Gazzetta n. 97 del 26 aprile 2013 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 aprile 2013
Scioglimento del consiglio comunale di San Calogero e nomina della commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di San Calogero (Vibo Valentia) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 e 14 aprile 2008;
Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra componenti del consesso e la criminalita' organizzata locale che hanno compromesso il buon andamento e l'imparzialita' dell'amministrazione comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di San Calogero, per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 27 marzo 2013;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di San Calogero (Vibo Valentia) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di San Calogero (Vibo Valentia) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 13 e 14 aprile 2008, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
A seguito di alcune segnalazioni su presunte irregolarita' riguardanti l'attivita' dell'ente e' stata avviata un'attivita' di attento monitoraggio sull'amministrazione del comune, dalla quale emergeva, da un lato, che alcuni componenti dell'amministrazione avevano assidui rapporti di frequentazione con esponenti della criminalita' organizzata e, dall'altro, che l'attivita' svolta dall'ente locale era caratterizzata da criticita' tanto da rendere necessario l'avvio della procedura di accesso presso l'ente, al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nei confronti dell'amministrazione comunale.
Il prefetto di Vibo Valentia, pertanto, con decreto del 6 settembre 2012, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito con modificazioni dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.
All'esito degli accertamenti effettuati, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sui cui contenuti il prefetto di Vibo Valentia, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore Distrettuale Antimafia di Catanzaro e del Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, ed acquisito il parere favorevole dei partecipanti, ha redatto l'allegata relazione in data 24 gennaio 2013, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza dei presupposti per l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per aver riscontrato concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori dell'ente con la criminalita' organizzata locale e su forme di condizionamento degli stessi.
E' un dato incontrovertibile che la criminalita' organizzata esercita una notevole influenza nei territori calabresi per il perseguimento delle proprie finalita' illecite, interferendo, per il tramite di frequentazioni con le strutture politiche e burocratiche, nell'attivita' degli enti locali, aggravandone le condizioni spesso gia' precarie.
Il fenomeno reca non solo pregiudizio per gli interessi della collettivita', ma costituisce un ostacolo allo sviluppo sociale in quanto la criminalita' organizzata assume il controllo di importanti fasce di attivita' economica ed imprenditoriale.
I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo al profilo del sindaco, di altri amministratori e di alcuni dipendenti comunali.
Per gli stessi sono risultate parentele dirette e collaterali, affinita' e contiguita', connivenze ed assidue frequentazioni con soggetti gravati da diversi precedenti penali e di polizia.
Significativa valenza assume quanto emerso nel corso delle indagini svolte dai competenti organi circa i rapporti intercorsi tra il sindaco ed il congiunto di un pluripregiudicato, elemento cardine di un'organizzazione criminale internazionale dedita al traffico di cocaina, rimasto, nel corso del 2011, vittima di un agguato.
Sintomatica di anomale cointeressenze e' la vicenda legata ad altro amministratore dell'attuale compagine, che e' legale rappresentante ed unico socio di un'impresa che ha effettuato lavori di ristrutturazione di un albergo, di proprieta' proprio del predetto pluripregiudicato, sottoposto a sequestro e confisca nell'ambito di un procedimento penale della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.
Altro amministratore, i cui stretti familiari conviventi sono soggetti emergenti della criminalita' locale, ha eseguito, unitamente ad uno dei predetti congiunti, come titolari di impresa edile, i lavori per la realizzazione di una villa, in altra provincia, di proprieta' di altro pluripregiudicato, affine del medesimo amministratore. Di recente tale immobile e' stato oggetto di sequestro da parte della competente Direzione Distrettuale Antimafia.
Relativamente all'assetto burocratico rileva la posizione di un dipendente, che ricopre l'incarico di responsabile dell'area tecnica, personaggio chiave all'interno del comune di San Calogero in quanto proprio nel settore di competenza del predetto sono stati individuati i maggiori elementi indicativi di forme di condizionamento tali da compromettere il buon andamento o l'imparzialita' dell'amministrazione comunale.
