Gazzetta n. 110 del 13 maggio 2013 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 aprile 2013 |
Scioglimento del consiglio comunale di Casignana e nomina della commissione straordinaria per la provvisoria gestione del comune. |
|
|
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Casignana (Reggio Calabria) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011; Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Casignana, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 18 aprile 2013;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Casignana (Reggio Calabria) e' sciolto.
|
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel comune di Casignana (Reggio Calabria) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi. All'esito di indagini di polizia giudiziaria avviate dalla locale Procura distrettuale antimafia, nel corso della quale sono emersi elementi indicativi di possibili collegamenti tra l'amministrazione comunale in carica e la criminalita' organizzata, il primo cittadino e' stato destinatario, dal 24 novembre 2011 al 6 marzo 2012, di una misura di custodia cautelare in quanto responsabile di reati in materia di traffico e smaltimento di rifiuti. Il sindaco del comune di Casignana era gia' stato interessato di un'informazione di garanzia, relativa ad un altro procedimento penale, ancora in corso, per il reato di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso per essersi rivolto, in occasione di una tornata elettorale, ad un locale capo cosca al fine di ottenere l'appoggio dell'organizzazione criminale dallo stesso diretta. Sulla base di tali circostanze il prefetto di Reggio Calabria ha disposto, con decreto del 5 luglio 2012, successivamente prorogato, l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. All'esito dell'accesso ispettivo il prefetto, su conforme parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica f.f. presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha redatto l'allegata relazione in data 30 gennaio 2013, che costituisce parte integrante della presente proposta. Con la citata relazione il Prefetto di Reggio Calabria da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali al tempo in carica con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali cosche ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi, per l'esistenza di una fitta ed intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni, che lega alcuni amministratori ad esponenti delle locali consorterie criminali o a soggetti ad esse contigui. Il comune di Casignana e' ricompreso in un ambito territoriale notoriamente caratterizzato dalla radicata e pervasiva presenza di organizzazioni criminali, con un raggio di azione che si estende anche ad altri comuni della provincia per i quali lo Stato e' dovuto recentemente intervenire disponendo lo scioglimento dei relativi consigli ai sensi dell'art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Sul territorio del comune di Casignana, di ridotte dimensioni demografiche, insiste una discarica consortile, per la quale il comune beneficia di importanti contributi e che rappresenta uno dei siti consortili piu' importanti della regione, nel quale conferiscono i comuni della locride ed anche, in alcuni periodi, il comune di Reggio Calabria. Il sito ambientale rappresenta l'elemento preponderante dell'attivita' politico amministrativa dell'ente, intorno alla quale si muovono la maggior parte degli interessi economici della zona e, conseguentemente, anche quelli della criminalita' organizzata. Le indagini ispettive hanno evidenziato una sostanziale continuita' nelle amministrazioni che si sono succedute alla guida dell'ente: l'attuale sindaco e' al secondo mandato consecutivo e un consistente numero di amministratori eletti nel 2011 ha fatto parte a diverso titolo, sin dall'anno 2001, degli organi dell'ente. La compagine eletta comprende, peraltro, alcuni amministratori il cui profilo e' connotato da precedenti di polizia e risultano, come evidenziato, vicini o contigui alle potenti cosche malavitose operanti nel territorio. Uno degli amministratori e', anche, socio di una ditta risultata positiva ai controlli antimafia. Gli stessi contenuti della menzionata ordinanza, concernente l'applicazione della misura cautelare emessa nei confronti del sindaco e di altri soggetti operanti a vario titolo nell'ambito della discarica hanno fatto emergere palesemente, come si vedra' piu' diffusamente in seguito, la