articolo 114 della
Costituzione, idonea a rifletterne le competenze nei
settori ammessi in base agli articoli 117 e 118 della
Costituzione, fermo restando quanto stabilito per le
fondazioni di origine associativa dalla successiva lettera
d), nonche' dell'apporto di personalita' che per
professionalita', competenza ed esperienza, in particolare
nei settori cui e' rivolta l'attivita' della fondazione,
possano efficacemente contribuire al perseguimento dei fini
istituzionali, fissando un numero di componenti idoneo ad
assicurare l'efficace esercizio dei relativi compiti e
prevedendo modalita' di designazione e di nomina, ispirate
a criteri oggettivi e trasparenti, improntati alla
valorizzazione dei principi di onorabilita' e
professionalita', dirette a consentire un'equilibrata, e
comunque non maggioritaria, rappresentanza di ciascuno dei
singoli soggetti che partecipano alla formazione
dell'organo. Salvo quanto previsto al periodo precedente, i
soggetti ai quali e' attribuito il potere di designare
componenti dell'organo di indirizzo e i componenti stessi
degli organi delle fondazioni non devono essere portatori
di interessi riferibili ai destinatari degli interventi
delle fondazioni;
d) le fondazioni di origine associativa possono,
nell'esercizio della loro autonomia statutaria, prevedere
il mantenimento dell'assemblea dei soci, disciplinandone la
composizione, ferme rimanendo in ogni caso le competenze
dell'organo di indirizzo da costituirsi ai sensi del
presente articolo. All'assemblea dei soci puo' essere
attribuito dallo statuto il potere di designare una quota
non maggioritaria dei componenti dell'organo medesimo, nel
rispetto di quanto previsto dalla lettera c); in tale caso,
i soggetti nominati per designazione dell'assemblea dei
soci non possono comunque superare la meta' del totale dei
componenti l'organo di indirizzo;
e) attribuzione all'organo di amministrazione dei
compiti di gestione della fondazione, nonche' di proposta e
di impulso dell'attivita' della fondazione, nell'ambito dei
programmi, delle priorita' e degli obiettivi stabiliti
dall'organo di indirizzo;
f) previsione, nell'ambito degli organi collegiali
delle fondazioni la cui attivita' e' indirizzata ai
rispettivi statuti a specifici ambiti territoriali, della
presenza di una rappresentanza non inferiore al cinquanta
per cento di persone residenti da almeno tre anni nei
territori stessi;
g) determinazione, per i soggetti che svolgono funzioni
di indirizzo, amministrazione, direzione e controllo presso
le fondazioni, nel rispetto degli indirizzi generali
fissati ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera e), di
requisiti di professionalita' e onorabilita', intesi come
requisiti di esperienza e di idoneita' etica confacenti ad
un ente senza scopo di lucro, ipotesi di incompatibilita',
riferite anche alla carica di direttore generale della
Societa' bancaria conferitaria ovvero ad incarichi esterni
o cariche pubbliche, e cause che comportano la sospensione
temporanea dalla carica o la decadenza, in modo da evitare
conflitti di interesse e di assicurare l'indipendenza nello
svolgimento dei rispettivi compiti e la trasparenza delle
decisioni;
g-bis) previsione, tra le ipotesi di incompatibilita'
di cui alla lettera g), dell'assunzione o dell'esercizio di
cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di
controllo o di funzioni di direzione di societa'
concorrenti della societa' bancaria conferitaria o di
societa' del suo gruppo.
h) previsione dell'obbligo dei componenti degli organi
della fondazione di dare immediata comunicazione delle
cause di decadenza o sospensione e delle cause di
incompatibilita' che li riguardano;
i) previsione che i componenti degli organi della
fondazione sono nominati per periodi di tempo delimitati e
possono essere confermati per una sola volta;
j) previsione che ciascun organo verifica per i propri
componenti la sussistenza dei requisiti delle
incompatibilita' o delle cause di sospensione e di
decadenza ed assume entro trenta giorni i conseguenti
provvedimenti.
2. I componenti dell'organo di indirizzo non
rappresentano i soggetti esterni che li hanno nominati ne'
ad essi rispondono.
2-bis. I soggetti che svolgono funzioni di
amministrazione, direzione o controllo presso la fondazione
non possono ricoprire funzioni di amministrazione,
direzione o controllo presso la societa' bancaria
conferitaria o sue controllate o partecipate. I soggetti
che svolgono funzioni di indirizzo presso la fondazione non
possono ricoprire funzioni di amministrazione, direzione o
controllo presso la societa' bancaria conferitaria.
3. I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione,
direzione o controllo presso la fondazione non possono
ricoprire funzioni di amministrazione, direzione o
controllo presso la societa' bancaria conferitaria o sue
controllate o partecipate. I soggetti che svolgono funzioni
di indirizzo presso la fondazione non possono ricoprire
funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso
la societa' bancaria conferitaria.
4. L'organo di controllo e' composto da persone che
hanno i requisiti professionali per l'esercizio del
controllo legale dei conti.
5. Alle associazioni rappresentative o di categoria
delle fondazioni non possono essere attribuiti sotto
qualsiasi forma poteri di nomina o di designazione degli
organi della fondazione.".



 
Art. 27-quinquies
Termine per la surrogazione nei contratti di finanziamento

1. Il comma 7 dell'articolo 120-quater del testo unico di cui decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e' sostituito dal seguente:
«7. La surrogazione di cui al comma 1 deve perfezionarsi entro il termine di dieci giorni dalla data in cui il cliente chiede al mutuante surrogato di acquisire dal finanziatore originario l'esatto importo del proprio debito residuo. Nel caso in cui la surrogazione non si perfezioni entro il termine di dieci giorni, per cause dovute al finanziatore originario, quest'ultimo e' comunque tenuto a risarcire il cliente in misura pari all'1 per cento del valore del finanziamento per ciascun mese o frazione di mese di ritardo. Resta ferma la possibilita' per il finanziatore originario di rivalersi sul mutuante surrogato, nel caso in cui il ritardo sia dovuto a cause allo stesso imputabili».



Riferimenti normativi
Si riporta il comma 7 dell'articolo 120-quater del
testo unico di cui citato decreto legislativo 1o settembre
1993, n. 385, come sostituito dalla presente legge:
"Art. 120-quater. Surrogazione nei contratti di
finanziamento. Portabilita'
1. In caso di contratti di finanziamento conclusi da
intermediari bancari e finanziari, l'esercizio da parte del
debitore della facolta' di surrogazione di cui all'articolo
1202 del codice civile non e' precluso dalla non
esigibilita' del credito o dalla pattuizione di un termine
a favore del creditore.
2. Per effetto della surrogazione di cui al comma 1, il
mutuante surrogato subentra nelle garanzie, personali e
reali, accessorie al credito cui la surrogazione si
riferisce.
3. La surrogazione di cui al comma 1 comporta il
trasferimento del contratto, alle condizioni stipulate tra
il cliente e l'intermediario subentrante, con esclusione di
penali o altri oneri di qualsiasi natura. L'annotamento di
surrogazione puo' essere richiesto al conservatore senza
formalita', allegando copia autentica dell'atto di
surrogazione stipulato per atto pubblico o scrittura
privata. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia del
territorio di concerto con il Ministero della giustizia,
sono stabilite specifiche modalita' di presentazione, per
via telematica, dell'atto di surrogazione.
4. Non possono essere imposte al cliente spese o
commissioni per la concessione del nuovo finanziamento, per
l'istruttoria e per gli accertamenti catastali, che si
svolgono secondo procedure di collaborazione tra
intermediari improntate a criteri di massima riduzione dei
tempi, degli adempimenti e dei costi connessi. In ogni
caso, gli intermediari non applicano alla clientela costi
di alcun genere, neanche in forma indiretta, per
l'esecuzione delle formalita' connesse alle operazioni di
surrogazione.
5. Nel caso in cui il debitore intenda avvalersi della
facolta' di surrogazione di cui al comma 1, resta salva la
possibilita' del finanziatore originario e del debitore di
pattuire la variazione senza spese delle condizioni del
contratto in essere, mediante scrittura privata anche non
autenticata.
6. E' nullo ogni patto, anche posteriore alla
stipulazione del contratto, con il quale si impedisca o si
renda oneroso per il debitore l'esercizio della facolta' di
surrogazione di cui al comma 1. La nullita' del patto non
comporta la nullita' del contratto.
7. La surrogazione di cui al comma 1 deve perfezionarsi
entro il termine di dieci giorni dalla data in cui il
cliente chiede al mutuante surrogato di acquisire dal
finanziatore originario l'esatto importo del proprio debito
residuo. Nel caso in cui la surrogazione non si perfezioni
entro il termine di dieci giorni, per cause dovute al
finanziatore originario, quest'ultimo e' comunque tenuto a
risarcire il cliente in misura pari all'1 per cento del
valore del finanziamento per ciascun mese o frazione di
mese di ritardo. Resta ferma la possibilita' per il
finanziatore originario di rivalersi sul mutuante
surrogato, nel caso in cui il ritardo sia dovuto a cause
allo stesso imputabili.
8. La surrogazione per volonta' del debitore e la
rinegoziazione di cui al presente articolo non comportano
il venir meno dei benefici fiscali.
9. Le disposizioni di cui al presente articolo:
a) si applicano, nei casi e alle condizioni ivi
previsti, anche ai finanziamenti concessi da enti di
previdenza obbligatoria ai loro iscritti;
a-bis) si applicano ai soli contratti di finanziamento
conclusi da intermediari bancari e finanziari con persone
fisiche o micro-imprese, come definite dall' articolo 1,
comma 1, lettera t), del decreto legislativo 27 gennaio
2010, n. 11;
b) non si applicano ai contratti di locazione
finanziaria.
10. Sono fatti salvi i commi 4-bis, 4-ter e 4-quater
dell'articolo 8 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7,
convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007,
n. 40 (321).".



 
Art. 28

Assicurazioni connesse all'erogazione di mutui immobiliari e di
credito al consumo

1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 183 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e dalle relative disposizioni e delibera dell'ISVAP di attuazione in materia di interesse degli intermediari assicurativi, le banche, gli istituti di credito e gli intermediari finanziari se condizionano l'erogazione del mutuo immobiliare o del credito al consumo alla stipula di un contratto di assicurazione sulla vita sono tenuti a sottoporre al cliente almeno due preventivi di due differenti gruppi assicurativi non riconducibili alle banche, agli istituti di credito e agli intermediari finanziari stessi. Il cliente e' comunque libero di scegliere sul mercato la polizza sulla vita piu' conveniente che la banca e' obbligata ad accettare senza variare le condizioni offerte per l'erogazione del mutuo immobiliare o del credito al consumo.
2. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, l'ISVAP definisce i contenuti minimi del contratto di assicurazione di cui al comma 1.
3. All'articolo 21, comma 3-bis, del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, dopo le parole: «alla sottoscrizione di una polizza assicurativa erogata dalla medesima banca, istituto o intermediario» sono aggiunte le seguenti: «ovvero all'apertura di un conto corrente presso la medesima banca, istituto o intermediario».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 183 del codice delle
assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7
settembre 2005, n. 209:
"Art. 183. Regole di comportamento.
1. Nell'offerta e nell'esecuzione dei contratti le
imprese e gli intermediari devono:
a) comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza
nei confronti dei contraenti e degli assicurati;
b) acquisire dai contraenti le informazioni necessarie
a valutare le esigenze assicurative o previdenziali ed
operare in modo che siano sempre adeguatamente informati;
c) organizzarsi in modo tale da identificare ed evitare
conflitti di interesse ove cio' sia ragionevolmente
possibile e, in situazioni di conflitto, agire in modo da
consentire agli assicurati la necessaria trasparenza sui
possibili effetti sfavorevoli e comunque gestire i
conflitti di interesse in modo da escludere che rechino
loro pregiudizio;
d) realizzare una gestione finanziaria indipendente,
sana e prudente e adottare misure idonee a salvaguardare i
diritti dei contraenti e degli assicurati.
2. L'ISVAP adotta, con regolamento, specifiche
disposizioni relative alla determinazione delle regole di
comportamento da osservare nei rapporti con i contraenti,
in modo che l'attivita' si svolga con correttezza e con
adeguatezza rispetto alle specifiche esigenze dei singoli.
3. L'ISVAP tiene conto, nel regolamento, delle
differenti esigenze di protezione dei contraenti e degli
assicurati, nonche' della natura dei rischi e delle
obbligazioni assunte dall'impresa, individua le categorie
di soggetti che non necessitano in tutto o in parte della
protezione riservata alla clientela non qualificata e
determina modalita', limiti e condizioni di applicazione
delle medesime disposizioni nell'offerta e nell'esecuzione
dei contratti di assicurazione dei rami danni, tenendo in
considerazione le particolari caratteristiche delle varie
tipologie di rischio.".
Si riporta il testo dell'articolo 21, comma 3-bis, del
citato decreto legislativo n. 206 del 2005, come modificato
dalla presente legge:
"Art. 21. Azioni ingannevoli.
(Omissis).
3-bis. E' considerata scorretta la pratica commerciale
di una banca, di un istituto di credito o di un
intermediario finanziario che, ai fini della stipula di un
contratto di mutuo, obbliga il cliente alla sottoscrizione
di una polizza assicurativa erogata dalla medesima banca,
istituto o intermediario ovvero all'apertura di un conto
corrente presso la medesima banca, istituto o
intermediario.".



 
Art. 29
Efficienza produttiva del risarcimento diretto

1. Nell'ambito del sistema di risarcimento diretto disciplinato dall'art. 150 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n.209, i valori dei costi e delle eventuali franchigie sulla base dei quali vengono definite le compensazioni tra compagnie sono calcolati annualmente secondo un criterio che incentivi l'efficienza produttiva delle compagnie ed in particolare il controllo dei costi dei rimborsi e l'individuazione delle frodi.
1-bis. L'ISVAP definisce il criterio di cui al comma 1 e stabilisce annualmente il limite alle compensazioni dovute.
2. (soppresso).



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'art. 150 del citato decreto
legislativo n. 209 del 2005:
"Art. 150. Disciplina del sistema di risarcimento
diretto.
1. Con decreto del Presidente della Repubblica, su
proposta del Ministro delle attivita' produttive, da
emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in
vigore del presente codice sono stabiliti:
a) i criteri di determinazione del grado di
responsabilita' delle parti anche per la definizione dei
rapporti interni tra le imprese di assicurazione;
b) il contenuto e le modalita' di presentazione della
denuncia di sinistro e gli adempimenti necessari per il
risarcimento del danno;
c) le modalita', le condizioni e gli adempimenti
dell'impresa di assicurazione per il risarcimento del
danno;
d) i limiti e le condizioni di risarcibilita' dei danni
accessori;
e) i principi per la cooperazione tra le imprese di
assicurazione, ivi compresi i benefici derivanti agli
assicurati dal sistema di risarcimento diretto.
2. Le disposizioni relative alla procedura prevista
dall'articolo 149 non si applicano alle imprese di
assicurazione con sede legale in altri Stati membri che
operano nel territorio della Repubblica ai sensi degli
articoli 23 e 24, salvo che le medesime abbiano aderito al
sistema di risarcimento diretto.
3. L'ISVAP vigila sul sistema di risarcimento diretto e
sui principi adottati dalle imprese per assicurare la
tutela dei danneggiati, il corretto svolgimento delle
operazioni di liquidazione e la stabilita' delle imprese.".



 
Art. 30
Repressione delle frodi

1. Ciascuna impresa di assicurazione autorizzata ad esercitare il ramo responsabilita' civile autoveicoli terrestri di cui all'articolo 2, comma 3, numero 10, del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e' tenuta a trasmettere all'ISVAP, pena l'applicazione di una sanzione amministrativa definita dall'ISVAP, con cadenza annuale, una relazione, predisposta secondo un modello stabilito dall'ISVAP stesso con provvedimento da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. La relazione contiene informazioni dettagliate circa il numero dei sinistri per i quali si e' ritenuto di svolgere approfondimenti in relazione al rischio di frodi, il numero delle querele o denunce presentate all'autorita' giudiziaria, l'esito dei conseguenti procedimenti penali, nonche' in ordine alle misure organizzative interne adottate o promosse per contrastare le frodi. Anche sulla base dei predetti elementi informativi, l'ISVAP esercita i poteri di vigilanza di cui al titolo XIV, capo I, del codice delle assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo n. 209 del 2005, e successive modificazioni, al fine di assicurare l'adeguatezza dell'organizzazione aziendale e dei sistemi di liquidazione dei sinistri rispetto all'obiettivo di contrastare le frodi nel settore.
1-bis. Il mancato invio della relazione di cui al comma 1 comporta l'irrogazione da parte dell'ISVAP di una sanzione da un minimo di 10.000 ad un massimo di 50.000 euro.
2. Le imprese di assicurazione autorizzate ad esercitare il ramo responsabilita' civile autoveicoli terrestri di cui all'articolo 2, comma 3, numero 10), del codice delle assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo n. 209 del 2005, sono tenute a indicare nella relazione o nella nota integrativa allegata al bilancio annuale e a pubblicare sui propri siti internet o con altra idonea forma di diffusione, una stima circa la riduzione degli oneri per i sinistri derivante dall'accertamento delle frodi, conseguente all'attivita' di controllo e repressione delle frodi autonomamente svolta.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 3, numero
10, del codice delle assicurazioni private, di cui al
decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, Pubblicato
nella Gazz. Uff. 13 ottobre 2005, n. 239, S.O.
2. Classificazione per ramo.
(Omissis).
3. Nei rami danni la classificazione dei rischi e' la
seguente:
(Omissis).
10. Responsabilita' civile autoveicoli terrestri: ogni
responsabilita' risultante dall'uso di autoveicoli
terrestri (compresa la responsabilita' del vettore);".



 
Art. 31
Contrasto della contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti
di assicurazione per la responsabilita' civile verso i terzi per i
danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore su strada.

1. Al fine di contrastare la contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di assicurazione per la responsabilita' civile verso i terzi per danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore su strada, il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito l'ISVAP, con regolamento da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, avvalendosi anche dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato (IPZS), definisce le modalita' per la progressiva dematerializzazione dei contrassegni, prevedendo la loro sostituzione con sistemi elettronici o telematici, anche in collegamento con banche dati, e prevedendo l'utilizzo, ai fini dei relativi controlli, dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo e rilevamento a distanza delle violazioni delle norme del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Il regolamento di cui al primo periodo definisce le caratteristiche e i requisiti di tali sistemi e fissa il termine, non superiore a due anni dalla data della sua entrata in vigore, per la conclusione del relativo processo di dematerializzazione.
2. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, avvalendosi dei dati forniti gratuitamente dalle compagnie di assicurazione, forma periodicamente un elenco dei veicoli a motore che non risultano coperti dall'assicurazione per la responsabilita' civile verso i terzi prevista dall'articolo 122 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, con esclusione dei periodi di sospensiva dell'assicurazione regolarmente contrattualizzati. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti comunica ai rispettivi proprietari l'inserimento dei veicoli nell'elenco di cui al primo periodo, informandoli circa le conseguenze previste a loro carico nel caso in cui i veicoli stessi siano posti in circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste equiparate. Gli iscritti nell'elenco hanno 15 giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione. Trascorso il termine di quindici giorni dalla comunicazione, l'elenco di coloro che non hanno regolarizzato la propria posizione viene messo a disposizione delle forze di polizia e delle prefetture competenti in ragione del luogo di residenza del proprietario del veicolo. Agli adempimenti di cui al comma 1 e di cui al primo periodo del presente comma si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
2-bis. Le compagnie di assicurazione rilasciano in ogni caso attestazione dell'avvenuta stipula del contratto e del pagamento del relativo premio entro i termini stabiliti, e la relativa semplice esibizione da parte del proprietario del veicolo, o di chi altri ne ha interesse, prevale in ogni caso rispetto a quanto accertato o contestato per effetto delle previsioni contenute nei commi 1, 2 e 3.
3. La violazione dell'obbligo di assicurazione della responsabilita' civile derivante dalla circolazione dei veicoli puo' essere rilevata, dandone informazione agli automobilisti interessati, anche attraverso i dispositivi, le apparecchiature e i mezzi tecnici per il controllo del traffico e per il rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di circolazione, approvati o omologati ai sensi dell'articolo 45, comma 6, del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, attraverso i dispositivi e le apparecchiature per il controllo a distanza dell'accesso nelle zone a traffico limitato, nonche' attraverso altri sistemi per la registrazione del transito dei veicoli sulle autostrade o sulle strade sottoposte a pedaggio. La violazione deve essere documentata con sistemi fotografici, di ripresa video o analoghi che, nel rispetto delle esigenze correlate alla tutela della riservatezza personale, consentano di accertare, anche in momenti successivi, lo svolgimento dei fatti costituenti illecito amministrativo, nonche' i dati di immatricolazione del veicolo ovvero il responsabile della circolazione. Qualora siano utilizzati i dispositivi, le apparecchiature o i mezzi tecnici di cui al presente comma, non vi e' l'obbligo di contestazione immediata. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanare di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentiti l'ISVAP e, per i profili di tutela della riservatezza, il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite le caratteristiche dei predetti sistemi di rilevamento a distanza, nell'ambito di quelli di cui al primo periodo, e sono stabilite le modalita' di attuazione del presente comma, prevedendo a tal fine anche protocolli d'intesa con i comuni, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.



Riferimenti normativi
Il codice della strada, di cui al decreto legislativo
30 aprile 1992, n. 285, e' pubblicato nella Gazz. Uff. 18
maggio 1992, n. 114, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 122 del codice delle
assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo
n. 209 del 2005:
"Art. 122. Veicoli a motore.
1. I veicoli a motore senza guida di rotaie, compresi i
filoveicoli e i rimorchi, non possono essere posti in
circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste
equiparate se non siano coperti dall'assicurazione per la
responsabilita' civile verso i terzi prevista dall'articolo
2054 del codice civile e dall'articolo 91, comma 2, del
codice della strada. Il regolamento, adottato dal Ministro
delle attivita' produttive, su proposta dell'ISVAP,
individua la tipologia di veicoli esclusi dall'obbligo di
assicurazione e le aree equiparate a quelle di uso
pubblico.
2. L'assicurazione comprende la responsabilita' per i
danni alla persona causati ai trasportati, qualunque sia il
titolo in base al quale e' effettuato il trasporto.
3. L'assicurazione non ha effetto nel caso di
circolazione avvenuta contro la volonta' del proprietario,
dell'usufruttuario, dell'acquirente con patto di riservato
dominio o del locatario in caso di locazione finanziaria,
fermo quanto disposto dall'articolo 283, comma 1, lettera
d), a partire dal giorno successivo alla denuncia
presentata all'autorita' di pubblica sicurezza. In deroga
all'articolo 1896, primo comma, secondo periodo, del codice
civile l'assicurato ha diritto al rimborso del rateo di
premio, relativo al residuo periodo di assicurazione, al
netto dell'imposta pagata e del contributo previsto
dall'articolo 334.
4. L'assicurazione copre anche la responsabilita' per i
danni causati nel territorio degli altri Stati membri,
secondo le condizioni ed entro i limiti stabiliti dalle
legislazioni nazionali di ciascuno di tali Stati,
concernenti l'assicurazione obbligatoria della
responsabilita' civile derivante dalla circolazione dei
veicoli a motore, ferme le maggiori garanzie eventualmente
previste dal contratto o dalla legislazione dello Stato in
cui stazionano abitualmente.".
Si riporta il testo dell'articolo 45, comma 6, del
codice della strada, di cui al citato decreto legislativo
n. 285 del 1992:
"Art. 45. Uniformita' della segnaletica, dei mezzi di
regolazione e controllo ed omologazioni.
(Omissis).
6. Nel regolamento sono precisati i segnali, i
dispositivi, le apparecchiature e gli altri mezzi tecnici
di controllo e regolazione del traffico, nonche' quelli
atti all'accertamento e al rilevamento automatico delle
violazioni alle norme di circolazione, ed i materiali che,
per la loro fabbricazione e diffusione, sono soggetti
all'approvazione od omologazione da parte del Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, previo accertamento
delle caratteristiche geometriche, fotometriche,
funzionali, di idoneita' e di quanto altro necessario.
Nello stesso regolamento sono precisate altresi' le
modalita' di omologazione e di approvazione.".



 
Art. 32

Ispezione del veicolo, scatola nera, attestato di rischio,
liquidazione dei danni

1. Al comma 1 dell'articolo 132 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Le imprese possono richiedere ai soggetti che presentano proposte per l'assicurazione obbligatoria di sottoporre volontariamente il veicolo ad ispezione, prima della stipula del contratto. Qualora si proceda ad ispezione ai sensi del periodo precedente, le imprese praticano una riduzione rispetto alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo. Nel caso in cui l'assicurato acconsenta all'istallazione di meccanismi elettronici che registrano l'attivita' del veicolo, denominati scatola nera o equivalenti, o ulteriori dispositivi, individuati con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico i costi di installazione, disinstallazione, sostituzione, funzionamento e portabilita' sono a carico delle compagnie che praticano inoltre una riduzione significativa rispetto alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo, all'atto della stipulazione del contratto o in occasione delle scadenze successive a condizione che risultino rispettati i parametri stabiliti dal contratto».
1-bis. Con regolamento emanato dall'ISVAP, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Garante per la protezione dei dati personali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalita' di raccolta, gestione e utilizzo, in particolare ai fini tariffari e della determinazione delle responsabilita' in occasione dei sinistri, dei dati raccolti dai meccanismi elettronici di cui al comma 1, nonche' le modalita' per assicurare l'interoperabilita' dei meccanismi elettronici di cui al comma 1 in caso di sottoscrizione da parte dell'assicurato di un contratto di assicurazione con impresa diversa da quella che ha provveduto ad installare tale meccanismo.
1-ter. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, e' definito uno standard tecnologico comune hardware e software, per la raccolta, la gestione e l'utilizzo dei dati raccolti dai meccanismi elettronici di cui al comma 1, al quale le imprese di assicurazione dovranno adeguarsi entro due anni dalla sua emanazione.
2. All'articolo 134 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 1 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le indicazioni contenute nell'attestazione sullo stato del rischio devono comprendere la specificazione della tipologia del danno liquidato»; b) dopo il comma 1-bis e' inserito il seguente: «1-ter. La consegna dell'attestazione sullo stato del rischio, ai sensi dei commi 1 e 1-bis, nonche' ai sensi del regolamento dell'ISVAP di cui al comma 1, e' effettuata per via telematica, attraverso l'utilizzo delle banche dati elettroniche di cui al comma 2 del presente articolo o di cui all'articolo 135»; c) al comma 2, le parole: «puo' prevedere» sono sostituite dalla seguente: «prevede»; d) il comma 4 e' sostituito dal seguente: «4. L'attestazione sullo stato del rischio, all'atto della stipulazione di un contratto per il medesimo veicolo al quale si riferisce l'attestato, e' acquisita direttamente dall'impresa assicuratrice in via telematica attraverso le banche dati di cui al comma 2 del presente articolo e di cui all'articolo 135».
3. All'articolo 148 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Per i sinistri con soli danni a cose, la richiesta di risarcimento deve recare l'indicazione del codice fiscale degli aventi diritto al risarcimento e del luogo, dei giorni e delle ore in cui le cose danneggiate sono disponibili, per non meno di due giorni non festivi, per l'ispezione diretta ad accertare l'entita' del danno. Entro sessanta giorni dalla ricezione di tale documentazione, l'impresa di assicurazione formula al danneggiato congrua e motivata offerta per il risarcimento, ovvero comunica specificatamente i motivi per i quali non ritiene di fare offerta. Il termine di sessanta giorni e' ridotto a trenta quando il modulo di denuncia sia stato sottoscritto dai conducenti coinvolti nel sinistro. Il danneggiato puo' procedere alla riparazione delle cose danneggiate solo dopo lo spirare del termine indicato al periodo precedente, entro il quale devono essere comunque completate le operazioni di accertamento del danno da parte dell'assicuratore, ovvero dopo il completamento delle medesime operazioni, nel caso in cui esse si siano concluse prima della scadenza del predetto termine. Qualora le cose danneggiate non siano state messe a disposizione per l'ispezione nei termini previsti dal presente articolo, ovvero siano state riparate prima dell'ispezione stessa, l'impresa, ai fini dell'offerta risarcitoria, effettuera' le proprie valutazioni sull'entita' del danno solo previa presentazione di fattura che attesti gli interventi riparativi effettuati. Resta comunque fermo il diritto dell'assicurato al risarcimento anche qualora ritenga di non procedere alla riparazione»;
b) dopo il comma 2 e' inserito il seguente:
«2-bis. A fini di prevenzione e contrasto dei fenomeni fraudolenti, l'impresa di assicurazione provvede alla consultazione della banca dati sinistri di cui all'articolo 135 e qualora dal risultato della consultazione, avuto riguardo al codice fiscale dei soggetti coinvolti ovvero ai veicoli danneggiati, emergano almeno due parametri di significativita', come definiti dall'articolo 4 del provvedimento dell'ISVAP n. 2827 del 25 agosto 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 209 del 7 settembre 2010, l'impresa puo' decidere, entro i termini di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo, di non fare offerta di risarcimento, motivando tale decisione con la necessita' di condurre ulteriori approfondimenti in relazione al sinistro. La relativa comunicazione e' trasmessa dall'impresa al danneggiato e all'ISVAP, al quale e' anche trasmessa la documentazione relativa alle analisi condotte sul sinistro. Entro trenta giorni dalla comunicazione della predetta decisione, l'impresa deve comunicare al danneggiato le sue determinazioni conclusive in merito alla richiesta di risarcimento. All'esito degli approfondimenti condotti ai sensi del primo periodo, l'impresa puo' non formulare offerta di risarcimento, qualora, entro il termine di cui al terzo periodo, presenti querela, nelle ipotesi in cui e' prevista, informandone contestualmente l'assicurato nella comunicazione concernente le determinazioni conclusive in merito alla richiesta di risarcimento di cui al medesimo terzo periodo; in tal caso i termini di cui ai commi 1 e 2 sono sospesi e il termine per la presentazione della querela, di cui all'articolo 124, primo comma, del codice penale, decorre dallo spirare del termine di trenta giorni entro il quale l'impresa comunica al danneggiato le sue determinazioni conclusive.
Restano salvi i diritti del danneggiato in merito alla proponibilita' dell'azione di risarcimento nei termini previsti dall'articolo 145, nonche' il diritto del danneggiato di ottenere l'accesso agli atti nei termini previsti dall'articolo 146, salvo il caso di presentazione di querela o denuncia»;
c) il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Il danneggiato, in pendenza dei termini di cui ai commi 1 e 2 e fatto salvo quanto stabilito dal comma 5, non puo' rifiutare gli accertamenti strettamente necessari alla valutazione del danno alle cose, nei termini di cui al comma 1, o del danno alla persona, da parte dell'impresa. Qualora cio' accada, i termini per l'offerta risarcitoria o per la comunicazione dei motivi per i quali l'impresa non ritiene di fare offerta sono sospesi».
3-bis. All'articolo 135 del codice delle assicurazioni private di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, sono apportate le seguenti modifiche:
a) alla rubrica, dopo le parole: «Banca dati sinistri» sono aggiunte le seguenti: «e banche dati anagrafe testimoni e anagrafe danneggiati»;
b) al comma 1, le parole: «e' istituita» sono sostituite dalle seguenti: «sono istituite» e dopo le parole: «ad essi relativi» sono aggiunte le seguenti: «e due banche dati denominate "anagrafe testimoni" e "anagrafe danneggiati"»;
c) il comma 3 e' sostituito dal seguente:
«3. Le procedure di organizzazione e di funzionamento, le modalita' e le condizioni di accesso alle banche dati di cui al comma 1, da parte delle pubbliche amministrazioni, dell'autorita' giudiziaria, delle forze di polizia, delle imprese di assicurazione e di soggetti terzi, nonche' gli obblighi di consultazione delle banche dati da parte delle imprese di assicurazione in fase di liquidazione dei sinistri, sono stabiliti dall'ISVAP, con regolamento, sentiti il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'interno, e, per i profili di tutela della riservatezza, il Garante per la protezione dei dati personali».
3-ter. Al comma 2 dell'articolo 139 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto il legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In ogni caso, le lesioni di lieve entita', che non siano suscettibili di accertamento clinico strumentale obiettivo, non potranno dar luogo a risarcimento per danno biologico permanente».
3-quater. Il danno alla persona per lesioni di lieve entita' di cui all'articolo 139 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e' risarcito solo a seguito di riscontro medico legale da cui risulti visivamente o strumentalmente accertata l'esistenza della lesione.
3-quinquies. Per le classi di massimo sconto, a parita' di condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo del comma 1 dell'articolo 132 del
codice delle assicurazioni private, di cui al citato
decreto legislativo n. 209 del 2005, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 132. Obbligo a contrarre.
1. Le imprese di assicurazione sono tenute ad
accettare, secondo le condizioni di polizza e le tariffe
che hanno l'obbligo di stabilire preventivamente per ogni
rischio derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e
dei natanti, le proposte per l'assicurazione obbligatoria
che sono loro presentate, fatta salva la necessaria
verifica della correttezza dei dati risultanti
dall'attestato di rischio, nonche' dell'identita' del
contraente e dell'intestatario del veicolo, se persona
diversa. Le imprese possono richiedere ai soggetti che
presentano proposte per l'assicurazione obbligatoria di
sottoporre volontariamente il veicolo ad ispezione, prima
della stipula del contratto. Qualora si proceda ad
ispezione ai sensi del periodo precedente, le imprese
praticano una riduzione rispetto alle tariffe stabilite ai
sensi del primo periodo. Nel caso in cui l'assicurato
acconsenta all'istallazione di meccanismi elettronici che
registrano l'attivita' del veicolo, denominati scatola nera
o equivalenti, o ulteriori dispositivi, individuati con
decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti,
di concerto con il Ministero dello sviluppo economico i
costi di installazione, disinstallazione, sostituzione,
funzionamento e portabilita' sono a carico delle compagnie
che praticano inoltre una riduzione significativa rispetto
alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo, all'atto
della stipulazione del contratto o in occasione delle
scadenze successive a condizione che risultino rispettati i
parametri stabiliti dal contratto.
2. Le imprese di assicurazione possono richiedere che
l'autorizzazione sia limitata, ai fini dell'assolvimento
agli obblighi derivanti dal comma 1, ai rischi derivanti
dalla circolazione di flotte di veicoli a motore o di
natanti.
3. Al fine di facilitare le verifiche propedeutiche
all'osservanza dell'obbligo a contrarre di cui al comma 1,
le imprese di assicurazione hanno diritto di accedere in
via telematica al pubblico registro automobilistico ed
all'archivio nazionale dei veicoli previsto dal codice
della strada secondo condizioni economiche e tecniche
strettamente correlate ai costi del servizio erogato in
ragione dell'esigenza di consultazioni anche sistematiche
nell'ambito delle attivita' di prevenzione e contrasto
delle frodi nell'assicurazione obbligatoria. Con decreto
del Ministro delle attivita' produttive, di concerto con il
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sono
adottate le disposizioni di attuazione.".
Si riporta il testo dell'articolo 134 del codice delle
assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo
n. 209 del 2005, come modificato dalla presente legge:
" Art. 134. Attestazione sullo stato del rischio.
1. L'ISVAP, con regolamento, determina le indicazioni
relative all'attestazione sullo stato del rischio che, in
occasione di ciascuna scadenza annuale dei contratti di
assicurazione obbligatoria relativi ai veicoli a motore,
l'impresa deve consegnare al contraente o, se persona
diversa, al proprietario ovvero all'usufruttuario,
all'acquirente con patto di riservato dominio o al
locatario in caso di locazione finanziaria. Le indicazioni
contenute nell'attestazione sullo stato del rischio devono
comprendere la specificazione della tipologia del danno
liquidato.
1-bis. I soggetti di cui al comma 1 hanno diritto di
esigere in qualunque momento, entro quindici giorni dalla
richiesta, l'attestazione sullo stato del rischio relativo
agli ultimi cinque anni del contratto di assicurazione
obbligatoria relativo ai veicoli a motore secondo le
modalita' stabilite dall'ISVAP con il regolamento di cui al
comma 1.
1-ter. La consegna dell'attestazione sullo stato del
rischio, ai sensi dei commi 1 e 1-bis, nonche' ai sensi del
regolamento dell'ISVAP di cui al comma 1, e' effettuata
anche per via telematica, attraverso l'utilizzo delle
banche dati elettroniche di cui al comma 2 del presente
articolo o di cui all'articolo 135.
2. Il regolamento prevede l'obbligo, a carico delle
imprese di assicurazione, di inserimento delle informazioni
riportate sull'attestato di rischio in una banca dati
elettronica detenuta da enti pubblici ovvero, qualora gia'
esistente, da enti privati, al fine di consentire adeguati
controlli nell'assunzione dei contratti di assicurazione di
cui all'articolo 122, comma 1. In ogni caso l'ISVAP ha
accesso gratuito alla banca dati contenente le informazioni
sull'attestazione.
3. La classe di merito indicata sull'attestato di
rischio si riferisce al proprietario del veicolo. Il
regolamento stabilisce la validita', comunque non inferiore
a dodici mesi, ed individua i termini relativi alla
decorrenza ed alla durata del periodo di osservazione. In
caso di cessazione del rischio assicurato o in caso di
sospensione o di mancato rinnovo del contratto di
assicurazione per mancato utilizzo del veicolo, l'ultimo
attestato di rischio conseguito conserva validita' per un
periodo di cinque anni.
4. L'attestazione sullo stato del rischio, all'atto
della stipulazione di un contratto per il medesimo veicolo
al quale si riferisce l'attestato, e' acquisita
direttamente dall'impresa assicuratrice in via telematica
attraverso le banche dati di cui al comma 2 del presente
articolo e di cui all'articolo 135.
4-bis. L'impresa di assicurazione, in tutti i casi di
stipulazione di un nuovo contratto, relativo a un ulteriore
veicolo della medesima tipologia, acquistato dalla persona
fisica gia' titolare di polizza assicurativa o da un
componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare,
non puo' assegnare al contratto una classe di merito piu'
sfavorevole rispetto a quella risultante dall'ultimo
attestato di rischio conseguito sul veicolo gia'
assicurato.
4-ter. Conseguentemente al verificarsi di un sinistro,
le imprese di assicurazione non possono applicare alcuna
variazione di classe di merito prima di aver accertato
l'effettiva responsabilita' del contraente, che e'
individuata nel responsabile principale del sinistro,
secondo la liquidazione effettuata in relazione al danno e
fatto salvo un diverso accertamento in sede giudiziale. Ove
non sia possibile accertare la responsabilita' principale,
ovvero, in via provvisoria, salvo conguaglio, in caso di
liquidazione parziale, la responsabilita' si computa pro
quota in relazione al numero dei conducenti coinvolti, ai
fini della eventuale variazione di classe a seguito di piu'
sinistri.
4-quater. E' fatto comunque obbligo alle imprese di
assicurazione di comunicare tempestivamente al contraente
le variazioni peggiorative apportate alla classe di
merito.".
Si riporta il testo dell'articolo 148 del codice delle
assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo
n. 209 del 2005, come modificato dalla presente legge:
"Art. 148. Procedura di risarcimento.
1. Per i sinistri con soli danni a cose, la richiesta
di risarcimento deve recare l'indicazione del codice
fiscale degli aventi diritto al risarcimento e del luogo,
dei giorni e delle ore in cui le cose danneggiate sono
disponibili, per non meno di due giorni non festivi, per
l'ispezione diretta ad accertare l'entita' del danno. Entro
sessanta giorni dalla ricezione di tale documentazione,
l'impresa di assicurazione formula al danneggiato congrua e
motivata offerta per il risarcimento, ovvero comunica
specificatamente i motivi per i quali non ritiene di fare
offerta. Il termine di sessanta giorni e' ridotto a trenta
quando il modulo di denuncia sia stato sottoscritto dai
conducenti coinvolti nel sinistro. Il danneggiato puo'
procedere alla riparazione delle cose danneggiate solo dopo
lo spirare del termine indicato al periodo precedente,
entro il quale devono essere comunque completate le
operazioni di accertamento del danno da parte
dell'assicuratore, ovvero dopo il completamento delle
medesime operazioni, nel caso in cui esse si siano concluse
prima della scadenza del predetto termine. Qualora le cose
danneggiate non siano state messe a disposizione per
l'ispezione nei termini previsti dal presente articolo,
ovvero siano state riparate prima dell'ispezione stessa,
l'impresa, ai fini dell'offerta risarcitoria, effettuera'
le proprie valutazioni sull'entita' del danno solo previa
presentazione di fattura che attesti gli interventi
riparativi effettuati. Resta comunque fermo il diritto
dell'assicurato al risarcimento anche qualora ritenga di
non procedere alla riparazione;
2. L'obbligo di proporre al danneggiato congrua e
motivata offerta per il risarcimento del danno, ovvero di
comunicare i motivi per cui non si ritiene di fare offerta,
sussiste anche per i sinistri che abbiano causato lesioni
personali o il decesso. La richiesta di risarcimento deve
essere presentata dal danneggiato o dagli aventi diritto
con le modalita' indicate al comma 1. La richiesta deve
contenere l'indicazione del codice fiscale degli aventi
diritto al risarcimento e la descrizione delle circostanze
nelle quali si e' verificato il sinistro ed essere
accompagnata, ai fini dell'accertamento e della valutazione
del danno da parte dell'impresa, dai dati relativi
all'eta', all'attivita' del danneggiato, al suo reddito,
all'entita' delle lesioni subite, da attestazione medica
comprovante l'avvenuta guarigione con o senza postumi
permanenti, nonche' dalla dichiarazione ai sensi
dell'articolo 142, comma 2, o, in caso di decesso, dallo
stato di famiglia della vittima. L'impresa di assicurazione
e' tenuta a provvedere all'adempimento del predetto obbligo
entro novanta giorni dalla ricezione di tale
documentazione.
2-bis. A fini di prevenzione e contrasto dei fenomeni
fraudolenti, l'impresa di assicurazione provvede alla
consultazione della banca dati sinistri di cui all'articolo
135 e qualora dal risultato della consultazione, avuto
riguardo al codice fiscale dei soggetti coinvolti ovvero ai
veicoli danneggiati, emergano almeno due parametri di
significativita', come definiti dall'articolo 4 del
provvedimento dell'ISVAP n. 2827 del 25 agosto 2010,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 209 del 7 settembre
2010, l'impresa puo' decidere, entro i termini di cui ai
commi 1 e 2 del presente articolo, di non fare offerta di
risarcimento, motivando tale decisione con la necessita' di
condurre ulteriori approfondimenti in relazione al
sinistro. La relativa comunicazione e' trasmessa
dall'impresa al danneggiato e all'ISVAP, al quale e' anche
trasmessa la documentazione relativa alle analisi condotte
sul sinistro. Entro trenta giorni dalla comunicazione della
predetta decisione, l'impresa deve comunicare al
danneggiato le sue determinazioni conclusive in merito alla
richiesta di risarcimento. All'esito degli approfondimenti
condotti ai sensi del primo periodo, l'impresa puo' non
formulare offerta di risarcimento, qualora, entro il
termine di cui al terzo periodo, presenti querela, nelle
ipotesi in cui e' prevista, informandone contestualmente
l'assicurato nella comunicazione concernente le
determinazioni conclusive in merito alla richiesta di
risarcimento di cui al medesimo terzo periodo; in tal caso
i termini di cui ai commi 1 e 2 sono sospesi e il termine
per la presentazione della querela, di cui all'articolo
124, primo comma, del codice penale, decorre dallo spirare
del termine di trenta giorni entro il quale l'impresa
comunica al danneggiato le sue determinazioni conclusive.
Restano salvi i diritti del danneggiato in merito alla
proponibilita' dell'azione di risarcimento nei termini
previsti dall'articolo 145, nonche' il diritto del
danneggiato di ottenere l'accesso agli atti nei termini
previsti dall'articolo 146, salvo il caso di presentazione
di querela o denuncia;
3. Il danneggiato, in pendenza dei termini di cui ai
commi 1 e 2 e fatto salvo quanto stabilito dal comma 5, non
puo' rifiutare gli accertamenti strettamente necessari alla
valutazione del danno alle cose, nei termini di cui al
comma 1, o del danno alla persona, da parte dell'impresa.
Qualora cio' accada, i termini per l'offerta risarcitoria o
per la comunicazione dei motivi per i quali l'impresa non
ritiene di fare offerta sono sospesi.
4. L'impresa di assicurazione puo' richiedere ai
competenti organi di polizia le informazioni acquisite
relativamente alle modalita' dell'incidente, alla residenza
e al domicilio delle parti e alla targa di immatricolazione
o altro analogo segno distintivo, ma e' tenuta al rispetto
dei termini stabiliti dai commi 1 e 2 anche in caso di
sinistro che abbia determinato sia danni a cose che lesioni
personali o il decesso.
5. In caso di richiesta incompleta l'impresa di
assicurazione richiede al danneggiato entro trenta giorni
dalla ricezione della stessa le necessarie integrazioni; in
tal caso i termini di cui ai commi 1 e 2 decorrono
nuovamente dalla data di ricezione dei dati o dei documenti
integrativi.
6. Se il danneggiato dichiara di accettare la somma
offertagli, l'impresa provvede al pagamento entro quindici
giorni dalla ricezione della comunicazione.
7. Entro ugual termine l'impresa corrisponde la somma
offerta al danneggiato che abbia comunicato di non
accettare l'offerta. La somma in tal modo corrisposta e'
imputata nella liquidazione definitiva del danno.
8. Decorsi trenta giorni dalla comunicazione senza che
l'interessato abbia fatto pervenire alcuna risposta,
l'impresa corrisponde al danneggiato la somma offerta con
le stesse modalita', tempi ed effetti di cui al comma 7.
9. Agli effetti dell'applicazione delle disposizioni di
cui al presente articolo, l'impresa di assicurazione non
puo' opporre al danneggiato l'eventuale inadempimento da
parte dell'assicurato dell'obbligo di avviso del sinistro
di cui all'articolo 1913 del codice civile.
10. In caso di sentenza a favore del danneggiato,
quando la somma offerta ai sensi dei commi 1 o 2 sia
inferiore alla meta' di quella liquidata, al netto di
eventuale rivalutazione ed interessi, il giudice trasmette,
contestualmente al deposito in cancelleria, copia della
sentenza all'ISVAP per gli accertamenti relativi
all'osservanza delle disposizioni del presente capo.
11. L'impresa, quando corrisponde compensi
professionali per l'eventuale assistenza prestata da
professionisti, e' tenuta a richiedere la documentazione
probatoria relativa alla prestazione stessa e ad indicarne
il corrispettivo separatamente rispetto alle voci di danno
nella quietanza di liquidazione. L'impresa, che abbia
provveduto direttamente al pagamento dei compensi dovuti al
professionista, ne da' comunicazione al danneggiato,
indicando l'importo corrisposto.".
Si riporta il testo degli articoli 124, 145 e 146 del
codice penale:
"Art. 124. Termine per proporre la querela. Rinuncia.
Salvo che la legge disponga altrimenti, il diritto di
querela non puo' essere esercitato, decorsi tre mesi dal
giorno della notizia del fatto che costituisce il reato.
Il diritto di querela non puo' essere esercitato se vi
e' stata rinuncia espressa o tacita da parte di colui al
quale ne spetta l'esercizio.
Vi e' rinuncia tacita, quando chi ha facolta' di
proporre querela ha compiuto fatti incompatibili con la
volonta' di querelarsi.
La rinuncia si estende di diritto a tutti coloro che
hanno commesso il reato."
"Art. 145. Remunerazione ai condannati per il lavoro
prestato.
Negli stabilimenti penitenziari, ai condannati e'
corrisposta una remunerazione per il lavoro prestato.
Sulla remunerazione, salvo che l'adempimento delle
obbligazioni sia altrimenti eseguito, sono prelevate nel
seguente ordine:
1. le somme dovute a titolo di risarcimento del danno;
2. le spese che lo Stato sostiene per il mantenimento
del condannato;
3. le somme dovute a titolo di rimborso delle spese del
procedimento.
In ogni caso, deve essere riservata a favore del
condannato una quota pari a un terzo della remunerazione, a
titolo di peculio. Tale quota non e' soggetta a
pignoramento o a sequestro."
"Art. 146. Rinvio obbligatorio dell'esecuzione della
pena.
L'esecuzione di una pena, che non sia pecuniaria, e'
differita:
1) se deve aver luogo nei confronti di donna incinta;
2) se deve aver luogo nei confronti di madre di infante
di eta' inferiore ad anni uno;
3) se deve aver luogo nei confronti di persona affetta
da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria
accertate ai sensi dell'articolo 286-bis, comma 2, del
codice di procedura penale, ovvero da altra malattia
particolarmente grave per effetto della quale le sue
condizioni di salute risultano incompatibili con lo stato
di detenzione, quando la persona si trova in una fase della
malattia cosi' avanzata da non rispondere piu', secondo le
certificazioni del servizio sanitario penitenziario o
esterno, ai trattamenti disponibili e alle terapie
curative.
Nei casi previsti dai numeri 1) e 2) del primo comma il
differimento non opera o, se concesso, e' revocato se la
gravidanza si interrompe, se la madre e' dichiarata
decaduta dalla potesta' sul figlio ai sensi dell'articolo
330 del codice civile, il figlio muore, viene abbandonato
ovvero affidato ad altri, sempreche' l'interruzione di
gravidanza o il parto siano avvenuti da oltre due mesi.".
Si riporta il testo dell'articolo 135 del codice delle
assicurazioni private
di cui al citato decreto legislativo n. 209 del 2005,
come modificato dalla presente legge:
"Art. 135. Banca dati sinistri e banche dati anagrafe
testimoni e anagrafe danneggiati
1. Allo scopo di rendere piu' efficace la prevenzione e
il contrasto di comportamenti fraudolenti nel settore delle
assicurazioni obbligatorie per i veicoli a motore
immatricolati in Italia, sono istituite presso l'ISVAP una
banca dati dei sinistri ad essi relativi e due banche dati
denominate "anagrafe testimoni" e "anagrafe danneggiati".
2. Le imprese sono tenute a comunicare i dati
riguardanti i sinistri dei propri assicurati, secondo le
modalita' stabilite con regolamento adottato dall'ISVAP. I
dati relativi alle imprese di assicurazione che operano nel
territorio della Repubblica in regime di libera prestazione
dei servizi o in regime di stabilimento sono richiesti
dall'ISVAP alle rispettive autorita' di vigilanza degli
Stati membri interessati.
3. Le procedure di organizzazione e di funzionamento,
le modalita' e le condizioni di accesso alle banche dati di
cui al comma1, da parte delle pubbliche amministrazioni,
dell'autorita' giudiziaria, delle forze di polizia, delle
imprese di assicurazione edi soggetti terzi, nonche' gli
obblighi di consultazione delle banche dati da parte delle
imprese di assicurazione in fase di liquidazione dei
sinistri, sono stabiliti dall'ISVAP, con regolamento,
sentiti il Ministero dello sviluppo economico e il
Ministero dell'interno, e, per i profili di tutela della
riservatezza, il Garante per la protezione dei dati
personali.".
Si riporta il testo dell'articolo 139 del codice delle
assicurazioni private di cui al citato decreto legislativo
n. 209 del 2005, come modificato dalla presente legge:
"Art. 139. Danno biologico per lesioni di lieve
entita'.
1. Il risarcimento del danno biologico per lesioni di
lieve entita', derivanti da sinistri conseguenti alla
circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, e'
effettuato secondo i criteri e le misure seguenti:
a) a titolo di danno biologico permanente, e' liquidato
per i postumi da lesioni pari o inferiori al nove per cento
un importo crescente in misura piu' che proporzionale in
relazione ad ogni punto percentuale di invalidita'; tale
importo e' calcolato in base all'applicazione a ciascun
punto percentuale di invalidita' del relativo coefficiente
secondo la correlazione esposta nel comma 6. L'importo
cosi' determinato si riduce con il crescere dell'eta' del
soggetto in ragione dello zero virgola cinque per cento per
ogni anno di eta' a partire dall'undicesimo anno di eta'.
Il valore del primo punto e' pari ad euro
settecentocinquantanove virgola quattro;
b) a titolo di danno biologico temporaneo, e' liquidato
un importo di euro quarantaquattro virgola ventotto per
ogni giorno di inabilita' assoluta; in caso di inabilita'
temporanea inferiore al cento per cento, la liquidazione
avviene in misura corrispondente alla percentuale di
inabilita' riconosciuta per ciascun giorno.
2. Agli effetti di cui al comma 1 per danno biologico
si intende la lesione temporanea o permanente
all'integrita' psico-fisica della persona suscettibile di
accertamento medico-legale che esplica un'incidenza
negativa sulle attivita' quotidiane e sugli aspetti
dinamico-relazionali della vita del danneggiato,
indipendentemente da eventuali ripercussioni sulla sua
capacita' di produrre reddito. In ogni caso, le lesioni di
lieve entita', che non siano suscettibili di accertamento
clinico strumentale obiettivo, non potranno dar luogo a
risarcimento per danno biologico permanente.
3. L'ammontare del danno biologico liquidato ai sensi
del comma 1 puo' essere aumentato dal giudice in misura non
superiore ad un quinto, con equo e motivato apprezzamento
delle condizioni soggettive del danneggiato.
4. Con decreto del Presidente della Repubblica, previa
deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro della salute, di concerto con il Ministro del
lavoro e delle politiche sociali, con il Ministro della
giustizia e con il Ministro delle attivita' produttive, si
provvede alla predisposizione di una specifica tabella
delle menomazioni alla integrita' psicofisica comprese tra
uno e nove punti di invalidita'.
5. Gli importi indicati nel comma 1 sono aggiornati
annualmente con decreto del Ministro delle attivita'
produttive, in misura corrispondente alla variazione
dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie
di operai ed impiegati accertata dall'ISTAT.
6. Ai fini del calcolo dell'importo di cui al comma 1,
lettera a), per un punto percentuale di invalidita' pari a
1 si applica un coefficiente moltiplicatore pari a 1,0, per
un punto percentuale di invalidita' pari a 2 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 1,1, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 3 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 1,2, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 4 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 1,3, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 5 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 1,5, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 6 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 1,7, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 7 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 1,9, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 8 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 2,1, per un punto
percentuale di invalidita' pari a 9 si applica un
coefficiente moltiplicatore pari a 2,3.".



 
Art. 33

Sanzioni per frodi nell'attestazione delle invalidita' derivanti da
incidenti

1. All'articolo 10-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1:
1) la parola: «micro-invalidita'» e' sostituita dalla seguente: «invalidita'»;
2) le parole: «di cui al comma 1» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 1 e 3»;
b) dopo il comma 2 e' inserito il seguente:
«2-bis. Ai periti assicurativi che accertano e stimano falsamente danni a cose conseguenti a sinistri stradali da cui derivi il risarcimento a carico della societa' assicuratrice si applica la disciplina di cui al comma 1, in quanto applicabile»;
c) nella rubrica, le parole: «micro-invalidita'» sono sostituite dalla seguente: «invalidita'».
1-bis. Al primo comma dell'articolo 642 del codice penale, le parole: «da sei mesi a quattro anni» sono sostituite dalle seguenti: «da uno a cinque anni».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 10-bis del citato
decreto-legge n. 78 del 2010, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 10-bis. Accertamenti in materia di invalidita'
conseguenti ad incidenti stradali
1. Fermo quanto previsto dal codice penale, agli
esercenti una professione sanitaria che attestano
falsamente uno stato di invalidita' conseguente ad
incidente stradale da cui derivi il risarcimento del danno
connesso a carico della societa' assicuratrice, si
applicano le disposizioni di cui ai commi 1 e 3 dell'
articolo 55-quinquies del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165. Nel caso di cui al presente comma il medico,
ferme la responsabilita' penale e disciplinare e le
relative sanzioni, e' obbligato al risarcimento del danno
nei confronti della societa' assicuratrice.
2. Ai fini del comma 1, ciascuna regione promuove la
costituzione di una commissione mista, senza oneri per il
bilancio regionale, composta da un rappresentante della
regione medesima, un rappresentante del consiglio
dell'ordine dei medici e degli odontoiatri su designazione
dell'organo competente ed un rappresentante delle
associazioni di categoria delle imprese assicuratrici
individuata con le procedure del CNEL.
2-bis. Ai periti assicurativi che accertano e stimano
falsamente danni a cose conseguenti a sinistri stradali da
cui derivi il risarcimento a carico della societa'
assicuratrice si applica la disciplina di cui al comma 1,
in quanto applicabile.
3. Le commissioni trasmettono trimestralmente i dati al
Ministero dello sviluppo economico e all'ISVAP.
4. Il Ministero dello sviluppo economico accerta
l'attuazione da parte delle societa' assicuratrici della
riduzione dei premi RC auto in ragione dei risultati
conseguiti con l'applicazione delle disposizioni di cui ai
commi precedenti e ne riferisce al Parlamento con relazione
annuale.".
Si riporta il testo dell'articolo 642 del codice
penale, come modificato dalla presente legge:
"Art. 642. Fraudolento danneggiamento dei beni
assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona.
Chiunque, al fine di conseguire per se' o per altri
l'indennizzo di una assicurazione o comunque un vantaggio
derivante da un contratto di assicurazione, distrugge,
disperde, deteriora od occulta cose di sua proprieta',
falsifica o altera una polizza o la documentazione
richiesta per la stipulazione di un contratto di
assicurazione e' punito con la reclusione da uno a cinque
anni.
Alla stessa pena soggiace chi al fine predetto cagiona
a se stesso una lesione personale o aggrava le conseguenze
della lesione personale prodotta da un infortunio o
denuncia un sinistro non accaduto ovvero distrugge,
falsifica, altera o precostituisce elementi di prova o
documentazione relativi al sinistro. Se il colpevole
consegue l'intento la pena e' aumentata. Si procede a
querela di parte.
Le disposizioni di cui al presente articolo si
applicano anche se il fatto e' commesso all'estero, in
danno di un assicuratore italiano, che eserciti la sua
attivita' nel territorio dello Stato. Il delitto e'
punibile a querela della persona offesa.".



 
Art. 34
Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto

1. Gli intermediari che distribuiscono servizi e prodotti assicurativi del ramo assicurativo di danni derivanti dalla circolazione di veicoli e natanti sono tenuti, prima della sottoscrizione del contratto, a informare il cliente, in modo corretto, trasparente ed esaustivo, sulla tariffa e sulle altre condizioni contrattuali proposte da almeno tre diverse compagnie assicurative non appartenenti a medesimi gruppi, anche avvalendosi delle informazioni obbligatoriamente pubblicate dalle imprese di assicurazione sui propri siti internet.
2. Il contratto stipulato senza la dichiarazione del cliente di aver ricevuto le informazioni di cui al comma 1 e' affetto da nullita' rilevabile solo a favore dell'assicurato.
3. Il mancato adempimento dell'obbligo di cui al comma 1 comporta l'irrogazione da parte dell'ISVAP a carico della compagnia che ha conferito il mandato all'agente, che risponde in solido con questa, di una sanzione in una misura pari a quanto stabilito dall'articolo 324 del codice di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209.
3-bis. L'ISVAP predispone entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto uno standard di modalita' operative per l'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1.
3-ter. L'ISVAP predispone, con cadenza semestrale, una apposita relazione sull'efficacia delle disposizioni di cui al presente articolo, da pubblicare per via telematica sul proprio sito internet.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 324 del codice di cui
al citato decreto legislativo n. 209 del 2005:
"Art. 324. Sanzioni amministrative pecuniarie relative
agli intermediari.
1. L'inosservanza delle disposizioni di cui agli
articoli 109, commi 4 e 6, 117, comma 1, 119, comma 2,
ultimo periodo, 120, 121, 131, 170, 182, commi 2 e 3, 183,
185, comma 1 e 191, o delle relative norme di attuazione da
parte degli intermediari iscritti al registro di cui
all'articolo 109 e' punita con la sanzione amministrativa
pecuniaria da euro mille ad euro diecimila, anche se
commessa da propri dipendenti o altri ausiliari.
2. Nei casi di particolare gravita' o di ripetizione
dell'illecito i limiti minimo e massimo della sanzione di
cui al comma 1 sono raddoppiati.".



 
Art. 34-bis
Disposizioni in materia di contratti
di assicurazione dei veicoli

1. All'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, al comma 1, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «La predetta variazione in diminuzione del premio si applica automaticamente, fatte salve le migliori condizioni, nella misura preventivamente quantificata in rapporto alla classe di appartenenza attribuita alla polizza ed esplicitamente indicata nel contratto. Il mancato rispetto della disposizione ai cui al presente comma comporta l'applicazione, da parte dell'ISVAP, di una sanzione amministrativa da 1.000 euro a 50.000 euro».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 133 del codice delle
assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo
n. 209 del 2005, come modificato dalla presente legge:
"Art. 133. Formule tariffarie.
1. Per i ciclomotori, i motocicli, le autovetture e per
altre categorie di veicoli a motore che possono essere
individuate dall'ISVAP, con regolamento, i contratti di
assicurazione debbono essere stipulati in base a condizioni
di polizza che prevedano ad ogni scadenza annuale la
variazione in aumento od in diminuzione del premio
applicato all'atto della stipulazione o del rinnovo, in
relazione al verificarsi o meno di sinistri nel corso di un
certo periodo di tempo, oppure in base a clausole di
franchigia che prevedano un contributo dell'assicurato al
risarcimento del danno o in base a formule miste fra le due
tipologie. L'individuazione delle categorie di veicoli e'
effettuata tenendo conto delle esigenze di prevenzione. La
predetta variazione in diminuzione del premio si applica
automaticamente, fatte salve le migliori condizioni, nella
misura preventivamente quantificata in rapporto alla classe
di appartenenza attribuita alla polizza ed esplicitamente
indicata nel contratto. Il mancato rispetto della
disposizione ai cui al presente comma comporta
l'applicazione, da parte dell'ISVAP, di una sanzione
amministrativa da 1.000 euro a 50.000 euro.
2. Le imprese di assicurazione hanno diritto di accesso
telematico all'anagrafe nazionale delle persone abilitate
alla guida prevista dal codice della strada presso il
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a scopo di
verifica e aggiornamento delle informazioni relative
all'abilitazione alla guida secondo condizioni economiche e
tecniche strettamente correlate ai costi del servizio
erogato. Con decreto del Ministro delle attivita'
produttive, di concerto con il Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, sentito il Garante per la
protezione dei dati personali, sono adottate le
disposizioni di attuazione.".



 
Art. 34-ter

Certificato di chiusura inchiesta nell'assicurazione obbligatoria per
i veicoli a motore

1. Nel capo IV del titolo X del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, dopo l'articolo 150 e' aggiunto il seguente:
«Art. 150-bis. (Certificato di chiusa inchiesta). - 1. E' fatto obbligo alla compagnia di assicurazione di risarcire il danno derivante da furto o incendio di autoveicolo, indipendentemente dalla richiesta del rilascio del certificato di chiusa inchiesta, fatto salvo quanto disposto dal comma 2.
2. Nei procedimenti giudiziari nei quali si procede per il reato di cui all'articolo 642 del codice penale, limitatamente all'ipotesi che il bene assicurato sia un autoveicolo, il risarcimento del danno derivante da furto o incendio dell'autoveicolo stesso e' effettuato previo rilascio del certificato di chiusa inchiesta».



Riferimenti normativi
Per il testo dell'articolo 642 del codice penale,
vedere nelle note all'articolo 33.



 
Art. 35
Misure per la tempestivita' dei pagamenti, per l'estinzione dei
debiti pregressi delle amministrazioni statali, nonche'
disposizioni in materia di tesoreria unica.

1. Al fine di accelerare il pagamento dei crediti commerciali esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto connessi a transazioni commerciali per l'acquisizione di servizi e forniture, certi, liquidi ed esigibili, corrispondente a residui passivi del bilancio dello Stato, sono adottate le seguenti misure:
a) i fondi speciali per la reiscrizione dei residui passivi perenti di parte corrente e di conto capitale, di cui all'articolo 27 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono integrati rispettivamente degli importi di euro 2.000 milioni e 700 milioni per l'anno 2012, mediante riassegnazione, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato per il medesimo anno, di una corrispondente quota delle risorse complessivamente disponibili relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta, esistenti presso la contabilita' speciale 1778 «Agenzia delle entrate - Fondi di bilancio». Le assegnazioni disposte con utilizzo delle somme di cui al periodo precedente non devono comportare, secondo i criteri di contabilita' nazionale, peggioramento dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni;
b) i crediti di cui al presente comma maturati alla data del 31 dicembre 2011, su richiesta dei soggetti creditori, possono essere estinti, in luogo del pagamento disposto con le risorse finanziarie di cui alla lettera a), anche mediante assegnazione di titoli di Stato nel limite massimo di 2.000 milioni di euro. L'importo di cui alla presente lettera puo' essere incrementato con corrispondente riduzione degli importi di cui alla lettera a). Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono definite le modalita' per l'attuazione delle disposizioni di cui ai periodi precedenti e sono stabilite le caratteristiche dei titoli e le relative modalita' di assegnazione nonche' le modalita' di versamento al titolo IV dell'entrata del bilancio dello Stato, a fronte del controvalore dei titoli di Stato assegnati, con utilizzo della medesima contabilita' di cui alla lettera a). Le assegnazioni dei titoli di cui alla presente lettera non sono computate nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato indicate nella Legge di bilancio.
2. Per provvedere all'estinzione dei crediti per spese relative a consumi intermedi, maturati nei confronti dei Ministeri alla data del 31 dicembre 2011, il cui pagamento rientri, secondo i criteri di contabilita' nazionale, tra le regolazioni debitorie pregresse e il cui ammontare e' accertato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, secondo le medesime modalita' di cui alla circolare n. 38 del 15 dicembre 2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 5 dell'8 gennaio 2011, il fondo di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e' incrementato, per l'anno 2012, di un importo di euro 1.000 milioni mediante riassegnazione previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato di euro 740 milioni delle risorse complessivamente disponibili relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta, esistenti presso la contabilita' speciale 1778 «Agenzia delle entrate - Fondi di bilancio», e di euro 260 milioni mediante utilizzo del risparmio degli interessi derivante dal comma 9 del presente articolo. La lettera b) del comma 17 dell'art. 10 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e' soppressa.
3. All'onere per interessi derivante dal comma 1, pari a 235 milioni di euro annui a decorrere dal 2012, si provvede con la disposizione di cui al comma 4.
3-bis. Le pubbliche amministrazioni ai fini del pagamento del debito, oltre a quanto disciplinato al comma 1 del presente articolo, sono autorizzate a comporre bonariamente con i propri creditori le rispettive ragioni di credito e debito attraverso gli istituti della compensazione, della cessione di crediti in pagamento, ovvero anche mediante specifiche transazioni condizionate alla rinuncia ad interessi e rivalutazione monetaria. In caso di compensazioni, cessioni di crediti in pagamento, transazioni ai sensi del periodo precedente, le controversie in corso si intendono rinunciate.
4. In relazione alle maggiori entrate rivenienti nei territori delle autonomie speciali dagli incrementi delle aliquote dell'accisa sull'energia elettrica disposti dai decreti del Ministro dell'Economia e delle Finanze 30 dicembre 2011, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 304 del 31 dicembre 2011, concernenti l'aumento dell'accisa sull'energia elettrica a seguito della cessazione dell'applicazione dell'addizionale comunale e provinciale all'accisa sull'energia elettrica, il concorso alla finanza pubblica delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano previsto dall'articolo 28, comma 3, primo periodo del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e' incrementato di 235 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2012. La quota di maggior gettito pari a 6,4 milioni annui a decorrere dal 2012 derivante all'Erario dai decreti di cui al presente comma resta acquisita al bilancio dello Stato.
5. Con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze si provvede alle occorrenti variazioni di bilancio.
6. Al fine di assicurare alle agenzie fiscali ed all'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato la massima flessibilita' organizzativa, le stesse possono derogare a quanto previsto dall'articolo 9, comma 2, ultimo periodo, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, a condizione che sia comunque assicurata la neutralita' finanziaria, prevedendo, ove necessario, la relativa compensazione, anche a carico del fondo per la retribuzione di posizione e di risultato o di altri fondi analoghi; resta comunque ferma la riduzione prevista dall'articolo 9, comma 2, primo periodo, del citato decreto-legge n. 78 del 2010. Per assicurare la flessibilita' organizzativa e la continuita' delle funzioni delle pubbliche amministrazioni, nel caso di vacanza dell'organo di vertice di cui all'articolo 16, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e successive modifiche, nonche' per le ipotesi di assenza o impedimento del predetto organo, le funzioni vicarie possono essere attribuite con decreto dell'organo di vertice politico, tenuto conto dei criteri previsti dai rispettivi ordinamenti, per un periodo determinato, al titolare di uno degli uffici di livello dirigenziale generale compresi nelle strutture. Resta fermo quanto disposto dall'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
7. Il comma 1 dell'articolo 10 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, e' soppresso.
8. Ai fini della tutela dell'unita' economica della Repubblica e del coordinamento della finanza pubblica, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 dicembre 2014, il regime di tesoreria unica previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279 e' sospeso. Nello stesso periodo agli enti e organismi pubblici soggetti al regime di tesoreria unica ai sensi del citato articolo 7 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 1984, n. 720 e le relative norme amministrative di attuazione. Restano escluse dall'applicazione della presente disposizione le disponibilita' dei predetti enti e organismi pubblici rivenienti da operazioni di mutuo, prestito e ogni altra forma di indebitamento non sorrette da alcun contributo in conto capitale o in conto interessi da parte dello Stato, delle regioni e delle altre pubbliche amministrazioni.
9. Alla data del 29 febbraio 2012 i tesorieri o cassieri degli enti ed organismi pubblici di cui al comma 8 provvedono a versare il 50 per cento delle disponibilita' liquide esigibili depositate presso gli stessi alla data di entrata in vigore del presente decreto sulle rispettive contabilita' speciali, sottoconto fruttifero, aperte presso la tesoreria statale. Il versamento della quota rimanente deve essere effettuato alla data del 16 aprile 2012. Gli eventuali investimenti finanziari individuati con decreto del Ministero dell'Economia e delle finanze - Dipartimento del Tesoro da emanare entro il 30 aprile 2012, sono smobilizzati, ad eccezione di quelli in titoli di Stato italiani, entro il 30 giugno 2012 e le relative risorse versate sulle contabilita' speciali aperte presso la tesoreria statale. Gli enti provvedono al riversamento presso i tesorieri e cassieri delle somme depositate presso soggetti diversi dagli stessi tesorieri o cassieri entro il 15 marzo 2012. Sono fatti salvi eventuali versamenti gia' effettuati alla data di entrata in vigore del presente provvedimento.
10. I tesorieri o cassieri degli enti ed organismi pubblici di cui al comma 8 provvedono ad adeguare la propria operativita' alle disposizioni di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 1984, n. 720, e relative norme amministrative di attuazione, il giorno successivo a quello del versamento della residua quota delle disponibilita' previsto al comma 9. Nelle more di tale adeguamento i predetti tesorieri e cassieri continuano ad adottare i criteri gestionali previsti dall'articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279.
11. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e' abrogato l'articolo 29, comma 10, della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e fino all'adozione del bilancio unico d'Ateneo ai dipartimenti e ai centri di responsabilita' dotati di autonomia gestionale e amministrativa si applicano le disposizioni di cui ai commi 8 e 9 del presente articolo e, fino al completo riversamento delle risorse sulle contabilita' speciali di cui al comma 9, i tesorieri o cassieri degli stessi utilizzano prioritariamente le risorse esigibili depositate presso gli stessi trasferendo gli eventuali vincoli di destinazione sulle somme depositate presso la tesoreria statale.
12. A decorrere dall'adozione del bilancio unico d'Ateneo, le risorse liquide delle universita', comprese quelle dei dipartimenti e degli altri centri dotati di autonomia gestionale e amministrativa, sono gestite in maniera accentrata.
13. Fermi restando gli ordinari rimedi previsti dal codice civile, per effetto delle disposizioni di cui ai precedenti commi, i contratti di tesoreria e di cassa degli enti ed organismi di cui al comma 8 in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto possono essere rinegoziati in via diretta tra le parti originarie, ferma restando la durata inizialmente prevista dei contratti stessi. Se le parti non raggiungono l'accordo, gli enti ed organismi hanno diritto di recedere dal contratto.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 27 della legge 31
dicembre 2009, n. 196 (Legge di contabilita' e finanza
pubblica):
"Art. 27. Fondi speciali per la reiscrizione in
bilancio di residui passivi perenti delle spese correnti e
in conto capitale
1. Nello stato di previsione della spesa del Ministero
dell'economia e delle finanze sono istituiti, nella parte
corrente e nella parte in conto capitale, rispettivamente,
un «fondo speciale per la riassegnazione dei residui
passivi della spesa di parte corrente eliminati negli
esercizi precedenti per perenzione amministrativa» e un
«fondo speciale per la riassegnazione dei residui passivi
della spesa in conto capitale eliminati negli esercizi
precedenti per perenzione amministrativa», le cui dotazioni
sono determinate, con apposito articolo, dalla legge del
bilancio.
2. Il trasferimento di somme dai fondi di cui al comma
1 e la loro corrispondente iscrizione ai capitoli di
bilancio hanno luogo mediante decreti del Ministro
dell'economia e delle finanze, da registrare alla Corte dei
conti, e riguardano sia le dotazioni di competenza che
quelle di cassa dei capitoli interessati.".
Si riporta il testo dell'articolo 1, comma 50, della
legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006):
"50. Ferma restando la disposizione di cui all'articolo
23, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, al fine
di provvedere all'estinzione dei debiti pregressi contratti
dalle amministrazioni centrali dello Stato nei confronti di
enti, societa', persone fisiche, istituzioni ed organismi
vari, nello stato di previsione del Ministero dell'economia
e delle finanze e' istituito un Fondo con una dotazione
finanziaria pari a 170 milioni di euro per l'anno 2006 e a
200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008.
Alla ripartizione del predetto Fondo si provvede con
decreto del Ministro dell'economia e delle finanze su
proposta del Ministro competente.".
L'art. 10, comma 17, lettera b), soppressa dalla
presente legge, del citato decreto-legge n. 98 del 2011, e'
pubblicato nella Gazz. Uff. 6 luglio 2011, n. 155.
Si riporta il testo dell'articolo 28, comma 3, primo
periodo del citato decreto-legge n. 201 del 2011:
"Art. 28. Concorso alla manovra degli Enti territoriali
e ulteriori riduzioni di spese
(Omissis).
3. Con le procedure previste dall'articolo 27, della
legge 5 maggio 2009, n. 42, le Regioni a statuto speciale e
le Province autonome di Trento e Bolzano assicurano, a
decorrere dall'anno 2012, un concorso alla finanza pubblica
di euro 860 milioni annui. Con le medesime procedure le
Regioni Valle d'Aosta e Friuli-Venezia Giulia e le Province
autonome di Trento e Bolzano assicurano, a decorrere
dall'anno 2012, un concorso alla finanza pubblica di 60
milioni di euro annui, da parte dei Comuni ricadenti nel
proprio territorio. Fino all'emanazione delle norme di
attuazione di cui al predetto articolo 27, l'importo
complessivo di 920 milioni e' accantonato,
proporzionalmente alla media degli impegni finali
registrata per ciascuna autonomia nel triennio 2007-2009, a
valere sulle quote di compartecipazione ai tributi
erariali. Per la Regione Siciliana si tiene conto della
rideterminazione del fondo sanitario nazionale per effetto
del comma 2.".
Si riporta il testo dell'articolo 9, comma 2, del
citato decreto-legge n. 78 del 2010:
"Art. 9. Contenimento delle spese in materia di impiego
pubblico
(Omissis).
2. In considerazione della eccezionalita' della
situazione economica internazionale e tenuto conto delle
esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di
finanza pubblica concordati in sede europea, a decorrere
dal 1° gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 i
trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti,
anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi
ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, inserite nel
conto economico consolidato della pubblica amministrazione,
come individuate dall'Istituto nazionale di statistica
(ISTAT), ai sensi del comma 3, dell'art. 1, della legge 31
dicembre 2009, n. 196, superiori a 90.000 euro lordi annui
sono ridotti del 5 per cento per la parte eccedente il
predetto importo fino a 150.000 euro, nonche' del 10 per
cento per la parte eccedente 150.000 euro; a seguito della
predetta riduzione il trattamento economico complessivo non
puo' essere comunque inferiore a 90.000 euro lordi annui;
le indennita' corrisposte ai responsabili degli uffici di
diretta collaborazione dei Ministri di cui all'art. 14,
comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 sono
ridotte del 10 per cento; la riduzione si applica
sull'intero importo dell'indennita'. Per i procuratori ed
avvocati dello Stato rientrano nella definizione di
trattamento economico complessivo, ai fini del presente
comma, anche gli onorari di cui all'articolo 21 del R.D. 30
ottobre 1933, n. 1611. La riduzione prevista dal primo
periodo del presente comma non opera ai fini previdenziali.
A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
decreto e sino al 31 dicembre 2013, nell'ambito delle
amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modifiche e
integrazioni, i trattamenti economici complessivi spettanti
ai titolari degli incarichi dirigenziali, anche di livello
generale, non possono essere stabiliti in misura superiore
a quella indicata nel contratto stipulato dal precedente
titolare ovvero, in caso di rinnovo, dal medesimo titolare,
ferma restando la riduzione prevista nel presente comma.".
Si riporta il testo dell'articolo 16, comma 5, del
decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 (Norme generali
sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle
amministrazioni pubbliche):
"Art. 16. Funzioni dei dirigenti di uffici dirigenziali
generali.
(Omissis).
5. Gli ordinamenti delle amministrazioni pubbliche al
cui vertice e' preposto un segretario generale, capo
dipartimento o altro dirigente comunque denominato, con
funzione di coordinamento di uffici dirigenziali di livello
generale, ne definiscono i compiti ed i poteri.".
Si riporta il testo dell'articolo 23-ter del citato
decreto-legge n. 201 del 2011:
"Art. 23-ter. Disposizioni in materia di trattamenti
economici
1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, previo parere delle competenti Commissioni
parlamentari, entro novanta giorni dalla data di entrata in
vigore della legge di conversione del presente decreto, e'
definito il trattamento economico annuo onnicomprensivo di
chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti
o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente
o autonomo con pubbliche amministrazioni statali, di cui
all' articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi incluso il
personale in regime di diritto pubblico di cui all'
articolo 3 del medesimo decreto legislativo, e successive
modificazioni, stabilendo come parametro massimo di
riferimento il trattamento economico del primo presidente
della Corte di cassazione. Ai fini dell'applicazione della
disciplina di cui al presente comma devono essere computate
in modo cumulativo le somme comunque erogate
all'interessato a carico del medesimo o di piu' organismi,
anche nel caso di pluralita' di incarichi conferiti da uno
stesso organismo nel corso dell'anno.
2. Il personale di cui al comma 1 che e' chiamato,
conservando il trattamento economico riconosciuto
dall'amministrazione di appartenenza, all'esercizio di
funzioni direttive, dirigenziali o equiparate, anche in
posizione di fuori ruolo o di aspettativa, presso Ministeri
o enti pubblici nazionali, comprese le autorita'
amministrative indipendenti, non puo' ricevere, a titolo di
retribuzione o di indennita' per l'incarico ricoperto, o
anche soltanto per il rimborso delle spese, piu' del 25 per
cento dell'ammontare complessivo del trattamento economico
percepito.
3. Con il decreto di cui al comma 1 possono essere
previste deroghe motivate per le posizioni apicali delle
rispettive amministrazioni ed e' stabilito un limite
massimo per i rimborsi di spese.
4. Le risorse rivenienti dall'applicazione delle misure
di cui al presente articolo sono annualmente versate al
Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.".
Il testo dell'articolo 10, comma 1, soppresso dalla
presente legge, del citato decreto legislativo n. 68 del
2011 e' pubblicato nella Gazz. Uff. 12 maggio 2011, n. 109.
Si riporta il testo dell'articolo 7 del decreto
legislativo 7 agosto 1997, n. 279 (Individuazione delle
unita' previsionali di base del bilancio dello Stato,
riordino del sistema di tesoreria unica e ristrutturazione
del rendiconto generale dello Stato):
"Art. 7. Nuove modalita' di attuazione del sistema di
tesoreria unica.
1. Il sistema di tesoreria unica introdotto dalla legge
29 ottobre 1984, n. 720 , e' modificato, per le regioni e
gli enti locali, secondo le disposizioni contenute nel
presente articolo e nell'articolo 8.
2. Le entrate costituite da assegnazioni, contributi e
quanto altro proveniente direttamente dal bilancio dello
Stato devono essere versate per le regioni, le province
autonome e gli enti locali nelle contabilita' speciali
infruttifere ad essi intestate presso le sezioni di
tesoreria provinciale dello Stato. Tra le predette entrate
sono comprese quelle provenienti da operazioni di
indebitamento assistite, in tutto o in parte, da interventi
finanziari dello Stato sia in conto capitale che in conto
interessi, nonche' quelle connesse alla devoluzione di
tributi erariali alle regioni a statuto speciale e alle
province autonome di Trento e di Bolzano.
3. Le disponibilita' derivanti dalle entrate diverse da
quelle indicate nel comma 2, che sono escluse dal
riversamento nella tesoreria statale, devono essere
prioritariamente utilizzate per i pagamenti disposti dagli
enti di cui al comma 1. L'utilizzo delle disponibilita'
vincolate resta disciplinato secondo quanto stabilito dalla
vigente normativa.
4. I tesorieri degli enti di cui al comma 1 sono
direttamente responsabili dei pagamenti eseguiti in
difformita' di quanto disposto dal comma 3. In caso di
inadempienza il tesoriere e' tenuto al riversamento nella
tesoreria statale dell'ammontare del pagamento eseguito in
difformita' ed e' tenuto altresi' a versare ad apposito
capitolo dell'entrata statale l'ammontare corrispondente
all'applicazione dell'interesse legale, sull'importo del
pagamento, calcolato per il periodo intercorrente tra la
data del prelevamento dalla tesoreria statale e la data di
riversamento.
5. Ai fini del rispetto del criterio di prioritario
utilizzo di cui al comma 3 sono comprese, tra le liquidita'
derivanti da entrate proprie depositate presso il sistema
bancario, anche quelle temporaneamente reimpiegate in
operazioni finanziarie con esclusione di quelle concernenti
accantonamenti per i fondi di previdenza a capitalizzazione
per la quiescenza del personale dipendente, previsti e
disciplinati da particolari disposizioni, e con esclusione
altresi' dei valori mobiliari provenienti da atti di
liberalita' di privati destinati a borse di studio.
6. Con decreti del Ministro del tesoro, del bilancio e
della programmazione economica sono stabilite le eventuali
ed ulteriori modalita' che si rendesse necessario
disciplinare per l'attuazione delle norme sulla tesoreria
unica.".
Si riporta il testo dell'articolo 1 della legge 29
ottobre 1984, n. 720 (Istituzione del sistema di tesoreria
unica per enti ed organismi pubblici):
"Art. 1. Fatti salvi gli effetti prodotti, gli atti e i
provvedimenti adottati, nonche' i rapporti giuridici sorti
sulla base dei D.L. 25 gennaio 1984, n. 5, D.L. 24 marzo
1984, n. 37, D.L. 24 maggio 1984, n. 153 e D.L. 25 luglio
1984, n. 372, con decorrenza 30 agosto 1984, gli istituti e
le aziende di credito, tesorieri o cassieri degli enti e
degli organismi pubblici di cui alla tabella A annessa alla
presente legge, effettuano, nella qualita' di organi di
esecuzione degli enti e degli organismi suddetti, le
operazioni di incasso e di pagamento a valere sulle
contabilita' speciali aperte presso le sezioni di tesoreria
provinciale dello Stato. Le entrate proprie dei predetti
enti ed organismi, costituite da introiti tributari ed
extratributari, per vendita di beni e servizi, per canoni,
sovracanoni e indennizzi, o da altri introiti provenienti
dal settore privato, devono essere versate in contabilita'
speciale fruttifera presso le sezioni di tesoreria
provinciale dello Stato. Le altre entrate, comprese quelle
provenienti da mutui, devono affluire in contabilita'
speciale infruttifera, nella quale devono altresi' essere
versate direttamente le assegnazioni, i contributi e quanto
altro proveniente dal bilancio dello Stato. Le operazioni
di pagamento sono addebitate in primo luogo alla
contabilita' speciale fruttifera, fino all'esaurimento dei
relativi fondi.
Con decreti del Ministro del tesoro e' fissato il tasso
d'interesse per le contabilita' speciali fruttifere e sono
altresi' disciplinati le condizioni, i criteri e le
modalita' per l'effettuazione delle operazioni e per il
regolamento dei rapporti di debito e di credito tra i
tesorieri o i cassieri degli enti e degli organismi
pubblici di cui al precedente primo comma e le sezioni di
tesoreria provinciale dello Stato, con riferimento anche
alle disponibilita' in numerario o in titoli esistenti
presso gli istituti e le aziende di credito alla fine del
mese antecedente alla data di emanazione dei decreti del
Ministro del tesoro di cui al presente comma.
Il tasso di interesse per le somme versate nelle
contabilita' speciali fruttifere di cui al primo comma del
presente articolo deve essere fissato dal decreto
ministeriale in una misura compresa fra il valore
dell'interesse corrisposto per i depositi sui libretti
postali di risparmio e quello previsto per i buoni ordinari
del Tesoro a scadenza trimestrale.
Il decreto ministeriale che, a norma del precedente
secondo comma, stabilisce le condizioni, i criteri e le
modalita' di attuazione delle discipline previste dalla
presente legge deve garantire agli enti ed organismi
interessati la piena ed immediata disponibilita', in ogni
momento, delle somme di loro spettanza giacenti in
tesoreria nelle contabilita' speciali fruttifere e
infruttifere.
All'onere derivante dalla corresponsione degli
interessi previsti dal precedente primo comma, valutabile
in lire quaranta miliardi per ciascuno degli anni 1985 e
1986, si provvede mediante corrispondente riduzione dello
stanziamento iscritto, ai fini del bilancio pluriennale
1984-86, al capitolo 6856 dello stato di previsione del
Ministero del tesoro per l'anno finanziario 1984, all'uopo
parzialmente utilizzando l'accantonamento «proroga
fiscalizzazione dei contributi di malattia». Il Ministro
del tesoro e' autorizzato ad apportare, con propri decreti,
le occorrenti variazioni di bilancio.
Fino alla data di emanazione dei decreti del Ministro
del tesoro previsti dal precedente secondo comma, agli enti
ed agli organismi pubblici di cui alla tabella A annessa
alla presente legge si applicano le disposizioni previste
dall'art. 40, L. 30 marzo 1981, n. 119 , modificato
dall'art. 21, comma 4, del D.L. 12 settembre 1983, n. 463 ,
convertito, con modificazioni, nella L. 11 novembre 1983,
n. 638, nonche' dall'art. 35, quattordicesimo comma, della
L. 27 dicembre 1983, n. 730 , come ulteriormente modificate
e integrate dal successivo art. 3 della presente legge.".
Il testo del comma 10 dell'articolo 29 della legge 23
dicembre 1998, n. 448 (Misure di finanza pubblica per la
stabilizzazione e lo sviluppo), abrogato dalla presente
legge, e' pubblicato nella Gazz. Uff. 29 dicembre 1998, n.
302, S.O.



