Gazzetta n. 300 del 27 dicembre 2017 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 24 novembre 2017 |
Scioglimento del consiglio comunale di Isola di Capo Rizzuto e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Isola Capo Rizzuto (Crotone) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013; Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Isola di Capo Rizzuto, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 22 novembre 2017;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il comune di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. All'esito di un'indagine di polizia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e' stata disposta l'applicazione di misure cautelari detentive nei confronti di sessantotto persone ritenute appartenenti alla criminalita' organizzata locale. Nell'ambito della stessa operazione giudiziaria risulta coinvolto anche il primo cittadino di Isola di Capo Rizzuto, destinatario di informazione di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa ed e' stato inoltre disposto il fermo nei confronti di un consigliere comunale, attualmente agli arresti domiciliari, indiziato del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso. In relazione a tali vicende ed al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nell'amministrazione comunale, il prefetto di Crotone, con decreto del 23 maggio 2017, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Crotone, sentito nella seduta del 18 settembre 2017 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, ha trasmesso l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si colloca l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi. Il comune di Isola di Capo Rizzuto, il cui consiglio comunale e' gia' stato sciolto per condizionamenti di tipo mafioso nel maggio 2003, insiste in un contesto territoriale segnato dalla presenza di una potente consorteria di stampo mafioso organizzata su base familiare, caratterizzata dalla notevole forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo. L'indagine ispettiva ha posto in rilievo una sostanziale continuita' amministrativa tra la compagine eletta nel 2013 e quella proclamata nel 2008, atteso che buona parte degli attuali amministratori era presente nella precedente consiliatura. Come gia' evidenziato all'esito della menzionata indagine, il primo cittadino e' stato deferito in stato di liberta' dalla Procura della Repubblica in relazione ad alcuni reati, tra cui quello di concorso esterno in associazione di tipo mafioso in quanto, pur non facendone parte, concorreva nell'associazione di `ndrangheta fornendo un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione e il rafforzamento delle capacita' operative dell'associazione con la consapevolezza circa i metodi ed i fini della stessa. Il primo cittadino e' altresi' indagato in quanto, quale candidato nelle elezioni provinciali del 2009, conferiva esplicito mandato alla cosca di `ndrangheta per il reperimento di voti in suo favore, da un lato promettendo elargizioni di utilita' e denaro e dall'altro utilizzando la capacita' intimidatrice dell'associazione stessa. Anche un consigliere comunale, sospeso dalla carica e amministratore di una societa' oggetto della menzionata indagine giudiziaria, e' indagato per alcuni reati, tra cui quello di associazione di tipo mafioso, in quanto partecipe dell'associazione con il compito di collaborare con gli esponenti della locale cosca nella distrazione di capitali serventi per la gestione di un catering ed apprestando all'uopo falsi documenti contabili. Pregiudizi di natura penale e frequentazioni con ambienti controindicati vengono segnalati anche per alcuni componenti dell'apparato burocratico. L'attivita' di accesso ha appurato all'interno dell'ente una situazione di generale disordine amministrativo e di sviamento dell'attivita' di gestione dai principi di buon andamento, aspetti questi che costituiscono, nel loro insieme, le condizioni prodromiche per il determinarsi del condizionamento mafioso. La relazione della commissione d'indagine ha posto in rilievo, per quanto attiene ai lavori ed ai servizi pubblici, un reiterato ed artificioso ricorso all'affidamento diretto degli stessi o a gare a procedura ristretta per importi di modesta entita', in violazione della normativa sui contratti pubblici e, soprattutto, di quella in materia di informazioni antimafia. In particolare, con riferimento al servizio di refezione scolastica, l'organo ispettivo rileva che e' stato affidato per il triennio 2015-2018 alla medesima societa' che lo aveva gestito fino a giugno 2012 e ne garantisce l'esecuzione avvalendosi di un'impresa considerata, come accertato dalle indagini giudiziarie, un «caposaldo» delle attivita' illecite strumentali agli interessi delle locali consorterie. La commissione d'indagine, avvalendosi anche delle risultanze dell'indagine sopra citata, ha analizzato anche le procedure di affidamento disposte per tale servizio negli anni precedenti rilevando come le stesse si siano caratterizzate per la ridotta partecipazione di societa' pur a fronte di importi di gara rilevanti e, quindi, di potenziale interesse per gli operatori del settore. Inoltre, come ampiamente precisato nella relazione del prefetto, anche nei casi in cui l'appalto e' stato aggiudicato a societa' apparentemente svincolate da dinamiche riconducibili a organizzazioni criminali, le verifiche successivamente disposte hanno comunque fatto emergere collegamenti, quantomeno funzionali, tra le imprese aggiudicatarie del servizio ed altre aziende coinvolte con il locale contesto mafioso. Concreti elementi che attestano il penetrante condizionamento della criminalita' organizzata nei confronti dell'amministrazione sono emersi, altresi', dall'analisi dei procedimenti con i quali il servizio di pulizia degli uffici comunali e' stato affidato, a decorrere dal 2014 ad oggi, a soggetti risultati organicamente inseriti in organizzazioni criminali. La relazione del prefetto pone in rilievo che il servizio in questione, attraverso una complicata serie di cessioni di rami d'azienda e partecipazioni incrociate, e' attualmente svolto da una