sussistenza di cointeressenze tra il citato amministratore e la criminalita' organizzata che hanno prodotto, come effetto, lo sviamento dell'attivita' amministrativa. La relazione redatta dalla commissione d'indagine, avvalendosi anche delle risultanze dell'attivita' svolta dall'autorita' giudiziaria, ha evidenziato un diffuso quadro di illegalita', in diversi settori dell'ente locale che unitamente ad un generale disordine amministrativo, si sono rivelati funzionali al mantenimento di assetti predeterminati con soggetti organici o contigui all'organizzazione camorristica egemone. Tali modalita' operative, che hanno avuto origine nel corso di precedenti consessi e sono proseguite, consolidandosi negli anni successivi, risultano evidenti in una serie di procedure irregolari, concernenti la gestione della discarica comunale, il ripetuto ricorso alle procedure di somma urgenza in assenza dei requisiti richiesti dalla vigente normativa, l'anomala ed irregolare gestione dell'ufficio economico finanziario. Per quanto attiene al primo degli aspetti evidenziati le indagini giudiziarie hanno posto in rilievo che i rifiuti solidi urbani sarebbero stati conferiti e ammassati in aree della discarica consortile non autorizzate e senza il prescritto isolamento dal terreno mentre, al fine di ridurre i costi di gestione e conseguire indirettamente un ingiusto profitto, il percolato prodotto dai rifiuti sarebbe stato smaltito con modalita' non idonee. La raccolta del percolato, effettuata in violazione della vigente normativa, avrebbero determinato lo sversamento dello stesso in un attiguo vallone, fino ad arrivare nei pressi della spiaggia con conseguenti effetti negativi sull'ambiente circostante. Inoltre, attraverso accordi illeciti, dei quali il sindaco ed il responsabile della societa' che gestisce la discarica erano a conoscenza, sono stati introdotti nell'area consortile rifiuti non autorizzati. La relazione dell'organo ispettivo ha posto in rilievo come per tale importante servizio, effettuato non solo per il comune di Casignana ma, come evidenziato, anche per altri enti locali limitrofi, i vertici dell'amministrazione comunale, in particolare il primo cittadino e componenti dell'apparato burocratico abbiano operato in spregio agli obblighi di vigilanza e controllo ed anzi abbiano posto acquiescenza e assecondato le innumerevoli inadempienze amministrative e gestionali riscontrate. E' inoltre stato contestato come l'amministrazione comunale non abbia predisposto un piano per il progressivo smaltimento delle sostanze inquinanti, attivita' per la quale vengono erogati consistenti fondi pubblici. Gli organi politici e i componenti dell'apparato burocratico, ciascuno per i propri ambiti di competenza non risulta abbiano contestato alla societa' che gestisce l'impianto le numerose inadeguatezze e illiceita' gestionali riscontrate nel corso delle indagini; la stessa societa' ha anzi continuato a gestire la discarica pur se, a decorrere dal gennaio 2009, non era piu' in possesso della prescritta iscrizione all'albo nazionale gestori ambientali nella categoria richiesta. Elementi univoci che attestano il condizionamento posto in essere dalla criminalita' organizzata nei confronti dell'amministrazione comunale sono emersi dall'analisi delle aziende che, a vario titolo, hanno effettuato lavori o svolto servizi nell'ambito delle attivita' connesse alla gestione della discarica; alcune di queste aziende sono risultate positive ai controlli antimafia o sono comunque riconducibili ad ambienti criminali. Tra le procedure analizzate particolarmente significativa dello sviamento dell'attivita' amministrativa dai principi di legalita' si e' rivelata quella concernente il progetto per il recupero di volumetrie per il deposito di materiale nella discarica. Come accertato nel corso dell'accesso ispettivo, il progetto originario e' stato successivamente frazionato in tre diverse e separate procedure negoziate concernenti, rispettivamente, lavori di movimentazione terra, di impermealizzazione del lotto e di realizzazione di una vasca per la raccolta del percolato al fine di sottrarre, quella che avrebbe dovuto essere una gara unitaria, alla stazione unica appaltante. Tale soluzione, in aperta violazione del codice degli appalti, ha consentito di fare ricorso alla procedura negoziata, pur non ricorrendone nel caso di specie i presupposti di legge ed ha permesso di eludere la richiesta di documentazione antimafia, che la