 
Art. 36
Regolazione indipendente in materia di trasporti

1. All'articolo 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) i commi 1 e 2 sono sostituiti dai seguenti:
«1. Nell'ambito delle attivita' di regolazione dei servizi di pubblica utilita' di cui alla legge 14 novembre 1995, n. 481, e' istituita l'Autorita' di regolazione dei trasporti, di seguito denominata "Autorita'", la quale opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione. La sede dell'Autorita' e' definita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, entro il termine del 30 aprile 2012. In sede di prima attuazione del presente articolo, il collegio dell'Autorita' e' costituito entro il 31 maggio 2012. L'Autorita' e' competente nel settore dei trasporti e dell'accesso alle relative infrastrutture e ai servizi accessori, in conformita' con la disciplina europea e nel rispetto del principio di sussidiarieta' e delle competenze delle regioni e degli enti locali di cui al titolo V della parte seconda della Costituzione. L'Autorita' esercita le proprie competenze a decorrere dalla data di adozione dei regolamenti di cui all'articolo 2, comma 28, della legge 14 novembre 1995, n. 481. All'Autorita' si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni organizzative e di funzionamento di cui alla medesima legge.
1-bis. L'Autorita' e' organo collegiale composto dal presidente e da due componenti nominati secondo le procedure di cui all'articolo 2, comma 7, della legge 14 novembre 1995, n. 481. Ai componenti e ai funzionari dell'Autorita' si applica il regime previsto dall'articolo 2, commi da 8 a 11, della medesima legge. Il collegio nomina un segretario generale, che sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici e ne risponde al presidente.
1-ter. I componenti dell'Autorita' sono scelti, nel rispetto dell'equilibrio di genere, tra persone di indiscussa moralita' e indipendenza e di comprovata professionalita' e competenza nei settori in cui opera l'Autorita'. A pena di decadenza essi non possono esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna attivita' professionale o di consulenza, essere amministratori o dipendenti di soggetti pubblici o privati ne' ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura, ivi compresi gli incarichi elettivi o di rappresentanza nei partiti politici, ne' avere interessi diretti o indiretti nelle imprese operanti nel settore di competenza della medesima Autorita'. I dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono collocati fuori ruolo per l'intera durata dell'incarico. I componenti dell'Autorita' sono nominati per un periodo di sette anni e non possono essere confermati nella carica. In caso di dimissioni o impedimento del presidente o di un membro dell'Autorita', si procede alla sostituzione secondo le regole ordinarie previste per la nomina dei componenti dell'Autorita', la loro durata in carica e la non rinnovabilita' del mandato.
2. L'Autorita' e' competente nel settore dei trasporti e dell'accesso alle relative infrastrutture ed in particolare provvede:
a) a garantire, secondo metodologie che incentivino la concorrenza, l'efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori, condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali, aeroportuali e alle reti autostradali, fatte salve le competenze dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali di cui all'articolo 36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, nonche' in relazione alla mobilita' dei passeggeri e delle merci in ambito nazionale, locale e urbano anche collegata a stazioni, aeroporti e porti;
b) a definire, se ritenuto necessario in relazione alle condizioni di concorrenza effettivamente esistenti nei singoli mercati dei servizi dei trasporti nazionali e locali, i criteri per la fissazione da parte dei soggetti competenti delle tariffe, dei canoni, dei pedaggi, tenendo conto dell'esigenza di assicurare l'equilibrio economico delle imprese regolate, l'efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese, i consumatori;
c) a verificare la corretta applicazione da parte dei soggetti interessati dei criteri fissati ai sensi della lettera b);
d) a stabilire le condizioni minime di qualita' dei servizi di trasporto nazionali e locali connotati da oneri di servizio pubblico, individuate secondo caratteristiche territoriali di domanda e offerta;
e) a definire, in relazione ai diversi tipi di servizio e alle diverse infrastrutture, il contenuto minimo degli specifici diritti, anche di natura risarcitoria, che gli utenti possono esigere nei confronti dei gestori dei servizi e delle infrastrutture di trasporto; sono fatte salve le ulteriori garanzie che accrescano la protezione degli utenti che i gestori dei servizi e delle infrastrutture possono inserire nelle proprie carte dei servizi;
f) a definire gli schemi dei bandi delle gare per l'assegnazione dei servizi di trasporto in esclusiva e delle convenzioni da inserire nei capitolati delle medesime gare e a stabilire i criteri per la nomina delle commissioni aggiudicatrici; con riferimento al trasporto ferroviario regionale, l'Autorita' verifica che nei relativi bandi di gara non sussistano condizioni discriminatorie o che impediscano l'accesso al mercato a concorrenti potenziali e specificamente che la disponibilita' del materiale rotabile gia' al momento della gara non costituisca un requisito per la partecipazione ovvero un fattore di discriminazione tra le imprese partecipanti. In questi casi, all'impresa aggiudicataria e' concesso un tempo massimo di diciotto mesi, decorrenti dall'aggiudicazione definitiva, per l'acquisizione del materiale rotabile indispensabile per lo svolgimento del servizio;
g) con particolare riferimento al settore autostradale, a stabilire per le nuove concessioni sistemi tariffari dei pedaggi basati sul metodo del price cap, con determinazione dell'indicatore di produttivita' X a cadenza quinquennale per ciascuna concessione; a definire gli schemi di concessione da inserire nei bandi di gara relativi alla gestione o costruzione; a definire gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali per le nuove concessioni; a definire gli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali, allo scopo di promuovere una gestione plurale sulle diverse tratte e stimolare la concorrenza per confronto;
h) con particolare riferimento al settore aeroportuale, a svolgere ai sensi degli articoli da 71 a 81 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, tutte le funzioni di Autorita' di vigilanza istituita dall'articolo 71, comma 2, del predetto decreto-legge n. 1 del 2012 in attuazione della direttiva 2009/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2009, concernente i diritti aeroportuali;
i) con particolare riferimento all'infrastruttura ferroviaria, a svolgere tutte le funzioni di organismo di regolazione di cui all'articolo 37 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, e, in particolare, a definire i criteri per la determinazione dei pedaggi da parte del gestore dell'infrastruttura e i criteri di assegnazione delle tracce e della capacita' e a vigilare sulla loro corretta applicazione da parte del gestore dell'infrastruttura;
l) l'Autorita', in caso di inosservanza di propri provvedimenti o di mancata ottemperanza da parte dei soggetti esercenti il servizio alle richieste di informazioni o a quelle connesse all'effettuazione dei controlli, ovvero nel caso in cui le informazioni e i documenti non siano veritieri, puo' irrogare sanzioni amministrative pecuniarie determinate in fase di prima applicazione secondo le modalita' e nei limiti di cui all'articolo 2 della legge 14 novembre 1995, n. 481. L'ammontare riveniente dal pagamento delle predette sanzioni e' destinato ad un fondo per il finanziamento di progetti a vantaggio dei consumatori dei settori dei trasporti, approvati dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti su proposta dell'Autorita'. Tali progetti possono beneficiare del sostegno di altre istituzioni pubbliche nazionali e europee;
m) con particolare riferimento al servizio taxi, a monitorare e verificare la corrispondenza dei livelli di offerta del servizio taxi, delle tariffe e della qualita' delle prestazioni alle esigenze dei diversi contesti urbani, secondo i criteri di ragionevolezza e proporzionalita', allo scopo di garantire il diritto di mobilita' degli utenti. Comuni e regioni, nell'ambito delle proprie competenze, provvedono, previa acquisizione di preventivo parere da parte dell'Autorita', ad adeguare il servizio dei taxi, nel rispetto dei seguenti principi:
1) l'incremento del numero delle licenze ove ritenuto necessario anche in base alle analisi effettuate dalla Autorita' per confronto nell'ambito di realta' europee comparabili, a seguito di un'istruttoria sui costi-benefici anche ambientali, in relazione a comprovate ed oggettive esigenze di mobilita' ed alle caratteristiche demografiche e territoriali, bandendo concorsi straordinari in conformita' alla vigente programmazione numerica, ovvero in deroga ove la programmazione numerica manchi o non sia ritenuta idonea dal comune ad assicurare un livello di offerta adeguato, per il rilascio, a titolo gratuito o a titolo oneroso, di nuove licenze da assegnare ai soggetti in possesso dei requisiti stabiliti dall'articolo 6 della legge 15 gennaio 1992, n. 21, fissando, in caso di titolo oneroso, il relativo importo ed individuando, in caso di eccedenza delle domande, uno o piu' criteri selettivi di valutazione automatica o immediata, che assicurino la conclusione della procedura in tempi celeri. I proventi derivanti dal rilascio di licenze a titolo oneroso sono finalizzati ad adeguate compensazioni da corrispondere a coloro che sono gia' titolari di licenza;
2) consentire ai titolari di licenza d'intesa con i comuni una maggiore liberta' nell'organizzazione del servizio sia per fronteggiare particolari eventi straordinari o periodi di prevedibile incremento della domanda e in numero proporzionato alle esigenze dell'utenza, sia per sviluppare nuovi servizi integrativi come il taxi ad uso collettivo o altre forme;
3) consentire una maggiore liberta' nella fissazione delle tariffe, la possibilita' di una loro corretta e trasparente pubblicizzazione a tutela dei consumatori, prevedendo la possibilita' per gli utenti di avvalersi di tariffe predeterminate dal comune per percorsi prestabiliti;
4) migliorare la qualita' di offerta del servizio, individuando criteri mirati ad ampliare la formazione professionale degli operatori con particolare riferimento alla sicurezza stradale e alla conoscenza delle lingue straniere, nonche' alla conoscenza della normativa in materia fiscale, amministrativa e civilistica del settore, favorendo gli investimenti in nuove tecnologie per l'efficientamento organizzativo ed ambientale del servizio e adottando la carta dei servizi a livello regionale;
n) con riferimento alla disciplina di cui alla lettera m), l'Autorita' puo' ricorrere al tribunale amministrativo regionale del Lazio.»;
b) al comma 3, alinea, sono soppresse le parole: «individuata ai sensi del medesimo comma»;
c) al comma 4, dopo il primo periodo, e' inserito il seguente: «Tutte le amministrazioni pubbliche, statali e regionali, nonche' gli enti strumentali che hanno competenze in materia di sicurezza e standard tecnici delle infrastrutture e dei trasporti trasmettono all'Autorita' le delibere che possono avere un impatto sulla concorrenza tra operatori del settore, sulle tariffe, sull'accesso alle infrastrutture, con facolta' da parte dell'Autorita' di fornire segnalazioni e pareri circa la congruenza con la regolazione economica»;
d) al comma 5, primo periodo, sono soppresse le parole: «individuata ai sensi del comma 2»;
e) al comma 6:
1) la lettera a) e' sostituita dalla seguente:
a) agli oneri derivanti dall'istituzione dell'Autorita' e dal suo funzionamento per l'anno 2012, nel limite massimo di 5 milioni di euro, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica»;
2) alla lettera b), l'ultimo periodo e' soppresso;
3) dopo la lettera b) e' aggiunta la seguente:
«b-bis) ai sensi dell'articolo 2, comma 29, ultimo periodo, della legge 14 novembre 1995, n. 481, in sede di prima attuazione del presente articolo, l'Autorita' provvede al reclutamento del personale di ruolo, nella misura massima del 50 per cento dei posti disponibili nella pianta organica, determinata in ottanta unita', e nei limiti delle risorse disponibili, mediante apposita selezione nell'ambito del personale dipendente da pubbliche amministrazioni in possesso delle competenze e dei requisiti di professionalita' ed esperienza richiesti per l'espletamento delle singole funzioni e tale da garantire la massima neutralita' e imparzialita'. In fase di avvio il personale selezionato dall'Autorita' e' comandato da altre pubbliche amministrazioni, con oneri a carico delle amministrazioni di provenienza. A seguito del versamento dei contributi di cui alla lettera b), il predetto personale e' immesso nei ruoli dell'Autorita' nella qualifica assunta in sede di selezione»;
f) dopo il comma 6 sono aggiunti i seguenti:
«6-bis. Nelle more dell'entrata in operativita' dell'Autorita', determinata con propria delibera, le funzioni e le competenze attribuite alla stessa ai sensi del presente articolo continuano ad essere svolte dalle amministrazioni e dagli enti pubblici competenti nei diversi settori interessati. A decorrere dalla stessa data, l'Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari (URSF) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 2008, n. 211, istituito ai sensi dell'articolo 37 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, e' soppresso. Conseguentemente, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti provvede alla riduzione della dotazione organica del personale dirigenziale di prima e di seconda fascia in misura corrispondente agli uffici dirigenziali di livello generale e non generale soppressi. Sono, altresi', soppressi gli stanziamenti di bilancio destinati alle relative spese di funzionamento.
6-ter. Restano ferme le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dell'economia e delle finanze nonche' del CIPE in materia di approvazione di contratti di programma nonche' di atti convenzionali, con particolare riferimento ai profili di finanza pubblica».
2. Alla legge 15 gennaio 1992, n. 21, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, dopo il comma 3 e' aggiunto il seguente:
«3-bis. E' consentito ai comuni di prevedere che i titolari di licenza per il servizio taxi possano svolgere servizi integrativi quali il taxi ad uso collettivo o mediante altre forme di organizzazione del servizio»;
b) all'articolo 5-bis, dopo il comma 1 e' aggiunto il seguente:
«1-bis. Per il servizio di taxi e' consentito l'esercizio dell'attivita' anche al di fuori del territorio dei comuni che hanno rilasciato la licenza sulla base di accordi sottoscritti dai sindaci dei comuni interessati»;
c) all'articolo 10, il comma 1 e' sostituito dal seguente:
«1. I titolari di licenza per l'esercizio del servizio di taxi possono essere sostituiti alla guida, nell'ambito orario del turno integrativo o nell'orario del turno assegnato, da chiunque abbia i requisiti di professionalita' e moralita' richiesti dalla normativa vigente».
3. All'articolo 36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2:
1) alla lettera c), sono soppresse le parole: «stradale ed»;
2) alla lettera e), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «secondo i criteri e le metodologie stabiliti dalla competente Autorita' di regolazione, alla quale e' demandata la loro successiva approvazione»;
3) la lettera f) e' sostituita dalla seguente:
«f) vigilanza sull'attuazione, da parte dei concessionari, delle leggi e dei regolamenti concernenti la tutela del patrimonio delle strade e delle autostrade statali, nonche' la tutela del traffico e della segnaletica; vigilanza sull'adozione, da parte dei concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico sulle strade ed autostrade medesime»;
b) al comma 3:
1) alla lettera d), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, nonche' svolgere le attivita' di cui all'articolo 2, comma 1, lettere f), g), h) ed i), del decreto legislativo 26 febbraio 1994, n. 143»;
2) dopo la lettera d) e' aggiunta la seguente:
«d-bis) approvare i progetti relativi ai lavori inerenti la rete stradale e autostradale di interesse nazionale, non sottoposta a pedaggio e in gestione diretta, che equivale a dichiarazione di pubblica utilita' ed urgenza ai fini dell'applicazione delle leggi in materia di espropriazione per pubblica utilita'».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 37 del citato
decreto-legge n. 201 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 37. Liberalizzazione del settore dei trasporti.
1. Nell'ambito delle attivita' di regolazione dei
servizi di pubblica utilita' di cui alla legge 14 novembre
1995, n. 481, e' istituita l'Autorita' di regolazione dei
trasporti, di seguito denominata "Autorita'", la quale
opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e
di valutazione. La sede dell'Autorita' e' definita con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su
proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
entro il termine del 30 aprile 2012. In sede di prima
attuazione del presente articolo, il collegio
dell'Autorita' e' costituito entro il 31 maggio 2012.
L'Autorita' e' competente nel settore dei trasporti e
dell'accesso alle relative infrastrutture e ai servizi
accessori, in conformita' con la disciplina europea e nel
rispetto del principio di sussidiarieta' e delle competenze
delle regioni e degli enti locali di cui al titolo V della
parte seconda della Costituzione. L'Autorita' esercita le
proprie competenze a decorrere dalla data di adozione dei
regolamenti di cui all'articolo 2, comma 28, della legge 14
novembre 1995, n. 481. All'Autorita' si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni organizzative e di
funzionamento di cui alla medesima legge.
1-bis. L'Autorita' e' organo collegiale composto dal
presidente e da due componenti nominati secondo le
procedure di cui all'articolo 2, comma 7, della legge 14
novembre 1995, n. 481. Ai componenti e ai funzionari
dell'Autorita' si applica il regime previsto dall'articolo
2, commi da 8 a 11, della medesima legge. Il collegio
nomina un segretario generale, che sovrintende al
funzionamento dei servizi e degli uffici e ne risponde al
presidente.
1-ter. I componenti dell'Autorita' sono scelti, nel
rispetto dell'equilibrio di genere, tra persone di
indiscussa moralita' e indipendenza e di comprovata
professionalita' e competenza nei settori in cui opera
l'Autorita'. A pena di decadenza essi non possono
esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna attivita'
professionale o di consulenza, essere amministratori o
dipendenti di soggetti pubblici o privati ne' ricoprire
altri uffici pubblici di qualsiasi natura, ivi compresi gli
incarichi elettivi o di rappresentanza nei partiti
politici, ne' avere interessi diretti o indiretti nelle
imprese operanti nel settore di competenza della medesima
Autorita'. I dipendenti delle amministrazioni pubbliche
sono collocati fuori ruolo per l'intera durata
dell'incarico. I componenti dell'Autorita' sono nominati
per un periodo di sette anni e non possono essere
confermati nella carica. In caso di dimissioni o
impedimento del presidente o di un membro dell'Autorita',
si procede alla sostituzione secondo le regole ordinarie
previste per la nomina dei componenti dell'Autorita', la
loro durata in carica e la non rinnovabilita' del mandato.
2. L'Autorita' e' competente nel settore dei trasporti
e dell'accesso alle relative infrastrutture ed in
particolare provvede:
a) a garantire, secondo metodologie che incentivino la
concorrenza, l'efficienza produttiva delle gestioni e il
contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i
consumatori, condizioni di accesso eque e non
discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali,
aeroportuali e alle reti autostradali, fatte salve le
competenze dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e
autostradali di cui all'articolo 36 del decreto-legge 6
luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111, nonche' in relazione alla
mobilita' dei passeggeri e delle merci in ambito nazionale,
locale e urbano anche collegata a stazioni, aeroporti e
porti;
b) a definire, se ritenuto necessario in relazione alle
condizioni di concorrenza effettivamente esistenti nei
singoli mercati dei servizi dei trasporti nazionali e
locali, i criteri per la fissazione da parte dei soggetti
competenti delle tariffe, dei canoni, dei pedaggi, tenendo
conto dell'esigenza di assicurare l'equilibrio economico
delle imprese regolate, l'efficienza produttiva delle
gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le
imprese, i consumatori;
c) a verificare la corretta applicazione da parte dei
soggetti interessati dei criteri fissati ai sensi della
lettera b);
d) a stabilire le condizioni minime di qualita' dei
servizi di trasporto nazionali e locali connotati da oneri
di servizio pubblico, individuate secondo caratteristiche
territoriali di domanda e offerta;
e) a definire, in relazione ai diversi tipi di servizio
e alle diverse infrastrutture, il contenuto minimo degli
specifici diritti, anche di natura risarcitoria, che gli
utenti possono esigere nei confronti dei gestori dei
servizi e delle infrastrutture di trasporto; sono fatte
salve le ulteriori garanzie che accrescano la protezione
degli utenti che i gestori dei servizi e delle
infrastrutture possono inserire nelle proprie carte dei
servizi;
f) a definire gli schemi dei bandi delle gare per
l'assegnazione dei servizi di trasporto in esclusiva e
delle convenzioni da inserire nei capitolati delle medesime
gare e a stabilire i criteri per la nomina delle
commissioni aggiudicatrici; con riferimento al trasporto
ferroviario regionale, l'Autorita' verifica che nei
relativi bandi di gara non sussistano condizioni
discriminatorie o che impediscano l'accesso al mercato a
concorrenti potenziali e specificamente che la
disponibilita' del materiale rotabile gia' al momento della
gara non costituisca un requisito per la partecipazione
ovvero un fattore di discriminazione tra le imprese
partecipanti. In questi casi, all'impresa aggiudicataria e'
concesso un tempo massimo di diciotto mesi, decorrenti
dall'aggiudicazione definitiva, per l'acquisizione del
materiale rotabile indispensabile per lo svolgimento del
servizio;
g) con particolare riferimento al settore autostradale,
a stabilire per le nuove concessioni sistemi tariffari dei
pedaggi basati sul metodo del price cap, con determinazione
dell'indicatore di produttivita' X a cadenza quinquennale
per ciascuna concessione; a definire gli schemi di
concessione da inserire nei bandi di gara relativi alla
gestione o costruzione; a definire gli schemi dei bandi
relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari
autostradali per le nuove concessioni; a definire gli
ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali, allo
scopo di promuovere una gestione plurale sulle diverse
tratte e stimolare la concorrenza per confronto;
h) con particolare riferimento al settore aeroportuale,
a svolgere ai sensi degli articoli da 71 a 81 del
decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, tutte le funzioni di
Autorita' di vigilanza istituita dall'articolo 71, comma 2,
del predetto decreto-legge n. 1 del 2012 in attuazione
della direttiva 2009/12/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, dell'11 marzo 2009, concernente i diritti
aeroportuali;
i) con particolare riferimento all'infrastruttura
ferroviaria, a svolgere tutte le funzioni di organismo di
regolazione di cui all'articolo 37 del decreto legislativo
8 luglio 2003, n. 188, e, in particolare, a definire i
criteri per la determinazione dei pedaggi da parte del
gestore dell'infrastruttura e i criteri di assegnazione
delle tracce e della capacita' e a vigilare sulla loro
corretta applicazione da parte del gestore
dell'infrastruttura;
l) l'Autorita', in caso di inosservanza di propri
provvedimenti o di mancata ottemperanza da parte dei
soggetti esercenti il servizio alle richieste di
informazioni o a quelle connesse all'effettuazione dei
controlli, ovvero nel caso in cui le informazioni e i
documenti non siano veritieri, puo' irrogare sanzioni
amministrative pecuniarie determinate in fase di prima
applicazione secondo le modalita' e nei limiti di cui
all'articolo 2 della legge 14 novembre 1995, n. 481.
L'ammontare riveniente dal pagamento delle predette
sanzioni e' destinato ad un fondo per il finanziamento di
progetti a vantaggio dei consumatori dei settori dei
trasporti, approvati dal Ministro delle infrastrutture e
dei trasporti su proposta dell'Autorita'. Tali progetti
possono beneficiare del sostegno di altre istituzioni
pubbliche nazionali e europee;
m) con particolare riferimento al servizio taxi, a
monitorare e verificare la corrispondenza dei livelli di
offerta del servizio taxi, delle tariffe e della qualita'
delle prestazioni alle esigenze dei diversi contesti
urbani, secondo i criteri di ragionevolezza e
proporzionalita', allo scopo di garantire il diritto di
mobilita' degli utenti. Comuni e regioni, nell'ambito delle
proprie competenze, provvedono, previa acquisizione di
preventivo parere da parte dell'Autorita', ad adeguare il
servizio dei taxi, nel rispetto dei seguenti principi:
1) l'incremento del numero delle licenze ove ritenuto
necessario anche in base alle analisi effettuate dalla
Autorita' per confronto nell'ambito di realta' europee
comparabili, a seguito di un'istruttoria sui costi-benefici
anche ambientali, in relazione a comprovate ed oggettive
esigenze di mobilita' ed alle caratteristiche demografiche
e territoriali, bandendo concorsi straordinari in
conformita' alla vigente programmazione numerica, ovvero in
deroga ove la programmazione numerica manchi o non sia
ritenuta idonea dal comune ad assicurare un livello di
offerta adeguato, per il rilascio, a titolo gratuito o a
titolo oneroso, di nuove licenze da assegnare ai soggetti
in possesso dei requisiti stabiliti dall'articolo 6 della
legge 15 gennaio 1992, n. 21, fissando, in caso di titolo
oneroso, il relativo importo ed individuando, in caso di
eccedenza delle domande, uno o piu' criteri selettivi di
valutazione automatica o immediata, che assicurino la
conclusione della procedura in tempi celeri. I proventi
derivanti dal rilascio di licenze a titolo oneroso sono
finalizzati ad adeguate compensazioni da corrispondere a
coloro che sono gia' titolari di licenza;
2) consentire ai titolari di licenza d'intesa con i
comuni una maggiore liberta' nell'organizzazione del
servizio sia per fronteggiare particolari eventi
straordinari o periodi di prevedibile incremento della
domanda e in numero proporzionato alle esigenze
dell'utenza, sia per sviluppare nuovi servizi integrativi
come il taxi ad uso collettivo o altre forme;
3) consentire una maggiore liberta' nella fissazione
delle tariffe, la possibilita' di una loro corretta e
trasparente pubblicizzazione a tutela dei consumatori,
prevedendo la possibilita' per gli utenti di avvalersi di
tariffe predeterminate dal comune per percorsi
prestabiliti;
4) migliorare la qualita' di offerta del servizio,
individuando criteri mirati ad ampliare la formazione
professionale degli operatori con particolare riferimento
alla sicurezza stradale e alla conoscenza delle lingue
straniere, nonche' alla conoscenza della normativa in
materia fiscale, amministrativa e civilistica del settore,
favorendo gli investimenti in nuove tecnologie per
l'efficientamento organizzativo ed ambientale del servizio
e adottando la carta dei servizi a livello regionale;
n) con riferimento alla disciplina di cui alla lettera
m), l'Autorita' puo' ricorrere al tribunale amministrativo
regionale del Lazio.
3. Nell'esercizio delle competenze disciplinate dal
comma 2 del presente articolo, l'Autorita':
a) puo' sollecitare e coadiuvare le amministrazioni
pubbliche competenti all'individuazione degli ambiti di
servizio pubblico e dei metodi piu' efficienti per
finanziarli, mediante l'adozione di pareri che puo' rendere
pubblici;
b) determina i criteri per la redazione della
contabilita' delle imprese regolate e puo' imporre, se
necessario per garantire la concorrenza, la separazione
contabile e societaria delle imprese integrate;
c) propone all'amministrazione competente la
sospensione, la decadenza o la revoca degli atti di
concessione, delle convenzioni, dei contratti di servizio
pubblico, dei contratti di programma e di ogni altro atto
assimilabile comunque denominato, qualora sussistano le
condizioni previste dall'ordinamento;
d) richiede a chi ne e' in possesso le informazioni e
l'esibizione dei documenti necessari per l'esercizio delle
sue funzioni, nonche' raccoglie da qualunque soggetto
informato dichiarazioni, da verbalizzare se rese oralmente;
e) se sospetta possibili violazioni della regolazione
negli ambiti di sua competenza, svolge ispezioni presso i
soggetti sottoposti alla regolazione mediante accesso a
impianti, a mezzi di trasporto e uffici; durante
l'ispezione, anche avvalendosi della collaborazione di
altri organi dello Stato, puo' controllare i libri
contabili e qualsiasi altro documento aziendale, ottenerne
copia, chiedere chiarimenti e altre informazioni, apporre
sigilli; delle operazioni ispettive e delle dichiarazioni
rese deve essere redatto apposito verbale;
f) ordina la cessazione delle condotte in contrasto con
gli atti di regolazione adottati e con gli impegni assunti
dai soggetti sottoposti a regolazione, disponendo le misure
opportune di ripristino; nei casi in cui intenda adottare
una decisione volta a fare cessare un'infrazione e le
imprese propongano impegni idonei a rimuovere le
contestazioni da essa avanzate, puo' rendere obbligatori
tali impegni per le imprese e chiudere il procedimento
senza accertare l'infrazione; puo' riaprire il procedimento
se mutano le circostanze di fatto su cui sono stati assunti
gli impegni o se le informazioni trasmesse dalle parti si
rivelano incomplete, inesatte o fuorvianti; in circostanze
straordinarie, ove ritenga che sussistano motivi di
necessita' e di urgenza, al fine di salvaguardare la
concorrenza e di tutelare gli interessi degli utenti
rispetto al rischio di un danno grave e irreparabile, puo'
adottare provvedimenti temporanei di natura cautelare;
g) valuta i reclami, le istanze e le segnalazioni
presentati dagli utenti e dai consumatori, singoli o
associati, in ordine al rispetto dei livelli qualitativi e
tariffari da parte dei soggetti esercenti il servizio
sottoposto a regolazione, ai fini dell'esercizio delle sue
competenze;
h) favorisce l'istituzione di procedure semplici e poco
onerose per la conciliazione e la risoluzione delle
controversie tra esercenti e utenti;
i) ferme restando le sanzioni previste dalla legge, da
atti amministrativi e da clausole convenzionali, irroga una
sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10 per cento del
fatturato dell'impresa interessata nei casi di inosservanza
dei criteri per la formazione e l'aggiornamento di tariffe,
canoni, pedaggi, diritti e prezzi sottoposti a controllo
amministrativo, comunque denominati, di inosservanza dei
criteri per la separazione contabile e per la
disaggregazione dei costi e dei ricavi pertinenti alle
attivita' di servizio pubblico e di violazione della
disciplina relativa all'accesso alle reti e alle
infrastrutture o delle condizioni imposte dalla stessa
Autorita', nonche' di inottemperanza agli ordini e alle
misure disposti;
l) applica una sanzione amministrativa pecuniaria fino
all'1 per cento del fatturato dell'impresa interessata
qualora:
1) i destinatari di una richiesta della stessa
Autorita' forniscano informazioni inesatte, fuorvianti o
incomplete, ovvero non forniscano le informazioni nel
termine stabilito;
2) i destinatari di un'ispezione rifiutino di fornire
ovvero presentino in modo incompleto i documenti aziendali,
nonche' rifiutino di fornire o forniscano in modo inesatto,
fuorviante o incompleto i chiarimenti richiesti;
m) nel caso di inottemperanza agli impegni di cui alla
lettera f) applica una sanzione fino al 10 per cento del
fatturato dell'impresa interessata.
4. Restano ferme tutte le altre competenze diverse da
quelle disciplinate nel presente articolo delle
amministrazioni pubbliche, statali e regionali, nei settori
indicati; in particolare, restano ferme le competenze in
materia di vigilanza, controllo e sanzione nell'ambito dei
rapporti con le imprese di trasporto e con i gestori delle
infrastrutture, in materia di sicurezza e standard tecnici,
di definizione degli ambiti del servizio pubblico, di
tutela sociale e di promozione degli investimenti. Tutte le
amministrazioni pubbliche, statali e regionali, nonche' gli
enti strumentali che hanno competenze in materia di
sicurezza e standard tecnici delle infrastrutture e dei
trasporti trasmettono all'Autorita' le delibere che possono
avere un impatto sulla concorrenza tra operatori del
settore, sulle tariffe, sull'accesso alle infrastrutture,
con facolta' da parte dell'Autorita' di fornire
segnalazioni e pareri circa la congruenza con la
regolazione economica. Restano altresi' ferme e possono
essere contestualmente esercitate le competenze
dell'Autorita' garante della concorrenza disciplinate dalla
legge 10 ottobre 1990, n. 287 e dai decreti legislativi 2
agosto 2007, n. 145 e 2 agosto 2007, n. 146, e le
competenze dell'Autorita' di vigilanza sui contratti
pubblici di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163 e le competenze dell'Agenzia per le infrastrutture
stradali e autostradali di cui all'articolo 36 del
decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
5. L'Autorita' rende pubblici nei modi piu' opportuni i
provvedimenti di regolazione e riferisce annualmente alle
Camere evidenziando lo stato della disciplina di
liberalizzazione adottata e la parte ancora da definire. La
regolazione approvata ai sensi del presente articolo resta
efficace fino a quando e' sostituita dalla regolazione
posta dalle amministrazioni pubbliche cui saranno affidate
le competenze previste dal presente articolo.
6. Alle attivita' di cui al comma 3 del presente
articolo si provvede come segue:
a) agli oneri derivanti dall'istituzione dell'Autorita'
e dal suo funzionamento per l'anno 2012, nel limite massimo
di 5 milioni di euro, si provvede mediante corrispondente
riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo
10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282,
convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre
2004, n. 307, relativa al Fondo per interventi strutturali
di politica economica;
b) mediante un contributo versato dai gestori delle
infrastrutture e dei servizi regolati, in misura non
superiore all'uno per mille del fatturato derivanti
dall'esercizio delle attivita' svolte percepiti nell'ultimo
esercizio. Il contributo e' determinato annualmente con
atto dell'Autorita', sottoposto ad approvazione da parte
del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con
il Ministro dell'economia e delle finanze. Nel termine di
trenta giorni dalla ricezione dell'atto, possono essere
formulati rilievi cui l'Autorita' si conforma; in assenza
di rilievi nel termine l'atto si intende approvato.
b-bis) ai sensi dell'articolo 2, comma 29, ultimo
periodo, della legge 14 novembre 1995, n. 481, in sede di
prima attuazione del presente articolo, l'Autorita'
provvede al reclutamento del personale di ruolo, nella
misura massima del 50 per cento dei posti disponibili nella
pianta organica, determinata in ottanta unita', e nei
limiti delle risorse disponibili, mediante apposita
selezione nell'ambito del personale dipendente da pubbliche
amministrazioni in possesso delle competenze e dei
requisiti di professionalita' ed esperienza richiesti per
l'espletamento delle singole funzioni e tale da garantire
la massima neutralita' e imparzialita'. In fase di avvio il
personale selezionato dall'Autorita' e' comandato da altre
pubbliche amministrazioni, con oneri a carico delle
amministrazioni di provenienza. A seguito del versamento
dei contributi di cui alla lettera b), il predetto
personale e' immesso nei ruoli dell'Autorita' nella
qualifica assunta in sede di selezione.
6-bis. Nelle more dell'entrata in operativita'
dell'Autorita', determinata con propria delibera, le
funzioni e le competenze attribuite alla stessa ai sensi
del presente articolo continuano ad essere svolte dalle
amministrazioni e dagli enti pubblici competenti nei
diversi settori interessati. A decorrere dalla stessa data,
l'Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari (URSF)
del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di cui
all'articolo 4, comma 1, lettera c), del regolamento di cui
al decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 2008,
n. 211, istituito ai sensi dell'articolo 37 del decreto
legislativo 8 luglio 2003, n. 188, e' soppresso.
Conseguentemente, il Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti provvede alla riduzione della dotazione organica
del personale dirigenziale di prima e di seconda fascia in
misura corrispondente agli uffici dirigenziali di livello
generale e non generale soppressi. Sono, altresi',
soppressi gli stanziamenti di bilancio destinati alle
relative spese di funzionamento.
6-ter. Restano ferme le competenze del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dell'economia
e delle finanze nonche' del CIPE in materia di approvazione
di contratti di programma nonche' di atti convenzionali,
con particolare riferimento ai profili di finanza
pubblica.".
Si riporta il testo dell'articolo 2 , commi 7, 8, 9,
10, 11, 28 e 29 della citata legge n. 481 del 1995:
"7. Ciascuna Autorita' e' organo collegiale costituito
dal presidente e da due membri, nominati con decreto del
Presidente della Repubblica, previa deliberazione del
Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro competente.
Le designazioni effettuate dal Governo sono previamente
sottoposte al parere delle competenti Commissioni
parlamentari. In nessun caso le nomine possono essere
effettuate in mancanza del parere favorevole espresso dalle
predette Commissioni a maggioranza dei due terzi dei
componenti. Le medesime Commissioni possono procedere
all'audizione delle persone designate. In sede di prima
attuazione della presente legge le Commissioni parlamentari
si pronunciano entro trenta giorni dalla richiesta del
parere; decorso tale termine il parere viene espresso a
maggioranza assoluta.
8. I componenti di ciascuna Autorita' sono scelti fra
persone dotate di alta e riconosciuta professionalita' e
competenza nel settore; durano in carica sette anni e non
possono essere confermati. A pena di decadenza essi non
possono esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna
attivita' professionale o di consulenza, essere
amministratori o dipendenti di soggetti pubblici o privati
ne' ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura,
ivi compresi gli incarichi elettivi o di rappresentanza nei
partiti politici ne' avere interessi diretti o indiretti
nelle imprese operanti nel settore di competenza della
medesima Autorita'. I dipendenti delle amministrazioni
pubbliche sono collocati fuori ruolo per l'intera durata
dell'incarico.
9. Per almeno quattro anni dalla cessazione
dell'incarico i componenti delle Autorita' non possono
intrattenere, direttamente o indirettamente, rapporti di
collaborazione, di consulenza o di impiego con le imprese
operanti nel settore di competenza; la violazione di tale
divieto e' punita, salvo che il fatto costituisca reato,
con una sanzione pecuniaria pari, nel minimo, alla maggiore
somma tra 50 milioni di lire e l'importo del corrispettivo
percepito e, nel massimo, alla maggiore somma tra 500
milioni di lire e l'importo del corrispettivo percepito.
All'imprenditore che abbia violato tale divieto si applica
la sanzione amministrativa pecuniaria pari allo 0,5 per
cento del fatturato e, comunque, non inferiore a 300
milioni di lire e non superiore a 200 miliardi di lire, e,
nei casi piu' gravi o quando il comportamento illecito sia
stato reiterato, la revoca dell'atto concessivo o
autorizzativo. I valori di tali sanzione sono rivalutati
secondo il tasso di variazione annuo dei prezzi al consumo
per le famiglie di operai e impiegati rilevato dall'ISTAT.
10. I componenti e i funzionari delle Autorita',
nell'esercizio delle funzioni, sono pubblici ufficiali e
sono tenuti al segreto d'ufficio. Fatta salva la riserva
all'organo collegiale di adottare i provvedimenti nelle
materie di cui al comma 12, per garantire la
responsabilita' e l'autonomia nello svolgimento delle
procedure istruttorie, ai sensi della legge 7 agosto 1990,
n. 241 , e successive modificazioni, e del decreto
legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 , e successive
modificazioni, si applicano i principi riguardanti
l'individuazione e le funzioni del responsabile del
procedimento, nonche' quelli relativi alla distinzione tra
funzioni di indirizzo e controllo, attribuite agli organi
di vertice, e quelli concernenti le funzioni di gestione
attribuite ai dirigenti.
11. Le indennita' spettanti ai componenti le Autorita'
sono determinate con decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri, su proposta del Ministro del tesoro."
"28. Ciascuna Autorita', con propri regolamenti,
definisce, entro trenta giorni dalla sua costituzione, le
norme concernenti l'organizzazione interna e il
funzionamento, la pianta organica del personale di ruolo,
che non puo' eccedere le centoventi unita', l'ordinamento
delle carriere, nonche', in base ai criteri fissati dal
contratto collettivo di lavoro in vigore per l'Autorita'
garante della concorrenza e del mercato e tenuto conto
delle specifiche esigenze funzionali e organizzative, il
trattamento giuridico ed economico del personale. Alle
Autorita' non si applicano le disposizioni di cui al D.Lgs.
3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni, fatto
salvo quanto previsto dal comma 10 del presente articolo.
29. Il regolamento del personale di ruolo previsto
nella pianta organica di ciascuna Autorita' avviene
mediante pubblico concorso, ad eccezione delle categorie
per le quali sono previste assunzioni in base all'articolo
16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56 , e successive
modificazioni. In sede di prima attuazione della presente
legge ciascuna Autorita' provvede mediante apposita
selezione anche nell'ambito del personale dipendente da
pubbliche amministrazioni in possesso delle competenze e
dei requisiti di professionalita' ed esperienza richiesti
per l'espletamento delle singole funzioni e tale da
garantire la massima neutralita' e imparzialita' comunque
nella misura massima del 50 per cento dei posti previsti
nella pianta organica.".
Si riporta il testo dell'articolo 36 del citato
decreto-legge n. 98 del 2011:
"Art. 36. Disposizioni in materia di riordino dell'ANAS
S.p.A.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2012 e' istituita, ai
sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo 30 luglio
1999, n. 300, e successive modificazioni, presso il
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con sede
in Roma, l'Agenzia per le infrastrutture stradali e
autostradali. Il potere di indirizzo, di vigilanza e di
controllo sull'Agenzia e' esercitato dal Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti; in ordine alle attivita' di
cui al comma 2, il potere di indirizzo e di controllo e'
esercitato, quanto ai profili finanziari, di concerto con
il Ministero dell'economia e delle finanze. L'incarico di
direttore generale, nonche' quello di componente del
comitato direttivo e del collegio dei revisori dell'Agenzia
ha la durata di tre anni.
2. L'Agenzia, anche avvalendosi di Anas s.p.a., svolge
i seguenti compiti e attivita' ferme restando le competenze
e le procedure previste a legislazione vigente per
l'approvazione di contratti di programma nonche' di atti
convenzionali e di regolazione tariffaria nel settore
autostradale e nei limiti delle risorse disponibili agli
specifici scopi:
a) proposta di programmazione della costruzione di
nuove strade statali, della costruzione di nuove
autostrade, in concessione ovvero in affidamento diretto ad
Anas s.p.a. a condizione che non comporti effetti negativi
sulla finanza pubblica, nonche', subordinatamente alla
medesima condizione, di affidamento diretto a tale societa'
della concessione di gestione di autostrade per le quali la
concessione sia in scadenza ovvero revocata;
b) quale amministrazione concedente:
1) selezione dei concessionari autostradali e relativa
aggiudicazione;
2) vigilanza e controllo sui concessionari
autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei
lavori di costruzione delle opere date in concessione e il
controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio
e' dato in concessione;
3) in alternativa a quanto previsto al numero 1),
affidamento diretto ad Anas s.p.a., alla condizione di cui
alla lettera a), delle concessioni, in scadenza o revocate,
per la gestione di autostrade, ovvero delle concessioni per
la costruzione e gestione di nuove autostrade, con
convenzione da approvarsi con decreto del Ministro
dell'infrastruttura e dei trasporti di concerto con il
Ministro dell'economia e delle finanze;
4) si avvale, nell'espletamento delle proprie funzioni,
delle societa' miste regionali Autostrade del Lazio s.p.a.,
Autostrade del Molise s.p.a., Concessioni Autostradali
Lombarde s.p.a. e Concessioni Autostradali Piemontesi
s.p.a., relativamente alle infrastrutture autostradali,
assentite o da assentire in concessione, di rilevanza
regionale;
c) approvazione dei progetti relativi ai lavori
inerenti la rete stradale ed autostradale di interesse
nazionale, che equivale a dichiarazione di pubblica
utilita' ed urgenza ai fini dell'applicazione delle leggi
in materia di espropriazione per pubblica utilita';
d) proposta di programmazione del progressivo
miglioramento ed adeguamento della rete delle strade e
delle autostrade statali e della relativa segnaletica;
e) proposta in ordine alla regolazione e variazioni
tariffarie per le concessioni autostradali secondo i
criteri e le metodologie stabiliti dalla competente
Autorita' di regolazione, alla quale e' demandata la loro
successiva approvazione;
f) attuazione delle leggi e dei regolamenti concernenti
la tutela del patrimonio delle strade e delle autostrade
statali, nonche' la tutela del traffico e della
segnaletica; adozione i provvedimenti ritenuti necessari ai
fini della sicurezza del traffico sulle strade ed
autostrade medesime; esercizio, per le strade statali ed
autostrade ad essa affidate, dei diritti ed dei poteri
attribuiti all'ente proprietario;
g) effettuazione e partecipazione a studi, ricerche e
sperimentazioni in materia di viabilita', traffico e
circolazione;
h) effettuazione, a pagamento, di consulenze e
progettazioni per conto di altre amministrazioni od enti
italiani e stranieri.
3. A decorrere dal 1° gennaio 2012 Anas s.p.a.
provvede, nel limite delle risorse disponibili e nel
rispetto degli obiettivi di finanza pubblica,
esclusivamente a:
a) costruire e gestire le strade, ivi incluse quelle
sottoposte a pedaggio, e le autostrade statali, anche per
effetto di subentro ai sensi del precedente comma 2,
lettere a) e b) incassandone tutte le entrate relative al
loro utilizzo, nonche' alla loro manutenzione ordinaria e
straordinaria;
b) realizzare il progressivo miglioramento ed
adeguamento della rete delle strade e delle autostrade
statali e della relativa segnaletica;
c) curare l'acquisto, la costruzione, la conservazione,
il miglioramento e l'incremento dei beni mobili ed immobili
destinati al servizio delle strade e delle autostrade
statali;
d) espletare, mediante il proprio personale, i compiti
di cui al comma 3 dell'articolo 12 del decreto legislativo
30 aprile 1992, n. 285, e all'articolo 23 del decreto del
Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495.
4. Entro la data del 31 luglio 2012, l'Agenzia subentra
ad Anas s.p.a. nelle funzioni di concedente per le
convenzioni in essere alla stessa data. A decorrere dalla
medesima data in tutti gli atti convenzionali con le
societa' regionali, nonche' con i concessionari di cui al
comma 2, lettera b), il riferimento fatto ad Anas s.p.a.,
quale ente concedente, deve intendersi sostituito, ovunque
ripetuto, con il riferimento all'Agenzia di cui al comma 1.
5. Relativamente alle attivita' e ai compiti di cui al
comma 2, l'Agenzia esercita ogni competenza gia' attribuita
in materia all'Ispettorato di vigilanza sulle
concessionarie autostradali e ad altri uffici di Anas
s.p.a. ovvero ad uffici di amministrazioni dello Stato, i
quali sono conseguentemente soppressi a decorrere dal 1°
gennaio 2012. Il personale degli uffici soppressi con
rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, in
servizio alla data di entrata in vigore del presente
decreto, e' trasferito all'Agenzia, per formarne il
relativo ruolo organico. All'Agenzia sono altresi'
trasferite le risorse finanziarie previste per detto
personale a legislazione vigente nello stato di previsione
del Ministero delle infrastrutture, nonche' le risorse di
cui all'articolo 1, comma 1020, della legge n. 296 del
2006, gia' finalizzate, in via prioritaria, alla vigilanza
sulle concessionarie autostradali nei limiti delle esigenze
di copertura delle spese di funzionamento dell'Agenzia. Al
personale trasferito si applica la disciplina dei contratti
collettivi nazionali relativi al comparto Ministeri e
dell'Area I della dirigenza. Il personale trasferito
mantiene il trattamento economico fondamentale ed
accessorio, limitatamente alle voci fisse e continuative,
corrisposto al momento del trasferimento, nonche'
l'inquadramento previdenziale. Nel caso in cui il predetto
trattamento economico risulti piu' elevato rispetto a
quello previsto e' attribuito per la differenza un assegno
ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti
economici a qualsiasi titolo conseguiti. Con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto
con il Ministro dell'economia e delle finanze ed il
Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione si
procede alla individuazione delle unita' di personale da
trasferire all'Agenzia e alla riduzione delle dotazioni
organiche e delle strutture delle amministrazioni
interessate al trasferimento delle funzioni in misura
corrispondente al personale effettivamente trasferito. Con
lo stesso decreto e' stabilita un'apposita tabella di
corrispondenza tra le qualifiche e le posizioni economiche
del personale assegnato all'Agenzia.
6. Entro il 31 dicembre 2011 il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti e Anas s.p.a. predispongono
lo schema di convenzione che, successivamente al 1° gennaio
2012, l'Agenzia di cui al comma 1 sottoscrive con Anas
s.p.a. in funzione delle modificazioni conseguenti alle
disposizioni di cui ai commi da 1 a 5, da approvarsi con
decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
7. Entro il 31 luglio 2012, la societa' ANAS Spa
trasferisce alla societa' Fintecna Spa tutte le
partecipazioni detenute da ANAS Spa in societa'
co-concedenti; la cessione e' esente da imposte dirette e
indirette e da tasse.
7-bis. La cessione di cui al comma 7 e' realizzata
dalle societa' Fintecna Spa e ANAS Spa al valore netto
contabile risultante al momento della cessione ovvero,
qualora Fintecna Spa lo richieda, al valore risultante da
una perizia effettuata da un collegio di tre esperti, due
dei quali nominati rispettivamente dalle due societa' e il
terzo, in qualita' di presidente, congiuntamente dalle
stesse, con oneri a carico della societa' richiedente.
8. Entro quindici giorni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto, in deroga a quanto previsto
dallo statuto di Anas s.p.a., nonche' dalle disposizioni in
materia contenute nel codice civile, con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si provvede
alla nomina di un amministratore unico della suddetta
societa', al quale sono conferiti i piu' ampi poteri di
amministrazione ordinaria e straordinaria ivi incluse tutte
le attivita' occorrenti per la individuazione delle risorse
umane, finanziarie e strumentali di Anas s.p.a. che
confluiscono, a decorrere dal 1° gennaio 2012, nell'Agenzia
di cui al comma 1. Il consiglio di amministrazione di Anas
S.p.A. in carica alla data di entrata in vigore del
presente decreto decade con effetto dalla data di adozione
del citato decreto del Ministro dell'economia e delle
finanze. La revoca disposta ai sensi del presente comma
integra gli estremi della giusta causa di cui all'articolo
2383, terzo comma, del codice civile e non comporta,
pertanto, il diritto dei componenti revocati al
risarcimento di cui alla medesima disposizione.
9. L'amministratore unico provvede altresi' alla
riorganizzazione delle residue risorse di Anas s.p.a.
nonche' alla predisposizione del nuovo statuto della
societa' che, entro il 1° gennaio 2012, e' approvato con
decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di
concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti. Entro 30 giorni dall'emanazione del decreto di
approvazione dello statuto, viene convocata l'assemblea di
Anas s.p.a. per la ricostituzione del consiglio di
amministrazione. Il nuovo statuto di Anas s.p.a. prevede i
requisiti necessari per stabilire forme di controllo
analogo del Ministero dell'economia e delle finanze e del
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulla
societa', al fine di assicurare la funzione di organo in
house dell'amministrazione.
10. L'articolo 1, comma 1023, della legge 27 dicembre
2006, n. 296, e' abrogato.
10-bis. Il comma 12 dell'articolo 23 del decreto
legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e' sostituito dal
seguente:
«12. Chiunque non osserva le prescrizioni indicate
nelle autorizzazioni previste dal presente articolo e'
soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una
somma da euro 1.376,55 a euro 13.765,50 in via solidale con
il soggetto pubblicizzato».".
Si riporta il testo degli articoli da 71 a 81 del
decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1,
"Art. 71. Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente Capo stabilisce i principi comuni per la
determinazione e la riscossione dei diritti aeroportuali
negli aeroporti nazionali aperti al traffico commerciale.
2. Fatte salve le funzioni di vigilanza che il Ministro
delle infrastrutture e dei trasporti continua ad esercitare
ai sensi dell'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo
25 luglio 1997, n. 250, e' istituita l'Autorita' nazionale
di vigilanza, di cui all'articolo 73, che svolge compiti di
regolazione economica nonche' di vigilanza, di cui
all'articolo 80, con l'approvazione dei sistemi di
tariffazione e dell'ammontare dei diritti, inclusi metodi
di tariffazione pluriennale, anche accorpata per servizi
personalizzati, che garantiscono annualmente gli
adeguamenti inflattivi.
3. I modelli di tariffazione, approvati dall'Autorita'
previo parere del Ministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti e del Ministro dell'Economia e delle Finanze,
sono orientati ai costi delle infrastrutture e dei servizi,
a obiettivi di efficienza nonche', nell'ambito di una
crescita bilanciata della capacita' aeroportuale,
all'incentivazione degli investimenti correlati anche
all'innovazione tecnologica, alla sicurezza dello scalo ed
alla qualita' dei servizi.
4. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti,
previa istruttoria dell'Autorita' di vigilanza di cui
all'articolo 73, trasmette annualmente alla Commissione
europea una relazione sullo stato di attuazione delle
disposizioni di cui al presente Capo e della normativa
comunitaria.
5. Le disposizioni di cui al presente Capo non si
applicano ai diritti riscossi per la remunerazione di
servizi di navigazione aerea di rotta e di terminale, di
cui al regolamento (CE) n. 1794/2006 della Commissione, del
6 dicembre 2006, ne' ai diritti riscossi a compenso dei
servizi di assistenza a terra di cui all'allegato al
decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18, di attuazione
della direttiva 96/67/CE del Consiglio, del 15 ottobre
2006, relativa al libero accesso al mercato dei servizi di
assistenza a terra negli aeroporti della Comunita', ne' ai
diritti riscossi per finanziare l'assistenza fornita alle
persone con disabilita' e alle persone a mobilita' ridotta
di cui al regolamento (CE) n. 1107/2006 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006.
Art. 72. Definizioni
1. Ai fini del presente Capo si intende per:
a) aeroporto: qualsiasi terreno appositamente
predisposto per l'atterraggio, il decollo e le manovre di
aeromobili, inclusi gli impianti annessi che esso puo'
comportare per le esigenze del traffico e per il servizio
degli aeromobili nonche' gli impianti necessari per fornire
assistenza ai servizi aerei commerciali;
b) gestore aeroportuale: il soggetto al quale le
disposizioni legislative, regolamentari o contrattuali
affidano, insieme con altre attivita' o in via esclusiva,
il compito di amministrare e di gestire le infrastrutture
aeroportuali o della rete aeroportuale e di coordinare e di
controllare le attivita' dei vari operatori presenti negli
aeroporti e nella rete aeroportuale di interesse;
c) utente dell'aeroporto: qualsiasi persona fisica o
giuridica che trasporti per via aerea passeggeri, posta e
merci, da e per l'aeroporto di base;
d) diritti aeroportuali: i prelievi riscossi a favore
del gestore aeroportuale e pagati dagli utenti
dell'aeroporto per l'utilizzo delle infrastrutture e dei
servizi che sono forniti esclusivamente dal gestore
aeroportuale e che sono connessi all'atterraggio, al
decollo, all'illuminazione e al parcheggio degli aeromobili
e alle operazioni relative ai passeggeri e alle merci,
nonche' ai corrispettivi per l'uso delle infrastrutture
centralizzate dei beni di uso comune e dei beni di uso
esclusivo;
e) rete aeroportuale: un gruppo di aeroporti,
debitamente designato come tale da uno Stato membro,
gestiti dallo stesso gestore aeroportuale.
Art. 73. Autorita' nazionale di vigilanza
1. Nelle more dell'istituzione dell'autorita'
indipendente di regolazione dei trasporti di cui
all'articolo 36, comma 1, del presente decreto le funzioni
dell'Autorita' di vigilanza sono svolte dall'Ente nazionale
per l'aviazione civile (ENAC).
2. Al fine dello svolgimento delle funzioni, di cui
all'articolo 71, comma 3, attribuite all'Autorita' di
vigilanza, nell'ambito dell'ENAC e' istituita la «Direzione
diritti aeroportuali», apposita struttura nei limiti della
dotazione organica, finanziaria e strumentale disponibile
all'entrata in vigore del presente decreto, che opera con
indipendenza di valutazione e di giudizio.
3. Al fine di garantire l'autonomia, l'imparzialita' e
l'indipendenza dell'Autorita' di vigilanza, l'attivita'
della Direzione, di cui al comma 2, e' separata dalle altre
attivita' svolte dall'ENAC mediante apposite regole
amministrative e contabili e, in ogni caso, da efficaci
barriere allo scambio di informazioni sensibili che
potrebbero avere significativi effetti tra i responsabili
del trattamento di dati privilegiati.
4. La Direzione diritti aeroportuali e' costituita da
un dirigente e da un massimo di dodici esperti in materia
giuridico-economica nonche' da cinque unita' di personale
tecnico amministrativo inquadrati rispettivamente nel ruolo
dirigenziale, professionale e tecnico amministrativo del
vigente contratto di lavoro ENAC. Il Direttore generale
dell'ENAC provvede all'individuazione del personale, che
mantiene il trattamento giuridico ed economico vigente
all'entrata in vigore del presente decreto,
prioritariamente nell'ambito della Direzione centrale
sviluppo economico.
5. Al fine di garantire le risorse necessarie alla
costituzione ed al funzionamento dell'Autorita' di
vigilanza, con decreto del Ministro delle infrastrutture e
dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze, previa istruttoria dell'ENAC, e' fissata la
misura dei diritti a carico degli utenti degli aeroporti e
dei gestori aeroportuali, di cui all'articolo 71, da
utilizzarsi a copertura dei costi della struttura.
6. Il decreto, di cui al comma 5, dispone in ordine
alla corresponsione degli importi all'ENAC, da effettuarsi
alle scadenze e con le modalita' previste per il versamento
del canone di concessione aeroportuale nonche'
all'eventuale adeguamento della misura. Con lo stesso
decreto e' ridotto il contributo dello Stato al
funzionamento dell'ENAC, per un importo corrispondente alle
spese non piu' sostenute dall'Ente, correlate al
funzionamento della Direzione trasformata in Autorita' ai
sensi del presente Capo.
Art. 74. Reti aeroportuali
1. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze, previo parere della Conferenza Unificata,
sono designate le reti aeroportuali sul territorio
italiano.
2. L'Autorita' di vigilanza puo' autorizzare il gestore
aeroportuale di una rete aeroportuale ad introdurre un
sistema di tariffazione aeroportuale comune e trasparente
da applicare all'intera rete, fermi restando i principi di
cui al successivo articolo 80, comma 1.
3. L'Autorita' di vigilanza, nel rispetto della
normativa europea, informandone la Commissione europea, il
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il
Ministero dell'economia e delle finanze, puo' consentire al
gestore aeroportuale di applicare un sistema di
tariffazione comune e trasparente presso gli aeroporti che
servono la stessa citta' o agglomerato urbano, purche'
ciascun aeroporto rispetti gli obblighi in materia di
trasparenza di cui all'articolo 77.
Art. 75. Non discriminazione
1. I diritti aeroportuali sono applicati in modo da non
determinare discriminazioni tra gli utenti dell'aeroporto.
L'Autorita' di vigilanza puo', comunque, operare una
modulazione degli stessi diritti aeroportuali per motivi di
interesse pubblico e generale, compresi i motivi
ambientali, con impatto economico neutro per il gestore. A
tal fine i criteri utilizzati sono improntati ai principi
di pertinenza, obiettivita' e trasparenza.
Art. 76. Determinazione diritti aeroportuali.
Consultazione
1. Al fine dell'applicazione del sistema dei diritti
aeroportuali, l'Autorita' di vigilanza, nel rispetto dei
principi e dei criteri di cui all'articolo 11-nonies del
decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con
modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248,
predispone specifici modelli tariffari, calibrati sulla
base del traffico annuo di movimenti passeggeri registrato,
al fine di assicurare che i diritti applicati agli utenti
degli aeroporti rispondano ai principi di cui all'articolo
80, comma 1.
2. Il gestore, individuato il modello tariffario tra
quelli predisposti dall'Autorita' ai sensi del comma 1,
previa consultazione degli utenti degli aeroporti, lo
sottopone all'Autorita' di vigilanza che verifica la
corretta applicazione del modello tariffario in coerenza
anche agli obblighi di concessione.
3. E' istituita una procedura obbligatoria di
consultazione tra il gestore aeroportuale e gli utenti
dell'aeroporto, che possono essere rappresentati da
referenti con delega o dalle associazioni di riferimento.
Sulla base della stessa procedura, il gestore garantisce lo
svolgimento di una consultazione periodica, almeno una
volta all'anno, dell'utenza aeroportuale.
4. L'Autorita' di vigilanza puo' motivatamente
richiedere lo svolgimento di consultazioni tra le parti
interessate e, in particolare, dispone che il gestore
aeroportuale consulti gli utenti dell'aeroporto prima che
siano finalizzati piani relativi a nuovi progetti di
infrastrutture aeroportuali approvati dall'ENAC - Direzione
centrale infrastrutture aeroporti - che incidono sulla
determinazione della misura tariffaria.
5. L'Autorita' di vigilanza pubblica una relazione
annuale sull'attivita' svolta fornendo, su richiesta dei
Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e
dell'economia e delle finanze, tutte le informazioni, in
particolare, sulle procedure di determinazione dei diritti
aeroportuali.
6. Per gli aeroporti aventi una soglia di traffico pari
o inferiore al milione di movimento passeggeri annuo,
l'Autorita' individua entro sessanta giorni dall'inizio
della sua attivita', modelli semplificati di aggiornamento,
anche annuale, dei diritti ancorati al criterio
dell'effettivo valore dei beni fruiti dall'utenza.
Art. 77. Trasparenza
1. L'Autorita' di vigilanza dispone, ogni qual volta si
procede alle consultazioni di cui all'articolo 76, che i
gestori aeroportuali forniscano ad ogni utente
dell'aeroporto o ai referenti con delega o alle
associazioni di riferimento, adeguate informazioni sugli
elementi utilizzati per la determinazione del sistema o
dell'ammontare di tutti i diritti riscossi in ciascun
aeroporto.
2. Le informazioni, di cui al comma 1, fatte salve le
integrazioni richieste dall'Autorita' di vigilanza,
comprendono:
a) l'elenco dei servizi e delle infrastrutture forniti
a corrispettivo dei diritti aeroportuali riscossi;
b) la metodologia utilizzata per il calcolo dei diritti
aeroportuali che include metodi di tariffazione
pluriennale, anche accorpata per servizi personalizzati,
che garantiscono annualmente gli incrementi inflattivi;
c) i sistemi di tariffazione che devono essere
orientati ai costi delle infrastrutture e dei servizi, a
obiettivi di efficienza nonche', nell'ambito di una
crescita bilanciata della capacita' aeroportuale,
all'incentivazione degli investimenti correlati
all'innovazione tecnologica e sicurezza dello scalo ed alla
qualita' dei servizi;
d) la struttura dei costi relativamente alle
infrastrutture e ai servizi ai quali i diritti aeroportuali
sono connessi;
e) gli introiti dei diritti e il costo dei servizi
forniti in cambio;
f) qualsiasi finanziamento erogato da autorita'
pubbliche per le infrastrutture e per i servizi ai quali i
diritti aeroportuali si riferiscono;
g) le previsioni riguardanti la situazione
dell'aeroporto per quanto attiene ai diritti,
all'evoluzione del traffico, nonche' agli investimenti
previsti;
h) l'utilizzazione effettiva delle infrastrutture e
delle installazioni aeroportuali nel corso di un periodo
determinato;
i) i risultati attesi dai grandi investimenti proposti
con riguardo ai loro effetti sulla capacita'
dell'aeroporto.
3. L'Autorita' di vigilanza dispone che gli utenti
dell'aeroporto comunichino al gestore aeroportuale, prima
di ogni consultazione, informazioni, in particolare,
riguardanti:
a) le previsioni del traffico;
b) le previsioni relative alla composizione e
all'utilizzo previsto della flotta aerea dell'utente
dell'aeroporto;
c) le esigenze dell'utente dell'aeroporto;
d) i progetti di sviluppo nell'aeroporto.
4. Le informazioni comunicate ai sensi del presente
articolo sono, a norma della legislazione di riferimento,
da trattare come informazioni riservate ed economicamente
sensibili e, nel caso di gestori aeroportuali quotati in
borsa, sono applicati gli specifici regolamenti di
riferimento.
Art. 78. Norme di qualita'
1. Ai fini del funzionamento degli aeroporti,
l'Autorita' di vigilanza adotta le misure necessarie per
consentire al gestore aeroportuale e agli utenti
dell'aeroporto interessati, che possono essere
rappresentati da referenti con delega o dalle associazioni
di riferimento, di procedere a negoziati allo scopo di
concludere un accordo sul livello di servizio, con
specifico riguardo alla qualita' dei servizi prestati, nel
rispetto degli impegni assunti dal gestore con la stipula
della convenzione di concessione.
2. L'accordo, di cui al comma 1, stabilisce il livello
del servizio che deve essere fornito dal gestore
aeroportuale a fronte dei diritti aeroportuali riscossi.
3. I negoziati di cui al comma 1, possono essere
organizzati nel quadro delle consultazioni di cui
all'articolo 76.
Art. 79. Differenziazione dei servizi
1. L'Autorita' di vigilanza autorizza il gestore
aeroportuale a variare la qualita' e l'estensione di
particolari servizi, terminali o parti dei terminali degli
aeroporti, allo scopo di fornire servizi personalizzati
ovvero un terminale o una parte di terminale specializzato.
2. L'ammontare dei diritti aeroportuali puo' essere
differenziato in funzione della qualita' e dell'estensione
dei servizi, di cui al comma 1, e dei relativi costi o di
qualsiasi altra motivazione oggettiva, trasparente e non
discriminatoria.
3. Qualora il numero degli utenti dell'aeroporto che
desiderano accedere ai servizi personalizzati, di cui al
comma 1, o a un terminale o una parte di terminale
specializzato ecceda il numero di utenti che e' possibile
accogliere a causa di vincoli di capacita' dell'aeroporto,
l'accesso e' stabilito in base a criteri pertinenti,
obiettivi, trasparenti e non discriminatori, proposti dal
gestore ed approvati dall'Autorita' di vigilanza.
Art. 80. Vigilanza sulla determinazione dei diritti
aeroportuali per l'utilizzo delle infrastrutture e dei
servizi in regime di esclusiva
1. L'Autorita' di vigilanza controlla che nella
determinazione della misura dei diritti aeroportuali,
richiesti agli utenti aeroportuali per l'utilizzo delle
infrastrutture e dei servizi forniti dal gestore in regime
di esclusiva negli aeroporti, siano applicati i seguenti
principi di:
a) correlazione ai costi, trasparenza, pertinenza,
ragionevolezza;
b) consultazione degli utenti aeroportuali;
c) non discriminazione;
d) orientamento, nel rispetto dei principi di cui alla
lettera a), alla media europea dei diritti aeroportuali
praticati in scali con analoghe caratteristiche
infrastrutturali, di traffico e standard di servizio reso.
2. L'Autorita' di vigilanza, in caso di violazione dei
principi di cui al comma 1 e di inosservanza delle linee di
politica economica e tariffaria di settore, adotta
provvedimenti di sospensione del regime tariffario
istituito.
3. Per il periodo di sospensione, di cui al comma 2,
l'Autorita' di vigilanza dispone l'applicazione dei livelli
tariffari preesistenti al nuovo regime.
4. L'Autorita' di vigilanza con comunicazione scritta
informa il gestore aeroportuale delle violazioni, di cui al
comma 2, che gli contesta, assegnandogli il termine di
trenta giorni per adottare i provvedimenti dovuti.
5. Il gestore aeroportuale puo', entro sette giorni dal
ricevimento della comunicazione, di cui al comma 4,
presentare controdeduzioni scritte all'Autorita' di
vigilanza, che, qualora valuti siano venute meno le cause
di sospensione di cui al comma 2, comunica per scritto al
gestore la conclusione della procedura di sospensione.
6. L'Autorita' di vigilanza, decorso inutilmente il
termine, di cui al comma 4, adotta i provvedimenti ritenuti
necessari ai fini della determinazione dei diritti
aeroportuali.
Art. 81. Aeroporti militari aperti al traffico civile
In vigore dal 24 gennaio 2012
1. Nella determinazione dei diritti aeroportuali da
applicarsi negli aeroporti militari aperti al traffico
civile, si tiene conto anche delle infrastrutture e dei
servizi forniti dall'Aeronautica militare, che stipula
apposita convenzione con il gestore aeroportuale, per la
definizione degli stessi e l'individuazione delle modalita'
per il ristoro dei costi sostenuti.".
La direttiva 2009/12/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, dell'11 marzo 2009, concernente i diritti
aeroportuali, e' pubblicata nella G.U.U.E. 14 marzo 2009,
n. L 70.
Si riporta il testo dell'articolo 37 del decreto
legislativo 8 luglio 2003, n. 188 (Attuazione della
direttiva 2001/12/CE, della direttiva 2001/13/CE e della
direttiva 2001/14/CE in materia ferroviaria):
"Art. 37. Organismo di regolazione.
1. L'organismo di regolazione indicato all'articolo 30
della direttiva 2001/14/CE e' il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti o sue articolazioni. Esso
vigila sulla concorrenza nei mercati dei servizi ferroviari
e agisce in piena indipendenza sul piano organizzativo,
giuridico, decisionale e della strategia finanziaria,
dall'organismo preposto alla determinazione dei canoni di
accesso all'infrastruttura, dall'organismo preposto
all'assegnazione della capacita' e dai richiedenti,
conformandosi ai principi di cui al presente articolo. E'
inoltre funzionalmente indipendente da qualsiasi autorita'
competente preposta all'aggiudicazione di un contratto di
servizio pubblico.
1-bis. Ai fini di cui al comma 1, l'ufficio del
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che svolge
le funzioni di organismo di regolazione e' dotato di
autonomia organizzativa e contabile nei limiti delle
risorse economico-finanziarie assegnate. L'Ufficio
riferisce annualmente al Parlamento sull'attivita' svolta.
1-ter. All'ufficio di cui al comma 1-bis e' preposto un
soggetto scelto tra persone dotate di indiscusse moralita'
e indipendenza, alta e riconosciuta professionalita' e
competenza nel settore dei servizi ferroviari, nominato con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su
proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
ai sensi dell'articolo 19, commi 4, 5-bis, e 6 del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive
modificazioni. La proposta e' previamente sottoposta al
parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si
esprimono entro 20 giorni dalla richiesta. Le medesime
Commissioni possono procedere all'audizione della persona
designata. Il responsabile dell'Ufficio di cui al comma
1-bis dura in carica tre anni e puo' essere confermato una
sola volta. La carica di responsabile dell'ufficio di cui
al comma 1-bis e' incompatibile con incarichi politici
elettivi, ne' puo' essere nominato colui che abbia
interessi di qualunque natura in conflitto con le funzioni
dell'ufficio. A pena di decadenza il responsabile
dell'ufficio di cui al comma 1-bis non puo' esercitare
direttamente o indirettamente, alcuna attivita'
professionale o di consulenza, essere amministratore o
dipendente di soggetti pubblici o privati ne' ricoprire
altri uffici pubblici, ne' avere interessi diretti o
indiretti nelle imprese operanti nel settore. L'attuale
Direttore dell'Ufficio resta in carica fino alla scadenza
dell'incarico.
2. L'organismo di regolazione collabora con gli
organismi degli altri Paesi membri della Comunita' europea,
scambiando informazioni sulle proprie attivita', nonche'
sui principi e le prassi decisionali adottati, al fine di
coordinare i rispettivi principi decisionali in ambito
comunitario.
3. Salvo quanto previsto dall'articolo 29 in tema di
vertenze relative all'assegnazione della capacita' di
infrastruttura, ogni richiedente ha il diritto di adire
l'organismo di regolazione se ritiene di essere stato
vittima di un trattamento ingiusto, di discriminazioni o di
qualsiasi altro pregiudizio, in particolare avverso
decisioni prese dal gestore dell'infrastruttura o
eventualmente dall'impresa ferroviaria in relazione a
quanto segue:
a) prospetto informativo della rete;
b) procedura di assegnazione della capacita' di
infrastruttura e relativo esito;
c) sistema di imposizione dei canoni di accesso
all'infrastruttura ferroviaria e dei corrispettivi per i
servizi di cui all'articolo 20;
d) livello o struttura dei canoni per l'utilizzo
dell'infrastruttura e dei corrispettivi per i servizi di
cui all'articolo 20;
e) accordi per l'accesso di cui all'articolo 6 del
presente decreto;
f).
4. L'organismo di regolazione, nell'ambito dei propri
compiti istituzionali, ha facolta' di chiedere al gestore
dell'infrastruttura, ai richiedenti e a qualsiasi altra
parte interessata, tutte le informazioni che ritiene utili,
in particolare al fine di poter garantire che i canoni per
l'accesso all'infrastruttura ed i corrispettivi per la
fornitura dei servizi di cui all'articolo 20, applicati dal
gestore dell'infrastruttura, siano conformi a quanto
previsto dal presente decreto e non siano discriminatori.
Le informazioni devono essere fornite senza indebiti
ritardi.
5. Con riferimento alle attivita' di cui al comma 3,
l'organismo di regolazione decide sulla base di un ricorso
o eventualmente d'ufficio e adotta le misure necessarie
volte a porre rimedio entro due mesi dal ricevimento di
tutte le informazioni necessarie. Fatto salvo il comma 7,
la decisione dell'organismo di regolazione e' vincolante
per tutte le parti cui e' destinata.
6. In caso di ricorso contro un rifiuto di concessione
di capacita' di infrastruttura o contro le condizioni di
una proposta di assegnazione di capacita', l'organismo di
regolazione puo' concludere che non e' necessario
modificare la decisione del gestore dell'infrastruttura o
che, invece, essa deve essere modificata secondo gli
orientamenti precisati dall'organismo stesso.
6-bis. L'organismo di regolazione, osservando, in
quanto applicabili, le disposizioni contenute nel capo I,
sezioni I e II, della legge 24 novembre 1981, n. 689,
provvede:
a) in caso di accertate violazioni della disciplina
relativa all'accesso ed all'utilizzo dell'infrastruttura
ferroviaria e dei servizi connessi, ad irrogare una
sanzione amministrativa pecuniaria fino ad un massimo
dell'uno per cento del fatturato relativo ai proventi da
mercato realizzato dal soggetto autore della violazione
nell'ultimo esercizio chiuso anteriormente all'accertamento
della violazione stessa e, comunque, non superiore a euro
1.000.000;
b) in caso di inottemperanza ai propri ordini e
prescrizioni, ad irrogare una sanzione amministrativa
pecuniaria da euro 100.000 ad euro 500.000;
c) qualora i destinatari di una richiesta
dell'organismo non forniscano le informazioni o forniscano
informazioni inesatte, fuorvianti o incomplete, ovvero
senza giustificato motivo non forniscano le informazioni
nel termine stabilito, ad irrogare una sanzione
amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000;
d) in caso di reiterazione delle violazioni di cui alle
lettere a), b) e c), ad irrogare una sanzione fino al
doppio della sanzione massima prevista per ogni violazione.
7..
8. Il presente articolo non comporta nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica.".
La citata legge n. 481 del 1995 e' pubblicata nella
Gazz. Uff. 18 novembre 1995, n. 270, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 6 della legge 15
gennaio 1992, n. 21 (Legge quadro per il trasporto di
persone mediante autoservizi pubblici non di linea):
"Art. 6. Ruolo dei conducenti di veicoli o natanti
adibiti ad autoservizi pubblici non di linea.
1. Presso le camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura e' istituito il ruolo dei
conducenti di veicoli o natanti adibiti ad autoservizi
pubblici non di linea.
2. E' requisito indispensabile per l'iscrizione nel
ruolo il possesso del certificato di abilitazione
professionale previsto dall'ottavo e dal nono comma
dell'articolo 80 del testo unico delle norme sulla
disciplina della circolazione stradale, approvato con
decreto del Presidente della Repubblica 15 giugno 1959, n.
393 , come sostituito dall'articolo 2 della legge 14
febbraio 1974, n. 62, e successivamente modificato
dall'articolo 2 della legge 18 marzo 1988, n. 111, e
dall'articolo 1 della legge 24 marzo 1988, n. 112.
3. L'iscrizione nel ruolo avviene previo esame da parte
di apposita commissione regionale che accerta i requisiti
di idoneita' all'esercizio del servizio, con particolare
riferimento alla conoscenza geografica e toponomastica.
4. Il ruolo e' istituito dalle regioni entro un anno
dalla data di entrata in vigore della presente legge. Entro
lo stesso termine le regioni costituiscono le commissioni
di cui al comma 3 e definiscono i criteri per l'ammissione
nel ruolo.
5. L'iscrizione nel ruolo costituisce requisito
indispensabile per il rilascio della licenza per
l'esercizio del servizio di taxi e dell'autorizzazione per
l'esercizio del servizio di noleggio con conducente.
6. L'iscrizione nel ruolo e' altresi' necessaria per
prestare attivita' di conducente di veicoli o natanti
adibiti ad autoservizi pubblici non di linea in qualita' di
sostituto del titolare della licenza o dell'autorizzazione
per un tempo definito e/o un viaggio determinato, o in
qualita' di dipendente di impresa autorizzata al servizio
di noleggio con conducente o di sostituto a tempo
determinato del dipendente medesimo.
7. I soggetti che, al momento dell'istituzione del
ruolo, risultino gia' titolari di licenza per l'esercizio
del servizio di taxi o di autorizzazione per l'esercizio
del servizio di noleggio con conducente sono iscritti di
diritto nel ruolo.".
Si riporta il testo dell'articolo 10, comma 5, del
citato decreto-legge n. 282 del 2004:
"5. Al fine di agevolare il perseguimento degli
obiettivi di finanza pubblica, anche mediante interventi
volti alla riduzione della pressione fiscale, nello stato
di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze
e' istituito un apposito «Fondo per interventi strutturali
di politica economica», alla cui costituzione concorrono le
maggiori entrate, valutate in 2.215,5 milioni di euro per
l'anno 2005, derivanti dal comma 1.".
Si riporta il testo dell'articolo 4, comma 1, lettera
c), del regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica n. 211 del 2008: Art. 4. Altri organismi ed
istituzioni
"1. Operano nell'ambito del Ministero:
(Omissis).
c) l'Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari,
articolato in due uffici dirigenziali non generali,
deputato a svolgere i compiti di cui all'articolo 37 del
decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, con particolare
riferimento alla vigilanza sulla concorrenza nei mercati
del trasporto ferroviario ed alla risoluzione del relativo
contenzioso. All'ufficio e' preposto, nell'ambito della
dotazione organica complessiva, uno dei dirigenti di cui
all'articolo 2, comma 5;".
Si riporta il testo dell'articolo 37 del citato decreto
legislativo n. 188 del 2003:
"Art. 37. Organismo di regolazione.
1. L'organismo di regolazione indicato all'articolo 30
della direttiva 2001/14/CE e' il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti o sue articolazioni. Esso
vigila sulla concorrenza nei mercati dei servizi ferroviari
e agisce in piena indipendenza sul piano organizzativo,
giuridico, decisionale e della strategia finanziaria,
dall'organismo preposto alla determinazione dei canoni di
accesso all'infrastruttura, dall'organismo preposto
all'assegnazione della capacita' e dai richiedenti,
conformandosi ai principi di cui al presente articolo. E'
inoltre funzionalmente indipendente da qualsiasi autorita'
competente preposta all'aggiudicazione di un contratto di
servizio pubblico.
1-bis. Ai fini di cui al comma 1, l'ufficio del
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che svolge
le funzioni di organismo di regolazione e' dotato di
autonomia organizzativa e contabile nei limiti delle
risorse economico-finanziarie assegnate. L'Ufficio
riferisce annualmente al Parlamento sull'attivita' svolta.
1-ter. All'ufficio di cui al comma 1-bis e' preposto un
soggetto scelto tra persone dotate di indiscusse moralita'
e indipendenza, alta e riconosciuta professionalita' e
competenza nel settore dei servizi ferroviari, nominato con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su
proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
ai sensi dell'articolo 19, commi 4, 5-bis, e 6 del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive
modificazioni. La proposta e' previamente sottoposta al
parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si
esprimono entro 20 giorni dalla richiesta. Le medesime
Commissioni possono procedere all'audizione della persona
designata. Il responsabile dell'Ufficio di cui al comma
1-bis dura in carica tre anni e puo' essere confermato una
sola volta. La carica di responsabile dell'ufficio di cui
al comma 1-bis e' incompatibile con incarichi politici
elettivi, ne' puo' essere nominato colui che abbia
interessi di qualunque natura in conflitto con le funzioni
dell'ufficio. A pena di decadenza il responsabile
dell'ufficio di cui al comma 1-bis non puo' esercitare
direttamente o indirettamente, alcuna attivita'
professionale o di consulenza, essere amministratore o
dipendente di soggetti pubblici o privati ne' ricoprire
altri uffici pubblici, ne' avere interessi diretti o
indiretti nelle imprese operanti nel settore. L'attuale
Direttore dell'Ufficio resta in carica fino alla scadenza
dell'incarico.
2. L'organismo di regolazione collabora con gli
organismi degli altri Paesi membri della Comunita' europea,
scambiando informazioni sulle proprie attivita', nonche'
sui principi e le prassi decisionali adottati, al fine di
coordinare i rispettivi principi decisionali in ambito
comunitario.
3. Salvo quanto previsto dall'articolo 29 in tema di
vertenze relative all'assegnazione della capacita' di
infrastruttura, ogni richiedente ha il diritto di adire
l'organismo di regolazione se ritiene di essere stato
vittima di un trattamento ingiusto, di discriminazioni o di
qualsiasi altro pregiudizio, in particolare avverso
decisioni prese dal gestore dell'infrastruttura o
eventualmente dall'impresa ferroviaria in relazione a
quanto segue:
a) prospetto informativo della rete;
b) procedura di assegnazione della capacita' di
infrastruttura e relativo esito;
c) sistema di imposizione dei canoni di accesso
all'infrastruttura ferroviaria e dei corrispettivi per i
servizi di cui all'articolo 20;
d) livello o struttura dei canoni per l'utilizzo
dell'infrastruttura e dei corrispettivi per i servizi di
cui all'articolo 20;
e) accordi per l'accesso di cui all'articolo 6 del
presente decreto;
f).
4. L'organismo di regolazione, nell'ambito dei propri
compiti istituzionali, ha facolta' di chiedere al gestore
dell'infrastruttura, ai richiedenti e a qualsiasi altra
parte interessata, tutte le informazioni che ritiene utili,
in particolare al fine di poter garantire che i canoni per
l'accesso all'infrastruttura ed i corrispettivi per la
fornitura dei servizi di cui all'articolo 20, applicati dal
gestore dell'infrastruttura, siano conformi a quanto
previsto dal presente decreto e non siano discriminatori.
Le informazioni devono essere fornite senza indebiti
ritardi.
5. Con riferimento alle attivita' di cui al comma 3,
l'organismo di regolazione decide sulla base di un ricorso
o eventualmente d'ufficio e adotta le misure necessarie
volte a porre rimedio entro due mesi dal ricevimento di
tutte le informazioni necessarie. Fatto salvo il comma 7,
la decisione dell'organismo di regolazione e' vincolante
per tutte le parti cui e' destinata.
6. In caso di ricorso contro un rifiuto di concessione
di capacita' di infrastruttura o contro le condizioni di
una proposta di assegnazione di capacita', l'organismo di
regolazione puo' concludere che non e' necessario
modificare la decisione del gestore dell'infrastruttura o
che, invece, essa deve essere modificata secondo gli
orientamenti precisati dall'organismo stesso.
6-bis. L'organismo di regolazione, osservando, in
quanto applicabili, le disposizioni contenute nel capo I,
sezioni I e II, della legge 24 novembre 1981, n. 689,
provvede:
a) in caso di accertate violazioni della disciplina
relativa all'accesso ed all'utilizzo dell'infrastruttura
ferroviaria e dei servizi connessi, ad irrogare una
sanzione amministrativa pecuniaria fino ad un massimo
dell'uno per cento del fatturato relativo ai proventi da
mercato realizzato dal soggetto autore della violazione
nell'ultimo esercizio chiuso anteriormente all'accertamento
della violazione stessa e, comunque, non superiore a euro
1.000.000;
b) in caso di inottemperanza ai propri ordini e
prescrizioni, ad irrogare una sanzione amministrativa
pecuniaria da euro 100.000 ad euro 500.000;
c) qualora i destinatari di una richiesta
dell'organismo non forniscano le informazioni o forniscano
informazioni inesatte, fuorvianti o incomplete, ovvero
senza giustificato motivo non forniscano le informazioni
nel termine stabilito, ad irrogare una sanzione
amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000;
d) in caso di reiterazione delle violazioni di cui alle
lettere a), b) e c), ad irrogare una sanzione fino al
doppio della sanzione massima prevista per ogni violazione.
7.
8. Il presente articolo non comporta nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica.".
Si riporta il testo degli articoli 2, 5-bis e 10, della
citata legge n. 21 del 1992, come modificati dalla presente
legge:
"Art. 2. Servizio di taxi.
1. Il servizio di taxi ha lo scopo di soddisfare le
esigenze del trasporto individuale o di piccoli gruppi di
persone; si rivolge ad una utenza indifferenziata; lo
stazionamento avviene in luogo pubblico; le tariffe sono
determinate amministrativamente dagli organi competenti,
che stabiliscono anche le modalita' del servizio; il
prelevamento dell'utente ovvero l'inizio del servizio
avvengono all'interno dell'area comunale o comprensoriale.
2. All'interno delle aree comunali o comprensoriali di
cui al comma 1 la prestazione del servizio e' obbligatoria.
Le regioni stabiliscono idonee sanzioni amministrative per
l'inosservanza di tale obbligo.
3. Il servizio pubblico di trasporto di persone
espletato con natanti per il cui stazionamento sono
previste apposite aree e le cui tariffe sono soggette a
disciplina comunale e' assimilato, ove possibile, al
servizio di taxi, per cui non si applicano le disposizioni
di competenza dell'autorita' marittima portuale o della
navigazione interna, salvo che per esigenze di
coordinamento dei traffici di acqua, per il rilascio delle
patenti e per tutte le procedure inerenti alla navigazione
e alla sicurezza della stessa.
3-bis. E' consentito ai comuni di prevedere che i
titolari di licenza per il servizio taxi possano svolgere
servizi integrativi quali il taxi ad uso collettivo o
mediante altre forme di organizzazione del servizio.
5-bis. Accesso nel territorio di altri comuni.
1. Per il servizio di noleggio con conducente i comuni
possono prevedere la regolamentazione dell'accesso nel loro
territorio o, specificamente, all'interno delle aree a
traffico limitato dello stesso, da parte dei titolari di
autorizzazioni rilasciate da altri comuni, mediante la
preventiva comunicazione contenente, con
autocertificazione, l'osservanza e la titolarita' dei
requisiti di operativita' della presente legge e dei dati
relativi al singolo servizio per cui si inoltra la
comunicazione e/o il pagamento di un importo di accesso.
1-bis. Per il servizio di taxi e' consentito
l'esercizio dell'attivita' anche al di fuori del territorio
dei comuni che hanno rilasciato la licenza sulla base di
accordi sottoscritti dai sindaci dei comuni interessati.
10. Sostituzione alla guida.
1. I titolari di licenza per l'esercizio del servizio
di taxi possono essere sostituiti alla guida, nell'ambito
orario del turno integrativo o nell'orario del turno
assegnato, da chiunque abbia i requisiti di
professionalita' e moralita' richiesti dalla normativa
vigente.
2. Gli eredi minori del titolare di licenza per
l'esercizio del servizio di taxi possono farsi sostituire
alla guida da persone iscritte nel ruolo di cui
all'articolo 6 ed in possesso dei requisiti prescritti fino
al raggiungimento della maggiore eta'.
3. Il rapporto di lavoro con il sostituto alla guida e'
regolato con un contratto di lavoro a tempo determinato
secondo la disciplina della legge 18 aprile 1962, n. 230. A
tal fine l'assunzione del sostituto alla guida e'
equiparata a quella effettuata per sostituire lavoratori
assenti per i quali sussista il diritto alla conservazione
del posto, di cui alla lettera b) del secondo comma
dell'articolo 1 della citata legge n. 230 del 1962. Tale
contratto deve essere stipulato sulla base del contratto
collettivo nazionale di lavoratori dello specifico settore
o, in mancanza, sulla base del contratto collettivo
nazionale di lavoratori di categorie similari. Il rapporto
con il sostituto alla guida puo' essere regolato anche in
base ad un contratto di gestione per un termine non
superiore a sei mesi.
4. I titolari di licenza per l'esercizio del servizio
di taxi e di autorizzazione per l'esercizio del servizio di
noleggio con conducente possono avvalersi, nello
svolgimento del servizio, della collaborazione di
familiari, sempreche' iscritti nel ruolo di cui
all'articolo 6, conformemente a quanto previsto
dall'articolo 230-bis del codice civile.
5. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della
presente legge il regime delle sostituzioni alla guida in
atto deve essere uniformato a quello stabilito dalla
presente legge.".
Si riporta il testo dell'articolo 36, commi 2 e 3, del
citato decreto-legge n. 98 del 2011, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 36. Disposizioni in materia di riordino dell'ANAS
S.p.A.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2012 e' istituita, ai
sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo 30 luglio
1999, n. 300, e successive modificazioni, presso il
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con sede
in Roma, l'Agenzia per le infrastrutture stradali e
autostradali. Il potere di indirizzo, di vigilanza e di
controllo sull'Agenzia e' esercitato dal Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti; in ordine alle attivita' di
cui al comma 2, il potere di indirizzo e di controllo e'
esercitato, quanto ai profili finanziari, di concerto con
il Ministero dell'economia e delle finanze. L'incarico di
direttore generale, nonche' quello di componente del
comitato direttivo e del collegio dei revisori dell'Agenzia
ha la durata di tre anni.
2. L'Agenzia, anche avvalendosi di Anas s.p.a., svolge
i seguenti compiti e attivita' ferme restando le competenze
e le procedure previste a legislazione vigente per
l'approvazione di contratti di programma nonche' di atti
convenzionali e di regolazione tariffaria nel settore
autostradale e nei limiti delle risorse disponibili agli
specifici scopi:
a) proposta di programmazione della costruzione di
nuove strade statali, della costruzione di nuove
autostrade, in concessione ovvero in affidamento diretto ad
Anas s.p.a. a condizione che non comporti effetti negativi
sulla finanza pubblica, nonche', subordinatamente alla
medesima condizione, di affidamento diretto a tale societa'
della concessione di gestione di autostrade per le quali la
concessione sia in scadenza ovvero revocata;
b) quale amministrazione concedente:
1) selezione dei concessionari autostradali e relativa
aggiudicazione;
2) vigilanza e controllo sui concessionari
autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei
lavori di costruzione delle opere date in concessione e il
controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio
e' dato in concessione;
3) in alternativa a quanto previsto al numero 1),
affidamento diretto ad Anas s.p.a., alla condizione di cui
alla lettera a), delle concessioni, in scadenza o revocate,
per la gestione di autostrade, ovvero delle concessioni per
la costruzione e gestione di nuove autostrade, con
convenzione da approvarsi con decreto del Ministro
dell'infrastruttura e dei trasporti di concerto con il
Ministro dell'economia e delle finanze;
4) si avvale, nell'espletamento delle proprie funzioni,
delle societa' miste regionali Autostrade del Lazio s.p.a.,
Autostrade del Molise s.p.a., Concessioni Autostradali
Lombarde s.p.a. e Concessioni Autostradali Piemontesi
s.p.a., relativamente alle infrastrutture autostradali,
assentite o da assentire in concessione, di rilevanza
regionale;
c) approvazione dei progetti relativi ai lavori
inerenti la rete autostradale di interesse nazionale, che
equivale a dichiarazione di pubblica utilita' ed urgenza ai
fini dell'applicazione delle leggi in materia di
espropriazione per pubblica utilita';
d) proposta di programmazione del progressivo
miglioramento ed adeguamento della rete delle strade e
delle autostrade statali e della relativa segnaletica;
e) proposta in ordine alla regolazione e variazioni
tariffarie per le concessioni autostradali secondo i
criteri e le metodologie stabiliti dalla competente
Autorita' di regolazione, alla quale e' demandata la loro
successiva approvazione;
f) vigilanza sull'attuazione, da parte dei
concessionari, delle leggi e dei regolamenti concernenti la
tutela del patrimonio delle strade e delle autostrade
statali, nonche' la tutela del traffico e della
segnaletica; vigilanza sull'adozione, da parte dei
concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini
della sicurezza del traffico sulle strade ed autostrade
medesime;
g) effettuazione e partecipazione a studi, ricerche e
sperimentazioni in materia di viabilita', traffico e
circolazione;
h) effettuazione, a pagamento, di consulenze e
progettazioni per conto di altre amministrazioni od enti
italiani e stranieri.
3. A decorrere dal 1° gennaio 2012 Anas s.p.a.
provvede, nel limite delle risorse disponibili e nel
rispetto degli obiettivi di finanza pubblica,
esclusivamente a:
a) costruire e gestire le strade, ivi incluse quelle
sottoposte a pedaggio, e le autostrade statali, anche per
effetto di subentro ai sensi del precedente comma 2,
lettere a) e b) incassandone tutte le entrate relative al
loro utilizzo, nonche' alla loro manutenzione ordinaria e
straordinaria;
b) realizzare il progressivo miglioramento ed
adeguamento della rete delle strade e delle autostrade
statali e della relativa segnaletica;
c) curare l'acquisto, la costruzione, la conservazione,
il miglioramento e l'incremento dei beni mobili ed immobili
destinati al servizio delle strade e delle autostrade
statali;
d) espletare, mediante il proprio personale, i compiti
di cui al comma 3 dell'articolo 12 del decreto legislativo
30 aprile 1992, n. 285, e all'articolo 23 del decreto del
Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495,
nonche' svolgere le attivita' di cui all'articolo 2, comma
1, lettere f), g), h) ed i), del decreto legislativo 26
febbraio 1994, n. 143;
d-bis) approvare i progetti relativi ai lavori inerenti
la rete stradale e autostradale di interesse nazionale, non
sottoposta a pedaggio e in gestione diretta, che equivale a
dichiarazione di pubblica utilita' ed urgenza ai fini
dell'applicazione delle leggi in materia di espropriazione
per pubblica utilita'.".
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 1, lettere
f), g), h) ed i), del decreto legislativo 26 febbraio 1994,
n. 143( Istituzione dell'Ente nazionale per le strade):
"Art. 2. Compiti dell'Ente.
1. L'Ente provvede a:
(Omissis).
f) attuare le leggi ed i regolamenti concernenti la
tutela del patrimonio delle strade e delle autostrade
statali, nonche' la tutela del traffico e della
segnaletica; adottare i provvedimenti ritenuti necessari ai
fini della sicurezza del traffico sulle strade ed
autostrade medesime; esercitare, per le strade ed
autostrade ad esso affidate, i diritti ed i poteri
attribuiti all'ente proprietario;
g) effettuare e partecipare a studi, ricerche e
sperimentazioni in materia di viabilita', traffico e
circolazione;
h) costituire e partecipare a societa' per lo
svolgimento all'estero di attivita' infrastrutturali,
previa autorizzazione del Ministro dei lavori pubblici;
i) effettuare, a pagamento, consulenze e progettazioni
per conto di altre amministrazioni od enti italiani e
stranieri;".



