Gazzetta n. 202 del 30 agosto 2012 (vai al sommario)
DECRETO LEGISLATIVO 6 agosto 2012, n. 147
Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, recante attuazione della direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato interno.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76, 87 e 117 della Costituzione;
Vista la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno;
Vista la legge 7 luglio 2009, n. 88, recante disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunita' europee - Legge comunitaria 2008, ed in particolare gli articoli 1 2, 3 e 4 e 41 e l'allegato B;
Visto il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, recante attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno;
Considerata la necessita' di apportare correzioni ed integrazioni al decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, con il quale e' stata recepita nel nostro ordinamento la direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 30 aprile 2012;
Preso atto che la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano non ha espresso il parere nei termini prescritti ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 3 agosto 2012;
Sulla proposta del Ministro per gli affari europei, del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri dell'interno, degli affari esteri, dell'economia e delle finanze, per la pubblica amministrazione e la semplificazione e per gli affari regionali, il turismo e lo sport;

E m a n a
il seguente decreto legislativo:

Art. 1

Modificazioni all'articolo 8, relativo alle definizioni, e all'articolo 10, relativo alla liberta' di accesso ed esercizio, del
decreto legislativo 26 marzo 2010 n. 59

1. All'articolo 8, comma 1, lettera f), del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, le parole: «dichiarazione di inizio attivita' (D.I.A.), di cui all'articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge 7 agosto 1990, n. 241» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita' (S.C.I.A.), di cui all'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241».
2. All'articolo 10 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, il comma 2 e' abrogato.



