Gazzetta n. 92 del 20 aprile 2018 (vai al sommario)
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2018, n. 34
Testo unico in materia di foreste e filiere forestali.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76, 87 e 117 della Costituzione;
Visto l'articolo 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154, recante deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitivita' dei settori agricolo e agroalimentare, nonche' sanzioni in materia di pesca illegale, e, in particolare, il comma 2, lettera h);
Visto il regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, recante riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani;
Visto il regio decreto 16 maggio 1926, n. 1126, recante approvazione del regolamento per l'applicazione del regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, concernente il riordinamento e la riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani;
Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137;
Visto il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 1º dicembre 2017;
Udito il parere del Consiglio di Stato espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi nell'adunanza del 21 dicembre 2017;
Acquisita l'intesa della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, espressa nella seduta dell'11 gennaio 2018;
Acquisiti i pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari e della Commissione parlamentare per la semplificazione;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica in data 14 marzo 2018, con il quale l'on. dott. Paolo Gentiloni Silveri, Presidente del Consiglio dei ministri, e' stato incaricato di reggere, ad interim, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 16 marzo 2018;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e, ad interim, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze;

E m a n a
il seguente decreto legislativo:

Art. 1

Principi

1. La Repubblica riconosce il patrimonio forestale nazionale come parte del capitale naturale nazionale e come bene di rilevante interesse pubblico da tutelare e valorizzare per la stabilita' e il benessere delle generazioni presenti e future.
2. Nel rispetto delle competenze sancite dalla Costituzione, delle potesta' attribuite dai rispettivi statuti speciali e dalle relative norme di attuazione alle regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano e in attuazione del principio di leale collaborazione, il presente decreto reca le norme fondamentali volte a garantire l'indirizzo unitario e il coordinamento nazionale in materia di foreste e di filiere forestali, nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale ed europeo.
3. Lo Stato e le regioni, nell'ambito delle rispettive competenze, promuovono attraverso il fondamentale contributo della selvicoltura la gestione forestale sostenibile con particolare riferimento a quanto previsto dalle risoluzioni delle Conferenze ministeriali per la protezione delle foreste in Europa del Forest Europe, al fine di riconoscere il ruolo sociale e culturale delle foreste, di tutelare e valorizzare il patrimonio forestale, il territorio e il paesaggio nazionale, rafforzando le filiere forestali e garantendo, nel tempo, la multifunzionalita' e la diversita' delle risorse forestali, la salvaguardia ambientale, la lotta e l'adattamento al cambiamento climatico, lo sviluppo socio-economico delle aree montane e interne del Paese.
4. Lo Stato, le regioni e gli enti da queste delegati, promuovono in modo coordinato la tutela, la gestione e la valorizzazione attiva del patrimonio forestale anche al fine di garantire lo sviluppo equilibrato delle sue filiere, nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale ed europeo.
5. Ogni intervento normativo incidente sul presente testo unico o sulle materie dallo stesso disciplinate va attuato mediante esplicita modifica, integrazione, deroga o sospensione delle specifiche disposizioni in esso contenute ai sensi dell'articolo 13-bis della legge 23 agosto 1988, n. 400.

NOTE

Avvertenza:

Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo unico delle
disposizioni sulla promulgazione delle leggi,
sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica
e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 28
dicembre 1985, n.1092, al solo fine di facilitare la
lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali
e' operato il rinvio. Restano invariati il valore e
l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti.
Per le direttive CEE vengono forniti gli estremi di
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale delle Comunita'
europee (GUUE).

Note alle premesse:

L'art. 76 della Costituzione stabilisce che l'esercizio
della funzione legislativa non puo' essere delegato al
Governo se non con determinazione di principi e criteri
direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti
definiti.
L'art. 87 della Costituzione conferisce, tra l'altro,
al Presidente della Repubblica il potere di promulgare le
leggi e di emanare i decreti aventi valore di legge e i
regolamenti.
L'art. 117 della Costituzione dispone, tra l'altro, che
la potesta' legislativa e' esercitata dallo Stato e dalle
Regioni nel rispetto della Costituzione, nonche' dei
vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali.
- Si riporta il testo dell'articolo 5, comma 2, lettera
h), della legge 28 luglio 2016, n. 154 (Deleghe al Governo
e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione,
razionalizzazione e competitivita' dei settori agricolo e
agroalimentare, nonche' sanzioni in materia di pesca
illegale), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 10 agosto
2016, n. 186:
«Art. 5. (Delega al Governo per il riordino e la
semplificazione della normativa in materia di agricoltura,
silvicoltura e filiere forestali).
(Omissis).
2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono
adottati sulla base dei seguenti principi e criteri
direttivi:
(Omissis).
h) revisione e armonizzazione della normativa
nazionale in materia di foreste e filiere forestali, in
coerenza con la strategia nazionale definita dal Programma
quadro per il settore forestale, di cui al comma 1082
dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la
normativa europea e gli impegni assunti in sede europea e
internazionale, con conseguente aggiornamento o con
l'eventuale abrogazione del decreto legislativo 18 maggio
2001, n. 227.».
- Il regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 (
Riordinamento e riforma della legislazione in materia di
boschi e di terreni montani) e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 17 maggio 1924, n. 117.
- Il regio decreto 16 maggio 1926, n. 1126
(Approvazione del regolamento per l'applicazione del Regio
decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, concernente il
riordinamento e la riforma della legislazione in materia di
boschi e di terreni montani) e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 6 luglio 1926, n. 154.
- Il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice
dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo
10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) e' pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 24 febbraio 2004, n. 45, supplemento
ordinario.
- Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme
in materia ambientale) e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 14 aprile 2006, n. 88, supplemento ordinario, n.
96.

Note all'art. 1:
- Si riporta il testo dell'articolo 13-bis della legge
23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell'attivita' di
Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 12 settembre
1988, n. 214, supplemento ordinario:
«Art. 13-bis. (Chiarezza dei testi normativi). 1. Il
Governo, nell'ambito delle proprie competenze, provvede a
che:
a) ogni norma che sia diretta a sostituire,
modificare o abrogare norme vigenti ovvero a stabilire
deroghe indichi espressamente le norme sostituite,
modificate, abrogate o derogate;
b) ogni rinvio ad altre norme contenuto in
disposizioni legislative, nonche' in regolamenti, decreti o
circolari emanati dalla pubblica amministrazione,
contestualmente indichi, in forma integrale o in forma
sintetica e di chiara comprensione, il testo ovvero la
materia alla quale le disposizioni fanno riferimento o il
principio, contenuto nelle norme cui si rinvia, che esse
intendono richiamare.
2. Le disposizioni della presente legge in materia di
chiarezza dei testi normativi costituiscono principi
generali per la produzione normativa e non possono essere
derogate, modificate o abrogate se non in modo esplicito.
3. Periodicamente, e comunque almeno ogni sette anni,
si provvede all'aggiornamento dei codici e dei testi unici
con i medesimi criteri e procedure previsti nell'articolo
17-bis adottando, nel corpo del testo aggiornato, le
opportune evidenziazioni.
4. La Presidenza del Consiglio dei ministri adotta atti
di indirizzo e coordinamento per assicurare che gli
interventi normativi incidenti sulle materie oggetto di
riordino, mediante l'adozione di codici e di testi unici,
siano attuati esclusivamente mediante modifica o
integrazione delle disposizioni contenute nei
corrispondenti codici e testi unici.».
 
Art. 2

Finalita'

1. Le disposizioni del presente decreto sono finalizzate a:
a) garantire la salvaguardia delle foreste nella loro estensione, distribuzione, ripartizione geografica, diversita' ecologica e bio-culturale;
b) promuovere la gestione attiva e razionale del patrimonio forestale nazionale al fine di garantire le funzioni ambientali, economiche e socio-culturali;
c) promuovere e tutelare l'economia forestale, l'economia montana e le rispettive filiere produttive nonche' lo sviluppo delle attivita' agro-silvo-pastorali attraverso la protezione e il razionale utilizzo del suolo e il recupero produttivo delle proprieta' fondiarie frammentate e dei terreni abbandonati, sostenendo lo sviluppo di forme di gestione associata delle proprieta' forestali pubbliche e private;
d) proteggere la foresta promuovendo azioni di prevenzione da rischi naturali e antropici, di difesa idrogeologica, di difesa dagli incendi e dalle avversita' biotiche ed abiotiche, di adattamento al cambiamento climatico, di recupero delle aree degradate o danneggiate, di sequestro del carbonio e di erogazione di altri servizi ecosistemici generati dalla gestione forestale sostenibile;
e) promuovere la programmazione e la pianificazione degli interventi di gestione forestale nel rispetto del ruolo delle regioni e delle autonomie locali;
f) favorire l'elaborazione di principi generali, di linee guida e di indirizzo nazionali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio forestale e del paesaggio rurale, con riferimento anche agli strumenti di intervento previsti dalla politica agricola comune;
g) favorire la partecipazione attiva del settore forestale italiano alla definizione, implementazione e sviluppo della strategia forestale europea e delle politiche ad essa collegate;
h) garantire e promuovere la conoscenza e il monitoraggio del patrimonio forestale nazionale e dei suoi ecosistemi, anche al fine di supportare l'esercizio delle funzioni di indirizzo politico nel settore forestale e ambientale;
i) promuovere e coordinare, nel settore, la formazione e l'aggiornamento degli operatori e la qualificazione delle imprese;
l) promuovere l'attivita' di ricerca, sperimentazione e divulgazione tecnica nel settore forestale;
m) promuovere la cultura forestale e l'educazione ambientale.
2. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, d'intesa con la Conferenza unificata ed in coordinamento, per quanto di rispettiva competenza, con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, adotta gli atti di indirizzo e assicura il coordinamento delle attivita' necessarie a garantire il perseguimento unitario e su tutto il territorio nazionale delle finalita' di cui al comma 1.
3. Per l'ordinato perseguimento delle finalita' di cui ai comma 1, lo Stato e le regioni promuovono accordi, intese istituzionali e progetti di valenza interregionale e internazionale.
4. All'attuazione delle finalita' di cui al presente articolo si fa fronte nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
 