 
Art. 37
Misure per il trasporto ferroviario

1. L'Autorita' di cui all'articolo 36 nel settore del trasporto ferroviario definisce, sentiti il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le regioni e gli enti locali interessati, gli ambiti del servizio pubblico sulle tratte e le modalita' di finanziamento. L'Autorita', dopo un congruo periodo di osservazione delle dinamiche dei processi di liberalizzazione, analizza l'efficienza dei diversi gradi di separazione tra l'impresa che gestisce l'infrastruttura e l'impresa ferroviaria, anche in relazione alle esperienze degli altri Stati membri dell'Unione europea e all'esigenza di tutelare l'utenza pendolare del servizio ferroviario regionale. In esito all'analisi, l'Autorita' predispone, entro e non oltre il 30 giugno 2013, una relazione da trasmettere al Governo e al Parlamento.
2. All'articolo 36, comma 1, del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, come modificato dall'articolo 8 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modifiche:
a) le parole: «ed i contratti collettivi nazionali di settore» sono soppresse e la parola: «applicati» e' sostituita dalla seguente: «applicate»;
b) la lettera b-bis) e' sostituita dalla seguente:
«b-bis) regolazione dei trattamenti di lavoro del personale definiti dalla contrattazione collettiva svolta dalle organizzazioni piu' rappresentative a livello nazionale».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 36, comma 1, del
decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, (Attuazione
della direttiva 2001/12/CE, della direttiva 2001/13/CE e
della direttiva 2001/14/CE in materia ferroviaria), come
modificato dalla presente legge:
"Art. 36. Ulteriori obblighi delle imprese ferroviarie
e delle associazioni internazionali di imprese ferroviarie.
1. Le imprese ferroviarie e le associazioni
internazionali di imprese ferroviarie che espletano
sull'infrastruttura ferroviaria nazionale servizi di
trasporto di merci o di persone osservano, oltre ai
requisiti stabiliti dal presente decreto, anche la
legislazione nazionale, regionale, la normativa
regolamentare, compatibili con la legislazione comunitaria,
ed applicate in modo non discriminatorio, con particolare
riguardo agli standard definiti e alle prescrizioni in
materia di:
a) requisiti tecnici ed operativi specifici per i
servizi ferroviari;
b) requisiti di sicurezza applicabili al personale, al
materiale rotabile e all'organizzazione interna delle
imprese ferroviarie;
b-bis) regolazione dei trattamenti di lavoro del
personale definiti dalla contrattazione collettiva svolta
dalle organizzazioni piu' rappresentative a livello
nazionale;
c) salute, sicurezza, condizioni sociali e diritti dei
lavoratori e degli utenti;
d) requisiti applicabili a tutte le imprese nel
pertinente settore ferroviario destinate a offrire vantaggi
o protezione agli utenti.
2. E' fatto obbligo alle imprese ferroviarie ed alle
associazioni internazionali di imprese ferroviarie di
rispettare gli accordi applicabili ai trasporti ferroviari
internazionali, nonche' le pertinenti disposizioni fiscali
e doganali."
Si riporta il testo dell'articolo 8, del citato
decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure
urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo
sviluppo), convertito con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148:
"Art. 8. Sostegno alla contrattazione collettiva di
prossimita'
(In vigore dal 17 settembre 2011)
1. I contratti collettivi di lavoro sottoscritti a
livello aziendale o territoriale da associazioni dei
lavoratori comparativamente piu' rappresentative sul piano
nazionale o territoriale ovvero dalle loro rappresentanze
sindacali operanti in azienda ai sensi della normativa di
legge e degli accordi interconfederali vigenti, compreso
l'accordo interconfederale del 28 giugno 2011, possono
realizzare specifiche intese con efficacia nei confronti di
tutti i lavoratori interessati a condizione di essere
sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario
relativo alle predette rappresentanze sindacali,
finalizzate alla maggiore occupazione, alla qualita' dei
contratti di lavoro, all'adozione di forme di
partecipazione dei lavoratori, alla emersione del lavoro
irregolare, agli incrementi di competitivita' e di salario,
alla gestione delle crisi aziendali e occupazionali, agli
investimenti e all'avvio di nuove attivita'.
2. Le specifiche intese di cui al comma 1 possono
riguardare la regolazione delle materie inerenti
l'organizzazione del lavoro e della produzione con
riferimento:
a) agli impianti audiovisivi e alla introduzione di
nuove tecnologie;
b) alle mansioni del lavoratore, alla classificazione e
inquadramento del personale;
c) ai contratti a termine, ai contratti a orario
ridotto, modulato o flessibile, al regime della
solidarieta' negli appalti e ai casi di ricorso alla
somministrazione di lavoro;
d) alla disciplina dell'orario di lavoro;
e) alle modalita' di assunzione e disciplina del
rapporto di lavoro, comprese le collaborazioni coordinate e
continuative a progetto e le partite IVA, alla
trasformazione e conversione dei contratti di lavoro e alle
conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro, fatta
eccezione per il licenziamento discriminatorio, il
licenziamento della lavoratrice in concomitanza del
matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall'inizio
del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di
interdizione al lavoro, nonche' fino ad un anno di eta' del
bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla
fruizione del congedo parentale e per la malattia del
bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il
licenziamento in caso di adozione o affidamento.
2-bis. Fermo restando il rispetto della Costituzione,
nonche' i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e
dalle convenzioni internazionali sul lavoro, le specifiche
intese di cui al comma 1 operano anche in deroga alle
disposizioni di legge che disciplinano le materie
richiamate dal comma 2 ed alle relative regolamentazioni
contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro.
3. Le disposizioni contenute in contratti collettivi
aziendali vigenti, approvati e sottoscritti prima
dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 tra le
parti sociali, sono efficaci nei confronti di tutto il
personale delle unita' produttive cui il contratto stesso
si riferisce a condizione che sia stato approvato con
votazione a maggioranza dei lavoratori.
3-bis. All'articolo 36, comma 1, del decreto
legislativo 8 luglio 2003, n. 188, sono apportate le
seguenti modifiche:
a) all'alinea, le parole: «e la normativa
regolamentare, compatibili con la legislazione comunitaria,
ed applicate» sono sostituite dalle seguenti: «la normativa
regolamentare ed i contratti collettivi nazionali di
settore, compatibili con la legislazione comunitaria, ed
applicati»;
b) dopo la lettera b), e' inserita la seguente:
«b-bis) condizioni di lavoro del personale»".



 
Art. 38
Liberalizzazione delle pertinenze delle strade

1. All'articolo 24 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, al comma 5-bis, dopo le parole «sono previste» inserire le parole «, secondo le modalita' fissate dall'Autorita' di regolazione dei trasporti, sentita l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali di cui all'articolo 36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 ».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 24, comma 5-bis, del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice
della strada), come modificato dalla presente legge:
"Art. 24. Pertinenze delle strade.
(Omissis).
5-bis. Per esigenze di sicurezza della circolazione
stradale connesse alla congruenza del progetto
autostradale, le pertinenze di servizio relative alle
strade di tipo A) sono previste, secondo le modalita'
fissate dall'Autorita' di regolazione dei trasporti,
sentita l'Agenzia per le infrastrutture stradali e
autostradali di cui all'articolo 36 del decreto-legge 6
luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111.".
Per il testo dell'articolo 36 del citato decreto-legge
n. 98 del 2011, si veda nelle note all'articolo 36.



 
Art. 39
Liberalizzazione del sistema di vendita della stampa quotidiana e
periodica e disposizioni in materia di diritti connessi al diritto
d'autore.

1. All'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, dopo la lettera d) sono aggiunte le seguenti:
«d-bis) gli edicolanti possono vendere presso la propria sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa;
d-ter) gli edicolanti possono praticare sconti sulla merce venduta e defalcare il valore del materiale fornito in conto vendita e restituito a compensazione delle successive anticipazioni al distributore;
d-quater) fermi restando gli obblighi previsti per gli edicolanti a garanzia del pluralismo informativo, la ingiustificata mancata fornitura, ovvero la fornitura ingiustificata per eccesso o difetto, rispetto alla domanda da parte del distributore costituiscono casi di pratica commerciale sleale ai fini dell'applicazione delle vigenti disposizioni in materia;
d-quinquies) le clausole contrattuali fra distributori ed edicolanti, contrarie alle disposizioni del presente articolo, sono nulle per contrasto con norma imperativa di legge e non viziano il contratto cui accedono.
2. Al fine di favorire la creazione di nuove imprese nel settore della tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori, mediante lo sviluppo del pluralismo competitivo e consentendo maggiori economicita' di gestione nonche' l'effettiva partecipazione e controllo da parte dei titolari dei diritti, l'attivita' di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi al diritto d'autore di cui alla legge 22 aprile 1941, n. 633, in qualunque forma attuata, e' libera;
3. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto e previo parere dell'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, sono individuati, nell'interesse dei titolari aventi diritto, i requisiti minimi necessari ad un razionale e corretto sviluppo del mercato degli intermediari di tali diritti connessi.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 5, comma 1, del
decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170 (Riordino del
sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica,
a norma dell'articolo 3 della L. 13 aprile 1999, n. 108),
come modificato dalla presente legge:
"Art. 5. Modalita' di vendita.
1. La vendita della stampa quotidiana e periodica e'
effettuata nel rispetto delle seguenti modalita':
a) il prezzo di vendita della stampa quotidiana e
periodica stabilito dal produttore non puo' subire
variazioni in relazione ai punti di vendita, esclusivi e
non esclusivi, che effettuano la rivendita;
b) le condizioni economiche e le modalita' commerciali
di cessione delle pubblicazioni, comprensive di ogni forma
di compenso riconosciuta ai rivenditori, devono essere
identiche per le diverse tipologie di esercizi, esclusivi e
non esclusivi, che effettuano la vendita;
c) i punti di vendita, esclusivi e non esclusivi,
devono prevedere un adeguato spazio espositivo per le
testate poste in vendita;
d) e' comunque vietata l'esposizione al pubblico di
giornali, riviste e materiale pornografico;
d-bis) gli edicolanti possono vendere presso la propria
sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa;
d-ter) gli edicolanti possono praticare sconti sulla
merce venduta e defalcare il valore del materiale fornito
in conto vendita e restituito a compensazione delle
successive anticipazioni al distributore;
d-quater) fermi restando gli obblighi previsti per gli
edicolanti a garanzia del pluralismo informativo, la
ingiustificata mancata fornitura, ovvero la fornitura
ingiustificata per eccesso o difetto, rispetto alla domanda
da parte del distributore costituiscono casi di pratica
commerciale sleale ai fini dell'applicazione delle vigenti
disposizioni in materia;
d-quinquies) le clausole contrattuali fra distributori
ed edicolanti, contrarie alle disposizioni del presente
articolo, sono nulle per contrasto con norma imperativa di
legge e non viziano il contratto cui accedono;
e) gli edicolanti possono rifiutare le forniture di
prodotti complementari forniti dagli editori e dai
distributori e possono altresi' vendere presso la propria
sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa;
f) gli edicolanti possono praticare sconti sulla merce
venduta e defalcare il valore del materiale fornito in
conto vendita e restituito a compensazione delle successive
anticipazioni al distributore;
g) fermi restando gli obblighi previsti per gli
edicolanti a garanzia del pluralismo informativo, la
ingiustificata mancata fornitura, ovvero la fornitura
ingiustificata per eccesso o difetto, rispetto alla domanda
da parte del distributore costituiscono casi di pratica
commerciale sleale ai fini dell'applicazione delle vigenti
disposizioni in materia;
f) le clausole contrattuali fra distributori ed
edicolanti, contrarie alle disposizioni del presente
articolo, sono nulle per contrasto con norma imperativa di
legge e non viziano il contratto cui accedono.".
La legge 22 aprile 1941, n. 633 (Protezione del diritto
d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) e'
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 16 luglio 1941, n. 166.



 
Art. 40
Disposizioni in materia di carta di identita' e in materia di
anagrafe degli italiani residenti all'estero e di attribuzione del
codice fiscale ai cittadini iscritti.

1. All'articolo 10, comma 2, primo periodo, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, sono aggiunte, in fine, le seguenti: «, e definito un piano per il graduale rilascio, a partire dai comuni identificati con il medesimo decreto, della carta d'identita' elettronica sul territorio nazionale».
2. All'articolo 3 del Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, come da ultimo modificato dall'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 sono apportate le seguenti modifiche:
a) Al comma 2, terzo periodo, le parole:
«rilasciate a partire dal 1° gennaio 2011 devono essere munite della fotografia e» sono sostituite dalle seguenti: «di cui all'articolo 7-vicies ter del decreto legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito con modificazioni dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, e successive modifiche ed integrazioni, devono essere munite anche»
b) Il comma 5 e' sostituito dal seguente:
«La carta di identita' valida per l'espatrio rilasciata ai minori di eta' inferiore agli anni quattordici puo' riportare, a richiesta, il nome dei genitori o di chi ne fa le veci. L'uso della carta d'identita' ai fini dell'espatrio dei minori di anni quattordici e' subordinato alla condizione che essi viaggino in compagnia di uno dei genitori o di chi ne fa le veci, o che venga menzionato, in una dichiarazione rilasciata da chi puo' dare l'assenso o l'autorizzazione, il nome della persona, dell'ente o della compagnia di trasporto a cui i minori medesimi sono affidati. Tale dichiarazione e' convalidata dalla questura o dalle autorita' consolari in caso di rilascio all'estero.».
3. All'articolo 1 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, come modificato dall'articolo 50 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge30 luglio 2010, n. 122, il comma 6 e' sostituito dal seguente:
«6. L'Indice nazionale delle anagrafi (INA) promuove la circolarita' delle informazioni anagrafiche essenziali al fine di consentire alle amministrazioni pubbliche centrali e locali collegate la disponibilita', in tempo reale, dei dati relativi alle generalita', alla cittadinanza, alla famiglia anagrafica, all'indirizzo anagrafico delle persone residenti in Italia e dei cittadini italiani residenti all'estero iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), certificati dai comuni e, limitatamente al codice fiscale, dall'Agenzia delle Entrate.».
4. Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sono apportate le necessarie modifiche per armonizzare il decreto del Ministro dell'interno, del 13 ottobre 2005, n. 240, recante il «Regolamento di gestione dell'Indice Nazionale delle Anagrafi (INA)», con la disposizione di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 24 dicembre 1954, n. 1228.
5. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 50 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, al fine di soddisfare eventuali prestazioni di elaborazioni aggiuntive riguardanti i dati contenuti nell'Indice nazionale delle anagrafi (INA), di cui all'art. 1 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, ovvero nei casi in cui venga richiesta per pubbliche finalita' ed ove possibile la certificazione dei dati contenuti nell'INA, il Ministero dell'interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali puo' stipulare convenzioni con enti, istituzioni ed altri soggetti che svolgono pubbliche funzioni.
6. Ai fini dell'individuazione di un codice unico identificativo da utilizzare nell'ambito dei processi di interoperabilita' e di cooperazione applicativa che definiscono il sistema pubblico di connettivita', ai sensi dell'articolo 72 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, l'amministrazione finanziaria attribuisce d'ufficio il codice fiscale ai cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) ai quali non risulta attribuito, previo allineamento dei dati anagrafici in possesso degli uffici consolari e delle AIRE comunali.
7. All'atto dell'iscrizione nell'AIRE e ai fini dell'attribuzione del codice fiscale, i comuni competenti trasmettono all'anagrafe tributaria, per il tramite del Ministero dell'interno, i dati di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a) del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 605, con l'aggiunta della residenza all'estero e con l'eccezione del domicilio fiscale, in luogo del quale e' indicato il comune di iscrizione nell'AIRE. Con le stesse modalita' i comuni trasmettono all'anagrafe tributaria ogni variazione che si verifica nelle proprie anagrafi riguardanti i cittadini iscritti nell'AIRE.
8. La rappresentanza diplomatico-consolare competente per territorio comunica ai cittadini residenti all'estero l'avvenuta attribuzione d'ufficio del codice fiscale.
9. Alle attivita' previste dal presente articolo le amministrazioni interessate provvedono nell'ambito delle risorse gia' disponibili a legislazione vigente.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 10, commi 1 e 2, del
decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, recante
Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per
l'economia:
"Art. 10. Servizi ai cittadini
1. Per incentivare l'uso degli strumenti elettronici
nell'ottica di aumentare l'efficienza nell'erogazione dei
servizi ai cittadini e, in particolare, per semplificare il
procedimento di rilascio dei documenti obbligatori di
identificazione, all'articolo 7-vicies ter del
decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con
modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, e'
aggiunto, in fine, il seguente comma: "2-bis. L'emissione
della carta d'identita' elettronica, che e' documento
obbligatorio di identificazione, e' riservata al Ministero
dell'interno che vi provvede nel rispetto delle norme di
sicurezza in materia di carte valori e di documenti di
sicurezza della Repubblica e degli standard internazionali
di sicurezza e nell'ambito delle risorse umane, strumentali
e finanziarie disponibili a legislazione vigente. E'
riservata, altresi', al Ministero dell'interno la fase
dell'inizializzazione del documento identificativo,
attraverso il CNSD".
2. Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto
con i Ministri dell'economia e delle finanze e della salute
per gli aspetti relativi alla tessera sanitaria, unificata
alla carta d'identita' elettronica ai sensi del comma 3 del
presente articolo, da adottare entro tre mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, sono determinate le
modalita' tecniche di attuazione della disposizione di cui
al comma 2-bis, dell'articolo 7-vicies ter, del
decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con
modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, aggiunto
dal comma 1 del presente articolo, e definito un piano per
il graduale rilascio, a partire dai comuni identificati con
il medesimo decreto, della carta d'identita' elettronica
sul territorio nazionale. Nelle more della definizione
delle modalita' di convergenza della tessera sanitaria
nella carta d'identita' elettronica, il Ministero
dell'economia e delle finanze continua ad assicurare la
generazione della tessera sanitaria su supporto di Carta
nazionale dei servizi, ai sensi dell'articolo 11, comma 15,
del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.".
Si riporta il testo dell'articolo 3, del Regio decreto
18 giugno 1931, n. 773 (Approvazione del testo unico delle
leggi di pubblica sicurezza), come modificato dalla
presente legge:
"Art. 3. Il sindaco e' tenuto a rilasciare alle persone
aventi nel comune la loro residenza o la loro dimora una
carta d'identita' conforme al modello stabilito dal
Ministero dell'interno.
La carta di identita' ha durata di dieci anni e deve
essere munita della fotografia della persona a cui si
riferisce. Per i minori di eta' inferiore a tre anni, la
validita' della carta d'identita' e' di tre anni; per i
minori di eta' compresa fra tre e diciotto anni, la
validita' e' di cinque anni. Le carte di identita' di cui
all'articolo 7-vicies ter del decreto-legge 31 gennaio
2005, n. 7, convertito con modificazioni dalla legge 31
marzo 2005, n. 4 e successive modifiche ed integrazioni,
devono essere munite anche delle impronte digitali della
persona a cui si riferiscono. Sono esentati dall'obbligo di
rilevamento delle impronte digitali i minori di eta'
inferiore a dodici anni.
La carta d'identita' puo' altresi' contenere
l'indicazione del consenso ovvero del diniego della persona
cui si riferisce a donare i propri organi in caso di morte.
La carta d'identita' e' titolo valido per l'espatrio
anche per motivi di lavoro negli Stati membri dell'Unione
europea e in quelli con i quali vigono, comunque,
particolari accordi internazionali.
La carta di identita' valida per l'espatrio rilasciata
ai minori di eta' inferiore agli anni quattordici puo'
riportare, a richiesta, il nome dei genitori o di chi ne fa
le veci. L'uso della carta d'identita' ai fini
dell'espatrio dei minori di anni quattordici e' subordinato
alla condizione che essi viaggino in compagnia di uno dei
genitori o di chi ne fa le veci, o che venga menzionato, in
una dichiarazione rilasciata da chi puo' dare l'assenso o
l'autorizzazione, il nome della persona, dell'ente o della
compagnia di trasporto a cui i minori medesimi sono
affidati. Tale dichiarazione e' convalidata dalla questura
o dalle autorita' consolari in caso di rilascio all'estero.
A decorrere dal 1° gennaio 1999 sulla carta di
identita' deve essere indicata la data di scadenza.
Si riporta il testo dell'articolo 1 della legge 24
dicembre 1954, n. 1228 (Ordinamento delle anagrafi della
popolazione residente), come modificato dalla presente
legge:
"Art. 1. In ogni Comune deve essere tenuta l'anagrafe
della popolazione residente.
L'iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica
possono dar luogo alla verifica, da parte dei competenti
uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie
dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la
propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie.
Nell'anagrafe della popolazione residente sono
registrate le posizioni relative alle singole persone, alle
famiglie ed alle convivenze, che hanno fissato nel Comune
la residenza, nonche' le posizioni relative alle persone
senza fissa dimora che hanno stabilito nel Comune il
proprio domicilio, in conformita' del regolamento per
l'esecuzione della presente legge.
Gli atti anagrafici sono atti pubblici.
Per l'esercizio delle funzioni di vigilanza di cui
all'articolo 12, e' istituito, presso il Ministero
dell'interno, l'Indice nazionale delle anagrafi (INA),
alimentato e costantemente aggiornato, tramite collegamento
informatico, da tutti i comuni.
6. L'Indice nazionale delle anagrafi (INA) promuove la
circolarita' delle informazioni anagrafiche essenziali al
fine di consentire alle amministrazioni pubbliche centrali
e locali collegate la disponibilita', in tempo reale, dei
dati relativi alle generalita', alla cittadinanza, alla
famiglia anagrafica, all'indirizzo anagrafico delle persone
residenti in Italia e dei cittadini italiani residenti
all'estero iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti
all'estero (AIRE), certificati dai comuni e, limitatamente
al codice fiscale, dall'Agenzia delle Entrate.
Con decreto del Ministro dell'interno, ai sensi
dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n.
400, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica e
il Ministro per l'innovazione e le tecnologie, sentiti il
Centro nazionale per l'informatica nella pubblica
amministrazione (CNIPA), il Garante per la protezione dei
dati personali e l'Istituto nazionale di statistica
(ISTAT), e' adottato il regolamento dell'INA. Il
regolamento disciplina le modalita' di aggiornamento
dell'INA da parte dei comuni e le modalita' per l'accesso
da parte delle amministrazioni pubbliche centrali e locali
al medesimo INA, per assicurarne la piena operativita'.".
Il decreto del Ministro dell'interno 13 ottobre 2005,
n. 240 (Regolamento di gestione dell'Indice Nazionale delle
Anagrafi - INA), e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 23
novembre 2005, n. 273.
Si riporta il testo degli articoli 50 e 72, del decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82 e successive modificazioni
(Codice dell'amministrazione digitale):
"Art. 50. Disponibilita' dei dati delle pubbliche
amministrazioni.
1. I dati delle pubbliche amministrazioni sono formati,
raccolti, conservati, resi disponibili e accessibili con
l'uso delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione che ne consentano la fruizione e
riutilizzazione, alle condizioni fissate dall'ordinamento,
da parte delle altre pubbliche amministrazioni e dai
privati; restano salvi i limiti alla conoscibilita' dei
dati previsti dalle leggi e dai regolamenti, le norme in
materia di protezione dei dati personali ed il rispetto
della normativa comunitaria in materia di riutilizzo delle
informazioni del settore pubblico.
2. Qualunque dato trattato da una pubblica
amministrazione, con le esclusioni di cui all'articolo 2,
comma 6, salvi i casi previsti dall'articolo 24 della legge
7 agosto 1990, n. 241, e nel rispetto della normativa in
materia di protezione dei dati personali, e' reso
accessibile e fruibile alle altre amministrazioni quando
l'utilizzazione del dato sia necessaria per lo svolgimento
dei compiti istituzionali dell'amministrazione richiedente,
senza oneri a carico di quest'ultima, salvo per la
prestazione di elaborazioni aggiuntive; e' fatto comunque
salvo il disposto dell'articolo 43, comma 4, del decreto
del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.
3. Al fine di rendere possibile l'utilizzo in via
telematica dei dati di una pubblica amministrazione da
parte dei sistemi informatici di altre amministrazioni
l'amministrazione titolare dei dati predispone, gestisce ed
eroga i servizi informatici allo scopo necessari, secondo
le regole tecniche del sistema pubblico di connettivita' di
cui al presente decreto."
"Art. 72. Definizioni relative al sistema pubblico di
connettivita'.
1. Ai fini del presente decreto si intende per:
a) «trasporto di dati»: i servizi per la realizzazione,
gestione ed evoluzione di reti informatiche per la
trasmissione di dati, oggetti multimediali e fonia;
b) «interoperabilita' di base»: i servizi per la
realizzazione, gestione ed evoluzione di strumenti per lo
scambio di documenti informatici fra le pubbliche
amministrazioni e tra queste e i cittadini;
c) «connettivita'»: l'insieme dei servizi di trasporto
di dati e di interoperabilita' di base;
d) «interoperabilita' evoluta»: i servizi idonei a
favorire la circolazione, lo scambio di dati e
informazioni, e l'erogazione fra le pubbliche
amministrazioni e tra queste e i cittadini;
e) «cooperazione applicativa»: la parte del sistema
pubblico di connettivita' finalizzata all'interazione tra i
sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni per
garantire l'integrazione dei metadati, delle informazioni e
dei procedimenti amministrativi.".
Si riporta il testo dell'articolo 4, comma 1, lettera
a) del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 605 (Disposizioni
relative all'anagrafe tributaria e al codice fiscale dei
contribuenti) e successive modificazioni:
"Art. 4. Domanda di attribuzione del numero di codice
fiscale.
La domanda di attribuzione del numero di codice
fiscale, da redigersi in carta libera ed in conformita' al
modello stabilito con decreto del Ministro per le finanze,
deve essere sottoscritta dal soggetto richiedente o da chi
ne ha la rappresentanza e deve comunque indicare:
a) per le persone fisiche, il cognome e il nome, il
luogo e la data di nascita, il sesso e il domicilio
fiscale;
b) per i soggetti diversi dalle persone fisiche, la
denominazione, la ragione sociale o la ditta, il domicilio
fiscale. Per le societa', associazioni e altre
organizzazioni senza personalita' giuridica, devono essere
inoltre indicati gli elementi di cui alla lettera a) per
almeno una delle persone che ne hanno la rappresentanza.
Nell'indicazione della sede e del domicilio fiscale
devono essere specificati la via, il numero civico e il
codice di avviamento postale.
Qualora intervengano, nelle forme previste dalla legge,
rettifiche o modificazioni relative al nome, cognome,
sesso, luogo e data di nascita di persone fisiche alle
quali sia gia' stato attribuito il numero di codice fiscale
queste debbono richiedere, entro sei mesi dalla data in cui
le stesse hanno avuto effetto, il numero di codice fiscale
corrispondente ai nuovi elementi di identificazione. Il
numero di codice fiscale precedentemente attribuito ha a
tutti gli effetti validita' di numero di codice fiscale
provvisorio. Nella domanda deve essere indicato anche il
numero di codice fiscale precedentemente attribuito.".



 
Art. 40-bis
Misure per la trasparenza nella gestione dei grandi eventi

1. All'articolo 5-bis del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343 convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, il comma 5 e' abrogato.



Riferimenti normativi
Il testo dell'articolo 5-bis del decreto-legge 7
settembre 2001, n. 343 convertito, con modificazioni, dalla
legge 9 novembre 2001, n. 401 (Modifiche ed integrazioni al
Decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303,
sull'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, a norma dell'articolo 1 della L. 6 luglio 2002,
n. 137), abrogato dalla presente legge, e' pubblicato nella
Gazz. Uff. 10 settembre 2001, n. 210.



 
Art. 41
Emissioni di obbligazioni e di titoli di debito da parte
delle societa' di progetto - project bond

1. Al codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, l'articolo 157 e' sostituito dal seguente:
«Art. 157 (Emissione di obbligazioni e di titoli di debito da parte delle societa' di progetto). - 1. Al fine di realizzare una singola infrastruttura o un nuovo servizio di pubblica utilita', le societa' di progetto di cui all'articolo 156 nonche' le societa' titolari di un contratto di partenariato pubblico privato ai sensi dell'articolo 3, comma 15-ter, possono emettere obbligazioni e titoli di debito, anche in deroga ai limiti di cui agli articoli 2412 e 2483 del codice civile, purche' destinate alla sottoscrizione da parte degli investitori qualificati come definiti ai sensi del regolamento di attuazione del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58; detti obbligazioni e titoli di debito sono nominativi e non possono essere trasferiti a soggetti che non siano investitori qualificati come sopra definiti. In relazione ai titoli emessi ai sensi del presente articolo non si applicano gli articoli 2413 e da 2414-bis a 2420 del codice civile.
2. I titoli e la relativa documentazione di offerta devono riportare chiaramente ed evidenziare distintamente un avvertimento circa l'elevato profilo di rischio associato all'operazione.
3. Le obbligazioni e i titoli di debito, sino all'avvio della gestione dell'infrastruttura da parte del concessionario, possono essere garantiti dal sistema finanziario, da fondazioni e da fondi privati, secondo le modalita' definite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
4. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 si applicano anche alle societa' titolari delle autorizzazioni alla costruzione di infrastrutture di trasporto di gas e delle concessioni di stoccaggio di cui agli articoli 9 e 11 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, alle societa' titolari delle autorizzazioni alla costruzione di infrastrutture facenti parte del Piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica, nonche' a quelle titolari delle autorizzazioni.
5. All'articolo 158, comma 2, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, dopo le parole: «crediti dei finanziatori del concessionario» sono inserite le seguenti: «e dei titolari di titoli emessi ai sensi dell'articolo 157, limitatamente alle obbligazioni emesse successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione».
6. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche alle societa' gia' costituite alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 3, commi 15, 15-bis,
15-ter, e degli articoli 156, 157 e 158 del citato decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in
attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), come
modificati dalla presente legge:
"Art. 3.Definizioni.
(omissis)
15. L'«asta elettronica» e' un processo per fasi
successive basato su un dispositivo elettronico di
presentazione di nuovi prezzi, modificati al ribasso, o di
nuovi valori riguardanti taluni elementi delle offerte, che
interviene dopo una prima valutazione completa delle
offerte permettendo che la loro classificazione possa
essere effettuata sulla base di un trattamento automatico.
Gli appalti di servizi e di lavori che hanno per oggetto
prestazioni intellettuali, come la progettazione di lavori,
non possono essere oggetto di aste elettroniche.
15-bis. «La locazione finanziaria di opere pubbliche o
di pubblica utilita'» e' il contratto avente ad oggetto la
prestazione di servizi finanziari e l'esecuzione di lavori.
15-bis.1. Il «contratto di disponibilita'» e' il
contratto mediante il quale sono affidate, a rischio e a
spesa dell'affidatario, la costruzione e la messa a
disposizione a favore dell'amministrazione aggiudicatrice
di un'opera di proprieta' privata destinata all'esercizio
di un pubblico servizio, a fronte di un corrispettivo. Si
intende per messa a disposizione l'onere assunto a proprio
rischio dall'affidatario di assicurare all'amministrazione
aggiudicatrice la costante fruibilita' dell'opera, nel
rispetto dei parametri di funzionalita' previsti dal
contratto, garantendo allo scopo la perfetta manutenzione e
la risoluzione di tutti gli eventuali vizi, anche
sopravvenuti.
15-ter. Ai fini del presente codice, i «contratti di
partenariato pubblico privato» sono contratti aventi per
oggetto una o piu' prestazioni quali la progettazione, la
costruzione, la gestione o la manutenzione di un'opera
pubblica o di pubblica utilita', oppure la fornitura di un
servizio, compreso in ogni caso il finanziamento totale o
parziale a carico di privati, anche in forme diverse, di
tali prestazioni, con allocazione dei rischi ai sensi delle
prescrizioni e degli indirizzi comunitari vigenti.
Rientrano, a titolo esemplificativo, tra i contratti di
partenariato pubblico privato la concessione di lavori, la
concessione di servizi, la locazione finanziaria, il
contratto di disponibilita' l'affidamento di lavori
mediante finanza di progetto, le societa' miste. Possono
rientrare altresi' tra le operazioni di partenariato
pubblico privato l'affidamento a contraente generale ove il
corrispettivo per la realizzazione dell'opera sia in tutto
o in parte posticipato e collegato alla disponibilita'
dell'opera per il committente o per utenti terzi. Fatti
salvi gli obblighi di comunicazione previsti dall'articolo
44, comma 1-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248,
convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio
2008, n. 31, alle operazioni di partenariato pubblico
privato si applicano i contenuti delle decisioni Eurostat."
"Art. 156.Societa' di progetto.
1. Il bando di gara per l'affidamento di una
concessione per la realizzazione e/o gestione di una
infrastruttura o di un nuovo servizio di pubblica utilita'
deve prevedere che l'aggiudicatario ha la facolta', dopo
l'aggiudicazione, di costituire una societa' di progetto in
forma di societa' per azioni o a responsabilita' limitata,
anche consortile. Il bando di gara indica l'ammontare
minimo del capitale sociale della societa'. In caso di
concorrente costituito da piu' soggetti, nell'offerta e'
indicata la quota di partecipazione al capitale sociale di
ciascun soggetto. Le predette disposizioni si applicano
anche alla gara di cui all'articolo 153. La societa' cosi'
costituita diventa la concessionaria subentrando nel
rapporto di concessione all'aggiudicatario senza necessita'
di approvazione o autorizzazione. Tale subentro non
costituisce cessione di contratto. Il bando di gara puo',
altresi', prevedere che la costituzione della societa' sia
un obbligo dell'aggiudicatario.
2. I lavori da eseguire e i servizi da prestare da
parte delle societa' disciplinate dal comma 1 si intendono
realizzati e prestati in proprio anche nel caso siano
affidati direttamente dalle suddette societa' ai propri
soci, sempre che essi siano in possesso dei requisiti
stabiliti dalle vigenti norme legislative e regolamentari.
Restano ferme le disposizioni legislative, regolamentari e
contrattuali che prevedano obblighi di affidamento dei
lavori o dei servizi a soggetti terzi.
3. Per effetto del subentro di cui al comma 1, che non
costituisce cessione del contratto, la societa' di progetto
diventa la concessionaria a titolo originario e sostituisce
l'aggiudicatario in tutti i rapporti con l'amministrazione
concedente. Nel caso di versamento di un prezzo in corso
d'opera da parte della pubblica amministrazione, i soci
della societa' restano solidalmente responsabili con la
societa' di progetto nei confronti dell'amministrazione per
l'eventuale rimborso del contributo percepito. In
alternativa, la societa' di progetto puo' fornire alla
pubblica amministrazione garanzie bancarie e assicurative
per la restituzione delle somme versate a titolo di prezzo
in corso d'opera, liberando in tal modo i soci. Le suddette
garanzie cessano alla data di emissione del certificato di
collaudo dell'opera. Il contratto di concessione stabilisce
le modalita' per l'eventuale cessione delle quote della
societa' di progetto, fermo restando che i soci che hanno
concorso a formare i requisiti per la qualificazione sono
tenuti a partecipare alla societa' e a garantire, nei
limiti di cui sopra, il buon adempimento degli obblighi del
concessionario sino alla data di emissione del certificato
di collaudo dell'opera. L'ingresso nel capitale sociale
della societa' di progetto e lo smobilizzo delle
partecipazioni da parte di banche e altri investitori
istituzionali che non abbiano concorso a formare i
requisiti per la qualificazione possono tuttavia avvenire
in qualsiasi momento."
"Art. 157. Emissione di obbligazioni e di titoli di
debito da parte delle societa' di progetto. - 1. Al fine di
realizzare una singola infrastruttura o un nuovo servizio
di pubblica utilita', le societa' di progetto di cui
all'articolo 156 nonche' le societa' titolari di un
contratto di partenariato pubblico privato ai sensi
dell'articolo 3, comma 15-ter, possono emettere
obbligazioni e titoli di debito, anche in deroga ai limiti
di cui agli articoli 2412 e 2483 del codice civile, purche'
destinate alla sottoscrizione da parte degli investitori
qualificati come definiti ai sensi del regolamento di
attuazione del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58;
detti obbligazioni e titoli di debito sono nominativi e non
possono essere trasferiti a soggetti che non siano
investitori qualificati come sopra definiti. In relazione
ai titoli emessi ai sensi del presente articolo non si
applicano gli articoli 2413 e da 2414-bis a 2420 del codice
civile.
2. I titoli e la relativa documentazione di offerta
devono riportare chiaramente ed evidenziare distintamente
un avvertimento circa l'elevato profilo di rischio
associato all'operazione.
3. Le obbligazioni e i titoli di debito, sino all'avvio
della gestione dell'infrastruttura da parte del
concessionario, possono essere garantiti dal sistema
finanziario, da fondazioni e da fondi privati, secondo le
modalita' definite con decreto del Ministro dell'economia e
delle finanze, di concerto con il Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti.
4. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 si
applicano anche alle societa' titolari delle autorizzazioni
alla costruzione di infrastrutture di trasporto di gas e
delle concessioni di stoccaggio di cui agli articoli 9 e 11
del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, alle
societa' titolari delle autorizzazioni alla costruzione di
infrastrutture facenti parte del Piano di sviluppo della
rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica,
nonche' a quelle titolari delle autorizzazioni.
5. All'articolo 158, comma 2, del decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163, dopo le parole: «crediti dei
finanziatori del concessionario» sono inserite le seguenti:
«e dei titolari di titoli emessi ai sensi dell'articolo
157, limitatamente alle obbligazioni emesse successivamente
alla data di entrata in vigore della presente
disposizione».
6. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si
applicano anche alle societa' gia' costituite alla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente
decreto."
"Art. 158.Risoluzione.
1. Qualora il rapporto di concessione sia risolto per
inadempimento del soggetto concedente ovvero quest'ultimo
revochi la concessione per motivi di pubblico interesse,
sono rimborsati al concessionario:
a) il valore delle opere realizzate piu' gli oneri
accessori, al netto degli ammortamenti, ovvero, nel caso in
cui l'opera non abbia ancora superato la fase di collaudo,
i costi effettivamente sostenuti dal concessionario;
b) le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere
in conseguenza della risoluzione;
c) un indennizzo, a titolo di risarcimento del mancato
guadagno, pari al 10 per cento del valore delle opere
ancora da eseguire ovvero della parte del servizio ancora
da gestire valutata sulla base del piano
economico-finanziario.
2. Le somme di cui al comma 1 sono destinate
prioritariamente al soddisfacimento dei crediti dei
finanziatori del concessionario e dei titolari di titoli
emessi ai sensi dell'articolo 157, limitatamente alle
obbligazioni emesse successivamente alla data di entrata in
vigore della presente disposizione e sono indisponibili da
parte di quest'ultimo fino al completo soddisfacimento di
detti crediti.
3. L'efficacia della revoca della concessione e'
sottoposta alla condizione del pagamento da parte del
concedente di tutte le somme previste dai commi
precedenti.".
Si riporta il testo degli articoli 2412 e 2483 del
codice civile:
"Art. 2412. Limiti all'emissione.
La societa' puo' emettere obbligazioni al portatore o
nominative per somma complessivamente non eccedente il
doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle
riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio
approvato. I sindaci attestano il rispetto del suddetto
limite.
Il limite di cui al primo comma puo' essere superato se
le obbligazioni emesse in eccedenza sono destinate alla
sottoscrizione da parte di investitori professionali
soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi
speciali. In caso di successiva circolazione delle
obbligazioni, chi le trasferisce risponde della solvenza
della societa' nei confronti degli acquirenti che non siano
investitori professionali.
Non e' soggetta al limite di cui al primo comma, e non
rientra nel calcolo al fine del medesimo, l'emissione di
obbligazioni garantite da ipoteca di primo grado su
immobili di proprieta' della societa', sino a due terzi del
valore degli immobili medesimi.
Al computo del limite di cui al primo comma concorrono
gli importi relativi a garanzie comunque prestate dalla
societa' per obbligazioni emesse da altre societa', anche
estere.
Il primo e il secondo comma non si applicano
all'emissione di obbligazioni effettuata da societa' con
azioni quotate in mercati regolamentati, limitatamente alle
obbligazioni destinate ad essere quotate negli stessi o in
altri mercati regolamentati.
Quando ricorrono particolari ragioni che interessano
l'economia nazionale, la societa' puo' essere autorizzata
con provvedimento dell'autorita' governativa, ad emettere
obbligazioni per somma superiore a quanto previsto nel
presente articolo, con l'osservanza dei limiti, delle
modalita' e delle cautele stabilite nel provvedimento
stesso.
Restano salve le disposizioni di leggi speciali
relative a particolari categorie di societa' e alle riserve
di attivita'."
"Art. 2483. Emissione di titoli di debito.
Se l'atto costitutivo lo prevede, la societa' puo'
emettere titoli di debito. In tal caso l'atto costitutivo
attribuisce la relativa competenza ai soci o agli
amministratori determinando gli eventuali limiti, le
modalita' e le maggioranze necessarie per la decisione.
I titoli emessi ai sensi del precedente comma possono
essere sottoscritti soltanto da investitori professionali
soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi
speciali. In caso di successiva circolazione dei titoli di
debito, chi li trasferisce risponde della solvenza della
societa' nei confronti degli acquirenti che non siano
investitori professionali ovvero soci della societa'
medesima.
La decisione di emissione dei titoli prevede le
condizioni del prestito e le modalita' del rimborso ed e'
iscritta a cura degli amministratori presso il registro
delle imprese. Puo' altresi' prevedere che, previo consenso
della maggioranza dei possessori dei titoli, la societa'
possa modificare tali condizioni e modalita'.
Restano salve le disposizioni di leggi speciali
relative a particolari categorie di societa' e alle riserve
di attivita'.".
Il decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (Testo
unico delle disposizioni in materia di intermediazione
finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e 21 della L. 6
febbraio 1996, n. 52), e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 26 marzo 1998, n. 71, S.O.
Si riporta il testo degli articoli 2413 e da 2414-bis a
2420 del codice civile:
"Art. 2413. Riduzione del capitale.
Salvo i casi previsti dal terzo, quarto e quinto comma
dell'articolo 2412, la societa' che ha emesso obbligazioni
non puo' ridurre volontariamente il capitale sociale o
distribuire riserve se rispetto all'ammontare delle
obbligazioni ancora in circolazione il limite di cui al
primo comma dell'articolo medesimo non risulta piu'
rispettato.
Se la riduzione del capitale sociale e' obbligatoria, o
le riserve diminuiscono in conseguenza di perdite, non
possono distribuirsi utili sinche' l'ammontare del capitale
sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili
non eguagli la meta' dell'ammontare delle obbligazioni in
circolazione."
"Art. 2414-bis. Costituzione delle garanzie.
La deliberazione di emissione di obbligazioni che
preveda la costituzione di garanzie reali a favore dei
sottoscrittori deve designare un notaio che, per conto dei
sottoscrittori, compia le formalita' necessarie per la
costituzione delle garanzie medesime.
Qualora un azionista pubblico garantisca i titoli
obbligazionari si applica il numero 5) dell'articolo 2414.
Art. 2415. Assemblea degli obbligazionisti.
L'assemblea degli obbligazionisti delibera:
1) sulla nomina e sulla revoca del rappresentante
comune;
2) sulle modificazioni delle condizioni del prestito;
3) sulla proposta di amministrazione controllata e di
concordato;
4) sulla costituzione di un fondo per le spese
necessarie alla tutela dei comuni interessi e sul
rendiconto relativo;
5) sugli altri oggetti d'interesse comune degli
obbligazionisti.
L'assemblea e' convocata dagli amministratori o dal
rappresentante degli obbligazionisti, quando lo ritengono
necessario, o quando ne e' fatta richiesta da tanti
obbligazionisti che rappresentino il ventesimo dei titoli
emessi e non estinti.
Si applicano all'assemblea degli obbligazionisti le
disposizioni relative all'assemblea straordinaria dei soci
e le sue deliberazioni sono iscritte, a cura del notaio che
ha redatto il verbale, nel registro delle imprese. Per la
validita' delle deliberazioni sull'oggetto indicato nel
primo comma, numero 2, e' necessario anche in seconda
convocazione il voto favorevole degli obbligazionisti che
rappresentino la meta' delle obbligazioni emesse e non
estinte.
La societa', per le obbligazioni da essa eventualmente
possedute, non puo' partecipare alle deliberazioni.
All'assemblea degli obbligazionisti possono assistere
gli amministratori ed i sindaci .
Art. 2416. Impugnazione delle deliberazioni
dell'assemblea.
Le deliberazioni prese dall'assemblea degli
obbligazionisti sono impugnabili a norma degli articoli
2377 e 2379. Le quote previste nell'articolo 2377
s'intendono riferite all'ammontare del prestito
obbligazionario e alla circostanza che le obbligazioni
siano quotate in mercati regolamentati.
L'impugnazione e' proposta innanzi al tribunale, nella
cui giurisdizione la societa' ha sede, in contraddittorio
del rappresentante degli obbligazionisti.».
Il testo del presente articolo in vigore prima della
sostituzione disposta dal suddetto decreto legislativo n. 6
del 2003 e' riportato nella nota al capo V.
Art. 2417. Rappresentante comune.
Il rappresentante comune puo' essere scelto al di fuori
degli obbligazionisti e possono essere nominate anche le
persone giuridiche autorizzate all'esercizio dei servizi di
investimento nonche' le societa' fiduciarie. Non possono
essere nominati rappresentanti comuni degli obbligazionisti
e, se nominati, decadono dall'ufficio, gli amministratori,
i sindaci, i dipendenti della societa' debitrice e coloro
che si trovano nelle condizioni indicate nell'articolo
2399.
Se non e' nominato dall'assemblea a norma dell'articolo
2415, il rappresentante comune e' nominato con decreto dal
tribunale su domanda di uno o piu' obbligazionisti o degli
amministratori della societa'.
Il rappresentante comune dura in carica per un periodo
non superiore a tre esercizi sociali e puo' essere
rieletto. L'assemblea degli obbligazionisti ne fissa il
compenso. Entro trenta giorni dalla notizia della sua
nomina il rappresentante comune deve richiederne
l'iscrizione nel registro delle imprese.
Art. 2418. Obblighi e poteri del rappresentante comune.
Il rappresentante comune deve provvedere all'esecuzione
delle deliberazioni dell'assemblea degli obbligazionisti,
tutelare gli interessi comuni di questi nei rapporti con la
societa' e assistere alle operazioni di sorteggio delle
obbligazioni. Egli ha diritto di assistere all'assemblea
dei soci.
Per la tutela degli interessi comuni ha la
rappresentanza processuale degli obbligazionisti anche
nell'amministrazione controllata, nel concordato
preventivo, nel fallimento, nella liquidazione coatta
amministrativa e nell'amministrazione straordinaria della
societa' debitrice..
Art. 2419. Azione individuale degli obbligazionisti.
Le disposizioni degli articoli precedenti non
precludono le azioni individuali degli obbligazionisti,
salvo che queste siano incompatibili con le deliberazioni
dell'assemblea previste dall'articolo 2415.
Art. 2420. Sorteggio delle obbligazioni.
Le operazioni per l'estrazione a sorte delle
obbligazioni devono farsi, a pena di nullita', alla
presenza del rappresentante comune o, in mancanza, di un
notaio.".
Si riporta il testo degli articoli 9 e 11 del decreto
legislativo 23 maggio 2000, n. 164 (Attuazione della
direttiva 98/30/CE recante norme comuni per il mercato
interno del gas naturale, a norma dell'articolo 41, della
legge 17 maggio 1999, n. 144).
"Art. 9. Definizione di rete nazionale di gasdotti e di
rete di trasporto regionale.
1. Si intende per rete nazionale di gasdotti, anche ai
fini dell'applicazione dell'articolo 29, comma 2, lettera
g), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, la rete
costituita dai gasdotti ricadenti in mare, dai gasdotti di
importazione ed esportazione e relative linee collegate
necessarie al loro funzionamento, dai gasdotti
interregionali, dai gasdotti collegati agli stoccaggi,
nonche' dai gasdotti funzionali direttamente e
indirettamente al sistema nazionale del gas. La rete
nazionale di gasdotti, inclusi i servizi accessori
connessi, e' individuata, sentita la Conferenza unificata e
l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas, entro sei
mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto,
con decreto del Ministero dell'industria, del commercio e
dell'artigianato, che provvede altresi' al suo
aggiornamento con cadenza annuale ovvero su richiesta di
un'impresa che svolge attivita' di trasporto. Per le reti
di trasporto non comprese nella rete nazionale di gasdotti
l'applicazione degli articoli 30 e 31 e' di competenza
regionale.
1-bis. Possono essere classificati come reti facenti
parte della Rete di Trasporto regionale, le reti o i
gasdotti di nuova realizzazione o quelli esistenti che
soddisfano i requisiti stabiliti con decreto del Ministro
dello sviluppo economico.
1-ter. I clienti finali diversi dai clienti civili
hanno diritto di richiedere l'allacciamento diretto a una
rete di trasporto regionale nei casi stabiliti con decreto
del Ministero dello sviluppo economico."
"Art . 11. Attivita' di stoccaggio.
1. L'attivita' di stoccaggio del gas naturale in
giacimenti o unita' geologiche profonde e' svolta sulla
base di concessione, di durata non superiore a venti anni,
rilasciata dal Ministero dell'industria, del commercio e
dell'artigianato ai richiedenti che abbiano la necessaria
capacita' tecnica, economica ed organizzativa e che
dimostrino di poter svolgere, nel pubblico interesse, un
programma di stoccaggio rispondente alle disposizioni del
presente decreto. La concessione e' accordata, sentito il
comitato tecnico per gli idrocarburi e la geotermia, se le
condizioni del giacimento o delle unita' geologiche lo
consentono, secondo le disposizioni della legge 26 aprile
1974, n. 170, come modificata dal presente decreto. Con
decreto del Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato, da emanare entro sei mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, e' approvato il
disciplinare tipo per le concessioni di stoccaggio nel
quale sono stabiliti le modalita' di espletamento delle
attivita' di stoccaggio, gli obiettivi qualitativi, i
poteri di verifica, le conseguenze degli inadempimenti.
2. Nel caso in cui un titolare di concessione di
coltivazione richieda una concessione di stoccaggio, il
conferimento di quest'ultima comprende la concessione di
coltivazione con i relativi diritti ed obbligazioni, che
pertanto viene contestualmente a cessare. Successivamente
all'entrata in vigore delle disposizioni sulla separazione
contabile, gestionale e societaria delle attivita' di
stoccaggio di cui all'articolo 21, il titolare di
concessione di coltivazione, all'atto della domanda di
concessione di stoccaggio, indica al Ministero
dell'industria, del commercio e dell'artigianato il
soggetto, in possesso dei requisiti di legge, cui
attribuire la relativa concessione di stoccaggio.
3. E' fatta salva la possibilita' per il concessionario
di stoccaggio, anche in deroga alle disposizioni
dell'articolo 21, di continuare a produrre da livelli del
giacimento non adibiti a stoccaggio. Sulle produzioni
residue non sono dovute le aliquote di prodotto della
coltivazione di cui all'articolo 19 del decreto legislativo
25 novembre 1996, n. 625.
4. Le concessioni di stoccaggio vigenti alla data di
entrata in vigore del presente decreto sono sottoposte alla
disciplina del presente decreto, si intendono confermate
per la loro originaria scadenza ed in esse sono comprese le
relative concessioni di coltivazione, con i rispettivi
diritti ed obbligazioni, che pertanto vengono a cessare
alla stessa data.
5. All'articolo 3, comma 5, della legge 26 aprile 1974,
n. 170, le parole: «ai titolari di concessioni di
coltivazione» sono sostituite dalle seguenti «ai
richiedenti»".
Si riporta il testo dell'articolo 46 del decreto-legge
1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni,
dalla legge 29 novembre 2007, n. 222 (Interventi urgenti in
materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equita'
sociale).
"Art. 46. Procedure di autorizzazione per la
costruzione e l'esercizio di terminali di rigassificazione
di gas naturale liquefatto.
1. Gli atti amministrativi relativi alla costruzione e
all'esercizio di terminali di rigassificazione di gas
naturale liquefatto e delle opere connesse, ovvero
all'aumento della capacita' dei terminali esistenti, sono
rilasciati a seguito di procedimento unico ai sensi della
legge 7 agosto 1990, n. 241, con decreto del Ministro dello
sviluppo economico, di concerto con il Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e
con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e
d'intesa con la regione interessata, previa valutazione di
impatto ambientale ai sensi del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152. Il procedimento di autorizzazione si
conclude nel termine massimo di duecento giorni dalla data
di presentazione della relativa istanza. L'autorizzazione,
ai sensi dell'articolo 14-ter, comma 9, della legge 7
agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni,
sostituisce ogni autorizzazione, concessione o atto di
assenso comunque denominato, ivi compresi la concessione
demaniale e il permesso di costruire, fatti salvi la
successiva adozione e l'aggiornamento delle relative
condizioni economiche e tecnico-operative da parte dei
competenti organi del Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti.
2. L'autorizzazione di cui al comma 1 sostituisce,
anche ai fini urbanistici ed edilizi, fatti salvi gli
adempimenti previsti dalle norme di sicurezza, ogni altra
autorizzazione, concessione, approvazione, parere e nulla
osta comunque denominati necessari alla realizzazione e
all'esercizio dei terminali di rigassificazione di gas
naturale liquefatto e delle opere connesse o all'aumento
della capacita' dei terminali esistenti. L'intesa con la
regione costituisce variazione degli strumenti urbanistici
vigenti o degli strumenti di pianificazione e di
coordinamento comunque denominati o sopraordinati alla
strumentazione vigente in ambito comunale. Per il rilascio
della autorizzazione, ai fini della verifica della
conformita' urbanistica dell'opera, e' fatto obbligo di
richiedere il parere motivato degli enti locali nel cui
territorio ricadono le opere da realizzare.
3. Nei casi in cui gli impianti di cui al comma 1 siano
ubicati in area portuale o in area terrestre ad essa
contigua e la loro realizzazione comporti modifiche
sostanziali del piano regolatore portuale, il procedimento
unico di cui al comma 1 considera contestualmente il
progetto di variante del piano regolatore portuale e il
progetto di terminale di rigassificazione e il relativo
complessivo provvedimento e' reso anche in mancanza del
parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, di cui
all'articolo 5, comma 3, della legge 28 gennaio 1994, n.
84. Negli stessi casi, l'autorizzazione di cui al comma 1
e' rilasciata di concerto anche con il Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti e costituisce anche
approvazione della variante del piano regolatore
portuale.".



 
Art. 42
Alleggerimento e integrazione della disciplina
del promotore per le infrastrutture strategiche

1. All'articolo 175, il comma 14, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni, e' sostituito dal seguente:
«14. I soggetti di cui all'articolo 153, comma 20, possono presentare al soggetto aggiudicatore proposte relative alla realizzazione di infrastrutture inserite nel programma di cui all'articolo 161, non presenti nella lista di cui al comma 1 del presente articolo. Il soggetto aggiudicatore puo' riservarsi di non accogliere la proposta ovvero di interrompere il procedimento, senza oneri a proprio carico, prima che siano avviate le procedure di cui al sesto periodo del presente comma. La proposta contiene il progetto preliminare redatto ai sensi del comma 5, lettera a), lo studio di impatto ambientale, la bozza di convenzione, il piano economico-finanziario asseverato da uno dei soggetti di cui all'articolo 153, comma 9, primo periodo, nonche' l'indicazione del contributo pubblico eventualmente necessario alla realizzazione del progetto e la specificazione delle caratteristiche del servizio e della gestione. Il piano economico-finanziario comprende l'importo di cui all'articolo 153, comma 9, secondo periodo; tale importo non puo' superare il 2,5 per cento del valore dell'investimento. La proposta e' corredata delle autodichiarazioni relative al possesso dei requisiti di cui all'articolo 153, comma 20, della cauzione di cui all'articolo 75, e dell'impegno a prestare una cauzione nella misura dell'importo di cui all'articolo 153, comma 9, terzo periodo, nel caso di indizione di gara. Il soggetto aggiudicatore promuove, ove necessaria, la procedura di impatto ambientale e quella di localizzazione urbanistica, ai sensi dell'articolo 165, comma 3, invitando eventualmente il proponente ad integrare la proposta con la documentazione necessaria alle predette procedure. La proposta viene rimessa dal soggetto aggiudicatore al Ministero, che ne cura l'istruttoria ai sensi dell'articolo 165, comma 4. Il progetto preliminare e' approvato dal CIPE ai sensi dell'articolo 169-bis, unitamente allo schema di convenzione e al piano economico-finanziario. Il soggetto aggiudicatore ha facolta' di richiedere al proponente di apportare alla proposta le modifiche eventualmente intervenute in fase di approvazione da parte del CIPE. Se il proponente apporta le modifiche richieste assume la denominazione di promotore e la proposta e' inserita nella lista di cui al comma 1 ed e' posta a base di gara per l'affidamento di una concessione ai sensi dell'articolo 177, cui partecipa il promotore con diritto di prelazione, di cui e' data evidenza nel bando di gara. Se il promotore non partecipa alla gara, il soggetto aggiudicatore incamera la cauzione di cui all'articolo 75. I concorrenti devono essere in possesso dei requisiti di cui all'articolo 153, comma 8. Si applica l'articolo 153, commi 4 e 19, tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo periodo. Il soggetto aggiudicatario e' tenuto agli adempimenti previsti dall'articolo 153, comma 13, secondo e terzo periodo.».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 175, comma 14, del
citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE):
"Art. 175.
(omissis)
14. I soggetti di cui all'articolo 153, comma 20,
possono presentare al soggetto aggiudicatore proposte
relative alla realizzazione di infrastrutture inserite nel
programma di cui all'articolo 161, non presenti nella lista
di cui al comma 1 del presente articolo. Il soggetto
aggiudicatore puo' riservarsi di non accogliere la proposta
ovvero di interrompere il procedimento, senza oneri a
proprio carico, prima che siano avviate le procedure di cui
al sesto periodo del presente comma. La proposta contiene
il progetto preliminare redatto ai sensi del comma 5,
lettera a), lo studio di impatto ambientale, la bozza di
convenzione, il piano economico-finanziario asseverato da
uno dei soggetti di cui all'articolo 153, comma 9, primo
periodo, nonche' l'indicazione del contributo pubblico
eventualmente necessario alla realizzazione del progetto e
la specificazione delle caratteristiche del servizio e
della gestione. Il piano economico-finanziario comprende
l'importo di cui all'articolo 153, comma 9, secondo
periodo; tale importo non puo' superare il 2,5 per cento
del valore dell'investimento. La proposta e' corredata
delle autodichiarazioni relative al possesso dei requisiti
di cui all'articolo 153, comma 20, della cauzione di cui
all'articolo 75, e dell'impegno a prestare una cauzione
nella misura dell'importo di cui all'articolo 153, comma 9,
terzo periodo, nel caso di indizione di gara. Il soggetto
aggiudicatore promuove, ove necessaria, la procedura di
impatto ambientale e quella di localizzazione urbanistica,
ai sensi dell'articolo 165, comma 3, invitando
eventualmente il proponente ad integrare la proposta con la
documentazione necessaria alle predette procedure. La
proposta viene rimessa dal soggetto aggiudicatore al
Ministero, che ne cura l'istruttoria ai sensi dell'articolo
165, comma 4. Il progetto preliminare e' approvato dal CIPE
ai sensi dell'articolo 169-bis, unitamente allo schema di
convenzione e al piano economico-finanziario. Il soggetto
aggiudicatore ha facolta' di richiedere al proponente di
apportare alla proposta le modifiche eventualmente
intervenute in fase di approvazione da parte del CIPE. Se
il proponente apporta le modifiche richieste assume la
denominazione di promotore e la proposta e' inserita nella
lista di cui al comma 1 ed e' posta a base di gara per
l'affidamento di una concessione ai sensi dell'articolo
177, cui partecipa il promotore con diritto di prelazione,
di cui e' data evidenza nel bando di gara. Se il promotore
non partecipa alla gara, il soggetto aggiudicatore incamera
la cauzione di cui all'articolo 75. I concorrenti devono
essere in possesso dei requisiti di cui all'articolo 153,
comma 8. Si applica l'articolo 153, commi 4 e 19,
tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo periodo. Il
soggetto aggiudicatario e' tenuto agli adempimenti previsti
dall'articolo 153, comma 13, secondo e terzo periodo.".
Per il riferimento all'articolo 153, del citato decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in
attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE) si veda
nelle note all'articolo 59-bis:
Il testo degli articoli 161, 165, 169-bis e 177 del
citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE) e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2
maggio 2006, n. 100, S.O.



 
Art. 43
Project financing per la realizzazione
di infrastrutture carcerarie

1. Al fine di realizzare gli interventi necessari a fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all'eccessivo affollamento delle carceri, si ricorre in via prioritaria e fermo restando quanto previsto in materia di permuta, previa analisi di convenienza economica e verifica di assenza di effetti negativi sulla finanza pubblica con riferimento alla copertura finanziaria del corrispettivo di cui al comma 2, alle procedure in materia di finanza di progetto, previste dall'articolo 153 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, sono disciplinati condizioni, modalita' e limiti di attuazione di quanto previsto dal periodo precedente, in coerenza con le specificita', anche ordinamentali, del settore carcerario.
2. Al fine di assicurare il perseguimento dell'equilibrio economico-finanziario dell'investimento al concessionario e' riconosciuta, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e dei servizi connessi, a esclusione della custodia, le cui modalita' sono definite al momento dell'approvazione del progetto e da corrispondersi successivamente alla messa in esercizio dell'infrastruttura realizzata ai sensi del comma 1. E' a esclusivo rischio del concessionario l'alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell'opera. La concessione ha durata non superiore a venti anni.
3. Se il concessionario non e' una societa' integralmente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, il concessionario puo' prevedere che le fondazioni di origine bancaria ovvero altri enti pubblici o con fini non lucrativi contribuiscono alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di almeno il venti per cento del costo di investimento.



Riferimenti normativi
Per il riferimento all'articolo 153 del citato decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in
attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE) si veda
nelle note all' articolo 59-bis.



 
Art. 44
Contratto di disponibilita'

1. Al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 3, dopo il comma 15-bis, e' inserito il seguente:
«15-bis.1. Il "contratto di disponibilita'" e' il contratto mediante il quale sono affidate, a rischio e a spesa dell'affidatario, la costruzione e la messa a disposizione a favore dell'amministrazione aggiudicatrice di un'opera di proprieta' privata destinata all'esercizio di un pubblico servizio, a fronte di un corrispettivo. Si intende per messa a disposizione l'onere assunto a proprio rischio dall'affidatario di assicurare all'amministrazione aggiudicatrice la costante fruibilita' dell'opera, nel rispetto dei parametri di funzionalita' previsti dal contratto, garantendo allo scopo la perfetta manutenzione e la risoluzione di tutti gli eventuali vizi, anche sopravvenuti.»;
b) all'articolo 3, comma 15-ter, secondo periodo, dopo le parole: «la locazione finanziaria,» sono inserite le seguenti: «il contratto di disponibilita',»;
c) alla rubrica del capo III, della parte II, del titolo III, dopo le parole: «della locazione finanziaria per i lavori» sono aggiunte le seguenti: «e del contratto di disponibilita'»;
d) dopo l'articolo 160-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 160-ter (Contratto di disponibilita'). - 1. L'affidatario del contratto di disponibilita' e' retribuito con i seguenti corrispettivi, soggetti ad adeguamento monetario secondo le previsioni del contratto:
a) un canone di disponibilita', da versare soltanto in corrispondenza alla effettiva disponibilita' dell'opera; il canone e' proporzionalmente ridotto o annullato nei periodi di ridotta o nulla disponibilita' della stessa per manutenzione, vizi o qualsiasi motivo non rientrante tra i rischi a carico dell'amministrazione aggiudicatrice ai sensi del comma 3;
b) l'eventuale riconoscimento di un contributo in corso d'opera, comunque non superiore al cinquanta per cento del costo di costruzione dell'opera, in caso di trasferimento della proprieta' dell'opera all'amministrazione aggiudicatrice;
c) un eventuale prezzo di trasferimento, parametrato, in relazione ai canoni gia' versati e all'eventuale contributo in corso d'opera di cui alla precedente lettera b), al valore di mercato residuo dell'opera, da corrispondere, al termine del contratto, in caso di trasferimento della proprieta' dell'opera all'amministrazione aggiudicatrice.
2. L'affidatario assume il rischio della costruzione e della gestione tecnica dell'opera per il periodo di messa a disposizione dell'amministrazione aggiudicatrice.
3. Il bando di gara e' pubblicato con le modalita' di cui all'articolo 66 ovvero di cui all'articolo 122, secondo l'importo del contratto, ponendo a base di gara un capitolato prestazionale, predisposto dall'amministrazione aggiudicatrice, che indica, in dettaglio, le caratteristiche tecniche e funzionali che deve assicurare l'opera costruita e le modalita' per determinare la riduzione del canone di disponibilita', nei limiti di cui al comma 6. Le offerte devono contenere un progetto preliminare rispondente alle caratteristiche indicate nel capitolato prestazionale e sono corredate dalla garanzia di cui all'articolo 75; il soggetto aggiudicatario e' tenuto a prestare la cauzione definitiva di cui all'articolo 113. Dalla data di inizio della messa a disposizione da parte dell'affidatario e' dovuta una cauzione a garanzia delle penali relative al mancato o inesatto adempimento di tutti gli obblighi contrattuali relativi alla messa a disposizione dell'opera, da prestarsi nella misura del dieci per cento del costo annuo operativo di esercizio e con le modalita' di cui all'articolo 113; la mancata presentazione di tale cauzione costituisce grave inadempimento contrattuale. L'amministrazione aggiudicatrice valuta le offerte presentate con il criterio dell'offerta economicamente piu' vantaggiosa di cui all'articolo 83. Il bando indica i criteri, secondo l'ordine di importanza loro attribuita, in base ai quali si procede alla valutazione comparativa tra le diverse offerte. Gli oneri connessi agli eventuali espropri sono considerati nel quadro economico degli investimenti e finanziati nell'ambito del contratto di disponibilita'.
4. Al contratto di disponibilita' si applicano le disposizioni previste dal presente codice in materia di requisiti generali di partecipazione alle procedure di affidamento e di qualificazione degli operatori economici.
5. Il progetto definitivo, il progetto esecutivo e le eventuali varianti in corso d'opera sono redatti a cura dell'affidatario; l'affidatario ha la facolta' di introdurre le eventuali varianti finalizzate ad una maggiore economicita' di costruzione o gestione, nel rispetto del capitolato prestazionale e delle norme e provvedimenti di pubbliche autorita' vigenti e sopravvenuti; il progetto definitivo, il progetto esecutivo e le varianti in corso d'opera sono ad ogni effetto approvati dall'affidatario, previa comunicazione all'amministrazione aggiudicatrice e, ove prescritto, alle terze autorita' competenti. Il rischio della mancata o ritardata approvazione da parte di terze autorita' competenti della progettazione e delle eventuali varianti e' a carico dell'affidatario.
6. L'attivita' di collaudo, posta in capo alla stazione appaltante, verifica la realizzazione dell'opera al fine di accertare il puntuale rispetto del capitolato prestazionale e delle norme e disposizioni cogenti e puo' proporre all'amministrazione aggiudicatrice, a questi soli fini, modificazioni, varianti e rifacimento di lavori eseguiti ovvero, sempre che siano assicurate le caratteristiche funzionali essenziali, la riduzione del canone di disponibilita'. Il contratto individua, anche a salvaguardia degli enti finanziatori, il limite di riduzione del canone di disponibilita' superato il quale il contratto e' risolto. L'adempimento degli impegni dell'amministrazione aggiudicatrice resta in ogni caso condizionato al positivo controllo della realizzazione dell'opera ed alla messa a disposizione della stessa secondo le modalita' previste dal contratto di disponibilita'.
7. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle infrastrutture di cui alla parte II, titolo III, capo IV. In tal caso l'approvazione dei progetti avviene secondo le procedure previste agli articoli 165 e seguenti».