Avvertenza:
Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo unico delle
disposizioni sulla promulgazione delle legge,
sull'emanazione del decreti del Presidente della Repubblica
e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo
fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge
modificate o alle quali e' operato il rinvio. Restano
invariati il valore e l'efficacia degli atti legislativi
qui trascritti.
Per regolamenti e direttive CE vengono forniti gli
estremi di pubblicazioni nella Gazzetta Ufficiale
dell'Unione europea (GUUE).
Note alle premesse:
L'articolo 76 della Costituzione delega l'esercizio
della funzione legislativa al Governo, per un periodo di
tempo limitato e per oggetti definiti, previa
determinazione di principi e criteri direttivi.
L'articolo 87 della Costituzione conferisce, tra
l'altro, al Presidente della Repubblica il potere di
promulgare le leggi e di emanare i decreti aventi valore di
legge ed i regolamenti.
L'articolo 117 della Costituzione stabilisce che La
potesta' legislativa e' esercitata dallo Stato e dalle
Regioni nel rispetto della Costituzione, nonche' dei
vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali.
Il testo degli articoli 1, 2, 3, 4, 41 e dell' allegato
B della legge 7 luglio 2009, n. 88 (Disposizioni per
l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza
dell'Italia alle Comunita' europee - Legge comunitaria
2010.), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 14 luglio 2009,
n. 161, cosi' recita:
"Articolo. 1. (Delega al Governo per l'attuazione di
direttive comunitarie).
1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro la
scadenza del termine di recepimento fissato dalle singole
direttive, i decreti legislativi recanti le norme
occorrenti per dare attuazione alle direttive comprese
negli elenchi di cui agli allegati A e B. Per le direttive
elencate negli allegati A e B il cui termine di recepimento
sia gia' scaduto ovvero scada nei tre mesi successivi alla
data di entrata in vigore della presente legge, il Governo
e' delegato ad adottare i decreti legislativi di attuazione
entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della
presente legge. Per le direttive elencate negli allegati A
e B che non prevedono un termine di recepimento, il Governo
e' delegato ad adottare i decreti legislativi entro dodici
mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
2. I decreti legislativi sono adottati, nel rispetto
dell' articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400, su
proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del
Ministro per le politiche europee e del Ministro con
competenza istituzionale prevalente per la materia, di
concerto con i Ministri degli affari esteri, della
giustizia, dell'economia e delle finanze e con gli altri
Ministri interessati in relazione all'oggetto della
direttiva.
3. Gli schemi dei decreti legislativi recanti
attuazione delle direttive comprese nell'elenco di cui
all'allegato B, nonche', qualora sia previsto il ricorso a
sanzioni penali, quelli relativi all'attuazione delle
direttive comprese nell'elenco di cui all' allegato A, sono
trasmessi, dopo l'acquisizione degli altri pareri previsti
dalla legge, alla Camera dei deputati e al Senato della
Repubblica perche' su di essi sia espresso il parere dei
competenti organi parlamentari. Decorsi quaranta giorni
dalla data di trasmissione, i decreti sono emanati anche in
mancanza del parere. Qualora il termine per l'espressione
del parere parlamentare di cui al presente comma ovvero i
diversi termini previsti dai commi 4 e 8 scadano nei trenta
giorni che precedono la scadenza dei termini previsti ai
commi 1 o 5 o successivamente, questi ultimi sono prorogati
di novanta giorni.
4. Gli schemi dei decreti legislativi recanti
attuazione delle direttive che comportino conseguenze
finanziarie sono corredati della relazione tecnica di cui
all' articolo 11-ter, comma 2, della legge 5 agosto 1978,
n. 468, e successive modificazioni. Su di essi e' richiesto
anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti
per i profili finanziari. Il Governo, ove non intenda
conformarsi alle condizioni formulate con riferimento
all'esigenza di garantire il rispetto dell'articolo 81,
quarto comma, della Costituzione, ritrasmette alle Camere i
testi, corredati dei necessari elementi integrativi
d'informazione, per i pareri definitivi delle Commissioni
parlamentari competenti per i profili finanziari, che
devono essere espressi entro venti giorni.
5. Entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in
vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma
1, nel rispetto dei principi e criteri direttivi fissati
dalla presente legge, il Governo puo' adottare, con la
procedura indicata nei commi 2, 3 e 4, disposizioni
integrative e correttive dei decreti legislativi emanati ai
sensi del citato comma 1, fatto salvo quanto previsto dal
comma 6.
6. I decreti legislativi, relativi alle direttive di
cui agli allegati A e B, adottati, ai sensi dell' articolo
117, quinto comma, della Costituzione, nelle materie di
competenza legislativa delle regioni e delle province
autonome, si applicano alle condizioni e secondo le
procedure di cui all' articolo 11, comma 8, della legge 4
febbraio 2005, n. 11.
7. Il Ministro per le politiche europee, nel caso in
cui una o piu' deleghe di cui al comma 1 non risultino
esercitate alla scadenza del termine previsto, trasmette
alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica una
relazione che da' conto dei motivi addotti a
giustificazione del ritardo dai Ministri con competenza
istituzionale prevalente per la materia. Il Ministro per le
politiche europee ogni sei mesi informa altresi' la Camera
dei deputati e il Senato della Repubblica sullo stato di
attuazione delle direttive da parte delle regioni e delle
province autonome nelle materie di loro competenza, secondo
modalita' di individuazione delle stesse da definire con
accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano.
8. Il Governo, quando non intende conformarsi ai pareri
parlamentari di cui al comma 3, relativi a sanzioni penali
contenute negli schemi di decreti legislativi recanti
attuazione delle direttive comprese negli elenchi di cui
agli allegati A e B, ritrasmette con le sue osservazioni e
con eventuali modificazioni i testi alla Camera dei
deputati e al Senato della Repubblica. Decorsi venti giorni
dalla data di ritrasmissione, i decreti sono emanati anche
in mancanza di nuovo parere."
"Articolo 2 (Principi e criteri direttivi generali
della delega legislativa)
1. Salvi gli specifici principi e criteri direttivi
stabiliti dalle disposizioni di cui ai capi II e IV, ed in
aggiunta a quelli contenuti nelle direttive da attuare, i
decreti legislativi di cui all'articolo 1 sono informati ai
seguenti principi e criteri direttivi generali:
a) le amministrazioni direttamente interessate
provvedono all'attuazione dei decreti legislativi con le
ordinarie strutture amministrative, secondo il principio
della massima semplificazione dei procedimenti e delle
modalita' di organizzazione e di esercizio delle funzioni e
dei servizi;
b) ai fini di un migliore coordinamento con le
discipline vigenti per i singoli settori interessati dalla
normativa da attuare, sono introdotte le occorrenti
modificazioni alle discipline stesse, fatti salvi i
procedimenti oggetto di semplificazione amministrativa
ovvero le materie oggetto di delegificazione;
c) al di fuori dei casi previsti dalle norme penali
vigenti, ove necessario per assicurare l'osservanza delle
disposizioni contenute nei decreti legislativi, sono
previste sanzioni amministrative e penali per le infrazioni
alle disposizioni dei decreti stessi. Le sanzioni penali,
nei limiti, rispettivamente, dell'ammenda fino a 150.000
euro e dell'arresto fino a tre anni, sono previste, in via
alternativa o congiunta, solo nei casi in cui le infrazioni
ledano o espongano a pericolo interessi costituzionalmente
protetti. In tali casi sono previste: la pena dell'ammenda
alternativa all'arresto per le infrazioni che espongono a
pericolo o danneggiano l'interesse protetto; la pena
dell'arresto congiunta a quella dell'ammenda per le
infrazioni che recano un danno di particolare gravita'.
Nelle predette ipotesi, in luogo dell'arresto e
dell'ammenda, possono essere previste anche le sanzioni
alternative di cui agli articoli 53 e seguenti del decreto
legislativo 28 agosto 2000, n. 274, e la relativa
competenza del giudice di pace. La sanzione amministrativa
del pagamento di una somma non inferiore a 150 euro e non
superiore a 150.000 euro e' prevista per le infrazioni che
ledano o espongano a pericolo interessi diversi da quelli
indicati nei periodi precedenti. Nell'ambito dei limiti
minimi e massimi previsti, le sanzioni indicate nella
presente lettera sono determinate nella loro entita',
tenendo conto della diversa potenzialita' lesiva
dell'interesse protetto che ciascuna infrazione presenta in
astratto, di specifiche qualita' personali del colpevole,
comprese quelle che impongono particolari doveri di
prevenzione, controllo o vigilanza, nonche' del vantaggio
patrimoniale che l'infrazione puo' recare al colpevole
ovvero alla persona o all'ente nel cui interesse egli
agisce. Entro i limiti di pena indicati nella presente
lettera sono previste sanzioni identiche a quelle
eventualmente gia' comminate dalle leggi vigenti per
violazioni omogenee e di pari offensivita' rispetto alle
infrazioni alle disposizioni dei decreti legislativi. Nelle
materie di cui all' articolo 117, quarto comma, della
Costituzione, le sanzioni amministrative sono determinate
dalle regioni. Le somme derivanti dalle sanzioni di nuova
istituzione, stabilite con i provvedimenti adottati in
attuazione della presente legge, sono versate all'entrata
del bilancio dello Stato per essere riassegnate, entro i
limiti previsti dalla legislazione vigente, con decreti del
Ministro dell'economia e delle finanze, alle
amministrazioni competenti all'irrogazione delle stesse;
d) eventuali spese non contemplate da leggi vigenti e
che non riguardano l'attivita' ordinaria delle
amministrazioni statali o regionali possono essere previste
nei decreti legislativi recanti le norme necessarie per
dare attuazione alle direttive, nei soli limiti occorrenti
per l'adempimento degli obblighi di attuazione delle
direttive stesse; alla relativa copertura, nonche' alla
copertura delle minori entrate eventualmente derivanti
dall'attuazione delle direttive, in quanto non sia
possibile farvi fronte con i fondi gia' assegnati alle
competenti amministrazioni, si provvede a carico del fondo
di rotazione di cui all' articolo 5 della legge 16 aprile
1987, n. 183;
e) all'attuazione di direttive che modificano
precedenti direttive gia' attuate con legge o con decreto
legislativo si procede, se la modificazione non comporta
ampliamento della materia regolata, apportando le
corrispondenti modificazioni alla legge o al decreto
legislativo di attuazione della direttiva modificata;
f) nella predisposizione dei decreti legislativi si
tiene conto delle eventuali modificazioni delle direttive
comunitarie comunque intervenute fino al momento
dell'esercizio della delega;
g) quando si verifichino sovrapposizioni di competenze
tra amministrazioni diverse o comunque siano coinvolte le
competenze di piu' amministrazioni statali, i decreti
legislativi individuano, attraverso le piu' opportune forme
di coordinamento, rispettando i principi di sussidiarieta',
differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione e le
competenze delle regioni e degli altri enti territoriali,
le procedure per salvaguardare l'unitarieta' dei processi
decisionali, la trasparenza, la celerita', l'efficacia e
l'economicita' nell'azione amministrativa e la chiara
individuazione dei soggetti responsabili;
h) quando non siano d'ostacolo i diversi termini di
recepimento, sono attuate con un unico decreto legislativo
le direttive che riguardano le stesse materie o che
comunque comportano modifiche degli stessi atti normativi."
"Articolo 3 (Delega al Governo per la disciplina
sanzionatoria di violazioni di disposizioni comunitarie)
1. Al fine di assicurare la piena integrazione delle
norme comunitarie nell'ordinamento nazionale, il Governo,
fatte salve le norme penali vigenti, e' delegato ad
adottare, entro due anni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, disposizioni recanti sanzioni penali
o amministrative per le violazioni di obblighi contenuti in
provvedimenti attuativi di direttive comunitarie, di natura
regolamentare o amministrativa, emanati ai sensi delle
leggi comunitarie vigenti, o in regolamenti comunitari
pubblicati alla data di entrata in vigore della presente
legge, per i quali non sono gia' previste sanzioni penali o
amministrative.
2. La delega di cui al comma 1 e' esercitata con
decreti legislativi adottati ai sensi dell' articolo 14
della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del
Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per le
politiche europee e del Ministro della giustizia, di
concerto con i Ministri competenti per materia. I decreti
legislativi si informano ai principi e criteri direttivi di
cui all' articolo 2, comma 1, lettera c).
3. Gli schemi di decreto legislativo di cui al presente
articolo sono trasmessi alla Camera dei deputati e al
Senato della Repubblica per l'espressione del parere da
parte dei competenti organi parlamentari con le modalita' e
nei termini previsti dai commi 3 e 8 dell'articolo 1."
"Articolo 4 (Modifica all'articolo 9 della legge 4
febbraio 2005, n. 11, in materia di oneri relativi a
prestazioni e controlli)
All'articolo 9 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, e'
aggiunto, in fine, il seguente comma:
«2-bis. Le entrate derivanti dalle tariffe determinate
ai sensi del comma 2 sono attribuite, nei limiti previsti
dalla legislazione vigente, alle amministrazioni che
effettuano le prestazioni e i controlli, mediante
riassegnazione ai sensi del regolamento di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 10 novembre 1999, n. 469»."
"Articolo 41 (Delega al Governo per l'attuazione della
direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel
mercato interno)
1. Nella predisposizione dei decreti legislativi per
l'attuazione della direttiva 2006/123/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai
servizi nel mercato interno, da adottare su proposta del
Ministro per le politiche europee e del Ministro dello
sviluppo economico ovvero del Ministro con competenza
prevalente in materia, di concerto con i Ministri per la
pubblica amministrazione e l'innovazione e per la
semplificazione normativa e con gli altri Ministri
interessati, acquisito il parere della Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano, realizzando il
necessario coordinamento con le altre disposizioni vigenti,
il Governo e' tenuto a seguire, oltre ai principi e criteri
direttivi generali di cui all' articolo 2, anche i seguenti
principi e criteri direttivi:
a) garantire la liberta' di concorrenza secondo
condizioni di pari opportunita' ed il corretto ed uniforme
funzionamento del mercato nonche' assicurare agli utenti un
livello essenziale ed uniforme di condizioni di
accessibilita' all'acquisto di servizi sul territorio
nazionale, ai sensi dell' articolo 117, secondo comma,
lettere e) ed m), della Costituzione;
b) promuovere l'elaborazione di codici di condotta e
disciplinari, finalizzati, in particolare, a promuovere la
qualita' dei servizi, tenendo conto delle loro
caratteristiche specifiche;
c) prevedere che le disposizioni dei decreti
legislativi si applichino a tutti i servizi non
esplicitamente esclusi dall' articolo 2, paragrafi 2 e 3,
e, relativamente alla libera prestazione di servizi, anche
dall'articolo 17 della direttiva;
d) definire puntualmente l'ambito oggettivo di
applicazione;
e) semplificare i procedimenti amministrativi per
l'accesso alle attivita' di servizi, anche al fine di
renderli uniformi sul piano nazionale, subordinando
altresi' la previsione di regimi autorizzatori al ricorrere
dei presupposti di cui all'articolo 9 della direttiva e
prevedendo che, per tali regimi, da elencare in allegato al
decreto legislativo di cui al presente articolo, la
dichiarazione di inizio attivita' rappresenti la regola
generale salvo che motivate esigenze impongano il rilascio
di un atto autorizzatorio esplicito;
f) garantire che, laddove consentiti dalla normativa
comunitaria, i regimi di autorizzazione ed i requisiti
eventualmente previsti per l'accesso ad un'attivita' di
servizi o per l'esercizio della medesima siano conformi ai
principi di trasparenza, proporzionalita' e parita' di
trattamento;
g) garantire la libera circolazione dei servizi forniti
da un prestatore stabilito in un altro Stato membro,
imponendo requisiti relativi alla prestazione di attivita'
di servizi solo qualora siano giustificati da motivi di
ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di sanita' pubblica
o tutela dell'ambiente, nel rispetto dei principi di non
discriminazione e di proporzionalita';
h) prevedere che l'autorizzazione all'accesso o
all'esercizio di una attivita' di servizi abbia efficacia
su tutto il territorio nazionale. Limitazioni territoriali
dell'efficacia dell'autorizzazione possono essere
giustificate solo da un motivo imperativo di interesse
generale;
i) ferma restando l'applicazione del principio di
prevalenza di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della
direttiva, anche al fine di garantire, ai sensi
dell'articolo 10, paragrafo 4, della direttiva, il
carattere unitario nazionale dell'individuazione delle
figure professionali con i relativi profili ed eventuali
titoli abilitanti, individuare espressamente, per tutti i
servizi rientranti nell'ambito di applicazione della
direttiva, gli eventuali requisiti compatibili con la
direttiva medesima e necessari per l'accesso alla relativa
attivita' e per il suo esercizio;
l) prevedere che lo svolgimento di tutte le procedure e
le formalita' necessarie per l'accesso all'attivita' di
servizi e per il suo esercizio avvenga attraverso sportelli
unici usufruibili da tutti i prestatori di servizi a
prescindere che questi siano stabiliti sul territorio
nazionale o di altro Stato membro, in coerenza con quanto
gia' previsto al riguardo dall' articolo 38 del
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e
regolando il conseguente coordinamento fra le relative
disposizioni;
m) prevedere che le procedure e le formalita' per
l'accesso e l'esercizio delle attivita' di servizi possano
essere espletate attraverso gli sportelli unici anche a
distanza e per via elettronica;
n) realizzare l'interoperabilita' dei sistemi di rete,
l'impiego non discriminatorio della firma elettronica o
digitale ed i collegamenti tra la rete centrale della
pubblica amministrazione e le reti periferiche;
o) prevedere forme di collaborazione con le autorita'
competenti degli altri Stati membri e con la Commissione
europea al fine di garantire il controllo dei prestatori e
dei loro servizi, in particolare fornendo al piu' presto e
per via elettronica, tramite la rete telematica IMI,
realizzata dalla Commissione europea, le informazioni
richieste da altri Stati membri o dalla Commissione. Lo
scambio di informazioni puo' riguardare le azioni
disciplinari o amministrative promosse o le sanzioni penali
irrogate e le decisioni definitive relative all'insolvenza
o alla bancarotta fraudolenta assunte dalle autorita'
competenti nei confronti di un prestatore e che siano
direttamente pertinenti alla competenza del prestatore o
alla sua affidabilita' professionale, nel rispetto dei
presupposti stabiliti dalla direttiva;
p) prevedere che, relativamente alle materie di
competenza regionale, le norme per l'adeguamento, il
coordinamento e la semplificazione dei procedimenti
autorizzatori concernenti l'esercizio della liberta' di
stabilimento e la libera prestazione dei servizi siano
adottate dallo Stato, in caso di inadempienza normativa
delle regioni, in conformita' all' articolo 117, quinto
comma, della Costituzione e che, in caso di inadempienza
amministrativa, sia esercitato il potere sostitutivo di cui
all' articolo 120, secondo comma, della Costituzione;
q) prevedere che tutte le disposizioni di attuazione
della direttiva nell'ambito dell'ordinamento nazionale
siano finalizzate a rendere effettivo l'esercizio della
liberta' di stabilimento e la libera circolazione dei
servizi garantite dagli articoli 43 e 49 del Trattato CE,
perseguendo in particolare i seguenti obiettivi:
1) la crescita economica e la creazione di posti di
lavoro sul territorio nazionale;
2) la semplificazione amministrativa;
3) la riduzione degli oneri amministrativi per
l'accesso ad una attivita' di servizi e per il suo
esercizio;
4) l'effettivita' dei diritti dei destinatari di
servizi;
r) prevedere che tutte le misure adottate in attuazione
della direttiva siano emanate in conformita' ai seguenti
ulteriori principi e criteri:
1) salvaguardia dell'unitarieta' dei processi
decisionali, della trasparenza, dell'efficacia e
dell'economicita' dell'azione amministrativa e chiara
individuazione dei soggetti responsabili;
2) semplificazione, accorpamento, accelerazione,
omogeneita', chiarezza e trasparenza delle procedure;
3) agevole accessibilita' per prestatori e destinatari
di servizi a tutte le informazioni afferenti alle attivita'
di servizi, in attuazione degli articoli 7, 21 e 22 della
direttiva;
4) adozione di adeguate forme di pubblicita', di
informazione e di conoscibilita' degli atti procedimentali
anche mediante utilizzo di sistemi telematici;
s) garantire l'applicazione della normativa legislativa
e contrattuale del lavoro del luogo in cui viene effettuata
la prestazione di servizi, fatti salvi trattamenti piu'
favorevoli al prestatore previsti contrattualmente, ovvero
assicurati dai Paesi di provenienza con oneri a carico di
questi ultimi, evitando effetti discriminatori nonche'
eventuali danni ai consumatori in termini di sicurezza ed
eventuali danni all'ambiente;
t) prevedere idonee modalita' al fine di assicurare
un'effettiva applicazione del principio di parita' di
trattamento dei cittadini italiani, rispetto a quelli degli
altri Stati membri dell'Unione europea, ed evitare effetti
discriminatori a danno dei prestatori italiani di servizi,
nonche' eventuali danni ai consumatori in termini di
sicurezza ed eventuali danni all'ambiente.
2. Nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento
comunitario ai sensi dell' articolo 117, primo comma, della
Costituzione, entro il 28 dicembre 2009, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano adeguano le
proprie disposizioni normative al contenuto della direttiva
nonche' ai principi e criteri di cui al comma 1.
3. Dai provvedimenti attuativi del presente articolo
non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica."
"Allegato B
(Articolo 1, commi 1 e 3)
2005/47/CE del Consiglio, del 18 luglio 2005,
concernente l'accordo tra la Comunita' delle ferrovie
europee (CER) e la Federazione europea dei lavoratori dei
trasporti (ETF) su taluni aspetti delle condizioni di
lavoro dei lavoratori mobili che effettuano servizi di
interoperabilita' transfrontaliera nel settore ferroviario;
2005/94/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2005,
relativa a misure comunitarie di lotta contro l'influenza
aviaria e che abroga la direttiva 92/40/CEE;
2006/17/CE della Commissione, dell'8 febbraio 2006, che
attua la direttiva 2004/23/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio per quanto riguarda determinate prescrizioni
tecniche per la donazione, l'approvvigionamento e il
controllo di tessuti e cellule umani;
2006/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
17 maggio 2006, che modifica la direttiva 1999/62/CE
relativa alla tassazione a carico di autoveicoli pesanti
adibiti al trasporto di merci su strada per l'uso di alcune
infrastrutture;
2006/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
17 maggio 2006, relativa alle macchine e che modifica la
direttiva 95/16/CE(rifusione);
2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
17 maggio 2006, relativa alle revisioni legali dei conti
annuali e dei conti consolidati, che modifica le direttive
78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio e abroga la direttiva
84/253/CEE del Consiglio (51) ;
2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle
pari opportunita' e delle parita' di trattamento fra uomini
e donne in materia di occupazione ed impiego (rifusione);
2006/86/CE della Commissione, del 24 ottobre 2006, che
attua la direttiva 2004/23/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni in tema di
rintracciabilita', la notifica di reazioni ed eventi
avversi gravi e determinate prescrizioni tecniche per la
codifica, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e
la distribuzione di tessuti e cellule umani;
2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006,
relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto;
2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno;
2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
20 dicembre 2006, concernente la patente di guida
(rifusione);
2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
14 marzo 2007, che istituisce un'Infrastruttura per
l'informazione territoriale nella Comunita' europea
(Inspire);
2007/23/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 maggio 2007, relativa all'immissione sul mercato di
articoli pirotecnici;
2007/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
20 giugno 2007, che modifica la direttiva 89/391/CEE del
Consiglio, le sue direttive particolari e le direttive del
Consiglio 83/477/CEE, 91/383/CEE, 92/29/CEE e 94/33/CE ai
fini della semplificazione e della razionalizzazione delle
relazioni sull'attuazione pratica;
2007/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell'11 luglio 2007, relativa all'esercizio di alcuni
diritti degli azionisti di societa' quotate;
2007/43/CE del Consiglio, del 28 giugno 2007, che
stabilisce norme minime per la protezione dei polli
allevati per la produzione di carne;
2007/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
5 settembre 2007, che modifica la direttiva 92/49/CEE del
Consiglio e le direttive 2002/83/CE, 2004/39/CE, 2005/68/CE
e 2006/48/CE per quanto riguarda le regole procedurali e i
criteri per la valutazione prudenziale di acquisizioni e
incrementi di partecipazioni nel settore finanziario;
2007/45/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
5 settembre 2007, che reca disposizioni sulle quantita'
nominali dei prodotti preconfezionati, abroga le direttive
75/106/CEE e 80/232/CEE del Consiglio e modifica la
direttiva 76/211/CEE del Consiglio;
2007/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 ottobre 2007, che modifica la direttiva 91/440/CEE del
Consiglio relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie
e la direttiva 2001/14/CE relativa alla ripartizione della
capacita' di infrastruttura ferroviaria e all'imposizione
dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria;
2007/59/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 ottobre 2007, relativa alla certificazione dei
macchinisti addetti alla guida di locomotori e treni sul
sistema ferroviario della Comunita';
2007/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e alla gestione
dei rischi di alluvioni ;
2007/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
13 novembre 2007, relativa ai servizi di pagamento nel
mercato interno, recante modifica delle direttive 97/7/CE,
2002/65/CE, 2005/60/CE e 2006/48/CE, che abroga la
direttiva 97/5/CE;
2007/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell'11 dicembre 2007, che modifica la direttiva 89/552/CEE
del Consiglio relativa al coordinamento di determinate
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative
degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attivita'
televisive;
2007/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell'11 dicembre 2007, che modifica le direttive 89/665/CEE
e 92/13/CEE del Consiglio per quanto riguarda il
miglioramento dell'efficacia delle procedure di ricorso in
materia d'aggiudicazione degli appalti pubblici;
2008/5/CE della Commissione, del 30 gennaio 2008,
relativa alla specificazione sull'etichetta di alcuni
prodotti alimentari di altre indicazioni obbligatorie oltre
a quelle previste dalla direttiva 2000/13/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio (versione codificata);
2008/8/CE del Consiglio, del 12 febbraio 2008, che
modifica la direttiva 2006/112/CE per quanto riguarda il
luogo delle prestazioni di servizi;
2008/9/CE del Consiglio, del 12 febbraio 2008, che
stabilisce norme dettagliate per il rimborso dell'imposta
sul valore aggiunto, previsto dalla direttiva 2006/112/CE,
ai soggetti passivi non stabiliti nello Stato membro di
rimborso, ma in un altro Stato membro;
2008/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
23 aprile 2008, relativa ai contratti di credito ai
consumatori e che abroga la direttiva 87/102/CEE;
2008/49/CE della Commissione, del 16 aprile 2008,
recante modifica dell'allegato II della direttiva
2004/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per
quanto riguarda i criteri per l'effettuazione delle
ispezioni a terra sugli aeromobili che utilizzano aeroporti
comunitari;
2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
21 maggio 2008, relativa alla qualita' dell'aria ambiente e
per un'aria piu' pulita in Europa;
2008/51/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
21 maggio 2008, che modifica la direttiva 91/477/CEE del
Consiglio, relativa al controllo dell'acquisizione e della
detenzione di armi;
2008/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
21 maggio 2008, relativa a determinati aspetti della
mediazione in materia civile e commerciale;
2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l'azione
comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino
(direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino);
2008/57/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
17 giugno 2008, relativa all'interoperabilita' del sistema
ferroviario comunitario (rifusione);
2008/59/CE del Consiglio, del 12 giugno 2008, che
adegua la direttiva 2006/87/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio che fissa i requisiti tecnici per le navi della
navigazione interna a motivo dell'adesione della Repubblica
di Bulgaria e della Romania;
2008/63/CE della Commissione, del 20 giugno 2008,
relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature
terminali di telecomunicazioni;
2008/68/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
24 settembre 2008, relativa al trasporto interno di merci
pericolose ;
2008/71/CE del Consiglio, del 15 luglio 2008, relativa
all'identificazione e alla registrazione dei suini;
2008/73/CE del Consiglio, del 15 luglio 2008, che
semplifica le procedure di redazione degli elenchi e di
diffusione dell'informazione in campo veterinario e
zootecnico e che modifica le direttive 64/432/CEE,
77/504/CEE, 88/407/CEE, 88/661/CEE, 89/361/CEE, 89/556/CEE,
90/426/CEE, 90/427/CEE, 90/428/CEE, 90/429/CEE, 90/539/CEE,
91/68/CEE, 91/496/CEE, 92/35/CEE, 92/65/CEE, 92/66/CEE,
92/119/CEE, 94/28/CE, 2000/75/CE, la decisione 2000/258/CE
nonche' le direttive 2001/89/CE, 2002/60/CE e 2005/94/CE;
2008/87/CE della Commissione, del 22 settembre 2008,
che modifica la direttiva 2006/87/CE del Parlamento europeo
e del Consiglio che fissa i requisiti tecnici per le navi
della navigazione interna;
2008/90/CE del Consiglio, del 29 settembre 2008,
relativa alla commercializzazione dei materiali di
moltiplicazione delle piante da frutto e delle piante da
frutto destinate alla produzione di frutti (rifusione);
2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune
direttive;
2008/100/CE della Commissione, del 28 ottobre 2008, che
modifica la direttiva 90/496/CEE del Consiglio relativa
all'etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari per
quanto riguarda le razioni giornaliere raccomandate, i
coefficienti di conversione per il calcolo del valore
energetico e le definizioni;
2008/117/CE del Consiglio, del 16 dicembre 2008,
recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al
sistema comune d'imposta sul valore aggiunto, per
combattere la frode fiscale connessa alle operazioni
intracomunitarie;
2008/118/CE del Consiglio, del 16 dicembre 2008,
relativa al regime generale delle accise e che abroga la
direttiva 92/12/CEE."
La direttiva 2006/123/CE e' pubblicata nella G.U.U.E.
27 dicembre 2006, n. L 376.
Il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59,
(Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi
nel mercato interno) e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
23 aprile 2010, n. 94, S.O.
L'articolo 2 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281 (Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed
unificazione, per le materie ed i compiti di interesse
comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la
Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali.), pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 30 agosto 1997, n. 202, cosi'
recita:
"Articolo 2.Compiti.
1. Al fine di garantire la partecipazione delle regioni
e delle province autonome di Trento e di Bolzano a tutti i
processi decisionali di interesse regionale, interregionale
ed infraregionale, la Conferenza Stato-regioni:
a) promuove e sancisce intese, ai sensi dell'articolo
3;
b) promuove e sancisce accordi di cui all'articolo 4;
c) nel rispetto delle competenze del Comitato
interministeriale per la programmazione economica, promuove
il coordinamento della programmazione statale e regionale
ed il raccordo di quest'ultima con l'attivita' degli enti o
soggetti, anche privati, che gestiscono funzioni o servizi
di pubblico interesse aventi rilevanza nell'ambito
territoriale delle regioni e delle province autonome di
Trento e di Bolzano;
d) acquisisce le designazioni dei rappresentanti delle
regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano,
nei casi previsti dalla legge;
e) assicura lo scambio di dati ed informazioni tra il
Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano secondo le modalita' di cui all'articolo 6;
f) fermo quanto previsto dagli statuti speciali e dalle
relative norme di attuazione, determina, nei casi previsti
dalla legge, i criteri di ripartizione delle risorse
finanziarie che la legge assegna alle regioni e alle
province autonome di Trento e di Bolzano, anche a fini di
perequazione;
g) adotta i provvedimenti che sono ad essa attribuiti
dalla legge;
h) formula inviti e proposte nei confronti di altri
organi dello Stato, di enti pubblici o altri soggetti,
anche privati, che gestiscono funzioni o servizi di
pubblico interesse;
i) nomina, nei casi previsti dalla legge, i
responsabili di enti ed organismi che svolgono attivita' o
prestano servizi strumentali all'esercizio di funzioni
concorrenti tra Governo, regioni e province autonome di
Trento e di Bolzano;
l) approva gli schemi di convenzione tipo per
l'utilizzo da parte dello Stato e delle regioni di uffici
statali e regionali.
2. Ferma la necessita' dell'assenso del Governo,
l'assenso delle regioni e delle province autonome di Trento
e di Bolzano per l'adozione degli atti di cui alle lettere
f), g) ed i) del comma 1 e' espresso, quando non e'
raggiunta l'unanimita', dalla maggioranza dei presidenti
delle regioni e delle province autonome di Trento e di
Bolzano, componenti la Conferenza Stato-regioni, o da
assessori da essi delegati a rappresentarli nella singola
seduta.
3. La Conferenza Stato-regioni e' obbligatoriamente
sentita in ordine agli schemi di disegni di legge e di
decreto legislativo o di regolamento del Governo nelle
materie di competenza delle regioni o delle province
autonome di Trento e di Bolzano che si pronunzia entro
venti giorni; decorso tale termine, i provvedimenti recanti
attuazione di direttive comunitarie sono emanati anche in
mancanza di detto parere. Resta fermo quanto previsto in
ordine alle procedure di approvazione delle norme di
attuazione degli statuti delle regioni a statuto speciale e
delle province autonome di Trento e di Bolzano.
4. La Conferenza e' sentita su ogni oggetto di
interesse regionale che il Presidente del Consiglio dei
Ministri ritiene opportuno sottoporre al suo esame, anche
su richiesta della Conferenza dei presidenti delle regioni
e delle province autonome di Trento e di Bolzano.
5. Quando il Presidente del Consiglio dei Ministri
dichiara che ragioni di urgenza non consentono la
consultazione preventiva, la Conferenza Stato-regioni e'
consultata successivamente ed il Governo tiene conto dei
suoi pareri:
a) in sede di esame parlamentare dei disegni di legge o
delle leggi di conversione dei decreti-legge;
b) in sede di esame definitivo degli schemi di decreto
legislativo sottoposti al parere delle commissioni
parlamentari.
6. Quando il parere concerne provvedimenti gia'
adottati in via definitiva, la Conferenza Stato-regioni
puo' chiedere che il Governo lo valuti ai fini
dell'eventuale revoca o riforma dei provvedimenti stessi.
7. La Conferenza Stato-regioni valuta gli obiettivi
conseguiti ed i risultati raggiunti, con riferimento agli
atti di pianificazione e di programmazione in ordine ai
quali si e' pronunciata.
8. Con le modalita' di cui al comma 2 la Conferenza
Stato-regioni delibera, altresi':
a) gli indirizzi per l'uniforme applicazione dei
percorsi diagnostici e terapeutici in ambito locale e le
misure da adottare in caso di mancato rispetto dei
protocolli relativi, ivi comprese le sanzioni a carico del
sanitario che si discosti dal percorso diagnostico senza
giustificato motivo, ai sensi dell'articolo 1, comma 28,
della legge 23 dicembre 1996, n. 662;
b) i protocolli di intesa dei progetti di
sperimentazione gestionali individuati, ai sensi
dell'articolo 9-bis del decreto legislativo 30 dicembre
1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni;
c) gli atti di competenza degli organismi a
composizione mista Stato-regioni soppressi ai sensi
dell'articolo 7.
9. La Conferenza Stato-regioni esprime intesa sulla
proposta, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del decreto
legislativo 30 giugno 1993, n. 266, del Ministro della
sanita' di nomina del direttore dell'Agenzia per i servizi
sanitari regionali."

