Gazzetta n. 233 del 7 ottobre 2015 (vai al sommario)
DECRETO LEGISLATIVO 24 settembre 2015, n. 156
Misure per la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario, in attuazione degli articoli 6, comma 6, e 10, comma 1, lettere a) e b), della legge 11 marzo 2014, n. 23.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione;
Vista la legge 11 marzo 2014, n. 23, con la quale e' stata conferita delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale piu' equo, trasparente e orientato alla crescita;
Visti in particolare, l'articolo 6, comma 6, e l'articolo 10, comma 1, lettere a) e b), della predetta legge n. 23 del 2014, con i quali il Governo e' delegato ad introdurre disposizioni per la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 26 giugno 2015;
Acquisiti i pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e, per i profili di carattere finanziario, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
Visto l'articolo 1, comma 7, della citata legge n. 23 del 2014, secondo cui qualora il Governo non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 4 settembre 2015;
Acquisiti i pareri definitivi delle competenti Commissioni parlamentari ai sensi dell'articolo 1, comma 7, della citata legge n. 23 del 2014;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 22 settembre 2015;
Sulla proposta del Ministro dell'economia e delle finanze;

E m a n a
il seguente decreto legislativo:
Art. 1
Modificazioni allo Statuto dei diritti del contribuente

1. L'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, e' sostituito dal seguente:
«Art. 11 (Diritto di interpello). - 1. Il contribuente puo' interpellare l'amministrazione per ottenere una risposta riguardante fattispecie concrete e personali relativamente a:
a) l'applicazione delle disposizioni tributarie, quando vi sono condizioni di obiettiva incertezza sulla corretta interpretazione di tali disposizioni e la corretta qualificazione di fattispecie alla luce delle disposizioni tributarie applicabili alle medesime, ove ricorrano condizioni di obiettiva incertezza e non siano comunque attivabili le procedure di cui all'articolo 31-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dall'articolo 1 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147 e di cui all'articolo 2 del medesimo decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147;
b) la sussistenza delle condizioni e la valutazione della idoneita' degli elementi probatori richiesti dalla legge per l'adozione di specifici regimi fiscali nei casi espressamente previsti;
c) l'applicazione della disciplina sull'abuso del diritto ad una specifica fattispecie.
2. Il contribuente interpella l'amministrazione finanziaria per la disapplicazione di norme tributarie che, allo scopo di contrastare comportamenti elusivi, limitano deduzioni, detrazioni, crediti d'imposta, o altre posizioni soggettive del soggetto passivo altrimenti ammesse dall'ordinamento tributario, fornendo la dimostrazione che nella particolare fattispecie tali effetti elusivi non possono verificarsi. Nei casi in cui non sia stata resa risposta favorevole, resta comunque ferma la possibilita' per il contribuente di fornire la dimostrazione di cui al periodo precedente anche ai fini dell'accertamento in sede amministrativa e contenziosa.
3. L'amministrazione risponde alle istanze di cui alla lettera a) del comma 1 nel termine di novanta giorni e a quelle di cui alle lettere b) e c) del medesimo comma 1 ed a quelle di cui al comma 2 nel termine di centoventi giorni. La risposta, scritta e motivata, vincola ogni organo della amministrazione con esclusivo riferimento alla questione oggetto dell'istanza e limitatamente al richiedente. Quando la risposta non e' comunicata al contribuente entro il termine previsto, il silenzio equivale a condivisione, da parte dell'amministrazione, della soluzione prospettata dal contribuente. Gli atti, anche a contenuto impositivo o sanzionatorio difformi dalla risposta, espressa o tacita, sono nulli. Tale efficacia si estende ai comportamenti successivi del contribuente riconducibili alla fattispecie oggetto di interpello, salvo rettifica della soluzione interpretativa da parte dell'amministrazione con valenza esclusivamente per gli eventuali comportamenti futuri dell'istante.
4. Non ricorrono condizioni di obiettiva incertezza quando l'amministrazione ha compiutamente fornito la soluzione per fattispecie corrispondenti a quella rappresentata dal contribuente mediante atti pubblicati ai sensi dell'articolo 5, comma 2.
5. La presentazione delle istanze di cui ai commi 1 e 2 non ha effetto sulle scadenze previste dalle norme tributarie, ne' sulla decorrenza dei termini di decadenza e non comporta interruzione o sospensione dei termini di prescrizione.
6. L'amministrazione provvede alla pubblicazione mediante la forma di circolare o di risoluzione delle risposte rese nei casi in cui un numero elevato di contribuenti abbia presentato istanze aventi ad oggetto la stessa questione o questioni analoghe fra loro, nei casi in cui il parere sia reso in relazione a norme di recente approvazione o per le quali non siano stati resi chiarimenti ufficiali, nei casi in cui siano segnalati comportamenti non uniformi da parte degli uffici, nonche' in ogni altro caso in cui ritenga di interesse generale il chiarimento fornito. Resta ferma, in ogni caso, la comunicazione della risposta ai singoli istanti.».

Avvertenza:
Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art.10, commi 2 e 3, del testo unico delle
disposizioni sulla promulgazione delle leggi,
sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica
e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n.1092, al solo fine
di facilitare la lettura delle disposizioni di legge
modificate o alle quali e' operato il rinvio. Restano
invariati il valore e l'efficacia degli atti legislativi
qui trascritti.
Note alle premesse:
- L'art. 76 della Costituzione stabilisce che
l'esercizio della funzione legislativa non puo' essere
delegato al Governo se non con determinazione di principi e
criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per
oggetti definiti.
- L'articolo 87 della Costituzione conferisce, tra
l'altro, al Presidente della Repubblica il potere di
promulgare le leggi e di emanare i decreti aventi valore di
legge ed i regolamenti.
- La legge 11 marzo 2014, n. 23 (Delega al Governo per
un sistema fiscale piu' equo, trasparente ed orientato alla
crescita), e' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 12
marzo 2014, n. 59.
Gli articoli 6, comma 6, e 10, comma 1, della citata
legge n. 23 del 2014, prevedono:
«Art. 6. - Gestione del rischio fiscale, governance
aziendale, tutoraggio, rateizzazione dei debiti tributari e
revisione della disciplina degli interpelli
(Omissis).
6. Il Governo e' delegato ad introdurre, con i decreti
legislativi di cui all'articolo 1, disposizioni per la
revisione generale della disciplina degli interpelli, allo
scopo di garantirne una maggiore omogeneita', anche ai fini
della tutela giurisdizionale e di una maggiore
tempestivita' nella redazione dei pareri, procedendo in
tale contesto all'eliminazione delle forme di interpello
obbligatorio nei casi in cui non producano benefici ma solo
aggravi per i contribuenti e per l'amministrazione».
«Art. 10. - Revisione del contenzioso tributario e
della riscossione degli enti locali
1. Il Governo e' delegato ad introdurre, con i decreti
legislativi di cui all'articolo, norme per il rafforzamento
della tutela giurisdizionale del contribuente, assicurando
la terzieta' dell'organo giudicante, nonche' per
l'accrescimento dell'efficienza nell'esercizio dei poteri
di riscossione delle entrate, secondo i seguenti principi e
criteri direttivi:
a) rafforzamento e razionalizzazione dell'istituto
della conciliazione nel processo tributario, anche a fini
di deflazione del contenzioso e di coordinamento con la
disciplina del contraddittorio fra il contribuente e
l'amministrazione nelle fasi amministrative di accertamento
del tributo, con particolare riguardo ai contribuenti nei
confronti dei quali sono configurate violazioni di minore
entita';
b) incremento della funzionalita' della giurisdizione
tributaria, in particolare attraverso interventi
riguardanti:
1) la distribuzione territoriale dei componenti
delle commissioni tributarie;
2) l'eventuale composizione monocratica dell'organo
giudicante in relazione a controversie di modica entita' e
comunque non attinenti a fattispecie connotate da
particolari complessita' o rilevanza economico-sociale, con
conseguente regolazione, secondo i criteri propri del
processo civile, delle ipotesi di inosservanza dei criteri
di attribuzione delle controversie alla cognizione degli
organi giudicanti monocratici o collegiali, con connessa
disciplina dei requisiti di professionalita' necessari per
l'esercizio della giurisdizione in forma monocratica;
3) la revisione delle soglie in relazione alle
quali il contribuente puo' stare in giudizio anche
personalmente e l'eventuale ampliamento dei soggetti
abilitati a rappresentare i contribuenti dinanzi alle
commissioni tributarie;
4) il massimo ampliamento dell'utilizzazione della
posta elettronica certificata per le comunicazioni e le
notificazioni;
5) l'attribuzione e la durata, anche temporanea e
rinnovabile, degli incarichi direttivi;
6) i criteri di determinazione del trattamento
economico spettante ai componenti delle commissioni
tributarie;
7) la semplificazione e razionalizzazione della
disciplina relativa al meccanismo di elezione del Consiglio
di presidenza della giustizia tributaria, in particolare
attraverso la concentrazione delle relative competenze e
funzioni direttamente in capo al Consiglio medesimo e la
previsione di forme e modalita' procedimentali idonee ad
assicurare l'ordinato e tempestivo svolgimento delle
elezioni;
8) il rafforzamento della qualificazione
professionale dei componenti delle commissioni tributarie,
al fine di assicurarne l'adeguata preparazione
specialistica;
9) l'uniformazione e generalizzazione degli
strumenti di tutela cautelare nel processo tributario;
10) la previsione dell'immediata esecutorieta',
estesa a tutte le parti in causa, delle sentenze delle
commissioni tributarie;
11) l'individuazione di criteri di maggior rigore
nell'applicazione del principio della soccombenza ai fini
del carico delle spese del giudizio, con conseguente
limitazione del potere discrezionale del giudice di
disporre la compensazione delle spese in casi diversi dalla
soccombenza reciproca;
12) il rafforzamento del contenuto informativo
della relazione ministeriale sull'attivita' delle
commissioni tributarie.».
- Il testo vigente dell'articolo 1, comma 7, della
citata legge 11 marzo 2014, n. 23, e' il seguente:
«7. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai
pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle
Camere con le sue osservazioni, con eventuali
modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi
di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle
Commissioni competenti per materia sono espressi entro il
termine di dieci giorni dalla data della nuova
trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono
essere comunque adottati».
 
Art. 2
Legittimazione e presupposti

1. Possono presentare istanza di interpello, ai sensi dell'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, i contribuenti, anche non residenti, e i soggetti che in base alla legge sono obbligati a porre in essere gli adempimenti tributari per conto dei contribuenti o sono tenuti insieme con questi o in loro luogo all'adempimento di obbligazioni tributarie.
2. L'istanza di cui al comma 1 deve essere presentata prima della scadenza dei termini previsti dalla legge per la presentazione della dichiarazione o per l'assolvimento di altri obblighi tributari aventi ad oggetto o comunque connessi alla fattispecie cui si riferisce l'istanza medesima senza che, a tali fini, assumano valenza i termini concessi all'amministrazione per rendere la propria risposta.

Note all'art. 2:
- L'art. 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212
(Disposizioni in materia di Statuto dei diritti del
contribuente), sostituito integralmente dal presente
decreto), e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 31 luglio
2000, n. 177.
 
Art. 3
Contenuto delle istanze

1. L'istanza deve espressamente fare riferimento alle disposizioni che disciplinano il diritto di interpello e deve contenere:
a) i dati identificativi dell'istante ed eventualmente del suo legale rappresentante, compreso il codice fiscale;
b) l'indicazione del tipo di istanza fra quelle di cui alle diverse lettere del comma 1 e al comma 2, dell'articolo 11, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente;
c) la circostanziata e specifica descrizione della fattispecie;
d) le specifiche disposizioni di cui si richiede l'interpretazione, l'applicazione o la disapplicazione;
e) l'esposizione, in modo chiaro ed univoco, della soluzione proposta;
f) l'indicazione del domicilio e dei recapiti anche telematici dell'istante o dell'eventuale domiciliatario presso il quale devono essere effettuate le comunicazioni dell'amministrazione e deve essere comunicata la risposta;
g) la sottoscrizione dell'istante o del suo legale rappresentante ovvero del procuratore generale o speciale incaricato ai sensi dell'articolo 63 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. In questo ultimo caso, se la procura non e' contenuta in calce o a margine dell'atto, essa deve essere allegata allo stesso.
2. All'istanza di interpello e' allegata copia della documentazione, non in possesso dell'amministrazione procedente o di altre amministrazioni pubbliche indicate dall'istante, rilevante ai fini della risposta. Nei casi in cui la risposta presupponga accertamenti di natura tecnica, non di competenza dell'amministrazione procedente, alle istanze devono essere allegati altresi' i pareri resi dall'ufficio competente.
3. Nei casi in cui le istanze siano carenti dei requisiti di cui alle lettere b), d), e), f) e g) del comma 1, l'amministrazione invita il contribuente alla loro regolarizzazione entro il termine di 30 giorni. I termini per la risposta iniziano a decorrere dal giorno in cui la regolarizzazione e' stata effettuata.

Note all'art. 3:
- Per i riferimenti all'articolo 11 della legge 27
luglio 2000, n. 212, si veda nelle note all'art. 2.
- Il testo vigente dell'articolo 63 del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e'
il seguente:
"Art. 63. (Rappresentanza e assistenza dei
contribuenti)
Presso gli uffici finanziari il contribuente puo' farsi
rappresentare da un procuratore generale o speciale, salvo
quanto stabilito nel quarto comma.
La procura speciale deve essere conferita per iscritto
con firma autenticata. L'autenticazione non e' necessaria
quando la procura e' conferita al coniuge o a parenti e
affini entro il quarto grado o a propri dipendenti da
persone giuridiche. Quando la procura e' conferita a
persone iscritte in albi professionali o nell'elenco
previsto dal terzo comma, a soggetti iscritti alla data del
30 settembre 1993 nei ruoli dei periti ed esperti tenuti
dalle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura per la subcategoria tributi, in possesso di
diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e
commercio o equipollenti o di diploma di ragioneria ovvero
ai soggetti indicati nell'articolo 4, comma 1, lettere e),
f) ed i), del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545
e' data facolta' agli stessi rappresentanti di autenticare
la sottoscrizione. Quando la procura e' rilasciata ad un
funzionario di un centro di assistenza fiscale o di una
societa' di servizi di cui all'articolo 11 del regolamento
di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio
1999, n. 164, essa deve essere autenticata dal responsabile
dell'assistenza fiscale del predetto centro o dal legale
rappresentante della predetta societa' di servizi.
Il Ministero delle finanze puo' autorizzare
all'esercizio dell'assistenza e della rappresentanza
davanti alle commissioni tributarie gli impiegati delle
carriere dirigenziale, direttiva e di concetto
dell'amministrazione finanziaria, nonche' gli ufficiali e i
sottufficiali della guardia di finanza, collocati a riposo
dopo almeno venti anni di effettivo servizio.
L'autorizzazione puo' essere revocata in ogni tempo con
provvedimento motivato. Il Ministero tiene l'elenco delle
persone autorizzate e comunica alle segreterie delle
commissioni tributarie le relative variazioni.
A coloro che hanno appartenuto all'amministrazione
finanziaria e alla guardia di finanza, ancorche' iscritti
in un albo professionale o nell'elenco previsto nel
precedente comma, e' vietato, per due anni dalla data di
cessazione del rapporto d'impiego, di esercitare funzioni
di assistenza e di rappresentanza presso gli uffici
finanziari e davanti le commissioni tributarie.
Chi esercita funzioni di rappresentanza e assistenza in
materia tributaria in violazione del presente articolo e'
punito con la multa da lire cinquantamila a lire
cinquecentomila.".
 
Art. 4
Istruttoria dell'interpello

1. Quando non e' possibile fornire risposta sulla base dei documenti allegati, l'amministrazione chiede, una sola volta, all'istante di integrare la documentazione presentata. In tal caso il parere e' reso, per gli interpelli di cui all'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, entro sessanta giorni dalla ricezione della documentazione integrativa.
2. La mancata presentazione della documentazione richiesta ai sensi del comma 1 entro il termine di un anno comporta rinuncia all'istanza di interpello, ferma restando la facolta' di presentazione di una nuova istanza, ove ricorrano i presupposti previsti dalla legge.

Note all'art. 4:
- Per i riferimenti all'art. 11 della legge 27 luglio
2000, n. 212, si veda nelle note all'art. 2.
 
Art. 5
Inammissibilita' delle istanze

1. Le istanze di cui all'articolo 2 sono inammissibili se:
a) sono prive dei requisiti di cui alle lettere a) e c) dell'articolo 3, comma 1;
b) non sono presentate preventivamente ai sensi dell'articolo 2, comma 2;
c) non ricorrono le obiettive condizioni di incertezza ai sensi dell'articolo 11, comma 4, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente;
d) hanno ad oggetto la medesima questione sulla quale il contribuente ha gia' ottenuto un parere, salvo che vengano indicati elementi di fatto o di diritto non rappresentati precedentemente;
e) vertono su materie oggetto delle procedure di cui all'articolo 31-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dall'articolo 1 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, e della procedura di cui all'articolo 6 del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128;
f) vertono su questioni per le quali siano state gia' avviate attivita' di controllo alla data di presentazione dell'istanza di cui il contribuente sia formalmente a conoscenza;
g) il contribuente, invitato a integrare i dati che si assumono carenti ai sensi del comma 3 dell'articolo 3, non provvede alla regolarizzazione nei termini previsti.

Note all'art. 5:
- Per i riferimenti all'art. 11 della legge 27 luglio
2000, n. 212, si veda nelle note all'art. 2.
- Il testo vigente dell'articolo 31-ter del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600,
introdotto dall'articolo 1 del decreto legislativo 14
settembre 2015, n. 147, e' il seguente:
"Art. 31-ter. (Accordi preventivi per le imprese con
attivita' internazionale)
1. Le imprese con attivita' internazionale hanno
accesso ad una procedura finalizzata alla stipula di
accordi preventivi, con principale riferimento ai seguenti
ambiti:
a) preventiva definizione in contraddittorio dei
metodi di calcolo del valore normale delle operazioni di
cui al comma 7, dell'articolo 110 del testo unico delle
imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e dei valori di
uscita o di ingresso in caso di trasferimento della
residenza, rispettivamente, ai sensi degli articoli 166 e
166-bis del medesimo testo unico. Le imprese che aderiscono
al regime dell'adempimento collaborativo hanno accesso alla
procedura di cui al periodo precedente anche al fine della
preventiva definizione in contraddittorio dei metodi di
calcolo del valore normale delle operazioni di cui al comma
10 dell'articolo 110 del citato decreto del Presidente
della Repubblica n. 917 del 1986;
b) applicazione ad un caso concreto di norme, anche
di origine convenzionale, concernenti l'attribuzione di
utili e perdite alla stabile organizzazione in un altro
Stato di un'impresa o un ente residente ovvero alla stabile
organizzazione in Italia di un soggetto non residente;
c) valutazione preventiva della sussistenza o meno
dei requisiti che configurano una stabile organizzazione
situata nel territorio dello Stato, tenuti presenti i
criteri previsti dall'articolo 162 del testo unico delle
imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nonche' dalle
vigenti Convenzioni contro le doppie imposizioni stipulate
all'Italia;
d) applicazione ad un caso concreto di norme, anche
di origine convenzionale, concernenti l'erogazione o la
percezione di dividendi, interessi e royalties e altri
componenti reddituali a o da soggetti non residenti.
2. Gli accordi di cui al comma 1 vincolano le parti per
il periodo d'imposta nel corso del quale sono stipulati e
per i quattro periodi d'imposta successivi, salvo mutamenti
delle circostanze di fatto o di diritto rilevanti ai fini
degli accordi sottoscritti e risultanti dagli stessi.
Tuttavia, qualora conseguano ad altri accordi conclusi con
le autorita' competenti di Stati esteri a seguito delle
procedure amichevoli previste dalle convenzioni
internazionali contro le doppie imposizioni, gli accordi di
cui al comma 1 vincolano le parti, secondo quanto convenuto
con dette autorita', a decorrere da periodi di imposta
precedenti purche' non anteriori al periodo d'imposta in
corso alla data di presentazione della relativa istanza da
parte del contribuente.
3. Qualora le circostanze di fatto e di diritto a base
dell'accordo di cui al comma 1 ricorrano per uno o piu' dei
periodi di imposta precedenti alla stipula ma non anteriori
a quello in corso alla data di presentazione dell'istanza,
relativamente a tali periodi di imposta e' concessa la
facolta' al contribuente di far valere retroattivamente
l'accordo stesso, provvedendo, ove si renda a tal fine
necessario rettificare il comportamento adottato,
all'effettuazione del ravvedimento operoso ovvero alla
presentazione della dichiarazione integrativa ai sensi
dell'articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della
Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, senza l'applicazione, in
entrambi i casi, delle relative sanzioni.
4. In base alla normativa comunitaria,
l'Amministrazione finanziaria invia copia dell'accordo
all'autorita' fiscale competente degli Stati di residenza o
di stabilimento delle imprese con le quali i contribuenti
pongono in essere le relative operazioni.
5. Per i periodi d'imposta di validita' dell'accordo,
l'Amministrazione finanziaria esercita i poteri di cui agli
articoli 32 e seguenti soltanto in relazione a questioni
diverse da quelle oggetto dell'accordo medesimo.
6. La richiesta di accordo preventivo e' presentata al
competente Ufficio della Agenzia delle entrate, secondo
quanto stabilito con provvedimento del Direttore della
medesima Agenzia. Con il medesimo provvedimento sono
definite le modalita' con le quali il competente Ufficio
procede alla verifica del rispetto dei termini dell'accordo
e del sopravvenuto mutamento delle condizioni di fatto e di
diritto su cui l'accordo si basa.
7. Qualunque riferimento all'articolo 8 del
decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326,
ovunque presente, deve intendersi effettuato al presente
articolo".
- Il testo vigente dell'articolo 2 del decreto
legislativo 14 settembre 2015, n. 147, e' il seguente:
"Art. 2. (Interpello sui nuovi investimenti)
1. Le imprese che intendono effettuare investimenti nel
territorio dello Stato di ammontare non inferiore a trenta
milioni di euro e che abbiano ricadute occupazionali
significative in relazione all'attivita' in cui avviene
l'investimento e durature possono presentare all'Agenzia
delle entrate un'istanza di interpello in merito al
trattamento fiscale del loro piano di investimento e delle
eventuali operazioni straordinarie che si ipotizzano per la
sua realizzazione, ivi inclusa, ove necessaria, la
valutazione circa l'esistenza o meno di un'azienda. Possono
formare oggetto dell'istanza anche la valutazione
preventiva circa l'eventuale assenza di abuso del diritto
fiscale o di elusione, la sussistenza delle condizioni per
la disapplicazione di disposizioni antielusive e l'accesso
ad eventuali regimi o istituti previsti dall'ordinamento
tributario. Con riferimento ai tributi non di competenza
dell'Agenzia delle entrate, quest'ultima provvede ad
inoltrare la richiesta dell'investitore agli enti di
competenza che rendono autonomamente la risposta.
2. La risposta scritta e motivata dell'Agenzia delle
entrate e' resa entro centoventi giorni, prorogabili, nel
caso sia necessario acquisire ulteriori informazioni, di
ulteriori novanta giorni decorrenti dalla data di
acquisizione di dette informazioni ed e' basata sul piano
di investimento e su tutti gli ulteriori elementi
informativi forniti dall'investitore, anche su richiesta
dell'Agenzia delle entrate, a seguito di interlocuzioni con
la parte interessata. Ove necessario, l'Agenzia delle
entrate puo' accedere, previa intesa con il contribuente,
presso le sedi di svolgimento dell'attivita' dell'impresa,
in tempi concordati, allo scopo di prendere diretta
cognizione di elementi informativi utili ai fini
istruttori. Qualora la risposta non pervenga al
contribuente entro i predetti termini, si intende che
l'Amministrazione finanziaria concordi con
l'interpretazione o il comportamento prospettato dal
richiedente.
3. Il contenuto della risposta, anche se desunta ai
sensi del terzo periodo del comma 2, vincola
l'Amministrazione finanziaria e resta valido finche'
restano invariate le circostanze di fatto e di diritto
sulla base delle quali e' stata resa o desunta la risposta,
con conseguente nullita' di ogni atto di qualsiasi genere,
anche di carattere impositivo o sanzionatorio, emanato
dall'Amministrazione finanziaria in difformita' a detto
contenuto. Il contribuente che da' esecuzione alla
risposta, a prescindere dall'ammontare del suo volume
d'affari o dei suoi ricavi, puo' accedere all'istituto
dell'adempimento collaborativo al ricorrere degli altri
requisiti previsti.
4. L'Agenzia delle entrate puo' verificare l'assenza di
mutamenti nelle circostanze di fatto o di diritto rilevanti
ai fini del rilascio della risposta e la corretta
applicazione delle indicazione date nella stessa mediante
l'utilizzo degli ordinari poteri istruttori. Resta fermo
l'esercizio degli ordinari poteri di controllo
dell'Amministrazione finanziaria esclusivamente in
relazione a questioni diverse da quelle oggetto del parere.
5. L'Agenzia delle entrate pubblica annualmente la
sintesi delle posizioni interpretative rese ai sensi del
presente articolo che possano avere generale interesse.
6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle
finanze, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, sono individuate le
modalita' applicative dell'interpello previsto dal presente
articolo. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia
delle entrate, da emanarsi entro dieci giorni dalla data di
entrata in vigore del predetto decreto del Ministro
dell'economia e delle finanze, e' individuato l'ufficio
competente al rilascio della risposta ed alla verifica
della corretta applicazione della stessa.
7. Le disposizioni del presente articolo si applicano a
decorrere dalla data di emanazione del provvedimento del
Direttore dell'Agenzia delle entrate di cui al comma 6."
- Il testo vigente dell'articolo 6 del decreto
legislativo 5 agosto 2015, n. 128 (Disposizioni sulla
certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente,
in attuazione degli articoli 5, 6 e 8, comma 2, della legge
11 marzo 2014, n. 23), e' il seguente:
"Art. 6. (Effetti)
1. L'adesione al regime comporta la possibilita' per i
contribuenti di pervenire con l'Agenzia delle entrate a una
comune valutazione delle situazioni suscettibili di
generare rischi fiscali prima della presentazione delle
dichiarazioni fiscali, attraverso forme di interlocuzione
costante e preventiva su elementi di fatto, inclusa la
possibilita' dell'anticipazione del controllo.
2. L'adesione al regime comporta altresi' per i
contribuenti una procedura abbreviata di interpello
preventivo in merito all'applicazione delle disposizioni
tributarie a casi concreti, in relazione ai quali
l'interpellante ravvisa rischi fiscali. L'Agenzia delle
entrate, entro quindici giorni dal ricevimento, verifica e
conferma l'idoneita' della domanda presentata, nonche' la
sufficienza e l'adeguatezza della documentazione prodotta
con la domanda. Il termine per la risposta all'interpello
e' in ogni caso di quarantacinque giorni, decorrenti dal
ricevimento della domanda ovvero della documentazione
integrativa richiesta, anche se l'Agenzia delle entrate
effettua accessi alle sedi dei contribuenti, definendone
con loro i tempi, per assumervi elementi informativi utili
per la risposta. I contribuenti comunicano all'Agenzia il
comportamento effettivamente tenuto, se difforme da quello
oggetto della risposta da essa fornita. Con decreto del
Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro
trenta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto,
sono disciplinati i termini e le modalita' applicative del
presente articolo in relazione alla procedura abbreviata di
interpello preventivo.
3. Per i rischi di natura fiscale comunicati in modo
tempestivo ed esauriente all'Agenzia delle entrate ai sensi
dell'articolo 5, comma 2, lettera b), prima della
presentazione delle dichiarazioni fiscali, se l'Agenzia non
condivide la posizione dell'impresa, le sanzioni
amministrative applicabili sono ridotte della meta' e
comunque non possono essere applicate in misura superiore
al minimo edittale. La loro riscossione e' in ogni caso
sospesa fino alla definitivita' dell'accertamento.
4. In caso di denuncia per reati fiscali, l'Agenzia
delle entrate comunica alla Procura della Repubblica se il
contribuente abbia aderito al regime di adempimento
collaborativo, fornendo, se richiesta, ogni utile
informazione in ordine al controllo del rischio fiscale e
all'attribuzione di ruoli e responsabilita' previsti dal
sistema adottato.
5. Il contribuente che aderisce al regime e' inserito
nel relativo elenco pubblicato sul sito istituzionale
dell'Agenzia delle entrate.
6. I contribuenti che aderiscono al regime non sono
tenuti a prestare garanzia per il pagamento dei rimborsi
delle imposte, sia dirette sia indirette.".
 