Riferimenti normativi
Per il riferimento all'articolo 3, commi 15, 15-bis,
del citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163
(Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE) si veda nelle note all'articolo 41.
Si riporta il testo della rubrica del Titolo III, Parte
II, Capo III, del citato decreto legislativo 12 aprile
2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a
lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive
2004/17/CE e 2004/18/CE), come modificato dalla presente
legge:
"Titolo III, Parte II, Capo III. Promotore finanziario,
societa' di progetto e disciplina della locazione
finanziaria per i lavori e del contratto di disponibilita'.
(omissis)".
Per il testo dell'articolo 3, comma 15-ter, del citato
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei
contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture
in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE),
come modificato dalla presente legge, si veda nelle note
all'articolo 41:
Il testo degli articoli 66, 75, 83, 113, 122 e 16-ter,
del citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163
(Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE) e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
del 2 maggio 2006, n. 100, S.O.



 
Art. 45
Documentazione a corredo del PEF
per le opere di interesse strategico)

1. Al fine di consentire di pervenire con la massima celerita' all'assegnazione, da parte del CIPE, delle risorse finanziarie per i progetti delle infrastrutture di interesse strategico di cui all'articolo 4, comma 134, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, il piano economico e finanziario che accompagna la richiesta di assegnazione delle risorse, fermo restando quanto previsto dall'articolo 4, comma 140, della citata legge 24 dicembre 2003, n. 350, e' integrato dai seguenti elementi:
a) per la parte generale, oltre al bacino di utenza, sono indicate le stime di domanda servita dalla realizzazione delle infrastrutture realizzate con il finanziamento autorizzato;
b) il costo complessivo dell'investimento deve comprendere non solo il contributo pubblico a fondo perduto richiesto al CIPE, ma anche, ove esista, la quota parte di finanziamento diverso dal pubblico;
c) l'erogazione prevista deve dare conto del consumo di tutti i finanziamenti assegnati al progetto in maniera coerente con il cronoprogramma di attivita'; le erogazioni annuali devono dare distinta indicazione delle quote di finanziamento pubbliche e private individuate nel cronoprogramma;
d) le indicazioni relative ai ricavi, sono integrate con le indicazioni dei costi, articolati in costi di costruzione, costi dovuti ad adeguamenti normativi riferiti alla sicurezza, costi dovuti ad adempimenti o adeguamenti riferibili alla legislazione ambientale, costi relativi alla manutenzione ordinaria dell'infrastruttura articolati per il periodo utile dell'infrastruttura, costi fideiussori; in ogni caso, il calcolo dell'adeguamento monetario, si intende con l'applicazione delle variazioni del tasso di inflazione al solo anno di inizio delle attivita' e non puo' essere cumulato;
e) per i soggetti aggiudicatori dei finanziamenti che siano organizzati in forma di societa' per azioni, e' indicato anche l'impatto sui bilanci aziendali dell'incremento di patrimonio derivante dalla realizzazione dell'infrastruttura e, per le infrastrutture a rete, l'impatto delle esternalita' positive, come la cattura del valore immobiliare, su altri investimenti; tale impatto e' rendicontato annualmente nelle relazioni che la societa' vigilata comunica all'ente vigilante.
2. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono introdotte eventuali modifiche ed integrazioni all'elencazione di cui al comma 1.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 4, commi 134 e 140,
della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Disposizioni per la
formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato -
legge finanziaria 2004). Pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale del 27 dicembre 2003, n. 299, S.O.
Art. 4.Finanziamento agli investimenti.
(omissis)
134. Per le infrastrutture di cui alla legge 21
dicembre 2001, n. 443, ad eccezione di quelle incluse nei
piani finanziari delle concessionarie e nei relativi futuri
atti aggiuntivi, che presentano un potenziale ritorno
economico derivante dalla gestione dell'opera stessa, la
richiesta di assegnazione di risorse al CIPE deve essere
accompagnata da una analisi costi-benefici e da un piano
economico-finanziario che indichi le risorse utilizzabili
per la realizzazione e i proventi derivanti dall'opera. Il
CIPE assegna le risorse finanziarie a valere sui fondi di
cui all'articolo 1, comma 7, lettera f), del decreto
legislativo 20 agosto 2002, n. 190, nella misura prevista
dal piano economico-finanziario cosi' come approvato
unitamente al progetto preliminare, e individua,
contestualmente, i soggetti autorizzati a contrarre i mutui
o altra forma tecnica di finanziamento.
140. Le tariffe relative alle prestazioni di servizi
rese possibili dalla realizzazione delle opere di cui al
comma 134 sono determinate, sulla base del piano
economico-finanziario previsto al comma 134. Il CIPE, entro
sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, approva lo schema tipo di piano
economico-finanziario. L'adeguamento tariffario e' regolato
con il metodo del price cap, inteso come limite massimo
della variazione di prezzo unitario vincolata per un
periodo pluriennale, tenendo conto:
a) del tasso di variazione medio annuo, riferito ai
dodici mesi precedenti, dei prezzi al consumo per le
famiglie di operai ed impiegati rilevato dall'ISTAT;
b) dell'obiettivo di variazione del tasso annuale di
produttivita', prefissato per un periodo quinquennale.
(omissis)



 
Art. 46
Disposizioni attuative del dialogo competitivo

1. All'articolo 58 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni, dopo il comma 18 e' aggiunto il seguente:
«18-bis. Il regolamento definisce le ulteriori modalita' attuative della disciplina prevista dal presente articolo».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 58, commi 18 e
18-bis, del citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori,
servizi e forniture in attuazione delle direttive
2004/17/CE e 2004/18/CE):
Si riporta il testo dell'articolo 58, commi 18 e
18-bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163,
come modificato dalla presente legge:
"Art. 58. Dialogo competitivo.
(Omissis).
18. Le stazioni appaltanti non possono ricorrere al
dialogo competitivo in modo abusivo o in modo da
ostacolare, limitare o distorcere la concorrenza.
18-bis. Il regolamento definisce le ulteriori modalita'
attuative della disciplina prevista dal presente
articolo.".



 
Art. 47
Riduzione importo «opere d'arte» per i grandi edifici -
modifiche alla legge n. 717/1949

1. All'articolo 1, della legge 29 luglio 1949, n. 717, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il primo comma e' sostituito dal seguente: «Le Amministrazioni dello Stato, anche con ordinamento autonomo, nonche' le Regioni, le Province, i Comuni e tutti gli altri Enti pubblici, che provvedano all'esecuzione di nuove costruzioni di edifici pubblici devono destinare all'abbellimento di essi, mediante opere d'arte, una quota della spesa totale prevista nel progetto non inferiore alle seguenti percentuali:
due per cento per gli importi pari o superiori ad un milione di euro ed inferiore a cinque milioni di euro;
un per cento per gli importi pari o superiori ad cinque milioni di euro ed inferiore a venti milioni;
0,5 per cento per gli importi pari o superiori a venti milioni di euro.»;
b) il secondo comma e' sostituito dal seguente: «Sono escluse da tale obbligo le costruzioni e ricostruzioni di edifici destinati ad uso industriale o di edilizia residenziale pubblica, sia di uso civile che militare, nonche' gli edifici a qualsiasi uso destinati, che importino una spesa non superiore a un milione di euro.».
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano agli edifici pubblici per i quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, non sia stato pubblicato il bando per la realizzazione dell'opera d'arte relativa all'edificio.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 1, della legge 29
luglio 1949, n. 717, e successive modificazioni (Norme per
l'arte negli edifici pubblici).
"Art. 1. Le Amministrazioni dello Stato, anche con
ordinamento autonomo, nonche' le Regioni, le Province, i
Comuni e tutti gli altri Enti pubblici, che provvedano
all'esecuzione di nuove costruzioni di edifici pubblici
devono destinare all'abbellimento di essi, mediante opere
d'arte, una quota della spesa totale prevista nel progetto
non inferiore alle seguenti percentuali:
- due per cento per gli importi pari o superiori ad un
milione di euro ed inferiore a cinque milioni di euro;
- un per cento per gli importi pari o superiori ad
cinque milioni di euro ed inferiore a venti milioni;
- 0,5 per cento per gli importi pari o superiori a
venti milioni di euro.
Sono escluse da tale obbligo le costruzioni e
ricostruzioni di edifici destinati ad uso industriale o di
edilizia residenziale pubblica, sia di uso civile che
militare, nonche' gli edifici a qualsiasi uso destinati,
che importino una spesa non superiore a un milione di euro.
Nei casi in cui edifici siano eseguiti per lotti
separati ed anche in tempi successivi, ai fini
dell'applicazione della presente legge si ha riguardo alla
spesa totale prevista nel progetto.
Sono escluse da tale obbligo le costruzioni e
ricostruzioni di edifici destinati ad uso industriale o di
alloggi popolari, nonche' gli edifici a qualsiasi uso
destinati, che importino una spesa non superiore a 1
miliardo.
A formare la quota del 2 per cento non concorrono le
somme che eventualmente siano state previste per opere di
decorazione generale.
Qualora il progetto architettonico non preveda l'esecuzione
in sito di opere d'arte di pittura e scultura, il 2 per
cento di cui sopra verra' devoluto all'acquisto ed
all'ordinazione di opere d'arte mobili di pittura e di
scultura, che integrino la decorazione, degli interni.".



 
Art. 48
Norme in materia di dragaggi

1. Dopo l'articolo 5 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, e' inserito il seguente:
Art. 5-bis (Disposizioni in materia di dragaggio) - 1. Nei siti oggetto di interventi di bonifica di interesse nazionale, ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, le operazioni di dragaggio possono essere svolte anche contestualmente alla predisposizione del progetto relativo alle attivita' di bonifica. Al fine di evitare che tali operazioni possano pregiudicare la futura bonifica del sito, il progetto di dragaggio, basato su tecniche idonee ad evitare dispersione del materiale, ivi compreso l'eventuale progetto relativo alle casse di colmata, vasche di raccolta o strutture di contenimento di cui al comma 3, e' presentato dall'autorita' portuale o, laddove non istituita, dall'ente competente ovvero dal concessionario dell'area demaniale al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, approva il progetto entro trenta giorni sotto il profilo tecnico-economico e trasmette il relativo provvedimento al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'approvazione definitiva. Il decreto di approvazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare deve intervenire, previo parere della Commissione di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sull'assoggettabilita' o meno del progetto alla valutazione di impatto ambientale, entro trenta giorni dalla suddetta trasmissione. Il decreto di autorizzazione produce gli effetti previsti dai commi 6 e 7 del citato articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e allo stesso deve essere garantita idonea forma di pubblicita'.
2. I materiali derivanti dalle attivita' di dragaggio di aree portuali e marino-costiere poste in siti di bonifica di interesse nazionale, ovvero ogni loro singola frazione granulometrica ottenuta a seguito di separazione con metodi fisici:
a) qualora presentino, all'origine ovvero a seguito di trattamenti aventi esclusivamente lo scopo della rimozione degli inquinanti, ad esclusione dei processi finalizzati alla immobilizzazione degli inquinanti stessi, caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche analoghe al fondo naturale con riferimento al sito di prelievo e idonee con riferimento al sito di destinazione, e non presentino positivita' ai test eco-tossicologici, su autorizzazione dell'autorita' competente per la bonifica, possono essere immessi o refluiti nei corpi idrici dai quali provengono, ovvero possono essere utilizzati per il ripascimento degli arenili, per formare terreni costieri ovvero per migliorare lo stato dei fondali attraverso attivita' di capping, nel rispetto delle modalita' previste dal decreto di cui al comma 6. Restano salve le competenze della regione territorialmente interessata;
b) qualora presentino, all'origine o a seguito di trattamenti aventi esclusivamente lo scopo della desalinizzazione ovvero della rimozione degli inquinanti, ad esclusione quindi dei processi finalizzati alla immobilizzazione degli inquinanti stessi, livelli di contaminazione non superiori a quelli stabiliti nelle colonne A e B della Tabella 1 dell'allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in funzione della destinazione d'uso e qualora risultino conformi al test di cessione da compiere con il metodo e in base ai parametri di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 5 febbraio 1998, pubblicato nel supplemento ordinario n. 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 16 aprile 1998, possono essere destinati a impiego a terra secondo le modalita' previste dal decreto di cui al comma 6. Nel caso siano destinati a impiego in aree con falda naturalmente salinizzata, i materiali da collocare possono avere un livello di concentrazione di solfati e di cloruri nell'eluato superiore a quello fissato dalla tabella di cui all'allegato 3 del citato decreto del Ministro dell'ambiente 5 febbraio 1998 a condizione che, su conforme parere dell'ARPA territorialmente competente, sia prevenuta qualsiasi modificazione delle caratteristiche. Tale destinazione deve essere indicata nei progetti di cui al comma 1. Il provvedimento di approvazione del progetto di dragaggio costituisce altresi' autorizzazione all'impiego dei materiali fissandone l'opera pubblica, il luogo, le condizioni, i quantitativi e le percentuali di sostituzione dei corrispondenti materiali naturali;
c) qualora risultino non pericolosi all'origine o a seguito di trattamenti finalizzati esclusivamente alla rimozione degli inquinanti, ad esclusione quindi dei processi finalizzati alla immobilizzazione degli inquinanti stessi quali solidificazione e stabilizzazione, possono essere destinati a refluimento all'interno di casse di colmata, di vasche di raccolta, o comunque in strutture di contenimento che presentino un sistema di impermeabilizzazione naturale o artificiale o completato artificialmente al perimetro e sul fondo in grado di assicurare requisiti di permeabilita' equivalenti a quelli di uno strato di materiale naturale dello spessore di 1 metro con K minore o uguale a 1,0 x 10 - 9 m/s, con le modalita' previste dal decreto di cui al comma 6;
d) qualora risultino caratterizzati da concentrazioni degli inquinanti al di sotto dei valori di intervento definiti ed approvati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per ciascun sito di interesse nazionale, l'area interessata viene restituita agli usi legittimi, previo parere favorevole della conferenza di servizi di cui all'articolo 242, comma 13, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 152.
3. Nel caso di opere il cui progetto abbia concluso l'iter approvativo alla data di entrata in vigore della presente disposizione, tali requisiti sono certificati dalle amministrazioni titolari delle opere medesime. Nel caso in cui, al termine delle attivita' di refluimento, i materiali di cui sopra presentino livelli di inquinamento superiori ai valori limite di cui alla Tabella 1 dell'allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006 deve essere attivata la procedura di bonifica dell'area derivante dall'attivita' di colmata in relazione alla destinazione d'uso. E' fatta salva l'applicazione delle norme vigenti in materia di autorizzazione paesaggistica. Nel caso di permanenza in sito di concentrazioni residue degli inquinanti eccedenti i predetti valori limite, devono essere adottate misure di sicurezza che garantiscano comunque la tutela della salute e dell'ambiente. L'accettabilita' delle concentrazioni residue degli inquinanti eccedenti i valori limite deve essere accertata attraverso una metodologia di analisi di rischio con procedura diretta e riconosciuta a livello internazionale che assicuri, per la parte di interesse, il soddisfacimento dei «Criteri metodologici per l'applicazione nell'analisi di rischio sanitaria ai siti contaminati» elaborati dall'ISPRA, dall'Istituto superiore di sanita' e dalle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente. I principali criteri di riferimento per la conduzione dell'analisi di rischio sono riportati nell'allegato B del decreto ministeriale 7 novembre 2008. Per la verifica della presenza di valori di concentrazione superiori ai limiti fissati dalla vigente normativa e per la valutazione dell'accettabilita' delle concentrazioni residue degli inquinanti si tiene conto del contenuto dell'autorizzazione rilasciata ai sensi del comma 1. Tale procedura puo' essere attuata con l'impiego di tecnologie che possano consentire, contestualmente alla loro applicazione, l'utilizzo delle aree medesime.
4. I materiali di cui al comma 3 destinati ad essere refluiti all'interno di strutture di contenimento nell'ambito di porti nazionali diversi da quello di provenienza devono essere accompagnati da un documento contenente le indicazioni di cui all'articolo 193, comma 1, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni. Le caratteristiche di idoneita' delle navi e dei galleggianti all'uopo impiegati sono quelle previste dalle norme nazionali e internazionali in materia di trasporto marittimo e garantiscono l'idoneita' dell'impresa. Le Autorita' marittime competenti per provenienza e destinazione dei materiali concordano un sistema di controllo idoneo a garantire una costante vigilanza durante il trasporto dei materiali, nell'ambito delle attivita' di competenza senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
5. L'idoneita' del materiale dragato ad essere gestito secondo quanto previsto ai commi 2 e 3 viene verificata mediante apposite analisi da effettuare nel sito prima del dragaggio sulla base di metodologie e criteri stabiliti dal citato decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 7 novembre 2008. Le modifiche al decreto di cui al periodo precedente sono apportate con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. In caso di realizzazione, nell'ambito dell'intervento di dragaggio, di strutture adibite a deposito temporaneo di materiali derivanti dalle attivita' di dragaggio nonche' dalle operazioni di bonifica, prima della loro messa a dimora definitiva, il termine massimo di deposito e' fissato in trenta mesi senza limitazione di quantitativi, assicurando il non trasferimento degli inquinanti agli ambienti circostanti. Sono fatte salve le disposizioni adottate per la salvaguardia della laguna di Venezia. Si applicano le previsioni della vigente normativa ambientale nell'eventualita' di una diversa destinazione e gestione a terra dei materiali derivanti dall'attivita' di dragaggio.
6. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e trasporti, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, definisce, con proprio decreto, le modalita' e le norme tecniche per i dragaggi dei materiali, anche al fine dell'eventuale loro reimpiego, di aree portuali e marino-costiere poste in siti di bonifica di interesse nazionale. Fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al presente comma, si applica la normativa vigente per i siti di cui al citato articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
7. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche, per i porti di categoria II, classe III, la regione disciplina il procedimento di adozione del Piano regolatore portuale, garantendo la partecipazione delle province e dei comuni interessati.
8. I materiali provenienti dal dragaggio dei fondali dei porti non compresi in siti di interesse nazionale, ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, possono essere immersi in mare con autorizzazione dell'autorita' competente nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 109, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. I suddetti materiali possono essere diversamente utilizzati a fini di ripascimento, anche con sversamento nel tratto di spiaggia sommersa attiva, o per la realizzazione di casse di colmata o altre strutture di contenimento nei porti in attuazione del Piano regolatore portuale ovvero lungo il litorale per la ricostruzione della fascia costiera, con autorizzazione della regione territorialmente competente ai sensi dell'articolo 21 della legge 31 luglio 2002, n. 179.».
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono abrogati i commi da 11-bis a 11-sexies dell'articolo 5 della legge 28 gennaio 1994, n. 84.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo l'articolo 5-bis della legge 28
gennaio 1994, n. 84 (Riordino della legislazione in materia
portuale), come modificato dalla presente legge:
"Art. 5-bis. Disposizioni in materia di dragaggio
1. Nei siti oggetto di interventi di bonifica di
interesse nazionale, ai sensi dell'articolo 252 del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni, le operazioni di dragaggio possono essere
svolte anche contestualmente alla predisposizione del
progetto relativo alle attivita' di bonifica. Al fine di
evitare che tali operazioni possano pregiudicare la futura
bonifica del sito, il progetto di dragaggio, basato su
tecniche idonee ad evitare dispersione del materiale, ivi
compreso l'eventuale progetto relativo alle casse di
colmata, vasche di raccolta o strutture di contenimento di
cui al comma 3, e' presentato dall'autorita' portuale o,
laddove non istituita, dall'ente competente ovvero dal
concessionario dell'area demaniale al Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'ambiente
e della tutela del territorio e del mare. Il Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto,
approva il progetto entro trenta giorni sotto il profilo
tecnico-economico e trasmette il relativo provvedimento al
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare per l'approvazione definitiva. Il decreto di
approvazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare deve intervenire, previo parere della
Commissione di cui all'articolo 8, del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152, sull'assoggettabilita' o meno del
progetto alla valutazione di impatto ambientale, entro
trenta giorni dalla suddetta trasmissione. Il decreto di
autorizzazione produce gli effetti previsti dai commi 6 e 7
del citato articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, e allo stesso deve essere garantita idonea
forma di pubblicita'.
2. I materiali derivanti dalle attivita' di dragaggio
di aree portuali e marino-costiere poste in siti di
bonifica di interesse nazionale, ovvero ogni loro singola
frazione granulometrica ottenuta a seguito di separazione
con metodi fisici:
a) qualora presentino, all'origine ovvero a seguito di
trattamenti aventi esclusivamente lo scopo della rimozione
degli inquinanti, ad esclusione dei processi finalizzati
alla immobilizzazione degli inquinanti stessi,
caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche
analoghe al fondo naturale con riferimento al sito di
prelievo e idonee con riferimento al sito di destinazione,
e non presentino positivita' ai test eco-tossicologici, su
autorizzazione dell'autorita' competente per la bonifica,
possono essere immessi o refluiti nei corpi idrici dai
quali provengono, ovvero possono essere utilizzati per il
ripascimento degli arenili, per formare terreni costieri
ovvero per migliorare lo stato dei fondali attraverso
attivita' di capping, nel rispetto delle modalita' previste
dal decreto di cui al comma 6. Restano salve le competenze
della regione territorialmente interessata;
b) qualora presentino, all'origine o a seguito di
trattamenti aventi esclusivamente lo scopo della
desalinizzazione ovvero della rimozione degli inquinanti,
ad esclusione quindi dei processi finalizzati alla
immobilizzazione degli inquinanti stessi, livelli di
contaminazione non superiori a quelli stabiliti nelle
colonne A e B della Tabella 1 dell'allegato 5 alla parte IV
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in funzione
della destinazione d'uso e qualora risultino conformi al
test di cessione da compiere con il metodo e in base ai
parametri di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 5
febbraio 1998, pubblicato nel supplemento ordinario n. 72
alla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 16 aprile 1998, possono
essere destinati a impiego a terra secondo le modalita'
previste dal decreto di cui al comma 6. Nel caso siano
destinati a impiego in aree con falda naturalmente
salinizzata, i materiali da collocare possono avere un
livello di concentrazione di solfati e di cloruri
nell'eluato superiore a quello fissato dalla tabella di cui
all'allegato 3 del citato decreto del Ministro
dell'ambiente 5 febbraio 1998 a condizione che, su conforme
parere dell'ARPA territorialmente competente, sia prevenuta
qualsiasi modificazione delle caratteristiche. Tale
destinazione deve essere indicata nei progetti di cui al
comma 1. Il provvedimento di approvazione del progetto di
dragaggio costituisce altresi' autorizzazione all'impiego
dei materiali fissandone l'opera pubblica, il luogo, le
condizioni, i quantitativi e le percentuali di sostituzione
dei corrispondenti materiali naturali;
c) qualora risultino non pericolosi all'origine o a
seguito di trattamenti finalizzati esclusivamente alla
rimozione degli inquinanti, ad esclusione quindi dei
processi finalizzati alla immobilizzazione degli inquinanti
stessi quali solidificazione e stabilizzazione, possono
essere destinati a refluimento all'interno di casse di
colmata, di vasche di raccolta, o comunque in strutture di
contenimento che presentino un sistema di
impermeabilizzazione naturale o artificiale o completato
artificialmente al perimetro e sul fondo in grado di
assicurare requisiti di permeabilita' equivalenti a quelli
di uno strato di materiale naturale dello spessore di 1
metro con K minore o uguale a 1,0 x 10 - 9 m/s, con le
modalita' previste dal decreto di cui al comma 6;
d) qualora risultino caratterizzati da concentrazioni
degli inquinanti al di sotto dei valori di intervento
definiti ed approvati dal Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare per ciascun sito di
interesse nazionale, l'area interessata viene restituita
agli usi legittimi, previo parere favorevole della
conferenza di servizi di cui all'articolo 242, comma 13,
del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 152.
3. Nel caso di opere il cui progetto abbia concluso
l'iter approvativo alla data di entrata in vigore della
presente disposizione, tali requisiti sono certificati
dalle amministrazioni titolari delle opere medesime. Nel
caso in cui, al termine delle attivita' di refluimento, i
materiali di cui sopra presentino livelli di inquinamento
superiori ai valori limite di cui alla Tabella 1
dell'allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo n.
152 del 2006 deve essere attivata la procedura di bonifica
dell'area derivante dall'attivita' di colmata in relazione
alla destinazione d'uso. E' fatta salva l'applicazione
delle norme vigenti in materia di autorizzazione
paesaggistica. Nel caso di permanenza in sito di
concentrazioni residue degli inquinanti eccedenti i
predetti valori limite, devono essere adottate misure di
sicurezza che garantiscano comunque la tutela della salute
e dell'ambiente. L'accettabilita' delle concentrazioni
residue degli inquinanti eccedenti i valori limite deve
essere accertata attraverso una metodologia di analisi di
rischio con procedura diretta e riconosciuta a livello
internazionale che assicuri, per la parte di interesse, il
soddisfacimento dei «Criteri metodologici per
l'applicazione nell'analisi di rischio sanitaria ai siti
contaminati» elaborati dall'ISPRA, dall'Istituto superiore
di sanita' e dalle Agenzie regionali per la protezione
dell'ambiente. I principali criteri di riferimento per la
conduzione dell'analisi di rischio sono riportati
nell'allegato B del decreto ministeriale 7 novembre 2008.
Per la verifica della presenza di valori di concentrazione
superiori ai limiti fissati dalla vigente normativa e per
la valutazione dell'accettabilita' delle concentrazioni
residue degli inquinanti si tiene conto del contenuto
dell'autorizzazione rilasciata ai sensi del comma 1. Tale
procedura puo' essere attuata con l'impiego di tecnologie
che possano consentire, contestualmente alla loro
applicazione, l'utilizzo delle aree medesime.
4. I materiali di cui al comma 3 destinati ad essere
refluiti all'interno di strutture di contenimento
nell'ambito di porti nazionali diversi da quello di
provenienza devono essere accompagnati da un documento
contenente le indicazioni di cui all'articolo 193, comma 1,
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni. Le caratteristiche di idoneita' delle navi e
dei galleggianti all'uopo impiegati sono quelle previste
dalle norme nazionali e internazionali in materia di
trasporto marittimo e garantiscono l'idoneita'
dell'impresa. Le Autorita' marittime competenti per
provenienza e destinazione dei materiali concordano un
sistema di controllo idoneo a garantire una costante
vigilanza durante il trasporto dei materiali, nell'ambito
delle attivita' di competenza senza nuovi o maggiori oneri
per la finanza pubblica.
5. L'idoneita' del materiale dragato ad essere gestito
secondo quanto previsto ai commi 2 e 3 viene verificata
mediante apposite analisi da effettuare nel sito prima del
dragaggio sulla base di metodologie e criteri stabiliti dal
citato decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare 7 novembre 2008. Le modifiche al
decreto di cui al periodo precedente sono apportate con
decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare. In caso di realizzazione,
nell'ambito dell'intervento di dragaggio, di strutture
adibite a deposito temporaneo di materiali derivanti dalle
attivita' di dragaggio nonche' dalle operazioni di
bonifica, prima della loro messa a dimora definitiva, il
termine massimo di deposito e' fissato in trenta mesi senza
limitazione di quantitativi, assicurando il non
trasferimento degli inquinanti agli ambienti circostanti.
Sono fatte salve le disposizioni adottate per la
salvaguardia della laguna di Venezia. Si applicano le
previsioni della vigente normativa ambientale
nell'eventualita' di una diversa destinazione e gestione a
terra dei materiali derivanti dall'attivita' di dragaggio.
6. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle
infrastrutture e trasporti, sentita la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano, entro
quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della
presente disposizione, definisce, con proprio decreto, le
modalita' e le norme tecniche per i dragaggi dei materiali,
anche al fine dell'eventuale loro reimpiego, di aree
portuali e marino-costiere poste in siti di bonifica di
interesse nazionale. Fino alla data di entrata in vigore
del decreto di cui al presente comma, si applica la
normativa vigente per i siti di cui al citato articolo 252
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
7. Fermo restando quanto previsto dal decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche,
per i porti di categoria II, classe III, la regione
disciplina il procedimento di adozione del Piano regolatore
portuale, garantendo la partecipazione delle province e dei
comuni interessati.
8. I materiali provenienti dal dragaggio dei fondali
dei porti non compresi in siti di interesse nazionale, ai
sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, e successive modificazioni, possono essere
immersi in mare con autorizzazione dell'autorita'
competente nel rispetto di quanto previsto dall'articolo
109, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152. I suddetti materiali possono essere diversamente
utilizzati a fini di ripascimento, anche con sversamento
nel tratto di spiaggia sommersa attiva, o per la
realizzazione di casse di colmata o altre strutture di
contenimento nei porti in attuazione del Piano regolatore
portuale ovvero lungo il litorale per la ricostruzione
della fascia costiera, con autorizzazione della regione
territorialmente competente ai sensi dell'articolo 21 della
legge 31 luglio 2002, n. 179.".
Il testo degli abrogati commi da 11-bis a 11-sexies
dell'articolo 5, della citata legge 28 gennaio 1994, n. 84
(Riordino della legislazione in materia portuale), e' stato
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio 1994, n.
28, S.O.
Si riporta il testo degli articoli 8, 109, comma 2,
193, 242, comma 13 e 252, del citato decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, (Norme in
materia ambientale), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
del 14 aprile 2006, n. 88, S.O.
"Art. 8.Commissione tecnica di verifica dell'impatto
ambientale - VIA e VAS.
1. La Commissione tecnica di verifica dell'impatto
ambientale di cui all'articolo 7 del decreto legge 23
maggio 2008, n. 90, convertito nella legge 14 luglio 2008,
n. 123, assicura il supporto tecnico-scientifico per
l'attuazione delle norme di cui alla presente Parte.
2. Nel caso di progetti per i quali la valutazione di
impatto ambientale spetta allo Stato, e che ricadano nel
campo di applicazione di cui all'allegato VIII del presente
decreto il supporto tecnico-scientifico viene assicurato in
coordinamento con la Commissione istruttoria per
l'autorizzazione ambientale integrata di cui all'articolo
8-bis.
3. I componenti della Commissione sono nominati, nel
rispetto del principio dell'equilibrio di genere, con
decreto del Ministro dell'ambiente, della tutela del
territorio e del mare, per un triennio.
4. I componenti della Commissione tecnica di verifica
dell'impatto ambientale provenienti dalle amministrazioni
pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sono posti in posizione
di comando, distacco o fuori ruolo, nel rispetto dei
rispettivi ordinamenti, conservando il diritto al
trattamento economico in godimento. Le amministrazioni di
rispettiva provenienza rendono indisponibile il posto
liberato. In alternativa, ai componenti della Commissione
tecnica di verifica dell'impatto ambientale provenienti
dalle medesime amministrazioni pubbliche si applica quanto
previsto dall'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, e, per il personale in regime di diritto
pubblico, quanto stabilito dai rispettivi ordinamenti. Le
disposizioni di cui al presente comma si applicano anche ai
componenti della Commissione nominati ai sensi
dell'articolo 7 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008,
n, 123."
"Art. 109. Immersione in mare di materiale derivante da
attivita' di escavo e attivita' di posa in mare di cavi e
condotte.
(Omissis)
2. L'autorizzazione all'immersione in mare dei
materiali di cui al comma 1, lettera a), e' rilasciata
dalla regione, fatta eccezione per gli interventi ricadenti
in aree protette nazionali di cui alle leggi 31 dicembre
1982, n. 979 e 6 dicembre 1991, n. 394, per i quali e'
rilasciata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, in conformita' alle modalita'
stabilite con decreto del Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio, di concerto con i Ministri delle
infrastrutture e dei trasporti, delle politiche agricole e
forestali, delle attivita' produttive previa intesa con la
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da
emanarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in
vigore della parte terza del presente decreto."
"Art. 193.Trasporto dei rifiuti.
1. Per gli enti e le imprese che raccolgono e
trasportano i propri rifiuti non pericolosi di cui
all'articolo 212, comma 8, e che non aderiscono su base
volontaria al sistema di controllo della tracciabilita' dei
rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2,
lett. a) i rifiuti devono essere accompagnati da un
formulario di identificazione dal quale devono risultare
almeno i seguenti dati:
a) nome ed indirizzo del produttore dei rifiuti e del
detentore;
b) origine, tipologia e quantita' del rifiuto;
c) impianto di destinazione;
d) data e percorso dell'istradamento;
e) nome ed indirizzo del destinatario."
"Art. 242.Procedure operative ed amministrative.
(omissis)
13. La procedura di approvazione della
caratterizzazione e del progetto di bonifica si svolge in
Conferenza di servizi convocata dalla regione e costituita
dalle amministrazioni ordinariamente competenti a
rilasciare i permessi, autorizzazioni e concessioni per la
realizzazione degli interventi compresi nel piano e nel
progetto. La relativa documentazione e' inviata ai
componenti della conferenza di servizi almeno venti giorni
prima della data fissata per la discussione e, in caso di
decisione a maggioranza, la delibera di adozione deve
fornire una adeguata ed analitica motivazione rispetto alle
opinioni dissenzienti espresse nel corso della conferenza.
Compete alla provincia rilasciare la certificazione di
avvenuta bonifica. Qualora la provincia non provveda a
rilasciare tale certificazione entro trenta giorni dal
ricevimento della delibera di adozione, al rilascio
provvede la regione."
"Art. 252. Siti di interesse nazionale.
1. I siti di interesse nazionale, ai fini della
bonifica, sono individuabili in relazione alle
caratteristiche del sito, alle quantita' e pericolosita'
degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto
sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario
ed ecologico, nonche' di pregiudizio per i beni culturali
ed ambientali.
2. All'individuazione dei siti di interesse nazionale
si provvede con decreto del Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio, d'intesa con le regioni interessate,
secondo i seguenti principi e criteri direttivi:
a) gli interventi di bonifica devono riguardare aree e
territori, compresi i corpi idrici, di particolare pregio
ambientale;
b) la bonifica deve riguardare aree e territori
tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004,
n. 42;
c) il rischio sanitario ed ambientale che deriva dal
rilevato superamento delle concentrazioni soglia di rischio
deve risultare particolarmente elevato in ragione della
densita' della popolazione o dell'estensione dell'area
interessata;
d) l'impatto socio economico causato dall'inquinamento
dell'area deve essere rilevante;
e) la contaminazione deve costituire un rischio per i
beni di interesse storico e culturale di rilevanza
nazionale;
f) gli interventi da attuare devono riguardare siti
compresi nel territorio di piu' regioni.
3. Ai fini della perimetrazione del sito sono sentiti i
comuni, le province, le regioni e gli altri enti locali,
assicurando la partecipazione dei responsabili nonche' dei
proprietari delle aree da bonificare, se diversi dai
soggetti responsabili.
4. La procedura di bonifica di cui all'articolo 242 dei
siti di interesse nazionale e' attribuita alla competenza
del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio
sentito il Ministero delle attivita' produttive. Il
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio puo'
avvalersi anche dell'Agenzia per la protezione
dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), delle Agenzie
regionali per la protezione dell'ambiente delle regioni
interessate e dell'Istituto superiore di sanita' nonche' di
altri soggetti qualificati pubblici o privati.
5. Nel caso in cui il responsabile non provveda o non
sia individuabile oppure non provveda il proprietario del
sito contaminato ne' altro soggetto interessato, gli
interventi sono predisposti dal Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio, avvalendosi dell'Agenzia per
la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT),
dell'Istituto superiore di sanita' e dell'E.N.E.A. nonche'
di altri soggetti qualificati pubblici o privati.
6. L'autorizzazione del progetto e dei relativi
interventi sostituisce a tutti gli effetti le
autorizzazioni, le concessioni, i concerti, le intese, i
nulla osta, i pareri e gli assensi previsti dalla
legislazione vigente, ivi compresi, tra l'altro, quelli
relativi alla realizzazione e all'esercizio degli impianti
e delle attrezzature necessarie alla loro attuazione.
L'autorizzazione costituisce, altresi', variante
urbanistica e comporta dichiarazione di pubblica utilita',
urgenza ed indifferibilita' dei lavori.
7. Se il progetto prevede la realizzazione di opere
sottoposte a procedura di valutazione di impatto
ambientale, l'approvazione del progetto di bonifica
comprende anche tale valutazione.
8. In attesa del perfezionamento del provvedimento di
autorizzazione di cui ai commi precedenti, completata
l'istruttoria tecnica, il Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio puo' autorizzare in via provvisoria,
su richiesta dell'interessato, ove ricorrano motivi
d'urgenza e fatta salva l'acquisizione della pronuncia
positiva del giudizio di compatibilita' ambientale, ove
prevista, l'avvio dei lavori per la realizzazione dei
relativi interventi di bonifica, secondo il progetto
valutato positivamente, con eventuali prescrizioni, dalla
conferenza di servizi convocata dal Ministro dell'ambiente
e della tutela del territorio. L'autorizzazione provvisoria
produce gli effetti di cui all'articolo 242, comma 7.
9. E' qualificato sito di interesse nazionale ai sensi
della normativa vigente l'area interessata dalla bonifica
della ex discarica delle Strillaie (Grosseto). Con
successivo decreto del Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio si provvedera' alla perimetrazione
della predetta area.".
Il testo delle colonne A e B della Tabella 1
dell'allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), e' stato
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 aprile 2006, n.
88, S.O.
Il testo dell' allegato B del decreto ministeriale 7
novembre 2008 (Disciplina delle operazioni di dragaggio nei
siti di bonifica di interesse nazionale, ai sensi
dell'articolo 1, comma 996, della legge 27 dicembre 2006,
n. 296), e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4
dicembre 2008, n. 284.
Si riporta il testo dell'articolo 21, della legge 31
luglio 2002, n. 179 (Disposizioni in materia ambientale):
"Art. 21. Autorizzazione per gli interventi di tutela
della fascia costiera.
1. Per gli interventi di ripascimento della fascia
costiera, nonche' di immersione di materiali di escavo di
fondali marini, o salmastri o di terreni litoranei emersi
all'interno di casse di colmata, di vasche di raccolta o
comunque di strutture di contenimento poste in ambito
costiero, l'autorita' competente per l'istruttoria e il
rilascio dell'autorizzazione di cui all'articolo 35, comma
2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, e' la
regione, nel rispetto dei criteri stabiliti dal medesimo
articolo 35 e fermo restando quanto previsto dall'articolo
62, comma 8, del citato decreto legislativo n. 152 del
1999. In caso di impiego di materiali provenienti da
fondali marini, la regione, all'avvio dell'istruttoria per
il rilascio della predetta autorizzazione, acquisisce il
parere della commissione consultiva della pesca istituita
presso la capitaneria di porto interessata e ne informa il
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.".



 
Art. 49
Utilizzo terre e rocce da scavo

1. L'utilizzo delle terre e rocce da scavo e' regolamentato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
1-bis. Il decreto di cui al comma precedente, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, stabilisce le condizioni alle quali le terre e rocce da scavo sono considerate sottoprodotti ai sensi dell'articolo 184-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006.
1-ter. All'articolo 39, comma 4, del decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, il primo periodo e' sostituito dal seguente: «Dalla data di entrata in vigore del decreto ministeriale di cui all'articolo 49 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, e' abrogato l'articolo 186».
1-quater. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 184-bis, del citato
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni, (Norme in materia ambientale), pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale del 14 aprile 2006, n. 88, S.O.
"Art. 184-bis. Sottoprodotto.
1. E' un sottoprodotto e non un rifiuto ai sensi
dell'articolo 183, comma 1, lettera a), qualsiasi sostanza
od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni:
a) la sostanza o l'oggetto e' originato da un processo
di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il
cui scopo primario non e' la produzione di tale sostanza od
oggetto;
b) e' certo che la sostanza o l'oggetto sara'
utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo
processo di produzione o di utilizzazione, da parte del
produttore o di terzi;
c) la sostanza o l'oggetto puo' essere utilizzato
direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso
dalla normale pratica industriale;
d) l'ulteriore utilizzo e' legale, ossia la sostanza o
l'oggetto soddisfa, per l'utilizzo specifico, tutti i
requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione
della salute e dell'ambiente e non portera' a impatti
complessivi negativi sull'ambiente o la salute umana.
2. Sulla base delle condizioni previste al comma 1,
possono essere adottate misure per stabilire criteri
qualitativi o quantitativi da soddisfare affinche'
specifiche tipologie di sostanze o oggetti siano
considerati sottoprodotti e non rifiuti. All'adozione di
tali criteri si provvede con uno o piu' decreti del
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare, ai sensi dell' articolo 17, comma 3, della legge 23
agosto 1988, n. 400, in conformita' a quanto previsto dalla
disciplina comunitaria."
Si riporta il testo dell'articolo 39, comma 4, del
decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 (Disposizioni
di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai
rifiuti e che abroga alcune direttive), come modificato
dalla presente legge:
" Art. 39. Disposizioni transitorie e finali
(omissis)
4. Dalla data di entrata in vigore del decreto
ministeriale di cui all'articolo 49 del decreto-legge 24
gennaio 2012, n. 1, e' abrogato l'articolo 186.
Con il medesimo decreto sono stabilite le condizioni
alle quali le matrici materiali di riporto, di cui
all'articolo 185, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, e successive modificazioni, possono essere
considerati sottoprodotti.".



 
Art. 50
Disposizioni in materia di concessioni
di costruzione e gestione di opere pubbliche

1. Al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 sono apportate le seguenti modificazioni:
0a) all'articolo 143:
1) il comma 5 e' sostituito dal seguente: «5. Le amministrazioni aggiudicatrici, previa analisi di convenienza economica, possono prevedere nel piano economico finanziario e nella convenzione, a titolo di prezzo, la cessione in proprieta' o in diritto di godimento di beni immobili nella loro disponibilita' o allo scopo espropriati la cui utilizzazione ovvero valorizzazione sia necessaria all'equilibrio economico-finanziario della concessione. Le modalita' di utilizzazione ovvero di valorizzazione dei beni immobili sono definite dall'amministrazione aggiudicatrice unitamente all'approvazione ai sensi dell'articolo 97 del progetto posto a base di gara, e costituiscono uno dei presupposti che determinano l'equilibrio economico-finanziario della concessione. Nel caso di gara indetta ai sensi dell'articolo 153, le predette modalita' di utilizzazione ovvero di valorizzazione sono definite dall'amministrazione aggiudicatrice nell'ambito dello studio di fattibilita'»;
2) al comma 7, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le offerte devono dare conto del preliminare coinvolgimento di uno o piu' istituti finanziatori nel progetto»;
a) all' articolo 144, dopo il comma 3 e' inserito il seguente: «3-bis. I bandi e i relativi allegati, ivi compresi, a
seconda dei casi, lo schema di contratto e il piano economico finanziario, sono definiti in modo da assicurare adeguati livelli di bancabilita' dell'opera.»;
b) all'articolo 159, comma 1, lettera a), le parole: «equivalenti a quelle possedute dal concessionario all'epoca
dell'affidamento della concessione» sono sostituite dalle seguenti: «corrispondenti a quelle previste nel bando di gara o negli atti in forza dei quali la concessione e' stata affidata, avendo comunque riguardo alla situazione concreta del progetto ed allo stato di avanzamento dello stesso alla data del subentro».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 143 e144 del citato
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei
contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture
in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE),
come modificati dalla presente legge:
"Art. 143. Caratteristiche delle concessioni di lavori
pubblici.
1. Le concessioni di lavori pubblici hanno, di regola,
ad oggetto la progettazione definitiva, la progettazione
esecutiva e l'esecuzione di opere pubbliche o di pubblica
utilita', e di lavori ad essi strutturalmente e
direttamente collegati, nonche' la loro gestione funzionale
ed economica eventualmente estesa, anche in via anticipata,
ad opere o parti di opere in tutto o in parte gia'
realizzate e direttamente connesse a quelle oggetto della
concessione e da ricomprendere nella stessa.
2. Qualora la stazione appaltante disponga del progetto
definitivo ed esecutivo, ovvero del progetto definitivo,
l'oggetto della concessione, quanto alle prestazioni
progettuali, puo' essere circoscritto al completamento
della progettazione, ovvero alla revisione della medesima,
da parte del concessionario.
3. La controprestazione a favore del concessionario
consiste, di regola, unicamente nel diritto di gestire
funzionalmente e di sfruttare economicamente tutti i lavori
realizzati.
4. Tuttavia, il soggetto concedente stabilisce in sede
di gara anche un prezzo nonche', eventualmente, la gestione
funzionale ed economica, anche anticipata, di opere o parti
di opere gia' realizzate, qualora al concessionario venga
imposto di praticare nei confronti degli utenti prezzi
inferiori a quelli corrispondenti alla remunerazione degli
investimenti e alla somma del costo del servizio e
dell'ordinario utile di impresa, ovvero qualora sia
necessario assicurare al concessionario il perseguimento
dell'equilibrio economico - finanziario degli investimenti
e della connessa gestione in relazione alla qualita' del
servizio da prestare. Nella determinazione del prezzo si
tiene conto della eventuale prestazione di beni e servizi
da parte del concessionario allo stesso soggetto
aggiudicatore, relativamente all'opera concessa, secondo le
previsioni del bando di gara.
5. Le amministrazioni aggiudicatrici, previa analisi di
convenienza economica, possono prevedere nel piano
economico finanziario e nella convenzione, a titolo di
prezzo, la cessione in proprieta' o in diritto di godimento
di beni immobili nella loro disponibilita' o allo scopo
espropriati la cui utilizzazione ovvero valorizzazione sia
necessaria all'equilibrio economico-finanziario della
concessione. Le modalita' di utilizzazione ovvero di
valorizzazione dei beni immobili sono definite
dall'amministrazione aggiudicatrice unitamente
all'approvazione ai sensi dell'articolo 97 del progetto
posto a base di gara, e costituiscono uno dei presupposti
che determinano l'equilibrio economico-finanziario della
concessione. Nel caso di gara indetta ai sensi
dell'articolo 153, le predette modalita' di utilizzazione
ovvero di valorizzazione sono definite dall'amministrazione
aggiudicatrice nell'ambito dello studio di fattibilita';
6. La concessione ha di regola durata non superiore a
trenta anni.
7. L'offerta e il contratto devono contenere il piano
economico - finanziario di copertura degli investimenti e
della connessa gestione per tutto l'arco temporale
prescelto e devono prevedere la specificazione del valore
residuo al netto degli ammortamenti annuali, nonche'
l'eventuale valore residuo dell'investimento non
ammortizzato al termine della concessione, anche prevedendo
un corrispettivo per tale valore residuo. Le offerte devono
dare conto del preliminare coinvolgimento di uno o piu'
istituti finanziatori nel progetto;
8. La stazione appaltante, al fine di assicurare il
perseguimento dell'equilibrio economico - finanziario degli
investimenti del concessionario, puo' stabilire che la
concessione abbia una durata superiore a trenta anni,
tenendo conto del rendimento della concessione, della
percentuale del prezzo di cui ai commi 4 e 5 rispetto
all'importo totale dei lavori, e dei rischi connessi alle
modifiche delle condizioni di mercato. I presupposti e le
condizioni di base che determinano l'equilibrio economico -
finanziario degli investimenti e della connessa gestione,
da richiamare nelle premesse del contratto, ne
costituiscono parte integrante. Le variazioni apportate
dalla stazione appaltante a detti presupposti o condizioni
di base, nonche' le norme legislative e regolamentari che
stabiliscano nuovi meccanismi tariffari o nuove condizioni
per l'esercizio delle attivita' previste nella concessione,
quando determinano una modifica dell'equilibrio del piano,
comportano la sua necessaria revisione, da attuare mediante
rideterminazione delle nuove condizioni di equilibrio,
anche tramite la proroga del termine di scadenza delle
concessioni. In mancanza della predetta revisione il
concessionario puo' recedere dal contratto. Nel caso in cui
le variazioni apportate o le nuove condizioni introdotte
risultino piu' favorevoli delle precedenti per il
concessionario, la revisione del piano dovra' essere
effettuata a favore del concedente. Al fine di assicurare
il rientro del capitale investito e l'equilibrio
economico-finanziario del Piano Economico Finanziario, per
le nuove concessioni di importo superiore ad un miliardo di
euro, la durata puo' essere stabilita fino a cinquanta
anni.
9. Le amministrazioni aggiudicatrici possono affidare
in concessione opere destinate alla utilizzazione diretta
della pubblica amministrazione, in quanto funzionali alla
gestione di servizi pubblici, a condizione che resti a
carico del concessionario l'alea economico - finanziaria
della gestione dell'opera.
10. Il concessionario partecipa alla conferenza di
servizi finalizzata all'esame e all'approvazione dei
progetti di loro competenza, senza diritto di voto. Resta
ferma l'applicazione dell'articolo 14-quinquies della legge
7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni.
Art, 144. Procedure di affidamento e pubblicazione del
bando relativo alle concessioni di lavori pubblici.
1. Le stazioni appaltanti affidano le concessioni di
lavori pubblici con procedura aperta o ristretta,
utilizzando il criterio selettivo dell'offerta
economicamente piu' vantaggiosa.
2. Quale che sia la procedura prescelta, le stazioni
appaltanti pubblicano un bando in cui rendono nota
l'intenzione di affidare la concessione.
3. I bandi relativi alle concessioni di lavori pubblici
contengono gli elementi indicati nel presente codice, le
informazioni di cui all'allegato IX B e ogni altra
informazione ritenuta utile, secondo il formato dei modelli
di formulari adottati dalla Commissione in conformita' alla
procedura di cui all'articolo 77, paragrafo 2, direttiva
2004/18.
3-bis. I bandi e i relativi allegati, ivi compresi, a
seconda dei casi, lo schema di contratto e il piano
economico finanziario, sono definiti in modo da assicurare
adeguati livelli di bancabilita' dell'opera.
4. Alla pubblicita' dei bandi si applica l'articolo 66
ovvero l'articolo 122.".
Si riporta il testo dell'articolo 159, del citato
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei
contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture
in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE),
come modificato dalla presente legge:
"Art.159. Subentro.
1. In tutti i casi di risoluzione di un rapporto
concessorio per motivi attribuibili al soggetto
concessionario, gli enti finanziatori del progetto potranno
impedire la risoluzione designando, una societa' che
subentri nella concessione al posto del concessionario e
che verra' accettata dal concedente a condizione che:
a) la societa' designata dai finanziatori abbia
caratteristiche tecniche e finanziarie sostanzialmente
corrispondenti a quelle previste nel bando di gara o negli
atti in forza dei quali la concessione e' stata affidata,
avendo comunque riguardo alla situazione concreta del
progetto ed allo stato di avanzamento dello stesso alla
data del subentro;
b) l'inadempimento del concessionario che avrebbe
causato la risoluzione cessi entro i novanta giorni
successivi alla scadenza del termine di cui al comma 1-bis.
1-bis. La designazione di cui al comma 1 deve
intervenire entro il termine individuato nel contratto o,
in mancanza, assegnato dall'amministrazione aggiudicatrice
nella comunicazione scritta agli enti finanziatori della
intenzione di risolvere il contratto.
2. Con decreto del Ministro delle infrastrutture, sono
fissati i criteri e le modalita' di attuazione delle
previsioni di cui al comma 1.
2-bis. Il presente articolo si applica alle societa' di
progetto costituite per qualsiasi contratto di partenariato
pubblico privato di cui all'articolo 3, comma 15-ter.".



 
Art. 51
Disposizioni in materia di affidamento
a terzi nelle concessioni

1. All'articolo 253, comma 25, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, le parole: «quaranta per cento» sono sostituite dalle seguenti: «cinquanta per cento».
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica a decorrere dal 1° gennaio 2015.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 253, comma 25, del
citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE) come modificato dalla presente legge a
decorrere dal 1o gennaio 2015:
"Art. 253.Norme transitorie.
(omissis)
25. In relazione alla disciplina recata dalla parte II,
titolo IlI, capo II, i titolari di concessioni gia'
assentite alla data del 30 giugno 2002, ivi comprese quelle
rinnovate o prorogate ai sensi della legislazione
successiva, sono tenuti ad affidare a terzi una percentuale
minima del cinquanta per cento dei lavori, agendo,
esclusivamente per detta quota, a tutti gli effetti come
amministrazioni aggiudicatrici.".



 
Art. 52
Semplificazione nella redazione e accelerazione
dell'approvazione dei progetti

1. Al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 93, comma 2, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «E' consentita altresi' l'omissione di uno dei primi due livelli di progettazione purche' il livello successivo contenga tutti gli elementi previsti per il livello omesso e siano garantiti i requisiti di cui al comma 1, lettere a), b) e c)»;
b) all'articolo 97, dopo il comma 1, e' aggiunto il seguente:
«1-bis. Le stazioni appaltanti hanno facolta' di sottoporre al procedimento di approvazione dei progetti un livello progettuale di maggior dettaglio rispetto a quanto previsto dalla normativa di cui al comma 1, al fine di ottenere anche le approvazioni proprie delle precedenti fasi progettuali eventualmente omesse. La dichiarazione di pubblica utilita' di cui agli articoli 12 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001 n. 327, e successive modificazioni, puo' essere disposta anche quando l'autorita' espropriante approva a tal fine il progetto esecutivo dell'opera pubblica o di pubblica utilita'»;
c) all'articolo 128, comma 6, dopo le parole: «a 1.000.000 di euro, alla previa approvazione» e' inserita la seguente: «almeno», e, dopo le parole: «superiore a 1.000.000 di euro, alla previa approvazione» e' inserita la seguente: «almeno».
2. All'articolo 15, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, dopo le parole: «Il progetto e' redatto,» sono inserite le seguenti: «salvo quanto previsto dall'articolo 93, comma 2, ultimo periodo, del codice e».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 93, comma 2 e 97,
del citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163
(Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE), come modificato dalla presente legge:
"Art. 93. Livelli della progettazione per gli appalti e
per le concessioni di lavori.
(omissis)
2. Le prescrizioni relative agli elaborati descrittivi
e grafici contenute nei commi 3, 4 e 5 sono di norma
necessarie per ritenere i progetti adeguatamente
sviluppati. Il responsabile del procedimento nella fase di
progettazione qualora, in rapporto alla specifica tipologia
e alla dimensione dei lavori da progettare, ritenga le
prescrizioni di cui ai commi 3, 4 e 5 insufficienti o
eccessive, provvede a integrarle ovvero a modificarle. E'
consentita altresi' l'omissione di uno dei primi due
livelli di progettazione purche' il livello successivo
contenga tutti gli elementi previsti per il livello omesso
e siano garantiti i requisiti di cui al comma 1, lettere
a), b) e c)."
"Art. 97. Procedimento di approvazione dei progetti.
1. L'approvazione dei progetti da parte delle
amministrazioni viene effettuata in conformita' alle norme
dettate dalla legge 7 agosto 1990, n. 241 e alle
disposizioni statali e regionali che regolano la materia.
Si applicano le disposizioni in materia di conferenza di
servizi dettate dagli articoli 14-bis e seguenti della
legge 7 agosto 1990, n. 241.
1-bis. Le stazioni appaltanti hanno facolta' di
sottoporre al procedimento di approvazione dei progetti un
livello progettuale di maggior dettaglio rispetto a quanto
previsto dalla normativa di cui al comma 1, al fine di
ottenere anche le approvazioni proprie delle precedenti
fasi progettuali eventualmente omesse. La dichiarazione di
pubblica utilita' di cui agli articoli 12 e seguenti del
decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n.
327, e successive modificazioni, puo' essere disposta anche
quando l'autorita' espropriante approva a tal fine il
progetto esecutivo dell'opera pubblica o di pubblica
utilita'.".
Il testo degli articoli 12 e seguenti del decreto del
Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 e
successive modificazioni (Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia di espropriazione
per pubblica utilita' - Testo A), e' stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 16 agosto 2001, n. 189, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 128, comma 6, del
citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE), come modificato dalla presente legge:
"Art. 128. Programmazione dei lavori pubblici.
(Omissis).
6. L'inclusione di un lavoro nell'elenco annuale e'
subordinata, per i lavori di importo inferiore a 1.000.000
di euro, alla previa approvazione almeno di uno studio di
fattibilita' e, per i lavori di importo pari o superiore a
1.000.000 di euro, alla previa approvazione almeno della
progettazione preliminare, redatta ai sensi dell'articolo
93, salvo che per i lavori di manutenzione, per i quali e'
sufficiente l'indicazione degli interventi accompagnata
dalla stima sommaria dei costi, nonche' per i lavori di cui
all'articolo 153 per i quali e' sufficiente lo studio di
fattibilita'.".
Si riporta il testo vigente dell'articolo 15, comma 2,
del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010,
n. 207:
"Art. 15 Disposizioni preliminari per la progettazione
dei lavori e norme tecniche (artt. 15 e 16, D.P.R. n.
554/1999)
2. Il progetto e' redatto, salvo quanto previsto
dall'articolo 93, comma 2, ultimo periodo, del codice e
salvo quanto disposto dal responsabile del procedimento ai
sensi dell'articolo 93, comma 2, del codice, secondo tre
progressivi livelli di definizione: preliminare, definitivo
ed esecutivo. I tre livelli costituiscono una suddivisione
di contenuti che tra loro interagiscono e si sviluppano
senza soluzione di continuita'.".



 
Art. 53
Allineamento alle norme europee della regolazione progettuale delle
infrastrutture ferroviarie e stradali e disposizioni in materia di
gallerie stradali

1. La progettazione delle nuove infrastrutture ferroviarie ad alta velocita' avviene secondo le relative specifiche tecniche; le specifiche tecniche previste per l'alta capacita' sono utilizzate esclusivamente laddove cio' risulti necessario sulla base delle stime delle caratteristiche della domanda.
2. Non possono essere applicati alla progettazione e costruzione delle nuove infrastrutture ferroviarie nazionali nonche' agli adeguamenti di quelle esistenti, parametri e standard tecnici e funzionali piu' stringenti rispetto a quelli previsti dagli accordi e dalle norme dell'Unione Europea.
3. (Soppresso).
4. Non possono essere applicati alla progettazione e costruzione delle nuove gallerie stradali e autostradali nonche' agli adeguamenti di quelle esistenti, parametri e standard tecnici e funzionali piu' stringenti rispetto a quelli previsti dagli accordi e dalle norme dell'Unione Europea.
5. Al decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 4, comma 5, le parole: «ed i collaudi» sono sostituite dalle seguenti: «e le verifiche funzionali»;
b) all'articolo 11, comma 1, le parole: «dei collaudi» sono sostituite dalle seguenti: «delle verifiche funzionali».
5-bis. All'articolo 5, comma 1-ter, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, il secondo periodo e' sostituito dal seguente: «Al fine della ulteriore semplificazione delle procedure relative alla realizzazione di opere infrastrutturali, l'ente destinatario del finanziamento per le opere di cui al precedente periodo e' tenuto a rendicontare le modalita' di utilizzo delle risorse a richiesta dell'ente erogante e non si applica l'articolo 158, comma 3, del decreto legislativo n. 267 del 2000».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 4, comma 5, e
dell'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 5
ottobre 2006, n. 264 (Attuazione della direttiva
2004/54/CEE in materia di sicurezza per le gallerie della
rete stradale trans europea), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 9 ottobre 2006, n. 235, S.O.:
"Art. 4.Commissione permanente per le gallerie.
(omissis)
5. La Commissione approva i progetti per l'attuazione
delle misure di sicurezza di cui all'articolo 3 predisposti
dal Gestore della galleria ed effettua le ispezioni, le
valutazioni e le verifiche funzionali di cui all'articolo
11."
"Art. 11. Funzioni ispettive.
1. La Commissione e' responsabile delle ispezioni,
delle valutazioni e delle verifiche funzionali per tutte le
gallerie situate sulle strade appartenenti alla rete
transeuropea ricadenti nel territorio nazionale. La
Commissione per tali attivita', fino all'entrata in
operativita' dell'elenco di cui all'articolo 4, comma 7,
del decreto legislativo di attuazione della direttiva
2008/96/CE, si avvale di ingegneri, che hanno superato
l'esame di qualificazione previsto dall'articolo 12 del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive
modificazioni, con particolare riferimento alla funzione di
tutela e controllo dell'uso della strada di cui
all'articolo 11 dello stesso decreto, appartenenti al
Consiglio superiore dei lavori pubblici, nonche'
all'Amministrazione centrale e periferica del Ministero
delle infrastrutture, che si avvalgono di collaboratori
appartenenti all'Amministrazione centrale e periferica del
medesimo Ministero, nonche' dei soggetti di cui
all'articolo 12, comma 4, del decreto legislativo di
attuazione della direttiva 2008/96/CE. A decorrere
dall'entrata in operativita' del predetto elenco la
Commissione si avvale dei soggetti inseriti nell'elenco
stesso.".
Si riporta il testo dell'articolo 5, comma 1-ter, del
citato decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori
misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo
sviluppo), convertito con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148, come modificato dalla presente
legge:
"Art. 5. Norme in materia di societa' municipalizzate.
1-ter. Le disponibilita' derivanti da specifiche
autorizzazioni legislative di spesa iscritte nello stato di
previsione del Ministero dell'interno, e relative al
potenziamento di infrastrutture, sono versate in Tesoreria
entro trenta giorni dalla richiesta dell'ente interessato.
Al fine della ulteriore semplificazione delle procedure
relative alla realizzazione di opere infrastrutturali,
l'ente destinatario del finanziamento per le opere di cui
al precedente periodo e' tenuto a rendicontare le modalita'
di utilizzo delle risorse a richiesta dell'ente erogante e
non si applica l'articolo 158, comma 3, del decreto
legislativo n. 267 del 2000.".
Si riporta il testo dell'articolo 158, comma 3, del
decreto legislativo n. 267 del 2000 (Testo unico delle
leggi sull'ordinamento degli enti locali):
"Art. 158. Rendiconto dei contributi straordinari.
1. Per tutti i contributi straordinari assegnati da
amministrazioni pubbliche agli enti locali e' dovuta la
presentazione del rendiconto all'amministrazione erogante
entro sessanta giorni dal termine dell'esercizio
finanziario relativo, a cura del segretario e del
responsabile del servizio finanziario.
2. Il rendiconto, oltre alla dimostrazione contabile
della spesa, documenta i risultati ottenuti in termini di
efficienza ed efficacia dell'intervento.
3. Il termine di cui al comma 1 e' perentorio. La sua
inosservanza comporta l'obbligo di restituzione del
contributo straordinario assegnato.
4. Ove il contributo attenga ad un intervento
realizzato in piu' esercizi finanziari l'ente locale e'
tenuto al rendiconto per ciascun esercizio."



 
Art. 54
Emissione di obbligazioni di scopo da parte degli enti locali
garantite da beni immobili patrimoniali ai fini della realizzazione
di opere pubbliche

1. All'articolo 35, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, dopo il comma 1, e' inserito il seguente:
«1-bis. I comuni, le province, le citta' metropolitane e, previa autorizzazione di ciascun partecipante, le unioni di comuni, le comunita' montane e i consorzi tra enti locali, per il finanziamento di singole opere pubbliche, possono attivare prestiti obbligazionari di scopo legati alla realizzazione delle opere stesse e garantiti da un apposito patrimonio destinato. Tale patrimonio e' formato da beni immobili disponibili di proprieta' degli enti locali di cui al primo periodo, per un valore almeno pari all'emissione obbligazionaria, ed e' destinato esclusivamente alla soddisfazione degli obbligazionisti. Su tale patrimonio non sono ammesse azioni da parte di qualsiasi creditore diverso dai portatori dei titoli emessi dall'ente locale. Con apposito regolamento, da emanare, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400 entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, il Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti, determina le modalita' di costituzione e di gestione del predetto patrimonio destinato a garantire le obbligazioni per il finanziamento delle opere pubbliche.».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 35, comma 1-bis,
della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e successive
modificazioni (Misure di razionalizzazione della finanza
pubblica), come modificato dalla presente legge:
"Art. 35. Emissione di titoli obbligazionari da parte
di enti territoriali.
1-bis. I comuni, le province, le citta' metropolitane
e, previa autorizzazione di ciascun partecipante, le unioni
di comuni, le comunita' montane e i consorzi tra enti
locali, per il finanziamento di singole opere pubbliche,
possono attivare prestiti obbligazionari di scopo legati
alla realizzazione delle opere stesse e garantiti da un
apposito patrimonio destinato. Tale patrimonio e' formato
da beni immobili disponibili di proprieta' degli enti
locali di cui al primo periodo, per un valore almeno pari
all'emissione obbligazionaria, ed e' destinato
esclusivamente alla soddisfazione degli obbligazionisti. Su
tale patrimonio non sono ammesse azioni da parte di
qualsiasi creditore diverso dai portatori dei titoli emessi
dall'ente locale. Con apposito regolamento, da emanare, ai
sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400 entro sei mesi dalla data di entrata in vigore
della presente disposizione, il Ministro dell'economia e
delle finanze, di concerto con i Ministri dell'interno e
delle infrastrutture e dei trasporti, determina le
modalita' di costituzione e di gestione del predetto
patrimonio destinato a garantire le obbligazioni per il
finanziamento delle opere pubbliche."
Si riporta il testo dell'articolo 17, comma 3, della
legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell'attivita' di
Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri).
"Art. 17.Regolamenti.
(omissis)
3. Con decreto ministeriale possono essere adottati
regolamenti nelle materie di competenza del ministro o di
autorita' sottordinate al ministro, quando la legge
espressamente conferisca tale potere. Tali regolamenti, per
materie di competenza di piu' ministri, possono essere
adottati con decreti interministeriali, ferma restando la
necessita' di apposita autorizzazione da parte della legge.
I regolamenti ministeriali ed interministeriali non possono
dettare norme contrarie a quelle dei regolamenti emanati
dal Governo. Essi debbono essere comunicati al Presidente
del Consiglio dei ministri prima della loro emanazione.".



 
Art. 55
Affidamento concessioni relative a infrastrutture
strategiche sulla base anche del progetto definitivo

1. All'articolo 177, comma 2, primo periodo, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, dopo le parole: «Per l'affidamento delle concessioni si pone a base di gara il progetto preliminare» sono inserite le seguenti «ovvero il progetto definitivo».
1-bis. Per le attivita' di cui al numero 80 dell'Allegato I al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, i termini degli adempimenti restano rispettivamente disciplinati dal decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, e dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 28 ottobre 2005, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 83 dell'8 aprile 2006.
1-ter. Al fine di svolgere le necessarie ed indifferibili attivita' di vigilanza e controllo delle grandi dighe, nonche' per le attivita' di controllo delle opere di derivazione a valle e condotte forzate, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e' autorizzato ad effettuare la spesa di euro 1.514.000 annui a decorrere dal 2013 per provvedere, anche in deroga alla normativa vigente, all'assunzione a tempo indeterminato di 32 unita' di personale. Agli oneri derivanti dall'attuazione del primo periodo si provvede mediante corrispondente parziale utilizzo della quota delle entrate previste, per il medesimo anno, dall'articolo 2, comma 172, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, con corrispondente riduzione della spesa relativa al funzionamento del Registro italiano dighe. A tal fine, dopo il primo periodo del suddetto comma 172, e' inserito il seguente: «Una quota degli introiti che affluiscono annualmente a titolo di contribuzione degli utenti dei servizi, pari a euro 1.514.000 annui a decorrere dal 2013, resta acquisita al bilancio dello Stato; il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
1-quater. Fatto salvo il conseguimento dei risparmi previsti dall'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per le esigenze connesse al traffico o a condizioni meteorologiche sfavorevoli la societa' ANAS e' autorizzata ad utilizzare personale da adibire ai servizi di sicurezza e di polizia stradale di cui all'articolo 12, comma 3, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in deroga al comma 28 del citato articolo 9, con corrispondente riduzione delle somme destinate all'acquisizione dei medesimi servizi attraverso procedure di esternalizzazione.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 177, comma 2, primo
periodo,del citato decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori,
servizi e forniture in attuazione delle direttive
2004/17/CE e 2004/18/CE), come modificato dalla presente
legge:
"Art. 177.Procedure di aggiudicazione.
(omissis)
2. Per l'affidamento delle concessioni si pone a base
di gara il progetto preliminare ovvero il progetto
definitivo; per l'affidamento a contraente generale si pone
a base di gara il progetto preliminare ovvero quello
definitivo; e' applicabile altresi' l'articolo 53, comma 2,
lettera c).".
Per il riferimento al numero 80 dell'Allegato I al
regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 1o agosto 2011, n. 151, recante Regolamento
recante semplificazione della disciplina dei procedimenti
relativi alla prevenzione degli incendi, a norma
dell'articolo 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31
maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla
legge 30 luglio 2010, n. 122, e' stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 22 settembre 2011, n. 221.
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 172, del
decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286
(Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria),
come modificato dalla presente legge:
"Art. 2. Misure in materia di riscossione
(omissis).
172. Le spese occorrenti per il finanziamento delle
attivita' gia' facenti capo al Registro italiano dighe sono
finanziate dalla contribuzione a carico degli utenti dei
servizi, ai sensi dell' articolo 12, comma 1, lettere b) e
c), del regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 24 marzo 2003, n. 136, nei modi previsti dalla
legge, per la parte non coperta da finanziamento a carico
dello Stato, e affluiscono ad apposita unita' previsionale
di base inserita nello stato di previsione del Ministero
delle infrastrutture. Una quota degli introiti che
affluiscono annualmente a titolo di contribuzione degli
utenti dei servizi, pari a euro 1.514.000 annui a decorrere
dal 2013, resta acquisita al bilancio dello Stato; il
Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di
bilancio. Nella medesima unita' previsionale di base
confluiscono gli stanziamenti finanziari attualmente
iscritti nello stato di previsione della spesa del
Ministero delle infrastrutture per le attivita' del
Registro italiano dighe.".
Si riporta il testo dell'articolo 9, comma 28, del
decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 (Misure
urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di
competitivita' economica, e in particolare il Contenimento
delle spese in materia di impiego pubblico), pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 31 maggio 2010, n. 125, S.O.
"Art. 9. (omissis).
28. A decorrere dall'anno 2011, le amministrazioni
dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie,
incluse le Agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64
del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e
successive modificazioni, gli enti pubblici non economici,
le universita' e gli enti pubblici di cui all'articolo 70,
comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e
successive modificazioni e integrazioni, le camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura fermo
quanto previsto dagli articoli 7, comma 6, e 36 del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono avvalersi di
personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con
contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel
limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse
finalita' nell'anno 2009. Per le medesime amministrazioni
la spesa per personale relativa a contratti di
formazione-lavoro, ad altri rapporti formativi, alla
somministrazione di lavoro, nonche' al lavoro accessorio di
cui all'articolo 70, comma 1, lettera d) del decreto
legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive
modificazioni ed integrazioni, non puo' essere superiore al
50 per cento di quella sostenuta per le rispettive
finalita' nell'anno 2009. Le disposizioni di cui al
presente comma costituiscono principi generali ai fini del
coordinamento della finanza pubblica ai quali si adeguano
le regioni, le province autonome, gli enti locali e gli
enti del Servizio sanitario nazionale. Per il comparto
scuola e per quello delle istituzioni di alta formazione e
specializzazione artistica e musicale trovano applicazione
le specifiche disposizioni di settore. Resta fermo quanto
previsto dall'articolo 1, comma 188, della legge 23
dicembre 2005, n. 266. Per gli enti di ricerca resta fermo,
altresi', quanto previsto dal comma 187 dell'articolo 1
della medesima legge n. 266 del 2005, e successive
modificazioni. Alle minori economie pari a 27 milioni di
euro a decorrere dall'anno 2011 derivanti dall'esclusione
degli enti di ricerca dall'applicazione delle disposizioni
del presente comma, si provvede mediante utilizzo di quota
parte delle maggiori entrate derivanti dall' articolo 38,
commi 13-bis e seguenti. Il presente comma non si applica
alla struttura di missione di cui all'art. 163, comma 3,
lettera a), del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.
Il mancato rispetto dei limiti di cui al presente comma
costituisce illecito disciplinare e determina
responsabilita' erariale. Per le amministrazioni che
nell'anno 2009 non hanno sostenuto spese per le finalita'
previste ai sensi del presente comma, il limite di cui al
primo periodo e' computato con riferimento alla media
sostenuta per le stesse finalita' nel triennio 2007-2009.".
Si riporta il testo dell'articolo 12, comma 3, del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285:
"Art. 12.Espletamento dei servizi di polizia stradale.
(omissis)
3. La prevenzione e l'accertamento delle violazioni in
materia di circolazione stradale e la tutela e il controllo
sull'uso delle strade possono, inoltre, essere effettuati,
previo superamento di un esame di qualificazione secondo
quanto stabilito dal regolamento di esecuzione:
a) dal personale dell'Ispettorato generale per la
circolazione e la sicurezza stradale, dell'Amministrazione
centrale e periferica del Ministero delle infrastrutture e
dei trasporti, del Dipartimento per i trasporti terrestri
appartenente al Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti e dal personale dell'A.N.A.S.;
b) dal personale degli uffici competenti in materia di
viabilita' delle regioni, delle province e dei comuni,
limitatamente alle violazioni commesse sulle strade di
proprieta' degli enti da cui dipendono;
c) dai dipendenti dello Stato, delle province e dei
comuni aventi la qualifica o le funzioni di cantoniere,
limitatamente alle violazioni commesse sulle strade o sui
tratti di strade affidate alla loro sorveglianza;
d) dal personale delle Ferrovie dello Stato e delle
ferrovie e tranvie in concessione, che espletano mansioni
ispettive o di vigilanza, nell'esercizio delle proprie
funzioni e limitatamente alle violazioni commesse
nell'ambito dei passaggi a livello dell'amministrazione di
appartenenza;
e) dal personale delle circoscrizioni aeroportuali
dipendenti dal Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti, nell'ambito delle aree di cui all'art. 6, comma
7;
f) dai militari del Corpo delle capitanerie di porto,
dipendenti dal Ministero della marina mercantile,
nell'ambito delle aree di cui all'art. 6, comma 7.".



 
Art. 55-bis
Accelerazione degli interventi strategici
per il riequilibrio economico e sociale

1. Ai fini della realizzazione di interventi riguardanti le aree sottoutilizzate del Paese, con particolare riferimento a quelli di rilevanza strategica per la coesione territoriale finanziati con risorse nazionali, dell'Unione europea e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88, anche mediante finanza di progetto, le amministrazioni centrali competenti possono avvalersi per le occorrenti attivita' economiche, finanziarie e tecniche, comprese quelle di cui all'articolo 90 del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, delle convenzioni con l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa di cui al decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1, e successive modificazioni.
2. L'articolo 8 della legge 1° agosto 2002, n. 166, e' abrogato.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 4 del decreto
legislativo 31 maggio 2011, n. 88:
"Art. 4. Fondo per lo sviluppo e la coesione.
1. Il Fondo per le aree sottoutilizzate, di cui
all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289,
assume la denominazione di Fondo per lo sviluppo e la
coesione, di seguito denominato: "Fondo". Il Fondo e'
finalizzato a dare unita' programmatica e finanziaria
all'insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento
nazionale, che sono rivolti al riequilibrio economico e
sociale tra le diverse aree del Paese.
2. Il Fondo ha carattere pluriennale in coerenza con
l'articolazione temporale della programmazione dei Fondi
strutturali dell'Unione europea, garantendo l'unitarieta' e
la complementarieta' delle procedure di attivazione delle
relative risorse con quelle previste per i fondi
strutturali dell'Unione europea.
3. Il Fondo e' destinato a finanziare interventi
speciali dello Stato e l'erogazione di contributi speciali,
secondo le modalita' stabilite dal presente decreto.
L'intervento del Fondo e' finalizzato al finanziamento di
progetti strategici, sia di carattere infrastrutturale sia
di carattere immateriale, di rilievo nazionale,
interregionale e regionale, aventi natura di grandi
progetti o di investimenti articolati in singoli interventi
di consistenza progettuale ovvero realizzativa tra loro
funzionalmente connessi, in relazione a obiettivi e
risultati quantificabili e misurabili, anche per quanto
attiene al profilo temporale. La programmazione degli
interventi finanziati a carico del Fondo di cui al presente
articolo e' realizzata tenendo conto della programmazione
degli interventi di carattere ordinario."
Si riporta il testo dell'articolo 90 del citato decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in
attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE):
"Art. 90.Progettazione interna ed esterna alle
amministrazioni aggiudicatrici in materia di lavori
pubblici.
1. Le prestazioni relative alla progettazione
preliminare, definitiva ed esecutiva di lavori, nonche'
alla direzione dei lavori e agli incarichi di supporto
tecnico-amministrativo alle attivita' del responsabile del
procedimento e del dirigente competente alla formazione del
programma triennale dei lavori pubblici sono espletate:
a) dagli uffici tecnici delle stazioni appaltanti;
b) dagli uffici consortili di progettazione e di
direzione dei lavori che i comuni, i rispettivi consorzi e
unioni, le comunita' montane, le aziende unita' sanitarie
locali, i consorzi, gli enti di industrializzazione e gli
enti di bonifica possono costituire con le modalita' di cui
agli articoli 30, 31 e 32 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267;
c) dagli organismi di altre pubbliche amministrazioni
di cui le singole stazioni appaltanti possono avvalersi per
legge;
d) da liberi professionisti singoli od associati nelle
forme di cui alla legge 23 novembre 1939, n. 1815, e
successive modificazioni, ivi compresi, con riferimento
agli interventi inerenti al restauro e alla manutenzione di
beni mobili e delle superfici decorate di beni
architettonici, i soggetti con qualifica di restauratore di
beni culturali ai sensi della vigente normativa;
e) dalle societa' di professionisti;
f) dalle societa' di ingegneria;
f-bis) da prestatori di servizi di ingegneria ed
architettura di cui alla categoria 12 dell'allegato II A
stabiliti in altri Stati membri, costituiti conformemente
alla legislazione vigente nei rispettivi Paesi;
g) da raggruppamenti temporanei costituiti dai soggetti
di cui alle lettere d), e), f), f-bis) e h) ai quali si
applicano le disposizioni di cui all'articolo 37 in quanto
compatibili;
h) da consorzi stabili di societa' di professionisti e
di societa' di ingegneria, anche in forma mista, formati da
non meno di tre consorziati che abbiano operato nel settore
dei servizi di ingegneria e architettura, per un periodo di
tempo non inferiore a cinque anni, e che abbiano deciso di
operare in modo congiunto secondo le previsioni del comma 1
dell'articolo 36. E' vietata la partecipazione a piu' di un
consorzio stabile. Ai fini della partecipazione alle gare
per l'affidamento di incarichi di progettazione e attivita'
tecnico-amministrative ad essa connesse, il fatturato
globale in servizi di ingegneria e architettura realizzato
da ciascuna societa' consorziata nel quinquennio o nel
decennio precedente e' incrementato secondo quanto
stabilito dall'articolo 36, comma 6, della presente legge;
ai consorzi stabili di societa' di professionisti e di
societa' di ingegneria si applicano altresi' le
disposizioni di cui all'articolo 36, commi 4 e 5 e di cui
all'articolo 253, comma 8.
2. Si intendono per:
a) societa' di professionisti le societa' costituite
esclusivamente tra professionisti iscritti negli appositi
albi previsti dai vigenti ordinamenti professionali, nelle
forme delle societa' di persone di cui ai capi II, III e IV
del titolo V del libro quinto del codice civile ovvero
nella forma di societa' cooperativa di cui al capo I del
titolo VI del libro quinto del codice civile, che eseguono
studi di fattibilita', ricerche, consulenze, progettazioni
o direzioni dei lavori, valutazioni di congruita'
tecnico-economica o studi di impatto ambientale. I soci
delle societa' agli effetti previdenziali sono assimilati
ai professionisti che svolgono l'attivita' in forma
associata ai sensi dell'articolo 1 della legge 23 novembre
1939, n. 1815. Ai corrispettivi delle societa' si applica
il contributo integrativo previsto dalle norme che
disciplinano le rispettive Casse di previdenza di categoria
cui ciascun firmatario del progetto fa riferimento in forza
della iscrizione obbligatoria al relativo albo
professionale. Detto contributo dovra' essere versato pro
quota alle rispettive Casse secondo gli ordinamenti
statutari e i regolamenti vigenti;
b) societa' di ingegneria le societa' di capitali di
cui ai capi V, VI e VII del titolo V del libro quinto del
codice civile ovvero nella forma di societa' cooperative di
cui al capo I del titolo VI del libro quinto del codice
civile che non abbiano i requisiti di cui alla lettera a),
che eseguono studi di fattibilita', ricerche, consulenze,
progettazioni o direzioni dei lavori, valutazioni di
congruita' tecnico-economica o studi di impatto ambientale.
Ai corrispettivi relativi alle predette attivita'
professionali si applica il contributo integrativo qualora
previsto dalle norme legislative che regolano la Cassa di
previdenza di categoria cui ciascun firmatario del progetto
fa riferimento in forza della iscrizione obbligatoria al
relativo albo professionale. Detto contributo dovra' essere
versato pro quota alle rispettive Casse secondo gli
ordinamenti statutari e i regolamenti vigenti.
3. Il regolamento stabilisce i requisiti organizzativi
e tecnici che devono possedere le societa' di cui al comma
2 del presente articolo.
4. I progetti redatti dai soggetti di cui al comma 1,
lettere a), b) e c), sono firmati da dipendenti delle
amministrazioni abilitati all'esercizio della professione.
I pubblici dipendenti che abbiano un rapporto di lavoro a
tempo parziale non possono espletare, nell'ambito
territoriale dell'ufficio di appartenenza, incarichi
professionali per conto di pubbliche amministrazioni di cui
all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, e successive modificazioni, se non
conseguenti ai rapporti d'impiego.
5. Il regolamento definisce i limiti e le modalita' per
la stipulazione per intero, a carico delle stazioni
appaltanti, di polizze assicurative per la copertura dei
rischi di natura professionale a favore dei dipendenti
incaricati della progettazione. Nel caso di affidamento
della progettazione a soggetti esterni, la stipulazione e'
a carico dei soggetti stessi.
6. Le amministrazioni aggiudicatrici possono affidare
la redazione del progetto preliminare, definitivo ed
esecutivo, nonche' lo svolgimento di attivita'
tecnico-amministrative connesse alla progettazione, ai
soggetti di cui al comma 1, lettere d), e), f), f-bis), g)
e h), in caso di carenza in organico di personale tecnico,
ovvero di difficolta' di rispettare i tempi della
programmazione dei lavori o di svolgere le funzioni di
istituto, ovvero in caso di lavori di speciale complessita'
o di rilevanza architettonica o ambientale o in caso di
necessita' di predisporre progetti integrali, cosi' come
definiti dal regolamento, che richiedono l'apporto di una
pluralita' di competenze, casi che devono essere accertati
e certificati dal responsabile del procedimento.
7. Indipendentemente dalla natura giuridica del
soggetto affidatario dell'incarico di cui al comma 6, lo
stesso deve essere espletato da professionisti iscritti
negli appositi albi previsti dai vigenti ordinamenti
professionali, personalmente responsabili e nominativamente
indicati gia' in sede di presentazione dell'offerta, con la
specificazione delle rispettive qualificazioni
professionali. Deve inoltre essere indicata, sempre
nell'offerta, la persona fisica incaricata
dell'integrazione tra le varie prestazioni specialistiche.
Il regolamento definisce le modalita' per promuovere la
presenza anche di giovani professionisti nei gruppi
concorrenti ai bandi relativi a incarichi di progettazione,
concorsi di progettazione, concorsi di idee. All'atto
dell'affidamento dell'incarico deve essere dimostrata la
regolarita' contributiva del soggetto affidatario.
8. Gli affidatari di incarichi di progettazione non
possono partecipare agli appalti o alle concessioni di
lavori pubblici, nonche' agli eventuali subappalti o
cottimi, per i quali abbiano svolto la suddetta attivita'
di progettazione; ai medesimi appalti, concessioni di
lavori pubblici, subappalti e cottimi non puo' partecipare
un soggetto controllato, controllante o collegato
all'affidatario di incarichi di progettazione. Le
situazioni di controllo e di collegamento si determinano
con riferimento a quanto previsto dall'articolo 2359 del
codice civile. I divieti di cui al presente comma sono
estesi ai dipendenti dell'affidatario dell'incarico di
progettazione, ai suoi collaboratori nello svolgimento
dell'incarico e ai loro dipendenti, nonche' agli affidatari
di attivita' di supporto alla progettazione e ai loro
dipendenti.".
Il decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1 (Riordino
degli enti e delle societa' di promozione e istituzione
della societa' «Sviluppo Italia», a norma degli articoli 11
e 14 della L. 15 marzo 1997, n. 59", e' stato pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 11 gennaio 1999, n. 7.
Il testo all'abrogato articolo 8della legge 1o agosto
2002, n. 166 (Disposizioni in materia di infrastrutture e
trasporti), e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3
agosto 2002, n. 181, S.O.