Note all'art. 1:
Si riporta il testo degli articoli 8 e 10 del citato
decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come
modificato dal presente decreto:
"Articolo 8 Definizioni
1. Ai fini del presente decreto si intende per:
a) servizio: qualsiasi prestazione anche a carattere
intellettuale svolta in forma imprenditoriale o
professionale, fornita senza vincolo di subordinazione e
normalmente fornita dietro retribuzione; i servizi non
economici non costituiscono servizi ai sensi del presente
decreto;
b) prestatore: qualsiasi persona fisica avente la
cittadinanza di uno Stato membro o qualsiasi soggetto
costituito conformemente al diritto di uno Stato membro o
da esso disciplinato, a prescindere dalla sua forma
giuridica, stabilito in uno Stato membro, che offre o
fornisce un servizio;
c) destinatario: qualsiasi persona fisica che sia
cittadino di uno Stato membro o che goda di diritti ad essa
conferiti dall'ordinamento comunitario, o qualsiasi altro
soggetto indicato alla lettera b), stabilito in uno Stato
membro, che a scopo professionale o per altri scopi,
fruisce o intende fruire di un servizio;
d) Stato membro di stabilimento: lo Stato membro nel
cui territorio e' stabilito il prestatore del servizio
considerato;
e) stabilimento: l'esercizio effettivo a tempo
indeterminato di un'attivita' economica non salariata da
parte del prestatore, svolta con un'infrastruttura stabile;
f) regime di autorizzazione: qualsiasi procedura, non
inerente alle misure applicabili a norma del decreto
legislativo 9 novembre 2007, n. 206, che obbliga un
prestatore o un destinatario a rivolgersi ad un'autorita'
competente allo scopo di ottenere un provvedimento formale
o un provvedimento implicito relativo all'accesso ad
un'attivita' di servizio o al suo esercizio; ai fini del
presente decreto, non costituisce regime autorizzatorio
segnalazione certificata di inizio di attivita' (S.C.I.A.),
di cui all'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241;
g) requisito: qualsiasi regola che imponga un obbligo,
un divieto, una condizione o un limite al quale il
prestatore o il destinatario debba conformarsi ai fini
dell'accesso ed esercizio della specifica attivita'
esercitata e che abbia fonte in leggi, regolamenti,
provvedimenti amministrativi ovvero in disposizioni
adottate da ordini, collegi e albi professionali; non
costituiscono requisiti le disposizioni in materia
ambientale, edilizia ed urbanistica, nonche' quelle a
tutela della sanita' pubblica, della pubblica sicurezza,
della sicurezza dei lavoratori e dell'incolumita' delle
persone e che si applicano indistintamente ai prestatori
nello svolgimento della loro attivita' economica e ai
singoli che agiscono a titolo privato;
h) motivi imperativi d'interesse generale: ragioni di
pubblico interesse, tra i quali l'ordine pubblico, la
sicurezza pubblica, l'incolumita' pubblica, la sanita'
pubblica, la sicurezza stradale, la tutela dei lavoratori
compresa la protezione sociale dei lavoratori, il
mantenimento dell'equilibrio finanziario del sistema di
sicurezza sociale, la tutela dei consumatori, dei
destinatari di servizi e dei lavoratori, l'equita' delle
transazioni commerciali, la lotta alla frode, la tutela
dell'ambiente, incluso l'ambiente urbano, la salute degli
animali, la proprieta' intellettuale, la conservazione del
patrimonio nazionale storico e artistico, gli obiettivi di
politica sociale e di politica culturale;
i) autorita' competente: le amministrazioni statali,
regionali o locali e gli altri soggetti responsabili del
controllo o della disciplina delle attivita' di servizi,
ivi inclusi gli ordini professionali, i collegi nazionali
professionali e gli albi professionali;
l) Stato membro nel quale e' prestato il servizio: lo
Stato membro in cui il servizio e' fornito da un prestatore
stabilito in un altro Stato membro;
m) professione regolamentata: un'attivita'
professionale o un insieme di attivita' professionale,
riservate o non riservate, ai sensi dell'articolo 4, comma
1, lettera a), del decreto legislativo 9 novembre 2007, n.
206;
n) comunicazione commerciale: qualsiasi forma di
comunicazione destinata a promuovere, direttamente o
indirettamente, beni, servizi, o l'immagine di un'impresa,
di un'organizzazione o di una persona che svolge
un'attivita' commerciale, industriale o artigianale o che
esercita una professione regolamentata. Non costituiscono,
di per se', comunicazioni commerciali le informazioni
seguenti:
1) le informazioni che permettono l'accesso diretto
all'attivita' dell'impresa, dell'organizzazione o della
persona, in particolare un nome di dominio o un indirizzo
di posta elettronica;
2) le comunicazioni relative ai beni, ai servizi o
all'immagine dell'impresa, dell'organizzazione o della
persona elaborate in modo indipendente, in particolare se
fornite in assenza di un corrispettivo economico."
"Art. 10 Liberta' di accesso ed esercizio delle
attivita' di servizi
In vigore dal 8 maggio 2010
1. Nei limiti del presente decreto, l'accesso e
l'esercizio delle attivita' di servizi costituiscono
espressione della liberta' di iniziativa economica e non
possono essere sottoposti a limitazioni non giustificate o
discriminatorie.
2. (abrogato)"



 
Art. 2

Modificazioni all'articolo 17 del decreto legislativo n. 59 del 2010, relativo ai procedimenti di rilascio delle autorizzazioni e all'articolo 64, relativo alla somministrazione di alimenti e bevande

1. All'articolo 17 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Ai fini del rilascio del titolo autorizzatorio riguardante l'accesso e l'esercizio delle attivita' di servizi di cui al presente decreto si segue, ove non diversamente previsto, il procedimento di cui all'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241. In tutti i casi diversi da quelli di cui all'articolo 14 per i quali le norme vigenti, alla data di entrata in vigore del presente comma, prevedono regimi autorizzatori o di dichiarazione di inizio attivita', si applica l'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni.».
2. All'articolo 64 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. L'apertura o il trasferimento di sede degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, comprese quelle alcooliche di qualsiasi gradazione, di cui alla legge 25 agosto 1991, n. 287, sono soggetti ad autorizzazione rilasciata dal comune competente per territorio solo nelle zone soggette a tutela ai sensi del comma 3. L'apertura e il trasferimento di sede, negli altri casi, e il trasferimento della gestione o della titolarita' degli esercizi di cui al presente comma, in ogni caso, sono soggetti a segnalazione certificata di inizio di attivita' da presentare allo sportello unico per le attivita' produttive del comune competente per territorio, ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni.»;
b) al comma 2, le parole: «E' subordinata alla dichiarazione di inizio di attivita' ai sensi dell'articolo 19, comma 2, secondo periodo, anche» sono sostituite dalle seguenti: «E' subordinata alla segnalazione certificata di inizio di attivita' ai sensi dell'articolo 19 della legge n. 241 del 1990, anche»;
c) al comma 9, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'».