Art. 3

Definizioni

1. I termini bosco, foresta e selva sono equiparati.
2. Si definiscono:
a) patrimonio forestale nazionale: l'insieme dei boschi, di cui ai commi 3 e 4, e delle aree assimilate a bosco, di cui all'articolo 4, radicati sul territorio dello Stato, di proprieta' pubblica e privata;
b) gestione forestale sostenibile o gestione attiva: insieme delle azioni selvicolturali volte a valorizzare la molteplicita' delle funzioni del bosco, a garantire la produzione sostenibile di beni e servizi ecosistemici, nonche' una gestione e uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consenta di mantenere la loro biodiversita', produttivita', rinnovazione, vitalita' e potenzialita' di adempiere, ora e in futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi;
c) pratiche selvicolturali: i tagli, le cure e gli interventi volti all'impianto, alla coltivazione, alla prevenzione di incendi, al trattamento e all'utilizzazione dei boschi e alla produzione di quanto previsto alla lettera d);
d) prodotti forestali spontanei non legnosi: tutti i prodotti di origine biologica ad uso alimentare e ad uso non alimentare, derivati dalla foresta o da altri terreni boscati e da singoli alberi, escluso il legno in ogni sua forma;
e) sistemazioni idraulico-forestali: gli interventie le opere di carattere intensivo ed estensivo attuati, anche congiuntamente, sul territorio, al fine di stabilizzare, consolidare e difendere i terreni dal dissesto idrogeologico e di migliorare l'efficienza funzionale dei bacini idrografici e dei sistemi forestali;
f) viabilita' forestale e silvo-pastorale: la rete di strade, piste, vie di esbosco, piazzole e opere forestali aventi carattere permanente o transitorio, comunque vietate al transito ordinario, con fondo prevalentemente non asfaltato e a carreggiata unica, che interessano o attraversano le aree boscate e pascolive, funzionali a garantire il governo del territorio, la tutela, la gestione e la valorizzazione ambientale, economica e paesaggistica del patrimonio forestale, nonche' le attivita' di prevenzione ed estinzione degli incendi boschivi;
g) terreni abbandonati: fatto salvo quanto previsto dalle normative regionali vigenti, i terreni forestali nei quali i boschi cedui hanno superato, senza interventi selvicolturali, almeno della meta' il turno minimo fissato dalle norme forestali regionali, ed i boschi d'alto fusto in cui non siano stati attuati interventi di sfollo o diradamento negli ultimi venti anni, nonche' i terreni agricoli sui quali non sia stata esercitata attivita' agricola da almeno tre anni, in base ai principi e alle definizioni di cui al regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 e relative disposizioni nazionali di attuazione, ad esclusione dei terreni sottoposti ai vincoli di destinazione d'uso;
h) terreni silenti: i terreni agricoli e forestali di cui alla lettera g) per i quali i proprietari non siano individuabili o reperibili a seguito di apposita istruttoria;
i) prato o pascolo permanente: le superfici non comprese nell'avvicendamento delle colture dell'azienda da almeno cinque anni, in attualita' di coltura per la coltivazione di erba e altre piante erbacee da foraggio, spontanee o coltivate, destinate ad essere sfalciate, affienate o insilate una o piu' volte nell'anno, o sulle quali e' svolta attivita' agricola di mantenimento, o usate per il pascolo del bestiame, che possono comprendere altre specie, segnatamente arbustive o arboree, utilizzabili per il pascolo o che producano mangime animale, purche' l'erba e le altre piante erbacee da foraggio restino predominanti;
l) prato o pascolo arborato: le superfici in attualita' di coltura con copertura arborea forestale inferiore al 20 per cento, impiegate principalmente per il pascolo del bestiame;
m) bosco da pascolo: le superfici a bosco destinate tradizionalmente anche a pascolo con superficie erbacea non predominante;
n) arboricoltura da legno: la coltivazione di impianti arborei in terreni non boscati o soggetti ad ordinaria lavorazione agricola, finalizzata prevalentemente alla produzione di legno a uso industriale o energetico e che e' liberamente reversibile al termine del ciclo colturale;
o) programmazione forestale: l'insieme delle strategie e degli interventi volti, nel lungo periodo, ad assicurare la tutela, la valorizzazione, la gestione attiva del patrimonio forestale o la creazione di nuove foreste;
p) attivita' di gestione forestale: le attivita' descritte nell'articolo 7, comma 1;
q) impresa forestale: impresa iscritta nel registro di cui all'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, che esercita prevalentemente attivita' di gestione forestale, fornendo anche servizi in ambito forestale e ambientale e che risulti iscritta negli elenchi o negli albi delle imprese forestali regionali di cui all'articolo 10, comma 2;
r) bosco di protezione diretta: superficie boscata che per la propria speciale ubicazione svolge una funzione di protezione diretta di persone, beni e infrastrutture da pericoli naturali quali valanghe, caduta massi, scivolamenti superficiali, lave torrentizie e altro, impedendo l'evento o mitigandone l'effetto;
s) materiale di moltiplicazione: il materiale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386.
3. Per le materie di competenza esclusiva dello Stato, sono definite bosco le superfici coperte da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale in qualsiasi stadio di sviluppo ed evoluzione, con estensione non inferiore ai 2.000 metri quadri, larghezza media non inferiore a 20 metri e con copertura arborea forestale maggiore del 20 per cento.
4. Le regioni, per quanto di loro competenza e in relazione alle proprie esigenze e caratteristiche territoriali, ecologiche e socio-economiche, possono adottare una definizione integrativa di bosco rispetto a quella dettata al comma 3, nonche' definizioni integrative di aree assimilate a bosco e di aree escluse dalla definizione di bosco di cui, rispettivamente, agli articoli 4 e 5, purche' non venga diminuito il livello di tutela e conservazione cosi' assicurato alle foreste come presidio fondamentale della qualita' della vita.