 
Art. 56
Norma nel settore edilizio

1. All'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo il comma 9 e' aggiunto il seguente:
«9-bis. I comuni possono ridurre l'aliquota di base fino allo 0,38 per cento per i fabbricati costruiti e destinati dall'impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati, e comunque per un periodo non superiore a tre anni dall'ultimazione dei lavori.
1-bis. All'articolo 6, comma 6-ter, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, dopo l'ultimo periodo e' aggiunto il seguente: «Nel caso di permuta con immobili da realizzare in aree di particolare disagio e con significativo apporto occupazionale, potranno cedersi anche immobili gia' in uso governativo, che verrebbero pertanto utilizzati in regime di locazione fino alla percentuale massima del 75 per cento della permuta mentre il restante 25 per cento dovra' interessare immobili dello Stato dismessi e disponibili».



Riferimenti normativi
Il testo dell'articolo 13del citato decreto-legge n.
201 del 2011, modificato dalla presente legge, e'
pubblicato nella Gazz. Uff. 6 dicembre 2011, n. 284, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 6, comma 6-ter, del
citato decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori
misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo
sviluppo), convertito con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148, come modificato dalla presente
legge:
"Art. 6. Liberalizzazione in materia di segnalazione
certificata di inizio attivita', denuncia e dichiarazione
di inizio attivita'. Ulteriori semplificazioni.
(omissis)
6-ter. Per una efficace e immediata attuazione di
quanto previsto in tema di razionalizzazione della spesa
delle amministrazioni pubbliche al comma 1 dell'articolo 12
del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111,
l'Agenzia del demanio procedera', con priorita' in aree a
piu' elevato disagio occupazionale e produttivo, ad
operazioni di permuta, senza oneri a carico del bilancio
dello Stato, di beni appartenenti allo Stato, con
esclusione di tutti i beni comunque trasferibili agli enti
pubblici territoriali ai sensi del decreto legislativo 28
maggio 2010, n. 85, fermo restando quanto previsto
dall'articolo 2, comma 196-bis, della legge 23 dicembre
2009, n. 191, con immobili adeguati all'uso governativo, al
fine di rilasciare immobili di terzi attualmente condotti
in locazione passiva dalla pubblica amministrazione ovvero
appartenenti al demanio e al patrimonio dello Stato
ritenuti inadeguati. Le amministrazioni dello Stato
comunicano all'Agenzia del demanio l'ammontare dei fondi
statali gia' stanziati e non impegnati al fine della
realizzazione di nuovi immobili per valutare la
possibilita' di recupero di spesa per effetto di operazioni
di permuta, ovvero gli immobili di nuova realizzazione da
destinare ad uso governativo.
Nel caso di permuta con immobili da realizzare in aree
di particolare disagio e con significativo apporto
occupazionale, potranno cedersi anche immobili gia' in uso
governativo, che verrebbero pertanto utilizzati in regime
di locazione fino alla percentuale massima del 75 per cento
della permuta mentre il restante 25 per cento dovra'
interessare immobili dello Stato dismessi e disponibili.".



 
Art. 57
Ripristino IVA per housing sociale

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 10, comma 1, il numero 8 e' sostituito dal seguente:
«8) le locazioni e gli affitti, relative cessioni, risoluzioni e proroghe, di terreni e aziende agricole, di aree diverse da quelle destinate a parcheggio di veicoli, per le quali gli strumenti urbanistici non prevedono la destinazione edificatoria, e di fabbricati, comprese le pertinenze, le scorte e in genere i beni mobili destinati durevolmente al servizio degli immobili locati e affittati, escluse le locazioni, per le quali nel relativo atto il locatore abbia espressamente manifestato l'opzione per l'imposizione, di fabbricati abitativi, di durata non inferiore a quattro anni, effettuate in attuazione di piani di edilizia abitativa convenzionata, di fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali come definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro della solidarieta' sociale, il Ministro delle politiche per la famiglia ed il Ministro per le politiche giovanili e le attivita' sportive del 22 aprile 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 146 del 24 giugno 2008, ed escluse le locazioni di fabbricati strumentali che per le loro caratteristiche non sono suscettibili di diversa utilizzazione senza radicali trasformazioni effettuate nei confronti dei soggetti indicati alle lettere b) e c) del numero 8-ter) ovvero per le quali nel relativo atto il locatore abbia espressamente manifestato l'opzione per l'imposizione;»
b) all'articolo 10, comma 1, il numero 8-bis e' sostituito dal seguente:
«8-bis) le cessioni di fabbricati o di porzioni di fabbricato diversi da quelli di cui al numero 8-ter), escluse quelle effettuate dalle imprese costruttrici degli stessi o dalle imprese che vi hanno eseguito, anche tramite imprese appaltatrici, gli interventi di cui all'articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e), della legge 5 agosto 1978, n. 457, entro cinque anni dalla data di ultimazione della costruzione o dell'intervento, e cessioni, per le quali nel relativo atto il cedente abbia espressamente manifestato l'opzione per l'imposizione, di fabbricati di civile abitazione locati per un periodo non inferiore a quattro anni in attuazione dei piani di edilizia residenziale convenzionata ovvero destinati ad alloggi sociali come definite dal decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro della solidarieta' sociale, il Ministro delle politiche per la famiglia ed il Ministro per le politiche giovanili e le attivita' sportive del 22 aprile 2008;» all'articolo 36, al terzo comma sesto periodo, dopo le parole «che effettuano sia locazioni,» sono inserite le seguenti: «o cessioni,» e dopo le parole «dell'articolo 19-bis, sia locazioni» sono inserite le seguenti: «o cessioni»;
c) alla tabella A, parte terza, il n. 127-duodevicies e' sostituito dal seguente:
«127-duodevicies) locazioni di immobili di civile abitazione effettuate in esecuzione di programmi di edilizia abitativa convenzionata dalle imprese che li hanno costruiti o che hanno realizzato sugli stessi interventi di cui all'articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e), della legge 5 agosto 1978, n. 457; locazioni di fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali come definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 22 aprile 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 146 del 24 giugno 2008».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 10, comma 1, numero
8, decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972,
n. 633 ( Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore
aggiunto), e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del
11 novembre 1972, n. 292, S.O., come modificato dalla
presente legge:
"Art. 10. Operazioni esenti dall'imposta.
(omissis)
8) le locazioni e gli affitti, relative cessioni,
risoluzioni e proroghe, di terreni e aziende agricole, di
aree diverse da quelle destinate a parcheggio di veicoli,
per le quali gli strumenti urbanistici non prevedono la
destinazione edificatoria, e di fabbricati, comprese le
pertinenze, le scorte e in genere i beni mobili destinati
durevolmente al servizio degli immobili locati e affittati,
escluse le locazioni, per le quali nel relativo atto il
locatore abbia espressamente manifestato l'opzione per
l'imposizione, di fabbricati abitativi, di durata non
inferiore a quattro anni, effettuate in attuazione di piani
di edilizia abitativa convenzionata, di fabbricati di
civile abitazione destinati ad alloggi sociali come
definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture, di
concerto con il Ministro della solidarieta' sociale, il
Ministro delle politiche per la famiglia ed il Ministro per
le politiche giovanili e le attivita' sportive del 22
aprile 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 146 del
24 giugno 2008, ed escluse le locazioni di fabbricati
strumentali che per le loro caratteristiche non sono
suscettibili di diversa utilizzazione senza radicali
trasformazioni effettuate nei confronti dei soggetti
indicati alle lettere b) e c) del numero 8-ter) ovvero per
le quali nel relativo atto il locatore abbia espressamente
manifestato l'opzione per l'imposizione;".
Si riporta il testo dell'articolo 31, primo comma,
lettere c), d) ed e), della legge 5 agosto 1978, n. 457 (
Norme per l'edilizia residenziale), pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale del 19 agosto 1978, n. 231:
"Art. 31.Definizione degli interventi.
Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio
esistente sono cosi' definiti:
a) interventi di manutenzione ordinaria, quelli che
riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e
sostituzione delle finiture degli edifici e quelle
necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli
impianti tecnologici esistenti;
b) interventi di manutenzione straordinaria, le opere e
le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti
anche strutturali degli edifici, nonche' per realizzare ed
integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre
che non alterino i volumi e le superfici delle singole
unita' immobiliari e non comportino modifiche delle
destinazioni di uso;
c) interventi di restauro e di risanamento
conservativo, quelli rivolti a conservare l'organismo
edilizio e ad assicurarne la funzionalita' mediante un
insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli
elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo
stesso, ne consentano destinazioni d'uso con essi
compatibili.Tali interventi comprendono il consolidamento,
il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi
dell'edificio, l'inserimento degli elementi accessori e
degli impianti richiesti dalle esigenze dell'uso,
l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo
edilizio;
d) interventi di ristrutturazione edilizia, quelli
rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un
insieme sistemativo di opere che possono portare ad un
organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal
precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la
sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio,
la eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi
elementi ed impianti;
e) interventi di ristrutturazione urbanistica, quelli
rivolti a sostituire l'esistente tessuto
urbanistico-edilizio con altro diverso mediante un insieme
sistematico di interventi edilizi anche con la
modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della
rete stradale.
Le definizioni del presente articolo prevalgono sulle
disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei
regolamenti edilizi. Restano ferme le disposizioni e le
competenze previste dalla legge 1° giugno 1939, n. 1089 , e
dalla legge 29 giugno 1939, n. 1497, e successive
modificazioni ed integrazioni.".
Si riporta il testo della tabella A, parte terza, n.
127-duodevicies) del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, come modificato dalla
presente legge:
"127-duodevicies) locazioni di immobili di civile
abitazione effettuate in esecuzione di programmi di
edilizia abitativa convenzionata dalle imprese che li hanno
costruiti o che hanno realizzato sugli stessi interventi di
cui all'articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e),
della legge 5 agosto 1978, n. 457; locazioni di fabbricati
di civile abitazione destinati ad alloggi sociali come
definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture e
dei trasporti 22 aprile 2008, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 146 del 24 giugno 2008.".



 
Art. 58
Semplificazione procedure Piano nazionale
di edilizia abitativa

1. All'articolo 11, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Tale intesa va resa nella seduta del Cipe nella quale sono approvati gli accordi di programma. Eventuali rimodulazioni degli interventi contenuti negli accordi di programma sono approvate con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Eventuali atti aggiuntivi agli accordi di programma, da sottoscrivere per l'utilizzo di economie ovvero di nuove risorse finanziarie che si rendessero disponibili, sono approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.».
2. All'articolo 4, comma 2, del Piano nazionale di edilizia abitativa di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 luglio 2009, sono aggiunti i seguenti periodi: «Tale intesa va resa nella seduta del Cipe nella quale sono approvati gli accordi di programma. Eventuali rimodulazioni degli interventi contenuti negli accordi di programma sono approvate con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Eventuali atti aggiuntivi agli accordi di programma, da sottoscrivere per l'utilizzo di economie ovvero di nuove risorse finanziarie che si rendessero disponibili, sono approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.».
3. Agli accordi di programma di cui all'articolo 4, comma 2, del Piano nazionale di edilizia abitativa di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 luglio 2009 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 41, commi 4 e 5, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 11, comma 4, del
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come
modificato dalla presente legge:
"Art. 11. Piano Casa.
(omissis)
4. ll Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
promuove la stipulazione di appositi accordi di programma,
approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture e
dei trasporti, previa delibera del CIPE, d'intesa con la
Conferenza unificata di cui all' articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive
modificazioni, al fine di concentrare gli interventi sulla
effettiva richiesta abitativa nei singoli contesti,
rapportati alla dimensione fisica e demografica del
territorio di riferimento, attraverso la realizzazione di
programmi integrati di promozione di edilizia residenziale
e di riqualificazione urbana, caratterizzati da elevati
livelli di qualita' in termini di vivibilita', salubrita',
sicurezza e sostenibilita' ambientale ed energetica, anche
attraverso la risoluzione dei problemi di mobilita',
promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti
pubblici e privati. Decorsi novanta giorni senza che sia
stata raggiunta la predetta intesa, gli accordi di
programma possono essere comunque approvati. Tale intesa va
resa nella seduta del Cipe nella quale sono approvati gli
accordi di programma. Eventuali rimodulazioni degli
interventi contenuti negli accordi di programma sono
approvate con decreto del Ministero delle infrastrutture e
dei trasporti. Eventuali atti aggiuntivi agli accordi di
programma, da sottoscrivere per l'utilizzo di economie
ovvero di nuove risorse finanziarie che si rendessero
disponibili, sono approvati con decreto del Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze.".
Si riporta l'articolo 4, comma 2, del Piano nazionale
di edilizia abitativa di cui al decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri 16 luglio 2009 Pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 19 agosto 2009, n. 191, come
modificato dalla presente legge:
"Art. 4. Accordi di programma e infrastrutture
strategiche
(omissis)
2. Gli accordi di programma di cui al comma 1 sono
elaborati in modo coerente con la programmazione regionale
relativa alle politiche abitative e allo sviluppo del
territorio ed approvati, ai sensi del comma 4 dell'art. 11
del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con
modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, con
decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
previa delibera del CIPE, d'intesa con la Conferenza
unificata di cui all'art. 8 del decreto legislativo 28
agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni. Tale
intesa va resa nella seduta del Cipe nella quale sono
approvati gli accordi di programma. Eventuali rimodulazioni
degli interventi contenuti negli accordi di programma sono
approvate con decreto del Ministero delle infrastrutture e
dei trasporti. Eventuali atti aggiuntivi agli accordi di
programma, da sottoscrivere per l'utilizzo di economie
ovvero di nuove risorse finanziarie che si rendessero
disponibili, sono approvati con decreto del Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze.".
Si riporta il testo dell'articolo 41, commi 4 e 5, del
decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214:
"Art. 41. Misure per le opere di interesse strategico.
(Omissis).
4. Al fine di garantire la certezza dei finanziamenti
destinati alla realizzazione dei progetti e dei programmi
di intervento pubblico, le delibere assunte dal CIPE, sono
formalizzate e trasmesse al Presidente del Consiglio dei
Ministri per la firma entro trenta giorni decorrenti dalla
seduta in cui viene assunta la delibera. In caso di
criticita' procedurali tali da non consentire il rispetto
del predetto termine il Ministro proponente, sentito il
Segretario del CIPE, riferisce al Consiglio dei Ministri
per le conseguenti determinazioni.
5. Per le delibere del CIPE di cui al comma 4,
sottoposte al controllo preventivo della Corte dei Conti, i
termini previsti dall'articolo 3, comma 2, della legge 14
gennaio 1994, n. 20 e successive modificazioni, sono
ridotti di un terzo.".



 
Art. 59
Extragettito IVA per le societa'
di progetto per le opere portuali

1. All'articolo 18 della legge 12 novembre 2011, n. 183, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera b), dopo le parole: «Unione Europea,» sono inserite le seguenti parole: «nonche', limitatamente alle grandi infrastrutture portuali, per un periodo non superiore ai 15 anni, con il 25 % dell'incremento del gettito di imposta sul valore aggiunto relativa alle operazioni di importazione riconducibili all'infrastruttura oggetto dell'intervento»;
b) dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti:
«2-bis. L'incremento del gettito IVA, di cui al comma 1, lettera b) su cui calcolare la quota del 25 per cento, e' determinato per ciascun anno di esercizio dell'infrastruttura:
a) in relazione a progetti di nuove infrastrutture, in misura pari all'ammontare delle riscossioni dell'IVA registrato nel medesimo anno;
b) in relazione a progetti di ampliamento ovvero potenziamento di infrastrutture esistenti, in misura pari alla differenza tra l'ammontare delle riscossioni dell'IVA registrato nel medesimo anno e la media delle riscossioni conseguite nel triennio immediatamente precedente l'entrata in esercizio dell'infrastruttura oggetto dell'intervento.
2-ter. Gli incrementi di gettito di cui al comma 1, lettera b), registrati nei vari porti, per poter essere accertati devono essere stati realizzati nel singolo porto, tenendo conto anche dell'andamento del gettito dell'intero sistema portuale, secondo le modalita' di cui al comma 2-quater.
2-quater. Con uno o piu' decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sono stabilite le modalita' di accertamento, calcolo e determinazione dell'incremento di gettito di cui ai commi 2-bis e 2-ter, di corresponsione della quota di incremento del predetto gettito alla societa' di progetto, nonche' ogni altra disposizione attuativa della disposizione di cui ai predetti commi 2-bis e 2-ter.».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 18, commi 1 e 2,
della legge 12 novembre 2011, n. 183, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 18. Finanziamento di infrastrutture mediante
defiscalizzazione.
1. Al fine di favorire la realizzazione di nuove
infrastrutture stradali e autostradali, anche di carattere
regionale, con il sistema della finanza di progetto, le cui
procedure sono state avviate, ai sensi della normativa
vigente, e non ancora definite alla data di entrata in
vigore della presente legge, nonche' di nuove opere di
infrastrutturazione ferroviaria metropolitana e di sviluppo
ed ampliamento dei porti e dei collegamenti stradali e
ferroviari inerenti i porti nazionali appartenenti alla
rete strategica transeuropea di trasporto essenziale (CORE
TEN-T NETWORK) riducendo ovvero azzerando l'ammontare del
contributo pubblico a fondo perduto, possono essere
previste, per le societa' di progetto costituite ai sensi
dell'articolo 156 del codice di cui al decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni, le
seguenti misure:
a) le imposte sui redditi e l'IRAP generate durante il
periodo di concessione possono essere compensate totalmente
o parzialmente con il predetto contributo a fondo perduto;
b) il versamento dell'imposta sul valore aggiunto
dovuta ai sensi dell'articolo 27 del decreto del Presidente
della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive
modificazioni, puo' essere assolto mediante compensazione
con il predetto contributo pubblico a fondo perduto, nel
rispetto della direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28
novembre 2006, relativa all'IVA e delle pertinenti
disposizioni in materia di risorse proprie del bilancio
dell'Unione europea nonche', limitatamente alle grandi
infrastrutture portuali, per un periodo non superiore ai 15
anni, con il 25% dell'incremento del gettito di imposta sul
valore aggiunto relativa alle operazioni di importazione
riconducibili all'infrastruttura oggetto dell'intervento;
c) l'ammontare del canone di concessione previsto
dall'articolo 1, comma 1020, della legge 27 dicembre 2006,
n. 296, e successive modificazioni, nonche', l'integrazione
prevista dall'articolo 19, comma 9-bis, del decreto-legge
1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla
legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni,
possono essere riconosciuti al concessionario come
contributo in conto esercizio.
2. L'importo del contributo pubblico a fondo perduto
nonche' le modalita' e i termini delle misure previste al
comma 1, utilizzabili anche cumulativamente, sono posti a
base di gara per l'individuazione del concessionario, e
successivamente riportate nel contratto di concessione da
approvare con decreto del Ministro delle infrastrutture e
dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze. La misura massima del contributo pubblico,
ivi incluse le misure di cui al comma 1, non puo' eccedere
il 50 per cento del costo dell'investimento e deve essere
in conformita' con la disciplina nazionale e comunitaria in
materia.
2-bis. L'incremento del gettito IVA, di cui al comma 1,
lettera b) su cui calcolare la quota del 25 per cento, e'
determinato per ciascun anno di esercizio
dell'infrastruttura:
a) in relazione a progetti di nuove infrastrutture, in
misura pari all'ammontare delle riscossioni dell'IVA
registrato nel medesimo anno;
b) in relazione a progetti di ampliamento ovvero
potenziamento di infrastrutture esistenti, in misura pari
alla differenza tra l'ammontare delle riscossioni dell'IVA
registrato nel medesimo anno e la media delle riscossioni
conseguite nel triennio immediatamente precedente l'entrata
in esercizio dell'infrastruttura oggetto dell'intervento.
2-ter. Gli incrementi di gettito di cui al comma 1,
lettera b), registrati nei vari porti, per poter essere
accertati devono essere stati realizzati nel singolo porto,
tenendo conto anche dell'andamento del gettito dell'intero
sistema portuale, secondo le modalita' di cui al comma
2-quater.
2-quater. Con uno o piu' decreti del Ministro
dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro
delle infrastrutture e dei trasporti, sono stabilite le
modalita' di accertamento, calcolo e determinazione
dell'incremento di gettito di cui ai commi 2-bis e 2-ter,
di corresponsione della quota di incremento del predetto
gettito alla societa' di progetto, nonche' ogni altra
disposizione attuativa della disposizione di cui ai
predetti commi 2-bis e 2-ter.".



 
Art. 59-bis
Sostituzione dell'articolo 153 del codice
di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163

1. L'articolo 153 del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e' sostituito dal seguente:
«Art. 153 (Finanza di progetto). - 1. Per la realizzazione di lavori pubblici o di lavori di pubblica utilita', ivi inclusi quelli relativi alle strutture dedicate alla nautica da diporto, inseriti nella programmazione triennale e nell'elenco annuale di cui all'articolo 128, ovvero negli strumenti di programmazione formalmente approvati dall'amministrazione aggiudicatrice sulla base della normativa vigente, ivi inclusi i Piani dei porti, finanziabili in tutto o in parte con capitali privati, le amministrazioni aggiudicatrici possono, in alternativa all'affidamento mediante concessione ai sensi dell'articolo 143, affidare una concessione ponendo a base di gara uno studio di fattibilita', mediante pubblicazione di un bando finalizzato alla presentazione di offerte che contemplino l'utilizzo di risorse totalmente o parzialmente a carico dei soggetti proponenti.
2. Il bando di gara e' pubblicato con le modalita' di cui all'articolo 66 ovvero di cui all'articolo 122, secondo l'importo dei lavori, ponendo a base di gara lo studio di fattibilita' predisposto dall'amministrazione aggiudicatrice o adottato ai sensi del comma 19.
3. Il bando, oltre al contenuto previsto dall'articolo 144, specifica:
a) che l'amministrazione aggiudicatrice ha la possibilita' di richiedere al promotore prescelto, di cui al comma 10, lettera b), di apportare al progetto preliminare, da questi presentato, le modifiche eventualmente intervenute in fase di approvazione del progetto, anche al fine del rilascio delle concessioni demaniali marittime, ove necessarie, e che in tal caso la concessione e' aggiudicata al promotore solo successivamente all'accettazione, da parte di quest'ultimo, delle modifiche progettuali nonche' del conseguente eventuale adeguamento del piano economico-finanziario;
b) che, in caso di mancata accettazione da parte del promotore di apportare modifiche al progetto preliminare, l'amministrazione ha facolta' di chiedere progressivamente ai concorrenti successivi in graduatoria l'accettazione delle modifiche da apportare al progetto preliminare presentato dal promotore alle stesse condizioni proposte al promotore e non accettate dallo stesso.
4. Le amministrazioni aggiudicatrici valutano le offerte presentate con il criterio dell'offerta economicamente piu' vantaggiosa di cui all'articolo 83.
5. Oltre a quanto previsto dall'articolo 83 per il caso delle concessioni, l'esame delle proposte e' esteso agli aspetti relativi alla qualita' del progetto preliminare presentato, al valore economico e finanziario del piano e al contenuto della bozza di convenzione. Per quanto concerne le strutture dedicate alla nautica da diporto, l'esame e la valutazione delle proposte sono svolti anche con riferimento alla maggiore idoneita' dell'iniziativa prescelta a soddisfare in via combinata gli interessi pubblici alla valorizzazione turistica ed economica dell'area interessata, alla tutela del paesaggio e dell'ambiente e alla sicurezza della navigazione.
6. Il bando indica i criteri, secondo l'ordine di importanza loro attribuita, in base ai quali si procede alla valutazione comparativa tra le diverse proposte. La pubblicazione del bando, nel caso di strutture destinate alla nautica da diporto, esaurisce gli oneri di pubblicita' previsti per il rilascio della concessione demaniale marittima.
7. Il disciplinare di gara, richiamato espressamente nel bando, indica, in particolare, l'ubicazione e la descrizione dell'intervento da realizzare, la destinazione urbanistica, la consistenza, le tipologie del servizio da gestire, in modo da consentire che le proposte siano presentate secondo presupposti omogenei.
8. Alla procedura sono ammessi solo i soggetti in possesso dei requisiti previsti dal regolamento per il concessionario anche associando o consorziando altri soggetti, fermi restando i requisiti di cui all'articolo 38.
9. Le offerte devono contenere un progetto preliminare, una bozza di convenzione, un piano economico-finanziario asseverato da un istituto di credito o da societa' di servizi costituite dall'istituto di credito stesso ed iscritte nell'elenco generale degli intermediari finanziari, ai sensi dell'articolo 106 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, o da una societa' di revisione ai sensi dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1939, n. 1966, nonche' la specificazione delle caratteristiche del servizio e della gestione, e dare conto del preliminare coinvolgimento di uno o piu' istituti finanziatori nel progetto; il regolamento detta indicazioni per chiarire e agevolare le attivita' di asseverazione ai fini della valutazione degli elementi economici e finanziari. Il piano economico-finanziario comprende l'importo delle spese sostenute per la predisposizione delle offerte, comprensivo anche dei diritti sulle opere dell'ingegno di cui all'articolo 2578 del codice civile. Tale importo non puo' superare il 2,5 per cento del valore dell'investimento, come desumibile dallo studio di fattibilita' posto a base di gara. Nel caso di strutture destinate alla nautica da diporto, il progetto preliminare deve definire le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori ed il quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire, deve contenere uno studio con la descrizione del progetto ed i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti che il progetto puo' avere sull'ambiente e deve essere integrato con le specifiche richieste nei decreti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 5 giugno 2009, nn. 10/09, 11/09 e 12/09 e successive modificazioni.
10. L'amministrazione aggiudicatrice:
a) prende in esame le offerte che sono pervenute nei termini indicati nel bando;
b) redige una graduatoria e nomina promotore il soggetto che ha presentato la migliore offerta; la nomina del promotore puo' aver luogo anche in presenza di una sola offerta;
c) pone in approvazione il progetto preliminare presentato dal promotore, con le modalita' indicate all'articolo 97, anche al fine del successivo rilascio della concessione demaniale marittima, ove necessaria. In tale fase e' onere del promotore procedere alle modifiche progettuali necessarie ai fini dell'approvazione del progetto, nonche' a tutti gli adempimenti di legge anche ai fini della valutazione di impatto ambientale, senza che cio' comporti alcun compenso aggiuntivo, ne' incremento delle spese sostenute per la predisposizione delle offerte indicate nel piano finanziario;
d) quando il progetto non necessita di modifiche progettuali, procede direttamente alla stipula della concessione;
e) qualora il promotore non accetti di modificare il progetto, ha facolta' di richiedere progressivamente ai concorrenti successivi in graduatoria l'accettazione delle modifiche al progetto presentato dal promotore alle stesse condizioni proposte al promotore e non accettate dallo stesso.
11. La stipulazione del contratto di concessione puo' avvenire solamente a seguito della conclusione, con esito positivo, della procedura di approvazione del progetto preliminare e della accettazione delle modifiche progettuali da parte del promotore, ovvero del diverso concorrente aggiudicatario. Il rilascio della concessione demaniale marittima, ove necessaria, avviene sulla base del progetto definitivo, redatto in conformita' al progetto preliminare approvato.
12. Nel caso in cui risulti aggiudicatario della concessione un soggetto diverso dal promotore, quest'ultimo ha diritto al pagamento, a carico dell'aggiudicatario, dell'importo delle spese di cui al comma 9, terzo periodo.
13. Le offerte sono corredate dalla garanzia di cui all'articolo 75 e da un'ulteriore cauzione fissata dal bando in misura pari al 2,5 per cento del valore dell'investimento, come desumibile dallo studio di fattibilita' posto a base di gara. Il soggetto aggiudicatario e' tenuto a prestare la cauzione definitiva di cui all'articolo 113. Dalla data di inizio dell'esercizio del servizio, da parte del concessionario e' dovuta una cauzione a garanzia delle penali relative al mancato o inesatto adempimento di tutti gli obblighi contrattuali relativi alla gestione dell'opera, da prestarsi nella misura del 10 per cento del costo annuo operativo di esercizio e con le modalita' di cui all'articolo 113; la mancata presentazione di tale cauzione costituisce grave inadempimento contrattuale.
14. Si applicano ove necessario le disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, e successive modificazioni.
15. Le amministrazioni aggiudicatrici, ferme restando le disposizioni relative al contenuto del bando previste dal comma 3, primo periodo, possono, in alternativa a quanto prescritto dal comma 3, lettere a) e b), procedere come segue:
a) pubblicare un bando precisando che la procedura non comporta l'aggiudicazione al promotore prescelto, ma l'attribuzione allo stesso del diritto di essere preferito al migliore offerente individuato con le modalita' di cui alle successive lettere del presente comma, ove il promotore prescelto intenda adeguare la propria offerta a quella ritenuta piu' vantaggiosa;
b) provvedere alla approvazione del progetto preliminare in conformita' al comma 10, lettera c);
c) bandire una nuova procedura selettiva, ponendo a base di gara il progetto preliminare approvato e le condizioni economiche e contrattuali offerte dal promotore, con il criterio della offerta economicamente piu' vantaggiosa;
d) ove non siano state presentate offerte valutate economicamente piu' vantaggiose rispetto a quella del promotore, il contratto e' aggiudicato a quest'ultimo;
e) ove siano state presentate una o piu' offerte valutate economicamente piu' vantaggiose di quella del promotore posta a base di gara, quest'ultimo puo', entro quarantacinque giorni dalla comunicazione dell'amministrazione aggiudicatrice, adeguare la propria proposta a quella del migliore offerente, aggiudicandosi il contratto. In questo caso l'amministrazione aggiudicatrice rimborsa al migliore offerente, a spese del promotore, le spese sostenute per la partecipazione alla gara, nella misura massima di cui al comma 9, terzo periodo;
f) ove il promotore non adegui nel termine indicato alla precedente lettera e) la propria proposta a quella del miglior offerente individuato in gara, quest'ultimo e' aggiudicatario del contratto e l'amministrazione aggiudicatrice rimborsa al promotore, a spese dell'aggiudicatario, le spese sostenute nella misura massima di cui al comma 9, terzo periodo. Qualora le amministrazioni aggiudicatrici si avvalgano delle disposizioni del presente comma, non si applicano il comma 10, lettere d) ed e), il comma 11 e il comma 12, ferma restando l'applicazione degli altri commi che precedono.
16. In relazione a ciascun lavoro inserito nell'elenco annuale di cui al comma 1, per il quale le amministrazioni aggiudicatrici non provvedano alla pubblicazione dei bandi entro sei mesi dalla approvazione dello stesso elenco annuale, i soggetti in possesso dei requisiti di cui al comma 8 possono presentare, entro e non oltre quattro mesi dal decorso di detto termine, una proposta avente il contenuto dell'offerta di cui al comma 9, garantita dalla cauzione di cui all'articolo 75, corredata dalla documentazione dimostrativa del possesso dei requisiti soggettivi e dell'impegno a prestare una cauzione nella misura dell'importo di cui al comma 9, terzo periodo, nel caso di indizione di gara ai sensi delle lettere a), b) e c) del presente comma. Entro sessanta giorni dalla scadenza del termine di quattro mesi di cui al periodo precedente, le amministrazioni aggiudicatrici provvedono, anche nel caso in cui sia pervenuta una sola proposta, a pubblicare un avviso con le modalita' di cui all'articolo 66 ovvero di cui all'articolo 122, secondo l'importo dei lavori, contenente i criteri in base ai quali si procede alla valutazione delle proposte. Le eventuali proposte rielaborate e ripresentate alla luce dei suddetti criteri e le nuove proposte sono presentate entro novanta giorni dalla pubblicazione di detto avviso; le amministrazioni aggiudicatrici esaminano dette proposte, unitamente alle proposte gia' presentate e non rielaborate, entro sei mesi dalla scadenza di detto termine. Le amministrazioni aggiudicatrici, verificato preliminarmente il possesso dei requisiti, individuano la proposta ritenuta di pubblico interesse procedendo poi in via alternativa a:
a) se il progetto preliminare necessita di modifiche, qualora ricorrano le condizioni di cui all'articolo 58, comma 2, indire un dialogo competitivo ponendo a base di esso il progetto preliminare e la proposta;
b) se il progetto preliminare non necessita di modifiche, previa approvazione del progetto preliminare
presentato dal promotore, bandire una concessione ai sensi dell'articolo 143, ponendo lo stesso progetto a base di gara ed invitando alla gara il promotore;
c) se il progetto preliminare non necessita di modifiche, previa approvazione del progetto preliminare presentato dal promotore, procedere ai sensi del comma 15, lettere c), d), e) ed f), ponendo lo stesso progetto a base di gara e invitando alla gara il promotore.
17. Se il soggetto che ha presentato la proposta prescelta ai sensi del comma 16 non partecipa alle gare di cui alle lettere a), b) e c) del comma 16, l'amministrazione aggiudicatrice incamera la garanzia di cui all'articolo 75. Nelle gare di cui al comma 16, lettere a), b) e c), si applica il comma 13.
18. Il promotore che non risulti aggiudicatario nella procedura di cui al comma 16, lettera a), ha diritto al rimborso, con onere a carico dell'affidatario, delle spese sostenute nella misura massima di cui al comma 9, terzo periodo. Al promotore che non risulti aggiudicatario nelle procedure di cui al comma 16, lettere b) e c), si applica quanto previsto dal comma 15, lettere e) ed f).
19. Gli operatori economici possono presentare alle amministrazioni aggiudicatrici proposte relative alla realizzazione in concessione di lavori pubblici o di lavori di pubblica utilita', incluse le strutture dedicate alla nautica da diporto, non presenti nella programmazione triennale di cui all'articolo 128 ovvero negli strumenti di programmazione approvati dall'amministrazione aggiudicatrice sulla base della normativa vigente. La proposta contiene un progetto preliminare, una bozza di convenzione, il piano economico-finanziario asseverato da uno dei soggetti di cui al comma 9, primo periodo, e la specificazione delle caratteristiche del servizio e della gestione. Nel caso di strutture destinate alla nautica da diporto, il progetto preliminare deve definire le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori ed il quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire, deve contenere uno studio con la descrizione del progetto ed i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti che il progetto puo' avere sull'ambiente e deve essere integrato con le specifiche richieste nei decreti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 5 giugno 2009, nn. 10/09, 11/09 e 12/09, e successive modificazioni. Il piano economico-finanziario comprende l'importo delle spese sostenute per la predisposizione della proposta, comprensivo anche dei diritti sulle opere dell'ingegno di cui all'articolo 2578 del codice civile. La proposta e' corredata dalle autodichiarazioni relative al possesso dei requisiti di cui al comma 21, dalla cauzione di cui all'articolo 75, e dall'impegno a prestare una cauzione nella misura dell'importo di cui al comma 9, terzo periodo, nel caso di indizione di gara. L'amministrazione aggiudicatrice valuta, entro tre mesi, il pubblico interesse della proposta. A tal fine l'amministrazione aggiudicatrice puo' invitare il proponente ad apportare al progetto preliminare le modifiche necessarie per la sua approvazione. Se il proponente non apporta le modifiche richieste, la proposta non puo' essere valutata di pubblico interesse. Il progetto preliminare, eventualmente modificato, e' inserito nella programmazione triennale di cui all'articolo 128 ovvero negli strumenti di programmazione approvati dall'amministrazione aggiudicatrice sulla base della normativa vigente ed e' posto in approvazione con le modalita' indicate all'articolo 97; il proponente e' tenuto ad apportare le eventuali ulteriori modifiche chieste in sede di approvazione del progetto; in difetto, il progetto si intende non approvato. Il progetto preliminare approvato e' posto a base di gara per l'affidamento di una concessione, alla quale e' invitato il proponente, che assume la denominazione di promotore. Nel bando l'amministrazione aggiudicatrice puo' chiedere ai concorrenti, compreso il promotore, la presentazione di eventuali varianti al progetto. Nel bando e' specificato che il promotore puo' esercitare il diritto di prelazione. I concorrenti, compreso il promotore, devono essere in possesso dei requisiti di cui al comma 8, e presentare un'offerta contenente una bozza di convenzione, il piano economico-finanziario asseverato da uno dei soggetti di cui al comma 9, primo periodo, la specificazione delle caratteristiche del servizio e della gestione, nonche' le eventuali varianti al progetto preliminare; si applicano i commi 4, 5, 6, 7 e 13. Se il promotore non risulta aggiudicatario, puo' esercitare, entro quindici giorni dalla comunicazione dell'aggiudicazione definitiva, il diritto di prelazione e divenire aggiudicatario se dichiara di impegnarsi ad adempiere alle obbligazioni contrattuali alle medesime condizioni offerte dall'aggiudicatario. Se il promotore non risulta aggiudicatario e non esercita la prelazione ha diritto al pagamento, a carico dell'aggiudicatario, dell'importo delle spese per la predisposizione della proposta nei limiti indicati nel comma 9. Se il promotore esercita la prelazione, l'originario aggiudicatario ha diritto al pagamento, a carico del promotore, dell'importo delle spese per la predisposizione dell'offerta nei limiti di cui al comma 9.
20. La proposta di cui al comma 19, primo periodo, puo' riguardare, in alternativa alla concessione, la locazione finanziaria di cui all'articolo 160-bis.
21. Possono presentare le proposte di cui al comma 19, primo periodo, i soggetti in possesso dei requisiti di cui al comma 8, nonche' i soggetti dotati di idonei requisiti tecnici, organizzativi, finanziari e gestionali, specificati dal regolamento, nonche' i soggetti di cui agli articoli 34 e 90, comma 2, lettera b), eventualmente associati o consorziati con enti finanziatori e con gestori di servizi. La realizzazione di lavori pubblici o di pubblica utilita' rientra tra i settori ammessi di cui all'articolo 1, comma 1, lettera c-bis), del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153. Le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, nell'ambito degli scopi di utilita' sociale e di promozione dello sviluppo economico dalle stesse perseguiti, possono aggregarsi alla presentazione di proposte di realizzazione di lavori pubblici di cui al comma 1, ferma restando la loro autonomia decisionale.
22. Limitatamente alle ipotesi di cui ai commi 16, 19 e 21, i soggetti che hanno presentato le proposte possono recedere dalla composizione dei proponenti in ogni fase della procedura fino alla pubblicazione del bando di gara purche' tale recesso non faccia venir meno la presenza dei requisiti per la qualificazione. In ogni caso, la mancanza dei requisiti in capo a singoli soggetti comporta l'esclusione dei soggetti medesimi senza inficiare la validita' della proposta, a condizione che i restanti componenti posseggano i requisiti necessari per la qualificazione.
23. Ai sensi dell'articolo 4 del presente codice, per quanto attiene alle strutture dedicate alla nautica da diporto, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano adeguano la propria normativa ai principi previsti dal presente articolo».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 153, del citato
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei
contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture
in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE),
come modificato dalla presente legge:
"Art. 153. Finanza di progetto.
1. Per la realizzazione di lavori pubblici o di lavori
di pubblica utilita', ivi inclusi quelli relativi alle
strutture dedicate alla nautica da diporto, inseriti nella
programmazione triennale e nell'elenco annuale di cui
all'articolo 128, ovvero negli strumenti di programmazione
formalmente approvati dall'amministrazione aggiudicatrice
sulla base della normativa vigente, ivi inclusi i Piani dei
porti, finanziabili in tutto o in parte con capitali
privati, le amministrazioni aggiudicatrici possono, in
alternativa all'affidamento mediante concessione ai sensi
dell'articolo 143, affidare una concessione ponendo a base
di gara uno studio di fattibilita', mediante pubblicazione
di un bando finalizzato alla presentazione di offerte che
contemplino l'utilizzo di risorse totalmente o parzialmente
a carico dei soggetti proponenti.
2. Il bando di gara e' pubblicato con le modalita' di
cui all'articolo 66 ovvero di cui all'articolo 122, secondo
l'importo dei lavori, ponendo a base di gara lo studio di
fattibilita' predisposto dall'amministrazione
aggiudicatrice o adottato ai sensi del comma 19.
3. Il bando, oltre al contenuto previsto dall'articolo
144, specifica:
a) che l'amministrazione aggiudicatrice ha la
possibilita' di richiedere al promotore prescelto, di cui
al comma 10, lettera b), di apportare al progetto
preliminare, da questi presentato, le modifiche
eventualmente intervenute in fase di approvazione del
progetto, anche al fine del rilascio delle concessioni
demaniali marittime, ove necessarie, e che in tal caso la
concessione e' aggiudicata al promotore solo
successivamente all'accettazione, da parte di quest'ultimo,
delle modifiche progettuali nonche' del conseguente
eventuale adeguamento del piano economico-finanziario;
b) che, in caso di mancata accettazione da parte del
promotore di apportare modifiche al progetto preliminare,
l'amministrazione ha facolta' di chiedere progressivamente
ai concorrenti successivi in graduatoria l'accettazione
delle modifiche da apportare al progetto preliminare
presentato dal promotore alle stesse condizioni proposte al
promotore e non accettate dallo stesso.
4. Le amministrazioni aggiudicatrici valutano le
offerte presentate con il criterio dell'offerta
economicamente piu' vantaggiosa di cui all'articolo 83.
5. Oltre a quanto previsto dall'articolo 83 per il caso
delle concessioni, l'esame delle proposte e' esteso agli
aspetti relativi alla qualita' del progetto preliminare
presentato, al valore economico e finanziario del piano e
al contenuto della bozza di convenzione. Per quanto
concerne le strutture dedicate alla nautica da diporto,
l'esame e la valutazione delle proposte sono svolti anche
con riferimento alla maggiore idoneita' dell'iniziativa
prescelta a soddisfare in via combinata gli interessi
pubblici alla valorizzazione turistica ed economica
dell'area interessata, alla tutela del paesaggio e
dell'ambiente e alla sicurezza della navigazione.
6. Il bando indica i criteri, secondo l'ordine di
importanza loro attribuita, in base ai quali si procede
alla valutazione comparativa tra le diverse proposte. La
pubblicazione del bando, nel caso di strutture destinate
alla nautica da diporto, esaurisce gli oneri di pubblicita'
previsti per il rilascio della concessione demaniale
marittima.
7. Il disciplinare di gara, richiamato espressamente
nel bando, indica, in particolare, l'ubicazione e la
descrizione dell'intervento da realizzare, la destinazione
urbanistica, la consistenza, le tipologie del servizio da
gestire, in modo da consentire che le proposte siano
presentate secondo presupposti omogenei.
8. Alla procedura sono ammessi solo i soggetti in
possesso dei requisiti previsti dal regolamento per il
concessionario anche associando o consorziando altri
soggetti, fermi restando i requisiti di cui all'articolo
38.
9. Le offerte devono contenere un progetto preliminare,
una bozza di convenzione, un piano economico-finanziario
asseverato da un istituto di credito o da societa' di
servizi costituite dall'istituto di credito stesso ed
iscritte nell'elenco generale degli intermediari
finanziari, ai sensi dell'articolo 106 del decreto
legislativo 1o settembre 1993, n. 385, o da una societa' di
revisione ai sensi dell'articolo 1 della legge 23 novembre
1939, n. 1966, nonche' la specificazione delle
caratteristiche del servizio e della gestione, e dare conto
del preliminare coinvolgimento di uno o piu' istituti
finanziatori nel progetto; il regolamento detta indicazioni
per chiarire e agevolare le attivita' di asseverazione ai
fini della valutazione degli elementi economici e
finanziari. Il piano economico-finanziario comprende
l'importo delle spese sostenute per la predisposizione
delle offerte, comprensivo anche dei diritti sulle opere
dell'ingegno di cui all'articolo 2578 del codice civile.
Tale importo non puo' superare il 2,5 per cento del valore
dell'investimento, come desumibile dallo studio di
fattibilita' posto a base di gara. Nel caso di strutture
destinate alla nautica da diporto, il progetto preliminare
deve definire le caratteristiche qualitative e funzionali
dei lavori ed il quadro delle esigenze da soddisfare e
delle specifiche prestazioni da fornire, deve contenere uno
studio con la descrizione del progetto ed i dati necessari
per individuare e valutare i principali effetti che il
progetto puo' avere sull'ambiente e deve essere integrato
con le specifiche richieste nei decreti del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti 5 giugno 2009, nn. 10/09,
11/09 e 12/09 e successive modificazioni.
10. L'amministrazione aggiudicatrice:
a) prende in esame le offerte che sono pervenute nei
termini indicati nel bando;
b) redige una graduatoria e nomina promotore il
soggetto che ha presentato la migliore offerta; la nomina
del promotore puo' aver luogo anche in presenza di una sola
offerta;
c) pone in approvazione il progetto preliminare
presentato dal promotore, con le modalita' indicate
all'articolo 97, anche al fine del successivo rilascio
della concessione demaniale marittima, ove necessaria. In
tale fase e' onere del promotore procedere alle modifiche
progettuali necessarie ai fini dell'approvazione del
progetto, nonche' a tutti gli adempimenti di legge anche ai
fini della valutazione di impatto ambientale, senza che
cio' comporti alcun compenso aggiuntivo, ne' incremento
delle spese sostenute per la predisposizione delle offerte
indicate nel piano finanziario;
d) quando il progetto non necessita di modifiche
progettuali, procede direttamente alla stipula della
concessione;
e) qualora il promotore non accetti di modificare il
progetto, ha facolta' di richiedere progressivamente ai
concorrenti successivi in graduatoria l'accettazione delle
modifiche al progetto presentato dal promotore alle stesse
condizioni proposte al promotore e non accettate dallo
stesso.
11. La stipulazione del contratto di concessione puo'
avvenire solamente a seguito della conclusione, con esito
positivo, della procedura di approvazione del progetto
preliminare e della accettazione delle modifiche
progettuali da parte del promotore, ovvero del diverso
concorrente aggiudicatario. Il rilascio della concessione
demaniale marittima, ove necessaria, avviene sulla base del
progetto definitivo, redatto in conformita' al progetto
preliminare approvato.
12. Nel caso in cui risulti aggiudicatario della
concessione un soggetto diverso dal promotore, quest'ultimo
ha diritto al pagamento, a carico dell'aggiudicatario,
dell'importo delle spese di cui al comma 9, terzo periodo.
13. Le offerte sono corredate dalla garanzia di cui
all'articolo 75 e da un'ulteriore cauzione fissata dal
bando in misura pari al 2,5 per cento del valore
dell'investimento, come desumibile dallo studio di
fattibilita' posto a base di gara. Il soggetto
aggiudicatario e' tenuto a prestare la cauzione definitiva
di cui all'articolo 113. Dalla data di inizio
dell'esercizio del servizio, da parte del concessionario e'
dovuta una cauzione a garanzia delle penali relative al
mancato o inesatto adempimento di tutti gli obblighi
contrattuali relativi alla gestione dell'opera, da
prestarsi nella misura del 10 per cento del costo annuo
operativo di esercizio e con le modalita' di cui
all'articolo 113; la mancata presentazione di tale cauzione
costituisce grave inadempimento contrattuale.
14. Si applicano ove necessario le disposizioni di cui
al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001,
n. 327, e successive modificazioni.
15. Le amministrazioni aggiudicatrici, ferme restando
le disposizioni relative al contenuto del bando previste
dal comma 3, primo periodo, possono, in alternativa a
quanto prescritto dal comma 3, lettere a) e b), procedere
come segue:
a) pubblicare un bando precisando che la procedura non
comporta l'aggiudicazione al promotore prescelto, ma
l'attribuzione allo stesso del diritto di essere preferito
al migliore offerente individuato con le modalita' di cui
alle successive lettere del presente comma, ove il
promotore prescelto intenda adeguare la propria offerta a
quella ritenuta piu' vantaggiosa;
b) provvedere alla approvazione del progetto
preliminare in conformita' al comma 10, lettera c);
c) bandire una nuova procedura selettiva, ponendo a
base di gara il progetto preliminare approvato e le
condizioni economiche e contrattuali offerte dal promotore,
con il criterio della offerta economicamente piu'
vantaggiosa;
d) ove non siano state presentate offerte valutate
economicamente piu' vantaggiose rispetto a quella del
promotore, il contratto e' aggiudicato a quest'ultimo;
e) ove siano state presentate una o piu' offerte
valutate economicamente piu' vantaggiose di quella del
promotore posta a base di gara, quest'ultimo puo', entro
quarantacinque giorni dalla comunicazione
dell'amministrazione aggiudicatrice, adeguare la propria
proposta a quella del migliore offerente, aggiudicandosi il
contratto. In questo caso l'amministrazione aggiudicatrice
rimborsa al migliore offerente, a spese del promotore, le
spese sostenute per la partecipazione alla gara, nella
misura massima di cui al comma 9, terzo periodo;
f) ove il promotore non adegui nel termine indicato
alla precedente lettera e) la propria proposta a quella del
miglior offerente individuato in gara, quest'ultimo e'
aggiudicatario del contratto e l'amministrazione
aggiudicatrice rimborsa al promotore, a spese
dell'aggiudicatario, le spese sostenute nella misura
massima di cui al comma 9, terzo periodo. Qualora le
amministrazioni aggiudicatrici si avvalgano delle
disposizioni del presente comma, non si applicano il comma
10, lettere d) ed e), il comma 11 e il comma 12, ferma
restando l'applicazione degli altri commi che precedono.
16. In relazione a ciascun lavoro inserito nell'elenco
annuale di cui al comma 1, per il quale le amministrazioni
aggiudicatrici non provvedano alla pubblicazione dei bandi
entro sei mesi dalla approvazione dello stesso elenco
annuale, i soggetti in possesso dei requisiti di cui al
comma 8 possono presentare, entro e non oltre quattro mesi
dal decorso di detto termine, una proposta avente il
contenuto dell'offerta di cui al comma 9, garantita dalla
cauzione di cui all'articolo 75, corredata dalla
documentazione dimostrativa del possesso dei requisiti
soggettivi e dell'impegno a prestare una cauzione nella
misura dell'importo di cui al comma 9, terzo periodo, nel
caso di indizione di gara ai sensi delle lettere a), b) e
c) del presente comma. Entro sessanta giorni dalla scadenza
del termine di quattro mesi di cui al periodo precedente,
le amministrazioni aggiudicatrici provvedono, anche nel
caso in cui sia pervenuta una sola proposta, a pubblicare
un avviso con le modalita' di cui all'articolo 66 ovvero di
cui all'articolo 122, secondo l'importo dei lavori,
contenente i criteri in base ai quali si procede alla
valutazione delle proposte. Le eventuali proposte
rielaborate e ripresentate alla luce dei suddetti criteri e
le nuove proposte sono presentate entro novanta giorni
dalla pubblicazione di detto avviso; le amministrazioni
aggiudicatrici esaminano dette proposte, unitamente alle
proposte gia' presentate e non rielaborate, entro sei mesi
dalla scadenza di detto termine. Le amministrazioni
aggiudicatrici, verificato preliminarmente il possesso dei
requisiti, individuano la proposta ritenuta di pubblico
interesse procedendo poi in via alternativa a:
a) se il progetto preliminare necessita di modifiche,
qualora ricorrano le condizioni di cui all'articolo 58,
comma 2, indire un dialogo competitivo ponendo a base di
esso il progetto preliminare e la proposta;
b) se il progetto preliminare non necessita di
modifiche, previa approvazione del progetto preliminare
presentato dal promotore, bandire una concessione ai sensi
dell'articolo 143, ponendo lo stesso progetto a base di
gara ed invitando alla gara il promotore;
c) se il progetto preliminare non necessita di
modifiche, previa approvazione del progetto preliminare
presentato dal promotore, procedere ai sensi del comma 15,
lettere c), d), e) ed f), ponendo lo stesso progetto a base
di gara e invitando alla gara il promotore.
17. Se il soggetto che ha presentato la proposta
prescelta ai sensi del comma 16 non partecipa alle gare di
cui alle lettere a), b) e c) del comma 16,
l'amministrazione aggiudicatrice incamera la garanzia di
cui all'articolo 75. Nelle gare di cui al comma 16, lettere
a), b) e c), si applica il comma 13.
18. Il promotore che non risulti aggiudicatario nella
procedura di cui al comma 16, lettera a), ha diritto al
rimborso, con onere a carico dell'affidatario, delle spese
sostenute nella misura massima di cui al comma 9, terzo
periodo. Al promotore che non risulti aggiudicatario nelle
procedure di cui al comma 16, lettere b) e c), si applica
quanto previsto dal comma 15, lettere e) ed f).
19. Gli operatori economici possono presentare alle
amministrazioni aggiudicatrici proposte relative alla
realizzazione in concessione di lavori pubblici o di lavori
di pubblica utilita', incluse le strutture dedicate alla
nautica da diporto, non presenti nella programmazione
triennale di cui all'articolo 128 ovvero negli strumenti di
programmazione approvati dall'amministrazione
aggiudicatrice sulla base della normativa vigente. La
proposta contiene un progetto preliminare, una bozza di
convenzione, il piano economico-finanziario asseverato da
uno dei soggetti di cui al comma 9, primo periodo, e la
specificazione delle caratteristiche del servizio e della
gestione. Nel caso di strutture destinate alla nautica da
diporto, il progetto preliminare deve definire le
caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori ed il
quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifiche
prestazioni da fornire, deve contenere uno studio con la
descrizione del progetto ed i dati necessari per
individuare e valutare i principali effetti che il progetto
puo' avere sull'ambiente e deve essere integrato con le
specifiche richieste nei decreti del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti 5 giugno 2009, nn. 10/09,
11/09 e 12/09, e successive modificazioni. Il piano
economico-finanziario comprende l'importo delle spese
sostenute per la predisposizione della proposta,
comprensivo anche dei diritti sulle opere dell'ingegno di
cui all'articolo 2578 del codice civile. La proposta e'
corredata dalle autodichiarazioni relative al possesso dei
requisiti di cui al comma 21, dalla cauzione di cui
all'articolo 75, e dall'impegno a prestare una cauzione
nella misura dell'importo di cui al comma 9, terzo periodo,
nel caso di indizione di gara. L'amministrazione
aggiudicatrice valuta, entro tre mesi, il pubblico
interesse della proposta. A tal fine l'amministrazione
aggiudicatrice puo' invitare il proponente ad apportare al
progetto preliminare le modifiche necessarie per la sua
approvazione. Se il proponente non apporta le modifiche
richieste, la proposta non puo' essere valutata di pubblico
interesse. Il progetto preliminare, eventualmente
modificato, e' inserito nella programmazione triennale di
cui all'articolo 128 ovvero negli strumenti di
programmazione approvati dall'amministrazione
aggiudicatrice sulla base della normativa vigente ed e'
posto in approvazione con le modalita' indicate
all'articolo 97; il proponente e' tenuto ad apportare le
eventuali ulteriori modifiche chieste in sede di
approvazione del progetto; in difetto, il progetto si
intende non approvato. Il progetto preliminare approvato e'
posto a base di gara per l'affidamento di una concessione,
alla quale e' invitato il proponente, che assume la
denominazione di promotore. Nel bando l'amministrazione
aggiudicatrice puo' chiedere ai concorrenti, compreso il
promotore, la presentazione di eventuali varianti al
progetto. Nel bando e' specificato che il promotore puo'
esercitare il diritto di prelazione. I concorrenti,
compreso il promotore, devono essere in possesso dei
requisiti di cui al comma 8, e presentare un'offerta
contenente una bozza di convenzione, il piano
economico-finanziario asseverato da uno dei soggetti di cui
al comma 9, primo periodo, la specificazione delle
caratteristiche del servizio e della gestione, nonche' le
eventuali varianti al progetto preliminare; si applicano i
commi 4, 5, 6, 7 e 13. Se il promotore non risulta
aggiudicatario, puo' esercitare, entro quindici giorni
dalla comunicazione dell'aggiudicazione definitiva, il
diritto di prelazione e divenire aggiudicatario se dichiara
di impegnarsi ad adempiere alle obbligazioni contrattuali
alle medesime condizioni offerte dall'aggiudicatario. Se il
promotore non risulta aggiudicatario e non esercita la
prelazione ha diritto al pagamento, a carico
dell'aggiudicatario, dell'importo delle spese per la
predisposizione della proposta nei limiti indicati nel
comma 9. Se il promotore esercita la prelazione,
l'originario aggiudicatario ha diritto al pagamento, a
carico del promotore, dell'importo delle spese per la
predisposizione dell'offerta nei limiti di cui al comma 9.
20. La proposta di cui al comma 19, primo periodo, puo'
riguardare, in alternativa alla concessione, la locazione
finanziaria di cui all'articolo 160-bis.
21. Possono presentare le proposte di cui al comma 19,
primo periodo, i soggetti in possesso dei requisiti di cui
al comma 8, nonche' i soggetti dotati di idonei requisiti
tecnici, organizzativi, finanziari e gestionali,
specificati dal regolamento, nonche' i soggetti di cui agli
articoli 34 e 90, comma 2, lettera b), eventualmente
associati o consorziati con enti finanziatori e con gestori
di servizi. La realizzazione di lavori pubblici o di
pubblica utilita' rientra tra i settori ammessi di cui
all'articolo 1, comma 1, lettera c-bis), del decreto
legislativo 17 maggio 1999, n. 153. Le camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura, nell'ambito degli
scopi di utilita' sociale e di promozione dello sviluppo
economico dalle stesse perseguiti, possono aggregarsi alla
presentazione di proposte di realizzazione di lavori
pubblici di cui al comma 1, ferma restando la loro
autonomia decisionale.
22. Limitatamente alle ipotesi di cui ai commi 16, 19 e
21, i soggetti che hanno presentato le proposte possono
recedere dalla composizione dei proponenti in ogni fase
della procedura fino alla pubblicazione del bando di gara
purche' tale recesso non faccia venir meno la presenza dei
requisiti per la qualificazione. In ogni caso, la mancanza
dei requisiti in capo a singoli soggetti comporta
l'esclusione dei soggetti medesimi senza inficiare la
validita' della proposta, a condizione che i restanti
componenti posseggano i requisiti necessari per la
qualificazione.
23. Ai sensi dell'articolo 4 del presente codice, per
quanto attiene alle strutture dedicate alla nautica da
diporto, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano adeguano la propria normativa ai principi previsti
dal presente articolo.".
Si riporta il testo dell'articolo 106 del decreto
legislativo 1 settembre 1993, n. 385 (Testo unico delle
leggi in materia bancaria e creditizia), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 30 settembre 1993, n. 230, S.O.:
"Art. 106. Albo degli intermediari finanziari.
1. L'esercizio nei confronti del pubblico
dell'attivita' di concessione di finanziamenti sotto
qualsiasi forma e' riservato agli intermediari finanziari
autorizzati, iscritti in un apposito albo tenuto dalla
Banca d'Italia.
2. Oltre alle attivita' di cui al comma 1 gli
intermediari finanziari possono prestare servizi di
pagamento, a condizione che siano a cio' autorizzati ai
sensi dell'articolo 114-novies, comma 4, e iscritti nel
relativo albo, nonche' prestare servizi di investimento se
autorizzati ai sensi dell'articolo 18, comma 3, del decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Gli intermediari
finanziari possono altresi' esercitare le altre attivita' a
loro eventualmente consentite dalla legge nonche' attivita'
connesse o strumentali, nel rispetto delle disposizioni
dettate dalla Banca d'Italia.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita
la Banca d'Italia, specifica il contenuto delle attivita'
indicate nel comma 1, nonche' in quali circostanze ricorra
l'esercizio nei confronti del pubblico.".
Si riporta il testo dell' art. 2578 del codice civile.
"Art. 2578. Progetti di lavori.
All'autore di progetti di lavori di ingegneria o di
altri lavori analoghi che costituiscono soluzioni originali
di problemi tecnici, compete, oltre il diritto esclusivo di
riproduzione dei piani e disegni dei progetti medesimi, il
diritto di ottenere un equo compenso da coloro che eseguono
il progetto tecnico a scopo di lucro senza il suo
consenso.".
Il testo del decreto del Presidente della Repubblica 8
giugno 2001, n. 327, e successive modificazioni, (Testo
unico delle disposizioni legislative e regolamentari in
materia di espropriazione per pubblica utilita' - Testo A),
e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 agosto
2001, n. 189, S.O.



 
Art. 59-ter
Semplificazione nella navigazione da diporto

1. Al codice di cui al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, nel capo II del titolo III, dopo l'articolo 49 e' aggiunto il seguente:
«Art. 49-bis (Noleggio occasionale). - 1. Al fine di incentivare la nautica da diporto e il turismo nautico, il titolare persona fisica, ovvero l'utilizzatore a titolo di locazione finanziaria, di imbarcazioni e navi da diporto di cui all'articolo 3, comma 1, puo' effettuare, in forma occasionale, attivita' di noleggio della predetta unita'. Tale forma di noleggio non costituisce uso commerciale dell'unita'.
2. Il comando e la condotta dell'imbarcazione da diporto possono essere assunti dal titolare, dall'utilizzatore a titolo di locazione finanziaria dell'imbarcazione ovvero attraverso l'utilizzazione di altro personale, con il solo requisito del possesso della patente nautica di cui all'articolo 39 del presente codice, in deroga alle disposizioni recanti l'istituzione e la disciplina dei titoli professionali del diporto. Nel caso di navi da diporto, in luogo della patente nautica, il conduttore deve essere munito di titolo professionale del diporto. Qualora sia utilizzato personale diverso, le relative prestazioni di lavoro si intendono comprese tra le prestazioni occasionali di tipo accessorio di cui all'articolo 70, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e ad esse si applicano le disposizioni di cui all'articolo 72 del citato decreto legislativo n. 276 del 2003.
3. Ferme restando le previsioni di cui al presente titolo, l'effettuazione del noleggio e' subordinata esclusivamente alla previa comunicazione, da effettuare mediante modalita' telematiche, all'Agenzia delle entrate e alla Capitaneria di porto territorialmente competente, nonche' all'Inps ed all'Inail, nel caso di impiego di personale ai sensi dell'ultimo periodo del comma 2. L'effettuazione del servizio di noleggio in assenza della comunicazione alla Capitaneria di porto comporta l'applicazione della sanzione di cui all'articolo 55, comma 1, del presente codice, mentre la mancata comunicazione all'Inps o all'Inail comporta l'applicazione delle sanzioni di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2002, n. 73.
4. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali sono definite le modalita' di attuazione delle disposizioni di cui al comma 3.
5. I proventi derivanti dall'attivita' di noleggio di cui al comma 1 sono assoggettati, a richiesta del percipiente, sempreche' di importo non superiore a 30.000 euro annui, a un'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali, nella misura del 20 per cento, con esclusione della detraibilita' o deducibilita' dei costi e delle spese sostenute relative all'attivita' di noleggio. L'imposta sostitutiva e' versata entro il termine stabilito per il versamento a saldo dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. L'acconto relativo all'imposta sul reddito delle persone fisiche e' calcolato senza tenere conto delle disposizioni di cui al presente comma. Per la liquidazione, l'accertamento, la riscossione e il contenzioso riguardanti l'imposta sostitutiva di cui al presente comma si applicano le disposizioni previste per le imposte sui redditi. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono stabilite modalita' semplificate di documentazione e di dichiarazione dei predetti proventi, le modalita' di versamento dell'imposta sostitutiva, nonche' ogni altra disposizione utile ai fini dell'attuazione del presente comma. La mancata comunicazione all'Agenzia delle entrate prevista dal comma 3, primo periodo, preclude la possibilita' di fruire del regime tributario sostitutivo di cui al presente comma, ovvero comporta la decadenza dal medesimo regime».



Riferimenti normativi
Il testo del Codice della nautica da diporto di cui al
decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, e' stato
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 agosto 2005, n.
202, S.O.
Si riporta il testo degli articoli 3, 39 e 55 del
Codice della nautica da diporto:
"Art. 3. Unita' da diporto.
1. Le costruzioni destinate alla navigazione da diporto
sono denominate:
a) unita' da diporto: si intende ogni costruzione di
qualunque tipo e con qualunque mezzo di propulsione
destinata alla navigazione da diporto;
b) nave da diporto: si intende ogni unita' con scafo di
lunghezza superiore a ventiquattro metri, misurata secondo
le norme armonizzate EN/ISO/DIS 8666 per la misurazione dei
natanti e delle imbarcazioni da diporto;
c) imbarcazione da diporto: si intende ogni unita' con
scafo di lunghezza superiore a dieci metri e fino a
ventiquattro metri, misurata secondo le norme armonizzate
di cui alla lettera b);
d) natante da diporto: si intende ogni unita' da
diporto a remi, o con scafo di lunghezza pari o inferiore a
dieci metri, misurata secondo le norme armonizzate di cui
alla lettera b)."
"Art. 39. Patente nautica.
1. La patente nautica per unita' da diporto di
lunghezza non superiore a ventiquattro metri e'
obbligatoria nei seguenti casi, in relazione alla
navigazione effettivamente svolta:
a) per la navigazione oltre le sei miglia dalla costa
o, comunque, su moto d'acqua;
b) per la navigazione nelle acque interne e per la
navigazione nelle acque marittime entro sei miglia dalla
costa, quando a bordo dell'unita' sia installato un motore
avente una cilindrata superiore a 750 cc se a carburazione
a due tempi, o a 1.000 cc se a carburazione a quattro tempi
fuori bordo o se a iniezione diretta, o a 1.300 cc se a
carburazione a quattro tempi entro bordo, o a 2.000 cc se a
ciclo diesel, comunque con potenza superiore a 30 kw o a
40,8 cv.
2. Chi assume il comando di una unita' da diporto di
lunghezza superiore ai ventiquattro metri, deve essere in
possesso della patente per nave da diporto.
3. Per il comando e la condotta delle unita' da diporto
di lunghezza pari o inferiore a ventiquattro metri, che
navigano entro sei miglia dalla costa e a bordo delle quali
e' installato un motore di potenza e cilindrata inferiori a
quelle indicate al comma 1, lettera b), e' richiesto il
possesso dei seguenti requisiti, senza obbligo di patente:
a) aver compiuto diciotto anni di eta', per le
imbarcazioni;
b) aver compiuto sedici anni di eta', per i natanti;
c) aver compiuto quattordici anni di eta', per i
natanti a vela con superficie velica, superiore a quattro
metri quadrati nonche' per le unita' a remi che navigano
oltre un miglio dalla costa.
4. Si prescinde dai requisiti di eta' di cui al comma
3, per la partecipazione all'attivita' di istruzione svolta
dalle scuole di avviamento agli sport nautici gestite dalle
federazioni nazionali e dalla Lega navale italiana, ai
relativi allenamenti ed attivita' agonistica, a condizione
che le attivita' stesse si svolgano sotto la
responsabilita' delle scuole ed i partecipanti siano
coperti dall'assicurazione per responsabilita' civile per i
danni causati alle persone imbarcate ed a terzi.
5. I motoscafi ad uso privato di cui al regio
decreto-legge 9 maggio 1932, n. 813, convertito dalla legge
20 dicembre 1932, n. 1884, sono equiparati, ai fini
dell'abilitazione al comando, alle unita' da diporto.
6. La patente nautica si distingue nelle seguenti
categorie ed abilita al comando o alla direzione nautica
delle unita' da diporto indicate per le rispettive
categorie:
a) Categoria A: comando e condotta di natanti e
imbarcazioni da diporto;
b) Categoria B: comando di navi da diporto;
c) Categoria C: direzione nautica di natanti e
imbarcazioni da diporto."
"Art. 55. Esercizio abusivo delle attivita' di
locazione, noleggio, appoggio per le immersioni subacquee
ed insegnamento della navigazione da diporto.
1. Chiunque esercita le attivita' di locazione,
noleggio, appoggio per le immersioni subacquee ed
insegnamento della navigazione da diporto senza
l'osservanza delle formalita' di cui all'articolo 2, comma
2, ovvero utilizza imbarcazioni da diporto per attivita'
diverse da quelle a cui sono adibite, e' soggetto alla
sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro
duemilasessantasei a euro ottomiladuecentosessantatre.
2. Alla stessa sanzione e' soggetto chiunque non
presenta la dichiarazione di cui all'articolo 2, comma 3.".
Si riporta il testo degli articoli 70 e 72 del decreto
legislativo 10 settembre 2003, n. 276 (Attuazione delle
deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di
cui alla L. 14 febbraio 2003, n. 30):
"Art. 70. Definizione e campo di applicazione.
1. Per prestazioni di lavoro accessorio si intendono
attivita' lavorative di natura occasionale rese
nell'ambito: a) di lavori domestici; b) di lavori di
giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici, strade,
parchi e monumenti, anche nel caso in cui il committente
sia un ente locale; c) dell'insegnamento privato
supplementare; d) di manifestazioni sportive, culturali,
fieristiche o caritatevoli e di lavori di emergenza o di
solidarieta' anche in caso di committente pubblico; e) di
qualsiasi settore produttivo, compresi gli enti locali, le
scuole e le universita', il sabato e la domenica e durante
i periodi di vacanza da parte di giovani con meno di
venticinque anni di eta' se regolarmente iscritti a un
ciclo di studi presso un istituto scolastico di qualsiasi
ordine e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici,
ovvero in qualunque periodo dell'anno se regolarmente
iscritti a un ciclo di studi presso l'universita'; f) di
attivita' agricole di carattere stagionale effettuate da
pensionati, da casalinghe e da giovani di cui alla lettera
e), ovvero delle attivita' agricole svolte a favore dei
soggetti di cui all'articolo 34, comma 6, del decreto del
Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633; g)
dell'impresa familiare di cui all'articolo 230-bis del
codice civile; h) della consegna porta a porta e della
vendita ambulante di stampa quotidiana e periodica; h-bis)
di qualsiasi settore produttivo, compresi gli enti locali
da parte di pensionati; h-ter) di attivita' di lavoro
svolte nei maneggi e nelle scuderie. In via sperimentale
per l'anno 2010 (141), per prestazioni di lavoro accessorio
si intendono anche le attivita' lavorative di natura
occasionale rese nell'ambito di qualsiasi settore
produttivo da parte di prestatori di lavoro titolari di
contratti di lavoro a tempo parziale, con esclusione della
possibilita' di utilizzare i buoni lavoro presso il datore
di lavoro titolare del contratto a tempo parziale.
1-bis. In via sperimentale per gli anni 2009 e 2010
(143), prestazioni di lavoro accessorio possono essere
rese, in tutti i settori produttivi, compresi gli enti
locali e nel limite massimo di 3.000 euro per anno solare,
da percettori di prestazioni integrative del salario o di
sostegno al reddito compatibilmente con quanto stabilito
dall'articolo 19, comma 10, del decreto-legge 29 novembre
2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28
gennaio 2009, n. 2. L'INPS provvede a sottrarre dalla
contribuzione figurativa relativa alle prestazioni
integrative del salario o di sostegno al reddito gli
accrediti contributivi derivanti dalle prestazioni di
lavoro accessorio.
2. Le attivita' lavorative di cui al comma 1, anche se
svolte a favore di piu' beneficiari, configurano rapporti
di natura meramente occasionale e accessoria, intendendosi
per tali le attivita' che non danno complessivamente luogo,
con riferimento al medesimo committente, a compensi
superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare.
2-bis. Le imprese familiari possono utilizzare
prestazioni di lavoro accessorio per un importo complessivo
non superiore, nel corso di ciascun anno fiscale, a 10.000
euro
2-ter. Il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio da
parte di un committente pubblico e degli enti locali e'
consentito nel rispetto dei vincoli previsti dalla vigente
disciplina in materia di contenimento delle spese di
personale e ove previsto dal patto di stabilita' interno."
"Art. 72. Disciplina del lavoro accessorio.
1. Per ricorrere a prestazioni di lavoro accessorio, i
beneficiari acquistano presso le rivendite autorizzate uno
o piu' carnet di buoni per prestazioni di lavoro accessorio
il cui valore nominale e' fissato con decreto del Ministro
del lavoro e delle politiche sociali, da adottarsi entro
trenta giorni e periodicamente aggiornato.
2. Tale valore nominale e' stabilito tenendo conto
della media delle retribuzioni rilevate per le attivita'
lavorative affini a quelle di cui all'articolo 70, comma 1,
nonche' del costo di gestione del servizio.
3. Il prestatore di lavoro accessorio percepisce il
proprio compenso presso il concessionario, di cui al comma
5, all'atto della restituzione dei buoni ricevuti dal
beneficiario della prestazione di lavoro accessorio. Tale
compenso e' esente da qualsiasi imposizione fiscale e non
incide sullo stato di disoccupato o inoccupato del
prestatore di lavoro accessorio.
4. Fermo restando quanto disposto dal comma 4-bis, il
concessionario provvede al pagamento delle spettanze alla
persona che presenta i buoni, registrandone i dati
anagrafici e il codice fiscale, effettua il versamento per
suo conto dei contributi per fini previdenziali all'INPS,
alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26,
della legge 8 agosto 1995, n. 335, in misura pari al 13 per
cento del valore nominale del buono, e per fini
assicurativi contro gli infortuni all'INAIL, in misura pari
al 7 per cento del valore nominale del buono, e trattiene
l'importo autorizzato dal decreto di cui al comma 1, a
titolo di rimborso spese.
4-bis. Con riferimento all'impresa familiare di cui
all'articolo 70, comma 1, lettera g), trova applicazione la
normale disciplina contributiva e assicurativa del lavoro
subordinato.
5. Il Ministro del lavoro, della salute e delle
politiche sociali individua con proprio decreto il
concessionario del servizio e regolamenta i criteri e le
modalita' per il versamento dei contributi di cui al comma
4 e delle relative coperture assicurative e previdenziali.
In attesa del decreto ministeriale i concessionari del
servizio sono individuati nell'I.N.P.S. e nelle agenzie per
il lavoro di cui agli articoli 4, comma 1, lettere a) e c)
e 6, commi 1, 2 e 3 del presente decreto.".
Si riporta il testo dell'articolo 3, comma 3, del
decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 aprile 2002, n. 73
(Disposizioni urgenti per il completamento delle operazioni
di emersione di attivita' detenute all'estero e di lavoro
irregolare), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23
febbraio 2002, n. 46:
"Art. 3. Modifiche alle disposizioni in materia di
lavoro irregolare.
3. Ferma restando l'applicazione delle sanzioni gia'
previste dalla normativa in vigore, in caso di impiego di
lavoratori subordinati senza preventiva comunicazione di
instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore di
lavoro privato, con la sola esclusione del datore di lavoro
domestico, si applica altresi' la sanzione amministrativa
da euro 1.500 a euro 12.000 per ciascun lavoratore
irregolare, maggiorata di euro 150 per ciascuna giornata di
lavoro effettivo. L'importo della sanzione e' da euro 1.000
a euro 8.000 per ciascun lavoratore irregolare, maggiorato
di euro 30 per ciascuna giornata di lavoro irregolare, nel
caso in cui il lavoratore risulti regolarmente occupato per
un periodo lavorativo successivo. L'importo delle sanzioni
civili connesse all'evasione dei contributi e dei premi
riferiti a ciascun lavoratore irregolare di cui ai periodi
precedenti e' aumentato del 50 per cento .".



 
Art. 60
Regime doganale delle unita' da diporto

1. All'articolo 36 del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, il quarto comma e' sostituito dal seguente: «Le navi, ad esclusione di quelle da diporto, e gli aeromobili costruiti all'estero o provenienti da bandiera estera si intendono destinati al consumo nel territorio doganale quando vengono iscritti nelle matricole o nei registri di cui rispettivamente agli articoli 146 e 750 del codice della navigazione; le navi, ad esclusione di quelle da diporto, e gli aeromobili nazionali e nazionalizzati, iscritti nelle matricole o nei registri predetti, si intendono destinati al consumo fuori del territorio doganale quando vengono cancellati dalle matricole o dai registri stessi per uno dei motivi indicati nel primo comma, lettere c) e d), rispettivamente degli articoli 163 e 760 del codice medesimo. Le navi da diporto si intendono destinate al consumo dentro o fuori dal territorio doganale su semplice rilascio di una dichiarazione rispettivamente di importazione definitiva o di esportazione definitiva da parte dell'armatore».
2. All'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, dopo le parole: «Unione europea» sono inserite le seguenti: «o extraeuropei».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 36, del decreto del
Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43
(Approvazione del testo unico delle disposizioni
legislative in materia doganale), come modificato dalla
presente legge:
"Art. 36. Presupposto dell'obbligazione tributaria.
Per le merci soggette a diritti di confine il
presupposto dell'obbligazione tributaria e' costituito,
relativamente alle merci estere, dalla loro destinazione al
consumo entro il territorio doganale e, relativamente alle
merci nazionali e nazionalizzate, dalla loro destinazione
al consumo fuori del territorio stesso.
Si intendono destinate al consumo entro il territorio
doganale le merci estere dichiarate per l'importazione
definitiva e si intendono destinate al consumo fuori del
predetto territorio le merci nazionali e nazionalizzate
dichiarate per l'esportazione definitiva; l'obbligazione
sorge alla data apposta sulla dichiarazione, in presenza
dell'operatore, dal funzionario incaricato
dell'accettazione.
Il presupposto dell'obbligazione tributaria si
considera non avverato se la dichiarazione viene mutata ai
sensi dell'articolo 58, secondo comma, ovvero se, a norma
delle leggi vigenti, l'operazione non puo' essere
consentita. Rispetto alle merci nazionali e nazionalizzate
dichiarate per l'esportazione definitiva il presupposto
stesso si considera altresi' non avverato se dette merci
non sono uscite dal territorio doganale.
Le navi, ad esclusione di quelle da diporto, e gli
aeromobili costruiti all'estero o provenienti da bandiera
estera si intendono destinati al consumo nel territorio
doganale quando vengono iscritti nelle matricole o nei
registri di cui rispettivamente agli articoli 146 e 750 del
codice della navigazione; le navi, ad esclusione di quelle
da diporto, e gli aeromobili nazionali e nazionalizzati,
iscritti nelle matricole o nei registri predetti, si
intendono destinati al consumo fuori del territorio
doganale quando vengono cancellati dalle matricole o dai
registri stessi per uno dei motivi indicati nel primo
comma, lettere c) e d), rispettivamente degli articoli 163
e 760 del codice medesimo. Le navi da diporto si intendono
destinate al consumo dentro o fuori dal territorio doganale
su semplice rilascio di una dichiarazione rispettivamente
di importazione definitiva o di esportazione definitiva da
parte dell'armatore.
Agli effetti del primo comma si presume definitivamente
immessa in consumo, fatta eccezione soltanto per i casi di
cui all'art. 37, la merce o parte di essa che sia stata
indebitamente sottratta ai vincoli doganali o che comunque
non sia stata presentata alle verifiche o controlli
doganali nei termini prescritti o non sia stata rinvenuta
all'atto delle operazioni predette; tuttavia, qualora la
merce sia stata sequestrata a seguito di violazione
doganale, si applica la disposizione di cui all'articolo
338, primo comma.
Salvo che non sia diversamente disposto da altre norme
di legge, nei casi contemplati nel precedente comma
l'obbligazione tributaria si ritiene sorta al momento in
cui il fatto si e' verificato ovvero, se non e' possibile
stabilire tale momento, quando il fatto e' stato
accertato.".
Si riporta il testo degli articoli 146 , 163, 750 e 760
del Codice della navigazione:
"Art. 146. Iscrizione delle navi e dei galleggianti.
Le navi maggiori sono iscritte nelle matricole tenute
dagli uffici di compartimento marittimo, sedi di direzione
marittima. Le matricole tenute dai compartimenti marittimi
che non siano sede di direzione marittima e dagli altri
uffici sono accentrate presso le direzioni marittime
sovraordinate ad eccezione dei compartimenti marittimi di
Mazara del Vallo e Salerno, per i quali le matricole dei
pescherecci sono tenute presso i medesimi compartimenti
marittimi.
Le navi minori e i galleggianti sono iscritti nei
registri tenuti dagli uffici di compartimento e di
circondario o dagli altri uffici indicati dal regolamento.
Per le navi e i galleggianti addetti alla navigazione
interna i registri sono tenuti dagli ispettori di porto e
dagli altri uffici indicati da leggi e regolamenti."
"Art. 163. Cancellazione della nave dal registro di
iscrizione.
La nave e' cancellata dal registro di iscrizione
quando:
a. e' perita o si presume perita;
b. e' stata demolita;
c. ha perduto i prescritti requisiti di nazionalita';
d. e' stata iscritta in un registro straniero, salvo il
caso che risulti in regime di sospensione a seguito di
locazione a scafo nudo.
La nave maggiore e' cancellata dalla matricola anche
quando ne e' stata effettuata l'iscrizione nei registri
delle navi minori e dei galleggianti. La nave minore e'
cancellata dal registro, quando e' stata iscritta nella
matricola delle navi maggiori. Le navi marittime e quelle
della navigazione interna sono inoltre cancellate dai
relativi registri quando siano state iscritte,
rispettivamente, nei registri delle navi della navigazione
interna e in quelli delle navi marittime.
All'atto della cancellazione l'autorita' ritira i
documenti di bordo, quando non vi abbia gia' provveduto a
norma degli articoli precedenti."
"Art. 750. Iscrizione ed identificazione degli
aeromobili.
Gli aeromobili sono iscritti nel registro aeronautico
nazionale tenuto dall'ENAC, se rispondono ai requisiti di
nazionalita' di cui all'articolo 756.
L'iscrizione e' richiesta dal proprietario che risponde
ai requisiti previsti dall'articolo 756.
L'aeromobile e' identificato dalle marche di
nazionalita' e di immatricolazione."
"Art. 760. Cancellazione dell'aeromobile dal registro.
L'aeromobile e' cancellato dal registro d'iscrizione
quando:
a) e' perito o si presume perito;
b) e' stato demolito;
c) ha perduto i requisiti di nazionalita' richiesti
nell'articolo 756;
d) e' stato iscritto in un registro di altro Stato;
e) e' stato riconsegnato al proprietario nei casi
previsti dall'articolo 756, secondo comma;
f) il proprietario ne fa domanda, al fine di iscrivere
l'aeromobile nel registro di altro Stato membro dell'Unione
europea.
La cancellazione dell'aeromobile deve essere richiesta
dal proprietario o dai soggetti che hanno l'effettiva
disponibilita' dell'aeromobile, ai sensi dell'articolo 756,
secondo comma, i quali provvedono, inoltre, a riconsegnare
i certificati di immatricolazione e di navigabilita'.
Nei casi di cui alle lettere c) e d) del primo comma,
l'ENAC, ricevuta la richiesta di cancellazione, procede
alla pubblicazione, secondo le modalita' stabilite con
proprio regolamento e mediante annotazione nel registro
aeronautico nazionale, di un avviso col quale si invitano
gli interessati a far valere entro sessanta giorni
dall'annotazione i loro diritti.
Se entro il termine di cui al terzo comma sono promosse
presso l'ENAC formali opposizioni da parte di creditori,
con l'indicazione e la quantificazione dei crediti vantati,
degli interessi e delle spese sostenute, o se
sull'aeromobile risultano iscritti diritti reali o di
garanzia, l'ENAC esegue la cancellazione solamente dopo
l'avveramento delle condizioni e secondo le procedure di
cui al terzo e quinto comma dell'articolo 759.
In caso di particolare urgenza, si applicano le
disposizioni di cui al quarto e quinto comma dell'articolo
759.
Nel caso di cui alla lettera f) del primo comma, il
proprietario, che intende alienare l'aeromobile o che,
mantenendone la proprieta', intende cancellarlo dal
registro aeronautico nazionale per l'iscrizione in un
registro di un altro Stato dell'Unione europea, deve fare
dichiarazione all'ENAC. L'ENAC, subordinatamente
all'assenza o all'avvenuto soddisfacimento od estinzione
dei crediti o diritti reali o di garanzia risultanti dal
registro aeronautico nazionale, procede alla cancellazione
dell'aeromobile, previo ritiro dei certificati di
immatricolazione e di navigabilita'. Dell'avvenuta
cancellazione deve essere data immediata comunicazione al
Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente
dalle aziende di navigazione aerea, nonche' pubblicita',
secondo le modalita' stabilite con regolamento dell'ENAC e
mediante annotazione nel registro aeronautico nazionale.
Nel caso di cui al sesto comma, il termine di
estinzione dei privilegi sull'aeromobile decorre dalla data
di cancellazione.
La cancellazione dell'aeromobile puo' essere anche
disposta d'ufficio.".
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 3, del
decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171 (Codice della
nautica da diporto ed attuazione della direttiva
2003/44/CE, a norma dell'articolo 6 della L. 8 luglio 2003,
n. 172), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 agosto
2005, n. 202, S.O.:
"Art. 2. Uso commerciale delle unita' da diporto.
(omissis)
3. Qualora le attivita' di cui al comma 1 siano svolte
con unita' da diporto battenti bandiera di uno dei Paesi
dell'Unione europea o extraeuropei, l'esercente presenta
all'autorita' marittima o della navigazione interna con
giurisdizione sul luogo in cui l'unita' abitualmente
staziona una dichiarazione contenente le caratteristiche
dell'unita', il titolo che attribuisce la disponibilita'
della stessa, nonche' gli estremi della polizza
assicurativa a garanzia delle persone imbarcate e di
responsabilita' civile verso terzi e della certificazione
di sicurezza in possesso. Copia della dichiarazione,
timbrata e vistata dalla predetta autorita', deve essere
mantenuta a bordo.".