Note all'art. 2:
Si riporta il testo dell'articolo 17 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 17 Procedimenti di rilascio delle
autorizzazioni
1. Ai fini del rilascio del titolo autorizzatorio
riguardante l'accesso e l'esercizio delle attivita' di
servizi di cui al presente decreto si segue, ove non
diversamente previsto, il procedimento di cui all'articolo
20 della legge 7 agosto 1990, n. 241. In tutti i casi
diversi da quelli di cui all'articolo 14 per i quali le
norme vigenti, alla data di entrata in vigore del presente
comma, prevedono regimi autorizzatori o di dichiarazione di
inizio attivita', si applica l'articolo 19 della legge 7
agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni..
2. Qualora sussista un motivo imperativo di interesse
generale, puo' essere imposto che il procedimento si
concluda con l'adozione di un provvedimento espresso.
3. Il termine per la conclusione del procedimento
decorre dai momento in cui il prestatore ha presentato
tutta la documentazione necessaria ai fini dell'accesso
all'attivita' e al suo esercizio.
4. Le autorita' competenti assicurano che per ogni
domanda di autorizzazione sia rilasciata una ricevuta. La
ricevuta deve contenere le informazioni seguenti:
a) il termine previsto per la conclusione del
procedimento e i casi in cui la sua decorrenza subisca un
differimento o una sospensione;
b) i mezzi di ricorso previsti;
c) fatti salvi i casi in cui il procedimento si
conclude con l'adozione di un provvedimento espresso, la
menzione che, in mancanza di risposta entro il termine
previsto, l'autorizzazione e considerata come rilasciata.
5. Quando la domanda e' presentata per via telematica
la ricevuta e' inviata tramite posta elettronica."
Si riporta il testo dell'articolo 64 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 64 Somministrazione di alimenti e bevande
1. L'apertura o il trasferimento di sede degli esercizi
di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico,
comprese quelle alcooliche di qualsiasi gradazione, di cui
alla legge 25 agosto 1991, n. 287, sono soggetti ad
autorizzazione rilasciata dal comune competente per
territorio solo nelle zone soggette a tutela ai sensi del
comma 3. L'apertura e il trasferimento di sede, negli altri
casi, e il trasferimento della gestione o della titolarita'
degli esercizi di cui al presente comma, in ogni caso, sono
soggetti a segnalazione certificata di inizio di attivita'
da presentare allo sportello unico per le attivita'
produttive del comune competente per territorio, ai sensi
dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e
successive modificazioni.
2. E' subordinata alla segnalazione certificata di
inizio di attivita' ai sensi dell'articolo 19 della legge
n. 241 del 1990, anche l'attivita' di somministrazione di
alimenti e bevande riservata a particolari soggetti
elencati alle lettere a), b), c), d), e), f), g) e h) del
comma 6 dell'articolo 3 della legge 25 agosto 1991, n. 287.
Resta fermo quanto previsto dal decreto del Presidente
della Repubblica 4 aprile 2001, n. 235.
3. Al fine di assicurare un corretto sviluppo del
settore, i comuni, limitatamente alle zone del territorio
da sottoporre a tutela, adottano provvedimenti di
programmazione delle aperture degli esercizi di
somministrazione di alimenti e bevande al pubblico di cui
al comma 1, ferma restando l'esigenza di garantire sia
l'interesse della collettivita' inteso come fruizione di un
servizio adeguato sia quello dell'imprenditore al libero
esercizio dell'attivita'. Tale programmazione puo'
prevedere, sulla base di parametri oggettivi e indici di
qualita' del servizio, divieti o limitazioni all'apertura
di nuove strutture limitatamente ai casi in cui ragioni non
altrimenti risolvibili di sostenibilita' ambientale,
sociale e di viabilita' rendano impossibile consentire
ulteriori flussi di pubblico nella zona senza incidere in
modo gravemente negativo sui meccanismi di controllo in
particolare per il consumo di alcolici, e senza ledere il
diritto dei residenti alla vivibilita' del territorio e
alla normale mobilita'. In ogni caso, resta ferma la
finalita' di tutela e salvaguardia delle zone di pregio
artistico, storico, architettonico e ambientale e sono
vietati criteri legati alla verifica di natura economica o
fondati sulla prova dell'esistenza di un bisogno economico
o sulla prova di una domanda di mercato, quali entita'
delle vendite di alimenti e bevande e presenza di altri
esercizi di somministrazione.
4. Il trasferimento della gestione o della titolarita'
di un esercizio di somministrazione per atto tra vivi o a
causa di morte e' subordinato all'effettivo trasferimento
dell'attivita' e al possesso dei requisiti prescritti da
parte del subentrante.
5. L'esercizio dell'attivita' e' subordinato alla
conformita' del locale ai criteri sulla sorvegliabilita'
stabiliti con decreto del Ministro dell'interno, anche in
caso di ampliamento della superficie.
6. L'avvio e l'esercizio dell'attivita' di
somministrazione di alimenti e bevande e' soggetto al
rispetto delle norme urbanistiche, edilizie,
igienico-sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro.
7. Il comma 6 dell'articolo 3 della legge 25 agosto
1991, n. 287, e' sostituito dal seguente:
«6. Sono escluse dalla programmazione le attivita' di
somministrazione di alimenti e bevande:
a) al domicilio del consumatore;
b) negli esercizi annessi ad alberghi, pensioni,
locande o ad altri complessi ricettivi, limitatamente alle
prestazioni rese agli alloggiati;
c) negli esercizi posti nelle aree di servizio delle
autostrade e nell'interno di stazioni ferroviarie,
aeroportuali e marittime;
d) negli esercizi di cui all'articolo 5, comma 1,
lettera e), nei quali sia prevalente l'attivita' congiunta
di trattenimento e svago;
e) nelle mense aziendali e negli spacci annessi ai
circoli cooperativi e degli enti a carattere nazionale le
cui finalita' assistenziali sono riconosciute dal Ministero
dell'interno;
f) esercitate in via diretta a favore dei propri
dipendenti da amministrazioni, enti o imprese pubbliche;
g) nelle scuole; negli ospedali; nelle comunita'
religiose; in stabilimenti militari delle Forze di polizia
e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
h) nei mezzi di trasporto pubblico.»
8. L'autorizzazione e il titolo abilitativo decadono
nei seguenti casi:
a) qualora il titolare dell'attivita' non risulti piu'
in possesso dei requisiti di cui all'articolo 71, commi 1 e
2;
b) qualora il titolare sospenda l'attivita' per un
periodo superiore a dodici mesi;
c) qualora venga meno la rispondenza dello stato dei
locali ai criteri stabiliti dal Ministro dell'interno. In
tale caso, il titolare puo' essere espressamente diffidato
dall'amministrazione competente a ripristinare entro il
termine assegnato il regolare stato dei locali;
d) nel caso di attivita' soggetta ad autorizzazione,
qualora il titolare, salvo proroga in caso di comprovata
necessita', non attivi l'esercizio entro centottantagiorni.
9. Il comma 1 dell'articolo 10 della legge 25 agosto
1991, n. 287, e' sostituito dal seguente: «1. A chiunque
eserciti l'attivita' di somministrazione al pubblico di
alimenti e bevande senza l'autorizzazione, ovvero senza la
segnalazione certificata di inizio di attivita', ovvero
quando sia stato emesso un provvedimento di inibizione o di
divieto di prosecuzione dell'attivita' ed il titolare non
vi abbia ottemperato, si applica la sanzione amministrativa
del pagamento di una somma da 2.500 euro a 15.000 euro e la
chiusura dell'esercizio.».
10. L'articolo 3, commi 1, 2, 3, 4 e 5, l'articolo 4,
comma 1, e l'articolo 7 della legge 25 agosto 1991, n. 287,
sono abrogati."



 
Art. 3

Modificazioni all'articolo 65 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo agli esercizi di vicinato

1. All'articolo 65 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'».



Note all'art. 3:
Si riporta il testo dell'articolo 65 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 65 Esercizi di vicinato
1. L'apertura, il trasferimento di sede e l'ampliamento
della superficie di un esercizio di vicinato, come definito
dall'articolo 4, comma 1, lettera d), del decreto
legislative 31 marzo 1998, n. 114, sono soggetti a
segnalazione certificata di inizio di attivita' da
presentare allo sportello unico per le attivita' produttive
del comune competente per territorio, ai sensi
dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
2. All'articolo 7, comma 2, alinea, del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, la parola:
«comunicazione» e' sostituita dalla seguente: segnalazione
certificata di inizio di attivita';
3. Il comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 3
marzo 1998, n. 114, e' abrogato."



 
Art. 4

Modificazioni all'articolo 66 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo agli spacci interni

1. All'articolo 66 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'».



Note all'art. 4:
Si riporta il testo dell'articolo 66 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 66 Spacci interni
1. La vendita di prodotti a favore di dipendenti da
enti o imprese, pubblici o privati, di militari, di soci di
cooperative di consumo, di aderenti a circoli privati,
nonche' la vendita nelle scuole e negli ospedali
esclusivamente a favore di coloro che hanno titolo ad
accedervi, di cui all'articolo 16 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, e' soggetta a segnalazione
certificata di inizio di attivita' da presentare allo
sportello unico per le attivita' produttive del comune
competente per territorio, ai sensi dell'articolo 19 della
legge 7 agosto 1990, n. 241, e deve essere effettuata in
locali non aperti al pubblico, che non abbiano accesso
dalla pubblica via.
2. Al comma 3, dell'articolo 16 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, la parola: «comunicazione» e'
sostituita dalle seguenti: segnalazione certificata di
inizio di attivita';
3. I commi 1 e 2 dell'articolo 16 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, sono abrogati."



 
Art. 5

Modificazioni all'articolo 67 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo agli apparecchi automatici

1. All'articolo 67 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'».



Note all'art. 5:
Si riporta il testo dell'articolo 67 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 67 Apparecchi automatici
1. La vendita dei prodotti al dettaglio per mezzo di
apparecchi automatici di cui all'articolo 17 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e' soggetta a
segnalazione certificata di inizio di attivita' da
presentare allo sportello unico per le attivita' produttive
del comune competente per territorio, ai sensi
dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
2. Al comma 3, dell'articolo 17 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, segnalazione certificata di inizio
di attivita'.
3. I commi 1 e 2 dell'articolo 17 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, sono abrogati."



 
Art. 6

Modificazioni all'articolo 68 del decreto legislativo n. 59 del 2010, relativo alla vendita per corrispondenza, televisione o altri sistemi
di comunicazione

1. All'articolo 68 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: "segnalazione certificata di inizio di attivita'" e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'" sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'».



Note all'art. 6:
Si riporta il testo dell'articolo 68 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 68 Vendita per corrispondenza, televisione o
altri sistemi di comunicazione
1. La vendita al dettaglio per corrispondenza, o
tramite televisione o altri sistemi di comunicazione, di
cui all'articolo 18 del decreto legislativo 31 marzo 1998,
n. 114, e' soggetta a segnalazione certificata di inizio di
attivita' da presentare allo sportello unico per le
attivita' produttive del comune nel quale l'esercente,
persona fisica o giuridica, intende avviare l'attivita', ai
sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
2. Al comma 3, dell'articolo 18 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, la parola: «comunicazione» e'
sostituita dalle seguenti: segnalazione certificata di
inizio di attivita'.
3. Il comma 1 dell'articolo 18 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, e' abrogato."



 
Art. 7

Modificazioni all'articolo 69 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo alle vendite presso il domicilio dei consumatori

1. All'articolo 69 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'»;
c) dopo il comma 5, e' aggiunto il seguente: «5-bis. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio di cui al comma 5 e' considerata abituale, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 17 agosto 2005, n. 173, se nell'anno solare per la stessa e' percepito un reddito superiore a cinquemila euro ed e' estranea al rapporto di agenzia di cui all'articolo 74 fintanto che l'incaricato operi, in assenza di esclusiva di zona e vincoli di durata della prestazione, a fronte della semplice autorizzazione scritta di cui al comma 2 dell'articolo 4 della legge 17 agosto 2005, n. 173, e senza aver assunto contrattualmente nei confronti dell'impresa affidante alcun obbligo vincolante di svolgere attivita' promozionale. ».



Note all'art. 7:
Si riporta il testo dell'articolo 69 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 69 Vendite presso il domicilio dei
consumatori
1. La vendita al dettaglio o la raccolta di ordinativi
di acquisto presso il domicilio dei consumatori e' soggetta
a segnalazione certificata di inizio di attivita' da
presentare allo sportello unico per le attivita' produttive
del comune nel quale l'esercente, persona fisica o
giuridica, intende avviare l'attivita', ai sensi
dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
2. Al comma 3, dell'articolo 19 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, la parola: «comunicazione» e'
sostituita dalle seguenti: segnalazione certificata di
inizio di attivita'.
3. Il comma 4 dell'articolo 19 del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 114, e' sostituito dal seguente: «4. Il
soggetto di cui al comma 1 che intende avvalersi per
l'esercizio dell'attivita' di incaricati, ne comunica
l'elenco all'autorita' di pubblica sicurezza del luogo nel
quale ha avviato l'attivita' e risponde agli effetti civili
dell'attivita' dei medesimi. Gli incaricati devono essere
in possesso dei requisiti di onorabilita' prescritti per
l'esercizio dell'attivita' di vendita.».
4. I commi 1 e 2 dell'articolo 19 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, sono abrogati.
5. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a
domicilio di cui all'articolo 3, comma 3, della legge 17
agosto 2005, n. 173, per conto di imprese esercenti tale
attivita' non e' soggetta alla dichiarazione di cui al
comma 1, ma esclusivamente all'espletamento degli
adempimenti previsti ai commi 4, 5 e 6 dell'articolo 19 del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114.
5-bis. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a
domicilio di cui al comma 5 e' considerata abituale, ai
sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 17 agosto 2005,
n. 173, se nell'anno solare per la stessa e' percepito un
reddito superiore a cinquemila euro ed e' estranea al
rapporto di agenzia di cui all'articolo 74 del presente
decreto fintanto che l'incaricato operi, in assenza di
esclusiva di zona e vincoli di durata della prestazione, a
fronte della semplice autorizzazione scritta di cui al
comma 2 dell'articolo 4 della legge 17 agosto 2005, n. 173,
e senza aver assunto contrattualmente nei confronti
dell'impresa affidante alcun obbligo vincolante di svolgere
attivita' promozionale"



 
Art. 8

Modificazioni all'articolo 71 del decreto legislativo n. 59 del 2010, recante requisiti di accesso e di esercizio delle attivita'
commerciali, ed al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114

1. All'articolo 71 del decreto legislativo n. 59 del 2010, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera f) del comma 1 le parole: «non detentive» sono soppresse;
b) al comma 2 le parole: «il gioco d'azzardo, le scommesse clandestine, per infrazioni alle norme sui giochi» sono sostituite dalle seguenti: «il gioco d'azzardo, le scommesse clandestine, nonche' per reati relativi ad infrazioni alle norme sui giochi»;
c) il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Il divieto di esercizio dell'attivita', ai sensi del comma 1, lettere b), c), d), e) ed f), e ai sensi del comma 2, permane per la durata di cinque anni a decorrere dal giorno in cui la pena e' stata scontata. Qualora la pena si sia estinta in altro modo, il termine di cinque anni decorre dal giorno del passaggio in giudicato della sentenza, salvo riabilitazione.»;
d) il comma 5 e' sostituito dal seguente: «5. In caso di societa', associazioni od organismi collettivi i requisiti morali di cui ai commi 1 e 2 devono essere posseduti dal legale rappresentante, da altra persona preposta all'attivita' commerciale e da tutti i soggetti individuati dall'articolo 2, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252. In caso di impresa individuale i requisiti di cui ai commi 1 e 2 devono essere posseduti dal titolare e dall'eventuale altra persona preposta all'attivita' commerciale.»;
e) l'alinea del comma 6 e' sostituito dal seguente: «6. L'esercizio, in qualsiasi forma e limitatamente all'alimentazione umana, di un'attivita' di commercio al dettaglio relativa al settore merceologico alimentare o di un'attivita' di somministrazione di alimenti e bevande e' consentito a chi e' in possesso di uno dei seguenti requisiti professionali:»;
f) la lettera b) del comma 6 e' sostituita dalla seguente: «b) avere, per almeno due anni, anche non continuativi, nel quinquennio precedente, esercitato in proprio attivita' d'impresa nel settore alimentare o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande o avere prestato la propria opera, presso tali imprese, in qualita' di dipendente qualificato, addetto alla vendita o all'amministrazione o alla preparazione degli alimenti, o in qualita' di socio lavoratore o in altre posizioni equivalenti o, se trattasi di coniuge, parente o affine, entro il terzo grado, dell'imprenditore, in qualita' di coadiutore familiare, comprovata dalla iscrizione all'Istituto nazionale per la previdenza sociale;»;
g) dopo il comma 6 e' inserito il seguente: «6-bis. Sia per le imprese individuali che in caso di societa', associazioni od organismi collettivi, i requisiti professionali di cui al comma 6 devono essere posseduti dal titolare o rappresentante legale, ovvero, in alternativa, dall'eventuale persona preposta all'attivita' commerciale.»;
h) l'ultimo comma indicato con il numero 3 assume il numero 7;
i) al comma 7, dopo le parole: «Sono abrogati i commi 2, 4, e 5» sono inserite le seguenti: «e 6».
2. Al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 22, comma 1, dopo la parola: «decreto» sono inserite le seguenti: «e le disposizioni di cui agli articoli 65, 66, 67, 68 e 69 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59,»;
b) all'articolo 22, comma 4, lettera c), e comma 5, lettera b), le parole: «di cui all'articolo 5, comma 2» sono sostituite dalle seguenti: «di cui all'articolo 71, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59»;
c) all'articolo 26, il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Nel caso di esercizio promiscuo nello stesso locale dell'attivita' di vendita all'ingrosso e al dettaglio, l'intera superficie di vendita e' presa in considerazione ai fini dell'applicazione di entrambe le discipline per le due tipologie di attivita'.».