Note all'art. 3:
Il regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento europeo
e del Consiglio del 17 dicembre 2013 (Norme sui pagamenti
diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno
previsti dalla politica agricola comune e che abroga il
regolamento (CE) n. 637/2008 del Consiglio e il regolamento
(CE) n. 73/2009 del Consiglio), e' pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea 20 dicembre 2013, n.
L 347.
- Si riporta il testo dell'articolo 8 della legge 29
dicembre 1993, n. 580 (Riordinamento delle camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 11 gennaio 1994, n. 7,
supplemento ordinario:
«Art. 8. (Registro delle imprese). 1. E' istituito
presso la camera di commercio l'ufficio del registro delle
imprese di cui all'articolo 2188 del codice civile.
2. Al fine di garantire condizioni di uniformita'
informativa su tutto il territorio nazionale e fatte salve
le disposizioni legislative e regolamentari in materia,
nonche' gli atti amministrativi generali da esse previsti,
il Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con il
Ministero della giustizia, sentita l'Unioncamere, emana
direttive sulla tenuta del registro, assicurandone la
relativa vigilanza.
3. L'ufficio provvede alla tenuta del registro delle
imprese in conformita' agli articoli 2188, e seguenti, del
codice civile, nonche' alle disposizioni della presente
legge e al regolamento di cui al comma 6 bis del presente
articolo, sotto la vigilanza di uno o piu' giudici delegati
scelti tra i giudici assegnati alle sezioni specializzate
in materia di impresa, e nominati dal presidente del
Tribunale competente per territorio e presso cui e'
istituita la sezione specializzata in materia di impresa,
su indicazione del presidente della medesima sezione.
4. Gli uffici delle Camere di commercio della
circoscrizione territoriale su cui ha competenza il
tribunale delle imprese sono retti da un unico conservatore
nominato dal Ministero dello sviluppo economico su proposta
dell'Unioncamere, sentiti i presidenti delle camere di
commercio operanti nell'ambito della stessa circoscrizione,
tra i dirigenti delle camere di commercio in possesso dei
requisiti definiti con il decreto di cui al comma 5
dell'articolo 20. Il conservatore puo' delegare parte dei
propri compiti a dirigenti delle altre camere di commercio
della circoscrizione territoriale. L'atto di nomina del
conservatore e' pubblicato sul sito istituzionale di tutte
le camere di commercio interessate e del Ministero dello
sviluppo economico. Il ruolo di conservatore costituisce o
integra il contenuto dell'incarico dirigenziale conferito
dalla camere di commercio di appartenenza.
5. L'iscrizione nelle sezioni speciali ha funzione di
certificazione anagrafica di pubblicita' notizia, oltre
agli effetti previsti dalle leggi speciali.
6. La predisposizione, la tenuta, la conservazione e la
gestione, secondo tecniche informatiche, del registro delle
imprese ed il funzionamento dell'ufficio sono realizzati in
modo da assicurare completezza ed organicita', pubblicita'
per tutte le imprese soggette ad iscrizione attraverso un
unico sistema informativo nazionale, garantendo la
tempestivita' dell'informazione su tutto il territorio
nazionale.
6-bis. Con regolamento emanato, ai sensi dell'articolo
17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su
proposta del Ministro dello sviluppo economico di concerto
con il Ministro della giustizia e con Ministro per la
semplificazione e la pubblica amministrazione, sono
disciplinate le norme di attuazione del presente articolo.
6-ter. Fino all'emanazione del decreto di cui al comma
6-bis continua ad applicarsi il decreto del Presidente
della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581, e successive
modificazioni.».
- Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 1, lettera
a), del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386
(Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla
commercializzazione dei materiali forestali di
moltiplicazione), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 29
gennaio 2004, n. 23, supplemento ordinario:
«Art. 2. (Definizioni e classificazioni). 1. Ai fini
del presente decreto legislativo valgono le seguenti
definizioni:
a) materiali forestali di moltiplicazione: i
materiali di moltiplicazione o propagazione delle specie e
degli ibridi artificiali utilizzabili ai fini forestali,
che risultano importanti per fini forestali nell'insieme
della Comunita' o in parte di essa, in particolare quelli
di cui all'allegato 1; per fini forestali si intendono
tutte le attivita' relative all'imboschimento e al
rimboschimento, all'arboricoltura da legno e ad eventuali
ulteriori ambiti previsti dalle regioni e dalle province
autonome di Trento e di Bolzano;».
 
Art. 4

Aree assimilate a bosco

1. Per le materie di competenza esclusiva dello Stato, fatto salvo quanto gia' previsto dai piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, sono assimilati a bosco:
a) le formazioni vegetali di specie arboree o arbustive in qualsiasi stadio di sviluppo, di consociazione e di evoluzione, comprese le sugherete e quelle caratteristiche della macchia mediterranea, riconosciute dalla normativa regionale vigente o individuate dal piano paesaggistico regionale ovvero nell'ambito degli specifici accordi di collaborazione stipulati, ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dalle regioni e dai competenti organi territoriali del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo per il particolare interesse forestale o per loro specifiche funzioni e caratteristiche e che non risultano gia' classificate a bosco;
b) i fondi gravati dall'obbligo di rimboschimento per le finalita' di difesa idrogeologica del territorio, di miglioramento della qualita' dell'aria, di salvaguardia del patrimonio idrico, di conservazione della biodiversita', di protezione del paesaggio e dell'ambiente in generale;
c) i nuovi boschi creati, direttamente o tramite monetizzazione, in ottemperanza agli obblighi di intervento compensativo di cui all'articolo 8, commi 3 e 4;
d) le aree forestali temporaneamente prive di copertura arborea e arbustiva a causa di interventi antropici, di danni da avversita' biotiche o abiotiche, di eventi accidentali, di incendi o a causa di trasformazioni attuate in assenza o in difformita' dalle autorizzazioni previste dalla normativa vigente;
e) le radure e tutte le altre superfici di estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la continuita' del bosco, non riconosciute come prati o pascoli permanenti o come prati o pascoli arborati;
f) le infrastrutture lineari di pubblica utilita' e le rispettive aree di pertinenza, anche se di larghezza superiore a 20 metri che interrompono la continuita' del bosco, comprese la viabilita' forestale, gli elettrodotti, i gasdotti e gli acquedotti, posti sopra e sotto terra, soggetti a periodici interventi di contenimento della vegetazione e di manutenzione ordinaria e straordinaria finalizzati a garantire l'efficienza delle opere stesse e che non necessitano di ulteriori atti autorizzativi.
2. Ai boschi di sughera di cui alla legge 18 luglio 1956, n. 759, non si applicano le definizioni di cui al comma 1 e di cui all'articolo 3, comma 3, e sono consentiti gli interventi colturali disciplinati dalla medesima legge e da specifiche disposizioni regionali.