Art. 6
Coordinamento con l'attivita' di accertamento e contenzioso

1. Le risposte alle istanze di interpello di cui all'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, non sono impugnabili, salvo le risposte alle istanze presentate ai sensi del comma 2 del medesimo articolo 11, avverso le quali puo' essere proposto ricorso unitamente all'atto impositivo.
2. Se e' stata fornita risposta alle istanze di cui all'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, al di fuori dei casi di cui all'articolo 5, senza pregiudizio dell'ulteriore azione accertatrice, l'atto di accertamento avente ad oggetto deduzioni, detrazioni, crediti d'imposta, o altre posizioni soggettive del soggetto passivo e' preceduto, a pena di nullita', dalla notifica di una richiesta di chiarimenti da fornire entro il termine di sessanta giorni. La richiesta di chiarimenti e' notificata dall'amministrazione ai sensi dell'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, entro il termine di decadenza previsto per la notificazione dell'atto impositivo. Tra la data di ricevimento dei chiarimenti, ovvero di inutile decorso del termine assegnato al contribuente per rispondere alla richiesta, e quella di decadenza dell'amministrazione dal potere di notificazione dell'atto impositivo intercorrono non meno di sessanta giorni. In difetto, il termine di decadenza per la notificazione dell'atto impositivo e' automaticamente prorogato, in deroga a quello ordinario, fino a concorrenza dei sessanta giorni. L'atto impositivo e' specificamente motivato, a pena di nullita', anche in relazione ai chiarimenti forniti dal contribuente nel termine di cui al periodo precedente.
3. Le disposizioni di cui all'articolo 32, quarto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 e all'articolo 52, quinto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 non si applicano a dati, notizie, atti, registri o documenti richiesti dall'amministrazione nel corso dell'istruttoria delle istanze di interpello.

Note all'art. 6:
- Per i riferimenti all'articolo 11 della legge 27
luglio 2000, n. 212, si veda nelle note all'art. 2.
- Il testo vigente dell'articolo 60 del citato decreto
del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600,
e' il seguente:
"Art. 60. (Notificazioni)
La notificazione degli avvisi e degli altri atti che
per legge devono essere notificati al contribuente e'
eseguita secondo le norme stabilite dagli artt. 137 e
seguenti del codice di procedura civile, con le seguenti
modifiche:
a) la notificazione e' eseguita dai messi comunali
ovvero dai messi speciali autorizzati dall'ufficio;
b) il messo deve fare sottoscrivere dal consegnatario
l'atto o l'avviso ovvero indicare i motivi per i quali il
consegnatario non ha sottoscritto;
b-bis) se il consegnatario non e' il destinatario
dell'atto o dell'avviso, il messo consegna o deposita la
copia dell'atto da notificare in busta che provvede a
sigillare e su cui trascrive il numero cronologico della
notificazione, dandone atto nella relazione in calce
all'originale e alla copia dell'atto stesso. Sulla busta
non sono apposti segni o indicazioni dai quali possa
desumersi il contenuto dell'atto. Il consegnatario deve
sottoscrivere una ricevuta e il messo da' notizia
dell'avvenuta notificazione dell'atto o dell'avviso, a
mezzo di lettera raccomandata;
c) salvo il caso di consegna dell'atto o dell'avviso
in mani proprie, la notificazione deve essere fatta nel
domicilio fiscale del destinatario;
d) e' in facolta' del contribuente di eleggere
domicilio presso una persona o un ufficio nel comune del
proprio domicilio fiscale per la notificazione degli atti o
degli avvisi che lo riguardano. In tal caso l'elezione di
domicilio deve risultare espressamente da apposita
comunicazione effettuata al competente ufficio a mezzo di
lettera raccomandata con avviso di ricevimento ovvero in
via telematica con modalita' stabilite con provvedimento
del Direttore dell'Agenzia delle Entrate;
e) quando nel comune nel quale deve eseguirsi la
notificazione non vi e' abitazione, ufficio o azienda del
contribuente, l'avviso del deposito prescritto dall'art.
140 del codice di procedura civile, in busta chiusa e
sigillata, si affigge nell'albo del comune e la
notificazione, ai fini della decorrenza del termine per
ricorrere, si ha per eseguita nell'ottavo giorno successivo
a quello di affissione;
e-bis) e' facolta' del contribuente che non ha la
residenza nello Stato e non vi ha eletto domicilio ai sensi
della lettera d), o che non abbia costituito un
rappresentante fiscale, comunicare al competente ufficio
locale, con le modalita' di cui alla stessa lettera d),
l'indirizzo estero per la notificazione degli avvisi e
degli altri atti che lo riguardano; salvo il caso di
consegna dell'atto o dell'avviso in mani proprie, la
notificazione degli avvisi o degli atti e' eseguita
mediante spedizione a mezzo di lettera raccomandata con
avviso di ricevimento;
f) le disposizioni contenute negli artt. 142, 143,
146, 150 e 151 del codice di procedura civile non si
applicano.
L'elezione di domicilio ha effetto dal trentesimo
giorno successivo a quello della data di ricevimento delle
comunicazioni previste alla lettera d) ed alla lettera
e-bis) del comma precedente.
Le variazioni e le modificazioni dell'indirizzo hanno
effetto, ai fini delle notificazioni, dal trentesimo giorno
successivo a quello dell'avvenuta variazione anagrafica, o,
per le persone giuridiche e le societa' ed enti privi di
personalita' giuridica, dal trentesimo giorno successivo a
quello della ricezione da parte dell'ufficio della
dichiarazione prevista dagli articoli 35 e 35-ter del
decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.
633, ovvero del modello previsto per la domanda di
attribuzione del numero di codice fiscale dei soggetti
diversi dalle persone fisiche non obbligati alla
presentazione della dichiarazione di inizio attivita' IVA.
Salvo quanto previsto dai commi precedenti ed in
alternativa a quanto stabilito dall'articolo 142 del codice
di procedura civile, la notificazione ai contribuenti non
residenti e' validamente effettuata mediante spedizione di
lettera raccomandata con avviso di ricevimento
all'indirizzo della residenza estera rilevato dai registri
dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero o a
quello della sede legale estera risultante dal registro
delle imprese di cui all'articolo 2188 del codice civile.
In mancanza dei predetti indirizzi, la spedizione della
lettera raccomandata con avviso di ricevimento e'
effettuata all'indirizzo estero indicato dal contribuente
nelle domande di attribuzione del numero di codice fiscale
o variazione dati e nei modelli di cui al terzo comma,
primo periodo. In caso di esito negativo della
notificazione si applicano le disposizioni di cui al primo
comma, lettera e).
La notificazione ai contribuenti non residenti e'
validamente effettuata ai sensi del quarto comma qualora i
medesimi non abbiano comunicato all'Agenzia delle entrate
l'indirizzo della loro residenza o sede estera o del
domicilio eletto per la notificazione degli atti, e le
successive variazioni, con le modalita' previste con
provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate. La
comunicazione e le successive variazioni hanno effetto dal
trentesimo giorno successivo a quello della ricezione.
Qualunque notificazione a mezzo del servizio postale si
considera fatta nella data della spedizione; i termini che
hanno inizio dalla notificazione decorrono dalla data in
cui l'atto e' ricevuto.".
- Il testo vigente dell'articolo 32, del citato decreto
del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600,
e' il seguente:
"Art. 32. (Poteri degli uffici)
Per l'adempimento dei loro compiti gli uffici delle
imposte possono:
1) procedere all'esecuzione di accessi, ispezioni e
verifiche a norma del successivo art. 33;
2) invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a
comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per
fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell'accertamento
nei loro confronti, anche relativamente ai rapporti ed alle
operazioni, i cui dati, notizie e documenti siano stati
acquisiti a norma del numero 7), ovvero rilevati a norma
dell'articolo 33, secondo e terzo comma, o acquisiti ai
sensi dell'articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto
legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. I dati ed elementi
attinenti ai rapporti ed alle operazioni acquisiti e
rilevati rispettivamente a norma del numero 7) e
dell'articolo 33, secondo e terzo comma, o acquisiti ai
sensi dell'articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto
legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, sono posti a base
delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli artt.
38, 39, 40 e 41 se il contribuente non dimostra che ne ha
tenuto conto per la determinazione del reddito soggetto ad
imposta o che non hanno rilevanza allo stesso fine; alle
stesse condizioni sono altresi' posti come ricavi o
compensi a base delle stesse rettifiche ed accertamenti, se
il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e
sempreche' non risultino dalle scritture contabili, i
prelevamenti o gli importi riscossi nell'ambito dei
predetti rapporti od operazioni. Le richieste fatte e le
risposte ricevute devono risultare da verbale sottoscritto
anche dal contribuente o dal suo rappresentante; in
mancanza deve essere indicato il motivo della mancata
sottoscrizione. Il contribuente ha diritto ad avere copia
del verbale;
3) invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a
esibire o trasmettere atti e documenti rilevanti ai fini
dell'accertamento nei loro confronti, compresi i documenti
di cui al successivo art. 34. Ai soggetti obbligati alla
tenuta di scritture contabili secondo le disposizioni del
Titolo III puo' essere richiesta anche l'esibizione dei
bilanci o rendiconti e dei libri o registri previsti dalle
disposizioni tributarie. L'ufficio puo' estrarne copia
ovvero trattenerli, rilasciandone ricevuta, per un periodo
non superiore a sessanta giorni dalla ricezione. Non
possono essere trattenute le scritture cronologiche in uso;
4) inviare ai contribuenti questionari relativi a
dati e notizie di carattere specifico rilevanti ai fini
dell'accertamento nei loro confronti nonche' nei confronti
di altri contribuenti con i quali abbiano intrattenuto
rapporti, con invito a restituirli compilati e firmati;
5) richiedere agli organi ed alle Amministrazioni
dello Stato, agli enti pubblici non economici, alle
societa' ed enti di assicurazione ed alle societa' ed enti
che effettuano istituzionalmente riscossioni e pagamenti
per conto di terzi la comunicazione, anche in deroga a
contrarie disposizioni legislative, statutarie o
regolamentari, di dati e notizie relativi a soggetti
indicati singolarmente o per categorie. Alle societa' ed
enti di assicurazione, per quanto riguarda i rapporti con
gli assicurati del ramo vita, possono essere richiesti dati
e notizie attinenti esclusivamente alla durata del
contratto di assicurazione, all'ammontare del premio e alla
individuazione del soggetto tenuto a corrisponderlo. Le
informazioni sulla categoria devono essere fornite, a
seconda della richiesta, cumulativamente o specificamente
per ogni soggetto che ne fa parte. Questa disposizione non
si applica all'Istituto centrale di statistica, agli
ispettorati del lavoro per quanto riguarda le rilevazioni
loro commesse dalla legge, e, salvo il disposto del n. 7),
alle banche, alla societa' Poste italiane Spa, per le
attivita' finanziarie e creditizie, alle societa' ed enti
di assicurazione per le attivita' finanziarie agli
intermediari finanziari, alle imprese di investimento, agli
organismi di investimento collettivo del risparmio, alle
societa' di gestione del risparmio e alle societa'
fiduciarie;
6) richiedere copie o estratti degli atti e dei
documenti depositati presso i notai, i procuratori del
registro, i conservatori dei registri immobiliari e gli
altri pubblici ufficiali. Le copie e gli estratti, con
l'attestazione di conformita' all'originale, devono essere
rilasciate gratuitamente;
6-bis) richiedere, previa autorizzazione del
direttore centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle
entrate o del direttore regionale della stessa, ovvero, per
il Corpo della guardia di finanza, del comandante
regionale, ai soggetti sottoposti ad accertamento,
ispezione o verifica il rilascio di una dichiarazione
contenente l'indicazione della natura, del numero e degli
estremi identificativi dei rapporti intrattenuti con le
banche, la societa' Poste italiane Spa, gli intermediari
finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di
investimento collettivo del risparmio, le societa' di
gestione del risparmio e le societa' fiduciarie, nazionali
o stranieri, in corso ovvero estinti da non piu' di cinque
anni dalla data della richiesta. Il richiedente e coloro
che vengono in possesso dei dati raccolti devono assumere
direttamente le cautele necessarie alla riservatezza dei
dati acquisiti;
7) richiedere, previa autorizzazione del direttore
centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle entrate o del
direttore regionale della stessa, ovvero, per il Corpo
della guardia di finanza, del comandante regionale, alle
banche, alla societa' Poste italiane Spa, per le attivita'
finanziarie e creditizie, alle societa' ed enti di
assicurazione per le attivita' finanziarie, agli
intermediari finanziari, alle imprese di investimento, agli
organismi di investimento collettivo del risparmio, alle
societa' di gestione del risparmio e alle societa'
fiduciarie, dati, notizie e documenti relativi a qualsiasi
rapporto intrattenuto od operazione effettuata, ivi
compresi i servizi prestati, con i loro clienti, nonche'
alle garanzie prestate da terzi o dagli operatori
finanziari sopra indicati e le generalita' dei soggetti per
i quali gli stessi operatori finanziari abbiano effettuato
le suddette operazioni e servizi o con i quali abbiano
intrattenuto rapporti di natura finanziaria. Alle societa'
fiduciarie di cui alla legge 23 novembre 1939, n. 1966, e a
quelle iscritte nella sezione speciale dell'albo di cui
all'articolo 20 del testo unico delle disposizioni in
materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, puo' essere richiesto,
tra l'altro, specificando i periodi temporali di interesse,
di comunicare le generalita' dei soggetti per conto dei
quali esse hanno detenuto o amministrato o gestito beni,
strumenti finanziari e partecipazioni in imprese,
inequivocamente individuati. La richiesta deve essere
indirizzata al responsabile della struttura accentrata,
ovvero al responsabile della sede o dell'ufficio
destinatario che ne da' notizia immediata al soggetto
interessato; la relativa risposta deve essere inviata al
titolare dell'ufficio procedente;
7-bis) richiedere, con modalita' stabilite con
decreto di natura non regolamentare del Ministro
dell'economia e delle finanze, da adottare d'intesa con
l'Autorita' di vigilanza in coerenza con le regole europee
e internazionali in materia di vigilanza e, comunque,
previa autorizzazione del direttore centrale
dell'accertamento dell'Agenzia delle entrate o del
direttore regionale della stessa, ovvero, per il Corpo
della guardia di finanza, del comandante regionale, ad
autorita' ed enti, notizie, dati, documenti e informazioni
di natura creditizia, finanziaria e assicurativa, relativi
alle attivita' di controllo e di vigilanza svolte dagli
stessi, anche in deroga a specifiche disposizioni di legge;
8) richiedere ai soggetti indicati nell'art. 13 dati,
notizie e documenti relativi ad attivita' svolte in un
determinato periodo d'imposta, rilevanti ai fini
dell'accertamento, nei confronti di loro clienti, fornitori
e prestatori di lavoro autonomo;
8-bis) invitare ogni altro soggetto ad esibire o
trasmettere, anche in copia fotostatica, atti o documenti
fiscalmente rilevanti concernenti specifici rapporti
intrattenuti con il contribuente e a fornire i chiarimenti
relativi;
8-ter) richiedere agli amministratori di condominio
negli edifici dati, notizie e documenti relativi alla
gestione condominiale.
Gli inviti e le richieste di cui al presente articolo
devono essere notificati ai sensi dell'art. 60 . Dalla data
di notifica decorre il termine fissato dall'ufficio per
l'adempimento, che non puo' essere inferiore a 15 giorni
ovvero per il caso di cui al n. 7) a trenta giorni. Il
termine puo' essere prorogato per un periodo di venti
giorni su istanza dell'operatore finanziario, per
giustificati motivi, dal competente direttore centrale o
direttore regionale per l'Agenzia delle entrate, ovvero,
per il Corpo della guardia di finanza, dal comandante
regionale.
Le richieste di cui al primo comma, numero 7), nonche'
le relative risposte, anche se negative, devono essere
effettuate esclusivamente in via telematica. Con
provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono
stabilite le disposizioni attuative e le modalita' di
trasmissione delle richieste, delle risposte, nonche' dei
dati e delle notizie riguardanti i rapporti e le operazioni
indicati nel citato numero 7).
Le notizie ed i dati non addotti e gli atti, i
documenti, i libri ed i registri non esibiti o non
trasmessi in risposta agli inviti dell'ufficio non possono
essere presi in considerazione a favore del contribuente,
ai fini dell'accertamento in sede amministrativa e
contenziosa. Di cio' l'ufficio deve informare il
contribuente contestualmente alla richiesta.
Le cause di inutilizzabilita' previste dal terzo comma
non operano nei confronti del contribuente che depositi in
allegato all'atto introduttivo del giudizio di primo grado
in sede contenziosa le notizie, i dati, i documenti, i
libri e i registri, dichiarando comunque contestualmente di
non aver potuto adempiere alle richieste degli uffici per
causa a lui non imputabile.".
- Il testo dell'articolo 52, quinto comma, del decreto
del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633
(Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore
aggiunto), e' il seguente:
"Art. 52. (Accessi, ispezioni e verifiche)
Gli Uffici dell'imposta sul valore aggiunto possono
disporre l'accesso d'impiegati dell'Amministrazione
finanziaria nei locali destinati all'esercizio d'attivita'
commerciali, agricole, artistiche o professionali, nonche'
in quelli utilizzati dagli enti non commerciali e da quelli
che godono dei benefici di cui al decreto legislativo 4
dicembre 1997, n. 460, per procedere ad ispezioni
documentali, verificazioni e ricerche e ad ogni altra
rilevazione ritenuta utile per l'accertamento dell'imposta
e per la repressione dell'evasione e delle altre
violazioni. Gli impiegati che eseguono l'accesso devono
essere muniti d'apposita autorizzazione che ne indica lo
scopo, rilasciata dal capo dell'ufficio da cui dipendono.
Tuttavia per accedere in locali che siano adibiti anche ad
abitazione, e' necessaria anche l'autorizzazione del
procuratore della Repubblica. In ogni caso, l'accesso nei
locali destinati all'esercizio di arti o professioni dovra'
essere eseguito in presenza del titolare dello studio o di
un suo delegato.
L'accesso in locali diversi da quelli indicati nel
precedente comma puo' essere eseguito, previa
autorizzazione del procuratore della Repubblica, soltanto
in caso di gravi indizi di violazioni delle norme del
presente decreto, allo scopo di reperire libri, registri,
documenti, scritture ed altre prove delle violazioni.
E' in ogni caso necessaria l'autorizzazione del
procuratore della Repubblica o dell'autorita' giudiziaria
piu' vicina per procedere durante l'accesso a perquisizioni
personali e all'apertura coattiva di pieghi sigillati,
borse, casseforti, mobili, ripostigli e simili e per
l'esame di documenti e la richiesta di notizie
relativamente ai quali e' eccepito il segreto professionale
ferma restando la norma di cui all'articolo 103 del codice
di procedura penale.
L'ispezione documentale si estende a tutti i libri,
registri, documenti e scritture, compresi quelli la cui
tenuta e conservazione non sono obbligatorie, che si
trovano nei locali in cui l'accesso viene eseguito, o che
sono comunque accessibili tramite apparecchiature
informatiche installate in detti locali.
I libri, registri, scritture e documenti di cui e'
rifiutata l'esibizione non possono essere presi in
considerazione a favore del contribuente ai fini
dell'accertamento in sede amministrativa o contenziosa. Per
rifiuto d'esibizione si intendono anche la dichiarazione di
non possedere i libri, registri, documenti e scritture e la
sottrazione di essi alla ispezione.
Di ogni accesso deve essere redatto processo verbale da
cui risultino le ispezioni e le rilevazioni eseguite, le
richieste fatte al contribuente o a chi lo rappresenta e le
risposte ricevute. Il verbale deve essere sottoscritto dal
contribuente o da chi lo rappresenta ovvero indicare il
motivo della mancata sottoscrizione. Il contribuente ha
diritto di averne copia.
I documenti e le scritture possono essere sequestrati
soltanto se non e' possibile riprodurne o farne constare il
contenuto nel verbale, nonche' in caso di mancata
sottoscrizione o di contestazione del contenuto del
verbale. I libri e i registri non possono essere
sequestrati; gli organi procedenti possono eseguirne o
farne eseguire copie o estratti, possono apporre nelle
parti che interessano la propria firma o sigla insieme con
la data e il bollo d'ufficio e possono adottare le cautele
atte ad impedire l'alterazione o la sottrazione dei libri e
dei registri.
Le disposizioni dei commi precedenti si applicano anche
per l'esecuzione di verifiche e di ricerche relative a
merci o altri beni viaggianti su autoveicoli e natanti
adibiti al trasporto per conto di terzi.
In deroga alle disposizioni del settimo comma gli
impiegati che procedono all'accesso nei locali di soggetti
che si avvalgono di sistemi meccanografici, elettronici e
simili, hanno facolta' di provvedere con mezzi propri
all'elaborazione dei supporti fuori dei locali stessi
qualora il contribuente non consenta l'utilizzazione dei
propri impianti e del proprio personale.
Se il contribuente dichiara che le scritture contabili
o alcune di esse si trovano presso altri soggetti deve
esibire una attestazione dei soggetti stessi recante la
specificazione delle scritture in loro possesso. Se
l'attestazione non e' esibita e se il soggetto che l'ha
rilasciata si oppone all'accesso o non esibisce in tutto o
in parte le scritture si applicano le disposizioni del
quinto comma.
Per l'esecuzione degli accessi presso le pubbliche
amministrazioni e gli enti indicati al n. 5) dell'articolo
51 e presso gli operatori finanziari di cui al 7) dello
stesso articolo 51, si applicano le disposizioni del
secondo e sesto comma dell'articolo 33 del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e
successive modificazioni.".
 
