Gazzetta n. 301 del 28 dicembre 2017 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 24 novembre 2017 |
Scioglimento del consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel Comune di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 17 e 18 novembre 2013; Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale,si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento dell'ente locale per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 22 novembre 2017;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il Comune di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 17 e 18 novembre 2013, presenta forme d'ingerenza da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione, nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Gli esiti di un attento monitoraggio sull'attivita' amministrativa dell'ente hanno fatto emergere elementi su possibili infiltrazioni dei sodalizi territorialmente egemoni, che hanno indotto il Prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 7 febbraio 2017, successivamente prorogato, a disporre l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine degli accertamenti effettuati, la Commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, alla luce delle quali il Prefetto, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica presso il locale Tribunale, titolare della Direzione Distrettuale Antimafia, ha inviato l'allegata relazione in data 25 settembre 2017, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori dell'ente con le associazioni ndranghetiste e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione del citato art. 143. Il Comune di Marina di Gioiosa Ionica, situato sul versante dell'alto Ionio reggino, ha un'economia a vocazione essenzialmente turistica e commerciale ed insiste su un'area caratterizzata dalla pervasiva ingerenza di potenti gruppi criminali, tanto che gia' nel 2011 si e' reso necessario procedere allo scioglimento dell'organo consiliare per infiltrazioni della criminalita' organizzata. Nella proposta il Prefetto, richiamando anche le risultanze di pregressi procedimenti penali, evidenzia come la 'ndrangheta negli anni abbia esteso la propria influenza sulla gestione della cosa pubblica in un territorio in cui e' stata accertata la radicata presenza di due contrapposte famiglie malavitose, relativamente alle quali recenti operazioni di polizia giudiziaria hanno messo in luce il ruolo strategico ed i collegamenti con altre consorterie della locride. A seguito dell'accesso, sono stati riscontrati legami di parentela o di affinita' ovvero rapporti di frequentazione tra taluni sottoscrittori delle due liste di candidati presentatisi alle consultazioni amministrative del 2013 ed elementi dei sodalizi locali. Analoghi legami e rapporti sono stati rilevati nei confronti di esponenti dell'apparato burocratico dell'ente, alcuni dei quali con pregiudizi di polizia. La Commissione di indagine segnala, poi, che nel corso della campagna elettorale i due schieramenti rivali hanno utilizzato, come propria sede operativa, immobili di proprieta' di parenti o affini di soggetti appartenenti alla criminalita' organizzata. Vengono inoltre richiamate le risultanze dell'attivita' di monitoraggio svolta dalle forze dell'ordine da cui e' risultata la presenza di persone contigue ad ambienti criminali sia nei comizi tenuti dai candidati di entrambe le liste avversarie sia, soprattutto, in prossimita' dei seggi elettorali in concomitanza con l'espletamento delle operazioni di voto. In particolare, e' stata documentata la vicinanza tra un candidato alla carica di consigliere comunale - poi effettivamente eletto e dimessosi a novembre 2015 - ed un soggetto considerato affiliato ad una delle menzionate famiglie malavitose, nonche' legato da stretti vincoli parentali ad un noto capoclan. In ordine alla compagine di Governo dell'ente, il Prefetto e l'Organo ispettivo stigmatizzano la posizione dell'assessore con delega ai lavori pubblici e al decoro urbano, il quale nello scorso mese di giugno ha preso parte ad un evento sportivo organizzato in memoria di un soggetto deceduto nel 2010, stretto congiunto di un personaggio di primo piano di una delle consorterie territorialmente dominanti. In sede di indagine e' stata quindi presa in esame l'attivita' gestionale riconducibile all'area tecnica del comune ed, in particolare, le procedure finalizzate all'esecuzione di lavori ed alla prestazione