Note all'art. 4:
- Si riporta il testo degli articoli 143 e 156 del
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, citato nelle
premesse:
«Art. 143. (Piano paesaggistico). 1. L'elaborazione del
piano paesaggistico comprende almeno:
a) ricognizione del territorio oggetto di
pianificazione, mediante l'analisi delle sue
caratteristiche paesaggistiche, impresse dalla natura,
dalla storia e dalle loro interrelazioni, ai sensi degli
articoli 131 e 135;
b) ricognizione degli immobili e delle aree
dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi
dell'articolo 136, loro delimitazione e rappresentazione in
scala idonea alla identificazione, nonche' determinazione
delle specifiche prescrizioni d'uso, a termini
dell'articolo 138, comma 1, fatto salvo il disposto di cui
agli articoli 140, comma 2, e 141-bis;
c) ricognizione delle aree di cui al comma 1
dell'articolo 142, loro delimitazione e rappresentazione in
scala idonea alla identificazione, nonche' determinazione
di prescrizioni d'uso intese ad assicurare la conservazione
dei caratteri distintivi di dette aree e, compatibilmente
con essi, la valorizzazione;
d) eventuale individuazione di ulteriori immobili od
aree, di notevole interesse pubblico a termini
dell'articolo 134, comma 1, lettera c), loro delimitazione
e rappresentazione in scala idonea alla identificazione,
nonche' determinazione delle specifiche prescrizioni d'uso,
a termini dell'articolo 138, comma 1;
e) individuazione di eventuali, ulteriori contesti,
diversi da quelli indicati all'articolo 134, da sottoporre
a specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione;
f) analisi delle dinamiche di trasformazione del
territorio ai fini dell'individuazione dei fattori di
rischio e degli elementi di vulnerabilita' del paesaggio,
nonche' comparazione con gli altri atti di programmazione,
di pianificazione e di difesa del suolo;
g) individuazione degli interventi di recupero e
riqualificazione delle aree significativamente compromesse
o degradate e degli altri interventi di valorizzazione
compatibili con le esigenze della tutela;
h) individuazione delle misure necessarie per il
corretto inserimento, nel contesto paesaggistico, degli
interventi di trasformazione del territorio, al fine di
realizzare uno sviluppo sostenibile delle aree interessate;
i) individuazione dei diversi ambiti e dei relativi
obiettivi di qualita', a termini dell'articolo 135, comma
3.
2. Le regioni, il Ministero ed il Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare
possono stipulare intese per la definizione delle modalita'
di elaborazione congiunta dei piani paesaggistici, salvo
quanto previsto dall'articolo 135, comma 1, terzo periodo.
Nell'intesa e' stabilito il termine entro il quale deve
essere completata l'elaborazione del piano. Il piano e'
oggetto di apposito accordo fra pubbliche amministrazioni,
ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n.
241. L'accordo stabilisce altresi' i presupposti, le
modalita' ed i tempi per la revisione del piano, con
particolare riferimento all'eventuale sopravvenienza di
dichiarazioni emanate ai sensi degli articoli 140 e 141 o
di integrazioni disposte ai sensi dell'articolo 141-bis. Il
piano e' approvato con provvedimento regionale entro il
termine fissato nell'accordo. Decorso inutilmente tale
termine, il piano, limitatamente ai beni paesaggistici di
cui alle lettere b), c) e d) del comma 1, e' approvato in
via sostitutiva con decreto del Ministro, sentito il
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare.
3. Approvato il piano paesaggistico, il parere reso dal
soprintendente nel procedimento autorizzatorio di cui agli
articoli 146 e 147 e' vincolante in relazione agli
interventi da eseguirsi nell'ambito dei beni paesaggistici
di cui alle lettere b), c) e d) del comma 1, salvo quanto
disposto al comma 4, nonche' quanto previsto dall'articolo
146, comma 5.
4. Il piano puo' prevedere:
a) la individuazione di aree soggette a tutela ai
sensi dell'articolo 142 e non interessate da specifici
procedimenti o provvedimenti ai sensi degli articoli 136,
138, 139, 140, 141 e 157, nelle quali la realizzazione di
interventi puo' avvenire previo accertamento, nell'ambito
del procedimento ordinato al rilascio del titolo edilizio,
della conformita' degli interventi medesimi alle previsioni
del piano paesaggistico e dello strumento urbanistico
comunale;
b) la individuazione delle aree gravemente
compromesse o degradate nelle quali la realizzazione degli
interventi effettivamente volti al recupero ed alla
riqualificazione non richiede il rilascio
dell'autorizzazione di cui all'articolo 146.
5. L'entrata in vigore delle disposizioni di cui al
comma 4 e' subordinata all'approvazione degli strumenti
urbanistici adeguati al piano paesaggistico, ai sensi
dell'articolo 145, commi 3 e 4.
6. Il piano puo' anche subordinare l'entrata in vigore
delle disposizioni che consentono la realizzazione di
interventi senza autorizzazione paesaggistica, ai sensi del
comma 4, all'esito positivo di un periodo di monitoraggio
che verifichi l'effettiva conformita' alle previsioni
vigenti delle trasformazioni del territorio realizzate.
7. Il piano prevede comunque che nelle aree di cui al
comma 4, lettera a), siano effettuati controlli a campione
sugli interventi realizzati e che l'accertamento di
significative violazioni delle previsioni vigenti determini
la reintroduzione dell'obbligo dell'autorizzazione di cui
agli articoli 146 e 147, relativamente ai comuni nei quali
si sono rilevate le violazioni.
8. Il piano paesaggistico puo' individuare anche
linee-guida prioritarie per progetti di conservazione,
recupero, riqualificazione, valorizzazione e gestione di
aree regionali, indicandone gli strumenti di attuazione,
comprese le misure incentivanti.
9. A far data dall'adozione del piano paesaggistico non
sono consentiti, sugli immobili e nelle aree di cui
all'articolo 134, interventi in contrasto con le
prescrizioni di tutela previste nel piano stesso. A far
data dalla approvazione del piano le relative previsioni e
prescrizioni sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle
previsioni dei piani territoriali ed urbanistici.»
«Art. 156. (Verifica ed adeguamento dei piani
paesaggistici). 1. Entro il 31 dicembre 2009, le regioni
che hanno redatto piani paesaggistici, verificano la
conformita' tra le disposizioni dei predetti piani e le
previsioni dell'articolo 143 e provvedono ai necessari
adeguamenti. Decorso inutilmente il termine sopraindicato
il Ministero provvede in via sostitutiva ai sensi
dell'articolo 5, comma 7.
2. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in
vigore del presente codice, il Ministero, d'intesa con la
Conferenza Stato-regioni, predispone uno schema generale di
convenzione con le regioni in cui vengono stabilite le
metodologie e le procedure di ricognizione, analisi,
censimento e catalogazione degli immobili e delle aree
oggetto di tutela, ivi comprese le tecniche per la loro
rappresentazione cartografica e le caratteristiche atte ad
assicurare la interoperabilita' dei sistemi informativi.
3. Le regioni e il Ministero, in conformita' a quanto
stabilito dall'articolo 135, possono stipulare intese, ai
sensi dell'articolo 143, comma 2, per disciplinare lo
svolgimento congiunto della verifica e dell'adeguamento dei
piani paesaggistici. Nell'intesa e' stabilito il termine
entro il quale devono essere completati la verifica e
l'adeguamento, nonche' il termine entro il quale la regione
approva il piano adeguato. Il piano adeguato e' oggetto di
accordo fra il Ministero e la regione, ai sensi
dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e dalla
data della sua adozione vigono le misure di salvaguardia di
cui all'articolo 143, comma 9. Qualora all'adozione del
piano non consegua la sua approvazione da parte della
regione, entro i termini stabiliti dall'accordo, il piano
medesimo e' approvato in via sostitutiva con decreto del
Ministro.
4. Qualora l'intesa di cui al comma 3 non venga
stipulata, ovvero ad essa non segua l'accordo
procedimentale sul contenuto del piano adeguato, non trova
applicazione quanto previsto dai commi 4 e 5 dell'articolo
143.».
- Si riporta il testo dell'articolo 15 della legge 7
agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento
amministrativo e di diritto di accesso ai documenti
amministrativi), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 18
agosto 1990, n. 192:
«Art. 15. (Accordi fra pubbliche amministrazioni). 1.
Anche al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 14,
le amministrazioni pubbliche possono sempre concludere tra
loro accordi per disciplinare lo svolgimento in
collaborazione di attivita' di interesse comune.
2. Per detti accordi si osservano, in quanto
applicabili, le disposizioni previste dall'articolo 11,
commi 2 e 3.
2-bis. A fare data dal 30 giugno 2014 gli accordi di
cui al comma 1 sono sottoscritti con firma digitale, ai
sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 7 marzo
2005, n. 82, con firma elettronica avanzata, ai sensi
dell'articolo 1, comma 1, lettera q-bis), del decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82, ovvero con altra firma
elettronica qualificata, pena la nullita' degli stessi.
Dall'attuazione della presente disposizione non devono
derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello
Stato. All'attuazione della medesima si provvede
nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie
previste dalla legislazione vigente.».
- La legge 18 luglio 1956, n. 759 (Coltivazione, difesa
e sfruttamento della sughera) e' pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale 31 luglio 1956, n. 190.
 
Art. 5

Aree escluse dalla definizione di bosco

1. Per le materie di competenza esclusiva dello Stato, fatto salvo quanto previsto dai piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, non rientrano nella definizione di bosco:
a) le formazioni di origine artificiale realizzate su terreni agricoli anche a seguito dell'adesione a misure agro-ambientali o nell'ambito degli interventi previsti dalla politica agricola comune dell'Unione europea;
b) l'arboricoltura da legno, di cui all'articolo 3, comma 2, lettera n), le tartufaie coltivate di origine artificiale, i noccioleti e i castagneti da frutto in attualita' di coltura o oggetto di ripristino colturale, nonche' il bosco ceduo a rotazione rapida di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera k), del regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013;
c) gli spazi verdi urbani quali i giardini pubblici e privati, le alberature stradali, i vivai, compresi quelli siti in aree non forestali, gli arboreti da seme non costituiti ai sensi del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386, e siti in aree non forestali, le coltivazioni per la produzione di alberi di Natale, gli impianti di frutticoltura e le altre produzioni arboree agricole, le siepi, i filari e i gruppi di piante arboree;
d) le aree soggette a misure e piani di eradicazione in attuazione del regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014.
2. Per le materie di competenza esclusiva dello Stato, fatto salvo quanto previsto dai piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, non sono considerati bosco, esclusivamente ai fini del ripristino delle attivita' agricole e pastorali o del restauro delle preesistenti edificazioni, senza aumenti di volumetrie e superfici e senza l'edificazione di nuove costruzioni:
a) le formazioni di specie arboree, associate o meno a quelle arbustive, originate da processi naturali o artificiali e insediate su superfici di qualsiasi natura e destinazione anche a seguito di abbandono colturale o di preesistenti attivita' agro-silvo-pastorali, riconosciute meritevoli di tutela e ripristino dal piano paesaggistico regionale ovvero nell'ambito degli specifici accordi di collaborazione stipulati ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dalle strutture regionali compenti in materia agro-silvo-pastorale, ambientale e paesaggistica e dai competenti organi territoriali del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, conformemente ai criteri minimi nazionali definiti ai sensi dell'articolo 7, comma 11, e fatti salvi i territori gia' tutelati per subentrati interessi naturalistici;
b) le superfici di cui alla lettera a) individuate come paesaggi rurali di interesse storico e inserite nel «Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali», istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
c) i manufatti e i nuclei rurali gia' edificati che siano stati abbandonati e colonizzati da vegetazione arborea o arbustiva a qualunque stadio d'eta'.
3. Le fattispecie di cui alle lettere a) e b) del comma 2 continuano ad essere considerate bosco sino all'avvio dell'esecuzione degli interventi di ripristino e recupero delle attivita' agricole e pastorali autorizzati dalle strutture competenti.

Note all'art. 5:
- Per i riferimenti agli articoli 143 e 156 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, si veda nelle note
all'articolo 4.
- Si riporta il testo dell'articolo 4, paragrafo 1,
lettera k) del citato regolamento (UE) n. 1307/2013 del
Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013:
«Art. 4. (Definizioni e relative disposizioni). 1. Ai
fini del presente regolamento si intende per:
(Omissis).
k) "bosco ceduo a rotazione rapida": le superfici
coltivate con quelle specie arboree del codice NC 0602 90
41, da individuare dagli Stati membri, costituite da specie
legnose perenni, le cui ceppaie rimangono nel terreno dopo
la ceduazione, con i nuovi polloni che si sviluppano nella
stagione successiva e con un ciclo produttivo massimo che
sara' determinato dagli Stati membri;».
- Per i riferimenti al decreto legislativo 10 novembre
2003, n. 386, si veda nelle note all'articolo 3.
- Il regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014 recante
disposizioni volte a prevenire e gestire l'introduzione e
la diffusione delle specie esotiche invasive e' pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea 4 novembre
2014, n. L 317.
- Per i riferimenti all'articolo 15 della legge 7
agosto 1990, n. 241, si veda nelle note all'articolo 4.
 