Art. 7
Modifiche e abrogazioni

1. L'articolo 113 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 e' sostituito dal seguente:
«Art. 113 (Partecipazioni acquisite per il recupero di crediti bancari). - 1. Gli enti creditizi possono optare per la non applicazione del regime di cui all'articolo 87 alle partecipazioni acquisite nell'ambito degli interventi finalizzati al recupero di crediti o derivanti dalla conversione in azioni di nuova emissione dei crediti verso imprese in temporanea difficolta' finanziaria, nel rispetto delle diposizioni di vigilanza per le banche emanate da parte di Banca d'Italia ai sensi dell'articolo 23 della legge 28 dicembre 2005 n. 262.
2. L'opzione di cui al comma 1 puo' essere esercitata quando sussistono:
a) nel caso di acquisizione di partecipazioni per il recupero dei crediti, i motivi di convenienza rispetto ad altre forme alternative di recupero dei crediti, le modalita' ed i tempi previsti per il recupero e, ove si tratti di partecipazioni dirette nella societa' debitrice, che l'operativita' di quest'ultima sara' limitata agli atti connessi con il realizzo e la valorizzazione del patrimonio;
b) nel caso di conversione di crediti, gli elementi che inducono a ritenere temporanea la situazione di difficolta' finanziaria del debitore, ragionevoli le prospettive di riequilibrio economico e finanziario nel medio periodo ed economicamente conveniente la conversione rispetto ad altre forme alternative di recupero dei crediti; inoltre il piano di risanamento deve essere predisposto da piu' enti creditizi o finanziari rappresentanti una quota elevata dell'esposizione debitoria dell'impresa in difficolta'.
3. L'opzione di cui al comma 1 comporta, nei confronti della societa' di cui si acquisisce la partecipazione, la rinuncia ad avvalersi delle opzioni di cui alle sezioni II e III del presente capo e della facolta' prevista dall'articolo 115 fino all'esercizio in cui mantenga il possesso delle partecipazioni di cui sopra.
4. Ove sussistano le condizioni di cui ai commi 1, 2 e 3, l'opzione di cui al comma 1 comporta, ai fini dell'applicazione degli articoli 101, comma 5, e 106, da parte degli originari creditori, l'equiparazione ai crediti estinti o convertiti delle partecipazioni acquisite e delle quote di partecipazioni successivamente sottoscritte per effetto dell'esercizio del relativo diritto d'opzione, a condizione che il valore dei crediti convertiti sia trasferito alle azioni ricevute.
5. Gli enti creditizi possono interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente. La relativa istanza deve indicare le condizioni di cui ai commi 2 e 3.
6. L'ente creditizio che non intende applicare il regime di cui all'articolo 87 ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista dal comma 5, ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta positiva deve segnalare nella dichiarazione del redditi gli elementi conoscitivi essenziali indicati con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate.».
2. All'articolo 124 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) nel comma 5, il secondo periodo e' sostituito dal seguente: «Nel caso di fusione della societa' o ente controllante con societa' o enti non appartenenti al consolidato, il consolidato puo' continuare ove la societa' o ente controllante sia in grado di dimostrare, anche dopo l'effettuazione di tali operazioni, la permanenza di tutti i requisiti previsti dalle disposizioni di cui agli articoli 117 e seguenti ai fini dell'accesso al regime. Ai fini della continuazione del consolidato, la societa' o ente controllante puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212 recante lo Statuto dei diritti del contribuente»;
b) dopo il comma 5 e' inserito il seguente: «5-bis. La societa' o ente controllante che intende continuare ad avvalersi della tassazione di gruppo ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista dal comma 5 ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta positiva deve segnalare detta circostanza nella dichiarazione dei redditi».
3. All'articolo 132 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, la lettera d-bis) e' abrogata;
b) al comma 3, il primo periodo e' sostituito dal seguente: «Al ricorrere delle condizioni previste dagli articoli 130 e seguenti, la societa' controllante accede al regime previsto dalla presente sezione; la medesima societa' controllante puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, al fine di verificare la sussistenza dei requisiti per il valido esercizio dell'opzione.»;
c) al comma 5, la parola: «sono» e' sostituita dalle seguenti: «possono essere». Al medesimo e' aggiunto, in fine, il seguente periodo «La societa' o ente controllante che intende accedere al regime previsto dalla presente sezione ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista dal comma 3 ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta positiva deve segnalare detta circostanza nella dichiarazione dei redditi.».
4. L'ultimo periodo della lettera b) del comma 5 dell'articolo 167 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dall'articolo 8, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, e' sostituito dal seguente: «Ai fini del presente comma, il contribuente puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente».
5. All'articolo 110, comma 11, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «A tal fine il contribuente puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente.».
6. L'articolo 11, comma 13, e l'articolo 21 della legge 30 dicembre 1991, n. 413, sono abrogati.
7. All'articolo 37 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, dopo il terzo comma, e' inserito il seguente: «Il contribuente puo' comunque richiedere un parere all'amministrazione in ordine all'applicazione delle disposizioni di cui al comma 3 al caso concreto, ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera a), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente».
8. All'articolo 108 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 4, e' inserito il seguente: «4-bis. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui al comma 2, il contribuente puo' interpellare l'amministrazione, ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera a), in ordine alla qualificazione di determinate spese, sostenute dal contribuente, tra quelle di pubblicita' e di propaganda ovvero tra quelle di rappresentanza.».
9. Al comma 3 dell'articolo 84, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Al fine di disapplicare le disposizioni del presente comma il contribuente interpella l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente».
10. Al comma 7, dell'articolo 172, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Al fine di disapplicare le disposizioni del presente comma il contribuente interpella l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente».
11. All'articolo 109 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3-quinquies, e' aggiunto il seguente: «3-sexies. Al fine di disapplicare le disposizioni di cui ai commi 3-bis e 3-ter il contribuente interpella l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente.
12. All'articolo 30 della legge 30 dicembre 1994, n. 724, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 4-bis, le parole: «la societa' interessata puo' chiedere la disapplicazione delle relative disposizioni antielusive ai sensi dell'articolo 37-bis, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600» sono sostituite dalle seguenti: «la societa' interessata puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente»;
b) al comma 4-ter le parole: «in presenza delle quali e' consentito disapplicare le disposizioni del presente articolo, senza dover assolvere all'onere di presentare l'istanza di interpello di cui al comma 4-bis» sono sostituite dalle seguenti: «non trovano applicazione le disposizioni di cui al presente articolo»;
c) il comma 4-quater e' sostituito dal seguente: «4-quater. Il contribuente che ritiene sussistenti le condizioni di cui al comma 4-bis ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista dal medesimo comma ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta positiva deve darne separata indicazione nella dichiarazione dei redditi.».
13. All'articolo 1, comma 8, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il contribuente puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 212 del 2000, recante lo Statuto dei diritti del contribuente al fine di dimostrare che in relazione alle disposizioni con finalita' antielusiva specifica le operazioni effettuate non comportano duplicazioni del beneficio di cui al presente articolo. Il contribuente che intende fruire del beneficio ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta positiva deve separatamente indicare nella dichiarazione dei redditi gli elementi conoscitivi indicati con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate.».
14. Il comma 3 dell'articolo 1 del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128, e' sostituito con il seguente: «3. Le norme tributarie che, allo scopo di contrastare comportamenti elusivi, limitano deduzioni, detrazioni, crediti d'imposta o altre posizioni soggettive altrimenti ammesse dall'ordinamento tributario, possono essere disapplicate qualora il contribuente dimostri che nella particolare fattispecie tali effetti elusivi non possono verificarsi. A tal fine il contribuente interpella l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente. Resta ferma la possibilita' del contribuente di fornire la dimostrazione di cui al primo periodo anche ai fini dell'accertamento in sede amministrativa e contenziosa.».
15. Il comma 5 dell'articolo 10-bis della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente, introdotto dall'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128 e' sostituito dal seguente: «5. Il contribuente puo' proporre interpello ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera c), per conoscere se le operazioni costituiscano fattispecie di abuso del diritto.».
16. Al comma 4 dell'articolo 14 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, dopo le parole: «articolo 11» sono aggiunte le seguenti: «, comma 1, lettera a),».