di servizi in ordine alle quali sono state accertate irregolarita' ed anomalie di' cui si sono avvantaggiate anche imprese controindicate. Emblematica in tal senso e' la vicenda relativa ad un contratto di appalto stipulato a febbraio 2016 ed avente ad oggetto l'esecuzione di lavori di consolidamento del muro del lungomare. Al riguardo, il Prefetto evidenzia che, ai sensi dell'art. 17 del predetto contratto, il comune avrebbe dovuto acquisire le informazioni antimafia nei confronti delle ditte subappaltatrici comprese dall'impresa aggiudicataria nel piano di affidamento dei lavori e poi incaricate della prestazione di forniture o servizi per determinati importi. Peraltro, l'amministrazione comunale, pur avendo avuto comunicazione dell'elenco nominativo delle ditte in questione, da un lato, ha omesso di richiedere all'impresa aggiudicataria l'ammontare delle forniture e dei servizi alle stesse affidati e, dall'altro, non ha avviato alcun accertamento antimafia in violazione del richiamato art. 17 del contratto di appalto. Ebbene, tra le imprese subappaltatrici previste nel piano di affidamento dei lavori per le quali l'ente ha omesso di porre in essere le prescritte verifiche antimafia sono risultate presenti anche ditte controindicate ed in particolare una societa' nei cui confronti la Prefettura di Reggio Calabria ha adottato un provvedimento interdittivo a febbraio 2017. Riferisce in proposito l'Organo ispettivo che nel successivo mese di aprile la menzionata societa' subappaltatrice - destinataria del provvedimento interdittivo di cui si e' detto - si e' rivolta direttamente al comune per il pagamento del corrispettivo della fornitura dalla stessa prestata specificandone l'importo. Soltanto allora l'ente ha avviato il procedimento di risoluzione del contratto di appalto, senza peraltro portarlo a termine avendo l'impresa aggiudicataria interrotto ogni rapporto negoziale con la piu' volte citata societa' subappaltatrice dopo avere avuto comunicazione del provvedimento interdittivo. Vengono inoltre segnalate le risultanze di un sopralluogo effettuato a novembre 2016 dalla locale stazione dei carabinieri presso il cantiere dei lavori in parola, in occasione del quale e' stato rinvenuto un mezzo intestato ad un'impresa a sua volta destinataria di interdittive antimafia a febbraio ed ottobre 2009. Anche nel settore delle concessioni per la gestione degli stabilimenti balneari sono emersi elementi rivelatori di uno sviamento dell'azione amministrativa dell'istituzione locale a vantaggio degli interessi della criminalita' organizzata. In tale ambito, emblematico e' l'episodio relativo ad un'impresa intestataria di una delle concessioni in argomento nei confronti della quale la Prefettura di Reggio Calabria ha emesso un'informativa antimafia a carattere interdittivo il 21 ottobre 2016, dandone comunicazione in pari data al comando di polizia municipale dell'ente. Sennonche', soltanto il successivo 27 dicembre l'amministrazione comunale ha proceduto alla revoca della concessione. Al riguardo, la Commissione di indagine sottolinea la circostanza che nel provvedimento comunale di revoca si attesta che l'interdittiva e' stata protocollata dal comune il 7 dicembre 2016, laddove invece la Prefettura - come sopra evidenziato - ne ha dato comunicazione all'ente-comando di polizia municipale gia' nel precedente mese di ottobre. Parimenti sintomatica e' la vicenda concernente un'altra impresa titolare di una concessione per la gestione di uno stabilimento balneare, anch'essa destinataria di interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria il 28 luglio 2016 ed acquisita al protocollo generale del comune il giorno successivo. In questo caso l'amministrazione comunale ha revocato la concessione con atto protocollato il 9 settembre 2016, consentendo in tal modo all'impresa in questione di concludere la stagione turistica. Nel settore edilizio sono stati riscontrati diffusi fenomeni di abusivismo in relazione ai quali e' stata acclarata la grave inerzia dell'ente che in molteplici casi ha omesso di porre in essere le iniziative necessarie a dare concreta attuazione alle ordinanze di demolizione di immobili realizzati in assenza o in violazione dei prescritti titoli abilitativi. Tra coloro che hanno tratto vantaggio da un tale modus operandi figurano persone vicine ad ambienti criminali, nonche' un soggetto - legato da vincoli parentali ad esponenti di vertice della 