Art. 6

Programmazione e pianificazione forestale

1. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, adottato di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo e il Ministro dello sviluppo economico e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, e' approvata la Strategia forestale nazionale. La Strategia, in attuazione dei principi e delle finalita' di cui agli articoli 1 e 2 e degli impegni assunti a livello internazionale ed europeo, con particolare riferimento alla Strategia forestale dell'Unione europea COM (2013) n. 659 del 20 settembre 2013, ed in continuita' con il Programma quadro per il settore forestale, definisce gli indirizzi nazionali per la tutela, la valorizzazione e la gestione attiva del patrimonio forestale nazionale e per lo sviluppo del settore e delle sue filiere produttive, ambientali e socio-culturali, ivi compresa la filiera pioppicola. La Strategia forestale nazionale ha una validita' di venti anni ed e' soggetta a revisione e aggiornamento quinquennale.
2. In coerenza con la Strategia forestale nazionale adottata ai sensi del comma 1, le regioni individuano i propri obiettivi e definiscono le relative linee d'azione. A tal fine, in relazione alle specifiche esigenze socio-economiche, ambientali e paesaggistiche, nonche' alle necessita' di prevenzione del rischio idrogeologico, di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico, le regioni adottano Programmi forestali regionali e provvedono alla loro revisione periodica in considerazione delle strategie, dei criteri e degli indicatori da esse stesse individuati tra quelli contenuti nella Strategia forestale nazionale.
3. Le regioni possono predisporre, nell'ambito di comprensori territoriali omogenei per caratteristiche ambientali, paesaggistiche, economico-produttive o amministrative, piani forestali di indirizzo territoriale, finalizzati all'individuazione, al mantenimento e alla valorizzazione delle risorse silvo-pastorali e al coordinamento delle attivita' necessarie alla loro tutela e gestione attiva, nonche' al coordinamento degli strumenti di pianificazione forestale di cui al comma 6. L'attivita' di cui al presente comma puo' essere svolta anche in accordo tra piu' regioni ed enti locali in coerenza con quanto previsto dai piani paesaggistici regionali. I piani forestali di indirizzo territoriale concorrono alla redazione dei piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 145 del medesimo decreto legislativo.
4. All'approvazione dei piani forestali di indirizzo territoriale di cui al comma 3, si applicano le misure di semplificazione di cui al punto A.20 dell'Allegato A del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31.
5. Le regioni, nel rispetto dell'interesse comune, garantiscono e curano l'applicazione dei piani forestali di indirizzo territoriale, anche attraverso le forme di sostituzione diretta o di affidamento della gestione previste all'articolo 12. Con i piani forestali di indirizzo territoriale, le regioni definiscono almeno:
a) le destinazioni d'uso delle superfici silvo-pastorali ricadenti all'interno del territorio sottoposto a pianificazione, i relativi obiettivi e gli indirizzi di gestione necessari alla loro tutela, gestione e valorizzazione;
b) le priorita' d'intervento necessarie alla tutela, alla gestione e alla valorizzazione ambientale, economica e socio-culturale dei boschi e dei pascoli ricadenti all'interno del territorio sottoposto a pianificazione;
c) il coordinamento tra i diversi ambiti e livelli di programmazione e di pianificazione territoriale e forestali vigenti, in conformita' con i piani paesaggistici regionali e con gli indirizzi di gestione delle aree naturali protette, nazionali e regionali, di cui all'articolo 2 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e dei siti della Rete ecologica istituita ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992;
d) gli interventi strutturali e infrastrutturali al servizio del bosco, compresa la localizzazione della rete di viabilita' forestale di cui all'articolo 9, e le azioni minime di gestione, governo e trattamento necessari alla tutela e valorizzazione dei boschi e allo sviluppo delle filiere forestali locali;
e) gli indirizzi di gestione silvo-pastorale per la redazione degli strumenti di pianificazione di cui al comma 6.
6. Le regioni in attuazione dei Programmi forestali regionali di cui al comma 2 e coordinatamente con i piani forestali di indirizzo territoriale di cui al comma 3, ove esistenti, promuovono, per le proprieta' pubbliche e private, la redazione di piani di gestione forestale o di strumenti equivalenti, riferiti ad un ambito aziendale o sovraziendale di livello locale, quali strumenti indispensabili a garantire la tutela, la valorizzazione e la gestione attiva delle risorse forestali. Per l'approvazione dei piani di gestione forestale, qualora conformi ai piani forestali di indirizzo territoriale di cui al comma 3, non e' richiesto il parere del Soprintendente per la parte inerente la realizzazione o l'adeguamento della viabilita' forestale di cui al punto A.20 dell'Allegato A del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31.
7. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, adottato di concerto con il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono approvate apposite disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali di elaborazione dei piani forestali di indirizzo territoriale di cui al comma 3 e dei piani di gestione forestale, o strumenti equivalenti, di cui al comma 6, al fine di armonizzare le informazioni e permetterne una informatizzazione su scala nazionale. Le regioni e si adeguano alle disposizioni di cui al periodo precedente entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al presente comma.
8. Le regioni, in conformita' a quanto statuito al comma 7, definiscono i criteri di elaborazione, attuazione e controllo dei piani forestali di indirizzo territoriale di cui al comma 3 e dei piani di gestione forestale o strumenti equivalenti di cui al comma 6. Definiscono, altresi', i tempi minimi di validita' degli stessi e i termini per il loro periodico riesame, garantendo che la loro redazione e attuazione venga affidata a soggetti di comprovata competenza professionale, nel rispetto delle norme relative ai titoli professionali richiesti per l'espletamento di tali attivita'.
9. Al fine di promuovere la pianificazione forestale e incentivare la gestione attiva razionale del patrimonio forestale, le regioni possono prevedere un accesso prioritario ai finanziamenti pubblici per il settore forestale a favore delle proprieta' pubbliche e private e dei beni di uso collettivo e civico dotati di piani di gestione forestale o di strumenti di gestione forestale equivalenti.
10. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si avvale dell'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2013, n. 105, per l'elaborazione degli indirizzi quadro per la tutela e la gestione dei paesaggi rurali e tradizionali iscritti nel «Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali» e ricadenti nei Piani forestali di indirizzo territoriale elaborati dalle regioni. All'attuazione del presente comma si fa fronte nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Note all'art. 6:
- Per i riferimenti agli articoli 143 e 156 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, si veda nelle note
all'articolo 4.
- Si riporta il testo dell'articolo 145 del citato
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42:
«Art. 145. (Coordinamento della pianificazione
paesaggistica con altri strumenti di pianificazione). 1. La
individuazione, da parte del Ministero, delle linee
fondamentali dell'assetto del territorio nazionale per
quanto riguarda la tutela del paesaggio, con finalita' di
indirizzo della pianificazione, costituisce compito di
rilievo nazionale, ai sensi delle vigenti disposizioni in
materia di principi e criteri direttivi per il conferimento
di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali.
2. I piani paesaggistici possono prevedere misure di
coordinamento con gli strumenti di pianificazione
territoriale e di settore, nonche' con i piani, programmi e
progetti nazionali e regionali di sviluppo economico.
3. Le previsioni dei piani paesaggistici di cui agli
articoli 143 e 156 non sono derogabili da parte di piani,
programmi e progetti nazionali o regionali di sviluppo
economico, sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei
comuni, delle citta' metropolitane e delle province, sono
immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi
eventualmente contenute negli strumenti urbanistici,
stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa
dell'adeguamento degli strumenti urbanistici e sono
altresi' vincolanti per gli interventi settoriali. Per
quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni
dei piani paesaggistici sono comunque prevalenti sulle
disposizioni contenute negli atti di pianificazione ad
incidenza territoriale previsti dalle normative di settore,
ivi compresi quelli degli enti gestori delle aree naturali
protette.
4. I comuni, le citta' metropolitane, le province e gli
enti gestori delle aree naturali protette conformano o
adeguano gli strumenti di pianificazione urbanistica e
territoriale alle previsioni dei piani paesaggistici,
secondo le procedure previste dalla legge regionale, entro
i termini stabiliti dai piani medesimi e comunque non oltre
due anni dalla loro approvazione. I limiti alla proprieta'
derivanti da tali previsioni non sono oggetto di
indennizzo.
5. La regione disciplina il procedimento di
conformazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici
alle previsioni della pianificazione paesaggistica,
assicurando la partecipazione degli organi ministeriali al
procedimento medesimo.».
- Si riporta il punto A.20 dell'Allegato A del decreto
del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31
(Regolamento recante individuazione degli interventi
esclusi dall'autorizzazione paesaggistica o sottoposti a
procedura autorizzatoria semplificata), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 22 marzo 2017, n. 68:
«Allegato A - (Interventi ed opere in aree vincolate
esclusi dall'autorizzazione paesaggistica). (Omissis).
A.20. nell'ambito degli interventi di cui all'art. 149,
comma 1, lettera c) del Codice: pratiche selvicolturali
autorizzate in base alla normativa di settore; interventi
di contenimento della vegetazione spontanea indispensabili
per la manutenzione delle infrastrutture pubbliche
esistenti pertinenti al bosco, quali elettrodotti,
viabilita' pubblica, opere idrauliche; interventi di
realizzazione o adeguamento della viabilita' forestale al
servizio delle attivita' agrosilvopastorali e funzionali
alla gestione e tutela del territorio, vietate al transito
ordinario, con fondo non asfaltato e a carreggiata unica,
previsti da piani o strumenti di gestione forestale
approvati dalla Regione previo parere favorevole del
Soprintendente per la parte inerente la realizzazione o
adeguamento della viabilita' forestale;».
- Si riporta l'articolo 2 della legge 6 dicembre 1991,
n. 394 (Legge quadro sulle aree protette), pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale 13 dicembre 1991, n. 292, supplemento
ordinario:
«Art. 2. (Classificazione delle aree naturali
protette). 1. I parchi nazionali sono costituiti da aree
terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o
piu' ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da
interventi antropici, una o piu' formazioni fisiche,
geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo
internazionale o nazionale per valori naturalistici,
scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi
tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della
loro conservazione per le generazioni presenti e future.
2. I parchi naturali regionali sono costituiti da aree
terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di
mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e
ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o piu'
regioni limitrofe, un sistema omogeneo individuato dagli
assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici ed
artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni
locali.
3. Le riserve naturali sono costituite da aree
terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o
piu' specie naturalisticamente rilevanti della flora e
della fauna, ovvero presentino uno o piu' ecosistemi
importanti per le diversita' biologiche o per la
conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali
possono essere statali o regionali in base alla rilevanza
degli interessi in esse rappresentati.
4. Con riferimento all'ambiente marino, si distinguono
le aree protette come definite ai sensi del protocollo di
Ginevra relativo alle aree del Mediterraneo particolarmente
protette di cui alla L. 5 marzo 1985, n. 127, e quelle
definite ai sensi della L. 31 dicembre 1982, n. 979.
5. Il Comitato per le aree naturali protette di cui
all'articolo 3 puo' operare ulteriori classificazioni per
le finalita' della presente legge ed allo scopo di rendere
efficaci i tipi di protezione previsti dalle convenzioni
internazionali ed in particolare dalla convenzione di
Ramsar di cui al D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448.
6. La classificazione delle aree naturali protette di
rilievo internazionale e nazionale, qualora rientrino nel
territorio delle regioni a statuto speciale e delle
province autonome di Trento e di Bolzano, ha luogo d'intesa
con le regioni e le province stesse secondo le procedure
previste dalle norme di attuazione dei rispettivi statuti
d'autonomia e, per la regione Valle d'Aosta, secondo le
procedure di cui all'articolo 3 della L. 5 agosto 1981, n.
453.
7. La classificazione e l'istituzione dei parchi
nazionali e delle riserve naturali statali, terrestri,
fluviali e lacuali, sono effettuate d'intesa con le
regioni.
8. La classificazione e l'istituzione dei parchi e
delle riserve naturali di interesse regionale e locale sono
effettuate dalle regioni.
9. Ciascuna area naturale protetta ha diritto all'uso
esclusivo della propria denominazione.
9-bis. I limiti geografici delle aree protette marine
entro i quali e' vietata la navigazione senza la prescritta
autorizzazione sono definiti secondo le indicazioni
dell'Istituto idrografico della Marina e individuati sul
territorio con mezzi e strumenti di segnalazione conformi
alla normativa emanata dall'Association Internationale de
Signalisation Maritime-International Association of Marine
Aids to Navigation and Lighthouse Authorities
(AISM-IALA).».
- La direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio
1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e'
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea 22
luglio 1992, n. L 206.
- Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
27 febbraio 2013, n. 105 recante regolamento recante
organizzazione del Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali, a norma dell'articolo 2, comma
10-ter, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito,
con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, e'
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 17 settembre 2013, n.
218.
 