Gli accertamenti svolti in sede amministrativa hanno posto in evidenza una serie di elementi univocamente riconducibili al condizionamento esercitato dalla locale cosca, nonche' un'attivita' dell'ente svolta in una situazione generale caratterizzata da diffusa illegalita'.
Il disordine organizzativo degli uffici, le diffuse irregolarita', l'assenza di atti concludenti da parte dei vertici politici idonei a ricondurre l'amministrazione nell'alveo della legalita' hanno favorito la permeabilita' dell'ente all'interferenza malavitosa.
La Commissione di indagine ha rilevato criticita' in molti settori e servizi dell'ente, in particolare ha evidenziato che la gestione della "cosa pubblica" e' stata condotta in spregio al principio di trasparenza e delle fondamentali regole amministrative.
E' proprio in presenza di condizioni di disordine organizzativo, di sviamento dell'attivita' di gestione, di mancanza di rispetto delle procedure amministrative che risulta piu' agevole la penetrazione mafiosa: l'illegalita' fa da schermo all'infiltrazione delle cosche locali.
In tale contesto e' necessario che i titolari degli organi dell'ente siano in grado di opporsi efficacemente e di assumere una posizione decisa a contrastare quell'attivita' amministrativa deviata dai suoi canoni costitutivi per essere rivolta a soddisfare interessi propri della criminalita' organizzata.
Tale attivita' di contrasto non e' stata posta in essere dalla compagine amministrativa eletta nel 2008, che avrebbe dovuto, in quel particolare contesto, porre in essere tutte quelle azioni finalizzate al recupero della corretta gestione della cosa pubblica.
La responsabilita' degli amministratori non e' limitata all'attivita' politica; nonostante lo spostamento delle competenze relative alla gestione dell'ente, gli organi di vertice politico-amministrativo hanno compiti pregnanti di pianificazione, di direttive, di impulso, di vigilanza e di verifica, che impongono l'esigenza di intervenire ed apprestare tutte le misure e le risorse necessarie per una effettiva e sostanziale cura dell'interesse pubblico e difesa dalla compromissione derivante da ingerenze estranee.
Particolari criticita' sono state riscontrare negli appalti pubblici, settore nel quale l'attivita' svolta dalla commissione di indagine ha messo in evidenza come la gestione amministrativa sia caratterizzata da diffuse irregolarita' e gravi inadempienze. Infatti, il ricorso alle procedure di affidamento diretto e di somma urgenza risulta, il piu' delle volte, carente nei presupposti e nella motivazione.
Emblematica e' la vicenda relativa all'asta pubblica per l'affidamento dei lavori di riqualificazione e recupero del sistema urbano del comune, finanziati con fondi della Regione, disposta con determina n. 109 del 24 ottobre 2008. Solo pochi giorni dopo, il responsabile dell'area servizi al territorio revoco' la predetta determina, relativa all'indizione della gara, con altra determina n. 111 del 3 novembre 2008, sul presupposto che i lavori non avrebbero potuto essere rendicontati alla Regione Calabria nel previsto termine del 30 novembre 2008, invocando cosi l'estrema urgenza. Nel contempo formulo' istanza alla Regione per Ia revoca della pubblicazione del bando di gara e chiese ad una sola impresa la disponibilita' all'esecuzione immediata dei lavori, affidati poi effettivamente alla stessa, pur in assenza delle condizioni necessarie dettate dall'urgenza. Quella stessa ditta e' stata successivamente destinataria di certificazione antimafia cd. "atipica".
Altri lavori sono stati affidati, sempre con determina firmata dal responsabile dell'area servizi al territorio, ad una ditta non compresa nell'elenco delle ditte di fiducia deputate ad effettuare lavori in affidamento diretto, con elusione di quanto disposto dall'art. 8 del regolamento comunale per l'esecuzione dei lavori in economia, forniture di beni e prestazioni di servizi, che prevede la possibilita' di ricorrere all'affidamento diretto per importi inferiori ad euro 10.000,00. I soci della suddetta societa' sono gravati da precedenti di polizia in relazione ai reati di tipo mafioso e risultano frequentare soggetti appartenenti alle cosche locali. Di recente e' stata emessa nei confronti della, predetta ditta un'informativa antimafia interdittivi.
Anomale cointeressenze sono state riscontrate anche nell'affidamento dei lavori a ditte, imprese individuali e societa' che presentano compagini societarie con persone gravate da pregiudizi penali e di polizia e che, in alcuni casi, hanno legami con esponenti della criminalita' organizzata o risultano destinatarie di certificazioni antimafia interdittive.
L'ingiustificato ricorso alla somma urgenza, sintomatico di una volonta' dell'amministrazione di eludere le procedure ad evidenza pubblica o comunque concorsuali previste dalla vigente normativa a tutela dei principi di trasparenza ed imparzialita', costituisce un elemento significativo di un'illegittima gestione della cosa pubblica, finalizzata a favorire gli interessi delle locali consorterie.
