Gazzetta n. 162 del 12 luglio 2013 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 giugno 2013 |
Scioglimento del consiglio comunale di Ardore e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Ardore (Reggio Calabria) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011; Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento dell'ente locale per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 26 giugno 2013 ;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Ardore (Reggio Calabria) e' sciolto.
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| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel comune di Ardore (Reggio Calabria) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi. Sull'operato dell'ente era stata avviata, nel corso della precedente consiliatura, un'attivita' di monitoraggio ed indagine da parte delle forze dell'ordine per accertare l'eventuale presenza di elementi sintomatici di forme di condizionamento del civico consesso, anche in considerazione della circostanza che quel contesto territoriale e' connotato dalla massiccia e radicata presenza di diversi nuclei familiari riconducibili alla `ndrangheta, notoriamente dediti ad infiltrare il tessuto economico-amministrativo locale. In esito al monitoraggio, e' stata delineata una situazione di pericolo di inquinamento mafioso per la posizione ambigua di alcuni amministratori e per la presenza di dipendenti con precedenti di polizia o con collegamenti e frequentazioni di soggetti controindicati, nonche' per le numerose criticita' connesse alle procedure d'appalto o di affidamento di lavori pubblici. Sulla base di tali presupposti, il prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 22 agosto 2012, ha disposto l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. Nel corso dell'attivita' ispettiva e' stata eseguita un'operazione di polizia giudiziaria che si e' conclusa con l'emanazione, in data 31 ottobre 2012, di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quaranta persone, tra cui un consigliere comunale di maggioranza e i titolari di due imprese che hanno eseguito diversi lavori per il comune di Ardore, tanto da essere ritenute ditte di fiducia dell'amministrazione. L'indagine ha anche accertato l'esistenza di una nuova organizzazione della criminalita' organizzata, su base territoriale, cui corrisponde una articolazione dell'organigramma della `ndrangheta, con precisi ruoli. All'esito dell'accesso ispettivo il prefetto, su conforme parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale della Repubblica f.f. presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha redatto l'allegata relazione in data 29 marzo 2013, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi. Il complesso sistema di alleanze e collegamenti tra le diverse famiglie mafiose presenti su un'ampia porzione di territorio, in cui insiste anche il comune di Ardore, assume un ruolo di rilevanza primaria nell'intero contesto calabrese, dove diverse amministrazioni sono state esposte a pressanti condizionamenti da parte della criminalita' organizzata. Nei loro confronti e' intervenuto lo Stato, che ha adottato, anche in tempi recenti, le misure di cui all'art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000, per rimuovere situazioni pregiudizievoli per gli interessi della collettivita'. Le indagini ispettive hanno evidenziato una sostanziale continuita' tra le amministrazioni che si sono avvicendate nella guida dell'ente. Le consultazioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011 hanno, infatti, segnato l'ingresso di solo quattro nuovi consiglieri; il sindaco e' al secondo mandato consecutivo e tra i dodici consiglieri dell'attuale compagine, ben otto avevano rivestito cariche, a diverso titolo, nella precedente consiliatura. Un rilevante numero dei componenti della compagine elettiva annovera parentele o frequentazioni con soggetti controindicati o con esponenti di spicco delle organizzazioni criminali locali; alcuni di essi sono anche stati protagonisti di vicende penali. E' ampiamente riconosciuto che il reticolo di collegamenti, rapporti e intrecci tra persone, parenti e societa' e, quindi interessi economici, imprenditoriali e sociali fa emergere, chiaramente, il generale contesto di permeabilita' in un ambiente territoriale particolarmente esposto a influenze mafiose che, come noto, sono inclini a coinvolgere soggetti apparentemente neutri. Si e' gia' detto del consigliere destinatario della misura restrittiva della liberta' personale, disposta con ordinanza del 31 ottobre 2012, nella quale l'amministratore viene considerato il legame politico tra il comune e la 'ndrangheta, di cui e' partecipe attivo, tanto che e' emerso dalle indagini l'interesse delle stesse cosche a fargli conseguire posizioni di rilievo per poter interferire nell'aggiudicazione degli appalti di competenza comunale. Dall'attivita' investigativa emerge come lo stesso si sia personalmente interessato per favorire l'assegnazione