Note all'art. 8:
Si riporta il testo dell'articolo 71 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 71 Requisiti di accesso e di esercizio delle
attivita' commerciali
1. Non possono esercitare l'attivita' commerciale di
vendita e di somministrazione:
a) coloro che sono stati dichiarati delinquenti
abituali, professionali o per tendenza, salvo che abbiano
ottenuto la riabilitazione;
b) coloro che hanno riportato una condanna, con
sentenza passata in giudicato, per delitto non colposo, per
il quale e' prevista una pena detentiva non inferiore nel
minimo a tre anni, sempre che sia stata applicata, in
concreto, una pena superiore al minimo edittale;
c) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in
giudicato, una condanna a pena detentiva per uno dei
delitti di cui al libro II, Titolo VIII, capo II del codice
penale, ovvero per ricettazione, riciclaggio, insolvenza
fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, rapina, delitti
contro la persona commessi con violenza, estorsione;
d) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in
giudicato, una condanna per reati contro l'igiene e la
sanita' pubblica, compresi i delitti di cui al libro II,
Titolo VI, capo II del codice penale;
e) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in
giudicato, due o piu' condanne, nel quinquennio precedente
all'inizio dell'esercizio dell'attivita', per delitti di
frode nella preparazione e nel commercio degli alimenti
previsti da leggi speciali;
f) coloro che sono sottoposti a una delle misure di
prevenzione di cui alla legge 27 dicembre 1956, n. 1423, o
nei cui confronti sia stata applicata una delle misure
previste dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, ovvero a
misure di sicurezza;
2. Non possono esercitare l'attivita' di
somministrazione di alimenti e bevande coloro che si
trovano nelle condizioni di cui al comma 1, o hanno
riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna
per reati contro la moralita' pubblica e il buon costume,
per delitti commessi in stato di ubriachezza o in stato di
intossicazione da stupefacenti; per reati concernenti la
prevenzione dell'alcolismo, le sostanze stupefacenti o
psicotrope, il gioco d'azzardo, le scommesse clandestine,
nonche' per reati relativi ad infrazioni alle norme sui
giochi.
3. Il divieto di esercizio dell'attivita', ai sensi del
comma 1, lettere b), c), d), e) ed f), e ai sensi del comma
2, permane per la durata di cinque anni a decorrere dal
giorno in cui la pena e' stata scontata. Qualora la pena si
sia estinta in altro modo, il termine di cinque anni
decorre dal giorno del passaggio in giudicato della
sentenza, salvo riabilitazione.
4. Il divieto di esercizio dell'attivita' non si
applica qualora, con sentenza passata in giudicato sia
stata concessa la sospensione condizionale della pena
sempre che non intervengano circostanze idonee a incidere
sulla revoca della sospensione.
5. In caso di societa', associazioni od organismi
collettivi i requisiti morali di cui ai commi 1 e 2 devono
essere posseduti dal legale rappresentante, da altra
persona preposta all'attivita' commerciale e da tutti i
soggetti individuati dall'articolo 2, comma 3, del decreto
del Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252. In
caso di impresa individuale i requisiti di cui ai commi 1 e
2 devono essere posseduti dal titolare e dall'eventuale
altra persona preposta all'attivita' commerciale.
6. L'esercizio, in qualsiasi forma e limitatamente
all'alimentazione umana, di un'attivita' di commercio al
dettaglio relativa al settore merceologico alimentare o di
un'attivita' di somministrazione di alimenti e bevande e'
consentito a chi e' in possesso di uno dei seguenti
requisiti professionali:
a) avere frequentato con esito positivo un corso
professionale per il commercio, la preparazione o la
somministrazione degli alimenti, istituito o riconosciuto
dalle regioni o dalle province autonome di Trento e di
Bolzano;
b) avere, per almeno due anni, anche non continuativi,
nel quinquennio precedente, esercitato in proprio attivita'
d'impresa nel settore alimentare o nel settore della
somministrazione di alimenti e bevande o avere prestato la
propria opera, presso tali imprese, in qualita' di
dipendente qualificato, addetto alla vendita o
all'amministrazione o alla preparazione degli alimenti, o
in qualita' di socio lavoratore o in altre posizioni
equivalenti o, se trattasi di coniuge, parente o affine,
entro il terzo grado, dell'imprenditore, in qualita' di
coadiutore familiare, comprovata dalla iscrizione
all'Istituto nazionale per la previdenza sociale;
c) essere in possesso di un diploma di scuola
secondaria superiore o di laurea, anche triennale, o di
altra scuola ad indirizzo professionale, almeno triennale,
purche' nel corso di studi siano previste materie attinenti
al commercio, alla preparazione o alla somministrazione
degli alimenti.
6-bis. Sia per le imprese individuali che in caso di
societa', associazioni od organismi collettivi, i requisiti
professionali di cui al comma 6 devono essere posseduti dal
titolare o rappresentante legale, ovvero, in alternativa,
dall'eventuale persona preposta all'attivita' commerciale.
7. Sono abrogati i commi 2, 4 e 5 e 6 dell'articolo 5
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e l'articolo
2 della legge 25 agosto 1991, n. 287."
Si riporta il testo degli articoli 22 e 26 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, (Riforma della
disciplina relativa al settore del commercio, a norma
dell'articolo 4, comma 4, della L. 15 marzo 1997, n. 59),
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 24 aprile 1998, n. 95,
S.O. cosi' come modificato dal presente decreto:
"Articolo 22.Sanzioni e revoca.
1. Chiunque viola le disposizioni di cui agli articoli
5, 7, 8, 9, 16, 17, 18 e 19 del presente decreto e le
disposizioni di cui agli articoli 65, 66, 67, 68 e 69 del
decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, e' punito con la
sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire
5.000.000 a lire 30.000.000.
2. In caso di particolare gravita' o di recidiva il
sindaco puo' inoltre disporre la sospensione della
attivita' di vendita per un periodo non superiore a venti
giorni. La recidiva si verifica qualora sia stata commessa
la stessa violazione per due volte in un anno, anche se si
e' proceduto al pagamento della sanzione mediante
oblazione.
3. Chiunque viola le disposizioni di cui agli articoli
11, 14, 15 e 26, comma 5, del presente decreto e' punito
con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma
da lire 1.000.000 a lire 6.000.000.
4. L'autorizzazione all'apertura e' revocata qualora il
titolare:
a) non inizia l'attivita' di una media struttura di
vendita entro un anno dalla data del rilascio o entro due
anni se trattasi di una grande struttura di vendita, salvo
proroga in caso di comprovata necessita';
b) sospende l'attivita' per un periodo superiore ad un
anno;
c) non risulta piu' provvisto dei requisiti di cui
all'articolo 71, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo
2010, n. 59;
d) nel caso di ulteriore violazione delle prescrizioni
in materia igienico-sanitaria avvenuta dopo la sospensione
dell'attivita' disposta ai sensi del comma 2.
5. Il sindaco ordina la chiusura di un esercizio di
vicinato qualora il titolare:
a) sospende l'attivita' per un periodo superiore ad un
anno;
b) non risulta piu' provvisto dei requisiti di cui
all'articolo 71, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo
2010, n. 59;
c) nel caso di ulteriore violazione delle prescrizioni
in materia igienico-sanitaria avvenuta dopo la sospensione
dell'attivita' disposta ai sensi del comma 2.
6. In caso di svolgimento abusivo dell'attivita' il
sindaco ordina la chiusura immediata dell'esercizio di
vendita.
7. Per le violazioni di cui al presente articolo
l'autorita' competente e' il sindaco del comune nel quale
hanno avuto luogo. Alla medesima autorita' pervengono i
proventi derivanti dai pagamenti in misura ridotta ovvero
da ordinanze ingiunzioni di pagamento.
"Articolo 26 Disposizioni finali.
1. Ad eccezione dell'articolo 6, dell'articolo 10,
dell'articolo 15, commi 7, 8 e 9, dell'articolo 21,
dell'articolo 25, commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6, e del comma 3
del presente articolo, le norme contenute nel presente
decreto hanno efficacia a decorrere dal
trecentosessantacinquesimo giorno dalla sua pubblicazione.
2. Nel caso di esercizio promiscuo nello stesso locale
dell'attivita' di vendita all'ingrosso e al dettaglio,
l'intera superficie di vendita e' presa in considerazione
ai fini dell'applicazione di entrambe le discipline per le
due tipologie di attivita'.
3. Ai fini della commercializzazione restano salve le
disposizioni concernenti la vendita di determinati prodotti
previste da leggi speciali.
4. (abrogato)
5. E' soggetto alla sola comunicazione al comune
competente per territorio il trasferimento della gestione o
della proprieta' per atto tra vivi o per causa di morte,
nonche' la cessazione dell'attivita' relativa agli esercizi
di cui agli articoli 7, 8 e 9. Nel caso di cui al presente
comma si applicano le disposizioni di cui ai commi 1 e 2
dell'articolo 7.
6. Sono abrogate: la legge 11 giugno 1971, n. 426 , e
successive modificazioni, ed il decreto ministeriale 4
agosto 1988, n. 375 , a esclusione del comma 9
dell'articolo 56 e dell'allegato 9 e delle disposizioni
concernenti il registro esercenti il commercio
relativamente alla attivita' di somministrazione di
alimenti e bevande di cui alla legge 25 agosto 1991, n. 287
, e alla attivita' ricettiva di cui alla legge 17 maggio
1983, n. 217 ; la legge 28 luglio 1971, n. 558 ; la legge
19 marzo 1980, n. 80 , come modificata dalla legge 12
aprile 1991, n. 130; l'articolo 8 del decreto-legge 1°
ottobre 1982, n. 697 , convertito, con modificazioni, dalla
legge 29 novembre 1982, n. 887, come riformulato
dall'articolo 1 del decreto-legge 26 gennaio 1987, n. 9
convertito, con modificazioni, dalla legge 27 marzo 1987,
n. 121; l'articolo 4 della legge 6 febbraio 1987, n. 15; il
decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n.
384 ; l'articolo 2 del decreto ministeriale 16 settembre
1996, n. 561; l'articolo 2, commi 89 e 90 della legge 23
dicembre 1996, n. 662 , nonche' ogni altra norma contraria
al presente decreto o con esso incompatibile. Sono
soppresse le voci numeri 50, 55 e 56 della tabella c)
allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26
aprile 1992, n. 300 , come modificata ed integrata dal
D.P.R. 9 maggio 1994, n. 407 ."



 
Art. 9

Articoli aggiuntivi dopo l'articolo 71 del decreto legislativo n. 59 del 2010, recanti altre semplificazioni di attivita' commerciali,
ausiliarie e connesse

1. Dopo l'articolo 71 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono inseriti i seguenti:
«Art. 71-bis (Commercio all'ingrosso con deposito e produzione di margarina e grassi idrogenati) . - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo, sono abrogate le seguenti disposizioni:
a) la legge 4 novembre 1951, n. 1316, recante disciplina della produzione e del commercio della margarina e dei grassi idrogenati alimentari;
b) il decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1954, n. 131, recante approvazione del regolamento per la esecuzione della legge 4 novembre 1951, n. 1316, sulla disciplina della produzione e del commercio della margarina e dei grassi idrogenati alimentari;
c) il decreto del Presidente della Repubblica 13 novembre 1997, n. 519, recante regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla produzione e al deposito della margarina e dei grassi idrogenati alimentari, a norma dell'articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59.
2. All'articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59, le parole: "E' subordinato ad una denuncia di inizio attivita'" sono sostituite dalle seguenti : "Non e' subordinato ad alcuna specifica segnalazione certificata di inizio attivita', fatto salvo quanto previsto dal regolamento CE/852/2004.".
Art. 71-ter (Attivita' di commissionario, mandatario, astatore e di commercio all'ingrosso di prodotti alimentari, ivi compresi quelli ortoflorofrutticoli, carnei, ittici) - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo, e' soppresso l'albo dei commissionari, mandatari e astatori dei prodotti ortofrutticoli, carnei ed ittici ed e' abrogato l'articolo 3, secondo comma, della legge 25 marzo 1959, n. 125, recante norme sul commercio all'ingrosso dei prodotti ortofrutticoli, delle carni e dei prodotti ittici.
2. Il comune inibisce l'attivita' di commissionario, mandatario, astatore dei prodotti ortoflorofrutticoli, carnei, ittici ai soggetti che, iscritti per detta attivita' nel registro delle imprese, sono o sono stati condannati nel quinquennio in corso per i delitti previsti dagli articoli 353, 355, 356, 472, 473, 474, 515, 516, 517 e 623 del codice penale, o per le frodi e le sofisticazioni contemplate in leggi speciali di igiene. Il provvedimento viene comunicato dallo sportello unico per le attivita' produttive ai gestori dei mercati all'ingrosso perche' non consentano all'inibito l'accesso al mercato e telematicamente al registro delle imprese per l'iscrizione del provvedimento nel repertorio delle notizie economiche e amministrative (REA).
3. Il primo periodo del comma 11 dell'articolo 5, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e' sostituito dal seguente : "L'esercizio dell'attivita' di commercio all'ingrosso, ivi compreso quello relativo ai prodotti alimentari e, in particolare, ai prodotti ortoflorofrutticoli, carnei ed ittici, e' subordinato esclusivamente al possesso dei requisiti di onorabilita' di cui all'articolo 71, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59.".».
 
Art. 10

Modificazioni all'articolo 72 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo all'attivita' di facchinaggio

1. All'articolo 72 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'»;
b) dopo il comma 1 e' aggiunto il seguente: «1-bis. All'articolo 17, comma 1, della legge 5 marzo 2001, n. 57, le parole: "di capacita' economico-finanziaria, tecnico-organizzativa e" sono soppresse.».



Note all'art. 10:
Si riporta il testo dell'articolo 72 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 72 Attivita' di facchinaggio
1. I soggetti che presentano la segnalazione
certificata di inizio di attivita' per l'esercizio
dell'attivita' di facchinaggio ai sensi dell'articolo 17
della legge 5 marzo 2001, n. 57, e i relativi addetti non
sono tenuti agli adempimenti previsti dal decreto del
Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 342
1-bis. All'articolo 17, comma 1, della legge 5 marzo
2001, n. 57, le parole: "di capacita'
economico-finanziaria, tecnico-organizzativa e" sono
soppresse."



 
Art. 11

Modificazioni all'articolo 73 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo all'attivita' di intermediazione commerciale e di affari

1. All'articolo 73 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, primo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) il comma 7 e' abrogato.