societa' riconducibile ad un soggetto partecipe delle organizzazioni criminali locali e tratto in arresto all'esito della menzionata operazione giudiziaria per alcuni reati tra cui quello previsto dall'art. 416-bis c.p. Anche l'esame della procedura di affidamento del servizio di custodia ed mantenimento dei cani randagi ha evidenziato gravi anomalie e irregolarita' nonche' l'assenza di programmazione e successivi controlli da parte dell'ente. Tale attivita' e' gestita in un regime di sostanziale monopolio, ventennale, attraverso il reiterato ricorso a procedure di affidamento diretto, sebbene nella quasi totalita' dei casi si superasse la soglia di 40.000 euro, importo oltre il quale la normativa di settore impone il ricorso alla gara d'appalto. Peraltro la societa' affidataria ha di propria iniziativa ceduto il servizio ad altra ditta senza che l'ente verificasse la correttezza della procedura e la sussistenza dei requisiti prescritti in capo al nuovo gestore. L'organo ispettivo, all'esito dell'accesso, ha evidenziato che anche nel settore dei lavori pubblici l'ente ha operato in assenza della dovuta programmazione pluriennale degli interventi procedendo, ripetutamente, alle assegnazioni con procedure di somma urgenza o con affidamenti diretti, beneficiando in tal modo sempre le stesse societa'. A tal riguardo, viene in rilievo la circostanza che nel periodo 2013-2017 una societa', i cui titolari sono in stretti rapporti parentali con un dipendente comunale ed uno di essi e' affine di persone con precedenti per reati mafiosi, ha beneficiato di commesse per circa 1.350.000 euro. In particolare, nel mese di aprile 2017, alla menzionata societa' sono stati affidati lavori, per un importo iniziale di 18.000 euro, poi lievitato ad oltre 541.000 euro. Ulteriori rilevanti elementi, che evidenziano un contesto ambientale compromesso dalla sussistenza di cointeressenze, frequentazioni, rapporti a vario titolo tra componenti dell'amministrazione comunale e soggetti appartenenti alla criminalita' organizzata, sono emersi dalle verifiche relative al parco eolico, struttura realizzata sul territorio comunale, oggetto di vari provvedimenti cautelari di sequestro. La relazione dell'organo ispettivo pone in rilievo che nel mese di maggio 2017 sono state oggetto di sequestro sia le quote della societa' proprietaria del parco sia il menzionato complesso eolico; il destinatario dei suddetti provvedimenti cautelari ed effettivo proprietario della societa' e' un dipendente comunale il cui ruolo all'interno dell'ente - come anche emerso dalle risultanze della menzionata indagine giudiziaria - ha consentito agli esponenti della locale consorteria criminale di avere un canale privilegiato nel controllo e nel condizionamento delle decisioni dell'ente. Al predetto viene contestato, nell'ambito della citata indagine, di aver realizzato per conto della cosca egemone - attraverso un articolato sistema di interposizioni fittizie e reali - il parco eolico, tramite una fitta rete di societa' strumentale all'occultamento della loro riconducibilita' alla locale famiglia criminale, eludendo le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed agevolando la commissione del reato di cui all'art. 648-bis c.p. La commissione d'indagine ha riscontrato, anche nel settore edilizio, molteplici inefficienze ed omissioni con particolare riferimento ad importanti costruzioni, alcune delle quali realizzate su terreni pubblici, di cui si sono pure avvantaggiati soggetti legati alle locali associazioni `ndranghetiste o ad esse ritenute partecipi. E' stata riscontrata una notevole giacenza di pratiche relative ad abusi edilizi e la mancata esecuzione delle ordinanze di demolizione. In tale contesto e' significativo il fatto che non ha trovato alcuna applicazione l'accordo di collaborazione denominato «Progetto di legalita' in materia di acquisizione e di demolizione di manufatti abusivi», sottoscritto in prefettura dal sindaco di Isola Capo Rizzuto nel marzo 2016. Ulteriore circostanza emblematica, che attesta il condizionamento della criminalita' organizzata ed il conseguente sviamento dell'attivita' amministrativa dai principi di legalita' e' rappresentata dalla vicenda concernente le venti cappelle votive realizzate in prossimita' del Santuario della Madonna Greca. Al riguardo la commissione d'indagine ha evidenziato che cinque cappelle appartenenti a soggetti coinvolti nella menzionata operazione giudiziaria sono state costruite in assenza di autorizzazioni e dei prescritti atti deliberativi. In particolare l'amministrazione, per sopperire alla mancanza del richiesto accordo di programma ed all'intervenuto mutamento volumetrico della struttura delle cappelle, in spregio alle prescrizioni di legge, ha ritenuto sufficiente la presentazione della sola Segnalazione certificata di inizio attivita' (S.C.I.A.) sulla quale, consapevolmente, ha fatto poi maturare il silenzio assenso. Gli accertamenti ispettivi hanno riguardato anche il settore dei tributi dove e' emerso che l'amministrazione, negli anni, non ha posto in essere un'efficace attivita' di recupero dell'evasione e che solo successivamente alla menzionata indagine giudiziaria sono stati svolti accertamenti nei confronti di tre imprese riconducibili alla famiglia criminale egemone riscontrando un debito delle stesse per un importo di oltre 175.000 euro. Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Isola Capo Rizzuto volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 21 novembre 2017
Il Ministro dell'interno: Minniti |
| Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 2
La gestione del comune di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Domenico Mannino - prefetto a riposo; dott.ssa Antonella Rotolo - viceprefetto aggiunto; dott. Stefano Tenuta - funzionario economico-finanziario. |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 24 novembre 2017
MATTARELLA Gentiloni Silveri, Presidente del Consiglio dei ministri
Minniti, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 6 dicembre 2017 Ufficio controllo atti Ministeri interno e difesa, reg.ne succ. n. 2336 |
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