Art. 7

Disciplina delle attivita' di gestione forestale

1. Sono definite attivita' di gestione forestale tutte le pratiche selvicolturali a carico della vegetazione arborea e arbustiva di cui all'articolo 3, comma 2, lettera c) e previste dalle norme regionali, gli interventi colturali di difesa fitosanitaria, gli interventi di prevenzione degli incendi boschivi, i rimboschimenti e gli imboschimenti, gli interventi di realizzazione, adeguamento e manutenzione della viabilita' forestale al servizio delle attivita' agro-silvo-pastorali e le opere di sistemazione idraulico-forestale realizzate anche con tecniche di ingegneria naturalistica, nonche' la prima commercializzazione dei prodotti legnosi quali tronchi, ramaglie e cimali, se svolta congiuntamente ad almeno una delle pratiche o degli interventi predetti. Tutte le pratiche finalizzate alla salvaguardia, al mantenimento, all'incremento e alla valorizzazione delle produzioni non legnose, rientrano nelle attivita' di gestione forestale.
2. Lo Stato e le regioni, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, sostengono e promuovono le attivita' di gestione forestale di cui al comma 1.
3. Le regioni definiscono e attuano le pratiche selvicolturali piu' idonee al trattamento del bosco, alle necessita' di tutela dell'ambiente, del paesaggio e del suolo, alle esigenze socio-economiche locali, alle produzioni legnose e non legnose, alle esigenze di fruizione e uso pubblico del patrimonio forestale anche in continuita' con le pratiche silvo-pastorali tradizionali o ordinarie.
4. Le regioni disciplinano, anche in deroga alle disposizioni del presente articolo, le attivita' di gestione forestale coerentemente con le specifiche misure in materia di conservazione di habitat e specie di interesse europeo e nazionale. La disposizione di cui al precedente periodo si applica, ove non gia' autonomamente disciplinate, anche alle superfici forestali ricadenti all'interno delle aree naturali protette di cui all'articolo 2 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, o all'interno dei siti della Rete ecologica istituita ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 e di altre aree di particolare pregio e interesse da tutelare.
5. Nell'ambito delle attivita' di gestione forestale di cui al comma 1, si applicano le seguenti disposizioni selvicolturali secondo i criteri di attuazione e garanzia stabiliti dalle regioni:
a) e' sempre vietata la pratica selvicolturale del taglio a raso dei boschi, fatti salvi gli interventi urgenti disposti dalle regioni ai fini della difesa fitosanitaria, del ripristino post-incendio o per altri motivi di rilevante e riconosciuto interesse pubblico, a condizione che sia assicurata la rinnovazione naturale o artificiale del bosco;
b) e' sempre vietata la pratica selvicolturale del taglio a raso nei boschi di alto fusto e nei boschi cedui non matricinati, fatti salvi gli interventi autorizzati dalle regioni o previsti dai piani di gestione forestale o dagli strumenti equivalenti, nel rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 146 e 149 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, purche' siano trascorsi almeno cinque anni dall'ultimo intervento, sia garantita un'adeguata distribuzione nello spazio delle tagliate al fine di evitare contiguita' tra le stesse, e a condizione che sia assicurata la rinnovazione naturale o artificiale del bosco;
c) e' sempre vietata la conversione dei boschi governati o avviati a fustaia in boschi governati a ceduo, fatti salvi gli interventi autorizzati dalle regioni e volti al mantenimento del governo a ceduo in presenza di adeguata capacita' di rigenerazione vegetativa, anche a fini ambientali, paesaggistici e di difesa fitosanitaria, nonche' per garantire una migliore stabilita' idrogeologica dei versanti.
6. Le regioni individuano, nel rispetto delle norme nazionali e regionali vigenti, gli interventi di ripristino obbligatori da attuare in caso di violazioni delle norme che disciplinano le attivita' di gestione forestale, comprese le modalita' di sostituzione diretta o di affidamento, mediante procedura ad evidenza pubblica ovvero mediante affidamento ad enti delegati dalle stesse per la gestione forestale, dei lavori di ripristino dei terreni interessati dalle violazioni, anche previa occupazione temporanea e comunque senza obbligo di corrispondere alcuna indennita'. Nel caso in cui dalle violazioni di cui al precedente periodo derivi un danno o un danno ambientale ai sensi della direttiva 2004/35/CE del Parlamento e del Consiglio del 21 aprile 2004, dovra' procedersi alla riparazione dello stesso ai sensi della medesima direttiva e della relativa normativa interna di recepimento.
7. In attuazione del regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, e' vietata la sostituzione dei soprassuoli di specie forestali autoctone con specie esotiche. Le regioni favoriscono la rinaturalizzazione degli imboschimenti artificiali e la tutela delle specie autoctone rare e sporadiche, nonche' il rilascio di piante ad invecchiamento indefinito e di necromassa in piedi o al suolo, senza compromettere la stabilita' delle formazioni forestali e in particolare la loro resistenza agli incendi boschivi.
8. Le regioni, coerentemente con quanto previsto dalla Strategia forestale dell'Unione europea COM (2013) n. 659 del 20 settembre 2013, promuovono sistemi di pagamento dei servizi ecosistemici ed ambientali (PSE) generati dalle attivita' di gestione forestale sostenibile e dall'assunzione di specifici impegni silvo-ambientali informando e sostenendo i proprietari, i gestori e i beneficiari dei servizi nella definizione, nel monitoraggio e nel controllo degli accordi contrattuali. I criteri di definizione dei sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici ed ambientali (PSE) risultano essere quelli di cui all'articolo 70 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, con particolare riguardo ai beneficiari finali del sistema di pagamento indicati alla lettera h) del comma 2 del predetto articolo 70.
9. La promozione di sistemi PSE di cui al comma 8, deve avvenire anche nel rispetto dei seguenti principi e criteri generali:
a) la volontarieta' dell'accordo, che dovra' definire le modalita' di fornitura e di pagamento del servizio;
b) l'addizionalita' degli interventi oggetto di PSE rispetto alle condizioni ordinarie di offerta dei servizi;
c) la permanenza delle diverse funzioni di tutela ambientale presenti prima dell'accordo.
10. Le pratiche selvicolturali previste dagli strumenti di pianificazione forestale vigenti, condotte senza compromettere la stabilita' delle formazioni forestali e comunque senza il ricorso al taglio raso nei governi ad alto fusto, inclusa l'ordinaria gestione del bosco governato a ceduo, finalizzate ad ottenere la rinnovazione naturale del bosco, la conversione del governo da ceduo ad alto fusto e il mantenimento al governo ad alto fusto, sono ascrivibili a buona pratica forestale e assoggettabili agli impegni silvo-ambientali di cui al comma 8.
11. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono adottate disposizioni per la definizione di criteri minimi nazionali per il riconoscimento dello stato di abbandono delle attivita' agropastorali preesistenti per le superfici di cui all'articolo 5, comma 2, lettera a). Le regioni si adeguano alle disposizioni di cui al precedente periodo entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al presente comma.
12. Con i piani paesaggistici regionali, ovvero con specifici accordi di collaborazione stipulati tra le regioni e i competenti organi territoriali del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, vengono concordati gli interventi previsti ed autorizzati dalla normativa in materia, riguardanti le pratiche selvicolturali, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di conservazione, da eseguirsi nei boschi tutelati ai sensi dell'articolo 136 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e ritenuti paesaggisticamente compatibili con i valori espressi nel provvedimento di vincolo. Gli interventi di cui al periodo precedente, vengono definiti nel rispetto delle linee guida nazionali di individuazione e di gestione forestale delle aree ritenute meritevoli di tutela, da adottarsi con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dei beni delle attivita' culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.
13. Le pratiche selvicolturali, i trattamenti e i tagli selvicolturali di cui all'articolo 3, comma 2, lettera c), eseguiti in conformita' alle disposizioni del presente decreto ed alle norme regionali, sono equiparati ai tagli colturali di cui all'articolo 149, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.