Note all'art. 7:
- Il testo vigente dell'articolo 124 decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 124. (Interruzione della tassazione di gruppo
prima del compimento del triennio).
1. Se il requisito del controllo, cosi' come definito
dall'articolo 117, cessa per qualsiasi motivo prima del
compimento del triennio, il reddito della societa' o
dell'ente controllante, per il periodo d'imposta in cui
viene meno tale requisito, viene aumentato o diminuito per
un importo corrispondente:
a) agli interessi passivi dedotti o non dedotti nei
precedenti esercizi del triennio per effetto di quanto
previsto dall'articolo 97, comma 2;
b) alla residua differenza tra il valore di libro e
quello fiscale riconosciuto dei beni acquisiti dalla stessa
societa' o ente controllante o da altra societa'
controllata secondo il regime di neutralita' fiscale di cui
all'articolo 123. Il periodo precedente si applica nel caso
in cui il requisito del controllo venga meno anche nei
confronti della sola societa' cedente o della sola societa'
cessionaria.
2. Nel caso di cui al comma 1 entro trenta giorni dal
venir meno del requisito del controllo:
a) la societa' o l'ente controllante deve integrare
quanto versato a titolo d'acconto se il versamento
complessivamente effettuato e' inferiore a quello dovuto
relativamente alle societa' per le quali continua la
validita' dell'opzione;
b) ciascuna societa' controllata deve effettuare
l'integrazione di cui alla lettera precedente riferita ai
redditi propri, cosi' come risultanti dalla comunicazione
di cui all'articolo 121.
3. Ai fini del comma 2, entro lo stesso termine ivi
previsto, con le modalita' stabilite dal decreto di cui
all'articolo 129, la societa' o l'ente controllante puo'
attribuire, in tutto o in parte, i versamenti gia'
effettuati, per quanto eccedente il proprio obbligo, alle
controllate nei cui confronti e' venuto meno il requisito
del controllo.
4. Le perdite fiscali risultanti dalla dichiarazione di
cui all'articolo 122, i crediti chiesti a rimborso e, salvo
quanto previsto dal comma 3, le eccedenze riportate a nuovo
permangono nell'esclusiva disponibilita' della societa' o
ente controllante. Il decreto di cui all'articolo 129 puo'
prevedere appositi criteri per l'attribuzione delle perdite
fiscali, risultanti dalla dichiarazione di cui all'articolo
122, alle societa' che le hanno prodotte , al netto di
quelle utilizzate e nei cui confronti viene meno il
requisito del controllo.
5. Le disposizioni dei commi precedenti si applicano
anche nel caso di fusione di una societa' controllata in
altra non inclusa nel consolidato. Nel caso di fusione
della societa' o ente controllante con societa' o enti non
appartenenti al consolidato, il consolidato puo' continuare
ove la societa' o ente controllante sia in grado di
dimostrare, anche dopo l'effettuazione di tali operazioni,
la permanenza di tutti i requisiti previsti dalle
disposizioni di cui agli articoli 117 e seguenti ai fini
dell'accesso al regime. Ai fini della continuazione del
consolidato, la societa' o ente controllante puo'
interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11,
comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212
recante lo Statuto dei diritti del contribuente.
5-bis. La societa' o ente controllante che intende
continuare ad avvalersi della tassazione di gruppo ma non
ha presentato l'istanza di interpello prevista dal comma 5
ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta
positiva deve segnalare detta circostanza nella
dichiarazione dei redditi.
6. L'articolo 118, comma 4, si applica anche
relativamente alle somme percepite o versate tra le
societa' del comma 1 per compensare gli oneri connessi con
l'interruzione della tassazione di gruppo relativi
all'imposta sulle societa'.".
- Il testo vigente dell'articolo 132 del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 132. (Condizioni per l'efficacia dell'opzione)
1. Permanendo il requisito del controllo, cosi' come
definito nell'articolo 133, l'opzione di cui all'articolo
131 e' irrevocabile per un periodo di tempo non inferiore a
cinque esercizi del soggetto controllante. I successivi
rinnovi hanno un'efficacia non inferiore a tre esercizi.
2. L'efficacia dell'opzione e' altresi' subordinata al
verificarsi delle seguenti condizioni:
a) il suo esercizio deve avvenire relativamente a
tutte le controllate non residenti, cosi', come definite
dall'articolo 133;
b) identita' dell'esercizio sociale di ciascuna
societa' controllata con quello della societa' o ente
controllante, salvo nel caso in cui questa coincidenza non
sia consentita dalle legislazioni locali;
c) revisione dei bilanci del soggetto controllante
residente e delle controllate residenti di cui all'articolo
131, comma 2, e di quelle non residenti di cui all'articolo
133, da parte dei soggetti iscritti all'albo Consob
previsto dal decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58,
o, per quanto riguarda le controllate non residenti, anche
da altri soggetti a condizione che il revisore del soggetto
controllante utilizzi gli esiti della revisione contabile
dagli stessi soggetti effettuata ai fini del giudizio sul
bilancio annuale o consolidato. Nel caso in cui la
controllata non abbia l'obbligo della redazione annuale del
bilancio, redazione a cura dell'organo sociale cui compete
l'amministrazione della societa' di un bilancio volontario
riferito ad un periodo di tempo corrispondente al periodo
d'imposta della controllante, comunque soggetto alla
revisione di cui al primo periodo;
d) attestazione rilasciata da ciascuna societa'
controllata non residente secondo le modalita' previste dal
decreto di cui all'articolo 142 dalla quale risulti:
1) il consenso alla revisione del proprio bilancio di
cui alla lettera c);
2) l'impegno a fornire al soggetto controllante la
collaborazione necessaria per la determinazione
dell'imponibile e per adempiere entro un periodo non
superiore a 60 giorni dalla loro notifica alle richieste
dell'Amministrazione finanziaria;
d-bis) (Abrogata).
3. Al ricorrere delle condizioni previste dagli
articoli 130 e seguenti, la societa' controllante accede al
regime previsto dalla presente sezione; la medesima
societa' controllante puo' interpellare l'amministrazione
ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge
27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del
contribuente, al fine di verificare la sussistenza dei
requisiti per il valido esercizio dell'opzione. In
particolare dall'istanza di interpello dovra' risultare:
a) la qualificazione soggettiva del soggetto
controllante all'esercizio dell'opzione ai sensi
dell'articolo 130, comma 2;
b) la puntuale descrizione della struttura societaria
estera del gruppo con l'indicazione di tutte le societa'
controllate;
c) la denominazione, la sede sociale, l'attivita'
svolta, l'ultimo bilancio disponibile di tutte le
controllate non residenti nonche' la quota di
partecipazione agli utili riferita alla controllante ed
alle controllate di cui all'articolo 131, comma 2,
l'eventuale diversa durata dell'esercizio sociale e le
ragioni che richiedono tale diversita';
d) la denominazione dei soggetti cui e' stato
attribuito l'incarico per la revisione dei bilanci e le
conferme dell'avvenuta accettazione di tali incarichi;
e) l'elenco delle imposte relativamente alle quali
verra' presumibilmente richiesto il credito di cui
all'articolo 165.
4. La risposta positiva dell'Agenzia delle entrate puo'
essere subordinata all'assunzione da parte del soggetto
controllante dell'obbligo ad altri adempimenti finalizzati
ad una maggiore tutela degli interessi erariali. Con lo
stesso interpello di cui al comma 3 il soggetto
controllante puo' a sua volta richiedere, oltre a quelle
gia' previste, ulteriori semplificazioni per la
determinazione del reddito imponibile fra le quali anche
l'esclusione delle societa' controllate di dimensioni non
rilevanti residenti negli Stati o territori di cui al
decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato
ai sensi dell'articolo 168-bis.
5. Le variazioni dei dati di cui al comma 3 possono
essere comunicate all'Agenzia delle entrate con le
modalita' previste dallo stesso comma 3 entro il mese
successivo alla fine del periodo d'imposta durante il quale
si sono verificate. La societa' o ente controllante che
intende accedere al regime previsto dalla presente sezione
ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista dal
comma 3 ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto
risposta positiva deve segnalare detta circostanza nella
dichiarazione dei redditi".
- Il testo vigente dell'articolo 167 del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, come
modificato dall'articolo 8, comma 1, lettera b) del decreto
legislativo 14 settembre 2015, n. 147 , e dal presente
decreto, e' il seguente:
"Art. 167. (Disposizioni in materia di imprese estere
controllate)
1. Se un soggetto residente in Italia detiene,
direttamente o indirettamente, anche tramite societa'
fiduciarie o per interposta persona, il controllo di
un'impresa, di una societa' o altro ente, residente o
localizzato in Stati o territori a regime fiscale
privilegiato di cui al decreto o al provvedimento emanati
ai sensi del comma 4, i redditi conseguiti dal soggetto
estero controllato sono imputati, a decorrere dalla
chiusura dell'esercizio o periodo di gestione del soggetto
estero controllato, ai soggetti residenti in proporzione
alle partecipazioni da essi detenute. Tale disposizione si
applica anche per le partecipazioni di controllo in
soggetti non residenti relativamente ai redditi derivanti
da loro stabili organizzazioni assoggettati ai predetti
regimi fiscali privilegiati.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano alle
persone fisiche residenti e ai soggetti di cui agli
articoli 5 e 87, comma 1, lettere a), b) e c).
3. Ai fini della determinazione del limite del
controllo di cui al comma 1, si applica l'articolo 2359 del
codice civile, in materia di societa' controllate e
societa' collegate.
4. Si considerano privilegiati i regimi fiscali di
Stati o territori individuati, con decreti del Ministro
delle finanze da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, in
ragione del livello di tassazione sensibilmente inferiore a
quello applicato in Italia, della mancanza di un adeguato
scambio di informazioni ovvero di altri criteri
equivalenti. Si considera livello di tassazione
sensibilmente inferiore a quello applicato in Italia un
livello di tassazione inferiore al 50 per cento di quello
applicato in Italia. Si considerano in ogni caso
privilegiati i regimi fiscali speciali che consentono un
livello di tassazione inferiore al 50 per cento di quello
applicato in Italia, ancorche' previsti da Stati o
territori che applicano un regime generale di imposizione
non inferiore al 50 per cento di quello applicato in
Italia. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle
entrate viene fornito un elenco non tassativo dei regimi
fiscali speciali
5. Le disposizioni del comma 1 non si applicano se il
soggetto residente dimostra, alternativamente, che:
a) la societa' o altro ente non residente svolga
un'effettiva attivita' industriale o commerciale, come sua
principale attivita', nel mercato dello Stato o territorio
di insediamento; per le attivita' bancarie, finanziarie e
assicurative quest'ultima condizione si ritiene soddisfatta
quando la maggior parte delle fonti, degli impieghi o dei
ricavi originano nello Stato o territorio di insediamento;
b) dalle partecipazioni non consegue l'effetto di
localizzare i redditi "in Stati o territori a regime
fiscale privilegiato di cui al comma 4. Ai fini del
presente comma, il contribuente puo' interpellare
l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 1,
lettera b), della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo
Statuto dei diritti del contribuente.
5-bis. La previsione di cui alla lettera a) del comma 5
non si applica qualora i proventi della societa' o altro
ente non residente provengono per piu' del 50% dalla
gestione, dalla detenzione o dall'investimento in titoli,
partecipazioni, crediti o altre attivita' finanziarie,
dalla cessione o dalla concessione in uso di diritti
immateriali relativi alla proprieta' industriale,
letteraria o artistica, nonche' dalla prestazione di
servizi nei confronti di soggetti che direttamente o
indirettamente controllano la societa' o l'ente non
residente, ne sono controllati o sono controllati dalla
stessa societa' che controlla la societa' o l'ente non
residente, ivi compresi i servizi finanziari.
6. I redditi del soggetto non residente, imputati ai
sensi del comma 1, sono assoggettati a tassazione separata
con l'aliquota media applicata sul reddito complessivo del
soggetto residente e, comunque, non inferiore al 27 per
cento. I redditi sono determinati in base alle disposizioni
applicabili ai soggetti residenti titolari di reddito
d'impresa, ad eccezione dell'articolo 86, comma 4.
Dall'imposta cosi' determinata sono ammesse in detrazione,
ai sensi dell'articolo 15, le imposte pagate all'estero a
titolo definitivo.
7. Gli utili distribuiti, in qualsiasi forma, dai
soggetti non residenti di cui al comma 1 non concorrono
alla formazione del reddito dei soggetti residenti fino
all'ammontare del reddito assoggettato a tassazione, ai
sensi del medesimo comma 1, anche negli esercizi
precedenti. Le imposte pagate all'estero, sugli utili che
non concorrono alla formazione del reddito ai sensi del
primo periodo del presente comma, sono ammesse in
detrazione, ai sensi dell'articolo 15, fino a concorrenza
delle imposte applicate ai sensi del comma 6, diminuite
degli importi ammessi in detrazione per effetto del terzo
periodo del predetto comma.
8. Con decreto del Ministro delle finanze, da emanare
ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400, sono stabilite le disposizioni attuative del
presente articolo.
8-bis. La disciplina di cui al comma 1 trova
applicazione anche nell'ipotesi in cui i soggetti
controllati ai sensi dello stesso comma sono localizzati in
Stati o territori diversi da quelli ivi richiamati, qualora
ricorrono congiuntamente le seguenti condizioni:
a) sono assoggettati a tassazione effettiva inferiore
a piu' della meta' di quella a cui sarebbero stati soggetti
ove residenti in Italia;
b) hanno conseguito proventi derivanti per piu' del
50% dalla gestione, dalla detenzione o dall'investimento in
titoli, partecipazioni, crediti o altre attivita'
finanziarie, dalla cessione o dalla concessione in uso di
diritti immateriali relativi alla proprieta' industriale,
letteraria o artistica nonche' dalla prestazione di servizi
nei confronti di soggetti che direttamente o indirettamente
controllano la societa' o l'ente non residente, ne sono
controllati o sono controllati dalla stessa societa' che
controlla la societa' o l'ente non residente, ivi compresi
i servizi finanziari.
Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle
entrate sono indicati i criteri per determinare con
modalita' semplificate l'effettivo livello di tassazione di
cui alla precedente lettera a), tra cui quello
dell'irrilevanza delle variazioni non permanenti della base
imponibile.
8-ter. Le disposizioni del comma 8-bis non si applicano
se il soggetto residente dimostra che l'insediamento
all'estero non rappresenta una costruzione artificiosa
volta a conseguire un indebito vantaggio fiscale. Ai fini
del presente comma il contribuente puo' interpellare
l'Amministrazione finanziaria secondo le modalita' indicate
nel precedente comma 5. Per i contribuenti che aderiscono
al regime dell'adempimento collaborativo di cui al Titolo
III del decreto legislativo recante disposizioni sulla
certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente
l'interpello di cui al precedente periodo puo' essere
presentato indipendentemente dalla verifica delle
condizioni di cui alle lettere a) e b) del comma 8-bis.
8-quater. L'Amministrazione, prima di procedere
all'emissione dell'avviso di accertamento d'imposta o di
maggiore imposta, deve notificare all'interessato un
apposito avviso con il quale viene concessa al medesimo la
possibilita' di fornire, nel termine di novanta giorni, le
prove per la disapplicazione delle disposizioni del comma 1
o del comma 8-bis. Ove l'Amministrazione non ritenga idonee
le prove addotte, dovra' darne specifica motivazione
nell'avviso di accertamento. Fatti salvi i casi in cui la
disciplina del presente articolo sia stata applicata ovvero
non lo sia stata per effetto dell'ottenimento di una
risposta favorevole all'interpello, il socio residente
controllante deve comunque segnalare nella dichiarazione
dei redditi la detenzione di partecipazioni in imprese
estere controllate di cui al comma 1 e al comma 8-bis. In
tale ultimo caso l'obbligo di segnalazione sussiste solo al
ricorrere delle condizioni di cui alle lettere a) e b) del
medesimo comma 8-bis.
8-quinquies. Le esimenti previste nel comma 5 e nel
comma 8-ter non devono essere dimostrate in sede di
controllo qualora il contribuente abbia ottenuto risposta
positiva al relativo interpello, fermo restando il potere
dell'Amministrazione finanziaria di controllare la
veridicita' e completezza delle informazioni e degli
elementi di prova forniti in tale sede.".
- Il testo vigente dell'articolo 110 del citato decreto
del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
come modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 110. (Norme generali sulle valutazioni)
1. Agli effetti delle norme del presente capo che fanno
riferimento al costo dei beni senza disporre diversamente:
a) il costo e' assunto al lordo delle quote di
ammortamento gia' dedotte;
b) si comprendono nel costo anche gli oneri accessori
di diretta imputazione, esclusi gli interessi passivi e le
spese generali. Tuttavia per i beni materiali e immateriali
strumentali per l'esercizio dell'impresa si comprendono nel
costo gli interessi passivi iscritti in bilancio ad aumento
del costo stesso per effetto di disposizioni di legge. Nel
costo di fabbricazione si possono aggiungere con gli stessi
criteri anche i costi diversi da quelli direttamente
imputabili al prodotto; per gli immobili alla cui
produzione e' diretta l'attivita' dell'impresa si
comprendono nel costo gli interessi passivi sui prestiti
contratti per la loro costruzione o ristrutturazione;
c) il costo dei beni rivalutati, diversi da quelli di
cui all'articolo 85, comma 1, lettere a), b) ed e), non si
intende comprensivo delle plusvalenze iscritte, ad
esclusione di quelle che per disposizione di legge non
concorrono a formare il reddito. Per i beni indicati nella
citata lettera e) che costituiscono immobilizzazioni
finanziarie le plusvalenze iscritte non concorrono a
formare il reddito per la parte eccedente le minusvalenze
dedotte;
d) il costo delle azioni, delle quote e degli
strumenti finanziari similari alle azioni si intende non
comprensivo dei maggiori o minori valori iscritti i quali
conseguentemente non concorrono alla formazione del
reddito, ne' alla determinazione del valore fiscalmente
riconosciuto delle rimanenze di tali azioni, quote o
strumenti;
e) per i titoli a reddito fisso, che costituiscono
immobilizzazioni finanziarie e sono iscritti come tali in
bilancio, la differenza positiva o negativa tra il costo
d'acquisto e il valore di rimborso concorre a formare il
reddito per la quota maturata nell'esercizio.
1-bis. In deroga alle disposizioni delle lettere c), d)
ed e) del comma 1, per i soggetti che redigono il bilancio
in base ai principi contabili internazionali di cui al
regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 19 luglio 2002:
a) i maggiori o i minori valori dei beni indicati
nell'articolo 85, comma 1, lettera e), che si considerano
immobilizzazioni finanziarie ai sensi del comma 3-bis dello
stesso articolo, imputati a conto economico in base alla
corretta applicazione di tali principi, assumono rilievo
anche ai fini fiscali;
b) la lettera d) del comma 1 si applica solo per le
azioni, le quote e gli strumenti finanziari similari alle
azioni che si considerano immobilizzazioni finanziarie ai
sensi dell'articolo 85, comma 3-bis;
c) per le azioni, le quote e gli strumenti finanziari
similari alle azioni, posseduti per un periodo inferiore a
quello indicato nell'articolo 87, comma 1, lettera a),
aventi gli altri requisiti previsti al comma 1 del medesimo
articolo 87, il costo e' ridotto dei relativi utili
percepiti durante il periodo di possesso per la quota
esclusa dalla formazione del reddito.
1-ter. Per i soggetti che redigono il bilancio in base
ai principi contabili internazionali di cui al citato
regolamento (CE) n. 1606/2002, i componenti positivi e
negativi che derivano dalla valutazione, operata in base
alla corretta applicazione di tali principi, delle
passivita' assumono rilievo anche ai fini fiscali.
2. Per la determinazione del valore normale dei beni e
dei servizi e, con riferimento alla data in cui si
considerano conseguiti o sostenuti, per la valutazione dei
corrispettivi, proventi, spese e oneri in natura o in
valuta estera, si applicano, quando non e' diversamente
disposto, le disposizioni dell'articolo 9; tuttavia i
corrispettivi, i proventi, le spese e gli oneri in valuta
estera, percepiti o effettivamente sostenuti in data
precedente, si valutano con riferimento a tale data. La
conversione in euro dei saldi di conto delle stabili
organizzazioni all'estero si effettua secondo il cambio
alla data di chiusura dell'esercizio e le differenze
rispetto ai saldi di conto dell'esercizio precedente non
concorrono alla formazione del reddito. Per le imprese che
intrattengono in modo sistematico rapporti in valuta estera
e' consentita la tenuta della contabilita' plurimonetaria
con l'applicazione del cambio di fine esercizio ai saldi
dei relativi conti.
3. La valutazione secondo il cambio alla data di
chiusura dell'esercizio dei crediti e debiti in valuta,
anche sotto forma di obbligazioni, di titoli cui si applica
la disciplina delle obbligazioni ai sensi del codice civile
o di altre leggi o di titoli assimilati, non assume
rilevanza. Si tiene conto della valutazione al cambio della
data di chiusura dell'esercizio delle attivita' e delle
passivita' per le quali il rischio di cambio e' coperto,
qualora i contratti di copertura siano anche essi valutati
in modo coerente secondo il cambio di chiusura
dell'esercizio.
4.
5. I proventi determinati a norma dell'articolo 90 e i
componenti negativi di cui ai commi 1 e 6 dell'articolo
102, agli articoli 104e 106 e ai commi 1 e 2 dell'articolo
107 sono ragguagliati alla durata dell'esercizio se questa
e' inferiore o superiore a dodici mesi.
6. In caso di mutamento totale o parziale dei criteri
di valutazione adottati nei precedenti esercizi il
contribuente deve darne comunicazione all'agenzia delle
entrate nella dichiarazione dei redditi o in apposito
allegato.
7. I componenti del reddito derivanti da operazioni con
societa' non residenti nel territorio dello Stato, che
direttamente o indirettamente controllano l'impresa, ne
sono controllate o sono controllate dalla stessa societa'
che controlla l'impresa, sono valutati in base al valore
normale dei beni ceduti, dei servizi prestati e dei beni e
servizi ricevuti, determinato a norma del comma 2, se ne
deriva aumento del reddito; la stessa disposizione si
applica anche se ne deriva una diminuzione del reddito, ma
soltanto in esecuzione degli accordi conclusi con le
autorita' competenti degli Stati esteri a seguito delle
speciali «procedure amichevoli» previste dalle convenzioni
internazionali contro le doppie imposizioni sui redditi. La
presente disposizione si applica anche per i beni ceduti e
i servizi prestati da societa' non residenti nel territorio
dello Stato per conto delle quali l'impresa esplica
attivita' di vendita e collocamento di materie prime o
merci o di fabbricazione o lavorazione di prodotti.
8. La rettifica da parte dell'ufficio delle valutazioni
fatte dal contribuente in un esercizio ha effetto anche per
gli esercizi successivi. L'ufficio tiene conto direttamente
delle rettifiche operate e deve procedere a rettificare le
valutazioni relative anche agli esercizi successivi.
9. Agli effetti delle norme del presente titolo che vi
fanno riferimento il cambio delle valute estere in ciascun
mese e' accertato, su conforme parere dell'Ufficio italiano
dei cambi, con provvedimento dell'Agenzia delle entrate ,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale entro il mese
successivo.
10. Non sono ammessi in deduzione le spese e gli altri
componenti negativi derivanti da operazioni intercorse con
imprese residenti ovvero localizzate in Stati o territori
diversi da quelli individuati nella lista di cui al decreto
ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis. Tale
deduzione e' ammessa per le operazioni intercorse con
imprese residenti o localizzate in Stati dell'Unione
europea o dello Spazio economico europeo inclusi nella
lista di cui al citato decreto. (
11. Le disposizioni di cui al comma 10 non si applicano
quando le imprese residenti in Italia forniscano la prova
che le imprese estere svolgono prevalentemente un'attivita'
commerciale effettiva, ovvero che le operazioni poste in
essere rispondono ad un effettivo interesse economico e che
le stesse hanno avuto concreta esecuzione. Le spese e gli
altri componenti negativi deducibili ai sensi del primo
periodo sono separatamente indicati nella dichiarazione dei
redditi. L'Amministrazione, prima di procedere
all'emissione dell'avviso di accertamento d'imposta o di
maggiore imposta, deve notificare all'interessato un
apposito avviso con il quale viene concessa al medesimo la
possibilita' di fornire, nel termine di novanta giorni, le
prove predette. Ove l'Amministrazione non ritenga idonee le
prove addotte, dovra' darne specifica motivazione
nell'avviso di accertamento. A tal fine il contribuente
puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo
11, comma 1, lettera b), della legge 27 luglio 2000, n.
212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente.
12. Le disposizioni di cui ai commi 10 e 11 non si
applicano per le operazioni intercorse con soggetti non
residenti cui risultino applicabili gli articoli 167 o 168,
concernenti disposizioni in materia di imprese estere
partecipate.
12-bis. Le disposizioni dei commi 10 e 11 si applicano
anche alle prestazioni di servizi rese dai professionisti
domiciliati in Stati o territori diversi da quelli
individuati nella lista di cui al decreto ministeriale
emanato ai sensi dell'articolo 168-bis. Tale disposizione
non si applica ai professionisti domiciliati in Stati
dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo
inclusi nella lista di cui al citato decreto.".
Il comma 13 dell'articolo 11 della legge 30 dicembre
1991, n. 413 (Disposizioni per ampliare le basi imponibili,
per razionalizzare, facilitare e potenziare l'attivita' di
accertamento; disposizioni per la rivalutazione
obbligatoria dei beni immobili delle imprese, nonche' per
riformare il contenzioso e per la definizione agevolata dei
rapporti tributari pendenti; delega al Presidente della
Repubblica per la concessione di amnistia per reati
tributari; istituzioni dei centri di assistenza fiscale e
del conto fiscale), modificato dal presente decreto, e'
pubblicato nella Gazz. Uff. 31 dicembre 1991, n. 305, S.O.
L'articolo 21 della citata legge 30 dicembre 1991, n.
413, abrogato dal presente decreto, recava: "Interpello
dell'amministrazione finanziaria da parte dei
contribuenti".
- Il testo vigente dell'articolo 37 del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1986, n. 600, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 37. (Controllo delle dichiarazioni)
Gli uffici delle imposte procedono, sulla base di
criteri selettivi fissati annualmente dal Ministro delle
finanze tenendo anche conto delle loro capacita' operative,
al controllo delle dichiarazioni e alla individuazione dei
soggetti che ne hanno omesso la presentazione sulla scorta
dei dati e delle notizie acquisiti ai sensi dei precedenti
articoli e attraverso le dichiarazioni previste negli artt.
6 e 7, di quelli raccolti e comunicati dall'anagrafe
tributaria e delle informazioni di cui siano comunque in
possesso. I criteri selettivi per l'attivita' di
accertamento di cui al periodo precedente, compresa quella
a mezzo di studi di settore, sono rivolti prioritariamente
nei confronti dei soggetti diversi dalle imprese
manifatturiere che svolgono la loro attivita' in conto
terzi per altre imprese in misura non inferiore al 90 per
cento.
In base ai risultati dei controlli e delle ricerche
effettuati gli uffici delle imposte provvedono, osservando
le disposizioni dei successivi articoli, agli accertamenti
in rettifica delle dichiarazioni presentate e agli
accertamenti d'ufficio nei confronti dei soggetti che hanno
omesso la dichiarazione.
In sede di rettifica o di accertamento d'ufficio sono
imputati al contribuente i redditi di cui appaiono titolari
altri soggetti quando sia dimostrato, anche sulla base di
presunzioni gravi, precise e concordanti, che egli ne e'
l'effettivo possessore per interposta persona.
Il contribuente puo' comunque richiedere un parere
all'amministrazione in ordine all'applicazione delle
disposizioni di cui al comma 3 al caso concreto, ai sensi
dell'articolo 11, comma 1, lettera a), della legge 27
luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del
contribuente.
Le persone interposte, che provino di aver pagato
imposte in relazione a redditi successivamente imputati, a
norma del comma terzo, ad altro contribuente, possono
chiederne il rimborso. L'amministrazione procede al
rimborso dopo che l'accertamento, nei confronti del
soggetto interponente, e' divenuto definitivo ed in misura
non superiore all'imposta effettivamente percepita a
seguito di tale accertamento.".
- Il testo vigente dell'articolo 108 del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 108. (Spese relative a piu' esercizi)
1. Le spese relative a studi e ricerche sono deducibili
nell'esercizio in cui sono state sostenute ovvero in quote
costanti nell'esercizio stesso e nei successivi ma non
oltre il quarto. Le quote di ammortamento dei beni
acquisiti in esito agli studi e alle ricerche sono
calcolate sul costo degli stessi diminuito dell'importo
gia' dedotto. Per i contributi corrisposti a norma di legge
dallo Stato o da altri enti pubblici a fronte di tali costi
si applica l'articolo 88, comma 3.
2. Le spese di pubblicita' e di propaganda sono
deducibili nell'esercizio in cui sono state sostenute o in
quote costanti nell'esercizio stesso e nei quattro
successivi. Le spese di rappresentanza sono deducibili nel
periodo d'imposta di sostenimento se rispondenti ai
requisiti di inerenza e congruita' stabiliti con decreto
del Ministro dell'economia e delle finanze, anche in
funzione della natura e della destinazione delle stesse,
del volume dei ricavi dell'attivita' caratteristica
dell'impresa e dell'attivita' internazionale dell'impresa.
Sono comunque deducibili le spese relative a beni
distribuiti gratuitamente di valore unitario non superiore
a euro 50.
3. Le altre spese relative a piu' esercizi, diverse da
quelle considerate nei commi 1 e 2 sono deducibili nel
limite della quota imputabile a ciascun esercizio. Le
medesime spese, non capitalizzabili per effetto dei
principi contabili internazionali, sono deducibili in quote
costanti nell'esercizio in cui sono state sostenute e nei
quattro successivi.
4. Le spese di cui al presente articolo sostenute dalle
imprese di nuova costituzione, comprese le spese di
impianto, sono deducibili secondo le disposizioni dei commi
1, 2 e 3 a partire dall'esercizio in cui sono conseguiti i
primi ricavi.
4-bis. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di
cui al comma 2, il contribuente puo' interpellare
l'amministrazione, ai sensi dell'articolo 11, comma 1,
lettera a), in ordine alla qualificazione di determinate
spese, sostenute dal contribuente, tra quelle di
pubblicita' e di propaganda ovvero tra quelle di
rappresentanza.".
- Il testo vigente dell'articolo 84 del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 84. (Riporto delle perdite)
1. La perdita di un periodo d'imposta, determinata con
le stesse norme valevoli per la determinazione del reddito,
puo' essere computata in diminuzione del reddito dei
periodi d'imposta successivi in misura non superiore
all'ottanta per cento del reddito imponibile di ciascuno di
essi e per l'intero importo che trova capienza in tale
ammontare. Per i soggetti che fruiscono di un regime di
esenzione dell'utile la perdita e' riportabile per
l'ammontare che eccede l'utile che non ha concorso alla
formazione del reddito negli esercizi precedenti. La
perdita e' diminuita dei proventi esenti dall'imposta
diversi da quelli di cui all'articolo 87, per la parte del
loro ammontare che eccede i componenti negativi non dedotti
ai sensi dell'articolo 109, comma 5. Detta differenza
potra' tuttavia essere computata in diminuzione del reddito
complessivo in misura tale che l'imposta corrispondente al
reddito imponibile risulti compensata da eventuali crediti
di imposta, ritenute alla fonte a titolo di acconto,
versamenti in acconto, e dalle eccedenze di cui
all'articolo 80.
2. Le perdite realizzate nei primi tre periodi
d'imposta dalla data di costituzione possono, con le
modalita' previste al comma 1, essere computate in
diminuzione del reddito complessivo dei periodi d'imposta
successivi entro il limite del reddito imponibile di
ciascuno di essi e per l'intero importo che trova capienza
nel reddito imponibile di ciascuno di essi a condizione che
si riferiscano ad una nuova attivita' produttiva.
3. Le disposizioni del comma 1 non si applicano nel
caso in cui la maggioranza delle partecipazioni aventi
diritto di voto nelle assemblee ordinarie del soggetto che
riporta le perdite venga trasferita o comunque acquisita da
terzi, anche a titolo temporaneo e, inoltre, venga
modificata l'attivita' principale in fatto esercitata nei
periodi d'imposta in cui le perdite sono state realizzate.
La modifica dell'attivita' assume rilevanza se interviene
nel periodo d'imposta in corso al momento del trasferimento
od acquisizione ovvero nei due successivi od anteriori. La
limitazione non si applica qualora:
a)
b) le partecipazioni siano relative a societa' che
nel biennio precedente a quello di trasferimento hanno
avuto un numero di dipendenti mai inferiore alle dieci
unita' e per le quali dal conto economico relativo
all'esercizio precedente a quello di trasferimento
risultino un ammontare di ricavi e proventi dell'attivita'
caratteristica, e un ammontare delle spese per prestazioni
di lavoro subordinato e relativi contributi, di cui
all'articolo 2425 del codice civile, superiore al 40 per
cento di quello risultante dalla media degli ultimi due
esercizi anteriori.
Al fine di disapplicare le disposizioni del presente
comma il contribuente interpella l'amministrazione ai sensi
dell'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n.
212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente.".
- Il testo vigente del comma 7 dell'articolo 172 del
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986,
n. 917, come modificato dal presente decreto, e' il
seguente:
"Art. 172. (Fusione di societa')
(Omissis).
7. Le perdite delle societa' che partecipano alla
fusione, compresa la societa' incorporante, possono essere
portate in diminuzione del reddito della societa'
risultante dalla fusione o incorporante per la parte del
loro ammontare che non eccede l'ammontare del rispettivo
patrimonio netto quale risulta dall'ultimo bilancio o, se
inferiore, dalla situazione patrimoniale di cui
all'articolo 2501-quater del codice civile, senza tener
conto dei conferimenti e versamenti fatti negli ultimi
ventiquattro mesi anteriori alla data cui si riferisce la
situazione stessa, e sempre che dal conto economico della
societa' le cui perdite sono riportabili, relativo
all'esercizio precedente a quello in cui la fusione e'
stata deliberata, risulti un ammontare di ricavi e proventi
dell'attivita' caratteristica, e un ammontare delle spese
per prestazioni di lavoro subordinato e relativi
contributi, di cui all'articolo 2425 del codice civile,
superiore al 40 per cento di quello risultante dalla media
degli ultimi due esercizi anteriori. Tra i predetti
versamenti non si comprendono i contributi erogati a norma
di legge dallo Stato a da altri enti pubblici. Se le azioni
o quote della societa' la cui perdita e' riportabile erano
possedute dalla societa' incorporante o da altra societa'
partecipante alla fusione, la perdita non e' comunque
ammessa in diminuzione fino a concorrenza dell'ammontare
complessivo della svalutazione di tali azioni o quote
effettuata ai fini della determinazione del reddito dalla
societa' partecipante o dall'impresa che le ha ad essa
cedute dopo l'esercizio al quale si riferisce la perdita e
prima dell'atto di fusione. In caso di retrodatazione degli
effetti fiscali della fusione ai sensi del comma 9, le
limitazioni del presente comma si applicano anche al
risultato negativo, determinabile applicando le regole
ordinarie, che si sarebbe generato in modo autonomo in capo
ai soggetti che partecipano alla fusione in relazione al
periodo che intercorre tra l'inizio del periodo d'imposta e
la data antecedente a quella di efficacia giuridica della
fusione. Le disposizioni del presente comma si applicano
anche agli interessi indeducibili oggetto di riporto in
avanti di cui al comma 4 dell'articolo 96. Al fine di
disapplicare le disposizioni del presente comma il
contribuente interpella l'amministrazione ai sensi
dell'articolo 11, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n.
212, recante lo Statuto dei diritti del contribuente.
8. Il reddito delle societa' fuse o incorporate
relativo al periodo compreso tra l'inizio del periodo di
imposta e la data in cui ha effetto la fusione e'
determinato, secondo le disposizioni applicabili in
relazione al tipo di societa', in base alle risultanze di
apposito conto economico.
9. L'atto di fusione puo' stabilire che ai fini delle
imposte sui redditi gli effetti della fusione decorrano da
una data non anteriore a quella in cui si e' chiuso
l'ultimo esercizio di ciascuna delle societa' fuse o
incorporate o a quella, se piu' prossima, in cui si e'
chiuso l'ultimo esercizio della societa' incorporante.
10. Nelle operazioni di fusione, gli obblighi di
versamento, inclusi quelli relativi agli acconti d'imposta
ed alle ritenute operate su redditi altrui, dei soggetti
che si estinguono per effetto delle operazioni medesime,
sono adempiuti dagli stessi soggetti fino alla data di
efficacia della fusione ai sensi dell'articolo 2504-bis,
comma 2, del codice civile; successivamente a tale data, i
predetti obblighi si intendono a tutti gli effetti
trasferiti alla societa' incorporante o comunque risultante
dalla fusione .
10-bis. Il regime dell'imposta sostitutiva di cui al
comma 2-ter dell'articolo 176 puo' essere applicato, con le
modalita', le condizioni e i termini ivi stabiliti, anche
dalla societa' incorporante o risultante dalla fusione per
ottenere il riconoscimento fiscale dei maggiori valori
iscritti in bilancio a seguito di tali operazioni.".
- Il testo vigente dell'articolo 109 del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 109. (Norme generali sui componenti del reddito
d'impresa) 1. I ricavi, le spese e gli altri componenti
positivi e negativi, per i quali le precedenti norme della
presente Sezione non dispongono diversamente, concorrono a
formare il reddito nell'esercizio di competenza; tuttavia i
ricavi, le spese e gli altri componenti di cui
nell'esercizio di competenza non sia ancora certa
l'esistenza o determinabile in modo obiettivo l'ammontare
concorrono a formarlo nell'esercizio in cui si verificano
tali condizioni.
2. Ai fini della determinazione dell'esercizio di
competenza:
a) i corrispettivi delle cessioni si considerano
conseguiti, e le spese di acquisizione dei beni si
considerano sostenute, alla data della consegna o
spedizione per i beni mobili e della stipulazione dell'atto
per gli immobili e per le aziende, ovvero, se diversa e
successiva, alla data in cui si verifica l'effetto
traslativo o costitutivo della proprieta' o di altro
diritto reale. Non si tiene conto delle clausole di riserva
della proprieta'. La locazione con clausola di
trasferimento della proprieta' vincolante per ambedue le
parti e' assimilata alla vendita con riserva di proprieta';
b) i corrispettivi delle prestazioni di servizi si
considerano conseguiti, e le spese di acquisizione dei
servizi si considerano sostenute, alla data in cui le
prestazioni sono ultimate, ovvero, per quelle dipendenti da
contratti di locazione, mutuo, assicurazione e altri
contratti da cui derivano corrispettivi periodici, alla
data di maturazione dei corrispettivi;
c) per le societa' e gli enti che hanno emesso
obbligazioni o titoli similari la differenza tra le somme
dovute alla scadenza e quelle ricevute in dipendenza
dell'emissione e' deducibile in ciascun periodo di imposta
per una quota determinata in conformita' al piano di
ammortamento del prestito.
3. I ricavi, gli altri proventi di ogni genere e le
rimanenze concorrono a formare il reddito anche se non
risultano imputati al conto economico.
3-bis. Le minusvalenze realizzate ai sensi
dell'articolo 101 sulle azioni, quote e strumenti
finanziari similari alle azioni che non possiedono i
requisiti di cui all'articolo 87 non rilevano fino a
concorrenza dell'importo non imponibile dei dividendi,
ovvero dei loro acconti, percepiti nei trentasei mesi
precedenti il realizzo. Tale disposizione si applica anche
alle differenze negative tra i ricavi dei beni di cui
all'articolo 85, comma 1, lettere c) e d), e i relativi
costi.
3-ter. Le disposizioni del comma 3-bis si applicano con
riferimento alle azioni, quote e strumenti finanziari
similari alle azioni acquisite nei trentasei mesi
precedenti il realizzo, sempre che soddisfino i requisiti
per l'esenzione di cui alle lettere c) e d) del comma 1
dell'articolo 87 (631).
3-quater. Resta ferma l'applicazione dell'articolo
37-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29
settembre 1973, n. 600, anche con riferimento ai
differenziali negativi di natura finanziaria derivanti da
operazioni iniziate nel periodo d'imposta o in quello
precedente sulle azioni, quote e strumenti finanziari
similari alle azioni di cui al comma 3-bis.
3-quinquies. I commi 3-bis, 3-ter e 3-quater non si
applicano ai soggetti che redigono il bilancio in base ai
principi contabili internazionali di cui al regolamento
(CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 19 luglio 2002.
3-sexies. Al fine di disapplicare le disposizioni di
cui ai commi 3-bis e 3-ter il contribuente interpella
l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della
legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei
diritti del contribuente.
4. Le spese e gli altri componenti negativi non sono
ammessi in deduzione se e nella misura in cui non risultano
imputati al conto economico relativo all'esercizio di
competenza. Si considerano imputati a conto economico i
componenti imputati direttamente a patrimonio per effetto
dei principi contabili internazionali. Sono tuttavia
deducibili:
a) quelli imputati al conto economico di un esercizio
precedente, se la deduzione e' stata rinviata in
conformita' alle precedenti norme della presente sezione
che dispongono o consentono il rinvio;
b) quelli che pur non essendo imputabili al conto
economico, sono deducibili per disposizione di legge. Le
spese e gli oneri specificamente afferenti i ricavi e gli
altri proventi, che pur non risultando imputati al conto
economico concorrono a formare il reddito, sono ammessi in
deduzione se e nella misura in cui risultano da elementi
certi e precisi.
5. Le spese e gli altri componenti negativi diversi
dagli interessi passivi, tranne gli oneri fiscali,
contributivi e di utilita' sociale, sono deducibili se e
nella misura in cui si riferiscono ad attivita' o beni da
cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a
formare il reddito o che non vi concorrono in quanto
esclusi. Se si riferiscono indistintamente ad attivita' o
beni produttivi di proventi computabili e ad attivita' o
beni produttivi di proventi non computabili in quanto
esenti nella determinazione del reddito sono deducibili per
la parte corrispondente al rapporto tra l'ammontare dei
ricavi e altri proventi che concorrono a formare il reddito
d'impresa o che non vi concorrono in quanto esclusi e
l'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi. Le
plusvalenze di cui all'articolo 87, non rilevano ai fini
dell'applicazione del periodo precedente. Fermo restando
quanto previsto dai periodi precedenti, le spese relative a
prestazioni alberghiere e a somministrazioni di alimenti e
bevande, diverse da quelle di cui al comma 3 dell'articolo
95, sono deducibili nella misura del 75 per cento.
6.
7. In deroga al comma 1 gli interessi di mora
concorrono alla formazione del reddito nell'esercizio in
cui sono percepiti o corrisposti.
8. In deroga al comma 5 non e' deducibile il costo
sostenuto per l'acquisto del diritto d'usufrutto o altro
diritto analogo relativamente ad una partecipazione
societaria da cui derivino utili esclusi ai sensi
dell'articolo 89.
9. Non e' deducibile ogni tipo di remunerazione dovuta:
a) su titoli, strumenti finanziari comunque
denominati, di cui all'articolo 44, per la quota di essa
che direttamente o indirettamente comporti la
partecipazione ai risultati economici della societa'
emittente o di altre societa' appartenenti allo stesso
gruppo o dell'affare in relazione al quale gli strumenti
finanziari sono stati emessi;
b) relativamente ai contratti di associazione in
partecipazione ed a quelli di cui all'articolo 2554 del
codice civile allorche' sia previsto un apporto diverso da
quello di opere e servizi.".
- Il testo vigente dell'articolo 30 della legge 30
dicembre 1994, n. 724, come modificato dal presente
decreto, e' il seguente:
"Art. 30. (Societa' di comodo. Valutazione dei titoli)
(Omissis).
4. Per le societa' e gli enti non operativi,
l'eccedenza di credito risultante dalla dichiarazione
presentata ai fini dell'imposta sul valore aggiunto non e'
ammessa al rimborso ne' puo' costituire oggetto di
compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto
legislativo 9 luglio 1997, n. 241, o di cessione ai sensi
dell'articolo 5, comma 4-ter, del decreto-legge 14 marzo
1988, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 13
maggio 1988, n. 154. Qualora per tre periodi di imposta
consecutivi la societa' o l'ente non operativo non effettui
operazioni rilevanti ai fini dell'imposta sul valore
aggiunto non inferiore all'importo che risulta dalla
applicazione delle percentuali di cui al comma 1,
l'eccedenza di credito non e' ulteriormente riportabile a
scomputo dell'IVA a debito relativa ai periodi di imposta
successivi.
4-bis. In presenza di oggettive situazioni che hanno
reso impossibile il conseguimento dei ricavi, degli
incrementi di rimanenze e dei proventi nonche' del reddito
determinati ai sensi del presente articolo, ovvero non
hanno consentito di effettuare le operazioni rilevanti ai
fini dell'imposta sul valore aggiunto di cui al comma 4, la
societa' interessata puo' interpellare l'amministrazione ai
sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 27
luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei diritti del
contribuente.
4-ter. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia
delle entrate possono essere individuate determinate
situazioni oggettive, in presenza delle quali non trovano
applicazione le disposizioni di cui al presente articolo.
4-quater. Il contribuente che ritiene sussistenti le
condizioni di cui al comma 4-bis ma non ha presentato
l'istanza di interpello prevista dal medesimo comma ovvero,
avendola presentata, non ha ricevuto risposta positiva deve
darne separata indicazione nella dichiarazione dei redditi.
(Omissis).".
- Il testo vigente del comma 8 dell'articolo 1 del
decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, come
modificato dal seguente decreto, e' il seguente:
"Art. 1. (Aiuto alla crescita economica)
(Omissis).
8. Le disposizioni di attuazione del presente articolo
sono emanate con decreto del Ministro dell'Economia e delle
Finanze entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del presente decreto. Con lo
stesso provvedimento possono essere stabilite disposizioni
aventi finalita' antielusiva specifica. Il contribuente
puo' interpellare l'amministrazione ai sensi dell'articolo
11, comma 1, lettera b), della legge 212 del 2000, recante
lo Statuto dei diritti del contribuente al fine di
dimostrare che in relazione alle disposizioni con finalita'
antielusiva specifica le operazioni effettuate non
comportano duplicazioni del beneficio di cui al presente
articolo. Il contribuente che intende fruire del beneficio
ma non ha presentato l'istanza di interpello prevista
ovvero, avendola presentata, non ha ricevuto risposta
positiva deve separatamente indicare nella dichiarazione
dei redditi gli elementi conoscitivi indicati con
provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate.
9. Le disposizioni del presente articolo si applicano a
decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre
2011.".
- Il testo vigente dell'articolo 1, comma 3, del
decreto legislativo 5 agosto 2015, n 128, come modificato
dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 1. (Modificazioni allo Statuto dei diritti del
contribuente)
1. (Omissis).
2. (Omissis).
3. Le norme tributarie che, allo scopo di contrastare
comportamenti elusivi, limitano deduzioni, detrazioni,
crediti d'imposta o altre posizioni soggettive altrimenti
ammesse dall'ordinamento tributario, possono essere
disapplicate qualora il contribuente dimostri che nella
particolare fattispecie tali effetti elusivi non possono
verificarsi. A tal fine il contribuente interpella
l'amministrazione ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della
legge 27 luglio 2000, n. 212, recante lo Statuto dei
diritti del contribuente. Resta ferma la possibilita' del
contribuente di fornire la dimostrazione di cui al primo
periodo anche ai fini dell'accertamento in sede
amministrativa e contenziosa.
4. (Omissis).
5. (Omissis).".
- Il testo dell'articolo 10-bis della citata legge 27
luglio 2000, n. 212, e' il seguente:
"Art. 10-bis. (Disciplina dell'abuso del diritto o
elusione fiscale).
1. Configurano abuso del diritto una o piu' operazioni
prive di sostanza economica che, pur nel rispetto formale
delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi
fiscali indebiti. Tali operazioni non sono opponibili
all'amministrazione finanziaria, che ne disconosce i
vantaggi determinando i tributi sulla base delle norme e
dei principi elusi e tenuto conto di quanto versato dal
contribuente per effetto di dette operazioni.
2. Ai fini del comma 1 si considerano:
a) operazioni prive di sostanza economica i fatti,
gli atti e i contratti, anche tra loro collegati, inidonei
a produrre effetti significativi diversi dai vantaggi
fiscali. Sono indici di mancanza di sostanza economica, in
particolare, la non coerenza della qualificazione delle
singole operazioni con il fondamento giuridico del loro
insieme e la non conformita' dell'utilizzo degli strumenti
giuridici a normali logiche di mercato;
b) vantaggi fiscali indebiti i benefici, anche non
immediati, realizzati in contrasto con le finalita' delle
norme fiscali o con i principi dell'ordinamento tributario.
3. Non si considerano abusive, in ogni caso, le
operazioni giustificate da valide ragioni extrafiscali, non
marginali, anche di ordine organizzativo o gestionale, che
rispondono a finalita' di miglioramento strutturale o
funzionale dell'impresa ovvero dell'attivita' professionale
del contribuente.
4. Resta ferma la liberta' di scelta del contribuente
tra regimi opzionali diversi offerti dalla legge e tra
operazioni comportanti un diverso carico fiscale.
5. Il contribuente puo' proporre interpello ai sensi
dell'articolo 11, comma 1, lettera c), per conoscere se le
operazioni costituiscano fattispecie di abuso del diritto.
6. Senza pregiudizio dell'ulteriore azione accertatrice
nei termini stabiliti per i singoli tributi, l'abuso del
diritto e' accertato con apposito atto, preceduto, a pena
di nullita', dalla notifica al contribuente di una
richiesta di chiarimenti da fornire entro il termine di
sessanta giorni, in cui sono indicati i motivi per i quali
si ritiene configurabile un abuso del diritto.
7. La richiesta di chiarimenti e' notificata
dall'amministrazione finanziaria ai sensi dell'articolo 60
del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre
1973, n. 600, e successive modificazioni, entro il termine
di decadenza previsto per la notificazione dell'atto
impositivo. Tra la data di ricevimento dei chiarimenti
ovvero di inutile decorso del termine assegnato al
contribuente per rispondere alla richiesta e quella di
decadenza dell'amministrazione dal potere di notificazione
dell'atto impositivo intercorrono non meno di sessanta
giorni. In difetto, il termine di decadenza per la
notificazione dell'atto impositivo e' automaticamente
prorogato, in deroga a quello ordinario, fino a concorrenza
dei sessanta giorni.
8. Fermo quanto disposto per i singoli tributi, l'atto
impositivo e' specificamente motivato, a pena di nullita',
in relazione alla condotta abusiva, alle norme o ai
principi elusi, agli indebiti vantaggi fiscali realizzati,
nonche' ai chiarimenti forniti dal contribuente nel termine
di cui al comma 6.
9. L'amministrazione finanziaria ha l'onere di
dimostrare la sussistenza della condotta abusiva, non
rilevabile d'ufficio, in relazione agli elementi di cui ai
commi 1 e 2. Il contribuente ha l'onere di dimostrare
l'esistenza delle ragioni extrafiscali di cui al comma 3.
10. In caso di ricorso, i tributi o i maggiori tributi
accertati, unitamente ai relativi interessi, sono posti in
riscossione, ai sensi dell'articolo 68 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, e, successive
modificazioni, e dell'articolo 19, comma 1, del decreto
legislativo 18 dicembre 1997, n. 472.
11. I soggetti diversi da quelli cui sono applicate le
disposizioni del presente articolo possono chiedere il
rimborso delle imposte pagate a seguito delle operazioni
abusive i cui vantaggi fiscali sono stati disconosciuti
dall'amministrazione finanziaria, inoltrando a tal fine,
entro un anno dal giorno in cui l'accertamento e' divenuto
definitivo ovvero e' stato definito mediante adesione o
conciliazione giudiziale, istanza all'Agenzia delle
entrate, che provvede nei limiti dell'imposta e degli
interessi effettivamente riscossi a seguito di tali
procedure.
12. In sede di accertamento l'abuso del diritto puo'
essere configurato solo se i vantaggi fiscali non possono
essere disconosciuti contestando la violazione di
specifiche disposizioni tributarie.
13. Le operazioni abusive non danno luogo a fatti
punibili ai sensi delle leggi penali tributarie. Resta
ferma l'applicazione delle sanzioni amministrative
tributarie.".
- Si riporta il testo dell'articolo 14 del decreto
legislativo 14 settembre 2015, n. 147, come modificato dal
presente decreto:
"Art. 14. (Esenzione degli utili e delle perdite delle
stabili organizzazioni di imprese residenti)
1. Al testo unico delle imposte sui redditi, approvato
con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre
1986, n. 917, dopo l'articolo 168-bis e' inserito il
seguente:
"Art. 168-ter (Esenzione degli utili e delle perdite
delle stabili organizzazioni di imprese residenti)
1. Un'impresa residente nel territorio dello Stato puo'
optare per l'esenzione degli utili e delle perdite
attribuibili a tutte le proprie stabili organizzazioni
all'estero.
2. L'opzione e' irrevocabile ed e' esercitata al
momento di costituzione della stabile organizzazione, con
effetto dal medesimo periodo d'imposta.
3. Quando la stabile organizzazione e' localizzata in
Stati o territori inclusi nel decreto o nel provvedimento
emanati ai sensi dell'articolo 167, comma 4, o quando la
stabile organizzazione e' localizzata in stati o territori
diversi da quelli ivi richiamati e ricorrono congiuntamente
le condizioni di cui al comma 8-bis del medesimo articolo
167, l'opzione di cui al comma 1 si esercita, relativamente
a tali stabili organizzazioni, a condizione che ricorrano
le esimenti di cui ai commi 5, lettere a) o b), o 8-ter del
citato articolo.
4. Le imprese che esercitano l'opzione di cui al comma
1 applicano alle proprie stabili organizzazioni, in assenza
delle esimenti richiamate nel comma 3, le disposizioni
dell'articolo 167.
5. Nel caso di esercizio dell'opzione di cui al comma 1
con riferimento alle stabili organizzazioni per le quali
sono state disapplicate le disposizioni di cui all'articolo
167, si applicano, sussistendone le condizioni, le
disposizioni degli articoli 47, comma 4, e 89, comma 3.
6. Per le stabili organizzazioni gia' esistenti,
l'opzione di cui al comma 1 puo' essere esercitata entro il
secondo periodo d'imposta successivo a quello in corso alla
data di entrata in vigore delle presenti disposizioni, con
effetto dal periodo d'imposta in corso a quello di
esercizio della stessa. L'esercizio dell'opzione non
determina in se' alcun realizzo di plusvalenze e
minusvalenze.
7. Ai fini del comma 6, l'impresa indica separatamente
nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo
d'imposta di esercizio dell'opzione, gli utili e le perdite
attribuibili a ciascuna stabile organizzazione nei cinque
periodi d'imposta antecedenti a quello di effetto
dell'opzione. Se ne deriva una perdita fiscale netta, gli
utili successivamente realizzati dalla stabile
organizzazione sono imponibili fino a concorrenza della
stessa. Dall'imposta dovuta si scomputano le eventuali
eccedenze positive di imposta estera riportabili ai sensi
dell'articolo 165, comma 6.
8. Le disposizioni del comma 7 relative al recupero
delle perdite fiscali pregresse della stabile
organizzazione si applicano anche quando venga trasferita a
qualsiasi titolo la stabile organizzazione o parte della
stessa ad altra impresa del gruppo che fruisca dell'opzione
di cui al comma 1.
9. L'impresa cedente indica nell'atto di trasferimento
della stabile organizzazione o di parte della stessa
l'ammontare dell'eventuale perdita netta realizzata dalla
medesima stabile organizzazione nei cinque periodi
d'imposta precedenti al trasferimento.
10. In caso di esercizio dell'opzione, il reddito della
stabile organizzazione va separatamente indicato nella
dichiarazione dei redditi dell'impresa e ai fini della sua
determinazione valgono i criteri di cui all'articolo 152,
anche con riferimento alle transazioni intercorse tra
l'impresa e la medesima stabile organizzazione, nonche' tra
quest'ultima e le altre imprese del medesimo gruppo. Si
applicano le disposizioni dell'articolo 26 del
decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2000, n. 122.
11. Nel rispetto dei principi di trasparenza,
correttezza e collaborazione cui deve essere improntato il
rapporto con il contribuente, l'Agenzia delle entrate
provvede a pubblicare a titolo esemplificativo sul proprio
sito le fattispecie ritenute elusive delle precedenti
disposizioni, da aggiornarsi periodicamente.".
2. Le disposizioni del presente articolo si applicano a
decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in
corso alla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle
entrate, da emanarsi entro novanta giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, sono disciplinate
le relative modalita' applicative.
4. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui
agli articoli 165 e 168-ter del testo unico delle imposte
sui redditi, approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, l'impresa residente
nel territorio dello Stato puo' interpellare l'Agenzia
delle entrate ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera
a), della legge 27 luglio 2000, n. 212, in merito alla
sussistenza di una stabile organizzazione all'estero, da
valutarsi anche in base ai criteri previsti da accordi
internazionali contro le doppie imposizioni, ove in
vigore.".
 