Note all'art. 11:
Si riporta il testo dell'articolo 73 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 73 Attivita' di intermediazione commerciale e
di affari
1. E' soppresso il ruolo di cui all'articolo 2 della
legge 3 febbraio 1989, n. 39, e successive modificazioni.
2. Le attivita' disciplinate dalla legge 3 febbraio
1989, n. 39, sono soggette a segnalazione certificata di
inizio di attivita', da presentare alla Camera di
commercio, industria, artigianato e agricoltura per il
tramite dello sportello unico del comune competente per
territorio ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto
1990, n. 241, corredata delle autocertificazioni e delle
certificazioni attestanti il possesso dei requisiti
prescritti.
3. La Camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura verifica il possesso dei requisiti e iscrive i
relativi dati nel registro delle imprese, se l'attivita' e'
svolta in forma di impresa, oppure nel repertorio delle
notizie economiche e amministrative (REA) previsto
dall'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e
dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica
7 dicembre 1995, n. 581, e successive modificazioni,
assegnando ad essi la qualifica di intermediario per le
diverse tipologie di attivita', distintamente previste
dalla legge 3 febbraio 1989, n. 39.
4. Le disposizioni del presente articolo non si
applicano alle attivita' di agente d'affari non rietranti
tra quelle disciplinate dalla legge 3 febbraio 1989, n. 39.
E' fatta salva per le attivita' relative al recupero di
crediti, ai pubblici incanti, alle agenzie matrimoniali e
di pubbliche relazioni, l'applicazione dell'articolo 115
del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui
al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773.
5. Fermo restando quanto disposto dall'articolo 8 della
legge 29 dicembre 1993, n. 580, e dal decreto del
Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581, le
iscrizioni previste dal presente decreto per i soggetti
diversi dalle imprese, sono effettuate in una apposita
sezione del REA ed hanno effetto dichiarativo del possesso
dei requisiti abilitanti all'esercizio della relativa
attivita' professionale.
6. Ad ogni effetto di legge, i richiami al ruolo
contenuti nella legge 3 febbraio 1989, n. 39, si intendono
riferiti alle iscrizioni previste dal presente articolo nel
registro delle imprese o nel repertorio delle notizie
economiche e amministrative (REA).
7. (abrogato) ".



 
Art. 12

Modificazioni all'articolo 74 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo all'attivita' di agente e rappresentante di commercio

1. All'articolo 74, comma 2, del decreto legislativo n. 59 del 2010, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, primo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge».



Note all'art. 12:
Si riporta il testo dell'articolo 74 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 74 Attivita' di agente e rappresentante di
commercio
1. Per l'attivita' di agente o rappresentante di
commercio e' soppresso il ruolo di cui all'articolo 2 della
legge 3 maggio 1985, n. 204.
2. L'attivita' di cui al comma 1 e' soggetta a
segnalazione certificata di inizio di attivita' da
presentare alla Camera di commercio, industria, artigianato
e agricoltura per il tramite dello sportello unico del
comune competente per territorio ai sensi dell'articolo 19
della legge 7 agosto 1990, n. 241, corredata delle
autocertificazioni e delle certificazioni attestanti il
possesso dei requisiti prescritti.
3. La Camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura verifica il possesso dei requisiti da parte
degli esercenti l'attivita' di cui al comma 1 e iscrive i
relativi dati nel registro delle imprese, se l'attivita' e'
svolta in forma di impresa, oppure nel repertorio delle
notizie economiche e amministrative (REA) previsto
dall'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e
dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica
7 dicembre 1995, n. 581, e successive modificazioni,
assegnando la relativa qualifica.
4. Ai fini del riconoscimento dei requisiti per
l'accesso all'attivita', all'articolo 5, comma 1, della
legge 3 maggio 1985, n. 204, le lettere a), b) e d) sono
soppresse e alla lettera c) la parola: «fallito» e'
soppressa.
5. Fermo restando quanto disposto dall'articolo 8 della
legge 29 dicembre 1993, n. 580, e dal decreto del
Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581, le
iscrizioni previste dal presente decreto per i soggetti
diversi dalle imprese, sono effettuate in una apposita
sezione del REA ed hanno effetto dichiarativo del possesso
dei requisiti abilitanti all'esercizio della relativa
attivita' professionale.
6. Ad ogni effetto di legge, i richiami al ruolo
contenuti nella legge 3 maggio 1985, n. 204, si intendono
riferiti alle iscrizioni previste dal presente articolo nel
registro delle imprese o nel repertorio delle notizie
economiche e amministrative (REA)."



 
Art. 13

Modificazioni all'articolo 75 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo all'attivita' di mediatore marittimo

1. All'articolo 75, comma 2, del decreto legislativo n. 59 del 2010, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, primo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge».



Note all'art. 13:
Si riporta il testo dell'articolo 75 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 75 Attivita' di mediatore marittimo
In vigore dal 8 maggio 2010
1. Per l'attivita' di mediatore marittimo e' soppresso
il ruolo di cui agli articoli 1 e 4 della legge 12 marzo
1968, n. 478.
2. L'attivita' di cui al comma 1 e' soggetta a
segnalazione certificata di inizio di attivita' da
presentare alla Camera di commercio, industria, artigianato
e agricoltura per il tramite dello sportello unico del
comune competente per territorio ai sensi dell'articolo 19
della legge 7 agosto 1990, n. 241, corredata delle
autocertificazioni e delle certificazioni attestanti il
possesso dei requisiti prescritti.
3. La Camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura verifica il possesso dei requisiti e iscrive i
relativi dati nel registro delle imprese, se l'attivita' e'
svolta in forma di impresa, oppure nel repertorio delle
notizie economiche e amministrative (REA) previsto
dall'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e
dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica
7 dicembre 1995, n. 581, e successive modificazioni,
assegnando ad essi la relativa qualifica.
4. Ai fini del riconoscimento dei requisiti per
l'accesso all'attivita', all'articolo 7 della legge 12
marzo 1968, n. 478, le lettere a), b) e c) sono soppresse e
all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica
4 gennaio 1973, n. 66, le lettere a), c) e d) sono
soppresse.
5. Fermo restando quanto disposto dall'articolo 8 della
legge 29 dicembre 1993, n. 580, e dall'articolo 9 del
decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995, n.
581, le iscrizioni previste dal presente decreto
legislativo per i soggetti diversi dalle imprese, sono
effettuate in una apposita sezione del REA ed hanno effetto
dichiarativo del possesso dei requisiti abilitanti
all'esercizio della relativa attivita' professionale.
6. Ad ogni effetto di legge, i richiami al ruolo
contenuti nella legge 12 marzo 1968, n. 478, si intendono
riferiti alle iscrizioni previste dal presente articolo nel
registro delle imprese o nel repertorio delle notizie
economiche e amministrative (REA).
7. Le competenze gia' attribuite alle Commissioni per
la tenuta del ruolo, soppresso ai sensi del comma 1, sono
svolte dagli uffici delle Camere di commercio."



 
Art. 14

Modificazioni all'articolo 76 del decreto legislativo n. 59 del 2010, relativo all'attivita' di spedizioniere, ed alla legge 14 novembre
1941, n. 1442

1. All'articolo 76 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, primo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) al comma 3, le parole: «se l'attivita' e' svolta in forma di impresa, oppure nel repertorio delle notizie economiche e amministrative (REA) previsto dall'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581, e successive modificazioni, assegnando ad essi la relativa qualifica» sono sostituite dalle seguenti: «e, quelli dei soggetti che l'abilitano, nella posizione REA relativa all'impresa»;
c) il comma 5 e' abrogato;
d) al comma 7 e' aggiunto in fine il seguente periodo: «E' altresi' soppressa la Commissione centrale di cui agli articoli 14, 15, e 16 della legge 14 novembre 1941, n. 1442, e le relative funzioni sono assicurate dal Ministero dello sviluppo economico.».
2. Alla legge 14 novembre 1941, n. 1442, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 6, comma 3, primo periodo, come modificato dall'articolo 76 del decreto legislativo n. 59 del 2010, le parole: «Il soggetto deve essere in possesso dei requisiti di adeguata capacita' finanziaria, comprovati dal limite di 100.000 euro, nel caso di una Societa' per azioni, nel caso di Societa' a responsabilita' limitata, Societa' in accomandita semplice, Societa' in nome collettivo, occorre accertare, attraverso l'esame dell'atto costitutivo e delle eventuali modificazioni, l'ammontare del capitale sociale» sono sostituite dalle seguenti: «L'impresa deve essere in possesso dei requisiti di adeguata capacita' finanziaria, comprovati da un capitale sociale sottoscritto e versato di almeno 100.000 euro; nel caso di Societa' a responsabilita' limitata, Societa' in accomandita semplice, Societa' in nome collettivo, occorre accertare, attraverso l'esame dell'atto costitutivo e delle eventuali modificazioni, l'ammontare del capitale sociale realmente sottoscritto e versato,»; al secondo periodo, le parole: «Per le ditte individuali» sono sostituite dalle seguenti: «Per le imprese individuali e le societa' cooperative»;
b) l'articolo 7 e' sostituito dal seguente:
«Art. 7 - 1. Quando il richiedente l'iscrizione nell'elenco autorizzato e' una societa', i certificati di cui alla lettera d) dell'articolo 4 devono riferirsi al presidente, al consigliere delegato o, comunque, alle persone cui e' conferita la firma sociale; per le societa' in accomandita ai soci accomandatari; per le societa' in nome collettivo a tutti i loro componenti; per le societa' cooperative e loro consorzi, al presidente o al direttore. I medesimi soggetti, fermo restando quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 6, devono possedere i requisiti di cui al comma 1 dell'articolo 6.».



Note all'art. 14:
Si riporta il testo dell'articolo 76 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 76 Attivita' di spedizioniere
1. Per l'attivita' di spedizioniere e' soppresso
l'elenco di cui all'articolo 2 della legge 14 novembre
1941, n. 1442.
2. L'attivita' di cui al comma 1 e' soggetta a
segnalazione certificata di inizio di attivita' da
presentare alla Camera di commercio, industria, artigianato
e agricoltura per il tramite dello sportello unico del
comune competente per territorio ai sensi dell'articolo 19
della legge 7 agosto 1990, n. 241, corredata delle
autocertificazioni e delle certificazioni attestanti il
possesso dei requisiti prescritti.
3. La Camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura verifica il possesso dei requisiti da parte
degli esercenti le attivita' di cui al comma 1 e iscrive i
relativi dati nel registro delle imprese, e, quelli dei
soggetti che l'abilitano, nella posizione REA relativa
all'impresa.
4. Ai fini del riconoscimento dei requisiti per
l'accesso all'attivita', l'articolo 6 della legge 14
novembre 1941, n. 1442, e' sostituito dal seguente:
«ART. 6
1. Non possono esercitare l'attivita' di spedizioniere
coloro che hanno subito condanne per delitti contro
l'Amministrazione della giustizia, la fede pubblica,
l'economia pubblica, l'industria ed il commercio, il
patrimonio, nonche' condanne per ogni altro delitto non
colposo per il quale la legge commini la pena della
reclusione non inferiore, nel minimo, a due anni o, nel
massimo, a cinque anni, salvo che non sia intervenuta la
riabilitazione.
2. In caso di societa', associazioni od organismi
collettivi i requisiti di cui al comma 1 devono essere
posseduti dal legale rappresentante, da altra persona
preposta all'attivita' commerciale e da tutti i soggetti
individuati dall'articolo 2, comma 3, del decreto del
Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252.
3. Il soggetto deve essere in possesso dei requisiti di
adeguata capacita' finanziaria, comprovati dal limite di
100.000 euro, nel caso di una Societa' per azioni, nel caso
di Societa' a responsabilita' limitata, Societa' in
accomandita semplice, Societa' in nome collettivo, occorre
accertare, attraverso l'esame dell'atto costitutivo e delle
eventuali modificazioni, l'ammontare del capitale sociale,
e, qualora sia inferiore ai 100.000 euro, richiedere
prestazioni integrative fino alla concorrenza del limite di
cui sopra, che possono consistere in fideiussioni
rilasciate da compagnie di assicurazione o da aziende di
credito. Per le ditte individuali» l'adeguata capacita'
finanziaria e' comprovata o dal possesso di immobili o da
un deposito vincolato in denaro o titoli, nonche' mediante
le suddette garanzie fidejussorie e in ogni caso, per
importo globale non inferiore alla cifra piu' volte
richiamata.
4. Il richiedente deve essere in possesso di almeno uno
dei seguenti requisiti professionali:
a) aver conseguito un diploma di istruzione secondaria
di secondo grado in materie commerciali;
b) aver conseguito un diploma universitario o di laurea
in materie giuridico-economiche;
c) aver svolto un periodo di esperienza professionale
qualificata nello specifico campo di attivita' di almeno
due anni anche non continuativi nel corso dei cinque anni
antecedenti alla data di presentazione della dichiarazione
di cui al comma 2, all'interno di imprese del settore,
comprovato da idonea documentazione.».
5. (abrogato)
6. Ad ogni effetto di legge, i richiami all'elenco
contenuti nella legge 14 novembre 1941, n. 1442, si
intendono riferiti alle iscrizioni previste dal presente
articolo nel registro delle imprese o nel repertorio delle
notizie economiche e amministrative (REA).
7. Le competenze gia' attribuite alle Commissioni per
la tenuta dell'elenco soppresso ai sensi del comma 1, sono
svolte dagli uffici delle Camere di commercio.
E' altresi' soppressa la Commissione centrale di cui
agli articoli 14, 15, e 16 della legge 14 novembre 1941, n.
1442, e le relative funzioni sono assicurate dal Ministero
dello sviluppo economico. "
Si riporta l'articolo 6 della legge 14 novembre 1941,
n. 1442 e successive modificazioni (Istituzione di elenchi
autorizzati degli spedizionieri.), pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale 9 gennaio 1942, n. 6, come modificato
dal presente decreto:
"Articolo 6
1. Non possono esercitare l'attivita' di spedizioniere
coloro che hanno subito condanne per delitti contro
l'Amministrazione della giustizia, la fede pubblica,
l'economia pubblica, l'industria ed il commercio, il
patrimonio, nonche' condanne per ogni altro delitto non
colposo per il quale la legge commini la pena della
reclusione non inferiore, nel minimo, a due anni o, nel
massimo, a cinque anni, salvo che non sia intervenuta la
riabilitazione.
2. In caso di societa', associazioni od organismi
collettivi i requisiti di cui al comma 1 devono essere
posseduti dal legale rappresentante, da altra persona
preposta all'attivita' commerciale e da tutti i soggetti
individuati dall'articolo 2, comma 3, del decreto del
Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252.
3. L'impresa deve essere in possesso dei requisiti di
adeguata capacita' finanziaria, comprovati da un capitale
sociale sottoscritto e versato di almeno 100.000 euro; nel
caso di Societa' a responsabilita' limitata, Societa' in
accomandita semplice, Societa' in nome collettivo, occorre
accertare, attraverso l'esame dell'atto costitutivo e delle
eventuali modificazioni, l'ammontare del capitale sociale
realmente sottoscritto e versato, e, qualora sia inferiore
ai 100.000 euro, richiedere prestazioni integrative fino
alla concorrenza del limite di cui sopra, che possono
consistere in fideiussioni rilasciate da compagnie di
assicurazione o da aziende di credito. Per le imprese
individuali e le societa' cooperative l'adeguata capacita'
finanziaria e' comprovata o dal possesso di immobili o da
un deposito vincolato in denaro o titoli, nonche' mediante
le suddette garanzie fidejussorie e in ogni caso, per
importo globale non inferiore alla cifra piu' volte
richiamata.
4. Il richiedente deve essere in possesso di almeno uno
dei seguenti requisiti professionali:
a) aver conseguito un diploma di istruzione secondaria
di secondo grado in materie commerciali;
b) aver conseguito un diploma universitario o di laurea
in materie giuridico-economiche;
c) aver svolto un periodo di esperienza professionale
qualificata nello specifico campo di attivita' di almeno
due anni anche non continuativi nel corso dei cinque anni
antecedenti alla data di presentazione della dichiarazione
di cui al comma 2, all'interno di imprese del settore,
comprovato da idonea documentazione."