 
Art. 60-bis
Misure a tutela della filiera della nautica da diporto

1. All'articolo 16 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 2 e' sostituito dal seguente:
«2. Dal 1° maggio di ogni anno le unita' da diporto sono soggette al pagamento di una tassa annuale nelle misure di seguito indicate:
a) euro 800 per le unita' con scafo di lunghezza da 10,01 metri a 12 metri;
b) euro 1.160 per le unita' con scafo di lunghezza da 12,01 metri a 14 metri;
c) euro 1.740 per le unita' con scafo di lunghezza da 14,01 a 17 metri;
d) euro 2.600 per le unita' con scafo di lunghezza da 17,01 a 20 metri;
e) euro 4.400 per le unita' con scafo di lunghezza da 20,01 a 24 metri;
f) euro 7.800 per le unita' con scafo di lunghezza da 24,01 a 34 metri;
g) euro 12.500 per le unita' con scafo di lunghezza da 34,01 a 44 metri;
h) euro 16.000 per le unita' con scafo di lunghezza da 44,01 a 54 metri;
i) euro 21.500 per le unita' con scafo di lunghezza da 54,01 a 64 metri;
l) euro 25.000 per le unita' con scafo di lunghezza superiore a 64 metri»;
b) al comma 3, dopo le parole: «con motore ausiliario» sono aggiunte le seguenti: «il cui rapporto fra superficie velica e potenza del motore espresso in Kw non sia inferiore a 0.5»;
c) al comma 4, le parole: «, nonche' alle unita' di cui al comma 2 che si trovino in un'area di rimessaggio e per i giorni di effettiva permanenza in rimessaggio» sono soppresse;
d) al comma 5-bis, dopo le parole: «dell'atto» sono aggiunte le seguenti: «, ovvero per le unita' che siano rinvenienti da contratti di locazione finanziaria risolti per inadempienza dell'utilizzatore. Allo scopo di sviluppare la nautica da diporto, la tassa non si applica alle unita' di cui ai commi 2 e 3 per il primo anno dalla prima immatricolazione»;
e) al comma 7, al primo periodo la parola: «finanziaria» e' sostituita dalle seguenti: «anche finanziaria per la durata della stessa, residenti nel territorio dello Stato, nonche' le stabili organizzazioni in Italia dei soggetti non residenti, che posseggano, o ai quali sia attribuibile il possesso di unita' da diporto. La tassa non si applica ai soggetti non residenti e non aventi stabili organizzazioni in Italia che posseggano unita' da diporto, sempre che il loro possesso non sia attribuibile a soggetti residenti in Italia, nonche' alle unita' bene strumentale di aziende di locazione e noleggio»;
f) il comma 8 e' abrogato;
g) al comma 9, le parole: «da 2 a 8» sono sostituite dalle seguenti: «da 2 a 7».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 16, del decreto legge
6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la
crescita, l'equita' e il consolidamento dei conti
pubblici), come modificato dalla presente legge:
"Art. 16. Disposizioni per la tassazione di auto di
lusso, imbarcazioni ed aerei.
1. Al comma 21 dell'articolo 23 del decreto-legge 6
luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111, dopo il primo periodo e'
inserito il seguente: "A partire dall'anno 2012
l'addizionale erariale della tassa automobilistica di cui
al primo periodo e' fissata in euro 20 per ogni chilowatt
di potenza del veicolo superiore a centottantacinque
chilowatt.".
2. Dal 1° maggio di ogni anno le unita' da diporto sono
soggette al pagamento di una tassa annuale nelle misure di
seguito indicate:
a) euro 800 per le unita' con scafo di lunghezza da
10,01 metri a 12 metri;
b) euro 1.160 per le unita' con scafo di lunghezza da
12,01 metri a 14 metri;
c) euro 1.740 per le unita' con scafo di lunghezza da
14,01 a 17 metri;
d) euro 2.600 per le unita' con scafo di lunghezza da
17,01 a 20 metri;
e) euro 4.400 per le unita' con scafo di lunghezza da
20,01 a 24 metri;
f) euro 7.800 per le unita' con scafo di lunghezza da
24,01 a 34 metri;
g) euro 12.500 per le unita' con scafo di lunghezza da
34,01 a 44 metri;
h) euro 16.000 per le unita' con scafo di lunghezza da
44,01 a 54 metri;
i) euro 21.500 per le unita' con scafo di lunghezza da
54,01 a 64 metri;
l) euro 25.000 per le unita' con scafo di lunghezza
superiore a 64 metri;
3. La tassa e' ridotta alla meta' per le unita' con
scafo di lunghezza fino a 12 metri, utilizzate
esclusivamente dai proprietari residenti, come propri
ordinari mezzi di locomozione, nei comuni ubicati nelle
isole minori e nella Laguna di Venezia, nonche' per le
unita' di cui al comma 2 a vela con motore ausiliario il
cui rapporto fra superficie velica e potenza del motore
espresso in Kw non sia inferiore a 0.5.
4. La tassa non si applica alle unita' di proprieta' o
in uso allo Stato e ad altri enti pubblici, a quelle
obbligatorie di salvataggio, ai battelli di servizio,
purche' questi rechino l'indicazione dell'unita' da diporto
al cui servizio sono posti.
5. Sono esenti dalla tassa di cui al comma 2 le unita'
da diporto possedute ed utilizzate da enti ed associazioni
di volontariato esclusivamente ai fini di assistenza
sanitaria e pronto soccorso.
5-bis. La tassa di cui al comma 2 non e' dovuta per le
unita' nuove con targa di prova, nella disponibilita' a
qualsiasi titolo del cantiere costruttore, manutentore o
del distributore, ovvero per quelle usate ritirate dai
medesimi cantieri o distributori con mandato di vendita e
in attesa del perfezionamento dell'atto, ovvero per le
unita' che siano rinvenienti da contratti di locazione
finanziaria risolti per inadempienza dell'utilizzatore.
Allo scopo di sviluppare la nautica da diporto, la tassa
non si applica alle unita' di cui ai commi 2 e 3 per il
primo anno dalla prima immatricolazione.
6. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui
ai commi 2 e 3 la lunghezza e' misurata secondo le norme
armonizzate EN/ISO/DIS 8666 per la misurazione dei natanti
e delle imbarcazioni da diporto.
7. Sono tenuti al pagamento della tassa di cui al comma
2 i proprietari, gli usufruttuari, gli acquirenti con patto
di riservato dominio o gli utilizzatori a titolo di
locazione anche finanziaria per la durata della stessa,
residenti nel territorio dello Stato, nonche' le stabili
organizzazioni in Italia dei soggetti non residenti, che
posseggano, o ai quali sia attribuibile il possesso di
unita' da diporto. La tassa non si applica ai soggetti non
residenti e non aventi stabili organizzazioni in Italia che
posseggano unita' da diporto, sempre che il loro possesso
non sia attribuibile a soggetti residenti in Italia,
nonche' alle unita' bene strumentale di aziende di
locazione e noleggio. Con provvedimento del Direttore
dell'Agenzia delle entrate sono stabilite le modalita' ed i
termini di pagamento della tassa, di comunicazione dei dati
identificativi dell'unita' da diporto e delle informazioni
necessarie all'attivita' di controllo. I pagamenti sono
eseguiti anche con moneta elettronica senza oneri a carico
del bilancio dello Stato. Il gettito della tassa di cui al
comma 2 affluisce all'entrata del bilancio dello Stato.
8. soppresso
9. Le Capitanerie di porto, le forze preposte alla
tutela della sicurezza e alla vigilanza in mare, nonche' le
altre forze preposte alla pubblica sicurezza o gli altri
organi di polizia giudiziaria e tributaria vigilano sul
corretto assolvimento degli obblighi derivanti dalle
disposizioni di cui ai commi da 2 a 7 del presente articolo
ed elevano, in caso di violazione, apposito processo
verbale di constatazione che trasmettono alla direzione
provinciale dell'Agenzia delle entrate competente per
territorio, in relazione al luogo della commissione della
violazione, per l'accertamento della stessa. Per
l'accertamento, la riscossione e il contenzioso si
applicano le disposizioni in materia di imposte sui
redditi; per l'irrogazione delle sanzioni si applicano le
disposizioni di cui al decreto legislativo 18 dicembre
1997, n. 472, esclusa la definizione ivi prevista. Le
violazioni possono essere definite entro sessanta giorni
dalla elevazione del processo verbale di constatazione
mediante il pagamento dell'imposta e della sanzione minima
ridotta al cinquanta per cento. Le controversie concernenti
l'imposta di cui al comma 2 sono devolute alla
giurisdizione delle commissioni tributarie ai sensi del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.
10. Per l'omesso, ritardato o parziale versamento
dell'imposta di cui al comma 2 si applica una sanzione
amministrativa tributaria dal 200 al 300 per cento
dell'importo non versato, oltre all'importo della tassa
dovuta.
11. E' istituita l'imposta erariale sugli aeromobili
privati, di cui all'articolo 744 del codice della
navigazione, immatricolati nel registro aeronautico
nazionale, nelle seguenti misure annuali:
a) velivoli con peso massimo al decollo:
1) fino a 1.000 kg., euro 1,50 al kg;
2) fino a 2.000 kg., euro 2,45 al kg;
3) fino a 4.000 kg., euro 4,25 al kg;
4) fino a 6.000 kg., euro 5,75 al kg;
5) fino a 8.000 kg., euro 6,65 al kg;
6) fino a 10.000 kg., euro 7,10 al kg;
7) oltre 10.000 kg., euro 7,55 al kg;
b) elicotteri: l'imposta dovuta e' pari al doppio di
quella stabilita per i velivoli di corrispondente peso;
c) alianti, motoalianti, autogiri e aerostati, euro
450,00.
12. L'imposta e' dovuta da chi risulta dai pubblici
registri essere proprietario, usufruttuario, acquirente con
patto di riservato dominio, ovvero utilizzatore a titolo di
locazione finanziaria dell'aeromobile, ed e' corrisposta
all'atto della richiesta di rilascio o di rinnovo del
certificato di revisione della aeronavigabilita' in
relazione all'intero periodo di validita' del certificato
stesso. Nel caso in cui il certificato abbia validita'
inferiore ad un anno l'imposta e' dovuta nella misura di un
dodicesimo degli importi di cui al comma 11 per ciascun
mese di validita'.
13. Per gli aeromobili con certificato di revisione
della aeronavigabilita' in corso di validita' alla data di
entrata in vigore del presente decreto l'imposta e'
versata, entro novanta giorni da tale data, in misura pari
a un dodicesimo degli importi stabiliti nel comma 11 per
ciascun mese da quello in corso alla predetta data sino al
mese in cui scade la validita' del predetto certificato.
Entro lo stesso termine deve essere pagata l'imposta
relativa agli aeromobili per i quali il rilascio o il
rinnovo del certificato di revisione della
aeronavigabilita' avviene nel periodo compreso fra la data
di entrata in vigore del presente decreto ed il 31 gennaio
2012.
14. Sono esenti dall'imposta di cui al comma 11 gli
aeromobili di Stato e quelli ad essi equiparati; gli
aeromobili di proprieta' o in esercenza dei licenziatari
dei servizi di linea e non di linea, nonche' del lavoro
aereo, di cui al codice della navigazione, parte seconda,
libro I, titolo VI, capi I, II e III; gli aeromobili di
proprieta' o in esercenza delle Organizzazioni Registrate
(OR), delle scuole di addestramento FTO (Flight Training
Organisation) e dei Centri di Addestramento per le
Abilitazioni (TRTO - Type Rating Training Organisation);
gli aeromobili di proprieta' o in esercenza dell'Aero Club
d'Italia, degli Aero Club locali e dell'Associazione
nazionale paracadutisti d'Italia; gli aeromobili
immatricolati a nome dei costruttori e in attesa di
vendita; gli aeromobili esclusivamente destinati
all'elisoccorso o all'aviosoccorso.
14-bis. L'imposta di cui al comma 11 e' applicata anche
agli aeromobili non immatricolati nel registro aeronautico
nazionale la cui sosta nel territorio italiano si protrae
oltre quarantotto ore.
15. L'imposta di cui al comma 11 e' versata secondo
modalita' stabilite con provvedimento del Direttore
dell'Agenzia delle entrate da emanarsi entro sessanta
giorni dall'entrata in vigore del presente decreto.
15-bis. In caso di omesso o insufficiente pagamento
dell'imposta di cui al comma 11 si applicano le
disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.
471, e del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472.
15-ter. L'addizionale di cui al comma 1 e' ridotta dopo
cinque, dieci e quindici anni dalla data di costruzione del
veicolo, rispettivamente, al 60, al 30 e al 15 per cento e
non e' piu' dovuta decorsi venti anni dalla data di
costruzione. La tassa di cui ai commi 2 e 3 e' ridotta dopo
cinque, dieci e quindici anni dalla data di costruzione
dell'unita' da diporto, rispettivamente, del 15, del 30 e
del 45 per cento. I predetti periodi decorrono dal 1°
gennaio dell'anno successivo a quello di costruzione. Con
decreto del direttore generale dell'Amministrazione
autonoma dei monopoli di Stato e' rideterminata l'aliquota
di accisa del tabacco da fumo in misura tale da conseguire
un maggior gettito pari all'onere derivante dal presente
comma."



 
Art. 61
Anticipo recupero accise per autotrasportatori

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277, sono apportate le seguenti modifiche:
a) all'articolo 3:
1) al comma 1, le parole «entro il 30 giugno successivo alla scadenza di ciascun anno solare» sono sostituite dalle seguenti: «a pena di decadenza, entro il mese successivo alla scadenza di ciascun trimestre solare»;
2) al comma 6, le parole «dell'anno» sono sostituite dalle seguenti: «del periodo»;
b) all'articolo 4, comma 3, le parole «entro l'anno solare in cui e' sorto» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 31 dicembre dell'anno solare successivo a quello in cui e' sorto».
2. A partire dall'anno 2012 al credito di imposta riconosciuto con le modalita' e con gli effetti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277 non si applica il limite previsto dall'articolo 1, comma 53 della legge 24 dicembre 2007, n. 244.
3. Per la copertura degli oneri finanziari derivanti dal comma 1 l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 33, comma 10 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilita' 2012) e' ridotta di 26,4 milioni di euro.
4. In tutti i casi nei quali disposizioni di legge determinano aumenti dell'aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante il maggior onere conseguente all'aumento dell'aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante e' sempre rimborsato, con le modalita' previste dall'articolo 6, comma 2, primo e secondo periodo, del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26, nei confronti dei soggetti di cui all'articolo 5, comma 1, limitatamente agli esercenti le attivita' di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, e comma 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16. Coerentemente, all'articolo 33 della legge 12 novembre 2011, n. 183, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita' 2012)» sono apportate le seguenti modificazioni:
a) nel comma 30 le parole «sulla benzina senza piombo» sono sostituite dalle seguenti: «sulla benzina con piombo»
b) dopo il comma 30 sono inseriti i seguenti commi:
«30-bis) All'aumento di accisa sulle benzine disposto con il provvedimento di cui al comma precedente, non si applica l'articolo 1, comma 154, secondo periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662;
30-ter) Il maggior onere conseguente all'aumento, disposto con il provvedimento di cui al comma 30, dell'aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante e' rimborsato, con le modalita' previste dall'articolo 6, comma 2, primo e secondo periodo, del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26, nei confronti dei soggetti di cui all'articolo 5, comma 1, limitatamente agli esercenti le attivita' di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, e comma 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16.»



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 3 e 4, del decreto
del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277
(Regolamento recante disciplina dell'agevolazione fiscale a
favore degli esercenti le attivita' di trasporto merci, a
norma dell'articolo 8 della L. 23 dicembre 1998, n. 448),
come modificati dalla presente legge:
"Art. 3.
1. Per ottenere il beneficio di cui al comma 1
dell'articolo 1, gli esercenti nazionali e gli esercenti
comunitari presentano al competente ufficio del
Dipartimento delle dogane e delle imposte indirette, d'ora
in avanti denominato «ufficio», a pena di decadenza, entro
il mese successivo alla scadenza di ciascun trimestre
solare, apposita dichiarazione, sottoscritta dal titolare o
dal rappresentante legale o negoziale dell'impresa ai sensi
dell'articolo 20 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, e del
comma 11 dell'articolo 3 della legge 15 maggio 1997, n.
127, come sostituito dall'articolo 2, comma 10, della legge
16 giugno 1998, n. 191.
2. La dichiarazione di cui al comma 1 contiene: la
denominazione dell'impresa, la sede legale e
amministrativa, il codice fiscale o la partita IVA, il
codice identificativo della ditta limitatamente agli
esercenti comunitari, le generalita' del titolare o del
rappresentante legale o negoziale, gli estremi degli atti
previsti dall'articolo 1, comma 2, l'indicazione
dell'eventuale titolarita' di depositi o di distributori
privati di carburanti ad imposta assolta, con
specificazione della capacita' di stoccaggio dei relativi
serbatoi contenenti gasolio destinato al rifornimento degli
autoveicoli aventi titolo al beneficio, nonche' degli
estremi della licenza fiscale, se prescritta, di cui
all'articolo 25, comma 4, del testo unico approvato con
decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504.
3. Nella dichiarazione sono riportati i seguenti
ulteriori elementi: il numero di autoveicoli di massa
massima complessiva non inferiore a 11,5 tonnellate in
ordine ai quali compete il beneficio e, con riferimento ai
dati delle fatture di acquisto contenenti anche gli estremi
della targa dell'autoveicolo rifornito, il numero totale
dei litri di gasolio consumati per i quali si richiede il
rimborso, nonche' l'importo dello stesso espresso in lire
italiane ed in euro. Per gli esercenti comunitari si fa
riferimento ai dati delle fatture anch'esse contenenti gli
estremi della targa dell'autoveicolo rifornito, gia'
presentate al competente ufficio del Dipartimento delle
entrate ai fini del rimborso dell'imposta sul valore
aggiunto (IVA), concesso ai sensi dell'articolo 38-ter del
decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.
633, concernente l'esecuzione dei rimborsi a soggetti non
residenti. Qualora gli esercenti comunitari non abbiano
presentato domanda di rimborso dell'IVA, allegano alla
dichiarazione le fatture in originale, che vengono
restituite all'interessato decorsi trenta giorni dalla
relativa richiesta.
4. Nel caso di titolarita' dei depositi e dei
distributori di cui al comma 2, nella dichiarazione e'
contenuta l'attestazione che il gasolio custodito nei
medesimi e' stato utilizzato esclusivamente per il
rifornimento degli autoveicoli di massa massima complessiva
non inferiore ad 11,5 tonnellate per i quali compete il
beneficio. Qualora invece i predetti impianti siano
utilizzati anche per il rifornimento di altri automezzi,
nel prospetto di cui al comma 6 del presente articolo e'
riportato, oltre agli ulteriori elementi richiesti, anche
l'elenco completo di tali automezzi con i relativi dati
identificativi.
5. Nella dichiarazione sono anche riportati: la
modalita' prescelta di fruizione del credito di cui
all'articolo 1, comma 1, e l'impegno a presentare, a
richiesta dell'ufficio, i documenti giustificativi
concernenti gli elementi dichiarati.
6. Alla dichiarazione e' allegata copia dei certificati
di immatricolazione degli autoveicoli aventi titolo al
beneficio, nonche' un prospetto, costituente parte
integrante della dichiarazione stessa, riportante i
seguenti ulteriori dati per singolo autoveicolo: il numero
di targa, il chilometraggio registrato dal contachilometri
alla chiusura del periodo considerato, il proprietario
ovvero, nel caso di contratto di locazione con facolta' di
compera o di contratto di noleggio di cui all'articolo 84
del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e
successive modificazioni, l'intestatario dei predetti
contratti che parimenti sono allegati in copia.
7. Qualora la documentazione prescritta dal presente
articolo sia stata gia' precedentemente allegata, nelle
successive dichiarazioni e' sufficiente farne riferimento.
Art. 4.
1. L'ufficio, ricevuta la dichiarazione di cui
all'articolo 3 e la documentazione a corredo, entro trenta
giorni dal ricevimento ne controlla la regolarita',
invitando l'interessato ad integrare, entro il termine
massimo di quarantacinque giorni successivi alla data di
comunicazione del predetto invito, la dichiarazione stessa
con gli elementi e con la documentazione eventualmente
mancanti; inoltre, entro sessanta giorni dal ricevimento
della dichiarazione ovvero degli elementi e della
documentazione mancanti, determina l'importo complessivo
del credito spettante e, nel caso di richiesta di rimborso,
emette apposito titolo per il pagamento di tale importo
secondo le norme vigenti in materia di contabilita' di
Stato. In caso di emissione tardiva del titolo di pagamento
sono dovuti gli interessi legali di cui all'articolo 1284
del codice civile calcolati sul citato importo dalla
scadenza del predetto termine di sessanta giorni alla data
di emissione del titolo stesso. Qualora non vi siano i
presupposti per il riconoscimento del credito, l'ufficio ne
da' comunicazione all'interessato mediante notifica del
provvedimento di diniego ed agli altri uffici interessati
secondo le disposizioni del decreto di cui all'articolo 7.
Con lo stesso decreto sono stabilite le modalita' di
controllo circa la veridicita' della predetta
dichiarazione.
2. Decorsi i sessanta giorni dal ricevimento, da parte
dell'ufficio, della dichiarazione ovvero degli elementi
mancanti senza che al soggetto sia stato notificato il
provvedimento di diniego di cui al comma 1, l'istanza si
considera accolta e il medesimo puo' utilizzare l'importo
del credito spettante in compensazione ai sensi
dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.
241, qualora ne abbia fatto richiesta. In tali casi
l'ufficio competente puo' annullare, con provvedimento
motivato, l'atto di assenso illegittimamente formato, salvo
che, ove cio' sia possibile, l'interessato provveda a
sanare i vizi entro un termine prefissatogli dall'ufficio
stesso.
3. Gli esercenti nazionali e gli esercenti comunitari
tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi,
compresa quella unificata, utilizzano il credito in
compensazione entro il 31 dicembre dell'anno solare
successivo a quello in cui e' sorto per effetto delle
disposizioni di cui al comma 2. Per la fruizione
dell'eventuale eccedenza presentano richiesta di rimborso
entro i sei mesi successivi a tale anno.
4. Nel caso di esercenti nazionali, nonche' di
esercenti comunitari tenuti alla presentazione della
dichiarazione dei redditi, compresa quella unificata,
l'ufficio comunica agli uffici interessati di cui al comma
1, i dati relativi al beneficiario, l'entita' e la
modalita' del rimborso.".
Si riporta il testo dell'articolo 1, comma 53, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge finanziaria 2008),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2007,
n. 300, S.O.
"Art.1.
(omissis)
53. A partire dal 1° gennaio 2008, anche in deroga alle
disposizioni previste dalle singole leggi istitutive, i
crediti d'imposta da indicare nel quadro RU della
dichiarazione dei redditi possono essere utilizzati nel
limite annuale di 250.000 euro. L'ammontare eccedente e'
riportato in avanti anche oltre il limite temporale
eventualmente previsto dalle singole leggi istitutive ed e'
comunque compensabile per l'intero importo residuo a
partire dal terzo anno successivo a quello in cui si genera
l'eccedenza. Il tetto previsto dal presente comma non si
applica al credito d'imposta di cui all' articolo 1, comma
280, della legge 27 dicembre 2006, n. 296; il tetto
previsto dal presente comma non si applica al credito
d'imposta di cui all' articolo 1, comma 271, della legge 27
dicembre 2006, n. 296, a partire dalla data del 1° gennaio
2010.".
Si riporta il testo dell'articolo 33, comma 10, della
legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilita' 2012):
"Art. 33. Disposizioni diverse.
(omissis)
10. E' autorizzata la spesa di 400 milioni di euro per
l'anno 2012 da destinare a misure di sostegno al settore
dell'autotrasporto merci. Entro trenta giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge, con decreto del
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto
con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono
ripartite le risorse tra le diverse misure in coerenza con
gli interventi gia' previsti a legislazione vigente e con
le esigenze del settore.".
Si riporta il testo dell'articolo 6, comma 2, primo e
secondo periodo, del decreto legislativo 2 febbraio 2007,
n. 26 (Attuazione della direttiva 2003/96/CE che
ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei
prodotti energetici e dell'elettricita'), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 22 marzo 2007, n. 68, S.O.:
"Art. 6. Aliquota di accisa sul gasolio usato come
carburante.
2. Per i soggetti di cui all'articolo 5, commi 1 e 2,
del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con
modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16, il
maggior onere conseguente alla disposizione di cui al comma
1 e' rimborsato, anche mediante la compensazione di cui
all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.
241, e successive modificazioni, a seguito della
presentazione di apposita dichiarazione ai competenti
Uffici dell'Agenzia delle dogane, secondo le modalita' e
con gli effetti previsti dal regolamento recante disciplina
dell'agevolazione fiscale a favore degli esercenti le
attivita' di trasporto merci, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277. Tali
effetti rilevano altresi' ai fini delle disposizioni di cui
al titolo I del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.
446. L'efficacia delle disposizioni di cui al presente
comma e' subordinata alla preventiva approvazione da parte
della Commissione europea ai sensi dell'articolo 88,
paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunita'
europea.".
Si riporta il testo dell'articolo 5, comma 1 e comma 2,
del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452 (Disposizioni
urgenti in tema di accise, di gasolio per autotrazione, di
smaltimento di oli usati, di giochi e scommesse, nonche'
sui rimborsi IVA, sulla pubblicita' effettuata con veicoli,
sulle contabilita' speciali, sui generi di monopolio, sul
trasferimento di beni demaniali, sulla giustizia
tributaria, sul funzionamento del servizio nazionale della
riscossione dei tributi e su contributi ad enti ed
associazioni) convertito, con modificazioni, dalla legge 27
febbraio 2002, n. 16.
"Art. 5. Agevolazione sul gasolio per autotrazione
impiegato dagli autotrasportatori.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002 e fino al 30 giugno
2002, l'aliquota prevista nell'allegato I al testo unico
delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla
produzione e sui consumi, e relative sanzioni penali e
amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre
1995, n. 504, e successive modificazioni, per il gasolio
per autotrazione utilizzato dagli esercenti le attivita' di
trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva
superiore a 3,5 tonnellate e' ridotta della misura
determinata con riferimento al 31 dicembre 2001.
2. La riduzione prevista al comma 1 si applica,
altresi', ai seguenti soggetti:
a) agli enti pubblici ed alle imprese pubbliche locali
esercenti l'attivita' di trasporto di cui al decreto
legislativo 19 novembre 1997, n. 422, e relative leggi
regionali di attuazione;
b) alle imprese esercenti autoservizi di competenza
statale, regionale e locale di cui alla legge 28 settembre
1939, n. 1822, al Regolamento (CEE) n. 684/92 del Consiglio
del 16 marzo 1992, e successive modificazioni, e al citato
decreto legislativo n. 422 del 1997;
c) agli enti pubblici e alle imprese esercenti
trasporti a fune in servizio pubblico per trasporto di
persone.".
Si riporta il testo dell'articolo 33, comma 30, della
legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilita' 2012):
"Art. 33. Disposizioni diverse.
30. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle
dogane e' disposto l'aumento dell'aliquota dell'accisa
sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonche'
dell'aliquota dell'accisa sul gasolio usato come carburante
di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni
legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui
consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui
al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e
successive modificazioni, in misura tale da determinare,
per l'anno 2012, maggiori entrate pari a 65 milioni di
euro.
30-bis. All'aumento di accisa sulle benzine disposto
con il provvedimento di cui al comma precedente, non si
applica l'articolo 1, comma 154, secondo periodo, della
legge 23 dicembre 1996, n. 662.
30-ter. Il maggior onere conseguente all'aumento,
disposto con il provvedimento di cui al comma 30,
dell'aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante
e' rimborsato, con le modalita' previste dall'articolo 6,
comma 2, primo e secondo periodo, del decreto legislativo 2
febbraio 2007, n. 26, nei confronti dei soggetti di cui
all'articolo 5, comma 1, limitatamente agli esercenti le
attivita' di trasporto merci con veicoli di massa massima
complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, e comma 2,
del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con
modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16.".
Si riporta il testo dell'articolo 1, comma 154, secondo
periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 (Misure di
razionalizzazione della finanza pubblica), pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 1996, n. 303, S.O.
"Art. 1.
(omissis)
154. La misura massima dell'imposta regionale sulla
benzina per autotrazione prevista dall'articolo 17 del
decreto legislativo 21 dicembre 1990, n. 398, e' elevata a
lire 50 a litro. L'operativita' di eventuali aumenti
erariali per l'accisa sulla benzina per autotrazione e'
limitata, nei territori delle regioni a statuto ordinario,
alla differenza esistente rispetto all'aliquota in atto
della citata imposta regionale, ove vigente.".



 
Art. 61-bis
Piattaforma per la gestione della rete logistica nazionale

1. Sono ripristinati i fondi di cui all'articolo 2, comma 244, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nella misura di 1 milione di euro per ciascuno degli anni del triennio 2012/2014, con specifica destinazione al miglioramento delle condizioni operative dell'autotrasporto e all'inserimento dei porti nella sperimentazione della piattaforma per la gestione della rete logistica nazionale nell'ambito del progetto UIRNet del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
2. All'onere derivante dal comma 1 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorenti variazioni di bilancio.
4. La societa' UIRNet SpA e' soggetto attuatore unico per la realizzazione e gestione della piattaforma per la gestione della rete logistica nazionale, come definita nel decreto ministeriale 20 giugno 2005, n. 18T, che e' estesa, oltre che agli interporti, anche ai centri merci, ai porti ed alle piastre logistiche.
5. Il Ministro delle infrastrutture e trasporti e' autorizzato a firmare apposito atto convenzionale con UIRNet SpA per disciplinare l'utilizzo dei fondi di cui al comma 1 del presente articolo.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 244, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244 recante (legge finanziaria
2008), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre
2007, n. 300, S.O.
"Art.2
(omissis)
244. Per il completamento e l'implementazione della
rete immateriale degli interporti finalizzata al
potenziamento del livello di servizio sulla rete logistica
nazionale, e' autorizzato un contributo di 5 milioni di
euro per il 2009 e di 10 milioni di euro per il 2010.".



 
Art. 62
Disciplina delle relazioni commerciali in materia
di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari

1. I contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, sono stipulati obbligatoriamente in forma scritta e indicano a pena di nullita' la durata, le quantita' e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalita' di consegna e di pagamento. I contratti devono essere informati a principi di trasparenza, correttezza, proporzionalita' e reciproca corrispettivita' delle prestazioni, con riferimento ai beni forniti. La nullita' del contratto puo' anche essere rilevata d'ufficio dal giudice.
2. Nelle relazioni commerciali tra operatori economici, ivi compresi i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei beni di cui al comma 1, e' vietato:
a) imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, nonche' condizioni extracontrattuali e retroattive;
b) applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti;
c) subordinare la conclusione, l'esecuzione dei contratti e la continuita' e regolarita' delle medesime relazioni commerciali alla esecuzione di prestazioni da parte dei contraenti che, per loro natura e secondo gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con l'oggetto degli uni e delle altre;
d) conseguire indebite prestazioni unilaterali, non giustificate dalla natura o dal contenuto delle relazioni commerciali;
e) adottare ogni ulteriore condotta commerciale sleale che risulti tale anche tenendo conto del complesso delle relazioni commerciali che caratterizzano le condizioni di approvvigionamento.
3. Per i contratti di cui al comma 1, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine legale di trenta giorni e per tutte le altre merci entro il termine di sessanta giorni. In entrambi i casi il termine decorre dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura. Gli interessi decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine. In questi casi il saggio degli interessi e' maggiorato di ulteriori due punti percentuali ed e' inderogabile.
4. Per «prodotti alimentari deteriorabili» si intendono i prodotti che rientrano in una delle seguenti categorie:
a) prodotti agricoli, ittici e alimentari preconfezionati che riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore a sessanta giorni;
b) prodotti agricoli, ittici e alimentari sfusi, comprese erbe e piante aromatiche, anche se posti in involucro protettivo o refrigerati, non sottoposti a trattamenti atti a prolungare la durabilita' degli stessi per un periodo superiore a sessanta giorni;
c) prodotti a base di carne che presentino le seguenti caratteristiche fisico-chimiche:
aW superiore a 0,95 e pH superiore a 5,2
oppure
aW superiore a 0,91
oppure
pH uguale o superiore a 4,5;
c) tutti i tipi di latte.
5. Salvo che il fatto costituisca reato, il contraente, ad eccezione del consumatore finale, che contravviene agli obblighi di cui al comma 1 e' sottoposto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 516,00 a euro 20.000,00. L'entita' della sanzione e' determinata facendo riferimento al valore dei beni oggetto di cessione.
6. Salvo che il fatto costituisca reato, il contraente, ad eccezione del consumatore finale, che contravviene agli obblighi di cui al comma 2 e' punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 516,00 a euro 3.000,00. La misura della sanzione e' determinata facendo riferimento al beneficio ricevuto dal soggetto che non ha rispettato i divieti di cui al comma 2.
7. Salvo che il fatto costituisca reato, il mancato rispetto, da parte del debitore, dei termini di pagamento stabiliti al comma 3 e' punito con sanzione amministrativa pecuniaria da 500 euro a euro 500.000. L'entita' della sanzione viene determinata in ragione del fatturato dell'azienda, della ricorrenza e della misura dei ritardi.
8. L'Autorita' Garante per la Concorrenza ed il Mercato e' incaricata della vigilanza sull'applicazione delle presenti disposizioni e all'irrogazione delle sanzioni ivi previste, ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689. A tal fine, l'Autorita' puo' avvalersi del supporto operativo della Guardia di Finanza, fermo restando quanto previsto in ordine ai poteri di accertamento degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria dall'articolo 13 della predetta legge 24 novembre 1981, n. 689. All'accertamento delle violazioni delle disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 del presente articolo l'Autorita' provvede d'ufficio o su segnalazione di qualunque soggetto interessato. Le attivita' di cui al presente comma sono svolte con le risorse umane, finanziarie e strumentali gia' disponibili a legislazione vigente.
9. Gli introiti derivanti dall'irrogazione delle sanzioni di cui ai commi 5, 6 e 7 sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati e ripartiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze e iscritti nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, al Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'autorita' garante concorrenza e mercato da destinare a vantaggio dei consumatori per finanziare iniziative di informazione in materia alimentare a vantaggio dei consumatori e per finanziare attivita' di ricerca, studio e analisi in materia alimentare nell'ambito dell'Osservatorio unico delle Attivita' produttive, nonche' nello stato di previsione del Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali per il finanziamento di iniziative in materia agroalimentare.
10. Sono fatte salve le azioni in giudizio per il risarcimento del danno derivante dalle violazioni della presente disposizione, anche ove promosse dalle associazioni dei consumatori aderenti al CNCU e delle categorie imprenditoriali presenti nel Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro o comunque rappresentative a livello nazionale. Le stesse associazioni sono altresi' legittimate ad agire, a tutela degli interessi collettivi, richiedendo l'inibitoria ai comportamenti in violazione della presente disposizione ai sensi degli articoli 669-bis e seguenti del codice di procedura civile.
11. Sono abrogati i commi 3 e 4 dell'art 4 del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 e il decreto del Ministro delle attivita' produttive del 13 maggio 2003.
11-bis. Le disposizioni di cui al presente articolo hanno efficacia decorsi sette mesi dalla data di pubblicazione della legge di conversione del presente decreto. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro tre mesi dalla data di pubblicazione della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalita' applicative delle disposizioni del presente articolo.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 13, legge 24 novembre
1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale), pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale del 30 novembre 1981, n. 329, S.O.
"Art 13. Atti di accertamento.
Gli organi addetti al controllo sull'osservanza delle
disposizioni per la cui violazione e' prevista la sanzione
amministrativa del pagamento di una somma di denaro
possono, per l'accertamento delle violazioni di rispettiva
competenza, assumere informazioni e procedere a ispezioni
di cose e di luoghi diversi dalla privata dimora, a rilievi
segnaletici, descrittivi e fotografici e ad ogni altra
operazione tecnica.
Possono altresi' procedere al sequestro cautelare delle
cose che possono formare oggetto di confisca
amministrativa, nei modi e con i limiti con cui il codice
di procedura penale consente il sequestro alla polizia
giudiziaria.
E' sempre disposto il sequestro del veicolo a motore o
del natante posto in circolazione senza essere coperto
dall'assicurazione obbligatoria e del veicolo posto in
circolazione senza che per lo stesso sia stato rilasciato
il documento di circolazione.
All'accertamento delle violazioni punite con la
sanzione amministrativa del pagamento di una somma di
denaro possono procedere anche gli ufficiali e gli agenti
di polizia giudiziaria, i quali, oltre che esercitare i
poteri indicati nei precedenti commi, possono procedere,
quando non sia possibile acquisire altrimenti gli elementi
di prova, a perquisizioni in luoghi diversi dalla privata
dimora, previa autorizzazione motivata del pretore del
luogo ove le perquisizioni stesse dovranno essere
effettuate. Si applicano le disposizioni del primo comma
dell' articolo 333 e del primo e secondo comma dell'
articolo 334 del codice di procedura penale.
E' fatto salvo l'esercizio degli specifici poteri di
accertamento previsti dalle leggi vigenti.
Si riporta il testo dell'articolo 669-bis del codice di
procedura civile:
"Art. 669-bis. Forma della domanda.
La domanda si propone con ricorso depositato nella
cancelleria del giudice competente.".
Il testo abrogato dell' articolo 4, commi 3 e 4, del
decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 (Attuazione
della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i
ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali) e'
stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23 ottobre
2002, n. 249.
Il testo dell'abrogato decreto del Ministro delle
attivita' produttive 13 maggio 2003, e' stato pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale del 21 maggio 2003, n. 116.



 
Art. 63
Attivazione nuovi «contratti di filiera»

1. I rientri di capitale e interessi dei mutui erogati per conto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dall'Istituto Sviluppo Agroalimentare (ISA) S.p.A. per il finanziamento dei contratti di filiera di cui all'articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, sono utilizzati per finanziamenti agevolati dei contratti di filiera e di distretto di cui all'articolo 1 della legge 3 febbraio 2011, n. 4, secondo le modalita' stabilite dal decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 22 novembre 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 42 del 19 febbraio 2008.
2. ISA S.p.A., su indicazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, e' autorizzata a mettere a disposizione per finanziamenti agevolati le risorse finanziarie per la realizzazione dei contratti di filiera e di distretto di cui al comma 1, per un importo non superiore a 5 milioni di euro annui per un triennio e comunque nel limite delle risorse rivenienti dai rientri di capitale di cui al comma 1, secondo le modalita' che verranno stabilite con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
3. Restano fermi i versamenti all'entrata di ISA, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di risparmio del Ministero fissati dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 66 della legge 27
dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, (Legge
finanziaria 2003), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del
31 dicembre 2002, n. 305, S.O.:
"Art. 66. Sostegno della filiera agroalimentare.
1. Al fine di favorire l'integrazione di filiera del
sistema agricolo e agroalimentare e il rafforzamento dei
distretti agroalimentari, il Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, nel rispetto della
programmazione regionale, di concerto con il Ministero
dello sviluppo economico, promuove, nel limite finanziario
complessivo fissato con deliberazione del CIPE in
attuazione degli articoli 60 e 61 della presente legge e
nel rispetto dei criteri di riparto territoriale stabiliti
dalla medesima deliberazione del CIPE, ovvero nei limiti
finanziari fissati dall' articolo 1, comma 354, della legge
30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni,
nonche' dagli eventuali altri stanziamenti previsti dalla
legge, contratti di filiera e di distretto a rilevanza
nazionale con gli operatori delle filiere, ivi comprese le
forme associate di cui all'articolo 5 del decreto
legislativo 27 maggio 2005, n. 102, finalizzati alla
realizzazione di programmi di investimenti aventi carattere
interprofessionale, in coerenza con gli orientamenti
comunitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura.
2. I criteri, le modalita' e le procedure per
l'attuazione delle iniziative di cui al comma 1 sono
definiti con decreto del Ministro delle politiche agricole
e forestali, sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di
Trento e di Bolzano, entro sessanta giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge.
3. Al fine di facilitare l'accesso al mercato dei
capitali da parte delle imprese agricole e agroalimentari,
con decreto del Ministro delle politiche agricole e
forestali, di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze, e' istituito un regime di aiuti
conformemente a quanto disposto dagli orientamenti
comunitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura
nonche' dalla comunicazione della Commissione delle
Comunita' europee 2001/C 235 03 del 23 maggio 2001, recante
aiuti di Stato e capitale di rischio, pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale delle Comunita' europee C/235 del 21
agosto 2001. Per le finalita' di cui al presente comma e'
autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per ciascuno
degli anni 2003, 2004 e 2005.".
Si riporta il testo dell'articolo 1, della legge 3
febbraio 2011, n. 4 (Disposizioni in materia di
etichettatura e di qualita' dei prodotti alimentari),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 19 febbraio 2011,
n. 41:
"Art. 1. Estensione dei contratti di filiera e di
distretto a tutto il territorio nazionale.
1. All'articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n.
289, e successive modificazioni, il comma 1 e' sostituito
dal seguente:
«1. Al fine di favorire l'integrazione di filiera del
sistema agricolo e agroalimentare e il rafforzamento dei
distretti agroalimentari, il Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, nel rispetto della
programmazione regionale, di concerto con il Ministero
dello sviluppo economico, promuove, nel limite finanziario
complessivo fissato con deliberazione del CIPE in
attuazione degli articoli 60 e 61 della presente legge e
nel rispetto dei criteri di riparto territoriale stabiliti
dalla medesima deliberazione del CIPE, ovvero nei limiti
finanziari fissati dall'articolo 1, comma 354, della legge
30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni,
nonche' dagli eventuali altri stanziamenti previsti dalla
legge, contratti di filiera e di distretto a rilevanza
nazionale con gli operatori delle filiere, ivi comprese le
forme associate di cui all'articolo 5 del decreto
legislativo 27 maggio 2005, n. 102, finalizzati alla
realizzazione di programmi di investimenti aventi carattere
interprofessionale, in coerenza con gli orientamenti
comunitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura»".
Il testo del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre
2011, n. 148 (Ulteriori misure urgenti per la
stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo), e' stato
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13 agosto 2011, n.
188.



 
Art. 64
Attuazione della Decisione della Commissione Europea C(2011) 2929

1. All'articolo 17, comma 4 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, dopo la parola «regionale» sono aggiunte le seguenti: «nonche' mediante finanziamenti erogati, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di stato, a valere sul fondo credito di cui alla decisione della Commissione Europea C(2011) 2929 del 13 maggio 2011 e successive modificazioni ed integrazioni».
2. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, di natura non regolamentare, da adottarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, sono stabiliti i criteri e le modalita' di erogazione dei finanziamenti a valere sul fondo credito di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.
3. All'articolo 17, comma 5-ter, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 dopo le parole «la propria attivita'», sono aggiunte le seguenti: «di assunzione di rischio per garanzie».



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 17 del decreto legislativo 29
marzo 2004, n. 102 (Interventi finanziari a sostegno delle
imprese agricole, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera
i), della L. 7 marzo 2003, n. 38), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 23 aprile 2004, n. 95.
"Art. 17. Interventi per favorire la capitalizzazione
delle imprese.
1. La Sezione speciale istituita dall'articolo 21 della
legge 9 maggio 1975, n. 153, e successive modificazioni, e'
incorporata nell'Istituto di servizi per il mercato
agricolo alimentare (ISMEA), di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 31 marzo 2001, n. 200, che
subentra nei relativi rapporti giuridici attivi e passivi.
2. L'ISMEA puo' concedere la propria garanzia a fronte
di finanziamenti a breve, a medio ed a lungo termine
concessi da banche, intermediari finanziari iscritti
nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 del testo
unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui
al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e
successive modificazioni, nonche' dagli altri soggetti
autorizzati all'esercizio del credito agrario e destinati
alle imprese operanti nel settore agricolo, agroalimentare
e della pesca. La garanzia puo' altresi' essere concessa
anche a fronte di transazioni commerciali effettuate per le
medesime destinazioni.
3. Al fine di favorire l'accesso al mercato dei
capitali da parte delle imprese di cui al comma 2, l'ISMEA
puo' concedere garanzia diretta a banche e agli
intermediari finanziari iscritti nell'elenco speciale di
cui all'articolo 107 del testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia, approvato con decreto legislativo 1°
settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni, a
fronte di prestiti partecipativi e partecipazioni nel
capitale delle imprese medesime, assunte da banche, da
intermediari finanziari, nonche' da fondi chiusi di
investimento mobiliari.
4. Per le medesime finalita' l'ISMEA potra' intervenire
anche mediante rilascio di controgaranzia e cogaranzia in
collaborazione con confidi, altri fondi di garanzia
pubblici e privati, anche a carattere regionale nonche'
mediante finanziamenti erogati, nel rispetto della
normativa europea in materia di aiuti di Stato, a valere
sul fondo credito di cui alla decisione della Commissione
Europea C(2011) 2929 del 13 maggio 2011 e successive
modificazioni ed integrazioni.
4-bis. Le operazioni di credito agrario di cui
all'articolo 43 del testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1°
settembre 1993, n. 385, devono essere assistite dalla
garanzia mutualistica dell'ISMEA, salvo che per la quota di
finanziamento assistita dalle garanzie di cui ai commi 2 e
4.
5. Con decreto del Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, di natura non regolamentare,
da adottarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto legislativo, sono stabiliti i
criteri e le modalita' di prestazione delle garanzie
previste dal presente articolo, nonche' di quelle previste
in attuazione dell'articolo 1, comma 512, della legge 30
dicembre 2004, n. 311, tenuto conto delle previsioni
contenute nella disciplina del capitale regolamentare delle
banche in merito al trattamento prudenziale delle garanzie.
5-bis. Le garanzie prestate ai sensi del presente
articolo possono essere assistite dalla garanzia dello
Stato secondo criteri, condizioni e modalita' da stabilire
con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze.
Agli eventuali oneri derivanti dall'escussione della
garanzia concessa ai sensi del comma 2, si provvede ai
sensi dell'articolo 7, secondo comma, numero 2), della
legge 5 agosto 1978, n. 468. La predetta garanzia e'
elencata nello stato di previsione del Ministero
dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 13
della citata legge n. 468 del 1978.
5-ter. Al fine di assicurare l'adempimento delle
normative speciali in materia di redazione dei conti
annuali e garantire una separatezza dei patrimoni,
l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare
(ISMEA), e' autorizzato ad esercitare la propria attivita'
di assunzione di rischio per garanzie anche attraverso
propria societa' di capitali dedicata. Sull'attivita' del
presente articolo, l'ISMEA trasmette annualmente una
relazione al Parlamento.
6. A decorrere dalla data di entrata in vigore del
decreto di cui al comma 5, il D.M. 30 luglio 2003, n. 283
del Ministro dell'economia e delle finanze, e' abrogato.".



 
Art. 65
Impianti fotovoltaici in ambito agricolo

1. Agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole non e' consentito l'accesso agli incentivi statali di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.
2. Il comma 1 non si applica agli impianti realizzati e da realizzare su terreni nella disponibilita' del demanio militare e agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra da installare in aree classificate agricole alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, che hanno conseguito il titolo abilitativo entro la data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, a condizione in ogni caso che l'impianto entri in esercizio entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Detti impianti debbono comunque rispettare le condizioni di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 10 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. E' fatto inoltre salvo quanto previsto dal comma 6 dell'articolo 10 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, a condizione che l'impianto entri in esercizio entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto
3. L'Autorita' per l'energia elettrica e il gas assicura, nel rispetto dei principi della normativa dell'Unione europea, la priorita' di connessione alla rete elettrica per un solo impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza non superiore ai 200 kW per ciascuna azienda agricola.
4. I commi 4 e 5 dell'articolo 10 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono abrogati, fatto salvo quanto disposto dal secondo periodo del comma 2.
5. Il comma 4-bis dell'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, introdotto dall'articolo 27, comma 42, della legge 23 luglio 2009, n. 99, deve intendersi riferito esclusivamente alla realizzazione di impianti alimentati a biomasse situati in aree classificate come zone agricole dagli strumenti urbanistici comunali.



Riferimenti normativi
Il testo del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28
(Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione
dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante
modifica e successiva abrogazione delle direttive
2001/77/CE e 2003/30/CE) e' stato pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 28 marzo 2011, n. 71, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 10 del decreto
legislativo 3 marzo 2011, n. 28 (Attuazione della direttiva
2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti
rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione
delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE), come modificato
dalla presente legge:
"Art. 10. Requisiti e specifiche tecniche.
1. Decorso un anno dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, gli impianti alimentati da fonti
rinnovabili accedono agli incentivi statali a condizione
che rispettino i requisiti e le specifiche tecniche di cui
all'allegato 2. Sono fatte salve le diverse decorrenze
indicate nel medesimo allegato 2.
2. Entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, e successivamente con frequenza almeno
biennale, UNI e CEI trasmettono al Ministero dello sviluppo
economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare una rassegna della vigente normativa
tecnica europea, tra cui i marchi di qualita' ecologica, le
etichette energetiche e gli altri sistemi di riferimento
tecnico creati da organismi europei di normalizzazione,
applicabili ai componenti, agli impianti e ai sistemi che
utilizzano fonti rinnovabili. La rassegna include
informazioni sulle norme tecniche in elaborazione.
3. Sulla base della documentazione di cui al comma 2,
l'allegato 2 e' periodicamente aggiornato con decreto del
Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare. La decorrenza dell'efficacia del decreto e' stabilita
tenendo conto dei tempi necessari all'adeguamento alle
norme tecniche con riguardo alle diverse taglie di impianto
e non puo' essere fissata prima di un anno dalla sua
pubblicazione.
4. abrogato
5. abrogato
6. abrogato.".
Si riporta il testo dell'articolo 12, comma 4-bis, del
decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, introdotto
dall'articolo 27, comma 42, della legge 23 luglio 2009, n.
99 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla
promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti
energetiche rinnovabili nel mercato interno
dell'elettricita'):
"Art.12. Razionalizzazione e semplificazione delle
procedure autorizzative.
(Omissis).
4-bis. Per la realizzazione di impianti alimentati a
biomassa e per impianti fotovoltaici, ferme restando la
pubblica utilita' e le procedure conseguenti per le opere
connesse, il proponente deve dimostrare nel corso del
procedimento, e comunque prima dell'autorizzazione, la
disponibilita' del suolo su cui realizzare l'impianto.".



 
Art. 66
Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola

1. Entro il 30 giugno di ogni anno, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con decreto di natura non regolamentare da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, anche sulla base dei dati forniti dall'Agenzia del demanio nonche' su segnalazione dei soggetti interessati, individua i terreni agricoli e a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalita' istituzionali, di proprieta' dello Stato non ricompresi negli elenchi predisposti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, nonche' di proprieta' degli enti pubblici nazionali, da locare o alienare a cura dell'Agenzia del demanio mediante procedura negoziata senza pubblicazione del bando per gli immobili di valore inferiore a 100.000 euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 100.000 euro. L'individuazione del bene ne determina il trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato. Ai citati decreti di individuazione si applicano le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 3, 4 e 5, del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410. Il prezzo dei terreni da porre a base delle procedure di vendita di cui al presente comma e' determinato sulla base di valori agricoli medi di cui al decreto del Presidente della Repubblica. 8 giugno 2001, n. 327. Con il decreto di cui al primo periodo sono altresi' stabilite le modalita' di attuazione del presente articolo.
2. I beni di cui al comma 1 possono formare oggetto delle operazioni di riordino fondiario di cui all'articolo 4 della legge 15 dicembre 1998, n. 441.
3. Nelle procedure di alienazione e locazione dei terreni di cui al comma 1, al fine di favorire lo sviluppo dell'imprenditorialita' agricola giovanile e' riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli, cosi' come definiti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185.
4. Ai contratti di alienazione del presente articolo si applicano le agevolazioni previste dall'articolo 5-bis, commi 2 e 3, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.
4-bis. Ai contratti di affitto di cui al presente articolo si applicano le agevolazioni previste dall'articolo 14, comma 3, della legge 15 dicembre 1998, n. 441, come sostituito dal comma 4-ter del presente articolo, e dall'articolo 5-bis, commi 2 e 3, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.
4-ter. Il comma 3 dell'articolo 14 della legge 15 dicembre 1998, n. 441, e' sostituito dal seguente:
«3. Ai soli fini delle imposte sui redditi, le rivalutazioni dei redditi dominicali ed agrari previste dall'articolo 31, comma 1, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e dall'articolo 3, comma 50, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione non si applicano per i periodi di imposta durante i quali i terreni assoggettati alle medesime rivalutazioni sono concessi in affitto per usi agricoli per un periodo non inferiore a cinque anni, con diritto di precedenza alla scadenza, a giovani che non hanno compiuto i 40 anni, aventi la qualifica di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo professionale, anche in forma societaria purche', in quest'ultimo caso, la maggioranza delle quote o del capitale sociale sia detenuto da giovani in possesso delle suddette qualifiche di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale. Le qualifiche di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo professionale, di cui al presente comma, si possono acquisire entro due anni dalla stipula del contratto di affitto».
5. I giovani imprenditori agricoli che acquistano la proprieta' dei terreni alienati ai sensi del presente articolo possono accedere ai benefici di cui al capo III del titolo I del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e successive modificazioni.
6. Per i terreni ricadenti all'interno di aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, l'Agenzia del demanio acquisisce preventivamente l'assenso alla vendita o alla cessione in affitto da parte degli enti gestori delle medesime aree.
7. Le regioni, le province, i comuni, anche su richiesta dei soggetti interessati possono vendere o cedere in locazione, per le finalita' e con le modalita' di cui al comma 1, i beni di loro proprieta' agricoli e a vocazione agricola e compresi quelli attribuiti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85; a tal fine possono conferire all'Agenzia del demanio mandato irrevocabile a vendere e a cedere in locazione. In ogni caso, le regioni, le province, i comuni sono tenuti a destinare, nel rispetto della loro autonomia organizzativa e secondo i rispettivi strumenti, una quota superiore alla meta' dei beni medesimi a giovani che non abbiano compiuto il quarantesimo anno di eta'. L'Agenzia provvede al versamento agli enti territoriali gia' proprietari dei proventi derivanti dalla vendita al netto dei costi sostenuti e documentati.
8. Ai terreni alienati o locati ai sensi del presente articolo non puo' essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola prima del decorso di venti anni dalla trascrizione dei relativi contratti nei pubblici registri immobiliari.
9. Le risorse derivanti dalle operazioni di dismissione di cui ai commi precedenti al netto dei costi sostenuti dall'Agenzia del demanio per le attivita' svolte, sono destinate alla riduzione del debito pubblico. Gli enti territoriali destinano le predette risorse alla riduzione del proprio debito e, in assenza del debito o per la parte eventualmente eccedente al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.
10. L'articolo 7 della legge 12 novembre 2011, n. 183 e l'articolo 4-quinquies del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, sono abrogati.



Riferimenti normativi
Il testo del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85
(Attribuzione a comuni, province, citta' metropolitane e
regioni di un proprio patrimonio, in attuazione
dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42) e' stato
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 11 giugno 2010, n.
134.
Si riporta il testo dell'articolo 1, commi 3, 4 e 5,
del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito,
con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410
(Disposizioni urgenti in materia di privatizzazione e
valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e di
sviluppo dei fondi comuni di investimento immobiliare),
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 settembre 2001,
n. 224:
"Art. 1. Ricognizione del patrimonio immobiliare
pubblico.
(omissis)
3. I decreti di cui ai commi 1 e 2, da pubblicare nella
Gazzetta Ufficiale, hanno effetto dichiarativo della
proprieta', in assenza di precedenti trascrizioni, e
producono gli effetti previsti dall'articolo 2644 del
codice civile, nonche' effetti sostitutivi dell'iscrizione
del bene in catasto.
4. Gli uffici competenti provvedono, se necessario,
alle conseguenti attivita' di trascrizione, intavolazione e
voltura.
5. Contro l'iscrizione del bene negli elenchi di cui ai
commi 1 e 2, e' ammesso ricorso amministrativo all'Agenzia
del demanio entro sessanta giorni dalla pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale, fermi gli altri rimedi di legge.".
Il testo del decreto del Presidente della Repubblica. 8
giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia di espropriazione
per pubblica utilita' - Testo A) e' stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 16 agosto 2001, n. 189, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 4 della legge 15
dicembre 1998, n. 441 (Norme per la diffusione e la
valorizzazione dell'imprenditoria giovanile in
agricoltura), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 22
dicembre 1998, n. 298:
"Art. 4. Ristrutturazione fondiaria.
1. La Cassa per la formazione della proprieta'
contadina, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 5
marzo 1948, n. 121 , e successive modificazioni, di seguito
denominata «Cassa», destina, in ciascun esercizio
finanziario, fino al 60 per cento delle proprie
disponibilita' con priorita' al finanziamento delle
operazioni di acquisto o ampliamento di aziende da parte
di:
a) giovani agricoltori, che non hanno ancora compiuto i
quaranta anni, in possesso della qualifica di imprenditore
agricolo a titolo principale o di coltivatore diretto
iscritti nelle relative gestioni previdenziali;
b) giovani che non hanno ancora compiuto i quaranta
anni che intendono esercitare attivita' agricola a titolo
principale a condizione che acquisiscano entro ventiquattro
mesi dall'operazione di acquisto o ampliamento la qualifica
di imprenditore agricolo a titolo principale o di
coltivatore diretto e la iscrizione nelle relative gestioni
previdenziali entro i successivi dodici mesi;
c) giovani agricoltori, che non hanno ancora compiuto i
quaranta anni, che siano subentrati per successione nella
titolarita' di aziende a seguito della liquidazione agli
altri aventi diritto delle relative quote, ai sensi
dell'articolo 49 della legge 3 maggio 1982, n. 203 .
2. Costituiscono motivo di preferenza nell'attuazione
degli interventi di cui al comma 1:
a) il raggiungimento o l'ampliamento di una unita'
minima produttiva definita, previo assenso della regione
interessata, secondo la localizzazione, l'indirizzo
colturale, il fatturato aziendale e l'impiego di mano
d'opera al fine di garantire l'efficienza aziendale;
b) la presentazione di un piano di miglioramento
aziendale secondo quanto disposto dal citato regolamento
(CE) n. 950/97, a firma di un tecnico agricolo a cio'
abilitato dalla legge;
c) la presentazione di un progetto di produzione,
commercializzazione e trasformazione.
3. La Cassa puo' realizzare, altresi', programmi di
ricomposizione fondiaria dei terreni resi disponibili,
organizzando la cessione e l'ampliamento delle aziende
agricole ai sensi degli articoli 6 e 7 del citato
regolamento (CEE) n. 2079/92, a favore di giovani
agricoltori che non hanno ancora compiuto i quaranta anni
in possesso della qualifica di imprenditore agricolo a
titolo principale o di coltivatore diretto e di giovani che
non hanno ancora compiuto i quaranta anni che intendano
esercitare attivita' agricola a titolo principale, a
condizione che acquisiscano la qualifica di imprenditore
agricolo a titolo principale o di coltivatore diretto entro
ventiquattro mesi dalla cessione o dall'ampliamento.
4. Le regioni e le province autonome possono stipulare
convenzioni con la Cassa allo scopo di cofinanziare
progetti per l'insediamento di imprese condotte da giovani
che non hanno ancora compiuto i quaranta anni in possesso
della qualifica di imprenditore agricolo a titolo
principale o di coltivatore diretto. La Cassa delibera, di
intesa con le regioni e le province autonome, i criteri e
le modalita' per lo svolgimento di attivita' di tutoraggio
e per la prestazione di fideiussioni a favore degli
assegnatari.
5. La Cassa partecipa al programma per il
prepensionamento in agricoltura di cui al citato
regolamento (CEE) n. 2079/92, e favorendo prioritariamente
le richieste di acquisto di terreni, resi disponibili da
soggetti aderenti al regime di prepensionamento, da parte
di rilevatari agricoli che non hanno ancora compiuto i
quaranta anni ovvero che subentrino nella conduzione
dell'azienda agricola al familiare aderente al regime
medesimo.
6. Il vincolo di indivisibilita' del fondo rustico su
cui si esercita l'impresa familiare, di cui all'articolo 11
della legge 14 agosto 1971, n. 817 , puo' essere revocato,
trascorsi almeno quindici anni dall'iscrizione, con
provvedimento dell'ispettorato provinciale dell'agricoltura
o dell'organo regionale corrispondente, su domanda di un
partecipante all'impresa stessa che non ha ancora compiuto
i quaranta anni, qualora le porzioni divise abbiano
caratteristiche tali da realizzare imprese efficienti sotto
il profilo tecnico ed economico, comunque nel rispetto
della minima unita' colturale di cui all'articolo 846 del
codice civile.".
Il testo del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185
( Incentivi all'autoimprenditorialita' e all'autoimpiego,
in attuazione dell'articolo 45, comma 1, della L. 17 maggio
1999, n. 144), e' stato. pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 6 luglio 2000, n. 156.
Si riporta l'articolo 5-bis, commi 2 e 3, del decreto
legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e
modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo
7 della L. 5 marzo 2001, n. 57), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 15 giugno 2001, n. 137, S.O.:
"Art. 5-bis. Conservazione dell'integrita' aziendale.
(Omissis).
2. Al trasferimento a qualsiasi titolo di terreni
agricoli a coloro che si impegnino a costituire un
compendio unico e a coltivarlo o a condurlo in qualita' di
coltivatore diretto o di imprenditore agricolo
professionale per un periodo di almeno dieci anni dal
trasferimento si applicano le disposizioni di cui
all'articolo 5-bis, commi 1 e 2, della legge 31 gennaio
1994, n. 97. Gli onorari notarili per gli atti suddetti
sono ridotti ad un sesto.
3. Le agevolazioni fiscali e la riduzione degli onorari
notarili ad un sesto in favore della costituzione del
compendio unico di cui al comma 2 spettano comunque ai
trasferimenti di immobili agricoli e relative pertinenze,
compresi i fabbricati, costituiti in maso chiuso di cui
alla legge della provincia autonoma di Bolzano 28 novembre
2001, n. 17, effettuati tra vivi o mortis causa ad
acquirenti che nell'atto o con dichiarazione separata si
impegnino a condurre direttamente il maso per dieci anni.".
Si riporta il testo dell'articolo 14, comma 3, della
legge 15 dicembre 1998, n. 441, recante Norme per la
diffusione e la valorizzazione dell'imprenditoria giovanile
in agricoltura, come modificato dalla presente legge:
"Art. 14. Disposizioni fiscali.
1. Al fine di favorire la continuita' dell'impresa
agricola, anche se condotta in forma di societa' di
persone, gli atti relativi ai beni costituenti l'azienda,
ivi compresi i fabbricati, le pertinenze, le scorte vive e
morte e quant'altro strumentale all'attivita' aziendale
oggetto di successione o di donazione tra ascendenti e
discendenti entro il terzo grado sono esenti dall'imposta
sulle successioni e donazioni, dalle imposte catastali, di
bollo e dall'INVIM e soggetti alle sole imposte ipotecarie
in misura fissa qualora i soggetti interessati siano:
a) coltivatori diretti ovvero imprenditori agricoli a
titolo principale, che non hanno ancora compiuto i quaranta
anni, iscritti alle relative gestioni previdenziali, o a
condizione che si iscrivano entro tre anni dal
trasferimento;
b) giovani che non hanno ancora compiuto i quaranta
anni a condizione che acquisiscano la qualifica di
coltivatore diretto o di imprenditore agricolo a titolo
principale entro ventiquattro mesi dal trasferimento,
iscrivendosi alle relative gestioni previdenziali entro i
successivi due anni.
2. Le agevolazioni di cui al comma 1 sono concesse a
decorrere dal 1999 a condizione che i soggetti di cui al
medesimo comma si obblighino a coltivare o condurre
direttamente i fondi rustici per almeno sei anni.
3. Ai soli fini delle imposte sui redditi, le
rivalutazioni dei redditi dominicali ed agrari previste
dall'articolo 31, comma 1, della legge 23 dicembre 1994, n.
724, e dall'articolo 3, comma 50, della legge 23 dicembre
1996, n. 662, a decorrere dalla data di entrata in vigore
della presente disposizione non si applicano per i periodi
di imposta durante i quali i terreni assoggettati alle
medesime rivalutazioni sono concessi in affitto per usi
agricoli per un periodo non inferiore a cinque anni, con
diritto di precedenza alla scadenza, a giovani che non
hanno compiuto i 40 anni, aventi la qualifica di
coltivatore diretto o di imprenditore agricolo
professionale, anche in forma societaria purche', in
quest'ultimo caso, la maggioranza delle quote o del
capitale sociale sia detenuto da giovani in possesso delle
suddette qualifiche di coltivatore diretto o imprenditore
agricolo professionale. Le qualifiche di coltivatore
diretto o di imprenditore agricolo professionale, di cui al
presente comma, si possono acquisire entro due anni dalla
stipula del contratto di affitto.
4. Le disposizioni di cui al comma 3 si applicano anche
per i terreni il cui contratto di affitto, in corso alla
data di entrata in vigore della presente legge, sia
rinnovato alla scadenza, per un periodo non inferiore a
cinque anni, agli stessi soggetti di cui al medesimo comma
3.
5. Dal 1° gennaio 1999, i giovani agricoltori in
possesso dei requisiti per beneficiare degli aiuti previsti
dal citato regolamento (CE) n. 950/97, qualora acquistino o
permutino terreni, sono assoggettati all'imposta di
registro nella misura del 75 per cento di quella prevista
dalla tariffa, parte prima, articolo 1, nota I, allegata al
testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di
registro, approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 26 aprile 1986, n. 131. Per le finalita' di cui
al presente comma e' autorizzata la spesa nel limite di
16,2 miliardi di lire annue a decorrere dal 1999.
6. Per favorire l'introduzione e la tenuta della
contabilita' da parte delle imprese condotte da giovani
agricoltori o da societa' di cui all'articolo 2, il
Ministro delle politiche agricole e forestali, d'intesa con
le regioni interessate, e' autorizzato a stipulare accordi
o convenzioni per fornire assistenza, formazione e
informatizzazione. Per le finalita' di cui al presente
comma e' autorizzata la spesa nel limite di 2 miliardi di
lire per il 1999 e di 3 miliardi di lire a decorrere dal
2000.".
Si riporta il testo dell'articolo 31, comma 1, della
legge 23 dicembre 1994, n. 724 (Misure di razionalizzazione
della finanza pubblica), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 30 dicembre 1994, n. 304, S.O.:
"Art. 31. Rivalutazione delle rendite dei terreni.
Coltivazioni di vegetali produttive di reddito d'impresa.
Crediti IVA.
1. Fino all'entrata in vigore delle nuove tariffe
d'estimo, ai soli fini della determinazione delle imposte
sui redditi, i vigenti redditi dominicali sono rivalutati a
decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre
1995 del 55 per cento e i vigenti redditi agrari sono
rivalutati del 45 per cento.".
Si riporta il testo dell'articolo 3, comma 50, della
legge 23 dicembre 1996, n. 662 (Misure di razionalizzazione
della finanza pubblica), pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale del 28 dicembre 1996, n. 303, S.O.:
"Art. 3
(omissis)
50. Fino alla data di entrata in vigore delle nuove
tariffe d'estimo, ai soli fini delle imposte sui redditi, i
redditi dominicali e agrari sono rivalutati,
rispettivamente, dell'80 per cento e del 70 per cento.
L'incremento si applica sull'importo posto a base della
rivalutazione operata ai sensi dell'articolo 31, comma 1,
della legge 23 dicembre 1994, n. 724.".
Per il capo III del titolo I del decreto legislativo 21
aprile 2000, n. 185, e successive modificazioni, vedere
note in questo stesso articolo.
La legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle
aree protette) e' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 13
dicembre 1991, n. 292, S.O.
Il decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85
(Attribuzione a comuni, province, citta' metropolitane e
regioni di un proprio patrimonio, in attuazione
dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42) e'
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 11 giugno 2010, n. 134.
Il testo abrogato dell'articolo 7 della legge 12
novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilita' 2012), e'
statopubblicata nella Gazzetta Ufficiale 14 novembre 2011,
n. 265, S.O.
Si riporta il testo dell'articolo 4-quinquies del
decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102
(Provvedimenti anticrisi, nonche' proroga di termini,
abrogato dalla presente legge, e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 1° luglio 2009, n. 150.



 
Art. 67
Convenzioni per lo sviluppo della filiera pesca

1. L'articolo 5 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 226 e' sostituito dal seguente:
«Art. 5.(Convenzioni). - 1. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali puo' stipulare con le Associazioni nazionali di categoria ovvero con Consorzi dalle stesse istituiti, convenzioni per lo svolgimento di una o piu' delle seguenti attivita':
a) promozione delle attivita' produttive nell'ambito degli ecosistemi acquatici attraverso l'utilizzo di tecnologie ecosostenibili;
b) promozione di azioni finalizzate alla tutela dell'ambiente marino e costiero;
c) tutela e valorizzazione delle tradizioni alimentari locali, dei prodotti tipici, biologici e di qualita', anche attraverso l'istituzione di consorzi volontari per la tutela del pesce di qualita', anche in forma di Organizzazioni di produttori;
d) attuazione dei sistemi di controllo e di tracciabilita' delle filiere agroalimentare ittiche;
e) agevolazioni per l'accesso al credito per le imprese della pesca e dell'acquacoltura;
f) riduzione dei tempi procedurali e delle attivita' documentali nel quadro della semplificazione amministrativa e del miglioramento dei rapporti fra gli operatori del settore e la pubblica amministrazione, in conformita' ai principi della legislazione vigente in materia;
g) assistenza tecnica alle imprese di pesca nel quadro delle azioni previste dalla politica comune della pesca (PCP) e degli affari marittimi.
2. Le Convenzioni di cui al comma 1 sono finanziate a valere e nei limiti delle risorse della gestione stralcio, gia' Fondo centrale per il credito peschereccio, istituita ai sensi dell'articolo 93, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 giugno 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2004.
2-bis. Le risorse prelevate dal Fondo di cui al comma 2 vengono versate all'entrata del bilancio dello Stato, capitolo 3585, e successivamente riassegnate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, su richiesta del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, all'apposito capitolo di spesa da istituire nell'ambito dello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze si provvede alle occorrenti variazioni di bilancio».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 5 del decreto
legislativo 18 maggio 2001, n. 226, come modificato dalla
presente legge :
«Art. 5.( Convenzioni).) - 1. Il Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali puo' stipulare
con le Associazioni nazionali di categoria ovvero con
Consorzi dalle stesse istituiti, convenzioni per lo
svolgimento di una o piu' delle seguenti attivita':
a) promozione delle attivita' produttive nell'ambito
degli ecosistemi acquatici attraverso l'utilizzo di
tecnologie ecosostenibili;
b) promozione di azioni finalizzate alla tutela
dell'ambiente marino e costiero;
c) tutela e valorizzazione delle tradizioni alimentari
locali, dei prodotti tipici, biologici e di qualita', anche
attraverso l'istituzione di consorzi volontari per la
tutela del pesce di qualita', anche in forma di
Organizzazioni di produttori;
d) attuazione dei sistemi di controllo e di
tracciabilita' delle filiere agroalimentare ittiche;
e) agevolazioni per l'accesso al credito per le imprese
della pesca e dell'acquacoltura;
f) riduzione dei tempi procedurali e delle attivita'
documentali nel quadro della semplificazione amministrativa
e del miglioramento dei rapporti fra gli operatori del
settore e la pubblica amministrazione, in conformita' ai
principi della legislazione vigente in materia;
g) assistenza tecnica alle imprese di pesca nel quadro
delle azioni previste dalla politica comune della pesca
(PCP) e degli affari marittimi.
2. Le Convenzioni di cui al comma 1 sono finanziate a
valere e nei limiti delle risorse della gestione stralcio,
gia' Fondo centrale per il credito peschereccio, istituita
ai sensi dell'articolo 93, comma 8, della legge 27 dicembre
2002, n. 289, con decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri 4 giugno 2003((, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2004))
.
(( 2-bis. Le risorse prelevate dal Fondo di cui al
comma 2 vengono versate all'entrata del bilancio dello
Stato, capitolo 3585, e successivamente riassegnate con
decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, su
richiesta del Ministro delle politiche agricole alimentari
e forestali, all'apposito capitolo di spesa da istituire
nell'ambito dello stato di previsione del Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali. Con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze si provvede alle
occorrenti variazioni di bilancio».".
Si riporta il testo dell'articolo 93, comma 8, della
legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 31 dicembre 2002, n.
305, S.O.:
"Art. 93. Fondi speciali e tabelle.
8. Al fine di ricondurre all'unitario bilancio dello
Stato le gestioni che comunque interessano la finanza
statale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su
proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, con
uno o piu' decreti da emanare entro centoventi giorni dalla
data di entrata in vigore della presente legge, individua
le gestioni fuori bilancio per le quali permangono le
caratteristiche proprie dei Fondi di rotazione. A decorrere
dal 1° luglio 2003 (502) le altre gestioni fuori bilancio,
fatto salvo quanto previsto dagli articoli da 1 a 20 della
legge 23 dicembre 1993, n. 559, e successive modificazioni,
sono ricondotte al bilancio dello Stato alla cui entrata
sono versate le relative disponibilita' per essere
riassegnate alle pertinenti unita' previsionali di base.
L'elenco delle gestioni fuori bilancio, esistenti presso le
amministrazioni dello Stato dopo le operazioni previste dal
presente comma, e' allegato allo stato di previsione del
Ministero dell'economia e delle finanze.".



 
Art. 67-bis
Accertamenti contributivi in caso di dismissione
di bandiera per vendita della nave a stranieri o per demolizione

1. L'accertamento previsto dall'articolo 15 della legge 26 luglio 1984, n. 413, ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla dismissione di bandiera per vendita della nave a stranieri o per demolizione della nave deve essere obbligatoriamente effettuato entro il termine di trenta giorni dalla data della richiesta.
2. Le disposizioni di cui all'articolo 15 della legge 26 luglio 1984, n. 413, non si applicano nel caso di demolizione dell'imbarcazione con trasferimento della licenza di pesca ad un'altra imbarcazione di proprieta' del medesimo armatore. In tal caso, al momento del passaggio di proprieta', i privilegi di cui all'articolo 552 del codice della navigazione sono trasferiti dall'imbarcazione demolita all'imbarcazione sulla quale viene trasferita la licenza.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dall'articolo 15 della legge 26
luglio 1984, n. 413 ( Riordinamento pensionistico dei
lavoratori marittimi), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
del 2 agosto 1984, n. 212, S.O.:
"Art. 15. Dismissione di bandiera per vendita della
nave a stranieri o per demolizione.
Non puo' essere accordata dalle autorita' marittime
l'autorizzazione alla dismissione di bandiera per vendita
della nave a stranieri o per demolizione della nave stessa,
di cui agli articoli 156 e 160 del codice della
navigazione, se non previo accertamento, presso l'Istituto,
dell'avvenuto pagamento di tutti i crediti contributivi
relativi agli equipaggi della nave interessata dalle
procedure anzidette, assistiti dal privilegio di cui
all'articolo 552 del predetto codice, o dell'avvenuta
costituzione a favore dell'Istituto stesso di un congruo
deposito cauzionale o di idonea garanzia dei crediti stessi
nella misura e con le modalita' determinate
dall'Istituto.".
Si riporta il testo dell'articolo 552 del codice della
navigazione:
"Art. 552. Privilegi sulla nave e sul nolo.
Sono privilegiati sulla nave, sul nolo del viaggio
durante il quale e' sorto il credito, sulle pertinenze
della nave e sugli accessori del nolo guadagnati dopo
l'inizio del viaggio:
1. le spese giudiziali dovute allo Stato o fatte
nell'interesse comune dei creditori per atti conservativi
sulla nave o per il processo di esecuzione, i diritti di
ancoraggio, di faro, di porto e gli altri diritti e le
tasse della medesima specie; le spese di pilotaggio; le
spese di custodia e di conservazione della nave dopo
l'entrata nell'ultimo porto;
2. i crediti derivanti dal contratto di arruolamento o
di lavoro del comandante e degli altri componenti
dell'equipaggio;
3. i crediti per le somme anticipate
dall'amministrazione della marina mercantile o della
navigazione interna ovvero dall'autorita' consolare per il
mantenimento ed il rimpatrio di componenti dell'equipaggio;
i crediti per contributi obbligatori dovuti ad istituti di
previdenza e di assistenza sociale per la gente di mare e
per il personale della navigazione interna;
4. le indennita' e i compensi di assistenza e di
salvataggio e le somme dovute per contribuzione della nave
alle avarie comuni;
5. le indennita' per urto o per altri sinistri della
navigazione, e quelle per danni alle opere dei porti,
bacini e vie navigabili; le indennita' per morte o per
lesioni ai passeggeri ed agli equipaggi e quelle per
perdite o avarie del carico o del bagaglio;
6. i crediti derivanti da contratti stipulati o da
operazioni eseguite in virtu' dei suoi poteri legali dal
comandante, anche quando sia armatore della nave, per le
esigenze della conservazione della nave ovvero per la
continuazione del viaggio"..



 
Art. 67-ter
Adempimenti in materia di lavoro per le cooperative di pesca

1. All'articolo 31 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il comma 2 e' inserito il seguente:
«2-bis. Le cooperative di imprese di pesca ed i consorzi di imprese di pesca possono svolgere gli adempimenti di cui all'articolo 1 della legge 11 gennaio 1979, n. 12, per conto delle imprese associate»;
b) al comma 3, le parole: «commi 1 e 2» sono sostituite dalle seguenti: «commi 1, 2 e 2-bis».