Art. 8
Disposizioni attuative e regole procedurali

1. Con provvedimenti dei Direttori delle Agenzie fiscali, da emanare entro 30 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, sono stabilite le modalita' di presentazione delle istanze e indicati gli uffici cui le medesime istanze sono trasmesse e quelli da cui perverranno le risposte, le modalita' di comunicazione delle medesime, nonche' ogni altra regola concernente la procedura.
2. Le regioni a statuto ordinario regolano le materie disciplinate dal presente Titolo I in attuazione delle disposizioni in essa contenute; le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono, entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ad adeguare i rispettivi ordinamenti alle norme fondamentali contenute nel presente Titolo I.
3. Gli enti locali provvedono, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ad adeguare i rispettivi statuti e gli atti normativi da essi emanati ai principi dettati dal presente Titolo I.
4. Alle istanze di interpello presentate prima dell'emanazione del provvedimento di cui al comma 1 restano applicabili le disposizioni procedurali in vigore al momento della presentazione dell'istanza.
 
Art. 9
Modifiche al decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546

1. Al decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2:
1) nel comma 1, le parole: «nonche' le sovrimposte e le addizionali, le sanzioni amministrative, comunque irrogate da uffici finanziari, gli interessi e ogni altro accessorio», sono sostituite dalle seguenti: «le sovrimposte e le addizionali, le relative sanzioni nonche' gli interessi e ogni altro accessorio»;
2) nel comma 2, le parole: «relative alla debenza del canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche previsto dall'articolo 63 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, e del canone per lo scarico e la depurazione delle acque reflue e per lo smaltimento dei rifiuti urbani, nonche' le controversie» sono soppresse;
b) il comma 1 dell'articolo 4, e' sostituito dal seguente: «1. Le commissioni tributarie provinciali sono competenti per le controversie proposte nei confronti degli enti impositori, degli agenti della riscossione e dei soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che hanno sede nella loro circoscrizione. Se la controversia e' proposta nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle Entrate, con competenza su tutto o parte del territorio nazionale, individuate con il regolamento di amministrazione di cui all'articolo 71 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e' competente la commissione tributaria provinciale nella cui circoscrizione ha sede l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso.»;
c) l'articolo 10 e' sostituito dal seguente:
«Art. 10 (Le parti). - 1. Sono parti nel processo dinanzi alle commissioni tributarie oltre al ricorrente, l'ufficio dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, gli altri enti impositori, l'agente della riscossione ed i soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che hanno emesso l'atto impugnato o non hanno emesso l'atto richiesto. Se l'ufficio e' un'articolazione dell'Agenzia delle entrate, con competenza su tutto o parte del territorio nazionale, individuata con il regolamento di amministrazione di cui all'articolo 71 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e' parte l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso.»;
d) all'articolo 11:
1) il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. L'ufficio dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 nonche' dell'agente della riscossione, nei cui confronti e' proposto il ricorso, sta in giudizio direttamente o mediante la struttura territoriale sovraordinata. Stanno altresi' in giudizio direttamente le cancellerie o segreterie degli uffici giudiziari per il contenzioso in materia di contributo unificato.»;
2) il comma 3-bis e' soppresso.
e) l'articolo 12 e' sostituito dal seguente:
«Art. 12 (Assistenza tecnica). - 1. Le parti, diverse dagli enti impositori, dagli agenti della riscossione e dai soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, devono essere assistite in giudizio da un difensore abilitato.
2. Per le controversie di valore fino a tremila euro le parti possono stare in giudizio senza assistenza tecnica. Per valore della lite si intende l'importo del tributo al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni irrogate con l'atto impugnato; in caso di controversie relative esclusivamente alle irrogazioni di sanzioni, il valore e' costituito dalla somma di queste.
3. Sono abilitati all'assistenza tecnica, se iscritti nei relativi albi professionali o nell'elenco di cui al comma 4:
a) gli avvocati;
b) i soggetti iscritti nella Sezione A commercialisti dell'Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili;
c) i consulenti del lavoro;
d) i soggetti di cui all'articolo 63, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
e) i soggetti gia' iscritti alla data del 30 settembre 1993 nei ruoli di periti ed esperti tenuti dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura per la subcategoria tributi, in possesso di diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e commercio o equipollenti o di diploma di ragioniere limitatamente alle materie concernenti le imposte di registro, di successione, i tributi locali, l'IVA, l'IRPEF, l'IRAP e l'IRES;
f) i funzionari delle associazioni di categoria che, alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, risultavano iscritti negli elenchi tenuti dalle Intendenze di finanza competenti per territorio, ai sensi dell'ultimo periodo dell'articolo 30, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 636;
g) i dipendenti delle associazioni delle categorie rappresentate nel Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (C.N.E.L.) e i dipendenti delle imprese, o delle loro controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, primo comma, numero 1), limitatamente alle controversie nelle quali sono parti, rispettivamente, gli associati e le imprese o loro controllate, in possesso del diploma di laurea magistrale in giurisprudenza o in economia ed equipollenti, o di diploma di ragioneria e della relativa abilitazione professionale;
h) i dipendenti dei centri di assistenza fiscale (CAF) di cui all'articolo 32 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e delle relative societa' di servizi, purche' in possesso di diploma di laurea magistrale in giurisprudenza o in economia ed equipollenti, o di diploma di ragioneria e della relativa abilitazione professionale, limitatamente alle controversie dei propri assistiti originate da adempimenti per i quali il CAF ha prestato loro assistenza.
4. L'elenco dei soggetti di cui al comma 3, lettere d), e), f), g) ed h), e' tenuto dal Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze che vi provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministero della giustizia, emesso ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono disciplinate le modalita' di tenuta dell'elenco, nonche' i casi di incompatibilita', diniego, sospensione e revoca della iscrizione anche sulla base dei principi contenuti nel codice deontologico forense. L'elenco e' pubblicato nel sito internet del Ministero dell'economia e delle finanze.
5. Per le controversie di cui all'articolo 2, comma 2, primo periodo, sono anche abilitati all'assistenza tecnica, se iscritti nei relativi albi professionali:
a) gli ingegneri;
b) gli architetti;
c) i geometri;
d) i periti industriali;
e) i dottori agronomi e forestali;
f) gli agrotecnici;
g) i periti agrari.
6. Per le controversie relative ai tributi doganali sono anche abilitati all'assistenza tecnica gli spedizionieri doganali iscritti nell'apposito albo.
7. Ai difensori di cui ai commi da 1 a 6 deve essere conferito l'incarico con atto pubblico o con scrittura privata autenticata od anche in calce o a margine di un atto del processo, nel qual caso la sottoscrizione autografa e' certificata dallo stesso incaricato. All'udienza pubblica l'incarico puo' essere conferito oralmente e se ne da' atto a verbale.
8. Le Agenzie delle entrate, delle dogane e dei monopoli di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, possono essere assistite dall'Avvocatura dello Stato.
9. I soggetti in possesso dei requisiti richiesti nei commi 3, 5 e 6 possono stare in giudizio personalmente, ferme restando le limitazioni all'oggetto della loro attivita' previste nei medesimi commi.
10. Si applica l'articolo 182 del codice di procedura civile ed i relativi provvedimenti sono emessi dal presidente della commissione o della sezione o dal collegio.»;
f) all'articolo 15:
1) al comma 1, il secondo periodo e' soppresso;
2) i commi 2 e 2-bis sono sostituiti dai seguenti: «2. Le spese di giudizio possono essere compensate in tutto o in parte dalla commissione tributaria soltanto in caso di soccombenza reciproca o qualora sussistano gravi ed eccezionali ragioni che devono essere espressamente motivate.
2-bis. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 96, commi primo e terzo, del codice di procedura civile.
2-ter. Le spese di giudizio comprendono, oltre al contributo unificato, gli onorari e i diritti del difensore, le spese generali e gli esborsi sostenuti, oltre il contributo previdenziale e l'imposta sul valore aggiunto, se dovuti.
2-quater. Con l'ordinanza che decide sulle istanze cautelari la commissione provvede sulle spese della relativa fase. La pronuncia sulle spese conserva efficacia anche dopo il provvedimento che definisce il giudizio, salvo diversa statuizione espressa nella sentenza di merito.
2-quinquies. I compensi agli incaricati dell'assistenza tecnica sono liquidati sulla base dei parametri previsti per le singole categorie professionali. Agli iscritti negli elenchi di cui all'articolo 12, comma 4, si applicano i parametri previsti per i dottori commercialisti e gli esperti contabili.
2-sexies. Nella liquidazione delle spese a favore dell'ente impositore, dell'agente della riscossione e dei soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, se assistiti da propri funzionari, si applicano le disposizioni per la liquidazione del compenso spettante agli avvocati, con la riduzione del venti per cento dell'importo complessivo ivi previsto. La riscossione avviene mediante iscrizione a ruolo a titolo definitivo dopo il passaggio in giudicato della sentenza.
2-septies. Nelle controversie di cui all'articolo 17-bis le spese di giudizio di cui al comma 1 sono maggiorate del 50 per cento a titolo di rimborso delle maggiori spese del procedimento.
2-octies. Qualora una delle parti abbia formulato una proposta conciliativa, non accettata dall'altra parte senza giustificato motivo, restano a carico di quest'ultima le spese del processo ove il riconoscimento delle sue pretese risulti inferiore al contenuto della proposta ad essa effettuata. Se e' intervenuta conciliazione le spese si intendono compensate, salvo che le parti stesse abbiano diversamente convenuto nel processo verbale di conciliazione.»;
g) all'articolo 16:
1) nel comma 1, secondo periodo, le parole: «all'ufficio del Ministero delle finanze ed all'ente locale», sono sostituite dalle seguenti: «agli enti impositori, agli agenti della riscossione ed ai soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446,»;
2) il comma 1-bis e' abrogato;
3) nel comma 4, le parole: «L'Ufficio del Ministero delle finanze e l'ente locale», sono sostituite dalle seguenti: «Gli enti impositori, gli agenti della riscossione e i soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446,»;
h) dopo l'articolo 16 e' inserito il seguente:
«Art. 16-bis (Comunicazione e notificazioni per via telematica). - 1. Le comunicazioni sono effettuate anche mediante l'utilizzo della posta elettronica certificata, ai sensi del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni. Tra le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, le comunicazioni possono essere effettuate ai sensi dell'articolo 76 del decreto legislativo n. 82 del 2005. L'indirizzo di posta elettronica certificata del difensore o delle parti e' indicato nel ricorso o nel primo atto difensivo. Nei procedimenti nei quali la parte sta in giudizio personalmente e il relativo indirizzo di posta elettronica certificata non risulta dai pubblici elenchi, il ricorrente puo' indicare l'indirizzo di posta al quale vuol ricevere le comunicazioni.
2. In caso di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata ovvero di mancata consegna del messaggio di posta elettronica certificata per cause imputabili al destinatario, le comunicazioni sono eseguite esclusivamente mediante deposito in segreteria della Commissione tributaria.
3. Le notificazioni tra le parti e i depositi presso la competente Commissione tributaria possono avvenire in via telematica secondo le disposizioni contenute nel decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 23 dicembre 2013, n. 163, e dei successivi decreti di attuazione.
4. L'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata valevole per le comunicazioni e le notificazioni equivale alla comunicazione del domicilio eletto.»;
i) all'articolo 17 il comma 3-bis e' abrogato;
l) l'articolo 17-bis e' sostituito dal seguente:
«Art. 17-bis (Il reclamo e la mediazione). - 1. Per le controversie di valore non superiore a ventimila euro, il ricorso produce anche gli effetti di un reclamo e puo' contenere una proposta di mediazione con rideterminazione dell'ammontare della pretesa. Il valore di cui al periodo precedente e' determinato secondo le disposizioni di cui all'articolo 12, comma 2. Le controversie di valore indeterminabile non sono reclamabili, ad eccezione di quelle di cui all'articolo 2, comma 2, primo periodo.
2. Il ricorso non e' procedibile fino alla scadenza del termine di novanta giorni dalla data di notifica, entro il quale deve essere conclusa la procedura di cui al presente articolo. Si applica la sospensione dei termini processuali nel periodo feriale.
3. Il termine per la costituzione in giudizio del ricorrente decorre dalla scadenza del termine di cui al comma 2. Se la Commissione rileva che la costituzione e' avvenuta in data anteriore rinvia la trattazione della causa per consentire l'esame del reclamo.
4. Le Agenzie delle entrate, delle dogane e dei monopoli di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, provvedono all'esame del reclamo e della proposta di mediazione mediante apposite strutture diverse ed autonome da quelle che curano l'istruttoria degli atti reclamabili. Per gli altri enti impositori la disposizione di cui al periodo precedente si applica compatibilmente con la propria struttura organizzativa.
5. L'organo destinatario, se non intende accogliere il reclamo o l'eventuale proposta di mediazione, formula d'ufficio una propria proposta avuto riguardo all'eventuale incertezza delle questioni controverse, al grado di sostenibilita' della pretesa e al principio di economicita' dell'azione amministrativa. L'esito del procedimento rileva anche per i contributi previdenziali e assistenziali la cui base imponibile e' riconducibile a quella delle imposte sui redditi.
6. Nelle controversie aventi ad oggetto un atto impositivo o di riscossione, la mediazione si perfeziona con il versamento, entro il termine di venti giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo tra le parti, delle somme dovute ovvero della prima rata. Per il versamento delle somme dovute si applicano le disposizioni, anche sanzionatorie, previste per l'accertamento con adesione dall'articolo 8 del decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218. Nelle controversie aventi per oggetto la restituzione di somme la mediazione si perfeziona con la sottoscrizione di un accordo nel quale sono indicate le somme dovute con i termini e le modalita' di pagamento. L'accordo costituisce titolo per il pagamento delle somme dovute al contribuente.
7. Le sanzioni amministrative si applicano nella misura del trentacinque per cento del minimo previsto dalla legge. Sulle somme dovute a titolo di contributi previdenziali e assistenziali non si applicano sanzioni e interessi.
8. La riscossione e il pagamento delle somme dovute in base all'atto oggetto di reclamo sono sospesi fino alla scadenza del termine di cui al comma 2, fermo restando che in caso di mancato perfezionamento della mediazione sono dovuti gli interessi previsti dalle singole leggi d'imposta.
9. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano, in quanto compatibili, anche agli agenti della riscossione ed ai soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.
10. Il presente articolo non si applica alle controversie di cui all'articolo 47-bis.»;
m) all'articolo 18:
1) nel comma 2, lettera c) le parole: «del Ministero delle finanze o dell'ente locale o del concessionario del servizio di riscossione» sono soppresse;
2) il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Il ricorso deve essere sottoscritto dal difensore e contenere l'indicazione:
a) della categoria di cui all'articolo 12 alla quale appartiene il difensore;
b) dell'incarico a norma dell'articolo 12, comma 7, salvo che il ricorso non sia sottoscritto personalmente;
c) dell'indirizzo di posta elettronica certificata del difensore.»;
n) al comma 1, dell'articolo 23, le parole: «L'Ufficio del Ministero delle finanze, l'ente locale o il concessionario del servizio di riscossione», sono sostituite dalle seguenti: «L'ente impositore, l'agente della riscossione ed i soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446»;
o) all'articolo 39, dopo il comma 1, sono aggiunti i seguenti: «1-bis. La commissione tributaria dispone la sospensione del processo in ogni altro caso in cui essa stessa o altra commissione tributaria deve risolvere una controversia dalla cui definizione dipende la decisione della causa.
1-ter. Il processo tributario e' altresi' sospeso, su richiesta conforme delle parti, nel caso in cui sia iniziata una procedura amichevole ai sensi delle Convenzioni internazionali per evitare le doppie imposizioni stipulate dall'Italia ovvero nel caso in cui sia iniziata una procedura amichevole ai sensi della Convenzione relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate n. 90/463/CEE del 23 luglio 1990.»;
p) all'articolo 44, comma 2, secondo periodo, le parole: «,che costituisce titolo esecutivo» sono soppresse;
q) all'articolo 46:
1) nel comma 2, le parole: «, salvo quanto diversamente disposto da singole norme di legge», sono soppresse;
2) il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Nei casi di definizione delle pendenze tributarie previsti dalla legge le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate.»;
r) all'articolo 47:
1) nel comma 3, le parole: «con lo stesso decreto, puo' motivatamente disporre», sono sostituite dalle seguenti: «puo' disporre con decreto motivato»;
2) nel comma 4, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «Il dispositivo dell'ordinanza deve essere immediatamente comunicato alle parti in udienza.»;
3) nel comma 5, il periodo da: «di idonea garanzia» a «indicati nel provvedimento.» e' sostituito dal seguente: «della garanzia di cui all'articolo 69, comma 2.»;
4) dopo il comma 8, e' aggiunto il seguente: «8-bis. Durante il periodo di sospensione cautelare si applicano gli interessi al tasso previsto per la sospensione amministrativa.»;
s) l'articolo 48 e' sostituito dal seguente:
«Art. 48 (Conciliazione fuori udienza). - 1. Se in pendenza del giudizio le parti raggiungono un accordo conciliativo, presentano istanza congiunta sottoscritta personalmente o dai difensori per la definizione totale o parziale della controversia.
2. Se la data di trattazione e' gia' fissata e sussistono le condizioni di ammissibilita', la commissione pronuncia sentenza di cessazione della materia del contendere. Se l'accordo conciliativo e' parziale, la commissione dichiara con ordinanza la cessazione parziale della materia del contendere e procede alla ulteriore trattazione della causa.
3. Se la data di trattazione non e' fissata, provvede con decreto il presidente della sezione.
4. La conciliazione si perfeziona con la sottoscrizione dell'accordo di cui al comma 1, nel quale sono indicate le somme dovute con i termini e le modalita' di pagamento. L'accordo costituisce titolo per la riscossione delle somme dovute all'ente impositore e per il pagamento delle somme dovute al contribuente.»;
t) dopo l'articolo 48 sono inseriti i seguenti:
«Art. 48-bis (Conciliazione in udienza). - 1. Ciascuna parte entro il termine di cui all'articolo 32, comma 2, puo' presentare istanza per la conciliazione totale o parziale della controversia.
2. All'udienza la commissione, se sussistono le condizioni di ammissibilita', invita le parti alla conciliazione rinviando eventualmente la causa alla successiva udienza per il perfezionamento dell'accordo conciliativo.
3. La conciliazione si perfeziona con la redazione del processo verbale nel quale sono indicate le somme dovute con i termini e le modalita' di pagamento. Il processo verbale costituisce titolo per la riscossione delle somme dovute all'ente impositore e per il pagamento delle somme dovute al contribuente.
4. La commissione dichiara con sentenza l'estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere.
Art. 48-ter (Definizione e pagamento delle somme dovute). - 1. Le sanzioni amministrative si applicano nella misura del quaranta per cento del minimo previsto dalla legge, in caso di perfezionamento della conciliazione nel corso del primo grado di giudizio e nella misura del cinquanta per cento del minimo previsto dalla legge, in caso di perfezionamento nel corso del secondo grado di giudizio.
2. Il versamento delle somme dovute ovvero, in caso di rateizzazione, della prima rata deve essere effettuato entro venti giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo conciliativo di cui all'articolo 48 o di redazione del processo verbale di cui all'articolo 48-bis.
3. In caso di mancato pagamento delle somme dovute o di una delle rate, compresa la prima, entro il termine di pagamento della rata successiva, il competente ufficio provvede all'iscrizione a ruolo delle residue somme dovute a titolo di imposta, interessi e sanzioni, nonche' della sanzione di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, aumentata della meta' e applicata sul residuo importo dovuto a titolo di imposta.
4. Per il versamento rateale delle somme dovute si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni previste per l'accertamento con adesione dall'articolo 8 del decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218.»;
u) all'articolo 49, comma 1, le parole: «escluso l'articolo 337» sono soppresse;
v) l'articolo 52 e' sostituito dal seguente:
«Art. 52 (Giudice competente e provvedimenti sull'esecuzione provvisoria in appello). - 1. La sentenza della commissione provinciale puo' essere appellata alla commissione regionale competente a norma dell'articolo 4, comma 2.
2. L'appellante puo' chiedere alla commissione regionale di sospendere in tutto o in parte l'esecutivita' della sentenza impugnata, se sussistono gravi e fondati motivi. Il contribuente puo' comunque chiedere la sospensione dell'esecuzione dell'atto se da questa puo' derivargli un danno grave e irreparabile.
3. Il presidente fissa con decreto la trattazione della istanza di sospensione per la prima camera di consiglio utile disponendo che ne sia data comunicazione alle parti almeno dieci giorni liberi prima.
4. In caso di eccezionale urgenza il presidente, previa delibazione del merito, puo' disporre con decreto motivato la sospensione dell'esecutivita' della sentenza fino alla pronuncia del collegio.
5. Il collegio, sentite le parti in camera di consiglio e delibato il merito, provvede con ordinanza motivata non impugnabile.
6. La sospensione puo' essere subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'articolo 69 comma 2. Si applica la disposizione dell'articolo 47, comma 8-bis.»;
z) all'articolo 62:
1) nel primo comma, le parole: «comma 1», sono sostituite dalle seguenti: «primo comma»;
2) dopo il comma 2 e' inserito il seguente: «2-bis. Sull'accordo delle parti la sentenza della commissione tributaria provinciale puo' essere impugnata con ricorso per cassazione a norma dell'articolo 360, primo comma, n. 3, del codice di procedura civile.»;
aa) dopo l'articolo 62 e' inserito il seguente:
«Art. 62-bis (Provvedimenti sull'esecuzione provvisoria della sentenza impugnata per cassazione). - 1. La parte che ha proposto ricorso per cassazione puo' chiedere alla commissione che ha pronunciato la sentenza impugnata di sospenderne in tutto o in parte l'esecutivita' allo scopo di evitare un danno grave e irreparabile. Il contribuente puo' comunque chiedere la sospensione dell'esecuzione dell'atto se da questa puo' derivargli un danno grave e irreparabile.
2. Il presidente fissa con decreto la trattazione della istanza di sospensione per la prima camera di consiglio utile disponendo che ne sia data comunicazione alle parti almeno dieci giorni liberi prima.
3. In caso di eccezionale urgenza il presidente puo' disporre con decreto motivato la sospensione dell'esecutivita' della sentenza fino alla pronuncia del collegio.
4. Il collegio, sentite le parti in camera di consiglio, provvede con ordinanza motivata non impugnabile.
5. La sospensione puo' essere subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'articolo 69, comma 2. Si applica la disposizione dell'articolo 47, comma 8-bis.
6. La commissione non puo' pronunciarsi sulle richieste di cui al comma 1 se la parte istante non dimostra di avere depositato il ricorso per cassazione contro la sentenza.»;
bb) all'articolo 63, comma 1, le parole: «un anno» sono sostituite dalle seguenti: «sei mesi»;
cc) all'articolo 64, il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Le sentenze pronunciate in grado d'appello o in unico grado dalle commissioni tributarie possono essere impugnate ai sensi dell'articolo 395 del codice di procedura civile.»;
dd) all'articolo 65 dopo il comma 3 e' aggiunto in fine il seguente: «3-bis. Le parti possono proporre istanze cautelari ai sensi delle disposizioni di cui all'articolo 52, in quanto compatibili.»;
ee) dopo l'articolo 67 e' inserito il seguente:
«Art. 67-bis (Esecuzione provvisoria). - 1. Le sentenze emesse dalle commissioni tributarie sono esecutive secondo quanto previsto dal presente capo.»;
ff) all'articolo 68:
1) nel comma 1, dopo la lettera c), e' aggiunta la seguente: «c-bis. per l'ammontare dovuto nella pendenza del giudizio di primo grado dopo la sentenza della Corte di cassazione di annullamento con rinvio e per l'intero importo indicato nell'atto in caso di mancata riassunzione.» e nell'ultimo periodo del medesimo comma, le parole: «a), b) e c)» sono soppresse;
2) nel comma 2 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In caso di mancata esecuzione del rimborso il contribuente puo' richiedere l'ottemperanza a norma dell'articolo 70 alla commissione tributaria provinciale ovvero, se il giudizio e' pendente nei gradi successivi, alla commissione tributaria regionale.»;
gg) l'articolo 69 e' sostituito dal seguente:
«Art. 69 (Esecuzione delle sentenze di condanna in favore del contribuente). - 1. Le sentenze di condanna al pagamento di somme in favore del contribuente e quelle emesse su ricorso avverso gli atti relativi alle operazioni catastali indicate nell'articolo 2, comma 2, sono immediatamente esecutive. Tuttavia il pagamento di somme dell'importo superiore a diecimila euro, diverse dalle spese di lite, puo' essere subordinato dal giudice, anche tenuto conto delle condizioni di solvibilita' dell'istante, alla prestazione di idonea garanzia.
2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emesso ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono disciplinati il contenuto della garanzia sulla base di quanto previsto dall'articolo 38-bis, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, la sua durata nonche' il termine entro il quale puo' essere escussa, a seguito dell'inerzia del contribuente in ordine alla restituzione delle somme garantite protrattasi per un periodo di tre mesi.
3. I costi della garanzia, anticipati dal contribuente, sono a carico della parte soccombente all'esito definitivo del giudizio.
4. Il pagamento delle somme dovute a seguito della sentenza deve essere eseguito entro novanta giorni dalla sua notificazione ovvero dalla presentazione della garanzia di cui al comma 2, se dovuta.
5. In caso di mancata esecuzione della sentenza il contribuente puo' richiedere l'ottemperanza a norma dell'articolo 70 alla commissione tributaria provinciale ovvero, se il giudizio e' pendente nei gradi successivi, alla commissione tributaria regionale.»;
hh) l'articolo 69-bis e' abrogato;
ii) all'articolo 70:
1) nel comma 1, le parole: «Salvo quanto previsto dalle norme del codice di procedura civile per l'esecuzione forzata della sentenza di condanna costituente titolo esecutivo, la», sono sostituite dalla seguente «La»;
2) nel comma 2, le parole: «dall'ufficio del Ministero delle finanze o dall'ente locale dell'obbligo posto a carico della», sono sostituite dalle seguenti: «a carico dell'ente impositore, dell'agente della riscossione o del soggetto iscritto nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, degli obblighi derivanti dalla»;
3) nel comma 4, le parole: «all'ufficio del Ministero delle finanze o all'ente locale obbligato», sono sostituite dalle seguenti: «ai soggetti di cui al comma 2 obbligati»;
4) nei commi 5 e 7, le parole: «del Ministero delle finanze o l'ente locale», sono soppresse; inoltre, sempre nel comma 7, al secondo periodo, le parole: «della legge 8 luglio 1980, n. 319, e successive modificazioni e integrazioni.», sono sostituite dalle seguenti: «del Titolo VII del Capo IV del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115.»;
5) dopo il comma 10 e' inserito il seguente: «10-bis. Per il pagamento di somme dell'importo fino a ventimila euro e comunque per il pagamento delle spese di giudizio, il ricorso e' deciso dalla Commissione in composizione monocratica.».