 
Art. 15

Modificazioni alla legge 17 agosto 2005, n. 174, e all'articolo 77 del decreto legislativo n. 59 del 2010, relativo all'attivita' di
acconciatore

1. Alla legge 17 agosto 2005, n. 174, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, comma 2, come modificato dall'articolo 77, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2010, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) all'articolo 3, comma 5-bis, come inserito dall'articolo 77, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2010, dopo la parola: «acconciatore» sono aggiunte le seguenti: «ed e' iscritto nel repertorio delle notizie economico-amministrative (REA) contestualmente alla trasmissione della segnalazione certificata di inizio di attivita'».
2. All'articolo 77 del decreto legislativo n. 59 del 2010, dopo il comma 2 e' aggiunto il seguente: «2-bis. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente comma sono abrogati gli articoli 1, commi terzo, quarto, quinto e sesto e 2, 2-bis, 3, 4 e 5 della legge 14 febbraio 1963, n. 161. Al secondo comma dell'articolo 1 della legge 14 febbraio 1963, n. 161, le parole: "degli articoli successivi" sono sostituite dalle seguenti: "legislative vigenti in materia".».



Note all'art. 15:
Si riportano gli articoli 2 e 3 della legge 17 agosto
2005, n. 174 (Disciplina dell'attivita' di acconciatore.),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 2 settembre 2005, n.
204. cosi' come modificati dal presente decreto:
"Articolo 2 Definizione ed esercizio dell'attivita' di
acconciatore.
1. L'attivita' professionale di acconciatore,
esercitata in forma di impresa ai sensi delle norme
vigenti, comprende tutti i trattamenti e i servizi volti a
modificare, migliorare, mantenere e proteggere l'aspetto
estetico dei capelli, ivi compresi i trattamenti
tricologici complementari, che non implicano prestazioni di
carattere medico, curativo o sanitario, nonche' il taglio e
il trattamento estetico della barba, e ogni altro servizio
inerente o complementare.
2. L'esercizio dell'attivita' di acconciatore di cui
alla presente legge ed alla legge 14 febbraio 1963, n. 161,
e' soggetto a segnalazione certificata di inizio di
attivita' ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto
1990, n. 241e, da presentare allo sportello unico di cui
all'articolo 38 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112,
convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,
n. 133.
3. L'attivita' di acconciatore puo' essere svolta anche
presso il domicilio dell'esercente ovvero presso la sede
designata dal cliente, nel rispetto dei criteri stabiliti
dalle leggi e dai regolamenti regionali. E' fatta salva la
possibilita' di esercitare l'attivita' di acconciatore nei
luoghi di cura o di riabilitazione, di detenzione e nelle
caserme o in altri luoghi per i quali siano stipulate
convenzioni con pubbliche amministrazioni.
4. Non e' ammesso lo svolgimento dell'attivita' di
acconciatore in forma ambulante o di posteggio.
5. I trattamenti e i servizi di cui al comma 1 possono
essere svolti anche con l'applicazione dei prodotti
cosmetici definiti ai sensi della legge 11 ottobre 1986, n.
713, e successive modificazioni. Alle imprese esercenti
l'attivita' di acconciatore, che vendono o comunque cedono
alla propria clientela prodotti cosmetici, parrucche e
affini, o altri beni accessori, inerenti ai trattamenti e
ai servizi effettuati, non si applicano le disposizioni
contenute nel decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e
successive modificazioni.
6. Per l'effettuazione dei trattamenti e dei servizi di
cui al comma 1, le imprese esercenti l'attivita' di
acconciatore possono avvalersi anche di soggetti non
stabilmente inseriti all'impresa, purche' in possesso
dell'abilitazione prevista dall'articolo 3. A tale fine, le
imprese di cui al presente comma sono autorizzate a
ricorrere alle diverse tipologie contrattuali previste
dalla legge.
7. L'attivita' professionale di acconciatore puo'
essere svolta unitamente a quella di estetista anche in
forma di imprese esercitate nella medesima sede ovvero
mediante la costituzione di una societa'. E' in ogni caso
necessario il possesso dei requisiti richiesti per lo
svolgimento delle distinte attivita'. Le imprese di
acconciatura, oltre ai trattamenti e ai servizi indicati al
comma 1, possono svolgere esclusivamente prestazioni
semplici di manicure e pedicure estetico "
"Articolo 3 Abilitazione professionale.
1. Per esercitare l'attivita' di acconciatore e'
necessario conseguire un'apposita abilitazione
professionale previo superamento di un esame
tecnico-pratico preceduto, in alternativa tra loro:
a) dallo svolgimento di un corso di qualificazione
della durata di due anni, seguito da un corso di
specializzazione di contenuto prevalentemente pratico
ovvero da un periodo di inserimento della durata di un anno
presso un'impresa di acconciatura, da effettuare nell'arco
di due anni;
b) da un periodo di inserimento della durata di tre
anni presso un'impresa di acconciatura, da effettuare
nell'arco di cinque anni, e dallo svolgimento di un
apposito corso di formazione teorica; il periodo di
inserimento e' ridotto ad un anno, da effettuare nell'arco
di due anni, qualora sia preceduto da un rapporto di
apprendistato ai sensi della legge 19 gennaio 1955, n. 25,
e successive modificazioni, della durata prevista dal
contratto nazionale di categoria.
2. Il corso di formazione teorica di cui alla lettera
b) del comma 1 puo' essere frequentato anche in costanza di
un rapporto di lavoro.
3. Il periodo di inserimento, di cui alle lettere a) e
b) del comma 1, consiste in un periodo di attivita'
lavorativa qualificata, svolta in qualita' di titolare
dell'impresa o socio partecipante al lavoro, dipendente,
familiare coadiuvante o collaboratore coordinato e
continuativo, equivalente come mansioni o monte ore a
quella prevista dalla contrattazione collettiva.
4. Non costituiscono titolo all'esercizio
dell'attivita' professionale gli attestati e i diplomi
rilasciati a seguito della frequenza di corsi professionali
che non siano stati autorizzati o riconosciuti dagli organi
pubblici competenti.
5. Per ogni sede dell'impresa dove viene esercitata
l'attivita' di acconciatura deve essere designato, nella
persona del titolare, di un socio partecipante al lavoro,
di un familiare coadiuvante o di un dipendente
dell'impresa, almeno un responsabile tecnico in possesso
dell'abilitazione professionale di cui al presente
articolo.
5-bis. Il responsabile tecnico garantisce la propria
presenza durante lo svolgimento dell'attivita' di
acconciatore ed e' iscritto nel repertorio delle notizie
economico-amministrative (REA) contestualmente alla
trasmissione della segnalazione certificata di inizio di
attivita'.
6. L'attivita' professionale di acconciatore puo'
essere esercitata dai cittadini di altri Stati membri
dell'Unione europea in conformita' alle norme vigenti in
materia di riconoscimento delle qualifiche per le attivita'
professionali nel quadro dell'ordinamento comunitario sul
diritto di stabilimento e di libera prestazione dei
servizi."
Si riporta il testo dell'articolo 77 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 77 Attivita' di acconciatore
1. L'articolo 2, comma 2, della legge 17 agosto 2005,
n. 174, e' sostituito dal seguente:
«2. L'esercizio dell'attivita' di acconciatore di cui
alla presente legge ed alla legge 14 febbraio 1963, n. 161,
e' soggetto a dichiarazione di inizio di attivita' ai sensi
dell'articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge 7
agosto 1990, n. 241, da presentare allo sportello unico di
cui all'articolo 38 del decreto-legge 25 giugno 2008, n.
112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto
2008, n. 133.».
2. Dopo il comma 5 dell'articolo 3 della legge 17
agosto 2005, n. 174, e' inserito il seguente: «5-bis. Il
responsabile tecnico garantisce la propria presenza durante
lo svolgimento dell'attivita' di acconciatore.».
2-bis. A decorrere dalla data di entrata in vigore del
presente comma sono abrogati l'articolo 1, commi terzo,
quarto, quinto e sesto e gli articoli 2, 2-bis, 3, 4 e 5
della legge 14 febbraio 1963, n. 161. Al secondo comma
dell'articolo 1 della legge 14 febbraio 1963, n. 161, le
parole: "degli articoli successivi", sono sostituite dalle
seguenti: "legislative vigenti in materia.""



 
Art. 16

Modificazioni alla legge 4 gennaio 1990, n. 1, ed all'articolo 78 del decreto legislativo n. 59 del 2010, relativo all'attivita' di
estetista

1. Alla legge 4 gennaio 1990, n. 1, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, come modificato dall'articolo 78 del decreto legislativo n. 59 del 2010, le parole: «dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) all'articolo 3, comma 01, come inserito dall'articolo 78 del decreto legislativo n. 59 del 2010, e' aggiunto in fine il seguente periodo: «Il responsabile tecnico e' iscritto nel repertorio delle notizie economico amministrative (REA) contestualmente alla trasmissione della segnalazione certificata di inizio di attivita'.»;
2. Il comma 3 dell'articolo 78 del decreto legislativo n. 59 del 2010 e' sostituito dal seguente: «3. Sono o restano abrogati l'articolo 4, comma 1, l'articolo 6, comma 4, dalle parole: "prevedendo le relative sessioni" fino alla fine del precitato comma, e l'articolo 9, comma 1, limitatamente alle parole: "in forma di imprese esercitate nella medesima sede ovvero mediante una delle forme di societa' previste dal secondo comma dell'articolo 3 della legge 8 agosto 1985, n. 443", della legge 4 gennaio 1990, n. 1.».



Note all'art. 16:
Si riporta il testo degli articoli 2 e 3 della legge 4
gennaio 1990, n. 1 (Disciplina dell'attivita' di
estetista.), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 5 gennaio
1990, n. 4, cosi' come modificato dal presente decreto:
"Articolo 2
1. L'attivita' professionale di cui all'articolo 1 e'
esercitata in forma di impresa, individuale o societaria,
ai sensi delle norme vigenti. Non e' consentito l'esercizio
dell'attivita' ai soggetti non iscritti all'Albo delle
imprese artigiane di cui all'articolo 5 della legge 8
agosto 1985, n. 443, o nel Registro delle imprese di cui
all'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580.
L'esercizio dell'attivita' di estetista e' soggetto a
segnalazione certificata di inizio di attivita' ai sensi
dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, da
presentare allo sportello unico di cui all'articolo 38 del
decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133."
< < Art.3. 01. Per ogni sede dell'impresa dove viene
esercitata l'attivita' di estetista deve essere designato,
nella persona del titolare, di un socio partecipante al
lavoro, di un familiare coadiuvante o di un dipendente
dell'impresa, almeno un responsabile tecnico in possesso
della qualificazione professionale. Il responsabile tecnico
garantisce la propria presenza durante lo svolgimento delle
attivita' di estetica . Il responsabile tecnico e' iscritto
nel repertorio delle notizie economico amministrative (REA)
contestualmente alla trasmissione della segnalazione
certificata di inizio di attivita'.
1. La qualificazione professionale di estetista si
intende conseguita, dopo l'espletamento dell'obbligo
scolastico, mediante il superamento di un apposito esame
teorico-pratico preceduto dallo svolgimento:
a) di un apposito corso regionale di qualificazione
della durata di due anni, con un minimo di 900 ore annue;
tale periodo dovra' essere seguito da un corso di
specializzazione della durata di un anno oppure da un anno
di inserimento presso una impresa di estetista;
b) oppure di un anno di attivita' lavorativa
qualificata in qualita' di dipendente, a tempo pieno,
presso uno studio medico specializzato oppure una impresa
di estetista, successiva allo svolgimento di un rapporto di
apprendistato presso una impresa di estetista, come
disciplinato dalla legge 19 gennaio 1955, n. 25 , e
successive modificazioni ed integrazioni, della durata
prevista dalla contrattazione collettiva di categoria, e
seguita da appositi corsi regionali, di almeno 300 ore, di
formazione teorica, integrativi delle cognizioni pratiche
acquisite presso l'impresa di estetista;
c) oppure di un periodo, non inferiore a tre anni, di
attivita' lavorativa qualificata, a tempo pieno, in
qualita' di dipendente o collaboratore familiare, presso
una impresa di estetista, accertata attraverso l'esibizione
del libretto di lavoro o di documentazione equipollente,
seguita dai corsi regionali di formazione teorica di cui
alla lettera b). Il periodo di attivita' di cui alla
presente lettera c) deve essere svolto nel corso del
quinquennio antecedente l'iscrizione ai corsi di cui alla
lettera b).
2. I corsi e l'esame teorico-pratico di cui al comma 1
sono organizzati ai sensi dell'articolo 6 . > > .
Si riporta il testo dell'articolo 78 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 78 Attivita' di estetista
1. L'articolo 2 della legge 4 gennaio 1990, n. 1, e'
sostituito dal seguente:
«Art. 2
1. L'attivita' professionale di cui all'articolo 1 e'
esercitata in forma di impresa, individuale o societaria,
ai sensi delle norme vigenti. Non e' consentito l'esercizio
dell'attivita' ai soggetti non iscritti all'Albo delle
imprese artigiane di cui all'articolo 5 della legge 8
agosto 1985, n. 443, o nel Registro delle imprese di cui
all'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580.
L'esercizio dell'attivita' di estetista e' soggetto a
dichiarazione di inizio di attivita' ai sensi dell'articolo
19, comma 2, secondo periodo, della legge 7 agosto 1990, n.
241, da presentare allo sportello unico di cui all'articolo
38 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito,
con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.».
2. All'articolo 3 della legge 4 gennaio 1990, n. 1,
prima del comma 1 e' inserito il seguente:
«01. Per ogni sede dell'impresa dove viene esercitata
l'attivita' di estetista deve essere designato, nella
persona del titolare, di un socio partecipante al lavoro,
di un familiare coadiuvante o di un dipendente
dell'impresa, almeno un responsabile tecnico in possesso
della qualificazione professionale. Il responsabile tecnico
garantisce la propria presenza durante lo svolgimento delle
attivita' di estetica.».
3. Sono o restano abrogati l'articolo 4, comma 1,
l'articolo 6, comma 4, dalle parole: "prevedendo le
relative sessioni" fino alla fine del precitato comma, e
l'articolo 9, comma 1, limitatamente alle parole: "in forma
di imprese esercitate nella medesima sede ovvero mediante
una delle forme di societa' previste dal secondo comma
dell'articolo 3 della legge 8 agosto 1985, n. 443", della
legge 4 gennaio 1990, n. 1."



 
Art. 17

Modificazioni all'articolo 79 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo all'attivita' di tintolavanderia

1. All'articolo 79 del decreto legislativo n. 59 del 2010, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «soggetta a dichiarazione di inizio di attivita'» sono sostituite dalle seguenti: «soggetto a segnalazione certificata di inizio di attivita'» e le parole: «articolo 19, comma 2, secondo periodo, della legge» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 19 della legge»;
b) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Le disposizioni della legge 22 febbraio 2006, n. 84, come integrate e modificate dal presente articolo, escluse quelle concernenti l'obbligo di designazione del responsabile tecnico, si applicano anche alle imprese di lavanderia dotate esclusivamente di lavatrici professionali ad acqua ed essiccatori destinati ad essere utilizzati direttamente dalla clientela previo acquisto di appositi gettoni.».