stazione unica appaltante avrebbe disposto, in forza del protocollo di legalita' stipulato con la prefettura. Come evidenziato nella relazione del prefetto, l'esame effettuato sulle attivita' amministrative inerenti la gestione della discarica si e' rivelato estremamente difficoltoso, a causa di una serie di anomalie concernenti l'estrema sommarieta' delle iniziative assunte nel tempo e l'imprecisione degli adempimenti amministrativi effettuati. E' stato inoltre sottolineato come, spesso, i provvedimenti adottati siano carenti di motivazioni logico giuridiche e contraddittorie. E' il caso di due determine, adottate nello stesso giorno, concernenti l'impegno di spesa da effettuarsi per una procedura d'appalto concernente il ritiro, trasporto e smaltimento del percolato della discarica. La prima determina e' stata successivamente revocata con la motivazione che le somme impegnate risultavano insufficienti per l'espletamento del servizio; tuttavia, un attento esame della seconda determina, non revocata, ha posto in rilievo che le somme ivi riportate sono comunque inferiori rispetto a quelle previste nella prima determina oggetto di revoca. Una generale condizione di confusione e irregolarita' ha caratterizzato anche altre procedure concernenti lo smaltimento del percolato. L'esame svolto ha posto in rilievo come in tale ambito si siano succedute delibere e determine non trasparenti, contraddittorie e ripetitive e come tale servizio sia stato affidato, in taluni casi, senza la preventiva sottoscrizione di alcun contratto mentre la societa' affidataria e' stata liquidata su semplice presentazione della relativa fattura. E' emerso inoltre come gli organi amministrativi, pur a fronte di un evidente inadempimento contrattuale operato dalla societa' incaricata della gestione e dello smaltimento del percolato, non abbiano disposto alcuna iniziativa a salvaguardia degli interessi dell'ente e delle altre comunita' locali interessate venendo quindi meno agli obblighi di vigilanza e controllo. L'evidenziato contesto ambientale, notoriamente caratterizzato da un'elevata presenza di esponenti della criminalita' organizzata avrebbe richiesto dovuti e idonei criteri per l'individuazione e l'affidamento dei lavori; la riscontrata carenza ha permesso a soggetti e aziende vicini alla criminalita' organizzata di ottenere l'affidamento di lavori connessi alla gestione della discarica. Piu' in particolare alcune di queste societa', tra le quali figura anche quella di cui e' socio un consigliere di minoranza, sono risultate positive ai controlli antimafia. Anche la societa' incaricata della gestione del sito ambientale e' stata destinataria di interdittiva antimafia, mentre l'effettivo gestore della stessa e' stato sottoposto alla citata misura cautelare per concorso in traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi. Diffuse e sistematiche irregolarita' hanno connotato i lavori per il sito ambientale disposti con ordinanze contingibili ed urgenti e con quelle di somma urgenza. L'esame delle relative determine ha rivelato come sia stato fatto ricorso a tali procedure in assenza dei presupposti richiesti dal legislatore e, invero, come anche si evince dall'ordinanza di custodia cautelare, per fare fronte ad una irregolare e comunque negligente gestione dell'impianto. Sono stati infatti effettuati interventi di riparazione o di manutenzione, lavori che ben rientrano nell'ordinaria attivita' programmatica e di gestione e quindi realizzabili con procedure ordinarie. Inoltre, sebbene l'amministrazione comunale abbia emanato un regolamento dei lavori, servizi e forniture in economia, non ha tuttavia provveduto a redigere un elenco di ditte o fornitori fiduciari, la cui assenza ha consentito che l'affidamento dei lavori di somma urgenza sia stato disposto sulla base di procedure irregolari e non trasparenti. Molti dei lavori di somma urgenza sono stati affidati a societa' i cui titolari sono gravati da pregiudizi o precedenti per associazione a delinquere di tipo mafioso ed i relativi pagamenti sono stati effettuati dall'amministrazione a fronte di semplice presentazione di fattura e cioe' al prezzo richiesto dagli operatori, senza alcuna preventiva e comparativa indagine di mercato. Aspetti emblematici di uno sviamento dell'attivita' amministrativa dai principi di buon andamento possono rinvenirsi nella circostanza che, in palese violazione delle relative disposizioni normative, tutti i lavori di somma