Note all'art. 9:
Il testo vigente dell'articolo 2, commi 1 e 2, del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
Art. 2. (Oggetto della giurisdizione tributaria)
1. Appartengono alla giurisdizione tributaria tutte le
controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e
specie comunque denominati, compresi quelli regionali,
provinciali e comunali e il contributo per il Servizio
sanitario nazionale, le sovrimposte e le addizionali, le
relative sanzioni nonche' gli interessi e ogni altro
accessorio. Restano escluse dalla giurisdizione tributaria
soltanto le controversie riguardanti gli atti della
esecuzione forzata tributaria successivi alla notifica
della cartella di pagamento e, ove previsto, dell'avviso di
cui all'articolo 50 del decreto del Presidente della
Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, per le quali
continuano ad applicarsi le disposizioni del medesimo
decreto del Presidente della Repubblica.
2. Appartengono altresi' alla giurisdizione tributaria
le controversie promosse dai singoli possessori concernenti
l'intestazione, la delimitazione, la figura, l'estensione,
il classamento dei terreni e la ripartizione dell'estimo
fra i compossessori a titolo di promiscuita' di una stessa
particella, nonche' le controversie concernenti la
consistenza, il classamento delle singole unita'
immobiliari urbane e l'attribuzione della rendita
catastale. Appartengono alla giurisdizione tributaria anche
le controversie attinenti l'imposta o il canone comunale
sulla pubblicita' e il diritto sulle pubbliche affissioni.
3. Il giudice tributario risolve in via incidentale
ogni questione da cui dipende la decisione delle
controversie rientranti nella propria giurisdizione, fatta
eccezione per le questioni in materia di querela di falso e
sullo stato o la capacita' delle persone, diversa dalla
capacita' di stare in giudizio.".
Il testo vigente dell'articolo 4 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 4. (Competenza per territorio)
1. Le commissioni tributarie provinciali sono
competenti per le controversie proposte nei confronti degli
enti impositori, degli agenti della riscossione e dei
soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del
decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che hanno
sede nella loro circoscrizione. Se la controversia e'
proposta nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle
Entrate, con competenza su tutto o parte del territorio
nazionale, individuate con il regolamento di
amministrazione di cui all'articolo 71 del decreto
legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e' competente la
commissione tributaria provinciale nella cui circoscrizione
ha sede l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul
rapporto controverso.
2. Le commissioni tributarie regionali sono competenti
per le impugnazioni avverso le decisioni delle commissioni
tributarie provinciali, che hanno sede nella loro
circoscrizione.".
Il testo vigente dell'articolo 11 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 11. (Capacita' di stare in giudizio)
"1. Le parti diverse da quelle indicate nei commi 2 e 3
possono stare in giudizio anche mediante procuratore
generale o speciale. La procura speciale, se conferita al
coniuge e ai parenti o affini entro il quarto grado ai soli
fini della partecipazione all'udienza pubblica, puo'
risultare anche da scrittura privata non autenticata.
2. L'ufficio dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia
delle dogane e dei monopoli di cui al decreto legislativo
30 luglio 1999, n. 300 nonche' dell'agente della
riscossione, nei cui confronti e' proposto il ricorso, sta
in giudizio direttamente o mediante la struttura
territoriale sovraordinata. Stanno altresi' in giudizio
direttamente le cancellerie o segreterie degli uffici
giudiziari per il contenzioso in materia di contributo
unificato.
3. L'ente locale nei cui confronti e' proposto il
ricorso puo' stare in giudizio anche mediante il dirigente
dell'ufficio tributi, ovvero, per gli enti locali privi di
figura dirigenziale, mediante il titolare della posizione
organizzativa in cui e' collocato detto ufficio.
3-bis. (Soppresso).".
Il testo vigente dell'articolo 15 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 15. (Spese del giudizio)
1. La parte soccombente e' condannata a rimborsare le
spese del giudizio che sono liquidate con la sentenza.
2. Le spese di giudizio possono essere compensate in
tutto o in parte dalla commissione tributaria soltanto in
caso di soccombenza reciproca o qualora sussistano gravi ed
eccezionali ragioni che devono essere espressamente
motivate.
2-bis. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo
96, commi primo e terzo, del codice di procedura civile.
2-ter. Le spese di giudizio comprendono, oltre al
contributo unificato, gli onorari e i diritti del
difensore, le spese generali e gli esborsi sostenuti, oltre
il contributo previdenziale e l'imposta sul valore
aggiunto, se dovuti.
2-quater. Con l'ordinanza che decide sulle istanze
cautelari la commissione provvede sulle spese della
relativa fase. La pronuncia sulle spese conserva efficacia
anche dopo il provvedimento che definisce il giudizio,
salvo diversa statuizione espressa nella sentenza di
merito.
2-quinquies. I compensi agli incaricati dell'assistenza
tecnica sono liquidati sulla base dei parametri previsti
per le singole categorie professionali. Agli iscritti negli
elenchi di cui all'articolo 12, comma 4, si applicano i
parametri previsti per i dottori commercialisti e gli
esperti contabili.
2-sexies. Nella liquidazione delle spese a favore
dell'ente impositore, dell'agente della riscossione e dei
soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del
decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, se assistiti
da propri funzionari, si applicano le disposizioni per la
liquidazione del compenso spettante agli avvocati, con la
riduzione del venti per cento dell'importo complessivo ivi
previsto. La riscossione avviene mediante iscrizione a
ruolo a titolo definitivo dopo il passaggio in giudicato
della sentenza.
2-septies. Nelle controversie di cui all'articolo
17-bis le spese di giudizio di cui al comma 1 sono
maggiorate del 50 per cento a titolo di rimborso delle
maggiori spese del procedimento.
2-octies. Qualora una delle parti abbia formulato una
proposta conciliativa, non accettata dall'altra parte senza
giustificato motivo, restano a carico di quest'ultima le
spese del processo ove il riconoscimento delle sue pretese
risulti inferiore al contenuto della proposta ad essa
effettuata. Se e' intervenuta conciliazione le spese si
intendono compensate, salvo che le parti stesse abbiano
diversamente convenuto nel processo verbale di
conciliazione".
Il testo vigente dell'articolo 16 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 16 (Comunicazioni e notificazioni)
1. Le comunicazioni sono fatte mediante avviso della
segreteria della commissione tributaria consegnato alle
parti, che ne rilasciano immediatamente ricevuta, o spedito
a mezzo del servizio postale in plico senza busta
raccomandato con avviso di ricevimento, sul quale non sono
apposti segni o indicazioni dai quali possa desumersi il
contenuto dell'avviso. Le comunicazioni agli enti
impositori, agli agenti della riscossione ed ai soggetti
iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto
legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono essere fatte
mediante trasmissione di elenco in duplice esemplare, uno
dei quali, immediatamente datato e sottoscritto per
ricevuta, e' restituito alla segreteria della commissione
tributaria. La segreteria puo' anche richiedere la
notificazione dell'avviso da parte dell'ufficio giudiziario
o del messo comunale nelle forme di cui al comma 2.
1.bis. (Abrogato).
2. Le notificazioni sono fatte secondo le norme degli
articoli 137 e seguenti del c.p.c., salvo quanto disposto
dall' art. 17.
3. Le notificazioni possono essere fatte anche
direttamente a mezzo del servizio postale mediante
spedizione dell'atto in plico senza busta raccomandato con
avviso di ricevimento, sul quale non sono apposti segni o
indicazioni dai quali possa desumersi il contenuto
dell'atto, ovvero all'ufficio del Ministero delle finanze
ed all' ente locale mediante consegna dell'atto
all'impiegato addetto che ne rilascia ricevuta sulla copia.
4. Gli enti impositori, gli agenti della riscossione e
i soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53 del
decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, provvedono
alle notificazioni anche a mezzo del messo comunale o di
messo autorizzato dall'amministrazione finanziaria, con
l'osservanza delle disposizioni di cui al comma 2.
5. Qualunque comunicazione o notificazione a mezzo del
servizio postale si considera fatta nella data della
spedizione; i termini che hanno inizio dalla notificazione
o dalla comunicazione decorrono dalla data in cui l'atto e'
ricevuto.".
Il testo vigente dell'articolo 17 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 17. (Luogo delle comunicazioni e notificazioni)
1. Le comunicazioni e le notificazioni sono fatte,
salva la consegna in mani proprie, nel domicilio eletto o,
in mancanza, nella residenza o nella sede dichiarata dalla
parte all' atto della sua costituzione in giudizio. Le
variazioni del domicilio o della residenza o della sede
hanno effetto dal decimo giorno successivo a quello in cui
sia stata notificata alla segreteria della commissione e
alle parti costituite la denuncia di variazione.
2. L'indicazione della residenza o della sede e
l'elezione del domicilio hanno effetto anche per i
successivi gradi del processo.
3. Se mancano l'elezione di domicilio o la
dichiarazione della residenza o della sede nel territorio
dello Stato o se per la loro assoluta incertezza la
notificazione o la comunicazione degli atti non e'
possibile, questi sono comunicati o notificati presso la
segreteria della commissione (48).
3-bis. (Abrogato).".
Il testo vigente dell'articolo 18 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 18. (Il ricorso)
1. Il processo e' introdotto con ricorso alla
commissione tributaria provinciale.
2. Il ricorso deve contenere l'indicazione:
a) della commissione tributaria cui e' diretto;
b) del ricorrente e del suo legale rappresentante,
della relativa residenza o sede legale o del domicilio
eventualmente eletto nel territorio dello Stato, nonche'
del codice fiscale e dell'indirizzo di posta elettronica
certificata;
c) dell'ufficio nei cui confronti il ricorso e'
proposto;
d) dell'atto impugnato e dell'oggetto della domanda;
e) dei motivi.
3. Il ricorso deve essere sottoscritto dal difensore e
contenere l'indicazione:
a) della categoria di cui all'articolo 12 alla quale
appartiene il difensore;
b) dell'incarico a norma dell'articolo 12, comma 7,
salvo che il ricorso non sia sottoscritto personalmente;
c) dell'indirizzo di posta elettronica certificata del
difensore.";
4. Il ricorso e' inammissibile se manca o e'
assolutamente incerta una delle indicazioni di cui al comma
2, ad eccezione di quella relativa al codice fiscale e
all'indirizzo di posta elettronica certificata, o non e'
sottoscritta a norma del comma precedente".
Il testo vigente dell'articolo 23 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 23. (Costituzione in giudizio della parte
resistente)
1. L'ente impositore, l'agente della riscossione ed i
soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del
decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, nei cui
confronti e' stato proposto il ricorso si costituiscono in
giudizio entro sessanta giorni dal giorno in cui il ricorso
e' stato notificato, consegnato o ricevuto a mezzo del
servizio postale.
2. La costituzione della parte resistente e' fatta
mediante deposito presso la segreteria della commissione
adita del proprio fascicolo contenente le controdeduzioni
in tante copie quante sono le parti in giudizio e i
documenti offerti in comunicazione.
3. Nelle controdeduzioni la parte resistente espone le
sue difese prendendo posizione sui motivi dedotti dal
ricorrente e indica le prove di cui intende valersi,
proponendo altresi' le eccezioni processuali e di merito
che non siano rilevabili d' ufficio e instando, se del
caso, per la chiamata di terzi in causa".
Il testo vigente dell'articolo 39 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 39. (Sospensione del processo)
1. Il processo e' sospeso quando e' presentata querela
di falso o deve essere decisa in via pregiudiziale una
questione sullo stato o la capacita' delle persone, salvo
che si tratti della capacita' di stare in giudizio
1-bis. La commissione tributaria dispone la sospensione
del processo in ogni altro caso in cui essa stessa o altra
commissione tributaria deve risolvere una controversia
dalla cui definizione dipende la decisione della causa.
1-ter. Il processo tributario e' altresi' sospeso, su
richiesta conforme delle parti, nel caso in cui sia
iniziata una procedura amichevole ai sensi delle
Convenzioni internazionali per evitare le doppie
imposizioni stipulate dall'Italia ovvero nel caso in cui
sia iniziata una procedura amichevole ai sensi della
Convenzione relativa all'eliminazione delle doppie
imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese
associate n. 90/463/CEE del 23 luglio 1990.".
Il testo vigente dell'articolo 44, comma 2, del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 44. (Estinzione del processo per rinuncia al
ricorso)
(Omissis).
2. Il ricorrente che rinuncia deve rimborsare le spese
alle altre parti salvo diverso accordo fra loro. La
liquidazione e' fatta dal presidente della sezione o dalla
commissione con ordinanza non impugnabile.
(Omissis).".
Il testo vigente dell'articolo 46 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 46. (Estinzione del giudizio per cessazione della
materia del contendere)
1. Il giudizio si estingue, in tutto o in parte, nei
casi di definizione delle pendenze tributarie previsti
dalla legge e in ogni altro caso di cessazione della
materia del contendere.
2. La cessazione della materia del contendere e'
dichiarata con decreto del presidente o con sentenza della
commissione. Il provvedimento presidenziale e' reclamabile
a norma dell'art. 28.
3. Nei casi di definizione delle pendenze tributarie
previsti dalla legge le spese del giudizio estinto restano
a carico della parte che le ha anticipate.".
Il testo vigente dell'articolo 47 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 47. (Sospensione dell' atto impugnato)
1. Il ricorrente, se dall'atto impugnato puo'
derivargli un danno grave ed irreparabile, puo' chiedere
alla commissione provinciale competente la sospensione
dell' esecuzione dell' atto stesso con istanza motivata
proposta nel ricorso o con atto separato notificata alle
altre parti e depositato in segreteria sempre che siano
osservate le disposizioni di cui all' art. 22.
2. Il presidente fissa con decreto la trattazione della
istanza di sospensione per la prima camera di consiglio
utile disponendo che ne sia data comunicazione alle parti
almeno dieci giorni liberi prima.
3. In caso di eccezionale urgenza il presidente, previa
delibazione del merito, puo' disporre con decreto motivato
la provvisoria sospensione dell'esecuzione fino alla
pronuncia del collegio.
4. Il collegio, sentite le parti in camera di consiglio
e delibato il merito, provvede con ordinanza motivata non
impugnabile. Il dispositivo dell'ordinanza deve essere
immediatamente comunicato alle parti in udienza.
5. La sospensione puo' anche essere parziale e
subordinata alla prestazione della garanzia di cui
all'articolo 69, comma 2.
5-bis. L'istanza di sospensione e' decisa entro
centottanta giorni dalla data di presentazione della
stessa.
6. Nei casi di sospensione dell'atto impugnato la
trattazione della controversia deve essere fissata non
oltre novanta giorni dalla pronuncia .
7. Gli effetti della sospensione cessano dalla data di
pubblicazione della sentenza di primo grado.
8. In caso di mutamento delle circostanze la
commissione su istanza motivata di parte puo' revocare o
modificare il provvedimento cautelare prima della sentenza,
osservate per quanto possibile le forme di cui ai commi 1,
2 e 4.
8-bis. Durante il periodo di sospensione cautelare si
applicano gli interessi al tasso previsto per la
sospensione amministrativa.".
Il testo vigente dell'articolo 49 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 49. (Disposizioni generali applicabili)
1. Alle impugnazioni delle sentenze delle commissioni
tributarie si applicano le disposizioni del titolo III,
capo I, del libro II del c.p.c., e fatto salvo quanto
disposto nel presente decreto.".
Il testo vigente dell'articolo 62 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 62. (Norme applicabili)
1. Avverso la sentenza della commissione tributaria
regionale puo' essere proposto ricorso per cassazione per i
motivi di cui ai numeri da 1 a 5 dell' art. 360, primo
comma , del c.p.c..
2. Al ricorso per cassazione ed al relativo
procedimento si applicano le norme dettate dal c.p.c. in
quanto compatibili con quelle del presente decreto.
2-bis. Sull'accordo delle parti la sentenza della
commissione tributaria provinciale puo' essere impugnata
con ricorso per cassazione a norma dell'art. 360, primo
comma, n. 3, del codice di procedura civile".
Il testo vigente dell'articolo 63, primo comma, del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 63. (Giudizio di rinvio)
1. Quando la Corte di cassazione rinvia la causa alla
commissione tributaria provinciale o regionale la
riassunzione deve essere fatta nei confronti di tutte le
parti personalmente entro il termine perentorio di sei mesi
dalla pubblicazione della sentenza nelle forme
rispettivamente previste per i giudizi di primo e di
secondo grado in quanto applicabili.
(Omissis).".
Il testo vigente dell'articolo 64, primo comma, del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come
modificato dal presente decreto legislativo e' il seguente:
"Art. 64. (Sentenze revocabili e motivi di revocazione)
1. Le sentenze pronunciate in grado d'appello o in
unico grado dalle commissioni tributarie possono essere
impugnate ai sensi dell'articolo 395 del codice di
procedura civile.
(Omissis).".
Il testo vigente dell'articolo 65 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 65. (Proposizione della impugnazione)
1. Competente per la revocazione e' la stessa
commissione tributaria che ha pronunciato la sentenza
impugnata.
2. A pena di inammissibilita' il ricorso deve contenere
gli elementi previsti dall' art. 53, comma 1, e la
specifica indicazione del motivo di revocazione e della
prova dei fatti di cui ai numeri 1, 2, 3 e 6 dell' art. 395
del c.p.c. nonche' del giorno della scoperta o della
falsita' dichiarata o del recupero del documento. La prova
della sentenza passata in giudicato che accerta il dolo del
giudice deve essere data mediante la sua produzione in
copia autentica.
3. Il ricorso per revocazione e' proposto e depositato
a norma dell'art. 53, comma 2.
3-bis. Le parti possono proporre istanze cautelari ai
sensi delle disposizioni di cui all'articolo 52, in quanto
compatibili".
Il testo vigente dell'articolo 68 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 68. (Pagamento del tributo in pendenza del
processo)
1. Anche in deroga a quanto previsto nelle singole
leggi d'imposta, nei casi in cui e' prevista la riscossione
frazionata del tributo oggetto di giudizio davanti alle
commissioni, il tributo, con i relativi interessi previsti
dalle leggi fiscali, deve essere pagato:
a) per i due terzi, dopo la sentenza della commissione
tributaria provinciale che respinge il ricorso;
- b) per l'ammontare risultante dalla sentenza della
commissione tributaria provinciale, e comunque non oltre i
due terzi, se la stessa accoglie parzialmente il ricorso;
c) per il residuo ammontare determinato nella sentenza
della commissione tributaria regionale.
c-bis. per l'ammontare dovuto nella pendenza del
giudizio di primo grado dopo la sentenza della Corte di
Cassazione di annullamento con rinvio e per l'intero
importo indicato nell'atto in caso di mancata riassunzione.
Per le ipotesi indicate nelle precedenti lettere gli
importi da versare vanno in ogni caso diminuiti di quanto
gia' corrisposto.
2. Se il ricorso viene accolto, il tributo corrisposto
in eccedenza rispetto a quanto statuito dalla sentenza
della commissione tributaria provinciale, con i relativi
interessi previsti dalle leggi fiscali, deve essere
rimborsato d'ufficio entro novanta giorni dalla
notificazione della sentenza. In caso di mancata esecuzione
del rimborso il contribuente puo' richiedere l'ottemperanza
a norma dell'articolo 70 alla commissione tributaria
provinciale ovvero, se il giudizio e' pendente nei gradi
successivi, alla commissione tributaria regionale.
3. Le imposte suppletive debbono essere corrisposte
dopo l' ultima sentenza non impugnata o impugnabile solo
con ricorso in cassazione.
3-bis. Il pagamento, in pendenza di processo, delle
risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2,
paragrafo 1, lettera a), della decisione 2007/436/CE,
Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, e dell'imposta
sul valore aggiunto riscossa all'importazione resta
disciplinato dal regolamento (CEE) n. 2913/92 del
Consiglio, del 12 ottobre 1992, come riformato dal
regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 9 ottobre 2013, e dalle altre disposizioni
dell'Unione europea in materia. ".
Il testo vigente dell'articolo 70 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 70. (Giudizio di ottemperanza)
1. La parte che vi ha interesse, puo' richiedere
l'ottemperanza agli obblighi derivanti dalla sentenza della
commissione tributaria passata in giudicato mediante
ricorso da depositare in doppio originale alla segreteria
della commissione tributaria provinciale, qualora la
sentenza passata in giudicato sia stata da essa
pronunciata, e in ogni altro caso alla segreteria della
commissione tributaria regionale.
2. Il ricorso e' proponibile solo dopo la scadenza del
termine entro il quale e' prescritto dalla legge
l'adempimento a carico dell'ente impositore, dell'agente
della riscossione o del soggetto iscritto nell'albo di cui
all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997,
n. 446, degli obblighi derivanti dalla sentenza o, in
mancanza di tale termine, dopo trenta giorni dalla loro
messa in mora a mezzo di ufficiale giudiziario e fino a
quando l'obbligo non sia estinto.
3. Il ricorso indirizzato al presidente della
commissione deve contenere la sommaria esposizione dei
fatti che ne giustificano la proposizione con la precisa
indicazione, a pena di inammissibilita', della sentenza
passata in giudicato di cui si chiede l'ottemperanza, che
deve essere prodotta in copia unitamente all' originale o
copia autentica dell' atto di messa in mora notificato a
norma del comma precedente, se necessario.
4. Uno dei due originali del ricorso e' comunicato a
cura della segreteria della commissione ai soggetti di cui
al comma 2 obbligati a provvedere.
5. Entro venti giorni dalla comunicazione l'ufficio
puo' trasmettere le proprie osservazioni alla commissione
tributaria, allegando la documentazione dell' eventuale
adempimento.
6. Il presidente della commissione tributaria, scaduto
il termine di cui al comma precedente, assegna il ricorso
alla sezione che ha pronunciato la sentenza. Il presidente
della sezione fissa il giorno per la trattazione del
ricorso in camera di consiglio non oltre novanta giorni dal
deposito del ricorso e ne viene data comunicazione alle
parti almeno dieci giorni liberi prima a cura della
segreteria.
7. Il collegio, sentite le parti in contraddittorio ed
acquisita la documentazione necessaria, adotta con sentenza
i provvedimenti indispensabili per l'ottemperanza in luogo
dell'ufficio che li ha omessi e nelle forme amministrative
per essi prescritti dalla legge, attenendosi agli obblighi
risultanti espressamente dal dispositivo della sentenza e
tenuto conto della relativa motivazione. Il collegio, se lo
ritiene opportuno, puo' delegare un proprio componente o
nominare un commissario al quale fissa un termine congruo
per i necessari provvedimenti attuativi e determina il
compenso a lui spettante secondo le disposizioni del Titolo
VII del Capo IV del Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia di spese di
giustizia approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 30 maggio 2002, n. 115.
8. Il collegio, eseguiti i provvedimenti di cui al
comma precedente e preso atto di quelli emanati ed eseguiti
dal componente delegato o dal commissario nominato,
dichiara chiuso il procedimento con ordinanza.
9. Tutti i provvedimenti di cui al presente articolo
sono immediatamente esecutivi.
10. Contro la sentenza di cui al comma 7 e' ammesso
soltanto ricorso in cassazione per inosservanza delle norme
sul procedimento.
10-bis. Per il pagamento di somme dell'importo fino a
ventimila euro e comunque per il pagamento delle spese di
giudizio, il ricorso e' deciso dalla Commissione in
composizione monocratica.".
 