'ndrangheta locale e destinatario di interdittiva antimafia a giugno 2008 - titolare di un manufatto non solo sprovvisto delle dovute autorizzazioni ma anche, in parte, edificato su un terreno sottoposto a confisca. Gli accertamenti esperiti in sede di indagine hanno messo in luce che il manufatto in parola e' stato realizzato nel 2014 ma, segnatamente, solo a marzo 2017 - e quindi solo dopo l'insediamento dell'Organo ispettivo - e' stato effettuato un sopralluogo a seguito del quale l'amministrazione comunale ne ha ordinato la demolizione. Sempre con riferimento al settore edilizio, merita menzione un ulteriore episodio segnalato dal Prefetto e concernente una societa' che annovera tra i propri dipendenti diverse persone in stretti rapporti di parentela con elementi di spicco di una delle famiglie malavitose sopra citate. Le risultanze dell'accesso hanno fatto emergere che la predetta societa' e' titolare di una struttura ricettiva il cui ultimo piano e' stato realizzato in violazione delle disposizioni vigenti e la cui ordinanza di demolizione, sebbene adottata nel 2010, non ha finora avuto esecuzione. Criticita' sono emerse anche nella gestione dei beni confiscati alla criminalita' organizzata ed assegnati al patrimonio indisponibile dell'ente con particolare riferimento ad un fondo rustico sottoposto a confisca e consegnato al comune dall'Agenzia del Demanio a marzo 2008. In proposito, le verifiche espletate dalla Commissione di indagine hanno posto in rilievo che l'ex proprietario del fondo a tutt'oggi ne ha continuato la manutenzione, avendone in buona sostanza il possesso. Una situazione di allarmante inefficienza e di generalizzato disordine amministrativo e' stata riscontrata nel settore delle occupazioni di suolo pubblico. Ed invero, la documentazione in possesso dei competenti uffici comunali e' risultata gravemente carente in ordine allo stato delle concessioni in essere. Inoltre, l'amministrazione locale ha omesso di esercitare qualsiasi controllo sulla riscossione dei tributi dovuti per le occupazioni di suolo pubblico, astenendosi altresi' dall'applicare le sanzioni previste per i casi di mancato pagamento dall'art. 23 del regolamento approvato con delibera consiliare di dicembre 2014. Anche in questo caso, tra gli inadempienti che hanno beneficiato dell'inerzia dell'ente vi sono esponenti di sodalizi malavitosi ovvero persone vicine ad ambienti criminali per rapporti di parentela, affinita' o frequentazione. In particolare, e' risultato moroso il titolare di un pubblico esercizio cogestito da una persona contigua ad un personaggio apicale di una delle consorterie localmente egemoni, gia' sorvegliato speciale di p.s. ed in atto detenuto. Il Prefetto evidenzia che la persona in argomento - dopo aver ottenuto, a luglio 2016, la prescritta autorizzazione da parte del comune - ha avviato un'attivita' di sala giochi collegata al menzionato pubblico esercizio ed ubicata nei locali concessi in locazione da un altro soggetto controindicato, peraltro nelle immediate vicinanze di un istituto scolastico. Infine, e' stata presa in esame la situazione economico-finanziaria dell'ente, che e' risultata gravemente deficitaria e sulla quale hanno pesantemente inciso, nel corso della consiliatura eletta nel 2013, l'incapacita' di gestire in maniera efficiente i residui attivi e passivi e di garantire adeguati livelli di riscossione delle entrate comunali. Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Marina di Gioiosa Ionica, volti a perseguire flni diversi da quelli istituzionali, con pregiudizio dei principi di buon andamento, imparzialita' e trasparenza, che rendono necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell'ente. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 17 novembre 2017
Il Ministro dell'interno: Minniti |
| Allegato
Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 2
La gestione del Comune di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Sergio Mazzia - viceprefetto; dott. Marco Oteri - viceprefetto aggiunto; dott.ssa Maria Talarico - funzionario economico finanziario. |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 24 novembre 2017
MATTARELLA Gentiloni Silveri, Presidente del Consiglio dei ministri
Minniti, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 6 dicembre 2017 Ufficio controllo atti Ministero interno e difesa, reg.ne succ. n. 2339 |
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