Note all'art. 7:
- Per i riferimenti all'articolo 2 della legge 6
dicembre 1991, n. 394, si veda nelle note all'articolo 6.
- Per i riferimenti alla direttiva 92/43/CEE del
Consiglio del 21 maggio 1992, si veda nelle note
all'articolo 6.
- Si riporta il testo degli articoli 146 e 149 del
citato decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42:
«Art. 146. (Autorizzazione). 1. I proprietari,
possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili ed
aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, a
termini dell'articolo 142, o in base alla legge, a termini
degli articoli 136, 143, comma 1, lettera d), e 157, non
possono distruggerli, ne' introdurvi modificazioni che
rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di
protezione.
2. I soggetti di cui al comma 1 hanno l'obbligo di
presentare alle amministrazioni competenti il progetto
degli interventi che intendano intraprendere, corredato
della prescritta documentazione, ed astenersi dall'avviare
i lavori fino a quando non ne abbiano ottenuta
l'autorizzazione.
3. La documentazione a corredo del progetto e'
preordinata alla verifica della compatibilita' fra
interesse paesaggistico tutelato ed intervento progettato.
Essa e' individuata, su proposta del Ministro, con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la
Conferenza Stato-regioni, e puo' essere aggiornata o
integrata con il medesimo procedimento.
4. L'autorizzazione paesaggistica costituisce atto
autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire o
agli altri titoli legittimanti l'intervento
urbanistico-edilizio. Fuori dai casi di cui all'articolo
167, commi 4 e 5, l'autorizzazione non puo' essere
rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione,
anche parziale, degli interventi. L'autorizzazione e'
efficace per un periodo di cinque anni, scaduto il quale
l'esecuzione dei progettati lavori deve essere sottoposta a
nuova autorizzazione. I lavori iniziati nel corso del
quinquennio di efficacia dell'autorizzazione possono essere
conclusi entro e non oltre l'anno successivo la scadenza
del quinquennio medesimo. Il termine di efficacia
dell'autorizzazione decorre dal giorno in cui acquista
efficacia il titolo edilizio eventualmente necessario per
la realizzazione dell'intervento, a meno che il ritardo in
ordine al rilascio e alla conseguente efficacia di
quest'ultimo non sia dipeso da circostanze imputabili
all'interessato.
5. Sull'istanza di autorizzazione paesaggistica si
pronuncia la regione, dopo avere acquisito il parere
vincolante del soprintendente in relazione agli interventi
da eseguirsi su immobili ed aree sottoposti a tutela dalla
legge o in base alla legge, ai sensi del comma 1, salvo
quanto disposto all'articolo 143, commi 4 e 5. Il parere
del soprintendente, all'esito dell'approvazione delle
prescrizioni d'uso dei beni paesaggistici tutelati,
predisposte ai sensi degli articoli 140, comma 2, 141,
comma 1, 141-bis e 143, comma 1, lettere b), c) e d),
nonche' della positiva verifica da parte del Ministero, su
richiesta della regione interessata, dell'avvenuto
adeguamento degli strumenti urbanistici, assume natura
obbligatoria non vincolante ed e' reso nel rispetto delle
previsioni e delle prescrizioni del piano paesaggistico,
entro il termine di quarantacinque giorni dalla ricezione
degli atti, decorsi i quali l'amministrazione competente
provvede sulla domanda di autorizzazione.
6. La regione esercita la funzione autorizzatoria in
materia di paesaggio avvalendosi di propri uffici dotati di
adeguate competenze tecnico-scientifiche e idonee risorse
strumentali. Puo' tuttavia delegarne l'esercizio, per i
rispettivi territori, a province, a forme associative e di
cooperazione fra enti locali come definite dalle vigenti
disposizioni sull'ordinamento degli enti locali, agli enti
parco, ovvero a comuni, purche' gli enti destinatari della
delega dispongano di strutture in grado di assicurare un
adeguato livello di competenze tecnico-scientifiche nonche'
di garantire la differenziazione tra attivita' di tutela
paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in
materia urbanistico-edilizia.
7. L'amministrazione competente al rilascio
dell'autorizzazione paesaggistica, ricevuta l'istanza
dell'interessato, verifica se ricorrono i presupposti per
l'applicazione dell'articolo 149, comma 1, alla stregua dei
criteri fissati ai sensi degli articoli 140, comma 2, 141,
comma 1, 141-bis e 143, comma 1, lettere b), c) e d).
Qualora detti presupposti non ricorrano, l'amministrazione
verifica se l'istanza stessa sia corredata della
documentazione di cui al comma 3, provvedendo, ove
necessario, a richiedere le opportune integrazioni e a
svolgere gli accertamenti del caso. Entro quaranta giorni
dalla ricezione dell'istanza, l'amministrazione effettua
gli accertamenti circa la conformita' dell'intervento
proposto con le prescrizioni contenute nei provvedimenti di
dichiarazione di interesse pubblico e nei piani
paesaggistici e trasmette al soprintendente la
documentazione presentata dall'interessato, accompagnandola
con una relazione tecnica illustrativa nonche' con una
proposta di provvedimento, e da' comunicazione
all'interessato dell'inizio del procedimento e
dell'avvenuta trasmissione degli atti al soprintendente, ai
sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di
procedimento amministrativo.
8. Il soprintendente rende il parere di cui al comma 5,
limitatamente alla compatibilita' paesaggistica del
progettato intervento nel suo complesso ed alla conformita'
dello stesso alle disposizioni contenute nel piano
paesaggistico ovvero alla specifica disciplina di cui
all'articolo 140, comma 2, entro il termine di
quarantacinque giorni dalla ricezione degli atti. Il
soprintendente, in caso di parere negativo, comunica agli
interessati il preavviso di provvedimento negativo ai sensi
dell'articolo 10-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241.
Entro venti giorni dalla ricezione del parere,
l'amministrazione provvede in conformita'.
9. Decorsi inutilmente sessanta giorni dalla ricezione
degli atti da parte del soprintendente senza che questi
abbia reso il prescritto parere, l'amministrazione
competente provvede comunque sulla domanda di
autorizzazione. Con regolamento da emanarsi ai sensi
dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.
400, entro il 31 dicembre 2008, su proposta del Ministro
d'intesa con la Conferenza unificata, salvo quanto previsto
dall'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281, sono stabilite procedure semplificate per il rilascio
dell'autorizzazione in relazione ad interventi di lieve
entita' in base a criteri di snellimento e concentrazione
dei procedimenti, ferme, comunque, le esclusioni di cui
agli articoli 19, comma 1 e 20, comma 4 della legge 7
agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni.
10. Decorso inutilmente il termine indicato all'ultimo
periodo del comma 8 senza che l'amministrazione si sia
pronunciata, l'interessato puo' richiedere l'autorizzazione
in via sostitutiva alla regione, che vi provvede, anche
mediante un commissario ad acta, entro sessanta giorni dal
ricevimento della richiesta. Qualora la regione non abbia
delegato gli enti indicati al comma 6 al rilascio
dell'autorizzazione paesaggistica, e sia essa stessa
inadempiente, la richiesta del rilascio in via sostitutiva
e' presentata al soprintendente.
11. L'autorizzazione paesaggistica e' trasmessa, senza
indugio, alla soprintendenza che ha reso il parere nel
corso del procedimento, nonche', unitamente allo stesso
parere, alla regione ovvero agli altri enti pubblici
territoriali interessati e, ove esistente, all'ente parco
nel cui territorio si trova l'immobile o l'area sottoposti
al vincolo.