di lavori da parte del comune a ditte controindicate. Un elemento fattuale e' il provvedimento emesso dalla prefettura di Reggio Calabria di divieto di detenzione di armi nei confronti di un altro consigliere dell'attuale compagine che aveva rivestito la carica di vicesindaco nella precedente consiliatura, perche' inserito in un contesto sociale e familiare controindicato, a causa delle sue frequentazioni di soggetti contigui alla criminalita' organizzata e dei vincoli di affinita' con esponenti legati alla `ndranglieta. La stessa prefettura ha vietato l'uso delle armi anche ad un dipendente comunale, per le sue frequentazioni abituali con pregiudicati e, anche in questo caso, per i vincoli di affinita' con esponenti legati alle consorterie di `ndrangheta. Cointeressenze tra l'amministrazione e la criminalita' organizzata si riscontrano nell'affidamento di appalti pubblici, lavori e forniture, anche di considerevole importo, alle predette ditte di fiducia, i cui titolari sono stati raggiunti dalla misura restrittiva della liberta' personale, cui si e' piu' volte fatto cenno. In qualche caso, anche se gli interventi sono stati affidati ad imprese diverse, le due fiduciarie hanno ottenuto il sub-appalto dei lavori. L'ordinanza di custodia cautelare descrive i solidi rapporti tra il sindaco di Ardore e il titolare di una delle due imprese di cui si e' trattato, risultanti dalla circostanza che il primo cittadino si e' prodigato per far conoscere al predetto imprenditore il buon esito di un pagamento disposto dal comune nei confronti di altra ditta che aveva eseguito alcuni interventi presso l'ex casa mandamentale, sebbene lo stesso non avesse partecipato ai lavori, nemmeno nella veste di sub-appaltatore. E' significativo che detto imprenditore rivesta un ruolo di rilievo all'interno del nuovo organigramma della ndrangheta, come e' emerso a seguito delle indagini di polizia giudiziaria. Per l'acquisizione dei beni e dei servizi in economia, il comune dispone di un regolamento adottato con delibera consiliare del 28 gennaio 2004 che, nonostante preveda lo svolgimento di un'indagine di mercato, lascia ampia discrezionalita' nella scelta del contraente, con la possibilita' di procedere ad affidamenti diretti, in caso di acquisizione di beni o servizi o per lavori di valore inferiore a ottomila curo. Lo stesso regolamento introduce anche misure derogatorie della disciplina piu' rigida relativa ai lavori superiori a detta soglia, consentendo l'assegnazione dei lavori, previa trattativa diretta con una sola ditta, per eccezionali e comprovati motivi dovuti alla specialita' dell'evento. Le eccezioni consentite dalla disciplina regolamentare sono state reiteratamente utilizzate, in relazione agli interventi di riparazione della rete idrica, laddove oltre un terzo degli affidamenti diretti e' stato attribuito ad una delle due predette ditte. Anche per l'assegnazione di interventi all'altra ditta sono state utilizzate le stesse modalita'. L'elevata potenzialita' criminogena della consorteria criminale presente sul territorio e' anche ascrivibile alla capacita' di tessere rapporti con il mondo imprenditoriale e delle istituzioni, con l'intento di condizionare il regolare svolgimento dell'attivita' amministrativa per ottenere indebiti vantaggi, anche mediante l'inserimento nel tessuto economico di imprese che al momento dell'aggiudicazione dei lavori non lasciano intravedere controindicazioni sul piano preventivo. Sta di fatto che proprio in quel particolare contesto piu' di una ditta che ha eseguito lavori di competenza comunale e' stata raggiunta da un provvedimento antimafia interdittivo. Cio' tanto piu' rileva ove si considerino le ridotte dimensioni dell'ente. Risultano, infatti, destinatarie di misure interdittive, oltre alle due ditte i cui titolari sono stati coinvolti nell'operazione di polizia giudiziaria del 31 ottobre 2012, anche altre imprese. Si tratta della ditta che ha eseguito i lavori di miglioramento di alcune infrastrutture rurali, nei cui confronti e' stato emanato un provvedimento interdittivo il 4 agosto 2010, confermato in sede giurisdizionale e dell'impresa che ha realizzato gli interventi di completamento del lungomare ed un sottopasso tra la strada statale e il lungomare stesso, interessata dalla misura nel settembre 2012, attese le vicende giudiziarie che riguardano il titolare, le sue frequentazioni e i vincoli parentali. Rapporti contrattuali sono intercorsi con un'altra impresa raggiunta, in data 20 giugno 2011, da una informazione a carattere interdittivo, ai sensi dell'art. 