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 31 del decreto legislativo 10
settembre 2003, n. 276 (Attuazione delle deleghe in materia
di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla L. 14
febbraio 2003, n. 30), come modificato dalla presente
legge:
"Art. 31. Gruppi di impresa.
1. I gruppi di impresa, individuati ai sensi
dell'articolo 2359 del codice civile e del decreto
legislativo 2 aprile 2002, n. 74, possono delegare lo
svolgimento degli adempimenti di cui all'articolo 1 della
legge 11 gennaio 1979, n. 12, alla societa' capogruppo per
tutte le societa' controllate e collegate.
2. I consorzi di societa' cooperative, costituiti ai
sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo del Capo
provvisorio dello Stato 14 dicembre 1947, n. 1577, possono
svolgere gli adempimenti di cui all'articolo 1 della legge
11 gennaio 1979, n. 12, per conto delle societa'
consorziate o delegarne l'esecuzione a una societa'
consorziata. Tali servizi possono essere organizzati per il
tramite dei consulenti del lavoro, anche se dipendenti dai
predetti consorzi, cosi' come previsto dall'articolo 1,
comma 4, della legge 11 gennaio 1979, n. 12.
2-bis. Le cooperative di imprese di pesca ed i consorzi
di imprese di pesca possono svolgere gli adempimenti di cui
all'articolo 1 della legge 11 gennaio 1979, n. 12, per
conto delle imprese associate.
3. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 2-bis non
rilevano ai fini della individuazione del soggetto titolare
delle obbligazioni contrattuali e legislative in capo alle
singole societa' datrici di lavoro. ".
Si riporta l'articolo 1 della legge 11 gennaio 1979, n.
12 (Norme per l'ordinamento della professione di consulente
del lavoro), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 20 gennaio
1979, n. 20:
"Art. 1. Esercizio della professione di consulente del
lavoro.
Tutti gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza
ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti, quando non
sono curati dal datore di lavoro, direttamente od a mezzo
di propri dipendenti, non possono essere assunti se non da
coloro che siano iscritti nell'albo dei consulenti del
lavoro a norma dell'articolo 9 della presente legge, salvo
il disposto del successivo articolo 40, nonche' da coloro
che siano iscritti negli albi degli avvocati e procuratori
legali, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti
commerciali, i quali in tal caso sono tenuti a darne
comunicazione agli ispettorati del lavoro delle province
nel cui ambito territoriale intendono svolgere gli
adempimenti di cui sopra.
I dipendenti del Ministero del lavoro e della
previdenza sociale che abbiano prestato servizio, almeno
per 15 anni, con mansioni di ispettori del lavoro presso
gli ispettorati del lavoro, sono esonerati dagli esami per
l'iscrizione all'albo dei consulenti del lavoro e dal
tirocinio per esercitare tale attivita'. Il personale di
cui al presente comma non potra' essere iscritto all'albo
della provincia dove ha prestato servizio se non dopo 4
anni dalla cessazione del servizio stesso.
Il titolo di consulente del lavoro spetta alle persone
che, munite dell'apposita abilitazione professionale, sono
iscritte nell'albo di cui all'articolo 8 della presente
legge.
Le imprese considerate artigiane ai sensi della legge
25 luglio 1956, n. 860 , nonche' le altre piccole imprese,
anche in forma cooperativa, possono affidare l'esecuzione
degli adempimenti di cui al primo comma a servizi o a
centri di assistenza fiscale istituiti dalle rispettive
associazioni di categoria. Tali servizi possono essere
organizzati a mezzo dei consulenti del lavoro, anche se
dipendenti dalle predette associazioni.
Per lo svolgimento delle operazioni di calcolo e stampa
relative agli adempimenti di cui al primo comma, nonche'
per l'esecuzione delle attivita' strumentali ed accessorie,
le imprese di cui al quarto comma possono avvalersi anche
di centri di elaborazione dati che devono essere in ogni
caso assistiti da uno o piu' soggetti iscritti agli albi di
cui alla presente legge con versamento, da parte degli
stessi, della contribuzione integrativa alle casse di
previdenza sul volume di affari ai fini IVA, ovvero
costituiti o promossi dalle rispettive associazioni di
categoria alle condizioni definite al citato quarto comma.
I criteri di attuazione della presente disposizione sono
stabiliti dal Ministero del lavoro e della previdenza
sociale sentiti i rappresentanti delle associazioni di
categoria e degli ordini e collegi professionali
interessati. Le imprese con oltre 250 addetti che non si
avvalgono, per le operazioni suddette, di proprie strutture
interne possono demandarle a centri di elaborazione dati,
di diretta costituzione od esterni, i quali devono essere
in ogni caso assistiti da uno o piu' soggetti di cui al
primo comma.
L'iscrizione all'albo dei consulenti del lavoro non e'
richiesta per i soggetti abilitati allo svolgimento delle
predette attivita' dall'ordinamento giuridico comunitario
di appartenenza, che operino in Italia in regime di libera
prestazione di servizi.
Presso il Ministero del lavoro e della previdenza
sociale e' istituito un comitato di monitoraggio, composto
dalle associazioni di categoria, dai rappresentanti degli
ordini e collegi di cui alla presente legge e delle
organizzazioni sindacali comparativamente piu'
rappresentative a livello nazionale, allo scopo di
esaminare i problemi connessi all'evoluzione professionale
ed occupazionale del settore.".



 
Art. 68
Repertorio nazionale dei dispositivi medici

1. All'articolo 1, comma 409, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:
a) alla lettera d), le parole: «contributo pari al 5 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «contributo pari al 5,5 per cento»;
b) alla lettera e), le parole da: «Per l'inserimento delle informazioni» fino a: «manutenzione del repertorio generale di cui alla lettera a)» sono soppresse.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 1, comma 409, della legge 23
dicembre 2005, n. 266 ( Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge
finanziaria 2006). pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 29
dicembre 2005, n. 302, S.O., come modificato dalla presente
legge:
"Art. 1. (Omissis).
409. Ai fini della razionalizzazione degli acquisti da
parte del Servizio sanitario nazionale:
a) la classificazione dei dispositivi prevista dal
comma 1 dell'articolo 57 della legge 27 dicembre 2002, n.
289, e' approvata con decreto del Ministro della salute,
previo accordo con le regioni e le province autonome,
sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti fra lo
Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano. Con la medesima procedura sono stabilite: 1) le
modalita' di alimentazione e aggiornamento della banca dati
del Ministero della salute necessarie alla istituzione e
alla gestione del repertorio generale dei dispositivi
medici e alla individuazione dei dispositivi nei confronti
dei quali adottare misure cautelative in caso di
segnalazione di incidenti; 2) le modalita' con le quali le
aziende sanitarie devono inviare al Ministero della salute,
per il monitoraggio nazionale dei consumi dei dispositivi
medici, le informazioni previste dal comma 5 dell'articolo
57 della citata legge n. 289 del 2002. Le regioni, in caso
di omesso inoltro al Ministero della salute delle
informazioni di cui al periodo precedente, adottano i
medesimi provvedimenti previsti per i direttori generali in
caso di inadempimento degli obblighi informativi sul
monitoraggio della spesa sanitaria;
b) fermo restando quanto previsto dal comma 292,
lettera b), del presente articolo per lo specifico
repertorio dei dispositivi protesici erogabili, con la
procedura di cui alla lettera a) viene stabilita, con
l'istituzione del repertorio generale dei dispositivi
medici, la data a decorrere dalla quale nell'ambito del
Servizio sanitario nazionale possono essere acquistati,
utilizzati o dispensati unicamente i dispositivi iscritti
nel repertorio medesimo;
c) le aziende che producono o commercializzano in
Italia dispositivi medici, compresi i dispositivi
medico-diagnostici in vitro e i dispositivi su misura sono
tenute a dichiarare mediante autocertificazione diretta al
Ministero della salute - Direzione generale dei farmaci e
dispositivi medici, entro il 30 aprile di ogni anno,
l'ammontare complessivo della spesa sostenuta nell'anno
precedente per le attivita' di promozione rivolte ai
medici, agli operatori sanitari, ivi compresi i dirigenti
delle aziende sanitarie, e ai farmacisti, nonche' la
ripartizione della stessa nelle singole voci di costo, a
tal fine attenendosi alle indicazioni, per quanto
applicabili, contenute nell'allegato al D.M. 23 aprile 2004
del Ministro della salute, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 99 del 28 aprile 2004, concernente le
attivita' promozionali poste in essere dalle aziende
farmaceutiche;
d) entro il 30 aprile di ogni anno, le aziende di cui
alla lettera c) versano, in conto entrate del bilancio
dello Stato, un contributo pari al 5,5 per cento delle
spese autocertificate, calcolate al netto delle spese per
il personale addetto. L'importo dovuto e' maggiorato del 5
per cento per ciascun mese di ritardo rispetto alla
scadenza prevista. Il mancato pagamento entro l'anno di
riferimento comporta una sanzione da 7.500 a 45.000 euro,
oltre al versamento di quanto dovuto. I proventi derivanti
dai versamenti sono riassegnati, con uno o piu' decreti del
Ministro dell'economia e delle finanze, sulle
corrispondenti unita' previsionali di base dello stato di
previsione del Ministero della salute e utilizzati dalla
Direzione generale dei farmaci e dispositivi medici per il
miglioramento e il potenziamento della attivita' del
settore dei dispositivi medici, con particolare riguardo
alle attivita' di sorveglianza del mercato, anche
attraverso l'aggiornamento e la manutenzione della
classificazione nazionale dei dispositivi e la manutenzione
del repertorio generale di cui alla lettera a), alla
attivita' di vigilanza sugli incidenti, alla formazione del
personale ispettivo, all'attivita' di informazione nei
riguardi degli operatori professionali e del pubblico, alla
effettuazione di studi in materia di valutazione
tecnologica, alla istituzione di registri di patologie che
implichino l'utilizzazione di dispositivi medici, nonche'
per la stipula di convenzioni con universita' e istituti di
ricerca o con esperti del settore;
e) i produttori e i commercianti di dispositivi medici
che omettono di comunicare al Ministero della salute i dati
e le documentazioni previste dal comma 3-bis dell'articolo
13 del decreto legislativo 24 febbraio 1997, n. 46, e
successive modificazioni, applicabile anche ai dispositivi
impiantabili attivi, e dall'articolo 10 del decreto
legislativo 8 settembre 2000, n. 332, sono soggetti, quando
non siano previste e non risultino applicabili altre
sanzioni, alla sanzione amministrativa pecuniaria di cui al
comma 4 dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 46 del
1997 e al comma 3 dell'articolo 19 del decreto legislativo
n. 332 del 2000.



 
Art. 69
Dichiarazione preventiva in caso
di spostamento del prestatore di servizi

1. All'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206 le parole: «30 giorni prima, salvo i casi di urgenza», sono sostituite dalle seguenti: «in anticipo».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 10, comma 1, del
decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206 (Attuazione
della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle
qualifiche professionali, nonche' della direttiva
2006/100/CE che adegua determinate direttive sulla libera
circolazione delle persone a seguito dell'adesione di
Bulgaria e Romania), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 9
novembre 2007, n. 261, S.O.:
"Art. 10. Dichiarazione preventiva in caso di
spostamento del prestatore.
1. Il prestatore che ai sensi dell'articolo 9 si sposta
per la prima volta da un altro Stato membro sul territorio
nazionale per fornire servizi e' tenuto ad informare in
anticipo, l'autorita' di cui all'articolo 5 con una
dichiarazione scritta, contenente informazioni sulla
prestazione di servizi che intende svolgere, nonche' sulla
copertura assicurativa o analoghi mezzi di protezione
personale o collettiva per la responsabilita'
professionale. Tale dichiarazione ha validita' per l'anno
in corso e deve essere rinnovata, se il prestatore intende
successivamente fornire servizi temporanei o occasionali in
tale Stato membro. Il prestatore puo' fornire la
dichiarazione con qualsiasi mezzo idoneo di
comunicazione.".



 
Art. 70

Aiuti de minimis a favore di piccole e medie imprese in particolari
aree

1. La dotazione del Fondo istituito dall'articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e successive modificazioni, e' destinata anche al finanziamento degli aiuti de minimis nel rispetto del regolamento (CE) n. 1998/2006 della Commissione, del 15 dicembre 2006, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di importanza minore, e successive modificazioni, a favore delle piccole e micro imprese, come individuate dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003, localizzate nelle aree di cui al predetto articolo 10, comma 1-bis, gia' costituite o che si costituiranno entro il 31 dicembre 2014. A tali imprese si applicano le tipologie di agevolazioni previste alle lettera da a) a d) del comma 341 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni.
2. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono determinate le condizioni, i limiti e le modalita' di applicazione delle agevolazioni di cui al presente articolo nei limiti delle risorse disponibili.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dall'articolo 10, comma 1-bis, del
decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77(Interventi
urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi
sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e
ulteriori interventi urgenti di protezione civile),
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 aprile 2009, n. 97:
"Art. 10. Agevolazioni per lo sviluppo economico e
sociale
1-bis. Il CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo
economico e sentita la regione Abruzzo, provvede
all'individuazione ed alla perimetrazione, nell'ambito dei
territori comunali della provincia di L'Aquila e di quelli
di cui all'articolo 1 del presente decreto, di zone franche
urbane ai sensi dell' articolo 1, commi da 340 a 343, della
legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni,
sulla base di parametri fisici e socio-economici
rappresentativi dei fenomeni di degrado urbano e sociale e
degli effetti provocati dal sisma sul tessuto economico e
produttivo, in deroga al requisito demografico ivi
previsto. Alle aree, cosi' individuate, si applicano le
disposizioni di cui all' articolo 1, commi da 340 a 343,
della predetta legge n. 296 del 2006 . Ai fini di cui al
presente comma, il termine del 1° gennaio 2008 stabilito
dai commi 341 e 341-bis dell'articolo 1 della predetta
legge n. 296 del 2006 si intende sostituito dal termine del
6 aprile 2009 e l'espressione «a decorrere dall'anno 2008»
di cui alla lettera c) del citato comma 341 si intende
sostituita dall'espressione «a decorrere dall'anno 2009».
Per il finanziamento delle zone franche urbane individuate
ai sensi del presente comma, e per il periodo di vigenza
degli incentivi previsto ai sensi del presente comma, e'
istituito un apposito Fondo nello stato di previsione della
spesa del Ministero dell'economia e delle finanze, con una
dotazione di 90 milioni di euro che costituisce tetto
massimo di spesa.".
Il regolamento (CE) n. 1998/2006 della Commissione
relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del
trattato agli aiuti d'importanza minore («de minimis»), e'
pubblicato nella G.U.U.E. 28 dicembre 2006, n. L 379.
La raccomandazione 2003/361/CE della Commissione
relativa alla definizione delle microimprese, piccole e
medie imprese, e' pubblicata nella G.U.U.E. 20 maggio 2003,
n. L 124.
Si riporta il comma 341 dell'articolo 1 della legge 27
dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni (legge
finanziaria 2007), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 27
dicembre 2006, n. 299, S.O.:
"341. Le piccole e microimprese, come individuate dalla
raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio
2003, che iniziano, nel periodo compreso tra il 1° gennaio
2008 (101) e il 31 dicembre 2012, una nuova attivita'
economica nelle zone franche urbane individuate secondo le
modalita' di cui al comma 342, possono fruire delle
seguenti agevolazioni, nei limiti delle risorse del Fondo
di cui al comma 340 a tal fine vincolante:
a) esenzione dalle imposte sui redditi per i primi
cinque periodi di imposta. Per i periodi di imposta
successivi, l'esenzione e' limitata, per i primi cinque al
60 per cento, per il sesto e settimo al 40 per cento e per
l'ottavo e nono al 20 per cento. L'esenzione di cui alla
presente lettera spetta fino a concorrenza dell'importo di
euro 100.000 del reddito derivante dall'attivita' svolta
nella zona franca urbana, maggiorato, a decorrere dal
periodo di imposta in corso al 1° gennaio 2009 e per
ciascun periodo d'imposta, di un importo pari a euro 5.000,
ragguagliato ad anno, per ogni nuovo assunto a tempo
indeterminato, residente all'interno del sistema locale di
lavoro in cui ricade la zona franca urbana;
b) esenzione dall'imposta regionale sulle attivita'
produttive, per i primi cinque periodi di imposta, fino a
concorrenza di euro 300.000, per ciascun periodo di
imposta, del valore della produzione netta;
c) esenzione dell'imposta comunale sugli immobili a
decorrere dall'anno 2008 e fino all'anno 2012, per i soli
immobili siti nelle zone franche urbane dalle stesse
imprese posseduti ed utilizzati per l'esercizio delle nuove
attivita' economiche;
d) esonero dal versamento dei contributi sulle
retribuzioni da lavoro dipendente, per i primi cinque anni
di attivita', nei limiti di un massimale di retribuzione
definito con decreto del Ministro del lavoro e della
previdenza sociale, solo in caso di contratti a tempo
indeterminato, o a tempo determinato di durata non
inferiore a dodici mesi, e a condizione che almeno il 30
per cento degli occupati risieda nel sistema locale di
lavoro in cui ricade la zona franca urbana. Per gli anni
successivi l'esonero e' limitato per i primi cinque al 60
per cento, per il sesto e settimo al 40 per cento e per
l'ottavo e nono al 20 per cento. L'esonero di cui alla
presente lettera spetta, alle medesime condizioni, anche ai
titolari di reddito di lavoro autonomo che svolgono
l'attivita' all'interno della zona franca urbana.".



 
Art. 71
Oggetto e ambito di applicazione

1. Il presente Capo stabilisce i principi comuni per la determinazione e la riscossione dei diritti aeroportuali negli aeroporti nazionali aperti al traffico commerciale.
2. Fatte salve le funzioni di vigilanza che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti continua ad esercitare ai sensi dell'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo 25 luglio 1997, n. 250, e' istituita l'Autorita' nazionale di vigilanza, di cui all'articolo 73, che svolge compiti di regolazione economica nonche' di vigilanza, di cui all'articolo 80, con l'approvazione dei sistemi di tariffazione e dell'ammontare dei diritti, inclusi metodi di tariffazione pluriennale, anche accorpata per servizi personalizzati, che garantiscono annualmente gli adeguamenti inflattivi.
3. I modelli di tariffazione, approvati dall'Autorita' previo parere del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono orientati ai costi delle infrastrutture e dei servizi, a obiettivi di efficienza nonche', nell'ambito di una crescita bilanciata della capacita' aeroportuale, all'incentivazione degli investimenti correlati anche all'innovazione tecnologica, alla sicurezza dello scalo ed alla qualita' dei servizi.
3-bis. Gli interventi infrastrutturali relativi ai sistemi aeroportuali di cui all'articolo 17, comma 34-bis, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, ivi compresi quelli inseriti nell'ambito dei contratti di programma o convenzione unica previsti dalla stessa disposizione, sono considerati, ai sensi di quanto previsto dalla parte II, titolo III, capo IV, del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale. Pertanto, per l'approvazione e l'esecuzione degli stessi interventi, nonche' dei piani di sviluppo aeroportuale, le societa' di gestione si avvalgono delle procedure approvative dettate dalle disposizioni di cui al periodo che precede, nonche' delle disposizioni di cui alla legge 22 agosto 1985, n. 449, in quanto applicabili.
4. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, previa istruttoria dell'Autorita' di vigilanza di cui all'articolo 73, trasmette annualmente alla Commissione europea una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui al presente Capo e della normativa comunitaria.
5. Le disposizioni di cui al presente Capo non si applicano ai diritti riscossi per la remunerazione di servizi di navigazione aerea di rotta e di terminale, di cui al regolamento (CE) n. 1794/2006 della Commissione, del 6 dicembre 2006, ne' ai diritti riscossi a compenso dei servizi di assistenza a terra di cui all'allegato A al decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18, di attuazione della direttiva 96/67/CE del Consiglio, del 15 ottobre 2006, relativa al libero accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della Comunita', ne' ai diritti riscossi per finanziare l'assistenza fornita alle persone con disabilita' e alle persone a mobilita' ridotta di cui al regolamento (CE) n. 1107/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 11, comma 2, del decreto
legislativo 25 luglio 1997, n. 250 ( Istituzione dell'Ente
nazionale per l'aviazione civile - E.N.A.C.), pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 31 luglio 1997, n. 177:
"Art. 11. Vigilanza governativa.
(Omissis).
2. In particolare, compete al Ministro dei trasporti e
della navigazione:
a) emanare le direttive generali per la programmazione
dell'attivita' dell'Ente;
b) stabilire gli indirizzi generali in materia di
politica tariffaria;
c) approvare le proposte di pianificazione e di
sviluppo del sistema aeroportuale nazionale;
d) vigilare che l'attivita' dell'Ente corrisponda ai
fini pubblico-istituzionali e si attui con criteri di
efficacia, efficienza, economia e sicurezza, nel rispetto
delle direttive generali impartite ed in conformita' agli
impegni assunti con il contratto di programma;
e) sciogliere gli organi di amministrazione e nominare
un commissario straordinario per la gestione dell'Ente in
caso di gravi e reiterate violazioni, accertate
nell'espletamento dei compiti di vigilanza di cui alla
lettera d). ".
Si riporta all'articolo 17, comma 34-bis, del
decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e
successive modificazioni ( Provvedimenti anticrisi, nonche'
proroga di termini), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 1°
luglio 2009, n. 150:
"Art. 17. Enti pubblici: economie, controlli, Corte dei
conti
(Omissis).
34-bis. Al fine di incentivare l'adeguamento delle
infrastrutture di sistemi aeroportuali nazionali e comunque
con traffico superiore a otto milioni di passeggeri annui,
nonche' quelli aventi strutture con sedimi in regioni
diverse, nel caso in cui gli investimenti si fondino
sull'utilizzo di capitali di mercato del gestore, l'Ente
nazionale per l'aviazione civile (ENAC) e' autorizzato a
stipulare contratti di programma in deroga alla normativa
vigente in materia, introducendo sistemi di tariffazione
pluriennale che, tenendo conto dei livelli e degli standard
europei, siano orientati ai costi delle infrastrutture e
dei servizi, a obiettivi di efficienza e a criteri di
adeguata remunerazione degli investimenti e dei capitali,
con modalita' di aggiornamento valide per l'intera durata
del rapporto. In tali casi il contratto e' approvato con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da
adottare entro sessanta giorni dalla stipula del contratto
di programma, su proposta del Ministro delle infrastrutture
e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia
e delle finanze, e puo' graduare le modifiche tariffarie,
prorogando il rapporto in essere, per gli anni necessari ad
un riequilibrio del piano economico-finanziario della
societa' di gestione.".
Il testo della parte II, titolo III, capo IV, del
codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163
(Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE), e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
del 2 maggio 2006, n. 100, S.O.
Il testo della legge 22 agosto 1985, n. 449 (Interventi
di ampliamento e di ammodernamento da attuare nei sistemi
aeroportuali di Roma e Milano), e' stato pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale 28 agosto 1985, n. 202.
Per il riferimento al regolamento (CE) n. 1794/2006
della Commissione, del 6 dicembre 2006 che istituisce un
sistema di tariffazione comune per i servizi di navigazione
aerea, e' stato pubblicato nella G.U.U.E. 7 dicembre 2006,
n. L 341.
Il testo del decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18
(Attuazione della direttiva 96/67/CE relativa al libero
accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli
aeroporti della Comunita'), e' stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 4 febbraio 1999, n. 28, S.O.
La Direttiva 96/67/CE (Relativa all'accesso al mercato
dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della
Comunita'), e' stata pubblicata nella G.U.C.E. 25 ottobre
1996, n. L 272.
Il Regolamento (CE) n. 1107/2006 (Diritti delle persone
con disabilita' e delle persone a mobilita' ridotta nel
trasporto aereo), e' stato pubblicato nella G.U.U.E. 26
luglio 2006, n. L 204.



 
Art. 72
Definizioni

1. Ai fini dei presente Capo si intende per:
a) aeroporto: qualsiasi terreno appositamente predisposto per l'atterraggio, il decollo e le manovre di aeromobili, inclusi gli impianti annessi che esso puo' comportare per le esigenze del traffico e per il servizio degli aeromobili nonche' gli impianti necessari per fornire assistenza ai servizi aerei commerciali;
b) gestore aeroportuale: il soggetto al quale le disposizioni legislative, regolamentari o contrattuali affidano, insieme con altre attivita' o in via esclusiva, il compito di amministrare e di gestire le infrastrutture aeroportuali o della rete aeroportuale e di coordinare e di controllare le attivita' dei vari operatori presenti negli aeroporti e nella rete aeroportuale di interesse;
c) utente dell'aeroporto: qualsiasi persona fisica o giuridica che trasporti per via aerea passeggeri, posta e merci, da e per l'aeroporto di base;
d) diritti aeroportuali: i prelievi riscossi a favore del gestore aeroportuale e pagati dagli utenti dell'aeroporto per l'utilizzo delle infrastrutture e dei servizi che sono forniti esclusivamente dal gestore aeroportuale e che sono connessi all'atterraggio, al decollo, all'illuminazione e al parcheggio degli aeromobili e alle operazioni relative ai passeggeri e alle merci, nonche' ai corrispettivi per l'uso delle infrastrutture centralizzate dei beni di uso comune e dei beni di uso esclusivo;
e) rete aeroportuale: un gruppo di aeroporti, debitamente designato come tale da uno Stato membro, gestiti dallo stesso gestore aeroportuale.
 
Art. 73
Autorita' nazionale di vigilanza

1. Nelle more dell'operativita' dell'Autorita' di regolazione dei trasporti di cui all'articolo 36, comma 1, del presente decreto, le funzioni di Autorita' di vigilanza sono svolte previo atto di indirizzo del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
 
Art. 74
Reti aeroportuali

1. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere della Conferenza Unificata, sono designate le reti aeroportuali sul territorio italiano.
2. L'Autorita' di vigilanza puo' autorizzare il gestore aeroportuale di una rete aeroportuale ad introdurre un sistema di tariffazione aeroportuale comune e trasparente da applicare all'intera rete, fermi restando i principi di cui al successivo articolo 80, comma 1.
3. L'Autorita' di vigilanza, nel rispetto della normativa europea, informandone la Commissione europea, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze, puo' consentire al gestore aeroportuale di applicare un sistema di tariffazione comune e trasparente presso gli aeroporti che servono la stessa citta' o agglomerato urbano, purche' ciascun aeroporto rispetti gli obblighi in materia di trasparenza di cui all'articolo 77.
 
Art. 75
Non discriminazione

1. I diritti aeroportuali sono applicati in modo da non determinare discriminazioni tra gli utenti dell'aeroporto. L'Autorita' di vigilanza puo', comunque, operare una modulazione degli stessi diritti aeroportuali per motivi di interesse pubblico e generale, compresi i motivi ambientali, con impatto economico neutro per il gestore. A tal fine i criteri utilizzati sono improntati ai principi di pertinenza, obiettivita' e trasparenza.
 
Art. 76
Determinazione diritti aeroportuali. Consultazioni

1. Al fine dell'applicazione del sistema dei diritti aeroportuali, l'Autorita' di vigilanza, nel rispetto dei principi e dei criteri di cui all'articolo 11-nonies del decreto-legge 30 settembre 2005 n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, predispone specifici modelli tariffari, calibrati sulla base del traffico annuo di movimenti passeggeri registrato, al fine di assicurare che i diritti applicati agli utenti degli aeroporti rispondano ai principi di cui all'articolo 80, comma 1.
2. Il gestore, individuato il modello tariffario tra quelli predisposti dall'Autorita' ai sensi del comma 1 e determinato l'ammontare dei diritti, previa consultazione degli utenti degli aeroporti, lo sottopone all'Autorita' di vigilanza che verifica ed approva entro quaranta giorni la corretta applicazione del modello tariffario e del livello dei diritti aeroportuali in coerenza anche agli obblighi di concessione.
3. E' istituita una procedura obbligatoria di consultazione tra il gestore aeroportuale e gli utenti dell'aeroporto, che possono essere rappresentati da referenti con delega o dalle associazioni di riferimento. Sulla base della stessa procedura, il gestore garantisce lo svolgimento di una consultazione periodica, almeno una volta all'anno, dell'utenza aeroportuale.
4. L'Autorita' di vigilanza puo' motivatamente richiedere lo svolgimento di consultazioni tra le parti interessate e, in particolare, dispone che il gestore aeroportuale consulti gli utenti dell'aeroporto prima che siano finalizzati piani relativi a nuovi progetti di infrastrutture aeroportuali approvati dall'ENAC - Direzione centrale infrastrutture aeroporti - che incidono sulla determinazione della misura tariffaria.
5. L'Autorita' di vigilanza pubblica una relazione annuale sull'attivita' svolta fornendo, su richiesta dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, tutte le informazioni, in particolare, sulle procedure di determinazione dei diritti aeroportuali.
6. Per gli aeroporti aventi una soglia di traffico pari o inferiore al milione di movimento passeggeri annuo, l'Autorita' individua entro sessanta giorni dall'inizio della sua attivita', modelli semplificati di aggiornamento, anche annuale, dei diritti ancorati al criterio dell'effettivo valore dei beni fruiti dall'utenza.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 11-nonies del citato
decreto-legge 30 settembre 2005 n. 203, convertito, con
modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248 (Misure
di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in
materia tributaria e finanziaria), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 3 ottobre 2005, n. 230:
"Art. 11-nonies. Razionalizzazione e incremento
dell'efficienza del settore dei gestori aeroportuali.
1. Alla legge 24 dicembre 1993, n. 537, sono apportate
le seguenti modificazioni:
a) il comma 10 dell'articolo 10 e' sostituito dal
seguente:
«10. La misura dei diritti aeroportuali di cui alla
legge 5 maggio 1976, n. 324, e' determinata per i singoli
aeroporti, sulla base di criteri stabiliti dal CIPE, con
decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
Con i medesimi decreti viene altresi' fissata, per un
periodo predeterminato, comunque compreso tra tre e cinque
anni, la variazione massima annuale applicabile ai medesimi
diritti aeroportuali. La variazione e' determinata
prendendo a riferimento il tasso di inflazione programmato,
l'obiettivo di recupero della produttivita' assegnato al
gestore aeroportuale, la remunerazione del capitale
investito, gli ammortamenti dei nuovi investimenti
realizzati con capitale proprio o di credito, che sono
stabiliti in contratti di programma stipulati tra l'Ente
nazionale per l'aviazione civile (ENAC) e il gestore
aeroportuale, approvati dal Ministro delle infrastrutture e
dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze. La misura iniziale dei diritti e l'obiettivo
di recupero della produttivita' assegnato vengono
determinati tenendo conto:
a) di un sistema di contabilita' analitica, certificato
da societa' di revisione contabile, che consenta
l'individuazione dei ricavi e dei costi di competenza
afferenti a ciascuno dei servizi, regolamentati e non
regolamentati, quali lo svolgimento di attivita'
commerciali, offerti sul sedime aeroportuale;
b) del livello qualitativo e quantitativo dei servizi
offerti;
c) delle esigenze di recupero dei costi, in base a
criteri di efficienza e di sviluppo delle strutture
aeroportuali;
d) dell'effettivo conseguimento degli obiettivi di
tutela ambientale;
e) di una quota non inferiore al 50 per cento del
margine conseguito dal gestore aeroportuale in relazione
allo svolgimento nell'ambito del sedime aeroportuale di
attivita' non regolamentate»;
b) dopo il comma 10, sono inseriti i seguenti:
«10-bis. E' soppressa la maggiorazione del 50 per cento
dei diritti aeroportuali applicata nei casi di approdo o
partenza nelle ore notturne, di cui alla legge 5 maggio
1976, n. 324.
10-ter. Il Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze, puo' definire norme semplificative, rispetto
a quelle previste al comma 10, per la determinazione dei
diritti aeroportuali per gli aeroporti aventi un traffico
inferiore a 600.000 unita' di carico, ciascuna equivalente
ad un passeggero o cento chili di merce o di posta.
10-quater. La metodologia di cui al comma 10 si applica
anche per la determinazione dei corrispettivi per i servizi
di sicurezza previsti dall'articolo 5, comma 3, del
decreto-legge 18 gennaio 1992, n. 9, convertito, con
modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1992, n. 217,
nonche' per la determinazione della tassa di imbarco e
sbarco sulle merci trasportate per via aerea in base al
decreto-legge 28 febbraio 1974, n. 47, convertito, con
modificazioni, dalla legge 16 aprile 1974, n. 117».
2. Il comma 190 dell'articolo 2 della legge 23 dicembre
1996, n. 662, e' abrogato.".



 
Art. 77
Trasparenza

1. L'Autorita' di vigilanza dispone, ogni qual volta si procede alle consultazioni di cui all'articolo 76, che i gestori aeroportuali forniscano ad ogni utente dell'aeroporto o ai referenti con delega o alle associazioni di riferimento, adeguate informazioni sugli elementi utilizzati per la determinazione del sistema o dell'ammontare di tutti i diritti riscossi in ciascun aeroporto.
2. Le informazioni, di cui al comma 1, fatte salve le integrazioni richieste dall'Autorita' di vigilanza, comprendono:
a) l'elenco dei servizi e delle infrastrutture forniti a corrispettivo dei diritti aeroportuali riscossi;
b) la metodologia utilizzata per il calcolo dei diritti aeroportuali che include metodi di tariffazione pluriennale, anche accorpata per servizi personalizzati, che garantiscono annualmente gli incrementi inflattivi;
c) i sistemi di tariffazione che devono essere orientati ai costi delle infrastrutture e dei servizi, a obiettivi di efficienza nonche', nell'ambito di una crescita bilanciata della capacita' aeroportuale, all'incentivazione degli investimenti correlati all'innovazione tecnologica e sicurezza dello scalo ed alla qualita' dei servizi;
d) la struttura dei costi relativamente alle infrastrutture e ai servizi ai quali i diritti aeroportuali sono connessi;
e) gli introiti dei diritti e il costo dei servizi forniti in cambio;
f) qualsiasi finanziamento erogato da autorita' pubbliche per le infrastrutture e per i servizi ai quali i diritti aeroportuali si riferiscono;
g) le previsioni riguardanti la situazione dell'aeroporto per quanto attiene ai diritti, all'evoluzione del traffico, nonche' agli investimenti previsti;
h) l'utilizzazione effettiva delle infrastrutture e delle installazioni aeroportuali nel corso di un periodo determinato;
i) i risultati attesi dai grandi investimenti proposti con riguardo ai loro effetti sulla capacita' dell'aeroporto.
3. L'Autorita' di vigilanza dispone che gli utenti dell'aeroporto comunichino al gestore aeroportuale, prima di ogni consultazione, informazioni, in particolare, riguardanti:
a) le previsioni del traffico;
b) le previsioni relative alla composizione e all'utilizzo previsto della flotta aerea dell'utente dell'aeroporto;
c) le esigenze dell'utente dell'aeroporto;
d) i progetti di sviluppo nell'aeroporto.
4. Le informazioni comunicate ai sensi del presente articolo sono, a norma della legislazione di riferimento, da trattare come informazioni riservate ed economicamente sensibili e, nel caso di gestori aeroportuali quotati in borsa, sono applicati gli specifici regolamenti di riferimento.
 
Art. 78
Norme di qualita'

1. Ai fini del funzionamento degli aeroporti, l'Autorita' di vigilanza adotta le misure necessarie per consentire al gestore aeroportuale e agli utenti dell'aeroporto interessati, che possono essere rappresentati da referenti con delega o dalle associazioni di riferimento, di procedere a negoziati allo scopo di concludere un accordo sul livello di servizio, con specifico riguardo alla qualita' dei servizi prestati, nel rispetto degli impegni assunti dal gestore con la stipula della convenzione di concessione.
2. L'accordo, di cui al comma 1, stabilisce il livello del servizio che deve essere fornito dal gestore aeroportuale a fronte dei diritti aeroportuali riscossi.
3. I negoziati di cui al comma 1, possono essere organizzati nel quadro delle consultazioni di cui all'articolo 76.
 
Art. 79
Differenziazione dei servizi

1. L'Autorita' di vigilanza autorizza il gestore aeroportuale a variare la qualita' e l'estensione di particolari servizi, terminali o parti dei terminali degli aeroporti, allo scopo di fornire servizi personalizzati ovvero un terminale o una parte di terminale specializzato.
2. L'ammontare dei diritti aeroportuali puo' essere differenziato in funzione della qualita' e dell'estensione dei servizi, di cui al comma 1, e dei relativi costi o di qualsiasi altra motivazione oggettiva, trasparente e non discriminatoria.
3. Qualora il numero degli utenti dell'aeroporto che desiderano accedere ai servizi personalizzati, di cui al comma 1, o a un terminale o una parte di terminale specializzato ecceda il numero di utenti che e' possibile accogliere a causa di vincoli di capacita' dell'aeroporto, l'accesso e' stabilito in base a criteri pertinenti, obiettivi, trasparenti e non discriminatori, proposti dal gestore ed approvati dall'Autorita' di vigilanza.
 
Art. 80
Vigilanza sulla determinazione dei diritti aeroportuali per l'utilizzo delle infrastrutture e dei servizi in regime di
esclusiva

1. L'Autorita' di vigilanza controlla che nella determinazione della misura dei diritti aeroportuali, richiesti agli utenti aeroportuali per l'utilizzo delle infrastrutture e dei servizi forniti dal gestore in regime di esclusiva negli aeroporti, siano applicati i seguenti principi di:
a) correlazione ai costi, trasparenza, pertinenza, ragionevolezza;
b) consultazione degli utenti aeroportuali;
c) non discriminazione;
d) orientamento, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), alla media europea dei diritti aeroportuali praticati in scali con analoghe caratteristiche infrastrutturali, di traffico e standard di servizio reso.
2. L'Autorita' di vigilanza, in caso di violazione dei principi di cui al comma 1 e di inosservanza delle linee di politica economica e tariffaria di settore, adotta provvedimenti di sospensione del regime tariffario istituito.
3. Per il periodo di sospensione, di cui al comma 2, l'Autorita' di vigilanza dispone l'applicazione dei livelli tariffari preesistenti al nuovo regime.
4. L'Autorita' di vigilanza con comunicazione scritta informa il gestore aeroportuale delle violazioni, di cui al comma 2, che gli contesta, assegnandogli il termine di trenta giorni per adottare i provvedimenti dovuti.
5. Il gestore aeroportuale puo', entro sette giorni dal ricevimento della comunicazione, di cui al comma 4, presentare controdeduzioni scritte all'Autorita' di vigilanza, che, qualora valuti siano venute meno le cause di sospensione di cui al comma 2, comunica per scritto al gestore la conclusione della procedura di sospensione.
6. L'Autorita' di vigilanza, decorso inutilmente il termine, di cui al comma 4, adotta i provvedimenti ritenuti necessari ai fini della determinazione dei diritti aeroportuali.
 
Art. 81
Aeroporti militari aperti al traffico civile

1. Nella determinazione dei diritti aeroportuali da applicarsi negli aeroporti militari aperti al traffico civile, si tiene conto anche delle infrastrutture e dei servizi forniti dall'Aeronautica militare, che stipula apposita convenzione con il gestore aeroportuale, per la definizione degli stessi e l'individuazione delle modalita' per il ristoro dei costi sostenuti.
 
Art. 82
Clausola di invarianza finanziaria

1. Dall'attuazione delle disposizioni del presente Capo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le amministrazioni interessate provvedono all'adempimento dei compiti derivanti dal presente Capo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
 
Art. 83
Modifiche al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30

1. All'articolo 68 del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, il comma 1-bis e' soppresso.



Riferimenti normativi
Il comma 1-bis dell'articolo 68 del decreto legislativo
10 febbraio 2005, n. 30 ( Codice della proprieta'
industriale, a norma dell'articolo 15 della L. 12 dicembre
2002, n. 273) soppresso dalla presente legge, e' pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale del 4 marzo 2005, n. 52, S.O.



 
Art. 84

Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 28 maggio 2009,
n. 107

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 28 maggio 2009, n. 107, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1, comma 2, le parole «provenienti o dirette all'estero» sono sostituite dalle seguenti: «in provenienza o a destinazione di porti situati al di fuori dell'Unione europea».
b) all'articolo 2, dopo il comma 3, e' aggiunto il seguente:
«3 bis) I trasporti fra porti nazionali ed i trasporti fra porti nazionali e porti di altri Stati membri dell'Unione europea sono assoggettati al medesimo trattamento per quanto concerne l'applicazione della tassa di ancoraggio e della tassa portuale di cui, rispettivamente, agli articoli 1 e 2 del presente regolamento.»;
c) all'Allegato, nell'intestazione della terza colonna, le parole «Aliquota per traffico di cabotaggio» sono sostituite dalle seguenti: «Aliquota per traffico di cabotaggio ed intracomunitario».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 1 e 2 e della
intestazione dell'Allegato del decreto del Presidente della
Repubblica 28 maggio 2009, n. 107 (Regolamento concernente
la revisione della disciplina delle tasse e dei diritti
marittimi, a norma dell'articolo 1, comma 989, della legge
27 dicembre 2006, n. 296) pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 5 agosto 2009, n. 180, come modificati dalla
presente legge:
"Art. 1. Tassa di ancoraggio
1. Le navi nazionali, le navi estere equiparate alle
nazionali in virtu' di trattati, nonche' le navi operate da
compagnie di navigazione di Stati con i quali l'Unione
europea abbia stipulato accordi di navigazione e di
trasporto marittimo, ancorche' non battano la bandiera di
detti Stati, che compiono operazioni commerciali in un
porto, rada o spiaggia dello Stato o negli ambiti
richiamati al successivo articolo 3, comma 1, sono soggette
al pagamento di una tassa di ancoraggio per ogni tonnellata
di stazza netta, nella seguente misura:
a) euro 0,09 per ogni tonnellata eccedente le prime 50,
se hanno una stazza netta non superiore a 200 tonnellate;
b) euro 0,14 se hanno una stazza netta superiore a 200
e fino a 350 tonnellate, ovvero se, avendo una stazza
superiore a 350 tonnellate, navigano esclusivamente tra i
porti dello Stato;
c) euro 0,72 se hanno una stazza netta superiore a 350
tonnellate e provengono o sono dirette all'estero.
2. Per le navi di stazza netta superiore a 350
tonnellate in provenienza o a destinazione di porti situati
al di fuori dell'Unione europea, aventi merci in coperta
ovvero nelle sovrastrutture, la stazza delle quali non sia
gia' compresa nella stazza lorda, la tassa di ancoraggio di
cui al comma 1 si applica altresi', in occasione
dell'approdo nei porti, rade, spiagge dello Stato o negli
ambiti di cui al successivo articolo 3, comma 1, ovvero in
occasione del primo giorno di imbarco di tali merci, alle
tonnellate di stazza corrispondenti allo spazio occupato
dalle merci suddette secondo le norme vigenti sulla
stazzatura delle navi, nella misura di cui al comma 1,
lettera c), con la sola eccezione delle esenzioni previste
per le navi dagli articoli 20 e 21 della legge 9 febbraio
1963, n. 82. (2)
3. La tassa di ancoraggio, nel caso di cui al comma 1,
lettera a), e' valevole per un anno, nei casi di cui al
comma 1, lettere b) e c), per trenta giorni. Le navi, nei
casi di cui alle lettere b) e c), possono abbonarsi alla
tassa di ancoraggio per il periodo di un anno pagando
rispettivamente euro 0,50 ed euro 1,58 per ogni tonnellata
di stazza netta. Le predette navi possono abbonarsi alla
tassa di ancoraggio per il periodo di un anno anche
relativamente alle merci ed ai contenitori pieni
trasportati in coperta ovvero nelle sovrastrutture della
nave, il cui spazio non e' compreso nella stazza lorda
della stessa, pagando rispettivamente euro 0,50 ed euro
1,58 per ogni tonnellata di stazza, calcolata secondo le
norme vigenti sulla stazzatura delle navi, corrispondente
allo spazio occupabile dalla quantita' massima di merce e
dal numero massimo di contenitori pieni trasportabili in
coperta, o negli spazi chiusi non considerati nel calcolo
della stazza, in accordo alle condizioni di caricamento
prescritte nelle «Istruzioni al Comandante sulla stabilita'
della nave». La tassa di ancoraggio decorre dal giorno
dell'approdo.
4. Le navi portacontenitori adibite a servizi regolari
di linea in attivita' di transhipment di traffico
internazionale possono avvalersi della facolta' di cui
all'articolo 10, commi 5 e 6, della legge 27 dicembre 1997,
n. 449.
5. Alla tassa di ancoraggio sono applicabili le ipotesi
di esenzione di cui all'articolo 13 della legge 9 febbraio
1963, n. 82, e, ai fini del calcolo, trovano altresi'
applicazione i coefficienti di correzione di cui al decreto
del Ministro della marina mercantile in data 18 marzo 1988,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 82 dell'8 aprile
1988.
6. La quota di gettito della tassa di ancoraggio
relativa alle merci ed ai contenitori collocati in coperta
o nelle sovrastrutture di cui, rispettivamente, al comma 2
ed al comma 4, nonche' il diritto sostitutivo della tassa
di ancoraggio, la tassa di ancoraggio per i rimorchiatori e
quella per le navi che effettuano la pesca oltre gli
stretti di cui, rispettivamente, agli articoli 5, 7 e 14
della legge 9 febbraio 1963, n. 82, sono attribuiti a
ciascuna autorita' portuale per la circoscrizione
territoriale di competenza.
7. Le navi estere non ammesse ad un trattamento uguale
a quello delle navi nazionali sono soggette al pagamento
del doppio della tassa di cui al comma 1 e non hanno
diritto all'abbonamento.
8. Al fine di consentire una puntuale identificazione
dei pertinenti introiti delle autorita' portuali, a
decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento, alle riscossioni a titolo di abbonamento alla
tassa di ancoraggio sono attribuiti, ai sensi della vigente
normativa, appositi codici tributi, differenziati per
modalita' di pagamento o validita' temporale delle tasse.
9. Alla tassa di ancoraggio si applicano le procedure
di riscossione previste dall'articolo 1, comma 119, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244. Nelle more dell'adozione
del decreto del Capo del Dipartimento delle finanze, la
tassa di ancoraggio e' riscossa secondo la procedura di cui
all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica
30 agosto 1966, n. 1340.
10. Le disposizioni del presente regolamento si
applicano anche nei porti della Sicilia che non siano sede
di autorita' portuale, ferma restando l'attribuzione alla
Regione siciliana del gettito della tassa di ancoraggio di
cui al presente articolo e fatto salvo quanto disposto dal
comma 6 per le autorita' portuali della regione stessa,
nonche' dall'articolo 1, comma 982, della legge 27 dicembre
2006, n. 296.
Art. 2. Tassa portuale
1. Nei porti, nelle rade e spiagge dello Stato, nonche'
negli ambiti richiamati all'articolo 3, comma 1, e' dovuta
una tassa portuale sulle merci sbarcate ed imbarcate,
commisurata alle tonnellate metriche di merce secondo le
aliquote riportate, in relazione a ciascuna categoria
merceologica ed alla tipologia di traffico, nella tabella
allegata al presente regolamento. La frazione di tonnellata
superiore ad un quintale e' considerata come tonnellata
intera.
2. La tassa di cui al comma 1 sostituisce la tassa
erariale di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge
28 febbraio 1974, n. 47, convertito, con modificazioni,
dalla legge 16 aprile 1974, n. 117, e successive
modificazioni e la tassa sulle merci sbarcate e imbarcate
di cui al capo III del titolo II della legge 9 febbraio
1963, n. 82, e successive modificazioni, e all'articolo 1
della legge 5 maggio 1976, n. 355.
3. Alla tassa portuale si applicano le procedure di
riscossione previste dall'articolo 1, comma 119, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244, Nelle more dell'adozione
del decreto del Capo del Dipartimento delle finanze, si
applicano le procedure di accertamento e di riscossione di
cui all'articolo 36 del decreto del Presidente della
Repubblica 30 agosto 1966, n. 1340. Sono fatte salve le
esenzioni di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge
13 marzo 1988, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla
legge 13 maggio 1988, n. 153, da riconoscersi alle merci
caricate sui carri ferroviari e sui veicoli che accedono
alle navi traghetto adibite ai collegamenti marittimi tra
porti comunitari, nonche' alle merci contenute nei
contenitori caricati su navi porta contenitori adibite a
collegamenti marittimi tra porti comunitari.
3 bis) I trasporti fra porti nazionali ed i trasporti
fra porti nazionali e porti di altri Stati membri
dell'Unione europea sono assoggettati al medesimo
trattamento per quanto concerne l'applicazione della tassa
di ancoraggio e della tassa portuale di cui,
rispettivamente, agli articoli 1 e 2 del presente
regolamento.»;
c) all'Allegato, nell'intestazione della terza colonna,
le parole «Aliquota per traffico di cabotaggio» sono
sostituite dalle seguenti:
«Aliquota per traffico di cabotaggio ed
intracomunitario.
Allegato
Tabella delle aliquote per il calcolo della tassa portuale
(prevista dall'articolo 2, comma 1)


Voci Aliquota intera/ Aliquota per traffico di cabotaggio merceologiche Importo in euro ed intracomunitario/
per tonnellata Importo in euro per tonnellata.".





 
Art. 85
Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211

1. All'articolo 7, del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, primo periodo, dopo le parole «comitato etico» e' inserita la seguente: «coordinatore»;
b) al comma 2, secondo periodo, dopo le parole «comitato etico» e' inserita la seguente: «coordinatore»;
c) al comma 3, le parole «Il parere favorevole puo' essere solo accettato ovvero rifiutato nel suo complesso dai comitati etici degli altri centri italiani partecipanti alla sperimentazione stessa» sono sostituite dalle seguenti: «I comitati etici degli altri centri italiani partecipanti alla sperimentazione sono competenti a valutare la fattibilita' locale della sperimentazione e si limitano ad accettare o a rifiutare nel suo complesso il parere favorevole del comitato etico di coordinamento»;
d) al comma 3, le parole da «I comitati etici dei centri partecipanti» a «protocollo» sono soppresse;
e) al comma 3, ultimo periodo, dopo la parola: «comitato» e' inserita la seguente: «coordinatore»;
f) al comma 4, dopo le parole «comitato etico» e' inserita la seguente: «coordinatore».



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 7 del decreto legislativo 24
giugno 2003, n. 211 (Attuazione della direttiva 2001/20/CE
relativa all'applicazione della buona pratica clinica
nell'esecuzione delle sperimentazioni cliniche di
medicinali per uso clinico), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 9 agosto 2003, n. 184, S.O., come modificato
dalla presente legge:
"Art. 7. Parere unico.
1. Nel caso di sperimentazioni cliniche multicentriche
condotte solo in Italia, o in Italia e in altri Paesi, il
parere motivato sulla sperimentazione stessa e' espresso
dal comitato etico «coordinatore» della struttura italiana
alla quale afferisce lo sperimentatore coordinatore per
l'Italia, entro trenta giorni a decorrere dalla data di
ricevimento della domanda di cui all'articolo 8, presentata
dal promotore della sperimentazione nella forma prescritta;
la sperimentazione non puo' avere inizio in nessun sito
prima dell'espressione di detto parere.
2. I comitati etici interessati dalla sperimentazione
possono comunicare al comitato etico coordinatore di cui al
comma 1, eventuali osservazioni. Il comitato etico
coordinatore di cui al comma 1, entro trenta giorni dal
ricevimento della domanda, presentata nella forma
prescritta, di cui all'articolo 8, comunica al promotore
della sperimentazione, agli altri comitati etici
interessati dalla sperimentazione e al Ministero della
salute il proprio parere.
3. I comitati etici degli altri centri italiani
partecipanti alla sperimentazione sono competenti a
valutare la fattibilita' locale della sperimentazione e si
limitano ad accettare o a rifiutare nel suo complesso il
parere favorevole del comitato etico di coordinamento; i
comitati etici di tutti i centri in cui e' effettuata la
sperimentazione possono modificare la formulazione del
consenso informato limitatamente ai soggetti in
sperimentazione presso il proprio centro, e subordinare
all'accettazione di tali modifiche la partecipazione alla
sperimentazione. L'accettazione o il rifiuto del parere del
comitato coordinatore di cui al comma 1, adeguatamente
motivati, debbono essere comunicati dai comitati dei centri
collaboratori al promotore della sperimentazione, agli
altri comitati dei centri partecipanti e alle Autorita'
competenti entro un massimo di 30 giorni a decorrere da
quello in cui hanno ricevuto detto parere unico.
4. Nei casi di sperimentazioni cliniche multicentriche
le proroghe di cui all'articolo 6, comma 5, sono previste
solo per il comitato etico coordinatore di cui al comma 1.



 
Art. 86
Servizio di gestione automatizzata dei pagamenti e
dei corrispettivi dovuti per le pratiche di motorizzazione

1. All'articolo 4, comma 171, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, il secondo periodo e' soppresso.
2. La convenzione per la gestione automatizzata dei pagamenti dei corrispettivi dovuti dall'utenza per le pratiche automobilistiche e dei servizi connessi, stipulata tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Dipartimento dei trasporti terrestri e per i sistemi informativi e statistici e Poste Italiane S.p.A. il 22 marzo 2004 e approvata con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 4 maggio 2004, termina con il decorso del periodo di nove anni previsto dall'articolo 8, primo comma, della convenzione medesima.
3. Alla scadenza del contratto di cui al comma 2, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti affida l'espletamento del servizio previsto dall'articolo 4, comma 171, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 nel rispetto della normativa dell'Unione europea. Nel caso in cui ritenga di non poter far ricorso ad una procedura di gara pubblica, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da' adeguata pubblicita' alla scelta, motivandola anche in base ad un'analisi del mercato e contestualmente trasmette una relazione contenente gli esiti della predetta verifica all'Autorita' garante della concorrenza e del mercato per l'espressione di un parere preventivo, da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione. Decorso il termine, il parere, se non reso, si intende espresso in senso favorevole.
4. Ai fini previsti dal comma 3 il Ministero delle infrastrutture dei trasporti effettua, entro il 30 settembre 2012, un'indagine di mercato volta a verificare l'interesse degli operatori economici all'esecuzione del servizio, tenuto conto delle esigenze tecniche e organizzative richieste per l'espletamento dello stesso.
5. Le attivita' di cui al comma 4 sono svolte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti senza nuovi oneri per la finanza pubblica, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 4, comma 171, della legge 24
dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004), pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 2003, n. 299, S.O.,
come modificato dalla presente legge:
"Art. 4. Finanziamento agli investimenti.
(Omissis).
171. Al fine di semplificare le procedure e gli
adempimenti, il Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti predispone idonei sistemi per la gestione
informatizzata di tutti i pagamenti su conto corrente
postale, a qualsiasi titolo dovuti, relativi alle
operazioni di competenza.".



 
Art. 87
Prestazione transfrontaliera di servizi in Italia
dei consulenti in materia di brevetti

1. All'articolo 201, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, dopo il comma 4, e' aggiunto il seguente: «4-bis. I cittadini dell'Unione europea abilitati all'esercizio della medesima professione in un altro Stato membro possono essere iscritti all'albo secondo le procedure di cui al decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206.».
2. All'articolo 203, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. I soggetti di cui all'articolo 201, comma 4-bis, che intendono esercitare l'attivita' di rappresentanza in Italia a titolo occasionale e temporaneo si considerano automaticamente iscritti all'albo dei consulenti in proprieta' industriale, previa trasmissione da parte dell'autorita' competente della dichiarazione preventiva di cui all'articolo 10, del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206. L'iscrizione rileva ai soli fini dell'applicazione delle norme professionali, di carattere professionale, legale o amministrativo, direttamente connesse alla qualifica professionale.».



Riferimenti normativi
Si riporta il testo degli articoli 201 e 203 del
decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30
(Codice della proprieta' industriale, a norma
dell'articolo 15 della L. 12 dicembre 2002, n. 273 ), come
modificatodalla presente legge:
"Art. 201. Rappresentanza.
1. Nessuno e' tenuto a farsi rappresentare da un
mandatario abilitato nelle procedure di fronte all'Ufficio
italiano brevetti e marchi; le persone fisiche e giuridiche
possono agire per mezzo di un loro dipendente anche se non
abilitato o per mezzo di un dipendente di altra societa'
collegata ai sensi dell'articolo 205, comma 3.
2. La nomina di uno o piu' mandatari, qualora non sia
fatta nella domanda, oppure con separato atto, autentico o
autenticato, puo' farsi con apposita lettera d'incarico,
soggetta al pagamento della tassa prescritta.
3. L'atto di nomina o la lettera d'incarico puo'
riguardare una o piu' domande o in generale la
rappresentanza professionale per ogni procedura di fronte
all'Ufficio italiano brevetti e marchi ed alla commissione
dei ricorsi. In tale caso, in ogni successiva domanda,
istanza e ricorso, il mandatario dovra' fare riferimento
alla procura o lettera d'incarico.
4. Il mandato puo' essere conferito soltanto a
mandatari iscritti in un albo all'uopo istituito presso il
Consiglio dell'ordine dei consulenti in proprieta'
industriale.
4-bis. I cittadini dell'Unione europea abilitati
all'esercizio della medesima professione in un altro Stato
membro possono essere iscritti all'albo secondo le
procedure di cui al decreto legislativo 6 novembre 2007, n.
206.
5.
6. Il mandato puo' essere anche conferito ad un
avvocato iscritto nel suo albo professionale."
"Art. 203. Requisiti per l'iscrizione.
1. Puo' essere iscritta all'Albo dei consulenti in
proprieta' industriale abilitati qualsiasi persona fisica
che:
a) abbia il godimento dei diritti civili
nell'ordinamento nazionale e sia persona di buona condotta
civile e morale;
b) sia cittadino italiano ovvero cittadino degli Stati
membri dell'Unione europea ovvero cittadino di Stati esteri
nei cui confronti vige un regime di reciprocita';
c) abbia un domicilio professionale in Italia o
nell'Unione europea se si tratta di cittadino di uno Stato
membro di essa, il requisito del domicilio professionale in
Italia non e' richiesto se si tratti di un cittadino di
Stati extra comunitari che consentano ai cittadini italiani
l'iscrizione a corrispondenti albi senza tale requisito;
d) abbia superato l'esame di abilitazione, di cui
all'articolo 207 o abbia superato la prova attitudinale
prevista per i consulenti in proprieta' industriale al
comma 2 dell'articolo 6 del decreto legislativo 27 gennaio
1992, n. 115.
2. L'iscrizione e' effettuata dal Consiglio dell'ordine
su presentazione di una istanza accompagnata dai documenti
comprovanti il possesso dei requisiti di cui al comma 1
ovvero includente le autocertificazioni previste per legge.
L'avvenuta iscrizione e' prontamente comunicata dal
Consiglio all'Ufficio italiano brevetti e marchi.
3.I soggetti di cui all'articolo 201, comma 4-bis, che
intendono esercitare l'attivita' di rappresentanza in
Italia a titolo occasionale e temporaneo si considerano
automaticamente iscritti all'albo dei consulenti in
proprieta' industriale, previa trasmissione da parte
dell'autorita' competente della dichiarazione preventiva di
cui all'articolo 10, del decreto legislativo 9 novembre
2007, n. 206. L'iscrizione rileva ai soli fini
dell'applicazione delle norme professionali, di carattere
professionale, legale o amministrativo, direttamente
connesse alla qualifica professionale.
4. I soggetti indicati nei commi 1 e 3 e che abbiano
domicilio professionale in uno Stato membro dell'Unione
europea sono tenuti ad eleggere domicilio in Italia ai
sensi e per gli effetti dell'articolo 120, comma 3, del
presente codice.".



 
Art. 88
Applicazione del regime ordinario di deducibilita' degli interessi
passivi per le societa', a prevalente capitale pubblico, fornitrici
di acqua, energia e teleriscaldamento, nonche' servizi di
smaltimento e depurazione

1. Al comma 5, ultimo periodo, dell'articolo 96 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole da «, nonche' alle societa' il cui capitale sociale» fino alla fine del periodo sono soppresse.
2. In deroga all'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, la disposizione di cui al comma 1 si applica a decorrere dal periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. In relazione alle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del presente articolo, pari a milioni 4,4 per il 2013 e milioni 2,5 a decorrere dal 2014, e' corrispondentemente incrementato lo stanziamento relativo al Fondo ammortamento dei titoli di Stato iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo del comma 5 dell'articolo 96 del
testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 1986,
n. 302, S.O., come modificato dalla presente legge:
"Art. 96. Interessi passivi [Testo post riforma 2004]
5. Le disposizioni dei commi precedenti non si
applicano alle banche e agli altri soggetti finanziari
indicati nell' articolo 1 del decreto legislativo 27
gennaio 1992, n. 87, con l'eccezione delle societa' che
esercitano in via esclusiva o prevalente l'attivita' di
assunzione di partecipazioni in societa' esercenti
attivita' diversa da quelle creditizia o finanziaria, alle
imprese di assicurazione nonche' alle societa' capogruppo
di gruppi bancari e assicurativi. Le disposizioni dei commi
precedenti non si applicano, inoltre, alle societa'
consortili costituite per l'esecuzione unitaria, totale o
parziale, dei lavori, ai sensi dell' articolo 96 del
regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554, alle societa' di
progetto costituite ai sensi dell' articolo 156 del codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163, e alle societa' costituite per la realizzazione e
l'esercizio di interporti di cui alla legge 4 agosto 1990,
n. 240, e successive modificazioni.".
Si riporta l'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n.
212 ( Disposizioni in materia di statuto dei diritti del
contribuente), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 31
luglio 2000, n. 177:
"Art. 3. (Efficacia temporale delle norme tributarie)
1. Salvo quanto previsto dall'articolo 1, comma 2, le
disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo.
Relativamente ai tributi periodici le modifiche introdotte
si applicano solo a partire dal periodo d'imposta
successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore
delle disposizioni che le prevedono.
2. In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono
prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui
scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno
dalla data della loro entrata in vigore o dell'adozione dei
provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti.
3. I termini di prescrizione e di decadenza per gli
accertamenti di imposta non possono essere prorogati.".



 
Art. 89

Esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione
europea
del 17 novembre 2011, causa C-496/09

1. Entro il giorno successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto l'INPS provvede ad effettuare il pagamento dell'importo di 30 milioni di euro a favore della Commissione UE sul conto «Risorse proprie dell'Unione europea», in esecuzione della sentenza n. C-496/09 del 17 novembre 2011, della Corte Europea di Giustizia.
2. Il predetto pagamento di 30 milioni di euro e le eventuali altre penalita' inflitte dalle Istituzioni comunitarie per il mancato recupero degli sgravi contributivi illegittimi, di cui alla citata sentenza della Corte di giustizia n. C-496/09, fanno carico sulle risorse recuperate dall'INPS a fronte dei medesimi sgravi contributivi in esecuzione delle decisioni comunitarie.
 
Art. 90
Interventi per favorire l'afflusso di capitale
di rischio verso le nuove imprese

1. All'articolo 31 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, le parole «armonizzati UE» sono soppresse;
b) al comma 3:
1) la lettera b) e' sostituita dalla seguente «b) avere sede operativa in Italia;»;
2) la lettera c) e' sostituita dalla seguente «c) le relative quote od azioni devono essere direttamente detenute, in via prevalente, da persone fisiche;»;
c) al comma 5:
1) dopo la parola «modalita'» sono inserite le seguenti «attuative e»;
2) e' aggiunto, in fine, il seguente periodo «Le quote di investimento oggetto delle misure di cui al presente articolo devono essere inferiori a 2,5 milioni di euro per piccola e media impresa destinataria su un periodo di dodici mesi.».
1-bis. All'articolo 4, comma 1, della legge 27 febbraio 1985, n. 49, dopo le parole: «ai sensi del precedente articolo 1» sono inserite le seguenti: «o erogati dalle societa' finanziarie ai sensi dell'articolo 17, comma 5,».



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 31 del decreto legge 6 luglio
2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15
luglio 2011, n. 111 (Disposizioni urgenti per la
stabilizzazione finanziaria), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del 6 luglio 2011, n. 155, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 31. Interventi per favorire l'afflusso di
capitale di rischio verso le nuove imprese
1. Al fine di favorire l'accesso al venture capital e
sostenere i processi di crescita di nuove imprese,
utilizzando lo strumento dei fondi comuni di investimento,
secondo le linee indicate dalla Commissione europea nella
comunicazione "Europe 2020" sono emanate le seguenti
disposizioni.
2. Sono definiti "Fondi per il Venture Capital" (FVC) i
fondi comuni di investimento che investono almeno il 75%
dei capitali raccolti in societa' non quotate nella fase di
sperimentazione (seed financing), di costituzione (start-up
financing), di avvio dell'attivita' (early-stage financing)
o di sviluppo del prodotto (expansion financing).
3. Le societa' destinatarie dei FVC devono avere, tra
l'altro, le seguenti caratteristiche:
a) non essere quotate;
b) avere sede operativa in Italia;
c) le relative quote od azioni devono essere
direttamente detenute, in via prevalente, da persone
fisiche;
d) essere soggette all'imposta sul reddito delle
societa' o analoga imposta prevista dalla legislazione
locale senza la possibilita' di esserne esentate totalmente
o parzialmente;
e) essere societa' esercenti attivita' di impresa da
non piu' di 36 mesi;
f) avere un fatturato, cosi' come risultante
dall'ultimo bilancio approvato prima dell'investimento del
FVC, non superiore ai 50 milioni di euro.
4. Non sono soggetti ad imposizione i proventi di cui
alla lettera g) del comma 1 dell'articolo 44 del testo
unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
derivanti dalla partecipazione ai FVC.
5. Con decreto del Ministro dell'economia e delle
finanze di natura non regolamentare sono stabilite, tra
l'altro, le modalita' attuative e di rendicontazione
annuale dei gestori dei FVC al fine di rispettare le
condizioni di cui ai commi 2 e 3 e le sanzioni nel caso del
mancato rispetto delle suddette condizioni. Le quote di
investimento oggetto delle misure di cui al presente
articolo devono essere inferiori a 2,5 milioni di euro per
piccola e media impresa destinataria su un periodo di
dodici mesi.
6. Per i soggetti titolari di reddito d'impresa le
disposizioni del comma 4 sono efficaci previa
autorizzazione della Commissione europea secondo le
procedure previste dall'articolo 108, paragrafo 3, del
Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.".
Si riporta l'articolo 4, comma 1, della legge 27
febbraio 1985, n. 49 ( Provvedimenti per il credito alla
cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di
occupazione), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5
marzo 1985, n. 55:
"Art. 4. 1. I crediti derivanti dai finanziamenti
concessi ai sensi del precedente articolo 1 o erogati dalle
societa' finanziarie ai sensi dell'articolo 17, comma 5
hanno privilegio sugli immobili, sugli impianti e su ogni
loro pertinenza, sui macchinari e sugli utensili della
cooperativa, comunque destinati al suo funzionamento ed
esercizio.".



 
Art. 91
Modifiche alla disciplina del trasferimento all'estero della
residenza fiscale dei soggetti che esercitano imprese commerciali.
Procedura d'infrazione n. 2010/4141

1. All'articolo 166 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 2-ter, sono aggiunti i seguenti: «2-quater. I soggetti che trasferiscono la residenza, ai fini delle imposte sui redditi, in Stati appartenenti all'Unione europea ovvero in Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo inclusi nella lista di cui al decreto emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, comma 1, con i quali l'Italia abbia stipulato un accordo sulla reciproca assistenza in materia di riscossione dei crediti tributari comparabile a quella assicurata dalla direttiva 2010/24/UE del Consiglio, del 16 marzo 2010, in alternativa a quanto stabilito al comma 1, possono richiedere la sospensione degli effetti del realizzo ivi previsto in conformita' ai principi sanciti dalla sentenza 29 novembre 2011, causa C-371-10, National Grid Indus BV.
2-quinquies. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di natura non regolamentare sono adottate le disposizioni di attuazione del comma 2-quater, al fine di individuare, tra l'altro, le fattispecie che determinano la decadenza della sospensione, i criteri di determinazione dell'imposta dovuta e le modalita' di versamento.».
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano ai trasferimenti effettuati successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Il decreto da adottare ai sensi del comma 2-quinquies dell'articolo 166 del citato testo unico delle imposte sui redditi, come modificato dal comma 1 del presente articolo, e' emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 166 del testo unico delle imposte
sui redditi, di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 , come modificato dalla
presente legge:
"Art. 166. Trasferimento all'estero della residenza
1. Il trasferimento all'estero della residenza dei
soggetti che esercitano imprese commerciali, che comporti
la perdita della residenza ai fini delle imposte sui
redditi, costituisce realizzo, al valore normale, dei
componenti dell'azienda o del complesso aziendale, salvo
che gli stessi non siano confluiti in una stabile
organizzazione situata nel territorio dello Stato. La
stessa disposizione si applica se successivamente i
componenti confluiti nella stabile organizzazione situata
nel territorio dello Stato ne vengano distolti. Si
considerano in ogni caso realizzate, al valore normale, le
plusvalenze relative alle stabili organizzazioni
all'estero. Per le imprese individuali e le societa' di
persone si applica l'articolo 17, comma 1, lettere g) e l).
2. I fondi in sospensione d'imposta, inclusi quelli
tassabili in caso di distribuzione, iscritti nell'ultimo
bilancio prima del trasferimento della residenza, sono
assoggettati a tassazione nella misura in cui non siano
stati ricostituiti nel patrimonio contabile della predetta
stabile organizzazione.
2-bis. Le perdite generatesi fino al periodo d'imposta
anteriore a quello da cui ha effetto il trasferimento
all'estero della residenza fiscale, non compensate con i
redditi prodotti fino a tale periodo, sono computabili in
diminuzione del reddito della predetta stabile
organizzazione ai sensi dell'articolo 84 e alle condizioni
e nei limiti indicati nell'articolo 181.
2-ter. Il trasferimento della residenza fiscale
all'estero da parte di una societa' di capitali non da'
luogo di per se' all'imposizione dei soci della societa'
trasferita.
2-quater.I soggetti che trasferiscono la residenza, ai
fini delle imposte sui redditi, in Stati appartenenti
all'Unione europea ovvero in Stati aderenti all'Accordo
sullo Spazio economico europeo inclusi nella lista di cui
al decreto emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, ((comma
1,))
con i quali l'Italia abbia stipulato un accordo sulla
reciproca assistenza in materia di riscossione dei crediti
tributari comparabile a quella assicurata dalla direttiva
2010/24/UE del Consiglio, del 16 marzo 2010, in alternativa
a quanto stabilito al comma 1, possono richiedere la
sospensione degli effetti del realizzo ivi previsto in
conformita' ai principi sanciti dalla sentenza 29 novembre
2011, causa C-371-10, National Grid Indus BV.
2-quinquies. Con decreto del Ministro dell'economia e
delle finanze di natura non regolamentare sono adottate le
disposizioni di attuazione del comma 2-quater, al fine di
individuare, tra l'altro, le fattispecie che determinano la
decadenza della sospensione, i criteri di determinazione
dell'imposta dovuta e le modalita' di versamento.".
La direttiva 2010/24/UE del Consiglio, del 16 marzo
2010 sull'assistenza reciproca in materia di recupero dei
crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure, e'
pubblicata nella G.U.U.E. 31 marzo 2010, n. L 84.



 
Art. 91-bis
Norme sull'esenzione dell'imposta comunale
sugli immobili degli enti non commerciali

1. Al comma 1, lettera i), dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, dopo le parole: «allo svolgimento» sono inserite le seguenti: «con modalita' non commerciali».
2. Qualora l'unita' immobiliare abbia un'utilizzazione mista, l'esenzione di cui al comma 1 si applica solo alla frazione di unita' nella quale si svolge l'attivita' di natura non commerciale, se identificabile attraverso l'individuazione degli immobili o porzioni di immobili adibiti esclusivamente a tale attivita'. Alla restante parte dell'unita' immobiliare, in quanto dotata di autonomia funzionale e reddituale permanente, si applicano le disposizioni dei commi 41, 42 e 44 dell'articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286. Le rendite catastali dichiarate o attribuite in base al periodo precedente producono effetto fiscale a partire dal 1° gennaio 2013.
3. Nel caso in cui non sia possibile procedere ai sensi del precedente comma 2, a partire dal 1° gennaio 2013, l'esenzione si applica in proporzione all'utilizzazione non commerciale dell'immobile quale risulta da apposita dichiarazione. Con successivo decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 17 agosto 1988, n. 400, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalita' e le procedure relative alla predetta dichiarazione e gli elementi rilevanti ai fini dell'individuazione del rapporto proporzionale.
4. E' abrogato il comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248.



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 7 del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 504 ( Riordino della finanza degli enti
territoriali, a norma dell'articolo 4 della legge 23
ottobre 1992, n. 421), come modificato dalla presente
legge:
"Art. 7. Esenzioni
1. Sono esenti dall'imposta:
a) gli immobili posseduti dallo Stato, dalle regioni,
dalla province, nonche' dai comuni, se diversi da quelli
indicati nell'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 4,
dalle comunita' montane, dai consorzi fra detti enti, dalle
unita' sanitarie locali, dalle istituzioni sanitarie
pubbliche autonome di cui all'articolo 41 della legge 23
dicembre 1978, n. 833 , dalle camere di commercio,
industria, artigianato ed agricoltura, destinati
esclusivamente ai compiti istituzionali ;
b) i fabbricati classificati o classificabili nelle
categorie catastali da E/1 a E/9;
c) i fabbricati con destinazione ad usi culturali di
cui all'articolo 5-bis del decreto del Presidente della
Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, e successive
modificazioni;
d) i fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio
del culto, purche' compatibile con le disposizioni degli
articoli 8 e 19 della Costituzione, e le loro pertinenze;
e) i fabbricati di proprieta' della Santa Sede indicati
negli articoli 13, 14, 15 e 16 del Trattato lateranense,
sottoscritto l'11 febbraio 1929 e reso esecutivo con legge
27 maggio 1929, n. 810;
f) i fabbricati appartenenti agli Stati esteri e alle
organizzazioni internazionali per i quali e' prevista
l'esenzione dall'imposta locale sul reddito dei fabbricati
in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia;
g) i fabbricati che, dichiarati inagibili o
inabitabili, sono stati recuperati al fine di essere
destinati alle attivita' assistenziali di cui alla legge 5
febbraio 1992, n. 104 , limitatamente al periodo in cui
sono adibiti direttamente allo svolgimento delle attivita'
predette;
h) i terreni agricoli ricadenti in aree montane o di
collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27
dicembre 1977, n. 984 ;
i) gli immobili utilizzati dai soggetti di cui
all'articolo 87, comma 1, lettera c), del testo unico delle
imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive
modificazioni, destinati esclusivamente allo svolgimento
con modalita' non commerciali di attivita' assistenziali,
previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali,
ricreative e sportive, nonche' delle attivita' di cui
all'articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n.
222.
2. L'esenzione spetta per il periodo dell'anno durante
il quale sussistono le condizioni prescritte.".
Si riporta il testo dei commi 41, 42 e 44 dell'articolo
2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286
(Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre 2006, n.
230.
"Art. 2. Misure in materia di riscossione
41. Le unita' immobiliari che per effetto del criterio
stabilito nel comma 40 richiedono una revisione della
qualificazione e quindi della rendita devono essere
dichiarate in catasto da parte dei soggetti intestatari,
entro nove mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto. In caso di inottemperanza, gli uffici
provinciali dell'Agenzia del territorio provvedono, con
oneri a carico dell'interessato, agli adempimenti previsti
dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle
finanze 19 aprile 1994, n. 701; in tale caso si applica la
sanzione prevista dall' articolo 31 del regio decreto-legge
13 aprile 1939, n. 652, convertito, con modificazioni,
dalla legge 11 agosto 1939, n. 1249, e successive
modificazioni, per le violazioni degli articoli 20 e 28
dello stesso regio decreto-legge n. 652 del 1939, nella
misura aggiornata dal comma 338 dell'articolo 1 della legge
30 dicembre 2004, n. 311.
42. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia del
territorio, nel rispetto delle disposizioni e nel quadro
delle regole tecniche previste dal codice
dell'amministrazione digitale, di cui al decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive
modificazioni, da adottare entro novanta giorni dalla data
di entrata in vigore del presente decreto e da pubblicare
nella Gazzetta Ufficiale, sono stabilite le modalita'
tecniche e operative per l'applicazione delle disposizioni
di cui ai commi 40 e 41, nonche' gli oneri di cui al comma
41.
43. Le rendite catastali dichiarate ovvero attribuite
ai sensi dei commi 40, 41 e 42 producono effetto fiscale a
decorrere dal 1° gennaio 2007.
44. Decorso inutilmente il termine di nove mesi
previsto dal comma 41, si rende comunque applicabile l'
articolo 1, comma 336, della legge 30 dicembre 2004, n.
311, e successivi provvedimenti attuativi.".
Per l'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988,
n. 400, vedere nelle note all'articolo 1.
Si riporta il testo dell'articolo 7 del decreto-legge
30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni,
dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, come modificato dalla
presente legge :
"Art. 7. Immobili di proprieta' delle imprese.
1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986,
n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) nell'articolo 90, comma 1, e' aggiunto, in fine, il
seguente periodo: «In caso di immobili locati, qualora il
canone risultante dal contratto di locazione ridotto, fino
ad un massimo del 15 per cento del canone medesimo,
dell'importo delle spese documentate sostenute ed
effettivamente rimaste a carico per la realizzazione degli
interventi di cui alla lettera a) del comma 1 dell'articolo
3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno
2001, n. 380, risulti superiore al reddito medio ordinario
dell'unita' immobiliare, il reddito e' determinato in
misura pari a quella del canone di locazione al netto di
tale riduzione.»;
b) nell'articolo 144, comma 1, e' aggiunto, in fine, il
seguente periodo: «Per i redditi derivanti da immobili
locati non relativi all'impresa si applicano comunque le
disposizioni dell'articolo 90, comma 1, ultimo periodo.».
1-bis. La disposizione di cui al secondo periodo del
comma 7 dell'articolo 8 della legge 23 dicembre 2000, n.
388, si interpreta nel senso che gli immobili strumentali
per natura, ai sensi dell'articolo 43, comma 2, secondo
periodo, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui
al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre
1986, n. 917, i quali costituiscono un complesso
immobiliare unitario polifunzionale destinato allo
svolgimento di attivita' commerciale, qualora siano locati
a terzi, non si intendono destinati a struttura produttiva
diversa, a condizione che gli stessi vengano destinati allo
svolgimento di attivita' d'impresa ai sensi dell'articolo
55 del citato testo unico.
2. Le disposizioni di cui al comma 1, lettere a) e b),
del presente articolo si applicano a decorrere dal periodo
d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del
presente decreto.
2-bis.(abrogato).".



 
Art. 92

Tutela procedimentale dell'operatore in caso di controlli eseguiti
successivamente
all'effettuazione dell'operazione doganale

1. All'articolo 11 del decreto legislativo 8 novembre 1990, n. 374, dopo il comma 4, e' aggiunto il seguente: «4-bis. Nel rispetto del principio di cooperazione stabilito dall'articolo 12 della legge 27 luglio 2000, n. 212, dopo la notifica all'operatore interessato, qualora si tratti di revisione eseguita in ufficio, o nel caso di accessi - ispezioni - verifiche, dopo il rilascio al medesimo della copia del verbale delle operazioni compiute, nel quale devono essere indicati i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche posti a base delle irregolarita', delle inesattezze, o degli errori relativi agli elementi dell'accertamento riscontrati nel corso del controllo, l'operatore interessato puo' comunicare osservazioni e richieste, nel termine di 30 giorni decorrenti dalla data di consegna o di avvenuta ricezione del verbale, che sono valutate dall'Ufficio doganale prima della notifica dell'avviso di cui al successivo comma 5.».
2. All'articolo 12 della legge 27 luglio 2000, n. 212, comma 7, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Per gli accertamenti e le verifiche aventi ad oggetto i diritti doganali di cui all'articolo 34 del testo Unico delle disposizioni legislative in materia doganale approvato con del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, si applicano le disposizioni dell'articolo 11 del decreto legislativo 8 novembre 1990, n. 374.».
3. Dall'attuazione dei commi 1 e 2 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate e, in particolare, gli uffici incaricati degli accertamenti doganali e della revisione dei medesimi, provvederanno agli adempimenti derivanti dall'attuazione delle predette disposizioni con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 12 della legge 27
luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei
diritti del contribuente) , pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale 31 luglio 2000, n. 177, come modificato dalla
presente legge:
"Art. 12. (Diritti e garanzie del contribuente
sottoposto a verifiche fiscali)
1. Tutti gli accessi, ispezioni e verifiche fiscali nei
locali destinati all'esercizio di attivita' commerciali,
industriali, agricole, artistiche o professionali sono
effettuati sulla base di esigenze effettive di indagine e
controllo sul luogo. Essi si svolgono, salvo casi
eccezionali e urgenti adeguatamente documentati, durante
l'orario ordinario di esercizio delle attivita' e con
modalita' tali da arrecare la minore turbativa possibile
allo svolgimento delle attivita' stesse nonche' alle
relazioni commerciali o professionali del contribuente.
2. Quando viene iniziata la verifica, il contribuente
ha diritto di essere informato delle ragioni che l'abbiano
giustificata e dell'oggetto che la riguarda, della facolta'
di farsi assistere da un professionista abilitato alla
difesa dinanzi agli organi di giustizia tributaria, nonche'
dei diritti e degli obblighi che vanno riconosciuti al
contribuente in occasione delle verifiche.
3. Su richiesta del contribuente, l'esame dei documenti
amministrativi e contabili puo' essere effettuato
nell'ufficio dei verificatori o presso il professionista
che lo assiste o rappresenta.
4. Delle osservazioni e dei rilievi del contribuente e
del professionista, che eventualmente lo assista, deve
darsi atto nel processo verbale delle operazioni di
verifica.
5. La permanenza degli operatori civili o militari
dell'amministrazione finanziaria, dovuta a verifiche presso
la sede del contribuente, non puo' superare i trenta giorni
lavorativi, prorogabili per ulteriori trenta giorni nei
casi di particolare complessita' dell'indagine individuati
e motivati dal dirigente dell'ufficio. Gli operatori
possono ritornare nella sede del contribuente, decorso tale
periodo, per esaminare le osservazioni e le richieste
eventualmente presentate dal contribuente dopo la
conclusione delle operazioni di verifica ovvero, previo
assenso motivato del dirigente dell'ufficio, per specifiche
ragioni. Il periodo di permanenza presso la sede del
contribuente di cui al primo periodo, cosi' come
l'eventuale proroga ivi prevista, non puo' essere superiore
a quindici giorni lavorativi contenuti nell'arco di non
piu' di un trimestre, in tutti i casi in cui la verifica
sia svolta presso la sede di imprese in contabilita'
semplificata e lavoratori autonomi. In entrambi i casi, ai
fini del computo dei giorni lavorativi, devono essere
considerati i giorni di effettiva presenza degli operatori
civili o militari dell'Amministrazione finanziaria presso
la sede del contribuente.
6. Il contribuente, nel caso ritenga che i verificatori
procedano con modalita' non conformi alla legge, puo'
rivolgersi anche al Garante del contribuente, secondo
quanto previsto dall'articolo 13.
7. Nel rispetto del principio di cooperazione tra
amministrazione e contribuente, dopo il rilascio della
copia del processo verbale di chiusura delle operazioni da
parte degli organi di controllo, il contribuente puo'
comunicare entro sessanta giorni osservazioni e richieste
che sono valutate dagli uffici impositori. L'avviso di
accertamento non puo' essere emanato prima della scadenza
del predetto termine, salvo casi di particolare e motivata
urgenza. Per gli accertamenti e le verifiche aventi ad
oggetto i diritti doganali di cui all'articolo 34 del testo
Unico delle disposizioni legislative in materia doganale
approvato con del decreto del Presidente della Repubblica
23 gennaio 1973, n. 43, si applicano le disposizioni
dell'articolo 11 del decreto legislativo 8 novembre 1990,
n. 374.".
Si riporta l'articolo 34 del testo Unico delle
disposizioni legislative in materia doganale approvato con
del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio
1973, n. 43:
"Art. 34. Diritti doganali e diritti di confine.
Si considerano «diritti doganali» tutti quei diritti
che la dogana e' tenuta a riscuotere in forza di una legge,
in relazione alle operazioni doganali.
Fra i diritti doganali costituiscono «diritti di
confine»: i dazi di importazione e quelli di esportazione,
i prelievi e le altre imposizioni all'importazione o
all'esportazione previsti dai regolamenti comunitari e
dalle relative norme di applicazione ed inoltre, per quanto
concerne le merci in importazione, i diritti di monopolio,
le sovrimposte di confine ed ogni altra imposta o
sovrimposta di consumo a favore dello Stato.".
Si riporta l'articolo 11 del decreto legislativo 8
novembre 1990, n. 374 (Riordinamento degli istituti
doganali e revisione delle procedure di accertamento e
controllo in attuazione delle direttive n. 79/695/CEE del
24 luglio 1979 e n. 82/57/CEE del 17 dicembre 1981, in tema
di procedure di immissione in libera pratica delle merci, e
delle direttive n. 81/177/CEE del 24 febbraio 1981 e n.
82/347/CEE del 23 aprile 1982, in tema di procedure di
esportazione delle merci comunitarie), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 14 dicembre 1990, n. 291, S.O.:
"Art. 11. Revisione dell'accertamento, attribuzioni e
poteri degli uffici.
1. L'ufficio doganale puo' procedere alla revisione
dell'accertamento divenuto definitivo, ancorche' le merci
che ne hanno formato l'oggetto siano state lasciate alla
libera disponibilita' dell'operatore o siano gia' uscite
dal territorio doganale. La revisione e' eseguita
d'ufficio, ovvero quando l'operatore interessato ne abbia
fatta richiesta con istanza presentata, a pena di
decadenza, entro il termine di tre anni dalla data in cui
l'accertamento e' divenuto definitivo.
2. L'ufficio doganale, ai fini della revisione
dell'accertamento, puo' invitare gli operatori, a mezzo di
raccomandata con avviso di ricevimento, indicandone il
motivo e fissando un termine non inferiore a quindici
giorni, a comparire di mezzo di rappresentante, ovvero a
fornire, entro lo stesso termine, notizie e documenti,
anche in copia fotostatica, inerenti le merci che hanno
formato oggetto di operazioni doganali. Le notizie ed i
documenti possono essere richiesti anche ad altri soggetti
pubblici o privati che risultano essere comunque
intervenuti nell'operazione commerciale.
3. I funzionari doganali possono accedere, muniti di
apposita autorizzazione del capo dell'ufficio, nei luoghi
adibiti all'esercizio di attivita' produttive e commerciali
e negli altri luoghi ove devono essere custodite le
scritture e la documentazione inerenti le merci oggetto di
operazioni doganali, al fine di procedere alla eventuale
ispezione di tali merci ed alla verifica della relativa
documentazione.
4. Sono applicabili le disposizioni previste dall'art.
52, commi dal 4 al 10, del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633. Le autorizzazioni per
le richieste di cui al numero 6-bis) e per l'accesso di cui
al numero 7), secondo comma, dell'articolo 51 del medesimo
decreto sono rilasciate dal Direttore regionale o
interregionale e, limitatamente alle province autonome di
Trento e di Bolzano, dal Direttore provinciale .
4-bis. Nel rispetto del principio di cooperazione
stabilito dall'articolo 12 della legge 27 luglio 2000, n.
212, dopo la notifica all'operatore interessato, qualora si
tratti di revisione eseguita in ufficio, o nel caso di
accessi - ispezioni - verifiche, dopo il rilascio al
medesimo della copia del verbale delle operazioni compiute,
nel quale devono essere indicati i presupposti di fatto e
le ragioni giuridiche posti a base delle irregolarita',
delle inesattezze, o degli errori relativi agli elementi
dell'accertamento riscontrati nel corso del controllo,
l'operatore interessato puo' comunicare osservazioni e
richieste, nel termine di 30 giorni decorrenti dalla data
di consegna o di avvenuta ricezione del verbale, che sono
valutate dall'Ufficio doganale prima della notifica
dell'avviso di cui al successivo comma 5.
5. Quando dalla revisione, eseguita sia d'ufficio che
su istanza di parte, emergono inesattezze, omissioni o
errori relativi agli elementi presi a base
dell'accertamento, l'ufficio procede alla relativa
rettifica e ne da' comunicazione all'operatore interessato,
notificando apposito avviso. Nel caso di rettifica
conseguente a revisione eseguita d'ufficio, l'avviso deve
essere notificato, a pena di decadenza, entro il termine di
tre anni dalla data in cui l'accertamento e' divenuto
definitivo.
5-bis. La motivazione dell'atto deve indicare i
presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che lo hanno
determinato. Se nella motivazione si fa riferimento ad un
altro atto non conosciuto ne' ricevuto dal contribuente,
questo deve essere allegato all'atto che lo richiama salvo
che quest'ultimo non ne riproduca il contenuto essenziale
ai fini della difesa. L'accertamento e' nullo se l'avviso
non reca la motivazione di cui al presente comma.
6. L'istanza di revisione presentata dall'operatore si
intende respinta se entro il novantesimo giorno successivo
a quello di presentazione non e' stato notificato il
relativo avviso di rettifica.
7.
8. Divenuta definitiva la rettifica l'ufficio procede
al recupero dei maggiori diritti dovuti dall'operatore
ovvero promuove d'ufficio la procedura per il rimborso di
quelli pagati in piu'. La rettifica dell'accertamento
comporta, ove ne ricorrano gli estremi, la contestazione
delle violazioni per le dichiarazioni infedeli o delle piu'
gravi infrazioni eventualmente rilevate.
9. L'ufficio doganale puo' anche procedere a verifiche
generali o parziali per revisioni di piu' operazioni
doganali con le modalita' indicate nel presente articolo
per accertare le violazioni al presente decreto, al testo
unico delle disposizioni legislative in materia doganale,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23
gennaio 1973, n. 43 , ad ogni altra legge la cui
applicazione e' demandata agli uffici doganali, nonche' in
attuazione degli accordi di mutua assistenza amministrativa
o di atti normativi comunitari; in tali ipotesi, al fine di
evitare reiterazioni di accessi presso gli stessi
contribuenti, trova applicazione la procedura prevista
dall'art. 63, comma terzo, del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 .
10. Qualora nel corso dell'ispezione e della verifica
emergano inosservanze di obblighi previsti da disposizioni
di legge concernenti tributi diversi da quelli doganali, ne
sara' data comunicazione ai competenti uffici.".