Art. 10
Norme di coordinamento

1. All'articolo 63 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, i commi terzo, quarto e quinto sono sostituiti dai seguenti: «Il Ministero dell'economia e delle finanze puo' autorizzare all'esercizio dell'assistenza tecnica davanti alle commissioni tributarie, se cessati dall'impiego dopo almeno venti anni di effettivo servizio di cui almeno gli ultimi dieci prestati a svolgere attivita' connesse ai tributi, gli impiegati delle carriere dirigenziale, direttiva e di concetto degli enti impositori e del Ministero nonche' gli ufficiali e ispettori della guardia di finanza. L'autorizzazione puo' essere revocata o sospesa in ogni tempo con provvedimento motivato. Le attivita' connesse ai tributi sono individuate con il decreto di cui all'articolo 12, comma 4, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.
Ai soggetti di cui al terzo comma, ancorche' iscritti in un albo professionale, e' vietato di esercitare funzioni di assistenza e di rappresentanza presso gli enti impositori e davanti le commissioni tributarie per un periodo di due anni dalla data di cessazione del rapporto d'impiego.
L'esercizio delle funzioni di rappresentanza e assistenza in violazione del presente articolo e' punito con la sanzione amministrativa da euro mille a euro cinquemila.».
2. All'articolo 14, comma 3-bis del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, le parole: «comma 5», sono sostituite dalle seguenti: «comma 2»;
3. Al decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 19:
1) nel comma 2, le parole: «dell'articolo 47» sono sostituite dalle seguenti: «dell'articolo 52»;
2) nel comma 3, le parole: «idonea garanzia anche a mezzo di fideiussione bancaria o assicurativa.», sono sostituite dalle seguenti: «la garanzia di cui all'articolo 69 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.»;
3) nel comma 6, le parole: «entro novanta giorni dalla comunicazione o notificazione della sentenza.» sono sostituite dalle seguenti: «ai sensi dell'articolo 68, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.»;
b) all'articolo 22:
1) nel comma 3, dopo il primo periodo e' aggiunto il seguente: «Nel caso in cui la notificazione debba effettuarsi all'estero, il termine e' triplicato.»;
2) il comma 4 e' sostituito dal seguente: «4. Quando la convocazione della controparte potrebbe pregiudicare l'attuazione del provvedimento, il presidente provvede con decreto motivato assunte ove occorra sommarie informazioni. In tal caso fissa, con lo stesso decreto, la camera di consiglio entro un termine non superiore a trenta giorni assegnando all'istante un termine perentorio non superiore a quindici giorni per la notificazione del ricorso e del decreto. A tale udienza la commissione, con ordinanza, conferma, modifica o revoca i provvedimenti emanati con decreto.»;
3) il comma 5 e' soppresso;
4) nel comma 6, le parole: «idonea garanzia mediante cauzione o fideiussione bancaria o assicurativa.», sono sostituite dalle seguenti: «la garanzia di cui all'articolo 69, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.»;
5) il comma 7 e' sostituito dal seguente: «7. I provvedimenti cautelari pronunciati ai sensi del comma 1 perdono efficacia:
a) se non sono eseguiti nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione;
b) se, nel termine di centoventi giorni dalla loro adozione, non viene notificato atto impositivo, di contestazione o di irrogazione; in tal caso, il presidente della commissione su istanza di parte e sentito l'ufficio o l'ente richiedente, dispone la cancellazione dell'ipoteca;
c) a seguito della sentenza, anche non passata in giudicato, che accoglie il ricorso avverso gli atti di cui alla lettera b). La sentenza costituisce titolo per la cancellazione dell'ipoteca. In caso di accoglimento parziale, su istanza di parte, il giudice che ha pronunciato la sentenza riduce proporzionalmente l'entita' dell'iscrizione o del sequestro; se la sentenza e' pronunciata dalla Corte di cassazione, provvede il giudice la cui sentenza e' stata impugnata con ricorso per cassazione.».

Note all'art. 10:
Il testo vigente dell'articolo 63 del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 63. (Rappresentanza e assistenza dei
contribuenti)
Presso gli uffici finanziari il contribuente puo' farsi
rappresentare da un procuratore generale o speciale, salvo
quanto stabilito nel quarto comma.
La procura speciale deve essere conferita per iscritto
con firma autenticata. L'autenticazione non e' necessaria
quando la procura e' conferita al coniuge o a parenti e
affini entro il quarto grado o a propri dipendenti da
persone giuridiche. Quando la procura e' conferita a
persone iscritte in albi professionali o nell'elenco
previsto dal terzo comma, a soggetti iscritti alla data del
30 settembre 1993 nei ruoli dei periti ed esperti tenuti
dalle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura per la subcategoria tributi, in possesso di
diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e
commercio o equipollenti o di diploma di ragioneria ovvero
ai soggetti indicati nell'articolo 4, comma 1, lettere e),
f) ed i), del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545
e' data facolta' agli stessi rappresentanti di autenticare
la sottoscrizione. Quando la procura e' rilasciata ad un
funzionario di un centro di assistenza fiscale o di una
societa' di servizi di cui all'articolo 11 del regolamento
di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio
1999, n. 164, essa deve essere autenticata dal responsabile
dell'assistenza fiscale del predetto centro o dal legale
rappresentante della predetta societa' di servizi.
Il Ministero dell'economia e delle finanze puo'
autorizzare all'esercizio dell'assistenza tecnica davanti
alle commissioni tributarie, se cessati dall'impiego dopo
almeno venti anni di effettivo servizio di cui almeno gli
ultimi dieci prestati a svolgere attivita' connesse ai
tributi, gli impiegati delle carriere dirigenziale,
direttiva e di concetto degli enti impositori e del
Ministero nonche' gli ufficiali e ispettori della guardia
di finanza. L'autorizzazione puo' essere revocata o sospesa
in ogni tempo con provvedimento motivato. Le attivita'
connesse ai tributi sono individuate con il decreto di cui
all'articolo 12, comma 4, del decreto legislativo 31
dicembre 1992, n. 546.
Ai soggetti di cui al terzo comma, ancorche' iscritti
in un albo professionale, e' vietato di esercitare funzioni
di assistenza e di rappresentanza presso gli enti
impositori e davanti le commissioni tributarie per un
periodo di due anni dalla data di cessazione del rapporto
d'impiego.
L'esercizio delle funzioni di rappresentanza e
assistenza in violazione del presente articolo e' punito
con la sanzione amministrativa da euro mille a euro
cinquemila".
Il testo vigente dell'articolo 19 del decreto
legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente
"Art. 19. (Esecuzione delle sanzioni)
1. In caso di ricorso alle commissioni tributarie,
anche nei casi in cui non e' prevista riscossione
frazionata si applicano le disposizioni dettate
dall'articolo 68, commi 1 e 2, del decreto legislativo 31
dicembre 1992, n. 546, recante disposizioni sul processo
tributario.
2. La commissione tributaria regionale puo' sospendere
l'esecuzione applicando, in quanto compatibili, le
previsioni dell'articolo 52 del decreto legislativo 31
dicembre 1992, n. 546.
3. La sospensione deve essere concessa se viene
prestata la garanzia di cui all'articolo 69 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.
4. Quando non sussiste la giurisdizione delle
commissioni tributarie; la sanzione e' riscossa
provvisoriamente dopo la decisione dell'organo al quale e'
proposto ricorso amministrativo, nei limiti della meta'
dell'ammontare da questo stabilito. L'autorita' giudiziaria
ordinaria successivamente adita, se dall'esecuzione puo'
derivare un danno grave ed irreparabile, puo' disporre la
sospensione e deve disporla se viene offerta idonea
garanzia.
5. Se l'azione viene iniziata avanti all'autorita'
giudiziaria ordinaria ovvero se questa viene adita dopo la
decisione dell'organo amministrativo, la sanzione
pecuniaria e' riscossa per intero o per il suo residuo
ammontare dopo la sentenza di primo grado, salva
l'eventuale sospensione disposta dal giudice d'appello
secondo le previsioni dei commi 2, 3 e 4.
6. Se in esito alla sentenza di primo o di secondo
grado la somma corrisposta eccede quella che risulta
dovuta, l'ufficio deve provvedere al rimborso ai sensi
dell'articolo 68, comma 2, del decreto legislativo 31
dicembre 1992, n. 546.
7. Le sanzioni accessorie sono eseguite quando il
provvedimento di irrogazione e' divenuto definitivo.".
Il testo vigente dell'articolo 22 del decreto
legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 22. (Ipoteca e sequestro conservativo)
1. In base all'atto di contestazione, al provvedimento
di irrogazione della sanzione o al processo verbale di
constatazione e dopo la loro notifica, l'ufficio o l'ente,
quando ha fondato timore di perdere la garanzia del proprio
credito, puo' chiedere, con istanza motivata, al presidente
della commissione tributaria provinciale l'iscrizione di
ipoteca sui beni del trasgressore e dei soggetti obbligati
in solido e l'autorizzazione a procedere, a mezzo di
ufficiale giudiziario, al sequestro conservativo dei loro
beni, compresa l'azienda. A tal fine l'Agenzia delle
entrate si avvale anche del potere di cui agli articoli 32,
primo comma, numero 7), del decreto del Presidente della
Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive
modificazioni, e 51, secondo comma, numero 7), del decreto
del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e
successive modificazioni.
2. Le istanze di cui al comma 1 devono essere
notificate, anche tramite il servizio postale, alle parti
interessate, le quali possono, entro venti giorni dalla
notifica, depositare memorie e documenti difensivi.
3. Il presidente, decorso il termine di cui al comma 2,
fissa con decreto la trattazione dell'istanza per la prima
camera di consiglio utile, disponendo che ne sia data
comunicazione alle parti almeno dieci giorni prima. La
commissione decide con sentenza. Nel caso in cui la
notificazione debba effettuarsi all'estero, il termine e'
triplicato.
4. Quando la convocazione della controparte potrebbe
pregiudicare l'attuazione del provvedimento, il presidente
provvede con decreto motivato assunte ove occorra sommarie
informazioni. In tal caso fissa, con lo stesso decreto, la
camera di consiglio entro un termine non superiore a trenta
giorni assegnando all'istante un termine perentorio non
superiore a quindici giorni per la notificazione del
ricorso e del decreto. A tale udienza la commissione, con
ordinanza, conferma, modifica o revoca i provvedimenti
emanati con decreto.
5. (Soppresso).
6. Le parti interessate possono prestare, in corso di
giudizio, la garanzia di cui all'articolo 69, comma 2, del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. In tal caso
l'organo dinanzi al quale e' in corso il procedimento puo'
non adottare ovvero adottare solo parzialmente il
provvedimento richiesto.
7. I provvedimenti cautelari pronunciati ai sensi del
comma 1 perdono efficacia:
a) se non sono eseguiti nel termine di sessanta giorni
dalla comunicazione;
b) se, nel termine di centoventi giorni dalla loro
adozione, non viene notificato atto impositivo di
contestazione o di irrogazione; in tal caso, il presidente
della commissione su istanza di parte e sentito l'ufficio o
l'ente richiedente, dispone la cancellazione dell'ipoteca;
c) a seguito della sentenza, anche non passata in
giudicato, che accoglie il ricorso avverso gli atti di cui
alla lettera b). La sentenza costituisce titolo per la
cancellazione dell'ipoteca. In caso di accoglimento
parziale, su istanza di parte, il giudice che ha
pronunciato la sentenza riduce proporzionalmente l'entita'
dell'iscrizione o del sequestro; se la sentenza e'
pronunciata dalla Corte di cassazione, provvede il giudice
la cui sentenza e' stata impugnata con ricorso per
cassazione.".
 