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252/1998, della prefettura di Reggio Calabria che ha ritenuto sussistente il pericolo di infiltrazione mafiosa. Nel delicato settore ambientale, dove sono notori i rischi di infiltrazione mafiosa, l'amministrazione comunale non ha adottato le dovute cautele, tanto che nell'estate 2011 la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti e' stato provvisoriamente affidato ad una ditta destinataria di una misura interdittiva, disposta dalla prefettura di Reggio Calabria, con provvedimento del 7 aprile 2007, confermato in sede giurisdizionale. Nella circostanza, l'ente ha fatto ricorso all'affidamento diretto, pur trattandosi di un appalto che, per il suo importo, avrebbe dovuto essere aggiudicato a seguito di procedura ad evidenza pubblica. L'aggiudicazione e' stata effettuata sulla base di un'ordinanza del sindaco emessa il 26 luglio 2011, con la quale il primo cittadino disponeva l'attivazione di ogni utile procedura d'urgenza per il reperimento di ditta idonea all'espletamento del servizio di raccolta e conferimento dei rifiuti solidi urbani che e', tuttavia, risultata priva di adeguata motivazione circa i presupposti di contingibilita' ed urgenza nonche' dell'indicazione della normativa cui far riferimento per l'assegnazione dei relativi interventi in deroga alle ordinarie procedure. Solo nel mese di marzo 2012, l'amministrazione comunale ha regolamentato l'istituto della concessione di contributi e benefici economici ad enti pubblici e a soggetti privati. Fino a tale data, le relative somme venivano elargite discrezionalmente dagli amministratori, spesso in carenza dell'istruttoria volta a verificare lo stato di indigenza dei beneticiari e comunque a soggetti privi dei necessari requisiti. Tra le associazioni destinatarie delle elargizioni e' presente una squadra di calcio, il cui presidente e' stato coinvolto in un'operazione di polizia giudiziaria ed e' congiunto del proprietario di una delle ditte che hanno lavorato per il comune di Ardore, raggiunta da misura interdittiva. Inoltre, lo stesso in passato aveva rivestito una carica all'interno della predetta ditta, sulla quale continua ad esercitare, secondo le informazioni fornite dalle forze dell'ordine, la propria influenza. Lo sviamento dell'attivita' del comune in favore di ambienti controindicati e la scarsa propensione al rispetto delle procedure di legge trova conferma in occasione del rilascio delle licenze commerciali dalla disamina delle istanze presentate e' emerso che, in due casi, e' stato autorizzato l'esercizio di attivita' commerciali pur in presenza di sentenze di condanna dei richiedenti, che ne precludono la concessione. Lo stesso comportamento e' stato tenuto dall'ente nei confronti del titolare di una licenza per la somministrazione di alimenti e bevande, sebbene siano intervenute cause ostative al mantenimento dell'autorizzazione. La compromissione dell'azione amministrativa e' stata rilevata anche in un altro settore comunale che attiene ad una importante missione strategica propria dell'ente locale, quale il controllo del territorio. L'inerzia dell'amministrazione nell'esercizio dell'attivita' di contrasto alle diverse forme di illegalita' in materia edilizia, urbanistica e circolazione stradale hanno lasciato spazi di azione alla criminalita' organizzata, che ha potuto perseguire i propri interessi. Ulteriori criticita' che contribuiscono a definire la precaria funzionalita' dell'ente e la grave compromissione dei principi di economia e di buon governo interessano il settore economico - tributario che, come e' emerso dall'accurata indagine ispettiva sulla documentazione contabile, e' connotato da un rilevante numero di irregolarita' ed inesattezze, con la compromissione dell'equilibrio economico-finanziario dell'ente. I dati relativi alle riscossioni derivanti dal servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani, dal servizio idrico e dall'ICI registrano, nel 2011, una flessione rispetto all'anno precedente. E' importante considerare che il rafforzamento delle attivita' finalizzate alla riduzione dell'evasione tributaria comporta considerevoli benefici per l'attivita' amministrativa, garantisce i servizi essenziali in favore della comunita' amministrata, costituendo in tal modo un deterrente per la reiterazione di comportamenti morosi. Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Ardore, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento del l'ente. Ricorrono, pertanto, le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Ardore (Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Il Ministro dell'interno: Alfano
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| Allegato Parte di provvedimento in formato grafico
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| Art. 2
La gestione del comune di Ardore (Reggio Calabria) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Francesco Mauceri - viceprefetto; dott. Gaetano Tufariello - viceprefetto aggiunto; dott.ssa Maria Leopardi - funzionario economico finanziario.
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| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 27 giugno 2013
NAPOLITANO Letta, Presidente del Consiglio dei ministri
Alfano, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 3 luglio 2013 Interno, registro n. 4, foglio n. 300
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