urgenza vengono ratificati con un unico atto deliberativo e i relativi mandati di pagamento sono emessi dall'ufficio di ragioneria dell'ente pur in assenza dei relativi impegni di spesa, del visto di regolarita' contabile e della relativa copertura finanziaria. La commissione d'indagine ha riscontrato in sede di analisi delle diverse determine emesse dall'amministrazione eletta nel 2011, relative all'acquisizione di beni e servizi imprecisioni, mancanza di sottoscrizioni, assenza dai relativi carteggi della documentazione richiamata nel corpo delle determinazioni stesse, incongruenze nelle date: anomalie e irregolarita' che, valutate nel loro complesso, denotano una radicata condizione di illegalita' risoltasi in favore di ambienti controindicati. Alle stesse conclusioni si perviene, di sovente, per quanto attiene gli appalti di lavori affidati dall'amministrazione comunale laddove alcune procedure, concernenti in particolare lavori di manutenzione straordinaria di strade e di ripristino della rete idrica, sono risultate carenti di qualsiasi attivita' istruttoria. Anche in tale settore si sono registrate cointeressenze con ambienti controindicati. Il mancato rispetto di qualsiasi normativa in tema di affidamento dei servizi e' stato riscontrato anche per la fornitura di carburante per i mezzi del comune, atteso che la stessa viene regolarmente effettuata presso un locale distributore di carburante, senza che sia stata all'uopo indetta alcuna gara. Sintomatiche forme di cointeressenze tra gli amministratori comunali e ambienti controindicati, che hanno comunque confermato l'attitudine dell'ente locale ad operare in dispregio dei principi di legalita', sono attestati dalla circostanza che l'amministrazione comunale in molti casi, prima di procedere al pagamento delle societa' che hanno svolto lavori o servizi, non ha effettuato le prescritte visure presso la societa' Equitalia, per verificare la sussistenza di eventuali inadempienze delle ditte aggiudicatarie nei confronti della pubblica amministrazione. Ulteriori criticita' che contribuiscono a definire la situazione di precarieta' dell'ente locale hanno interessato il settore finanziario contabile. La relazione prefettizia ha posto in evidenza come il comune sia interessato da una forte evasione dei canoni della TARSU e dei canoni dell'acqua e come, pur a fronte dell'esiguo numero di cittadini residenti, vi sia un consistente ritardo nella formazione e nell'invio degli avvisi di pagamento. E' stato altresi' posto in rilievo come i dati di bilancio siano stati caratterizzati, negli anni, da un elevato numero di residui attivi a fronte dei quali l'ente locale non ha posto in essere un'azione efficace per arginare i fenomeni di evasione ed il recupero dei tributi dovuti. Tali circostanze, suscettibili di inficiare la veridicita' del risultato di amministrazione e compromettere la sana gestione del comune, sono state stigmatizzate dalla Corte dei conti ed hanno costituito oggetto di appositi rilievi. Alla rilevata persistenza di situazioni pregiudizievoli o sintomatiche di inefficienze gestionali, non ha fatto riscontro l'adozione di adeguati provvedimenti correttivi, circostanza che evidenzia, significativamente, la mancanza di volonta' dell'ente di operare secondo criteri di buona amministrazione. Tali irregolarita', oltre a rappresentare una violazione delle vigenti disposizioni normative, hanno contribuito a produrre una situazione di criticita' finanziaria precludendo un recupero delle entrate tributarie da utilizzarsi per iniziative e servizi in favore della collettivita'. Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Casignana, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell'ente. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Casignana (Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 17 aprile 2013
Il Ministro dell'interno: Cancellieri
|
|
Parte di provvedimento in formato grafico
|
| Art. 2
La gestione del comune di Casignana (Reggio Calabria) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott.ssa Maria Luzza - viceprefetto; dott. Luigi Guerrieri - viceprefetto aggiunto; dott. Giuseppe Belpanno - funzionario economico finanziario.
|
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Data Roma, addi' 19 aprile 2013
NAPOLITANO
Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri
Cancellieri, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 30 aprile 2013 Interno, registro n. 3, foglio n. 108
|
|
|
|