 
Art. 93

Preclusione all'esercizio della rivalsa al cessionario o committente
dell'imposta pagata in conseguenza di accertamento o rettifica

1. All'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il settimo comma e' sostituito dal seguente: «Il contribuente ha diritto di rivalersi dell'imposta o della maggiore imposta relativa ad avvisi di accertamento o rettifica nei confronti dei cessionari dei beni o dei committenti dei servizi soltanto a seguito del pagamento dell'imposta o della maggiore imposta, delle sanzioni e degli interessi. In tal caso, il cessionario o il committente puo' esercitare il diritto alla detrazione, al piu' tardi, con la dichiarazione relativa al secondo anno successivo a quello in cui ha corrisposto l'imposta o la maggiore imposta addebitata in via di rivalsa ed alle condizioni esistenti al momento di effettuazione della originaria operazione.».



Riferimenti normativi
L'articolo 60 del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 (Istituzione e
disciplina dell'imposta sul valore aggiunto), modificato
dalla presente legge, e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 11 novembre 1972, n. 292, S.O.



 
Art. 94
Domanda di sgravio dei diritti doganali

1. Avverso i provvedimenti di diniego di rimborso, di sgravio o di non contabilizzazione a posteriori dei dazi doganali adottati dall'autorita' doganale nelle ipotesi di cui agli articoli 871 e 905 del Regolamento (CEE) della Commissione del 2 luglio 1993, n. 2454 resta sempre ammesso ricorso giurisdizionale alla Commissione Tributaria competente. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.



Riferimenti normativi
Si riportano gli articoli 871 e 905 del Regolamento
(CEE) della Commissione del 2 luglio 1993, n. 2454 :
"Art. 871.
1. L'autorita' doganale trasmette il caso alla
Commissione affinche' sia risolto conformemente alla
procedura di cui agli articoli da 872 a 876 quando tale
autorita' ritenga che siano soddisfatte le condizioni di
cui all'articolo 220, paragrafo 2, lettera b), del codice
e:
- la Commissione abbia commesso un errore ai sensi
dell'articolo 220, paragrafo 2, lettera b), del codice, o
- le circostanze del caso siano legate ai risultati di
un'inchiesta comunitaria effettuata conformemente alle
disposizioni del regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio,
del 13 marzo 1997, relativo alla mutua assistenza tra le
autorita' amministrative degli Stati membri e alla
collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare
la corretta applicazione delle normative doganale e
agricola o effettuata sulla base di un'altra disposizione
comunitaria o accordo conclusi dalla Comunita' con taluni
paesi o gruppi di paesi, in cui sia prevista la
possibilita' di procedere ad inchieste comunitarie del
genere, o,
- l'importo non riscosso presso un operatore in seguito
a uno stesso errore e riferito, all'occorrenza, a diverse
operazioni d'importazione o d'esportazione, sia superiore o
uguale a 500.000 EUR.
2. Non si procede alla trasmissione di cui al paragrafo
1 quando:
- la Commissione abbia gia' adottato una decisione
conformemente alla procedura di cui agli articoli da 872 a
876 su un caso in cui si era in presenza di elementi di
fatto e di diritto comparabili,
- alla Commissione sia gia' sottoposto un caso in cui
si sia in presenza di elementi di fatto e di diritto
comparabili.
3. La pratica trasmessa alla Commissione deve recare
tutti gli elementi necessari per un esame esauriente del
caso. Essa deve includere una valutazione circostanziata
sul comportamento dell'operatore interessato, in
particolare sulla sua esperienza professionale, la sua
buona fede e la diligenza di cui ha dato prova. Tale
valutazione dev'essere corredata di tutti gli elementi atti
a comprovare che l'operatore ha agito in buona fede. Essa
deve inoltre contenere una dichiarazione, sottoscritta
dalla persona interessata al caso da sottoporre alla
Commissione, dove si attesti che il richiedente ha potuto
prendere conoscenza della pratica e che indichi o che non
ha nulla da aggiungere oppure tutti gli ulteriori elementi
che ritiene debbano figurarvi.
4. La Commissione accusa immediata ricezione della
pratica in questione allo Stato membro interessato.
5. Quando risulti che gli elementi d'informazione
comunicati dallo Stato membro sono insufficienti a
consentirle di deliberare con cognizione di causa sul caso
sottopostole, la Commissione puo' chiedere che le vengano
comunicati elementi d'informazione complementari.
6. La Commissione trasmette la pratica all'autorita'
doganale e la procedura di cui agli articoli da 872 a 876
va considerata come mai iniziata quando si presenti una
delle seguenti situazioni:
- nella pratica risulti che esiste una controversia tra
l'autorita' doganale che ha trasmesso la pratica e colui
che ha sottoscritto la dichiarazione di cui al paragrafo 3,
sulla presentazione fattuale della situazione,
- la pratica sia manifestamente incompleta poiche' non
contiene alcun elemento atto a giustificare l'esame della
pratica da parte della Commissione,
- non si debba procedere alla trasmissione della
pratica ai sensi dei paragrafi 1 e 2,
- l'esistenza dell'obbligazione doganale non sia
stabilita,
- nuovi elementi relativi alla pratica, tali da
modificare in maniera sostanziale la presentazione fattuale
o la valutazione giuridica della detta pratica, siano stati
trasmessi alla Commissione dall'autorita' doganale nel
corso dell'esame della pratica."
"Art. 905.
1. Quando la domanda di rimborso o di sgravio di cui
all'articolo 239, paragrafo 2, del codice sia corredata di
giustificazioni tali da costituire una situazione
particolare risultante da circostanze che non implicano
alcuna manovra fraudolenta o negligenza manifesta da parte
dell'interessato, lo Stato membro da cui dipende
l'autorita' doganale di decisione trasmette il caso alla
Commissione affinche' sia evaso conformemente alla
procedura di cui agli articoli da 906 a 909:
- quando tale autorita' ritenga che la situazione
particolare risulti da un'inadempienza della Commissione
agli obblighi ad essa incombenti o,
- le circostanze del caso siano legate ai risultati di
un'inchiesta comunitaria effettuata conformemente alle
disposizioni del regolamento (CE) n. 515/97 o effettuata
sulla base di un'altra disposizione comunitaria o accordo
conclusi dalla Comunita' con taluni paesi o gruppi di
paesi, in cui sia prevista la possibilita' di procedere ad
inchieste comunitarie del genere o,
- l'importo che riguarda l'interessato in seguito a una
stessa situazione particolare e riferito, all'occorrenza, a
diverse operazioni d'importazione o d'esportazione, sia
superiore o uguale a 500.000 EUR.
Il termine "interessato" dev'essere inteso nel senso di
cui all'articolo 899.
2. Non si procede alla trasmissione di cui al paragrafo
1 quando:
- la Commissione abbia gia' adottato una decisione
conformemente alla procedura di cui agli articoli da 906 a
909 su un caso in cui si era in presenza di elementi di
fatto e di diritto comparabili,
- alla Commissione sia gia' sottoposto un caso in cui
si sia in presenza di elementi di fatto e di diritto
comparabili.
3. La pratica trasmessa alla Commissione deve recare
tutti gli elementi necessari per un esame esauriente del
caso. Essa deve includere una valutazione circostanziata
sul comportamento dell'operatore interessato, in
particolare sulla sua esperienza professionale, la sua
buona fede e la diligenza di cui ha dato prova. Tale
valutazione dev'essere corredata di tutti gli elementi atti
a comprovare che l'operatore ha agito in buona fede. Essa
deve inoltre contenere una dichiarazione, sottoscritta da
colui che domanda il rimborso o lo sgravio, dove si attesti
che il richiedente ha potuto prendere conoscenza della
pratica e che indichi o che non ha nulla da aggiungere
oppure tutti gli ulteriori elementi che ritiene debbano
figurarvi.
4. La Commissione accusa immediata ricezione della
pratica in questione allo Stato membro interessato.
5. Quando risulti che gli elementi d'informazione
comunicati dallo Stato membro sono insufficienti a
consentirle di deliberare con cognizione di causa sul caso
sottopostole, la Commissione puo' chiedere che le vengano
comunicati elementi d'informazione complementari.
6. La Commissione trasmette la pratica all'autorita'
doganale e la procedura di cui agli articoli da 906 a 909
va considerata come mai iniziata quando si presenti una
delle seguenti situazioni:
- nella pratica risulti che esiste una controversia tra
l'autorita' doganale che ha trasmesso la pratica e colui
che ha sottoscritto la dichiarazione di cui al paragrafo 3,
sulla presentazione fattuale della situazione,
- la pratica sia manifestamente incompleta poiche' non
contiene alcun elemento atto a giustificare l'esame della
pratica da parte della Commissione,
- non si debba procedere alla trasmissione della
pratica ai sensi dei paragrafi 1 e 2,
- l'esistenza dell'obbligazione doganale non sia
stabilita,
- nuovi elementi relativi alla pratica, tali da
modificare in maniera sostanziale la presentazione fattuale
o la valutazione giuridica della detta pratica, siano stati
trasmessi alla Commissione dall'autorita' doganale nel
corso dell'esame della pratica.".



 
Art. 95
Modifiche alla unificazione dell'aliquota sulle rendite finanziarie

1. All'articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modifiche:
a) al comma 7, alinea, le parole: «, ovvero sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria» sono soppresse;
b) al comma 8, dopo le parole: «di cui all'articolo 27,» inserire le seguenti: «comma 3, terzo periodo e»;
c) al comma 13, alla lettera a), numero 3), capoverso comma 3-bis dell'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, dopo le parole «operano sui predetti proventi una ritenuta con aliquota del 20 per cento» sono inserite le seguenti: «ovvero con la minore aliquota prevista per i titoli di cui alle lettere a) e b) del comma 7 dell'articolo 2 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.»;
d) dopo il comma 18 e' aggiunto il seguente: «18-bis. Nel decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 425, il comma 9 dell'articolo 7 e' abrogato"».
2. Alle minori entrate derivanti dal comma 1, valutate in 5,5 milioni annui a decorrere dall'anno 2012, si provvede con quota parte del maggior gettito di spettanza erariale derivante dal comma 4 dell'articolo 35 del presente decreto.



Riferimenti normativi
Si riporta il testo dell'articolo 2, commi 7, 8,13 e
18-bis, del citato decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138
(Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione
finanziaria e per lo sviluppo), convertito con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, come
modificati dalla presente legge:
"Art. 2. Disposizioni in materia di entrate.
(Omissis).
7. La disposizione di cui al comma 6 non si applica
sugli interessi, premi e ogni altro provento di cui
all'articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica
22 dicembre 1986, n. 917 e sui redditi diversi di cui
all'articolo 67, comma 1, lettera c-ter), del medesimo
decreto nei seguenti casi: (35)
a) obbligazioni e altri titoli di cui all'articolo 31
del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre
1973, n. 601 ed equiparati;
b) obbligazioni emesse dagli Stati inclusi nella lista
di cui al decreto emanato ai sensi dell'articolo 168-bis,
comma 1, del medesimo decreto del Presidente della
Repubblica n. 917 del 1986; (28)
c) titoli di risparmio per l'economia meridionale di
cui all'articolo 8, comma 4 del decreto-legge 13 maggio
2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12
luglio 2011, n. 106;
d) piani di risparmio a lungo termine appositamente
istituiti.
8. La disposizione di cui al comma 6 non si applica
altresi' agli interessi di cui al comma 8-bis dell'articolo
26-quater del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600, agli utili di cui all'articolo 27,
comma 3, terzo periodo e comma 3-ter, del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, al
risultato netto maturato delle forme di previdenza
complementare di cui al decreto legislativo 5 dicembre
2005, n. 252.
(omissis)
13. Nel decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600, sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) all'articolo 26:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. I
soggetti indicati nel comma 1 dell'articolo 23, che hanno
emesso obbligazioni, titoli similari e cambiali
finanziarie, operano una ritenuta del 20 per cento, con
obbligo di rivalsa, sugli interessi ed altri proventi
corrisposti ai possessori»;
2) al comma 3, il secondo e terzo periodo sono
soppressi;
3) il comma 3-bis e' sostituito dal seguente: «3-bis. I
soggetti indicati nel comma 1 dell'articolo 23, che
corrispondono i proventi di cui alle lettere g-bis) e
g-ter) del comma 1, dell'articolo 44 del testo unico delle
imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente
della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ovvero
intervengono nella loro riscossione operano sui predetti
proventi una ritenuta con aliquota del 20 per cento ovvero
con la minore aliquota prevista per i titoli di cui alle
lettere a) e b) del comma 7 dell'articolo 2 del
decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. Nel
caso dei rapporti indicati nella lettera g-bis), la
predetta ritenuta e' operata, in luogo della ritenuta di
cui al comma 3, anche sugli interessi e gli altri proventi
maturati nel periodo di durata dei predetti rapporti»;
4) al comma 5, il terzo periodo e' soppresso;
b) all'articolo 26-quinquies, al comma 3, ultimo
periodo, dopo le parole «prospetti periodici» sono aggiunte
le seguenti: «al netto di una quota dei proventi riferibili
alle obbligazioni e altri titoli di cui all'articolo 31 del
decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973,
n. 601 ed equiparati e alle obbligazioni emesse dagli Stati
inclusi nella lista di cui al decreto emanato ai sensi
dell'articolo 168-bis, comma 1, del testo unico delle
imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente
della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze sono stabilite le
modalita' di individuazione della quota dei proventi di cui
al periodo precedente.»;
c) all'articolo 27:
1) al comma 3, il secondo periodo e' soppresso;
2) al comma 3, all'ultimo periodo, le parole «dei
quattro noni» sono sostituite dalle seguenti: «di un
quarto».
(omissis)
18-bis. Nel decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323,
convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996,
n. 425, il comma 9 dell'articolo 7 e' abrogato; ".
Si riporta l'articolo 26, comma 3-bis, lettera a),
numero 3), del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di
accertamento delle imposte sui redditi), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del del 16 ottobre 1973, n. 268, S.O.
"Art. 26. Ritenute sugli interessi e sui redditi di
capitale.
1. I soggetti indicati nel comma 1 dell'articolo 23,
che hanno emesso obbligazioni, titoli similari e cambiali
finanziarie, operano una ritenuta del 20 per cento, con
obbligo di rivalsa, sugli interessi ed altri proventi
corrisposti ai possessori .
2. L'Ente poste italiane e le banche operano una
ritenuta del 27 per cento, con obbligo di rivalsa, sugli
interessi ed altri proventi corrisposti ai titolari di
conti correnti e di depositi, anche se rappresentati da
certificati. La predetta ritenuta e' operata dalle banche
anche sui buoni fruttiferi da esse emessi. Non sono
soggetti alla ritenuta:
a) gli interessi e gli altri proventi corrisposti da
banche italiane o da filiali italiane di banche estere a
banche con sede all'estero o a filiali estere di banche
italiane;
b) gli interessi derivanti da depositi e conti correnti
intrattenuti tra le banche ovvero tra le banche e l'Ente
poste italiane;
c) gli interessi a favore del Tesoro sui depositi e
conti correnti intestati al Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica, nonche' gli
interessi sul "Fondo di ammortamento dei titoli di Stato"
di cui al comma 1 dell'articolo 2 della legge 27 ottobre
1993, n. 432, e sugli altri fondi finalizzati alla gestione
del debito pubblico.
3. Quando gli interessi ed altri proventi di cui al
comma 2 sono dovuti da soggetti non residenti, la ritenuta
ivi prevista e' operata dai soggetti di cui all'articolo 23
che intervengono nella loro riscossione.
3-bis. I soggetti indicati nel comma 1 dell'articolo
23, che corrispondono i proventi di cui alle lettere g-bis)
e g-ter) del comma 1, dell'articolo 44 del testo unico
delle imposte sui redditi approvato con il decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
ovvero intervengono nella loro riscossione operano sui
predetti proventi una ritenuta con aliquota del 20 per
cento ovvero con la minore aliquota prevista per i titoli
di cui alle lettere a) e b) del comma 7 dell'articolo 2 del
decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. Nel
caso dei rapporti indicati nella lettera g-bis), la
predetta ritenuta e' operata, in luogo della ritenuta di
cui al comma 3, anche sugli interessi e gli altri proventi
maturati nel periodo di durata dei predetti rapporti
4. Le ritenute previste nei commi da 1 a 3-bis sono
applicate a titolo di acconto nei confronti di: a)
imprenditori individuali, se i titoli, i depositi e conti
correnti, nonche' i rapporti da cui gli interessi ed altri
proventi derivano sono relativi all'impresa ai sensi
dell'articolo 77 del testo unico delle imposte sui redditi,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22
dicembre 1986, n. 917; b) societa' in nome collettivo, in
accomandita semplice ed equiparate di cui all'articolo 5
del testo unico delle imposte sui redditi; c) societa' ed
enti di cui alle lettere a) e b) dell'articolo 87 del
medesimo testo unico e stabili organizzazioni nel
territorio dello Stato delle societa' e degli enti di cui
alla lettera d) del predetto articolo. La ritenuta di cui
al comma 3-bis e' applicata a titolo di acconto, qualora i
proventi derivanti dai titoli sottostanti non sarebbero
assoggettabili a ritenuta a titolo di imposta nei confronti
dei soggetti a cui siano imputabili i proventi derivanti
dai rapporti ivi indicati. Le predette ritenute sono
applicate a titolo d'imposta nei confronti dei soggetti
esenti dall'imposta sul reddito delle persone giuridiche ed
in ogni altro caso . Non sono soggetti tuttavia a ritenuta
i proventi indicati nei commi 3 e 3-bis corrisposti a
societa' in nome collettivo, in accomandita semplice ed
equiparate di cui all'articolo 5 del testo unico, alle
societa' ed enti di cui alle lettere a) e b) dell'articolo
87 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986,
n. 917, e alle stabili organizzazioni delle societa' ed
enti di cui alla lettera d) dello stesso articolo 87.
5. I soggetti indicati nel primo comma dell'articolo 23
operano una ritenuta del 12,50 per cento a titolo
d'acconto, con obbligo di rivalsa, sui redditi di capitale
da essi corrisposti, diversi da quelli indicati nei commi
precedenti e da quelli per i quali sia prevista
l'applicazione di altra ritenuta alla fonte o di imposte
sostitutive delle imposte sui redditi. Se i percipienti non
sono residenti nel territorio dello Stato o stabili
organizzazioni di soggetti non residenti la predetta
ritenuta e' applicata a titolo d'imposta ed e' operata
anche sui proventi conseguiti nell'esercizio d'impresa
commerciale. La predetta ritenuta e' operata anche sugli
interessi ed altri proventi dei prestiti di denaro
corrisposti a stabili organizzazioni estere di imprese
residenti, non appartenenti all'impresa erogante, e si
applica a titolo d'imposta sui proventi che concorrono a
formare il reddito di soggetti non residenti ed a titolo
d'acconto, in ogni altro caso.".
Il testo del comma 9 abrogato dell'articolo 7
decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 425
(Disposizioni urgenti per il risanamento della finanza
pubblica), e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 20 giugno
1996, n. 143.



 
Art. 96
Residenza OICR

1. L'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e' cosi' modificato:
a) al comma 1 la lettera c) e' cosi' sostituita. «c) gli enti pubblici e privati diversi dalle societa', i trust che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attivita' commerciale nonche' gli organismi di investimento collettivo del risparmio, residenti nel territorio dello Stato»;
b) al comma 3, nel secondo periodo, dopo le parole «Si considerano altresi' residenti nel territorio dello Stato» sono aggiunte le seguenti parole «gli organismi di investimento collettivo del risparmio istituiti in Italia e»;
c) il comma 5-quinquies e' cosi' sostituito: «5-quinquies. I redditi degli organismi di investimento collettivo del risparmio istituiti in Italia, diversi dai fondi immobiliari, e di quelli con sede in Lussemburgo, gia' autorizzati al collocamento nel territorio dello Stato, di cui all'articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649, e successive modificazioni, sono esenti dalle imposte sui redditi purche' il fondo o il soggetto incaricato della gestione sia sottoposto a forme di vigilanza prudenziale. Le ritenute operate sui redditi di capitale sono a titolo definitivo. Non si applicano le ritenute previste dai commi 2 e 3 dell'articolo 26 del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 e successive modificazioni, sugli interessi ed altri proventi dei conti correnti e depositi bancari, e le ritenute previste dai commi 3-bis e 5 del medesimo articolo 26 e dall'articolo 26-quinquies del predetto decreto nonche' dall'articolo 10-ter della legge 23 marzo 1983, n. 77, e successive modificazioni».



Riferimenti normativi
Si riporta l'articolo 73 del testo unico delle imposte
sui redditi approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917:
"Art. 73. Soggetti passivi
1. Sono soggetti all'imposta sul reddito delle
societa':
a) le societa' per azioni e in accomandita per azioni,
le societa' a responsabilita' limitata, le societa'
cooperative e le societa' di mutua assicurazione, nonche'
le societa' europee di cui al regolamento (CE) n. 2157/2001
e le societa' cooperative europee di cui al regolamento
(CE) n. 1435/2003 residenti nel territorio dello Stato;
b) gli enti pubblici e privati diversi dalle societa',
nonche' i trust, residenti nel territorio dello Stato, che
hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di
attivita' commerciali;
c) gli enti pubblici e privati diversi dalle societa',
i trust che non hanno per oggetto esclusivo o principale
l'esercizio di attivita' commerciale nonche' gli organismi
di investimento collettivo del risparmio, residenti nel
territorio dello Stato;
d) le societa' e gli enti di ogni tipo, compresi i
trust, con o senza personalita' giuridica, non residenti
nel territorio dello Stato.
2. Tra gli enti diversi dalle societa', di cui alle
lettere b) e c) del comma 1, si comprendono, oltre alle
persone giuridiche, le associazioni non riconosciute, i
consorzi e le altre organizzazioni non appartenenti ad
altri soggetti passivi, nei confronti delle quali il
presupposto dell'imposta si verifica in modo unitario e
autonomo. Tra le societa' e gli enti di cui alla lettera d)
del comma 1 sono comprese anche le societa' e le
associazioni indicate nell'articolo 5. Nei casi in cui i
beneficiari del trust siano individuati, i redditi
conseguiti dal trust sono imputati in ogni caso ai
beneficiari in proporzione alla quota di partecipazione
individuata nell'atto di costituzione del trust o in altri
documenti successivi ovvero, in mancanza, in parti uguali.
3. Ai fini delle imposte sui redditi si considerano
residenti le societa' e gli enti che per la maggior parte
del periodo di imposta hanno la sede legale o la sede
dell'amministrazione o l'oggetto principale nel territorio
dello Stato. Si considerano altresi' residenti nel
territorio dello Stato gli organismi di investimento
collettivo del risparmio istituiti in Italia e, salvo prova
contraria, i trust e gli istituti aventi analogo contenuto
istituiti in Paesi diversi da quelli indicati nel decreto
del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e
successive modificazioni, in cui almeno uno dei disponenti
ed almeno uno dei beneficiari del trust siano fiscalmente
residenti nel territorio dello Stato. Si considerano,
inoltre, residenti nel territorio dello Stato i trust
istituiti in uno Stato diverso da quelli indicati nel
citato decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996,
quando, successivamente alla loro costituzione, un soggetto
residente nel territorio dello Stato effettui in favore del
trust un'attribuzione che importi il trasferimento di
proprieta' di beni immobili o la costituzione o il
trasferimento di diritti reali immobiliari, anche per
quote, nonche' vincoli di destinazione sugli stessi.
4. L'oggetto esclusivo o principale dell'ente residente
e' determinato in base alla legge, all'atto costitutivo o
allo statuto, se esistenti in forma di atto pubblico o di
scrittura privata autenticata o registrata. Per oggetto
principale si intende l'attivita' essenziale per realizzare
direttamente gli scopi primari indicati dalla legge,
dall'atto costitutivo o dallo statuto.
5. In mancanza dell'atto costitutivo o dello statuto
nelle predette forme, l'oggetto principale dell'ente
residente e' determinato in base all'attivita'
effettivamente esercitata nel territorio dello Stato; tale
disposizione si applica in ogni caso agli enti non
residenti.
5-bis. Salvo prova contraria, si considera esistente
nel territorio dello Stato la sede dell'amministrazione di
societa' ed enti, che detengono partecipazioni di
controllo, ai sensi dell'articolo 2359, primo comma, del
codice civile, nei soggetti di cui alle lettere a) e b) del
comma 1, se, in alternativa:
a) sono controllati, anche indirettamente, ai sensi
dell'articolo 2359, primo comma, del codice civile, da
soggetti residenti nel territorio dello Stato;
b) sono amministrati da un consiglio di
amministrazione, o altro organo equivalente di gestione,
composto in prevalenza di consiglieri residenti nel
territorio dello Stato.
5-ter. Ai fini della verifica della sussistenza del
controllo di cui al comma 5-bis, rileva la situazione
esistente alla data di chiusura dell'esercizio o periodo di
gestione del soggetto estero controllato. Ai medesimi fini,
per le persone fisiche si tiene conto anche dei voti
spettanti ai familiari di cui all'articolo 5, comma 5.
5-quater. Salvo prova contraria, si considerano
residenti nel territorio dello Stato le societa' o enti il
cui patrimonio sia investito in misura prevalente in quote
di fondi di investimento immobiliare chiusi di cui
all'articolo 37 del testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e siano controllati
direttamente o indirettamente, per il tramite di societa'
fiduciarie o per interposta persona, da soggetti residenti
in Italia. Il controllo e' individuato ai sensi
dell'articolo 2359, commi primo e secondo, del codice
civile, anche per partecipazioni possedute da soggetti
diversi dalle societa'.
5-quinquies. I redditi degli organismi di investimento
collettivo del risparmio istituiti in Italia, diversi dai
fondi immobiliari, e di quelli con sede in Lussemburgo,
gia' autorizzati al collocamento nel territorio dello
Stato, di cui all'articolo 11-bis del decreto-legge 30
settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni,
dalla legge 25 novembre 1983, n. 649, e successive
modificazioni, sono esenti dalle imposte sui redditi
purche' il fondo o il soggetto incaricato della gestione
sia sottoposto a forme di vigilanza prudenziale. Le
ritenute operate sui redditi di capitale sono a titolo
definitivo. Non si applicano le ritenute previste dai commi
2 e 3 dell'articolo 26 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600
e successive modificazioni, sugli interessi ed altri
proventi dei conti correnti e depositi bancari, e le
ritenute previste dai commi 3-bis e 5 del medesimo articolo
26 e dall'articolo 26-quinquies del predetto decreto
nonche' dall'articolo 10-ter della legge 23 marzo 1983, n.
77, e successive modificazioni.
Il testo dell' articolo 11-bis del decreto-legge 30
settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni,
dalla legge 25 novembre 1983, n. 649 (Disposizioni relative
ad alcune ritenute alla fonte sugli interessi e altri
proventi di capitale9, e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 1° ottobre 1983, n. 270.
Si riporta il testo dell'articolo 26 e dell'articolo
26-quinquies del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 e
successive modificazioni:
"Art. 26. (Ritenute sugli interessi e sui redditi di
capitale)
1. I soggetti indicati nel comma 1 dell'articolo 23,
che hanno emesso obbligazioni, titoli similari e cambiali
finanziarie, operano una ritenuta del 20 per cento, con
obbligo di rivalsa, sugli interessi ed altri proventi
corrisposti ai possessori .
2. L'Ente poste italiane e le banche operano una
ritenuta del 27 per cento , con obbligo di rivalsa, sugli
interessi ed altri proventi corrisposti ai titolari di
conti correnti e di depositi, anche se rappresentati da
certificati. La predetta ritenuta e' operata dalle banche
anche sui buoni fruttiferi da esse emessi. Non sono
soggetti alla ritenuta:
a) gli interessi e gli altri proventi corrisposti da
banche italiane o da filiali italiane di banche estere a
banche con sede all'estero o a filiali estere di banche
italiane;
b) gli interessi derivanti da depositi e conti correnti
intrattenuti tra le banche ovvero tra le banche e l'Ente
poste italiane;
c) gli interessi a favore del Tesoro sui depositi e
conti correnti intestati al Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica, nonche' gli
interessi sul "Fondo di ammortamento dei titoli di Stato"
di cui al comma 1 dell'articolo 2 della legge 27 ottobre
1993, n. 432, e sugli altri fondi finalizzati alla gestione
del debito pubblico.
3. Quando gli interessi ed altri proventi di cui al
comma 2 sono dovuti da soggetti non residenti, la ritenuta
ivi prevista e' operata dai soggetti di cui all'articolo 23
che intervengono nella loro riscossione.
3-bis. I soggetti indicati nel comma 1 dell'articolo
23, che corrispondono i proventi di cui alle lettere g-bis)
e g-ter) del comma 1, dell'articolo 44 del testo unico
delle imposte sui redditi approvato con il decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
ovvero intervengono nella loro riscossione operano sui
predetti proventi una ritenuta con aliquota del 20 per
cento ovvero con la minore aliquota prevista per i titoli
di cui alle lettere a) e b) del comma 7 dell'articolo 2 del
decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. Nel
caso dei rapporti indicati nella lettera g-bis), la
predetta ritenuta e' operata, in luogo della ritenuta di
cui al comma 3, anche sugli interessi e gli altri proventi
maturati nel periodo di durata dei predetti rapporti
4. Le ritenute previste nei commi da 1 a 3-bis sono
applicate a titolo di acconto nei confronti di: a)
imprenditori individuali, se i titoli, i depositi e conti
correnti, nonche' i rapporti da cui gli interessi ed altri
proventi derivano sono relativi all'impresa ai sensi
dell'articolo 77 del testo unico delle imposte sui redditi,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22
dicembre 1986, n. 917; b) societa' in nome collettivo, in
accomandita semplice ed equiparate di cui all'articolo 5
del testo unico delle imposte sui redditi; c) societa' ed
enti di cui alle lettere a) e b) dell'articolo 87 del
medesimo testo unico e stabili organizzazioni nel
territorio dello Stato delle societa' e degli enti di cui
alla lettera d) del predetto articolo. La ritenuta di cui
al comma 3-bis e' applicata a titolo di acconto, qualora i
proventi derivanti dai titoli sottostanti non sarebbero
assoggettabili a ritenuta a titolo di imposta nei confronti
dei soggetti a cui siano imputabili i proventi derivanti
dai rapporti ivi indicati. Le predette ritenute sono
applicate a titolo d'imposta nei confronti dei soggetti
esenti dall'imposta sul reddito delle persone giuridiche ed
in ogni altro caso . Non sono soggetti tuttavia a ritenuta
i proventi indicati nei commi 3 e 3-bis corrisposti a
societa' in nome collettivo, in accomandita semplice ed
equiparate di cui all'articolo 5 del testo unico, alle
societa' ed enti di cui alle lettere a) e b) dell'articolo
87 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986,
n. 917, e alle stabili organizzazioni delle societa' ed
enti di cui alla lettera d) dello stesso articolo 87.
5. I soggetti indicati nel primo comma dell'articolo 23
operano una ritenuta del 12,50 per cento a titolo
d'acconto, con obbligo di rivalsa, sui redditi di capitale
da essi corrisposti, diversi da quelli indicati nei commi
precedenti e da quelli per i quali sia prevista
l'applicazione di altra ritenuta alla fonte o di imposte
sostitutive delle imposte sui redditi. Se i percipienti non
sono residenti nel territorio dello Stato o stabili
organizzazioni di soggetti non residenti la predetta
ritenuta e' applicata a titolo d'imposta ed e' operata
anche sui proventi conseguiti nell'esercizio d'impresa
commerciale. La predetta ritenuta e' operata anche sugli
interessi ed altri proventi dei prestiti di denaro
corrisposti a stabili organizzazioni estere di imprese
residenti, non appartenenti all'impresa erogante, e si
applica a titolo d'imposta sui proventi che concorrono a
formare il reddito di soggetti non residenti ed a titolo
d'acconto, in ogni altro caso."
"Art. 26-quinquies (Ritenuta sui redditi di capitale
derivanti dalla partecipazione ad OICR italiani e
lussemburghesi storici)
1. Sui proventi di cui alla lettera g) dell' articolo
44, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre
1986, n. 917, derivanti dalla partecipazione a organismi di
investimento collettivo del risparmio con sede in Italia,
diversi dai fondi immobiliari, e a quelli con sede in
Lussemburgo, gia' autorizzati al collocamento nel
territorio dello Stato, di cui all' articolo 11-bis del
decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con
modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649, e
successive modificazioni, limitatamente alle quote o azioni
collocate nel territorio dello Stato, le societa' di
gestione del risparmio, le SICAV, i soggetti incaricati del
collocamento delle quote o azioni di cui al citato articolo
11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, e
quelli di cui all'articolo 23 del presente decreto
incaricati della loro negoziazione, operano una ritenuta
del 12,50 per cento. Qualora le quote o azioni dei predetti
organismi siano immesse in un sistema di deposito
accentrato gestito da una societa' autorizzata ai sensi
dell' articolo 80 del testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, la ritenuta e'
applicata dai soggetti di cui all'articolo 23 del presente
decreto presso i quali le quote o azioni sono state
depositate, direttamente o indirettamente aderenti al
suddetto sistema di deposito accentrato, nonche' dai
soggetti non residenti aderenti a detto sistema di deposito
accentrato ovvero a sistemi esteri di deposito accentrato
aderenti al medesimo sistema.
2. I soggetti non residenti di cui al comma 1, ultimo
periodo, nominano quale loro rappresentante fiscale in
Italia una banca o una societa' di intermediazione
mobiliare, residente nel territorio dello Stato, una
stabile organizzazione in Italia di banche o di imprese di
investimento non residenti, ovvero una societa' di gestione
accentrata di strumenti finanziari autorizzata ai sensi
dell' articolo 80 del testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Il rappresentante
fiscale risponde dell'adempimento dei propri compiti negli
stessi termini e con le stesse responsabilita' previste per
i soggetti di cui al comma 1 residenti in Italia e provvede
a:
a) versare la ritenuta di cui al comma 1;
b) fornire, entro quindici giorni dalla richiesta
dell'Amministrazione finanziaria, ogni notizia o documento
utile per comprovare il corretto assolvimento degli
obblighi riguardanti la suddetta ritenuta.
3. La ritenuta di cui al comma 1 si applica sui
proventi distribuiti in costanza di partecipazione
all'organismo di investimento e su quelli compresi nella
differenza tra il valore di riscatto, di liquidazione o di
cessione delle quote o azioni e il costo medio ponderato di
sottoscrizione o acquisto delle quote o azioni medesime. In
ogni caso, il valore e il costo delle quote o azioni e'
rilevato dai prospetti periodici. al netto di una quota dei
proventi riferibili alle obbligazioni e altri titoli di cui
all'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica
29 settembre 1973, n. 601 ed equiparati e alle obbligazioni
emesse dagli Stati inclusi nella lista di cui al decreto
emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, comma 1, del testo
unico delle imposte sui redditi approvato con il decreto
del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono
stabilite le modalita' di individuazione della quota dei
proventi di cui al periodo precedente.
4. La ritenuta di cui al comma 1 e' applicata a titolo
di acconto nei confronti di: a) imprenditori individuali,
se le partecipazioni sono relative all'impresa ai sensi
dell' articolo 65 del testo unico delle imposte sui
redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica
22 dicembre 1986, n. 917; b) societa' in nome collettivo,
in accomandita semplice ed equiparate di cui all' articolo
5 del predetto testo unico; c) societa' ed enti di cui alle
lettere a) e b) dell' articolo 73, comma 1, del medesimo
testo unico e stabili organizzazioni nel territorio dello
Stato delle societa' e degli enti di cui al comma 1,
lettera d), del medesimo articolo. Nei confronti di tutti
gli altri soggetti, compresi quelli esenti o esclusi
dall'imposta sul reddito delle societa', la ritenuta e'
applicata a titolo d'imposta.
5. Non sono soggetti ad imposizione i proventi di cui
al comma 1 percepiti da soggetti non residenti come
indicati nell' articolo 6 del decreto legislativo 1° aprile
1996, n. 239.
6. Ai fini dell'applicazione della ritenuta di cui al
comma 1 si considera cessione anche il trasferimento di
quote o azioni a rapporti di custodia, amministrazione o
gestione intestati a soggetti diversi dagli intestatari dei
rapporti di provenienza, salvo che il trasferimento sia
avvenuto per successione o donazione. In questo caso, il
contribuente fornisce al soggetto tenuto all'applicazione
della ritenuta la necessaria provvista.".
Si riporta l'articolo 10-ter della legge 23 marzo 1983,
n. 77, e successive modificazioni Istituzione e disciplina
dei fondi comuni d'investimento mobiliare) , pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale del 28 marzo 1983, n. 85:
"Art. 10-ter. Disposizioni tributarie sui proventi
delle quote di organismi di investimento collettivo in
valori mobiliari di diritto estero.
1. Sui proventi di cui all' articolo 44, comma 1,
lettera g), del testo unico delle imposte sui redditi, di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre
1986, n. 917, derivanti dalla partecipazione a organismi di
investimento collettivo in valori mobiliari di diritto
estero conformi alla direttiva 2009/65/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, situati negli
Stati membri dell'Unione europea e negli Stati aderenti
all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi
nella lista di cui al decreto emanato ai sensi dell'
articolo 168-bis del medesimo testo unico e le cui quote o
azioni sono collocate nel territorio dello Stato ai sensi
dell' articolo 42 del testo unico delle disposizioni in
materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, i soggetti residenti
incaricati del pagamento dei proventi medesimi, del
riacquisto o della negoziazione delle quote o azioni,
operano una ritenuta del 12,50 per cento. La ritenuta si
applica sui proventi distribuiti in costanza di
partecipazione all'organismo di investimento e su quelli
compresi nella differenza tra il valore di riscatto, di
cessione o di liquidazione delle quote o azioni e il valore
medio ponderato di sottoscrizione o di acquisto delle quote
o azioni medesime. In ogni caso come valore di
sottoscrizione o acquisto si assume il valore delle quote o
azioni rilevato dai prospetti periodici relativi alla data
di acquisto delle quote o azioni medesime.
2. La ritenuta del 12,50 per cento e' altresi'
applicata dai medesimi soggetti di cui al comma 1 sui
proventi di cui all' articolo 44, comma 1, lettera g), del
citato testo unico delle imposte sui redditi derivanti
dalla partecipazione a organismi di investimento collettivo
in valori mobiliari di diritto estero non conformi alla
direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 13 luglio 2009, e assoggettati a forme di
vigilanza nei Paesi esteri nei quali sono istituiti,
situati negli Stati membri dell'Unione europea e negli
Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo
che sono inclusi nella lista di cui al decreto emanato ai
sensi dell' articolo 168-bis del medesimo testo unico delle
imposte sui redditi e le cui quote o azioni sono collocate
nel territorio dello Stato ai sensi dell' articolo 42 del
testo unico delle disposizioni in materia di
intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo
24 febbraio 1998, n. 58. La ritenuta si applica sui
proventi distribuiti in costanza di partecipazione
all'organismo di investimento e su quelli compresi nella
differenza tra il valore di riscatto, di cessione o di
liquidazione delle quote o azioni e il valore medio
ponderato di sottoscrizione o di acquisto delle quote o
azioni medesime. Il costo di sottoscrizione o acquisto e'
documentato dal partecipante. In mancanza della
documentazione il costo e' documentato con una
dichiarazione sostitutiva.
2-bis. I proventi di cui ai commi 1 e 2 sono
determinati al netto di una quota dei proventi riferibili
alle obbligazioni e altri titoli di cui all'articolo 31 del
decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973,
n. 601 ed equiparati e alle obbligazioni emesse dagli Stati
inclusi nella lista di cui al decreto emanato ai sensi
dell'articolo 168-bis, comma 1, del testo unico delle
imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente
della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze sono stabilite le
modalita' di individuazione della quota dei proventi di cui
al periodo precedente.
3. Ai fini dell'applicazione delle ritenute di cui ai
commi 1 e 2 si considera cessione anche il trasferimento di
quote o azioni a diverso intestatario, salvo che il
trasferimento sia avvenuto per successione o donazione. In
questo caso, il contribuente fornisce al soggetto tenuto
all'applicazione della ritenuta la necessaria provvista.
4. La ritenuta di cui ai commi 1 e 2 e' applicata a
titolo di acconto nei confronti di: a) imprenditori
individuali, se le partecipazioni sono relative all'impresa
ai sensi dell' articolo 65 del citato testo unico delle
imposte sui redditi; b) societa' in nome collettivo, in
accomandita semplice ed equiparate di cui all' articolo 5
del predetto testo unico; c) societa' ed enti di cui alle
lettere a) e b) del comma 1 dell' articolo 73 del medesimo
testo unico e stabili organizzazioni nel territorio dello
Stato delle societa' e degli enti di cui alla lettera d)
del comma 1 del predetto articolo. Nei confronti di tutti
gli altri soggetti, compresi quelli esenti o esclusi
dall'imposta sul reddito delle societa', la ritenuta e'
applicata a titolo d'imposta.
5. Nel caso in cui le quote o azioni di cui ai commi 1
e 2 siano collocate all'estero, o comunque i relativi
proventi siano conseguiti all'estero, la ritenuta e'
applicata dai soggetti di cui all' articolo 23 del decreto
del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600,
che intervengono nella loro riscossione.
6. I proventi di cui all' articolo 44, comma 1, lettera
g), del testo unico delle imposte sui redditi, derivanti
dalla partecipazione a organismi di investimento collettivo
in valori mobiliari di diritto estero, diversi da quelli di
cui ai commi 1 e 2, concorrono a formare il reddito
imponibile dei partecipanti, sia che vengano percepiti
sotto forma di proventi distribuiti sia che vengano
percepiti quale differenza tra il valore di riscatto,
cessione o liquidazione delle quote o azioni e il valore di
sottoscrizione o acquisto. Il costo unitario di acquisto
delle quote o azioni si assume dividendo il costo
complessivo delle quote o azioni acquistate o sottoscritte
per la loro quantita'.
7. Sui proventi di cui al comma 6 i soggetti indicati
all' articolo 23 del decreto del Presidente della
Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, che intervengono
nella loro riscossione operano una ritenuta del 12,50 per
cento a titolo d'acconto delle imposte sui redditi.
8. Gli organismi di investimento collettivo in valori
mobiliari di diritto estero di cui ai commi 1 e 2 possono,
con riguardo agli investimenti effettuati in Italia,
avvalersi delle convenzioni stipulate dalla Repubblica
italiana per evitare le doppie imposizioni relativamente
alla parte dei redditi e proventi proporzionalmente
corrispondenti alle loro quote o azioni possedute da
soggetti non residenti in Italia.
9. Le disposizioni di cui al comma 8 si applicano
esclusivamente agli organismi aventi sede in uno Stato la
cui legislazione riconosca analogo diritto agli organismi
di investimento collettivo italiani.".



 
Art. 97
Modifiche al decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, nonche' al
decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286

1. Al fine di dare attuazione al Regolamento (CE) n. 44/2009 del Consiglio del 18 Dicembre 2008, recante modifica al Regolamento (CE) n. 1338/2001 del Consiglio del 28 giugno 2001 che definisce talune misure necessarie alla protezione dell'euro contro la falsificazione, alla Decisione 2010/14 della Banca centrale europea del 16 settembre 2010 relativa ai controlli di autenticita' ed idoneita' delle banconote denominate in euro ed al loro ricircolo, nonche' al Regolamento (UE) n. 1210/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 dicembre 2010, relativo alla autenticazione delle monete metalliche in euro e al trattamento delle monete non adatte alla circolazione ed al fine di adeguare l'ordinamento nazionale a quello dell'Unione europea, al decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) l'articolo 8 e' sostituito dal seguente:
1. I gestori del contante si assicurano dell'autenticita' e dell'idoneita' a circolare delle banconote e delle monete metalliche in euro che intendono rimettere in circolazione e provvedono affinche' siano individuate quelle false e quelle inidonee alla circolazione.
2. Agli effetti della presente sezione, per gestori del contante si intendono le banche e, nei limiti della loro attivita' di pagamento, le Poste Italiane S.p.A., gli altri intermediari finanziari e prestatori di servizi di pagamento nonche' gli operatori economici che partecipano alla gestione e alla distribuzione al pubblico di banconote e monete metalliche, compresi:
a) i soggetti la cui attivita' consiste nel cambiare banconote o monete metalliche di altre valute;
b) i soggetti che svolgono attivita' di custodia e/o trasporto di denaro contante di cui all'art. 14, comma 1, lettera b), del Decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, limitatamente all'esercizio dell'attivita' di trattamento del denaro contante;
c) gli operatori economici, quali i commercianti e i casino', che partecipano a titolo accessorio alla gestione e distribuzione al pubblico di banconote mediante distributori automatici di banconote nei limiti di dette attivita' accessorie;
3. Le verifiche sulle banconote in euro, previste al comma 1, sono svolte conformemente alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni relativa ai controlli di autenticita' ed idoneita' delle banconote denominate in euro ed al loro ricircolo. Le verifiche sulle monete metalliche in euro, previste al comma 1, sono svolte conformemente alla normativa europea e, in particolare, al Regolamento (CE) n. 1338/2001, come modificato dal Regolamento (CE) n. 44/2009 e dal Regolamento (UE) n. 1210/2010.
4. I gestori del contante ritirano dalla circolazione le banconote e le monete metalliche in euro da essi ricevute riguardo alle quali hanno la certezza o sufficiente motivo di credere che siano false e le trasmettono senza indugio, rispettivamente, alla Banca d'Italia e all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
5. I gestori del contante, nei limiti delle attivita' indicate al comma 2, ritirano dalla circolazione le banconote e le monete metalliche in euro da essi ricevute che risultano inidonee alla circolazione ma che non risultano sospette di falsita' e ne corrispondono il controvalore al portatore. Le banconote e le monete metalliche sono trasmesse, rispettivamente, alla Banca d'Italia e al Centro nazionale di analisi delle monete - CNAC, presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
La corresponsione del controvalore delle banconote che risultano inidonee alla circolazione in quanto danneggiate o mutilate e' subordinata al rispetto dei requisiti previsti dalla Decisione della Banca Centrale Europea 2003/4 del 20 marzo 2003.
La corresponsione del controvalore delle monete metalliche che risultano inidonee alla circolazione in quanto danneggiate e' subordinata al rispetto dei requisiti previsti dalla normativa europea e, in particolare, al Regolamento (UE), n. 1210/2010. In relazione a quanto previsto dell'articolo 8, paragrafo 2, del Regolamento (UE) n. 1210/2010, le monete metalliche in euro non adatte alla circolazione che siano state deliberatamente alterate o sottoposte a procedimenti aventi il prevedibile effetto di alterarle non possono essere rimborsate.
6. Al "Centro nazionale di analisi delle monete - CNAC" presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, di cui all'elenco pubblicato dalla Banca Centrale Europea nella GUCE del 19 luglio 2002 C 173/02, sono attribuiti i compiti e le funzioni di cui al Regolamento (UE) n. 1210/2010 e specificatamente:
ricezione delle monete metalliche in euro sospette di essere contraffatte e di quelle non adatte alla circolazione;
effettuazione dei test di cui all'articolo 5 del Regolamento (UE) n. 1210/2010, sulle apparecchiature per il trattamento delle monete metalliche in euro;
effettuazione dei controlli annuali di cui all'articolo 6, paragrafi 2 e 6 del Regolamento (UE) n. 1210/2010;
formazione del personale in conformita' alle modalita' definite dagli Stati membri.
7. La Banca d'Italia puo' effettuare ispezioni presso i gestori del contante al fine di verificare il rispetto degli obblighi previsti dalla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, dal presente articolo e dalle disposizioni attuative del medesimo, con riferimento alle banconote in euro. Per l'espletamento dei controlli nei confronti dei gestori del contante sottoposti a vigilanza ispettiva del Corpo della Guardia di Finanza ai sensi dell'art. 53, comma 2, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 e successive modificazioni, la Banca d'Italia puo' avvalersi, anche sulla base di appositi protocolli d'intesa all'uopo stipulati, della collaborazione del predetto Corpo, che esegue gli accertamenti richiesti con i poteri ad esso attribuiti per l'accertamento dell'imposta sul valore aggiunto e delle imposte sui redditi, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali previste a legislazione vigente. Gli ispettori possono chiedere l'esibizione di documenti e gli atti che ritengono necessari, nonche' prelevare esemplari di banconote processate al fine di sottoporle a verifica presso la Banca d'Italia; in tal caso il soggetto ispezionato ha diritto di far presenziare un proprio rappresentante alla verifica.
8. Il Ministero dell'economia e delle finanze, la Banca d'Italia, il "Centro nazionale di analisi delle monete - CNAC" e le altre autorita' nazionali competenti, di cui al decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 26 settembre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, Serie generale, n. 271 del 19 novembre 2002, stipuleranno appositi protocolli d'intesa al fine di coordinarele attivita' di cui al presente articolo e all'articolo 8-bis.
9. La Banca d'Italia e il Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito delle rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche in euro, emanano disposizioni attuative del presente articolo, anche con riguardo alle procedure, all'organizzazione occorrente per il trattamento del contante, ai dati e alle informazioni che i gestori del contante sono tenuti a trasmettere, nonche', relativamente alle monete metalliche in euro, alle misure necessarie a garantire la corretta attuazione del Regolamento (UE) n. 1210/2010. Le disposizioni emanate ai sensi del presente comma sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
10. In caso di violazione delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al Regolamento (CE) n. 44/2009 del Consiglio del 18 dicembre 2008, recante modifiche al Regolamento (CE) n. 1338/2001 del Consiglio del 28 giugno 2001, al Regolamento (UE) n. 1210/2010 del Parlamento e del Consiglio del 15 dicembre 2010, al presente articolo, nonche' delle disposizione attuative di cui al comma 9, la Banca d'Italia e il Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito delle rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche in euro, applicano, nei confronti dei gestori del contante, una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 ad euro 50.000. Per le sanzioni erogate dalla Banca d'Italia si applica, in quanto compatibile, l'articolo 145 del Decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, cosi' come modificato dal Decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
11. Qualora, nel corso di un'ispezione, la Banca d'Italia individui casi di inosservanza delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al presente articolo, nonche' delle disposizioni attuative di cui al comma 9, richiede al gestore del contante di adottare misure correttive entro un arco di tempo specificato. Finche' non sia stato posto rimedio all'inosservanza contestata, la Banca d'Italia puo' vietare al soggetto in questione di rimettere in circolazione il taglio o i tagli di banconote interessati. In ogni caso, il comportamento non collaborativo del gestore del contante nei confronti della Banca d'Italia in relazione a un'ispezione costituisce di per se' inosservanza ai sensi del presente articolo e delle relative disposizioni attuative. Nel caso in cui la violazione sia dovuta a un difetto del tipo di apparecchiatura per il trattamento delle banconote, cio' puo' comportare la sua cancellazione dall'elenco delle apparecchiature conformi alla normativa pubblicato sul sito della Banca Centrale Europea.
12. Le violazioni delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al presente articolo, nonche' delle disposizione attuative di cui al comma 9, da parte di banche o di altri intermediari finanziari e prestatori di servizi di pagamento sono valutate dalla Banca d'Italia per i profili di rilievo che esse possono avere per l'attivita' di vigilanza.
13. In caso di violazioni delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al presente articolo, nonche' delle disposizioni attuative di cui al comma 9, da parte di gestori del contante diversi da quelli previsti al comma 12, la Banca d'Italia e il Ministero dell'Economia e delle finanze, nell'ambito delle rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche in euro, informano l'autorita' di controllo competente perche' valuti l'adozione delle misure e delle sanzioni previste dalla normativa vigente.
14. Fermo restando quanto previsto ai precedenti commi, la Banca d'Italia pubblica sul proprio sito internet i provvedimenti di rigore adottati nei confronti dei gestori del contante per l'inosservanza del presente articolo o delle disposizioni attuative del medesimo.
b) dopo l'articolo 8 sono aggiunti i seguenti:
«Art. 8-bis. (Disposizioni concernenti la custodia delle banconote e delle monete metalliche in euro sospette di falsita'). - 1. La Banca d'Italia mantiene in custodia le banconote in euro sospette di falsita' ritirate dalla circolazione ovvero oggetto di sequestro ai sensi delle norme di procedura penale fino alla loro trasmissione all'Autorita' competente.
2. In deroga a quanto previsto al comma 1, la Banca d'Italia trasmette, nei casi previsti dal Regolamento (CE) n. 1338/2001 come modificato dal Regolamento (CE) n. 44/2009, le banconote di cui al comma 1 alle altre Banche Centrali Nazionali, alla Banca Centrale Europea e ad altre istituzioni ed organi competenti dell'Unione europea.
3. La Banca d'Italia informa preventivamente l'Autorita' Giudiziaria della trasmissione delle banconote ai sensi del comma 2 quando la trasmissione concerne tutte le banconote in euro in custodia nonche' quando le verifiche cui la trasmissione e' finalizzata possono determinare la distruzione di tutte le banconote custodite che presentano le medesime caratteristiche di falsificazione.
4. Dal momento della trasmissione eseguita in conformita' ai commi 2 e 3, con riferimento alle banconote trasmesse, non si applicano alla Banca d'Italia le disposizioni nazionali che obbligano il custode a conservare presso di se' le cose e a presentarle a ogni richiesta dell'autorita' giudiziaria. Se e' disposta la restituzione agli aventi diritto di banconote gia' trasmesse ai sensi dei commi 2 e 3, delle quali non e' stata riconosciuta la falsita' in giudizio, la Banca d'Italia mette a disposizione degli aventi diritto l'importo equivalente.
5. Alla Banca d'Italia non e' dovuto alcun compenso per la custodia delle banconote in euro sospette di falsita' e la medesima non e' tenuta a versare cauzione per la custodia di banconote oggetto di sequestro penale.
6. Le competenze e le funzioni svolte dalla Banca d'Italia in relazione alle banconote sospette di falsita', di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo, sono esercitate dall' Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato quando si tratta di monete metalliche, fermo quanto gia' previsto dall'articolo 1 della legge 20 aprile 1978 n. 154 e dall'articolo 8 del presente decreto.
7. Con decreto del Ministro della Giustizia possono essere emanate disposizioni per l'applicazione dei commi precedenti e per il loro coordinamento con le vigenti norme in materia penale e processuale penale, sentita la Banca d'Italia e il Ministero dell'Economia e delle finanze con riguardo, rispettivamente, alle banconote e alle monete metalliche in euro. Il decreto e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Art. 8-ter.(Segreto d'ufficio). - 1. Le notizie, le informazioni e i dati in possesso delle autorita' pubbliche in ragione dell'esercizio dei poteri previsti nella presente sezione sono coperti dal segreto d'ufficio anche nei confronti della pubblica amministrazione e possono essere utilizzati dalle predette autorita' soltanto per le finalita' istituzionali ad esse assegnate dalla legge. Il segreto non puo' essere opposto all'autorita' giudiziaria quando le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o per i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente.
2. All'articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 152 e' sostituito dal seguente:
«152. I gestori del contante trasmettono, per via telematica, al Ministero dell'Economia e delle finanze i dati e le informazioni relativi al ritiro dalla circolazione di banconote e di monete metalliche in euro sospette di falsita', secondo le disposizioni applicative stabilite dal Ministero dell'economia e delle finanze con provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.».
b) il comma 153 e' sostituito dal seguente:
«153. In caso di violazione del comma 152 del presente articolo o delle disposizioni applicative del medesimo comma, al gestore del contante responsabile e' applicabile la sanzione amministrativa pecuniaria fino ad euro 5.000. La competenza ad applicare la sanzione spetta al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento del Tesoro.».
c) dopo il comma 153 aggiungere il seguente:
«153-bis. Fino all'entrata in vigore delle disposizioni applicative di cui al comma 152, continuano ad applicarsi le vigenti disposizioni in materia di inoltro al Ministero dell'economia e delle finanze di dati e informazioni.».
3. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato e le amministrazioni competenti provvedono con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.



Riferimenti normativi
La Legge 23-11-2001 n. 409 (Conversione in legge, con
modificazioni, del D.L. 25 settembre 2001, n. 350, recante
disposizioni urgenti in vista dell'introduzione dell'euro)
e' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 24 novembre
2001, n. 274.
Il Regolamento (CE) 28-6-2001 n. 1338/2001 (Regolamento
del Consiglio che definisce talune misure necessarie alla
protezione dell'euro contro la falsificazione) e' stato
pubblicato nella G.U.C.E. 4 luglio 2001, n. L 181. Entrato
in vigore il 4 luglio 2001.
Il Regolamento (CE) 15-12-2010 n. 1210/2010
(Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio
relativo all'autenticazione delle monete in euro e al
trattamento delle monete non adatte alla circolazione) e'
stato pubblicato nella G.U.U.E. 22 dicembre 2010, n. L 339.
Si riporta il testo dell'art. 14 del D.Lgs. 21-11-2007
n. 231 (Attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente
la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a
scopo di riciclaggio dei proventi di attivita' criminose e
di finanziamento del terrorismo nonche' della direttiva
2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione), pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre 2007, n. 290,
S.O.:
"Art. 14. Altri soggetti.
1. Ai fini del presente decreto per «altri soggetti» si
intendono gli operatori che svolgono le attivita' di
seguito elencate, il cui esercizio resta subordinato al
possesso delle licenze, autorizzazioni, iscrizioni in albi
o registri, ovvero alla preventiva dichiarazione di inizio
attivita' specificatamente richieste dalla norme a fianco
di esse riportate:
a) recupero di crediti per conto terzi, in presenza
della licenza di cui all'articolo 115 del TULPS;
b) custodia e trasporto di denaro contante e di titoli
o valori a mezzo di guardie particolari giurate, in
presenza della licenza di cui all'articolo 134 del TULPS;
c) trasporto di denaro contante, titoli o valori senza
l'impiego di guardie particolari giurate, in presenza
dell'iscrizione nell'albo delle persone fisiche e
giuridiche che esercitano l'autotrasporto di cose per conto
di terzi, di cui alla legge 6 giugno 1974, n. 298;
d) gestione di case da gioco, in presenza delle
autorizzazioni concesse dalle leggi in vigore, nonche' al
requisito di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto-legge
30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni,
dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30;
e) offerta, attraverso la rete internet e altre reti
telematiche o di telecomunicazione, di giochi, scommesse
con vincite in denaro, con esclusione del lotto, delle
lotterie ad estrazione istantanea o ad estrazione differita
e concorsi pronostici, in presenza o in assenza delle
autorizzazioni concesse dal Ministero dell'economia e delle
finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato,
ai sensi dell'articolo 1, comma 539, della legge 23
dicembre 2005, n. 266;
e-bis) offerta di giochi o scommesse con vincite in
denaro, con esclusione del lotto, delle lotterie ad
estrazione istantanea o ad estrazione differita e concorsi
pronostici, su rete fisica, da parte di soggetti in
possesso delle concessioni rilasciate dal Ministero
dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma
dei monopoli di Stato.
f) agenzia di affari in mediazione immobiliare, in
presenza dell'iscrizione nell'apposita sezione del ruolo
istituito presso la camera di commercio, industria,
artigianato e agricoltura, ai sensi della legge 3 febbraio
1989, n. 39.".
Si riporta il testo degli articoli 8 ed 8-bis del
decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409
(Disposizioni urgenti in vista dell'introduzione dell'euro
in materia di tassazione dei redditi di natura finanziaria,
di emersione di attivita' detenute all'estero, di
cartolarizzazione e di altre operazioni finanziarie) ,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 settembre 2001,
n. 224:
"Art. 8. Gestione e distribuzione al pubblico di
banconote e monete metalliche in euro.
1. I gestori del contante si assicurano
dell'autenticita' e dell'idoneita' a circolare delle
banconote e delle monete metalliche in euro che intendono
rimettere in circolazione e provvedono affinche' siano
individuate quelle false e quelle inidonee alla
circolazione.
2. Agli effetti della presente sezione, per gestori del
contante si intendono le banche e, nei limiti della loro
attivita' di pagamento, le Poste Italiane S.p.A., gli altri
intermediari finanziari e prestatori di servizi di
pagamento nonche' gli operatori economici che partecipano
alla gestione e alla distribuzione al pubblico di banconote
e monete metalliche, compresi:
a) i soggetti la cui attivita' consiste nel cambiare
banconote o monete metalliche di altre valute;
b) i soggetti che svolgono attivita' di custodia e/o
trasporto di denaro contante di cui all'art. 14, comma 1,
lettera b), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231, limitatamente all'esercizio dell'attivita' di
trattamento del denaro contante;
c) gli operatori economici, quali i commercianti e i
casino', che partecipano a titolo accessorio alla gestione
e distribuzione al pubblico di banconote mediante
distributori automatici di banconote nei limiti di dette
attivita' accessorie.
3. Le verifiche sulle banconote in euro, previste al
comma 1, sono svolte conformemente alla Decisione della
Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010
e successive modificazioni relativa ai controlli di
autenticita' ed idoneita' delle banconote denominate in
euro ed al loro ricircolo. Le verifiche sulle monete
metalliche in euro, previste al comma 1, sono svolte
conformemente alla normativa europea e, in particolare, al
Regolamento (CE) n. 1338/2001, come modificato dal
Regolamento (CE) n. 44/2009 e dal Regolamento (UE) n.
1210/2010.
4. I gestori del contante ritirano dalla circolazione
le banconote e le monete metalliche in euro da essi
ricevute riguardo alle quali hanno la certezza o
sufficiente motivo di credere che siano false e le
trasmettono senza indugio, rispettivamente, alla Banca
d'Italia e all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
5. I gestori del contante, nei limiti delle attivita'
indicate al comma 2, ritirano dalla circolazione le
banconote e le monete metalliche in euro da essi ricevute
che risultano inidonee alla circolazione ma che non
risultano sospette di falsita' e ne corrispondono il
controvalore al portatore. Le banconote e le monete
metalliche sono trasmesse, rispettivamente, alla Banca
d'Italia e al Centro nazionale di analisi delle monete -
CNAC, presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
La corresponsione del controvalore delle banconote che
risultano inidonee alla circolazione in quanto danneggiate
o mutilate e' subordinata al rispetto dei requisiti
previsti dalla Decisione della Banca Centrale Europea
2003/4 del 20 marzo 2003.
La corresponsione del controvalore delle monete
metalliche che risultano inidonee alla circolazione in
quanto danneggiate e' subordinata al rispetto dei requisiti
previsti dalla normativa europea e, in particolare, al
Regolamento (UE), n. 1210/2010. In relazione a quanto
previsto dell'articolo 8, paragrafo 2, del Regolamento (UE)
n. 1210/2010, le monete metalliche in euro non adatte alla
circolazione che siano state deliberatamente alterate o
sottoposte a procedimenti aventi il prevedibile effetto di
alterarle non possono essere rimborsate.
6. Al «Centro nazionale di analisi delle monete - CNAC»
presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, di cui
all'elenco pubblicato dalla Banca Centrale Europea nella
GUCE del 19 luglio 2002 C 173/02, sono attribuiti i compiti
e le funzioni di cui al Regolamento (UE) n. 1210/2010 e
specificatamente:
- ricezione delle monete metalliche in euro sospette di
essere contraffatte e di quelle non adatte alla
circolazione;
- effettuazione dei test di cui all'articolo 5 del
Regolamento (UE) n. 1210/2010, sulle apparecchiature per il
trattamento delle monete metalliche in euro;
- effettuazione dei controlli annuali di cui
all'articolo 6, paragrafi 2 e 6 del Regolamento (UE) n.
1210/2010;
- formazione del personale in conformita' alle
modalita' definite dagli Stati membri.
7. La Banca d'Italia puo' effettuare ispezioni presso i
gestori del contante al fine di verificare il rispetto
degli obblighi previsti dalla Decisione della Banca
Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e
successive modificazioni, dal presente articolo e dalle
disposizioni attuative del medesimo, con riferimento alle
banconote in euro. Per l'espletamento dei controlli nei
confronti dei gestori del contante sottoposti a vigilanza
ispettiva del Corpo della Guardia di Finanza ai sensi
dell'art. 53, comma 2, del decreto legislativo 21 novembre
2007, n. 231 e successive modificazioni, la Banca d'Italia
puo' avvalersi, anche sulla base di appositi protocolli
d'intesa all'uopo stipulati, della collaborazione del
predetto Corpo, che esegue gli accertamenti richiesti con i
poteri ad esso attribuiti per l'accertamento dell'imposta
sul valore aggiunto e delle imposte sui redditi,
nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali
previste a legislazione vigente. Gli ispettori possono
chiedere l'esibizione di documenti e gli atti che ritengono
necessari, nonche' prelevare esemplari di banconote
processate al fine di sottoporle a verifica presso la Banca
d'Italia; in tal caso il soggetto ispezionato ha diritto di
far presenziare un proprio rappresentante alla verifica.
8. Il Ministero dell'economia e delle finanze, la Banca
d'Italia, il «Centro nazionale di analisi delle monete -
CNAC» e le altre autorita' nazionali competenti, di cui al
decreto 26 settembre 2002, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana, Serie generale, n. 271
del 19 novembre 2002, stipuleranno appositi protocolli
d'intesa al fine di coordinare le attivita' di cui agli
articoli 8 ed 8-bis del decreto-legge 25 settembre 2001, n.
350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre
2001, n. 409, come modificati e integrati dal presente
articolo.
9. La Banca d'Italia e il Ministero dell'economia e
delle finanze, nell'ambito delle rispettive competenze
sulle banconote e monete metalliche in euro, emanano
disposizioni attuative del presente articolo, anche con
riguardo alle procedure, all'organizzazione occorrente per
il trattamento del contante, ai dati e alle informazioni
che i gestori del contante sono tenuti a trasmettere,
nonche', relativamente alle monete metalliche in euro, alle
misure necessarie a garantire la corretta attuazione del
Regolamento (UE) n. 1210/2010. Le disposizioni emanate ai
sensi del presente comma sono pubblicate nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana.
10. In caso di violazione delle disposizioni di cui
alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14)
del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al
Regolamento (CE) n. 44/2009 del Consiglio del 18 dicembre
2008, recante modifiche al Regolamento (CE) n. 1338/2001
del Consiglio del 28 giugno 2001, al Regolamento (UE) n.
1210/2010 del Parlamento e del Consiglio del 15 dicembre
2010, al presente articolo, nonche' delle disposizioni
attuative di cui al comma 9, la Banca d'Italia e il
Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito delle
rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche
in euro, applicano, nei confronti dei gestori del contante,
una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 ad
euro 50.000. Per le sanzioni erogate dalla Banca d'Italia
si applica, in quanto compatibile, l'articolo 145 del
decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, cosi' come
modificato dal decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
11. Qualora, nel corso di un'ispezione, la Banca
d'Italia individui casi di inosservanza delle disposizioni
di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea
(ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive
modificazioni, al presente articolo, nonche' delle
disposizioni attuative di cui al comma 9, richiede al
gestore del contante di adottare misure correttive entro un
arco di tempo specificato. Finche' non sia stato posto
rimedio all'inosservanza contestata, la Banca d'Italia puo'
vietare al soggetto in questione di rimettere in
circolazione il taglio o i tagli di banconote interessati.
In ogni caso, il comportamento non collaborativo del
gestore del contante nei confronti della Banca d'Italia in
relazione a un'ispezione costituisce di per se'
inosservanza ai sensi del presente articolo e delle
relative disposizioni attuative. Nel caso in cui la
violazione sia dovuta a un difetto del tipo di
apparecchiatura per il trattamento delle banconote, cio'
puo' comportare la sua cancellazione dall'elenco delle
apparecchiature conformi alla normativa pubblicato sul sito
della Banca Centrale Europea.
12. Le violazioni delle disposizioni di cui alla
Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16
settembre 2010 e successive modificazioni, al presente
articolo, nonche' delle disposizioni attuative di cui al
comma 9, da parte di banche o di altri intermediari
finanziari e prestatori di servizi di pagamento sono
valutate dalla Banca d'Italia per i profili di rilievo che
esse possono avere per l'attivita' di vigilanza.
13. In caso di violazioni delle disposizioni di cui
alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14)
del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al
presente articolo, nonche' delle disposizioni attuative di
cui al comma 9a, da parte di gestori del contante diversi
da quelli previsti al comma 12, la Banca d'Italia e il
Ministero dell'Economia e delle finanze, nell'ambito delle
rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche
in euro, informano l'autorita' di controllo competente
perche' valuti l'adozione delle misure e delle sanzioni
previste dalla normativa vigente.
14. Fermo restando quanto previsto ai precedenti commi,
la Banca d'Italia pubblica sul proprio sito internet i
provvedimenti di rigore adottati nei confronti dei gestori
del contante per l'inosservanza del presente articolo o
delle disposizioni attuative del medesimo."
"Art. 8-bis. Disposizioni concernenti la custodia delle
banconote e delle monete metalliche in euro sospette di
falsita'.
1. La Banca d'Italia mantiene in custodia le banconote
in euro sospette di falsita' ritirate dalla circolazione
ovvero oggetto di sequestro ai sensi delle norme di
procedura penale fino alla loro trasmissione all'Autorita'
competente.
2. In deroga a quanto previsto al comma 1, la Banca
d'Italia trasmette, nei casi previsti dal Regolamento (CE)
n. 1338/2001 come modificato dal Regolamento (CE) n.
44/2009, le banconote di cui al comma 1 alle altre Banche
Centrali Nazionali, alla Banca Centrale Europea e ad altre
istituzioni ed organi competenti dell'Unione europea.
3. La Banca d'Italia informa preventivamente
l'Autorita' Giudiziaria della trasmissione delle banconote
ai sensi del comma 2 quando la trasmissione concerne tutte
le banconote in euro in custodia nonche' quando le
verifiche cui la trasmissione e' finalizzata possono
determinare la distruzione di tutte le banconote custodite
che presentano le medesime caratteristiche di
falsificazione.
4. Dal momento della trasmissione eseguita in
conformita' ai commi 2 e 3, con riferimento alle banconote
trasmesse, non si applicano alla Banca d'Italia le
disposizioni nazionali che obbligano il custode a
conservare presso di se' le cose e a presentarle a ogni
richiesta dell'autorita' giudiziaria. Se e' disposta la
restituzione agli aventi diritto di banconote gia'
trasmesse ai sensi dei commi 2 e 3, delle quali non e'
stata riconosciuta la falsita' in giudizio, la Banca
d'Italia mette a disposizione degli aventi diritto
l'importo equivalente.
5. Alla Banca d'Italia non e' dovuto alcun compenso per
la custodia delle banconote in euro sospette di falsita' e
la medesima non e' tenuta a versare cauzione per la
custodia di banconote oggetto di sequestro penale.
6. Le competenze e le funzioni svolte dalla Banca
d'Italia in relazione alle banconote sospette di falsita',
di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo, sono
esercitate dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato
quando si tratta di monete metalliche, fermo quanto gia'
previsto dall'articolo 1 della legge 20 aprile 1978, n. 154
e dall'articolo 8 della presente legge.
7. Con decreto del Ministro della Giustizia possono
essere emanate disposizioni per l'applicazione dei commi
precedenti e per il loro coordinamento con le vigenti norme
in materia penale e processuale penale, sentita la Banca
d'Italia e il Ministero dell'Economia e delle finanze con
riguardo, rispettivamente, alle banconote e alle monete
metalliche in euro. Il decreto e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana.".
Si riporta il testo dell'articolo 145 del decreto
legislativo 1o settembre 1993, n. 385, cosi' come
modificato dal Decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104
(Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia),
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 30 settembre 1993, n.
230, S.O.
"Art. 145. Procedura sanzionatoria.
1. Per le violazioni previste nel presente titolo cui
e' applicabile una sanzione amministrativa, la Banca
d'Italia o l'UIC, nell'ambito delle rispettive competenze,
contestati gli addebiti alle persone e alla banca, alla
societa' o all'ente interessati e valutate le deduzioni
presentate entro trenta giorni, tenuto conto del complesso
delle informazioni raccolte applicano le sanzioni con
provvedimento motivato.
2.
3. Il provvedimento di applicazione delle sanzioni
previste dall'articolo 144, commi 3, 3-bis e 4, e'
pubblicato, per estratto, entro il termine di trenta giorni
dalla data di notificazione, a cura e spese della banca,
della societa' o dell'ente al quale appartengono i
responsabili delle violazioni, su almeno due quotidiani a
diffusione nazionale, di cui uno economico. Il
provvedimento di applicazione delle altre sanzioni previste
dal presente titolo e' pubblicato per estratto sul
bollettino previsto dall'articolo 8.
4.
5.
6.
7.
8. [
9. Alla riscossione delle sanzioni previste dal
presente titolo si provvede mediante ruolo secondo i
termini e le modalita' previsti dal decreto del Presidente
della Repubblica 23 settembre 1973, n. 602, come modificato
dal decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46.
10. Le banche, le societa' o gli enti ai quali
appartengono i responsabili delle violazioni rispondono, in
solido con questi, del pagamento della sanzione e delle
spese di pubblicita' previste dal primo periodo del comma 3
e sono tenuti a esercitare il regresso verso i
responsabili.
11. Alle sanzioni amministrative pecuniarie previste
dal presente titolo non si applicano le disposizioni
contenute nell'articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n.
689.".
Il D.Lgs. 2-7-2010 n. 104 (Attuazione dell'articolo 44
della legge 18 giugno 2009, n. 69, recante delega al
governo per il riordino del processo amministrativo) e'
stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 7 luglio 2010, n.
156, S.O.
Si riporta il testo dell'art. 1 della L. 20-4-1978 n.
154 (Costituzione della sezione Zecca nell'ambito
dell'Istituto Poligrafico dello Stato) , pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale del 6 maggio 1978, n. 124:
"Art. 1. Nell'ambito dell'Istituto Poligrafico dello
Stato e' costituita, con contabilita' separata, la sezione
Zecca, cui si applicano la legge 13 luglio 1966, n. 559 ,
ed i relativi regolamenti di attuazione, con le
integrazioni e le modifiche previste dalla presente legge.
L'Istituto Poligrafico dello Stato assume la
denominazione di Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Esso provvede, oltre ai compiti indicati nell'articolo 2
della predetta legge n. 559, tramite la sezione Zecca, ai
seguenti compiti:
conio delle monete di Stato in conformita' delle leggi
vigenti;
conio di monete estere;
conio di monete a corso legale di speciale scelta da
cedere, a norma di legge, a privati, enti ed associazioni;
conio di medaglie e fusioni artistiche per conto dello
Stato italiano, di Stati esteri, di enti e privati;
fabbricazione in esclusiva di sigilli ufficiali e
marchi metallici recanti l'emblema dello Stato;
fabbricazione di timbri metallici e marchi per conto di
enti pubblici e di privati;
fabbricazione di contrassegni di Stato;
fabbricazione di targhe, distintivi metallici, gettoni
ed altri prodotti artistici;
promozione dell'attivita' della scuola dell'arte della
medaglia e del museo della Zecca;
esecuzione di saggi su monete e metalli per conto dello
Stato e di privati;
riparazione di congegni e macchinari in uso o in
proprieta' dello Stato;
partecipazione a studi, rilevazioni e prove
sperimentali nelle materie attinenti al campo specifico
della meccanica;
perizia delle monete ritenute false;
conio di monete commemorative o celebrative;
fabbricazione di contrassegni per macchine
affrancatrici per conto dello Stato;
promozione e partecipazione a studi, rilevazioni e
prove sperimentali nelle materie attinenti alle funzioni di
cui al presente articolo.
La coniazione da parte della sezione Zecca di monete
per conto di Stati esteri dovra' essere preventivamente
autorizzata dal Ministero del tesoro - Direzione generale
del tesoro.".
Si riporta il testo dell'articolo 2, commi 152, 153 e
153-bis del decreto legge 3-10-2006 n. 262 convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286
(Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre 2006, n.
230, come modificato dalla presente legge:
"Art. 2. Misure in materia di riscossione.
152. I gestori del contante trasmettono, per via
telematica, al Ministero dell'Economia e delle finanze i
dati e le informazioni relativi al ritiro dalla
circolazione di banconote e di monete metalliche in euro
sospette di falsita', secondo le disposizioni applicative
stabilite dal Ministero dell'economia e delle finanze con
provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana.
153. In caso di violazione del comma 152 del presente
articolo o delle disposizioni applicative del medesimo
comma, al gestore del contante responsabile e' applicabile
la sanzione amministrativa pecuniaria fino ad euro 5.000.
La competenza ad applicare la sanzione spetta al Ministero
dell'economia e delle finanze - Dipartimento del Tesoro.
153-bis. Fino all'entrata in vigore delle disposizioni
applicative di cui al comma 152, continuano ad applicarsi
le vigenti disposizioni in materia di inoltro al Ministero
dell'economia e delle finanze di dati e informazioni.".



 
Art. 97-bis
Trasparenza dei costi sostenuti dagli enti locali per locazioni

1. Al fine di assicurare la razionalizzazione e il contenimento delle spese degli enti territoriali, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, gli enti locali sono tenuti a pubblicare sui propri siti istituzionali i canoni di locazione o di affitto versati dall'amministrazione per il godimento di beni immobili, le finalita' di utilizzo, le dimensioni e l'ubicazione degli stessi come risultanti dal contratto di locazione.
 
Art. 98
Entrata in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara' presentato alle Camere per la conversione in legge.
 
Gazzetta Ufficiale Serie Generale per iPhone