Note all'art. 17:
Si riporta il testo dell'articolo 79 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 79 Attivita' di tinto lavanderia
1. L'esercizio dell'attivita' professionale di
tintolavanderia di cui alla legge 22 febbraio 2006, n. 84,
e' soggetto a segnalazione certificata di inizio di
attivita' da presentare allo sportello unico per le
attivita' produttive di cui all'articolo 38 del
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ai sensi
dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
1-bis. Le disposizioni della legge 22 febbraio 2006, n.
84, come integrate e modificate dal presente articolo,
escluse quelle concernenti l'obbligo di designazione del
responsabile tecnico, si applicano anche alle imprese di
lavanderia dotate esclusivamente di lavatrici professionali
ad acqua ed essiccatori destinati ad essere utilizzati
direttamente dalla clientela previo acquisto di appositi
gettoni.
2. La lettera a) del comma 2 dell'articolo 2 della
legge 22 febbraio 2006, n. 84, e' sostituita dalla
seguente: «a) frequenza di corsi di qualificazione
tecnico-professionale della durata di almeno 450 ore
complessive da svolgersi nell'arco di un anno;»;
3. All'articolo 2, comma 4, della legge 22 febbraio
2006, n. 84, le parole: «previa determinazione dei criteri
generali in sede di Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e
di Bolzano» sono soppresse.
4. L'articolo 6 della legge 22 febbraio 2006, n. 84, e'
sostituito dal seguente:
«Art. 6
1. Le imprese del settore sono autorizzate a continuare
a svolgere l'attivita' di cui all'articolo 2, comma 1, fino
all'adozione delle disposizioni regionali di attuazione
della presente legge che prevedono termini e modalita' per
la designazione del responsabile tecnico di cui
all'articolo 2, comma 2.».
5. L'articolo 3, comma 3, della legge 22 febbraio 2006,
n. 84, e' abrogato"



 
Art. 18

Articoli aggiuntivi dopo l'articolo 80 del decreto legislativo n. 59
del 2010, recanti semplificazioni ed altre soppressioni di ruoli

1. Dopo l'articolo 80 del decreto legislativo n. 59 del 2010, sono inseriti i seguenti:
«Art. 80-bis (Stimatori e pesatori pubblici). - 1. E' soppresso il ruolo degli stimatori e pesatori pubblici.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo sono o restano abrogate le seguenti disposizioni:
a) l'articolo 32, primo comma, n. 3, del testo unico approvato con regio decreto 20 settembre 1934, n. 2011, recante approvazione del testo unico delle leggi sui consigli provinciali dell'economia corporativa nella sola parte in cui prevede l'istituzione del ruolo degli stimatori e pesatori pubblici;
b) il decreto del Ministro dell'industria del commercio e dell'artigianato in data 11 luglio 1983, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 224 del 17 agosto 1983, recante approvazione del nuovo regolamento-tipo per la formazione presso le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura del ruolo degli stimatori e pesatori pubblici.
Art. 80-ter(Attivita' di mediatori per le unita' di diporto). - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo e' soppresso lo specifico ruolo per il mediatore delle unita' da diporto, sono abrogati il capo III del titolo III e gli articoli 50 e 51 del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, e sono soppresse, nella rubrica del citato Titolo III, le parole: «e sulla mediazione».
Art. 80-quater (Ruolo dei periti e degli esperti). - 1. Fatta salva la possibilita' di successive modificazioni nell'ambito dell'ordinaria potesta' regolamentare in materia di ruoli dei periti e degli esperti, al regolamento-tipo per la formazione del ruolo dei periti e degli esperti presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura di cui al decreto del Ministro dell'industria del commercio e dell'artigianato in data 29 dicembre 1979, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24 del 25 gennaio 1980, sono apportate le seguenti modificazioni.
a) l'articolo 4 e' sostituito dal seguente: «4. - L'iscrizione nel ruolo e' disposta dalla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura.»;
b) al settimo comma dell'articolo 5 le parole: «La commissione di cui all'articolo 4» e le parole: «la commissione» sono sostituite dalle seguenti: «La camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura»;
c) al primo comma dell'articolo 6 le parole: «ed alla proposta della commissione di cui all'art. 4» sono soppresse ed al secondo comma dell'articolo 6 le parole: «in base ad istruttoria eseguita dalla commissione anzidetta» sono soppresse;
d) all'articolo 7 le parole: «che decide, sentita la commissione centrale per l'esame dei ricorsi dei periti e degli esperti di cui all'articolo seguente» sono abrogate;
e) gli articoli 8 e 9 sono conseguentemente soppressi;
f) all'articolo 10 le parole: «l'attivita' abitualmente esercitata» sono soppresse;
g) l'articolo 11 e' sostituito dal seguente: «11. Il ruolo e' pubblico e l'elenco dei periti e degli esperti e' pubblicato sul sito della camera di commercio.»;
h) all'articolo 13, le parole: «La commissione di cui all'articolo 4» sono sostituite dalle seguenti: «La Camera di commercio, industria agricoltura e artigianato»; le parole: «e propone, ove del caso, l'applicazione delle sanzioni previste dal successivo art. 15» sono soppresse;
i) all'articolo 15, le parole: «commissione prevista dall'art. 4» sono sostituite dalle seguenti: «dirigente della camera di commercio» e il quinto comma e' abrogato;
l) sono abrogati gli articoli 3, 5, primo comma, limitatamente alle lettere b), c), d) ed e), sesto comma, ottavo comma, nono comma, e 16.
2. Le competenze relative alla gestione del ruolo dei periti e degli esperti sono assolte dall'ufficio competente della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura in forma semplificata.
Art. 80-quinquies (Apertura, modificazione, ampliamento ed esercizio di un magazzino generale). - 1. L'attivita' di apertura, modificazione, ampliamento ed esercizio di un magazzino generale e' soggetta, ai sensi dell'articolo 25, terzo comma, alla segnalazione certificata di inizio di attivita', da presentare con comunicazione unica, disciplinata dall'articolo 9 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, al registro delle imprese che la trasmette immediatamente allo sportello unico per le attivita' produttive.
2. L'alinea del primo periodo del primo comma dell'articolo 2 del regio decreto-legge 1° luglio 1926, n. 2290, e' sostituito dal seguente: «Le imprese che vogliono istituire ed esercitare un magazzino generale devono presentare al Ministero dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 5, per il tramite del registro delle imprese che trasmette anche allo sportello unico per le attivita' produttive la segnalazione certificata di inizio dell'attivita' corredata dalle seguente documentazione e dichiarazioni sostitutive dal quale risulti:».
3. All'articolo 21, secondo comma, del regio decreto-legge 1° luglio 1926, n.2290, le parole: «trascorso il detto termine» sono soppresse.
4. L'articolo 1 del regolamento di cui al regio decreto 16 gennaio 1927, n. 126, e' sostituito dal seguente: "Art. 1. -1. La segnalazione certificata di inizio di attivita' diretta a esercitare un magazzino generale in locali da costruire o da trasformare deve essere corredata da un regolare progetto delle opere da compiere, munito del «visto» dell'ufficio del genio civile nonche' del relativo piano finanziario, con l'indicazione delle persone o enti che forniscono i capitali necessari. Per i locali gia' costruiti saranno invece allegate le planimetrie con una perizia vistata dall'ufficio del genio civile. Le valutazioni di carattere edilizio sono di competenza dello sportello unico dell'edilizia a cui lo sportello unico per le attivita' produttive trasmette l'istanza. Lo sportello unico dell'edilizia comunica l'esito al Ministero dello sviluppo economico.".
5. Il sesto comma dell'articolo 2 del regolamento di cui al regio decreto 16 gennaio 1927, n. 126, e' sostituito dal seguente: "La liberazione della cauzione deve essere chiesta al Ministero dello sviluppo economico contestualmente alla presentazione della segnalazione di cessazione dell'attivita' presentata al registro delle imprese. La domanda di liberazione della cauzione e' pubblicata dal registro delle imprese e nell'albo della camera di commercio. Trascorsi quaranta giorni dalla data dell'ultima di tali pubblicazioni senza che vi siano opposizioni, la camera di commercio pronuncia la liberazione della cauzione; l'opposizione ha effetto sospensivo sino a che non sia ritirata o respinta anche con sentenza provvisoriamente esecutiva.".
6. L'articolo 4 del regio decreto-legge 1° luglio 1926, n. 2290, e' sostituito dal seguente: "Art. 4 - 1. Il Ministero dello sviluppo economico esegue gli accertamenti e le verifiche necessarie, anche avvalendosi della cooperazione delle camere di commercio, nei termini previsti dall'articolo 19 della legge n. 241 del 1990. Tali accertamenti verranno effettuati, di concerto col Ministero dell'economia e delle finanze - Agenzia delle dogane-, quando si tratti di magazzini generali destinati a ricevere merci estere.".
7. Ogni riferimento ad autorizzazione previsto dagli articoli 6 e 19 del regio decreto legislativo 1° luglio 1926, n. 2290, e dagli articoli 5 e 8 del regolamento di cui al regio decreto 16 gennaio 1927, n. 126, deve intendersi riferito alla segnalazione certificata di inizio di attivita'. Trovano applicazione anche ai magazzini generali i requisiti morali previsti per l'esercizio delle attivita' commerciali ai sensi dell'articolo 71 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59. Non si applicano ai magazzini generali requisiti economici riferibili al possesso di un determinato statuto giuridico, ma dell'esistenza o meno di garanzie derivanti dalla forma societaria eventualmente adottata e dal capitale versato si tiene conto in sede di determinazione della cauzione o fideiussione per l'esercizio dell'attivita'. Sono fatte salve le disposizioni applicabili ai magazzini generali per gli aspetti di natura fiscale e per gli aspetti della loro attivita' riconducibili ad attivita' escluse dall'ambito di applicazione del presente decreto ai sensi dell'articolo 4.
8. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo, sono abrogate le seguenti disposizioni.
a) gli articoli 2, primo comma, quinto paragrafo, 3, 5, 6, secondo comma, 7, 8, secondo e quinto comma, 9, 18 e 21, primo comma, del regio decreto-legge 1° luglio 1926, n. 2290, "Ordinamento dei magazzini generali".
b) gli articoli 3 e 4 del regolamento di cui al regio decreto 16 gennaio 1927, n. 126, recante approvazione del regolamento generale concernente l'ordinamento e l'esercizio dei magazzini generali e l'applicazione delle discipline doganali ai predetti magazzini generali.
Art. 80-sexies (Impianto di un nuovo molino, trasferimento o trasformazione di molini esistenti). 1. L'esercizio dell'attivita' di impianto di un nuovo molino, trasferimento o trasformazione di molini esistenti e' soggetto, ai sensi dell'articolo 25, comma 3, alla segnalazione certificata di inizio di attivita', da presentare con comunicazione unica, disciplinata dall'articolo 9 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, al registro delle imprese che la trasmette immediatamente allo sportello unico per le attivita' produttive.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente articolo, la legge 7 novembre 1949, n. 857, e il decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 386, sono abrogati.».
 
Art. 19

Modificazioni all'articolo 81 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
relativo ai marchi ed attestati di qualita' dei servizi

1. All'articolo 81, del decreto legislativo n. 59 del 2010, dopo il comma 1 e' aggiunto il seguente: «1-bis. Le violazioni delle disposizioni di cui al comma 1 sono valutate ai fini della individuazione di eventuali azioni ingannevoli o omissioni ingannevoli ai sensi degli articoli 21 e 22 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e successive modificazioni, recante il codice del consumo, anche ai fini dell'applicazione delle sanzioni di cui all'articolo 27 del medesimo codice.».



Note all'art. 19:
Si riporta il testo dell'articolo 81 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 81 Marchi ed attestati di qualita' dei
servizi
1. I soggetti, pubblici o privati, che istituiscono
marchi ed altri attestati di qualita' relativi ai servizi o
sono responsabili della loro attribuzione, rendono
disponibili ai prestatori ed ai destinatari, tramite
pubblicazione sul proprio sito internet, informazioni sul
significato dei marchi e sui criteri di attribuzione dei
marchi e degli altri attestati di qualita', dandone
contemporaneamente notizia al Ministero dello sviluppo
economico ed evidenziando se si tratta di certificazioni
rilasciate sulla base del sistema di accreditamento di cui
al Regolamento (CE) n. 765/2008, del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 9 luglio 2008
1-bis. Le violazioni delle disposizioni di cui al comma
1 sono valutate ai fini della individuazione di eventuali
azioni ingannevoli o omissioni ingannevoli ai sensi degli
articoli 21 e 22 del decreto legislativo 6 settembre 2005,
n. 206, e successive modificazioni, recante il codice del
consumo, anche ai fini dell'applicazione delle sanzioni di
cui all'articolo 27 del medesimo codice."



 
Art. 20

Modificazioni all'articolo 85 del decreto legislativo n. 59 del 2010,
recante modifiche ed abrogazioni

1. All'articolo 85 del decreto legislativo n. 59 del 2010 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 e' abrogato;
b) al comma 4, le parole: «74, 75, 76, 77 e 78» sono sostituite dalle seguenti: «73, 74, 75 e 76»;
c) al comma 5, le lettere a), b), d), f) e g) sono soppresse;
d) al comma 5, dopo la lettera e) e' inserita la seguente: «e-bis) l'articolo 4, primo comma, lettere a) ed e), della legge 14 novembre 1941, n. 1442;»;
e) dopo il comma 5, e' inserito il seguente: «5-bis. All'articolo 139, comma 1, del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e successive modificazioni, e' aggiunta, in fine, la seguente lettera: «b-bis) decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, recante attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno.».



Note all'art. 20:
Si riporta il testo dell'articolo 85 del citato decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59, cosi' come modificato dal
presente decreto:
"Articolo 85 Modifiche e abrogazioni
In vigore dal 8 maggio 2010
1. (abrogato)
2. Il comma 4 dell'articolo 60 del decreto legislativo
9 novembre 2007, n. 206, di attuazione della direttiva
2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche
professionali, dopo le parole: «2 maggio 1994, n. 319,»
sono aggiunte le seguenti: «e 20 settembre 2002, n. 229,»;
al medesimo comma dopo le parole: « decreti legislativi 27
gennaio 1992, n. 115,» la parola: «e» e' soppressa.
3. L'articolo 9 della legge 29 dicembre 1990, n. 428,
e' abrogato.
4. Ferme restando le abrogazioni contenute nel comma 5,
sono o restano abrogate le disposizioni di legge e di
regolamento statali incompatibili con gli articoli 73, 74,
75 e 76.
5. A decorrere dalla data di entrata in vigore del
presente decreto sono abrogate le seguenti disposizioni:
a) (soppressa);
b) (soppressa);
c) l'articolo 5, comma 1, lettere a), b) e d), della
legge 3 maggio 1985, n. 204;
d) (soppressa);
e) l'articolo 9, lettere a) c) ed e), della legge 4
aprile 1977, n. 135;
e-bis) l'articolo 4, primo comma, lettere a) ed e),
della legge 14 novembre 1941, n. 1442.
f) (soppressa)
g) (soppressa)
5-bis. All'articolo 139, comma 1, del codice del
consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n.
206, e successive modificazioni, e' aggiunta, in fine, la
seguente lettera: "b-bis) decreto legislativo 26 marzo
2010, n. 59, recante attuazione della direttiva 2006/123/CE
relativa ai servizi nel mercato interno."



 
Art. 21
Disposizioni finanziarie

1. Dall'attuazione delle disposizioni contenute nel presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti del presente decreto con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Stromboli, addi' 6 agosto 2012

NAPOLITANO
Monti, Presidente del Consiglio dei
Ministri

Moavero Milanesi, Ministro per gli
affari europei

Passera, Ministro dello sviluppo
economico

Severino, Ministro della giustizia

Cancellieri, Ministro dell'interno

Terzi di Sant'Agata, Ministro degli
affari esteri

Grilli, Ministro dell'economia e
delle finanze

Patroni Griffi, Ministro per la
pubblica amministrazione e la
semplificazione

Gnudi, Ministro per gli affari
regionali, il turismo e lo sport

Visto, il Guardasigilli: Severino
 
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