Molti degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio comunale risultano assegnati ad una ditta il cui titolare ha precedenti penali e frequentazioni con soggetti aventi precedenti di polizia.
Il pagamento dei relativi lavori e' stato effettuato in assenza del visto che comprova l'effettiva esecuzione delle opere ed in carenza del documento unico di regolarita' contributiva. Inoltre, non risulta richiesto il codice identificativo di gara, che deve essere riportato nei contratti avente ad oggetto lavori, forniture e servizi, e riportato il conto corrente dedicato: elementi necessari per la tracciabilita' dei flussi finanziari prescritti dalla legge 13 agosto 2010, n. 136, concernente la normativa antimafia.
Dagli accertamenti effettuati dalla commissione di indagine e' emerso in modo chiaro che i lavori in economia affidati alla ditta in questione sono stati affidati in violazione della normativa vigente in materia.
Anche per il servizio di gestione e manutenzione della rete idrica e fognaria l'affidamento e' stato disposto a favore della stessa ditta per gli anni 2011 e 2012 in difformita' alle norme previste dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e risulta corrisposto un importo superiore a quanto impegnato, quindi privo di copertura finanziaria, che ha dato origine ad un debito fuori bilancio.
La concludenza dei profili esposti e' confermata dalla circostanza che il comune si e' avvalso costantemente dal 2008 di una ditta, alla quale sono stati corrisposti considerevoli importi, che risulta destinataria di informazioni antimafia interdittive.
Significativo della compromissione del regolare funzionamento dei servizi e' anche la vicenda connessa ad un accordo, relativo alla realizzazione di una fontana pubblica, intercorso tra l'ente ed uno stretto congiunto di un amministratore, a sua volta legato da vincoli di parentela con un pluripregiudicato.
L'assoggettamento dell'amministrazione alle sollecitazioni della criminalita' organizzata si evince anche in occasione del trasferimento temporaneo di un dipendente, congiunta di un pregiudicato, con l'improprio ricorso all'istituto del comando, in assenza dei presupposti normativi richiesti per tale procedura che ha determinato un aggravio delle finanze dell'ente.
Con riferimento ai contributi elargiti dall'ente, nonostante la precaria situazione finanziaria, assumono significativa valenza quelli assicurati ad un'associazione sportiva locale, nella cui compagine societaria figurano elementi di spicco della criminalita' locale e lo stesso responsabile dell'area servizi al territorio.
La carente azione di governo del territorio, riscontrata in sede di accesso, sotto il profilo urbanistico ed edilizio, denota una amministrazione locale timida, debole, soggetta al sistema mafioso che condiziona lo sviluppo sociale ed economico del territorio. La mancata repressione dell'abusivismo costituisce l'ambito in cui meglio si puo' apprezzare il pericolo oggettivo di commistione tra i poteri pubblici e gli interessi mafiosi.
A cio' si aggiunge una deficitaria situazione finanziaria dell'ente emersa nel corso dell'accesso che ha riscontrato, a partire dall'anno 2008 sino al 2012, che i bilanci non risultano in equilibrio e sono stati redatti in violazione dei principi di integrita', veridicita' ed attendibilita'.
L'insieme dei suesposti elementi e' idoneo a suffragare le rilevate forme di condizionamento del procedimento di formazione della volonta' degli organi comunali, essendo questo caratterizzato da collegamenti indizianti la compromissione del buon andamento e dell'imparzialita' di quella amministrazione comunale a causa delle deviazioni nella conduzione di settori cruciali nella gestione dell'ente.
Ritengo pertanto che, sulla base di tali elementi, ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di San Calogero (Vibo Valentia) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con l'affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria, per rimuovere gli effetti delle predette anomalie, anche in virtu' degli speciali poteri di cui all'art. 145 del medesimo decreto legislativo.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 26 marzo 2013

Il Ministro dell'interno: Cancellieri
 
Allegato
Parte di provvedimento in formato grafico


 
Art. 2

La gestione del comune di San Calogero (Vibo Valentia) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
- dr. Andrea Cantadori - viceprefetto;
- dr. Alberto Monno - viceprefetto aggiunto;
- dr. Antonio Corvo - funzionario economico finanziario.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 9 aprile 2013

NAPOLITANO
Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri

Cancellieri, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 15 aprile 2013 Interno, registro n. 2, foglio n. 298
 
Gazzetta Ufficiale Serie Generale per iPhone