Art. 11
Modifiche al decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545

1. Al decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, il comma 1 e' sostituito dai seguenti: «1. A ciascuna delle commissioni tributarie provinciali e regionali e' preposto un presidente che presiede anche la prima sezione. L'incarico ha durata quadriennale a decorrere dalla data di esercizio effettivo delle funzioni ed e' rinnovabile per una sola volta e per un uguale periodo, previa valutazione positiva da parte del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria dell'attivita' svolta nel primo triennio del quadriennio iniziale. Il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria stabilisce con proprio regolamento il procedimento e le modalita' di tale valutazione, garantendo la previa interlocuzione con l'interessato. Il Presidente non puo' essere nominato tra soggetti che raggiungeranno l'eta' pensionabile entro i quattro anni successivi alla nomina.
1-bis. A seguito di valutazione negativa da parte del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e comunque all'esito dell'ottavo anno di esercizio delle funzioni di cui al comma 1, il giudice tributario e' riassegnato a sua richiesta, salvo tramutamento all'esercizio di funzioni analoghe o diverse all'incarico di presidente di sezione nella commissione tributaria a cui era preposto ovvero in quella di precedente provenienza.»;
b) all'articolo 6, il comma 1 e' sostituito dai seguenti: «1. Con provvedimento del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria sono istituite sezioni specializzate in relazione a questioni controverse individuate con il provvedimento stesso.
1-bis. I presidenti delle commissioni tributarie assegnano il ricorso ad una delle sezioni tenendo conto, preliminarmente, della specializzazione di cui al comma 1 e applicando successivamente i criteri cronologici e casuali.»;
c) all'articolo 7, comma 1, dopo la lettera e) e' inserita la seguente: «e-bis) essere muniti di laurea magistrale o quadriennale in materie giuridiche o economico-aziendalistiche;»;
d) all'articolo 8, comma 1:
1) nella lettera h), dopo la parola: «partiti» aggiungere le seguenti: «o movimenti»;
2) nella lettera i), le parole: «esercitano la consulenza tributaria,» sono sostituite dalle seguenti: «direttamente o attraverso forme associative, esercitano l'attivita' di consulenza tributaria,»;
e) all'articolo 9, comma 1, dopo le parole: «I componenti delle commissioni tributarie» sono inserite le seguenti: «immessi per la prima volta nel ruolo unico di cui all'articolo 4, comma 40, della legge 12 novembre 2011, n. 183,» ed e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In ogni altro caso alla nomina dei componenti di commissione tributaria si provvede con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze.»;
f) all'articolo 11 e' aggiunto infine il seguente comma: «5-bis. Nei casi di necessita' di servizio, il Ministro dell'economia e delle finanze puo' disporre, su richiesta del Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria, l'anticipazione nell'assunzione delle funzioni.»;
g) l'articolo 15 e' sostituito dal seguente:
«Art. 15 (Vigilanza e sanzioni disciplinari). - 1. Il presidente di ciascuna commissione tributaria esercita la vigilanza sugli altri componenti e sulla qualita' e l'efficienza dei servizi di segreteria della propria commissione, al fine di segnalarne le risultanze al Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze per i provvedimenti di competenza. Il presidente di ciascuna commissione tributaria regionale esercita la vigilanza sulla attivita' giurisdizionale delle commissioni tributarie provinciali aventi sede nella circoscrizione della stessa e sui loro componenti.
2. I componenti delle commissioni tributarie, per comportamenti non conformi a doveri o alla dignita' del proprio ufficio, sono soggetti alle sanzioni individuate nei commi da 3 a 7.
3. Si applica la sanzione dell'ammonimento per lievi trasgressioni.
4. Si applica la sanzione non inferiore alla censura, per:
a) i comportamenti che, violando i doveri di cui al comma 2, arrecano ingiusto danno o indebito vantaggio a una delle parti;
b) la consapevole inosservanza dell'obbligo di astensione nei casi previsti dalla legge;
c) i comportamenti che, a causa dei rapporti comunque esistenti con i soggetti coinvolti nel procedimento ovvero a causa di avvenute interferenze, costituiscano violazione del dovere di imparzialita';
d) i comportamenti abitualmente o gravemente scorretti nei confronti delle parti, dei loro difensori, o di chiunque abbia rapporti con il giudice nell'ambito della Commissione tributaria, ovvero nei confronti di altri giudici o di collaboratori;
e) l'ingiustificata interferenza nell'attivita' giudiziaria di altro giudice;
f) l'omessa comunicazione al Presidente della Commissione tributaria da parte del giudice destinatario delle avvenute interferenze;
g) il perseguimento di fini diversi da quelli di giustizia;
h) la scarsa laboriosita', se abituale;
i) la grave o abituale violazione del dovere di riservatezza;
l) l'uso della qualita' di giudice tributario al fine di conseguire vantaggi ingiusti;
m) la reiterata e grave inosservanza delle norme regolamentari o delle disposizioni sul servizio adottate dagli organi competenti.
5. Si applica la sanzione non inferiore alla sospensione dalle funzioni per un periodo da un mese a due anni, per:
a) il reiterato o grave ritardo nel compimento degli atti relativi all'esercizio delle funzioni;
b) i comportamenti che, violando i doveri di cui al comma 2, arrecano grave e ingiusto danno o indebito vantaggio a una delle parti;
c) l'uso della qualita' di giudice tributario al fine di conseguire vantaggi ingiusti, se abituale e grave;
d) il frequentare persona che consti essere stata dichiarata delinquente abituale, professionale o per tendenza o aver subito condanna per delitti non colposi alla pena della reclusione superiore a tre anni o essere sottoposta ad una misura di prevenzione, salvo che sia intervenuta la riabilitazione, ovvero l'intrattenere rapporti consapevoli di affari con una di tali persone.
6. Si applica la sanzione dell'incapacita' a esercitare un incarico direttivo per l'interferenza, nell'attivita' di altro giudice tributario, da parte del presidente della commissione o della sezione, se ripetuta o grave.
7. Si applica la rimozione dall'incarico nei casi di recidiva in trasgressioni di cui ai commi 5 e 6.»;
h) all'articolo 21:
1) nel comma 1, il primo periodo e' sostituito dai seguenti: «Le elezioni del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria hanno luogo entro quattro mesi dallo scadere del precedente Consiglio. Esse sono indette con provvedimento del Presidente del Consiglio di presidenza, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana almeno quarantacinque giorni prima della data stabilita per le elezioni.»;
2) i commi 2 e 2-bis sono sostituiti dai seguenti: «2. Il Presidente del Consiglio di presidenza nomina, con propria delibera, l'ufficio centrale elettorale, che si insedia presso lo stesso Consiglio di presidenza, ed e' costituito da un presidente di Commissione tributaria, che lo presiede, e da due giudici tributari. Con la stessa delibera sono nominati, altresi', i tre giudici supplenti, che sostituiscono i componenti effettivi in caso di loro assenza o impedimento.
2-bis. Le candidature devono essere presentate all'ufficio centrale elettorale, a mezzo plico raccomandato, almeno venticinque giorni prima delle elezioni mediante compilazione della apposita scheda di presentazione. Ciascun candidato e' presentato da non meno di venti e da non oltre trenta giudici tributari. Le firme di presentazione possono essere apposte e depositate anche su piu' schede di presentazione, se i candidati raccolgono firme di presentazione in Commissioni diverse da quella di appartenenza.
2-ter. Nessuno puo' presentare piu' di un candidato ne' essere, contemporaneamente, candidato e presentatore di se stesso. L'inosservanza delle disposizioni del presente comma determina la nullita' di ogni firma di presentazione proposta dal medesimo soggetto.
2-quater. Nei dieci giorni successivi alla scadenza del termine di cui al comma 3, l'ufficio elettorale centrale accerta che nei confronti del candidato non sussistono le cause di ineleggibilita' di cui all'articolo 20. Lo stesso Ufficio verifica, altresi', il rispetto delle disposizioni di cui ai commi 3 e 4, esclude, con provvedimento motivato, le candidature non presentate dal prescritto numero di presentatori ovvero quelle dei candidati ineleggibili, e trasmette immediatamente le candidature ammesse al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. L'elenco dei candidati e' pubblicato sul sito istituzionale del Consiglio ed inviato dallo stesso per posta elettronica a tutti i componenti delle Commissioni tributarie. Detto elenco e' altresi' affisso, a cura dei Presidenti di commissione, presso ciascuna Commissione tributaria.
2-quinquies. Le operazioni elettorali si svolgono presso le sedi delle commissioni tributarie provinciali e regionali e presso ciascuna di queste sedi e' istituito l'ufficio elettorale locale, che assicura l'espletamento delle operazioni di voto, composto dal presidente della commissione o da un suo delegato, che lo presiede, e da due giudici tributari, nominati dal presidente delle rispettive commissioni almeno venti giorni prima della data fissata per le elezioni. Sono nominati altresi' tre supplenti, i quali sostituiscono i componenti effettivi in caso di loro assenza o impedimento. Non possono far parte degli Uffici elettorali giudici tributari che abbiano riportato sanzioni disciplinari piu' gravi dell'ammonimento.
2-sexies. Gli uffici elettorali locali presiedono alle operazioni di voto che si svolgono presso di esse e provvedono allo scrutinio di tutte le schede elettorali, previa apertura delle urne e conteggio delle schede, determinando il totale dei voti validi e il totale delle preferenze per ciascun candidato. Le operazioni di scrutinio hanno inizio il giorno successivo a quello di voto e di esse, come pure delle contestazioni decise ai sensi dell'articolo 22, comma 4, si da' atto nel processo verbale.
2-septies. Con regolamento del Consiglio di Presidenza sono stabilite le disposizioni di attuazione del presente articolo.»;
i) l'articolo 22 e' sostituito dal seguente:
«Art. 22 (Votazioni). - 1. Ciascun elettore puo' esprimere il voto per non piu' di sei candidati. Le schede devono essere preventivamente controfirmate dai componenti dell'ufficio elettorale ed essere riconsegnate chiuse dall'elettore.
2. Il voto, personale, diretto e segreto, viene espresso presso la sede della commissione presso la quale e' espletata la funzione giurisdizionale.
3. Gli uffici elettorali locali presiedono alle operazioni di voto che si svolgono presso di esse e provvedono allo scrutinio di tutte le schede elettorali, previa apertura delle urne e conteggio delle schede, determinando il totale dei voti validi e il totale delle preferenze per ciascun candidato. Le operazioni di scrutinio hanno inizio il giorno successivo a quello di voto e di esse, come pure delle contestazioni decise ai sensi del comma 4, si deve dare atto nel processo verbale delle operazioni.
4. L'ufficio elettorale regionale decide a maggioranza sulle contestazioni sorte durante le operazioni di voto nonche' su quelle relative alla validita' delle schede, dandone atto nel processo verbale delle operazioni.
5. Al termine delle operazioni elettorali il verbale di scrutinio e' trasmesso all'ufficio elettorale centrale che provvede alla proclamazione degli eletti.»;
l) all'articolo 23:
1) nel comma 1 e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I nominativi degli eletti sono comunicati al Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria e al Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze.»;
2) dopo il comma 3 sono aggiunti i seguenti: «3-bis. Nei quindici giorni successivi all'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica, di cui all'articolo 17, comma 1, il Presidente in carica del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria convoca per l'insediamento il Consiglio nella sua nuova composizione.
3-ter. Il Consiglio di Presidenza scade al termine del quadriennio e continua ad esercitare le proprie funzioni fino all'insediamento del nuovo Consiglio.»;
m) all'articolo 24, comma 1, la lettera h) e' sostituita dalla seguente: «h) assicura l'aggiornamento professionale dei giudici tributari attraverso l'organizzazione di corsi di formazione permanente, in sede centrale e decentrata nell'ambito degli stanziamenti annuali dell'apposita voce di bilancio in favore dello stesso Consiglio e sulla base di un programma di formazione annuale, comunicato al Ministero dell'economia e delle finanze entro il mese di ottobre dell'anno precedente lo svolgimento dei corsi;»;
n) all'articolo 29, il comma 2, e' sostituito dal seguente: «2. Il Ministro dell'economia e delle finanze presenta entro il 30 ottobre di ciascun anno una relazione al Parlamento sullo stato della giustizia tributaria nell'anno precedente anche sulla base degli elementi predisposti dal Consiglio di presidenza, con particolare riguardo alla durata dei processi e all'efficacia degli istituti deflattivi del contenzioso.».
2. Il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria adotta il regolamento di cui al comma 1, dell'articolo 2 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come sostituito dal comma 1, lettera a), del presente articolo entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Note all'art. 11:
Il testo vigente dell'articolo 2, primo comma, del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 2. (La composizione delle commissioni tributarie)
1. A ciascuna delle commissioni tributarie provinciali
e regionali e' preposto un presidente che presiede anche la
prima sezione. L'incarico ha durata quadriennale a
decorrere dalla data di esercizio effettivo delle funzioni
ed e' rinnovabile per una sola volta e per un uguale
periodo, previa valutazione positiva da parte del Consiglio
di presidenza della giustizia tributaria dell'attivita'
svolta nel primo triennio del quadriennio iniziale. Il
Consiglio di presidenza della giustizia tributaria
stabilisce con proprio regolamento il procedimento e le
modalita' di tale valutazione, garantendo la previa
interlocuzione con l'interessato. Il Presidente non puo'
essere nominato tra soggetti che raggiungeranno l'eta'
pensionabile entro i quattro anni successivi alla nomina.
1-bis. A seguito di valutazione negativa da parte del
Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e
comunque all'esito dell'ottavo anno di esercizio delle
funzioni di cui al comma 1, il giudice tributario e'
riassegnato a sua richiesta, salvo tramutamento
all'esercizio di funzioni analoghe o diverse all'incarico
di presidente di sezione nella commissione tributaria a cui
era preposto ovvero in quella di precedente provenienza".
2. Il presidente della commissione, in caso di assenza
o di impedimento, e' sostituito nelle funzioni non
giurisdizionali dal presidente di sezione con maggiore
anzianita' nell'incarico subordinatamente d'eta'.
3. Il presidente di commissione con oltre quindici
sezioni puo' delegare sue attribuzioni non giurisdizionali
ad uno o piu' presidenti di sezione con i criteri di cui al
comma 2.
4. A ciascuna sezione e' assegnato un presidente, un
vice-presidente e non meno di quattro giudici tributari.
5. Ogni collegio giudicante e' presieduto dal
presidente della sezione o dal vicepresidente e giudica con
numero invariabile di tre votanti.
6. Se in una sezione mancano i componenti necessari per
costituire il collegio giudicante, il presidente della
commissione designa i componenti di altre sezioni.".
Il testo vigente dell'articolo 6 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto legislativo e' il seguente:
"Art. 6. (La formazione delle sezioni e dei collegi
giudicanti)
1. Con provvedimento del Consiglio di Presidenza della
giustizia tributaria sono istituite sezioni specializzate
in relazione a questioni controverse individuate con il
provvedimento stesso.
1-bis. I presidenti delle commissioni tributarie
assegnano il ricorso ad una delle sezioni tenendo conto,
preliminarmente, della specializzazione di cui al comma 1 e
applicando successivamente i criteri cronologici e casuali.
2. Il presidente di ciascuna sezione, all'inizio di
ogni anno, stabilisce il calendario delle udienze ed,
all'inizio di ogni trimestre, la composizione dei collegi
giudicanti in base ai criteri di massima stabiliti dal
consiglio di presidenza. Ciascun collegio giudicante deve
tenere udienza almeno una volta alla settimana.
3. Il presidente della commissione tributaria, col
decreto di cui al comma 1, indica una o piu' delle sezioni,
che, nel periodo di sospensione feriale dei termini
processuali, procedono all'esame delle domande di
sospensione cautelare del provvedimento impugnato.".
Il testo vigente dell'articolo 7, comma 1, del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 7. (Requisiti generali)
1. I componenti delle commissioni tributarie debbono:
a) essere cittadini italiani;
b) avere l'esercizio dei diritti civili e politici;
c) non aver riportato condanne per delitti comuni non
colposi o per contravvenzioni a pena detentiva o per reati
tributari e non essere stati sottoposti a misure di
prevenzione o di sicurezza;
d) non avere superato, alla data di scadenza del
termine stabilito nel bando di concorso per la
presentazione della domanda di ammissione, settantadue anni
di eta';
e) avere idoneita' fisica e psichica;
e-bis) essere muniti di laurea magistrale o
quadriennale in materie giuridiche o
economico-aziendalistiche;".
Il testo vigente dell'articolo 8, comma 1, del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto legislativo e' il seguente:
"Art. 8. (Incompatibilita')
1. Non possono essere componenti delle commissioni
tributarie, finche' permangono in attivita' di servizio o
nell'esercizio delle rispettive funzioni o attivita'
professionali:
a) i membri del Parlamento nazionale e del Parlamento
europeo;
b) i consiglieri regionali, provinciali, comunali e
circoscrizionali e gli amministratori di altri enti che
applicano tributi o hanno partecipazione al gettito dei
tributi indicati nell'art. 2 del decreto legislativo 31
dicembre 1992, n. 546, nonche' coloro che, come dipendenti
di detti enti o come componenti di organi collegiali,
concorrono all'accertamento dei tributi stessi;
c) i dipendenti dell'Amministrazione finanziaria che
prestano servizio presso gli uffici delle Agenzie delle
entrate, delle dogane e del territorio, di cui al decreto
legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive
modificazioni;
d) gli appartenenti al Corpo della Guardia di finanza;
e) i soci, gli amministratori e i dipendenti delle
societa' concessionarie del servizio di riscossione delle
imposte o preposte alla gestione dell'anagrafe tributaria e
di ogni altro servizio tecnico del Ministero delle finanze;
f).
g) i prefetti;
h) coloro che ricoprono incarichi direttivi o esecutivi
nei partiti o movimenti politici;
i) coloro che in qualsiasi forma, anche se in modo
saltuario o accessorio ad altra prestazione, direttamente o
attraverso forme associative, esercitano l'attivita' di
consulenza tributaria, detengono le scritture contabili e
redigono i bilanci, ovvero svolgono attivita' di
consulenza, assistenza o di rappresentanza, a qualsiasi
titolo e anche nelle controversie di carattere tributario,
di contribuenti singoli o associazioni di contribuenti, di
societa' di riscossione dei tributi o di altri enti
impositori;
l) gli appartenenti alle Forze armate ed i funzionari
civili dei Corpi di polizia;
(Omissis).".
Il testo vigente dell'articolo 9, primo comma, del
decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
Art. 9. (Procedimenti di nomina dei componenti delle
commissioni tributarie)
1. I componenti delle commissioni tributarie immessi
per la prima volta nel ruolo unico di cui all'articolo 4,
comma 40, della legge 12 novembre 2011, n. 183, sono
nominati con decreto del Presidente della Repubblica su
proposta del Ministro delle finanze, previa deliberazione
del consiglio di presidenza, secondo l'ordine di
collocazione negli elenchi previsti nel comma 2. In ogni
altro caso alla nomina dei componenti dicommissione
tributaria si provvede con decreto dell'Economia e delle
finanze.
(Omissis).".
Il testo vigente dell'articolo 11 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 11. (Durata dell'incarico e assegnazione degli
incarichi per trasferimento)
(Omissis).
5. Per la copertura dei posti rimasti vacanti dopo
l'espletamento dei concorsi di cui al comma 4, si applica
il procedimento previsto dall'articolo 9, riservato a
coloro che aspirano, per la prima volta, a un incarico
nelle commissioni tributarie provinciali e regionali
5-bis Nei casi di necessita' di servizio, il Ministro
dell'economia e delle finanze puo' disporre, su richiesta
del Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria,
l'anticipazione nell'assunzione delle funzioni".
Il testo vigente dell'articolo 21 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 21. (Elezione del consiglio di presidenza)
1. Le elezioni del Consiglio di presidenza della
giustizia tributaria hanno luogo entro quattro mesi dallo
scadere del precedente Consiglio. Esse sono indette con
provvedimento del Presidente del Consiglio di presidenza,
da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana almeno quarantacinque giorni prima della data
stabilita per le elezioni. Esse si svolgono in un giorno
festivo dalle ore 9 alle ore 21.
2. Il Presidente del Consiglio di presidenza nomina,
con propria delibera, l'ufficio centrale elettorale, che si
insedia presso lo stesso Consiglio di presidenza, ed e'
costituito da un presidente di Commissione tributaria, che
lo presiede, e da due giudici tributari. Con la stessa
delibera sono nominati, altresi', i tre giudici supplenti,
che sostituiscono i componenti effettivi in caso di loro
assenza o impedimento.
2-bis. Le candidature devono essere presentate
all'ufficio centrale elettorale, a mezzo plico
raccomandato, almeno venticinque giorni prima delle
elezioni mediante compilazione della apposita scheda di
presentazione. Ciascun candidato e' presentato da non meno
di venti e da non oltre trenta giudici tributari. Le firme
di presentazione possono essere apposte e depositate anche
su piu' schede di presentazione, se i candidati raccolgono
firme di presentazione in Commissioni diverse da quella di
appartenenza.
2-ter. Nessuno puo' presentare piu' di un candidato ne'
essere, contemporaneamente, candidato e presentatore di se
stesso. L'inosservanza delle disposizioni del presente
comma determina la nullita' di ogni firma di presentazione
proposta dal medesimo soggetto.
2-quater. Nei dieci giorni successivi alla scadenza del
termine di cui al comma 3, l'ufficio elettorale centrale
accerta che nei confronti del candidato non sussistono le
cause di ineleggibilita' di cui all'articolo 20. Lo stesso
Ufficio verifica, altresi', il rispetto delle disposizioni
di cui ai commi 3 e 4, esclude, con provvedimento motivato,
le candidature non presentate dal prescritto numero di
presentatori ovvero quelle dei candidati ineleggibili, e
trasmette immediatamente le candidature ammesse al
Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.
L'elenco dei candidati e' pubblicato sul sito istituzionale
del Consiglio ed inviato dallo stesso per posta elettronica
a tutti i componenti delle Commissioni tributarie. Detto
elenco e' altresi' affisso, a cura dei Presidenti di
commissione, presso ciascuna Commissione tributaria.
2-quinquies. Le operazioni elettorali si svolgono
presso le sedi delle commissioni tributarie provinciali e
regionali e presso ciascuna di queste sedi e' istituito
l'ufficio elettorale locale, che assicura l'espletamento
delle operazioni di voto, composto dal presidente della
commissione o da un suo delegato, che lo presiede, e da due
giudici tributari, nominati dal presidente delle rispettive
commissioni almeno venti giorni prima della data fissata
per le elezioni. Sono nominati altresi' tre supplenti, i
quali sostituiscono i componenti effettivi in caso di loro
assenza o impedimento. Non possono far parte degli Uffici
elettorali giudici tributari che abbiano riportato sanzioni
disciplinari piu' gravi dell'ammonimento.
2-sexies. Gli uffici elettorali locali presiedono alle
operazioni di voto che si svolgono presso di esse e
provvedono allo scrutinio di tutte le schede elettorali,
previa apertura delle urne e conteggio delle schede,
determinando il totale dei voti validi e il totale delle
preferenze per ciascun candidato. Le operazioni di
scrutinio hanno inizio il giorno successivo a quello di
voto e di esse, come pure delle contestazioni decise ai
sensi dell'articolo 22, comma 4, si da' atto nel processo
verbale.
2-septies. Con regolamento del Consiglio di Presidenza
sono stabilite le disposizioni di attuazione del presente
articolo.".
Il testo vigente dell'articolo 23 del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 23. (Proclamazione degli eletti. Reclami)
1. L'ufficio elettorale centrale proclama eletti coloro
che, nell'ambito di ciascuna categoria di eleggibili, hanno
riportato il maggior numero di voti. A parita' di voti e'
eletto il piu' anziano di eta'. I nominativi degli eletti
sono comunicati al Consiglio di Presidenza della giustizia
tributaria e al Dipartimento delle finanze del Ministero
dell'economia e delle finanze.
2. I reclami relativi alla eleggibilita' e alle
operazioni elettorali sono indirizzati al consiglio di
presidenza e debbono pervenire alla segreteria dello stesso
entro il quindicesimo giorno successivo alla proclamazione
dei risultati. Essi non hanno effetto sospensivo.
3. Il consiglio di presidenza decide sui reclami nella
sua prima adunanza.
3-bis. Nei quindici giorni successivi all'emanazione
del decreto del Presidente della Repubblica, di cui
all'articolo 17, comma 1, il Presidente in carica del
Consiglio di presidenza della giustizia tributaria convoca
per l'insediamento il Consiglio nella sua nuova
composizione.
3-ter. Il Consiglio di Presidenza scade al termine del
quadriennio e continua ad esercitare le proprie funzioni
fino all'insediamento del nuovo Consiglio".
Il testo vigente dell'articolo 24, comma 1, lettera h,
del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come
modificato dal presente decreto, e' il seguente:
"Art. 24. (Attribuzioni)
1. Il consiglio di presidenza:
a) verifica i titoli di ammissione dei propri
componenti e decide sui reclami attinenti alle elezioni;
b) disciplina con regolamento interno il proprio
funzionamento;
c) delibera sulle nomine e su ogni altro provvedimento
riguardante i componenti delle commissioni tributarie;
d) formula al Ministro delle finanze proposte per
l'adeguamento e l'ammodernamento delle strutture e dei
servizi, sentiti i presidenti delle commissioni tributarie;
e) predispone elementi per la redazione della relazione
del Ministro delle finanze di cui all'art. 29, comma 2,
anche in ordine alla produttivita' comparata delle
commissioni;
f) stabilisce i criteri di massima per la formazione
delle sezioni e dei collegi giudicanti;
g) stabilisce i criteri di massima per la ripartizione
dei ricorsi nell'ambito delle commissioni tributarie divise
in sezioni;
h) assicura l'aggiornamento professionale dei giudici
tributari attraverso l'organizzazione di corsi di
formazione permanente, in sede centrale e decentrata
nell'ambito degli stanziamenti annuali dell'apposita voce
di bilancio in favore dello stesso Consiglio e sulla base
di un programma di formazione annuale, comunicato al
Ministero dell'economia e delle finanze entro il mese di
ottobre dell'anno precedente lo svolgimento dei corsi;
i) esprime parere sugli schemi di regolamento e di
convenzioni previsti dal presente decreto o che comunque
riguardano il funzionamento delle commissioni tributarie;
l) esprime parere sulla ripartizione fra le commissioni
tributarie dei fondi stanziati nel bilancio del Ministero
delle finanze per le spese di loro funzionamento;
m) esprime parere sul decreto di cui all'articolo 13,
comma 1;
m-bis) dispone, in caso di necessita', l'applicazione
di componenti presso altra commissione tributaria o sezione
staccata, rientrante nello stesso ambito regionale, per la
durata massima di un anno;
n) delibera su ogni altra materia ad esso attribuita
dalla legge.
2. Il consiglio di presidenza vigila sul funzionamento
dell'attivita' giurisdizionale delle commissioni tributarie
e puo' disporre ispezioni nei confronti del personale
giudicante affidandone l'incarico ad uno dei suoi
componenti.".
Il testo vigente dell'articolo 29, comma 2, del decreto
legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come modificato dal
presente decreto, e' il seguente:
"Art. 29. (Alta sorveglianza)
1. Il Presidente del Consiglio dei Ministri esercita
l'alta sorveglianza sulle commissioni tributarie e sui
giudici tributari. Il Presidente del Consiglio dei Ministri
e il Ministro delle finanze hanno facolta' di chiedere al
consiglio di presidenza e ai presidenti delle commissioni
informazioni circa il funzionamento della giustizia
tributaria ed i servizi relativi e possono fare, al
riguardo, le comunicazioni che ritengono opportune al
consiglio di presidenza.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze presenta
entro il 30 ottobre di ciascun anno una relazione al
Parlamento sullo stato della giustizia tributaria nell'anno
precedente anche sulla base degli elementi predisposti dal
Consiglio di presidenza, con particolare riguardo alla
durata dei processi e all'efficacia degli istituti
deflattivi del contenzioso.".
 
Art. 12
Disposizioni transitorie

1. Le disposizioni del presente decreto entrano in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2016, ad eccezione dell'articolo 9, comma 1, lettere ee), gg) e hh) che entrano in vigore dal 1° giugno 2016, nonche' di quella prevista dal comma 5 che entra in vigore dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale.
2. Fino all'approvazione dei decreti previsti dagli articoli 12, comma 4, e 69, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificati dall'articolo 10 del presente decreto, restano applicabili le disposizioni previgenti di cui ai predetti articoli 12 e 69.
3. Le disposizioni contenute nel comma 3 dell'articolo 16-bis del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, come modificati dall'articolo 10 del presente decreto, si applicano con decorrenza e modalita' previste dai decreti di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 23 dicembre 2013, n. 163.
4. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 2, comma 1 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, come sostituito dal comma 1, lettera a), dell'articolo 11 agli incarichi in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, si tiene conto anche del periodo maturato alla medesima data nelle relative funzioni.
5. A decorrere dal 1° gennaio 2015, i procedimenti giurisdizionali pendenti al 31 dicembre 2014 dinanzi alla cessata Commissione tributaria centrale proseguono innanzi alla Commissione tributaria regionale del Lazio.

Note all'art. 12:
I testi vigenti dell'articolo 12, comma 4,
dell'articolo 69, comma 2, e dell'articolo 16-bis comma 3,
del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, sono
citati in nota all'articolo 9 del presente decreto.
Il testo vigente dell'articolo 3, comma 3, del decreto
ministeriale 23 dicembre 2013, n. 163, e' il seguente:
"Art. 3. (Sistema Informativo della Giustizia
Tributaria (S.I.Gi.T.)
(Omissis).
3. Con uno o piu' decreti del Ministero dell'economia e
delle finanze, sentiti l'Agenzia per l'Italia Digitale e,
limitatamente ai profili inerenti alla protezione dei dati
personali, il Garante per la protezione dei dati personali,
sono individuate le regole tecnico-operative per le
operazioni relative all'abilitazione al S.I.Gi.T., alla
costituzione in giudizio mediante deposito, alla
comunicazione e alla notificazione, alla consultazione e al
rilascio di copie del fascicolo informatico,
all'assegnazione dei ricorsi e all'accesso dei soggetti di
cui al comma 2 del presente articolo, nonche' alla
redazione e deposito delle sentenze, dei decreti e delle
ordinanze. Con i medesimi decreti sono stabilite le regole
tecnico-operative finalizzate all'archiviazione e alla
conservazione dei documenti informatici, in conformita' a
quanto disposto dal decreto legislativo 7 marzo 2005, n.
82, e successive modificazioni e integrazioni.".
Il testo vigente dell'articolo 16, comma 1, della legge
11 marzo 2014, n. 23, e' il seguente:
"Art. 16. (Disposizioni finanziarie)
1. Dall'attuazione della delega di cui all'articolo 1
non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica, ne' un aumento della pressione fiscale
complessiva a carico dei contribuenti. In considerazione
della complessita' della materia trattata e
dell'impossibilita' di procedere alla determinazione degli
eventuali effetti finanziari, per ciascuno schema di
decreto legislativo la relazione tecnica di cui
all'articolo 1 comma 6, evidenzia i suoi effetti sui saldi
di finanza pubblica. Qualora uno o piu' decreti legislativi
determinino nuovi o maggiori oneri, che non trovino
compensazione nel proprio ambito, si provvede ai sensi
dell'articolo 17, comma 2, della legge n. 196 del 2009
ovvero mediante compensazione con le risorse finanziarie
recate dai decreti legislativi adottati ai sensi della
presente legge, presentati prima o contestualmente a quelli
che comportano i nuovi o maggiori oneri. A tal fine le
maggiori entrate confluiscono in un apposito fondo
istituito nello stato di previsione del Ministero
dell'economia e delle finanze.
(Omissis).".
 
Art. 13
Disposizione finanziaria

1. Agli oneri derivanti dall'articolo 9, comma 1, lettera gg), valutati in 50,6 milioni di euro per l'anno 2016 e 86,8 milioni di euro per l'anno 2017, si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del fondo di cui all'articolo 16, comma 1, ultimo periodo, della legge 11 marzo 2014, n. 23. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi' 24 settembre 2015

MATTARELLA
Renzi, Presidente del Consiglio dei
ministri

Padoan, Ministro dell'economia e
delle finanze
Visto, il Guardasigilli: Orlando
 
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