12. L'autorizzazione paesaggistica e' impugnabile, con
ricorso al tribunale amministrativo regionale o con ricorso
straordinario al Presidente della Repubblica, dalle
associazioni portatrici di interessi diffusi individuate ai
sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di
ambiente e danno ambientale, e da qualsiasi altro soggetto
pubblico o privato che ne abbia interesse. Le sentenze e le
ordinanze del Tribunale amministrativo regionale possono
essere appellate dai medesimi soggetti, anche se non
abbiano proposto ricorso di primo grado.
13. Presso ogni amministrazione competente al rilascio
dell'autorizzazione paesaggistica e' istituito un elenco
delle autorizzazioni rilasciate, aggiornato almeno ogni
trenta giorni e liberamente consultabile, anche per via
telematica, in cui e' indicata la data di rilascio di
ciascuna autorizzazione, con la annotazione sintetica del
relativo oggetto. Copia dell'elenco e' trasmessa
trimestralmente alla regione e alla soprintendenza, ai fini
dell'esercizio delle funzioni di vigilanza.
14. Le disposizioni dei commi da 1 a 13 si applicano
anche alle istanze concernenti le attivita' di coltivazione
di cave e torbiere nonche' per le attivita' minerarie di
ricerca ed estrazione incidenti sui beni di cui
all'articolo 134.
15.
16. Dall'attuazione del presente articolo non devono
derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza
pubblica.»
«Art. 149. (Interventi non soggetti ad autorizzazione).
1. Fatta salva l'applicazione dell'articolo 143, comma 4,
lettera a), non e' comunque richiesta l'autorizzazione
prescritta dall'articolo 146, dall'articolo 147 e
dall'articolo 159:
a) per gli interventi di manutenzione ordinaria,
straordinaria, di consolidamento statico e di restauro
conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e
l'aspetto esteriore degli edifici;
b) per gli interventi inerenti l'esercizio
dell'attivita' agro-silvo-pastorale che non comportino
alterazione permanente dello stato dei luoghi con
costruzioni edilizie ed altre opere civili, e sempre che si
tratti di attivita' ed opere che non alterino l'assetto
idrogeologico del territorio;
c) per il taglio colturale, la forestazione, la
riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di
conservazione da eseguirsi nei boschi e nelle foreste
indicati dall'articolo 142, comma 1, lettera g), purche'
previsti ed autorizzati in base alla normativa in
materia.».
- La direttiva 2004/35/CE del Parlamento e del
Consiglio del 21 aprile 2004 sulla responsabilita'
ambientale in materia di prevenzione e riparazione del
danno ambientale, e' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
dell'Unione europea 30 aprile 2004, n. L 143.
- Per i riferimenti del regolamento (UE) n. 1143/2014
del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014,
si veda nelle note all'articolo 5.
- Si riporta il testo dell'articolo 70 della legge 28
dicembre 2015, n. 221, recante disposizioni in materia
ambientale per promuovere misure di green economy e per il
contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali,
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2016, n. 13:
«Art. 70. (Delega al Governo per l'introduzione di
sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e
ambientali). 1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro
sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente
legge, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica, uno o piu' decreti legislativi per l'introduzione
di un sistema di pagamento dei servizi ecosistemici e
ambientali (PSEA).
2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono
adottati, previa intesa in sede di Conferenza unificata di
cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997,
n. 281, e successive modificazioni, nel rispetto dei
seguenti principi e criteri direttivi:
a) prevedere che il sistema di PSEA sia definito
quale remunerazione di una quota di valore aggiunto
derivante, secondo meccanismi di carattere negoziale, dalla
trasformazione dei servizi ecosistemici e ambientali in
prodotti di mercato, nella logica della transazione diretta
tra consumatore e produttore, ferma restando la
salvaguardia nel tempo della funzione collettiva del bene;
b) prevedere che il sistema di PSEA sia attivato, in
particolare, in presenza di un intervento pubblico di
assegnazione in concessione di un bene naturalistico di
interesse comune, che deve mantenere intatte o incrementare
le sue funzioni;
c) prevedere che nella definizione del sistema di
PSEA siano specificamente individuati i servizi oggetto di
remunerazione, il loro valore, nonche' i relativi obblighi
contrattuali e le modalita' di pagamento;
d) prevedere che siano in ogni caso remunerati i
seguenti servizi: fissazione del carbonio delle foreste e
dell'arboricoltura da legno di proprieta' demaniale,
collettiva e privata; regimazione delle acque nei bacini
montani; salvaguardia della biodiversita' delle prestazioni
ecosistemiche e delle qualita' paesaggistiche;
utilizzazione di proprieta' demaniali e collettive per
produzioni energetiche;
e) prevedere che nel sistema di PSEA siano
considerati interventi di pulizia e manutenzione dell'alveo
dei fiumi e dei torrenti;
f) prevedere che sia riconosciuto il ruolo svolto
dall'agricoltura e dal territorio agroforestale nei
confronti dei servizi ecosistemici, prevedendo meccanismi
di incentivazione attraverso cui il pubblico operatore
possa creare programmi con l'obiettivo di remunerare gli
imprenditori agricoli che proteggono, tutelano o forniscono
i servizi medesimi;
g) coordinare e razionalizzare ogni altro analogo
strumento e istituto gia' esistente in materia;
h) prevedere che beneficiari finali del sistema di
PSEA siano i comuni, le loro unioni, le aree protette, le
fondazioni di bacino montano integrato e le organizzazioni
di gestione collettiva dei beni comuni, comunque
denominate;
i) introdurre forme di premialita' a beneficio dei
comuni che utilizzano, in modo sistematico, sistemi di
contabilita' ambientale e urbanistica e forme innovative di
rendicontazione dell'azione amministrativa;
l) ritenere precluse le attivita' di stoccaggio di
gas naturale in acquiferi profondi.
3. Gli schemi dei decreti legislativi, corredati di
relazione tecnica che dia conto della neutralita'
finanziaria dei medesimi, sono trasmessi alla Camera dei
deputati e al Senato della Repubblica affinche' su di essi
siano espressi, entro trenta giorni dalla data di
assegnazione, i pareri delle Commissioni competenti per
materia e per i profili finanziari. Decorso tale termine, i
decreti possono essere comunque emanati. Qualora il termine
per l'espressione dei pareri parlamentari di cui al
presente comma scada nei trenta giorni che precedono o
seguono la scadenza del termine previsto al comma 1,
quest'ultimo e' prorogato di tre mesi.».
- Per i riferimenti all'articolo 15 della legge 7
agosto 1990, n. 241, si veda nelle note all'articolo 4.
- Si riporta il testo dell'articolo 136 del citato
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42:
«Art. 136. (Immobili ed aree di notevole interesse
pubblico). 1. Sono soggetti alle disposizioni di questo
Titolo per il loro notevole interesse pubblico:
a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di
bellezza naturale, singolarita' geologica o memoria
storica, ivi compresi gli alberi monumentali;
b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati
dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice,
che si distinguono per la loro non comune bellezza;
c) i complessi di cose immobili che compongono un
caratteristico aspetto avente valore estetico e
tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici;
d) le bellezze panoramiche e cosi' pure quei punti di
vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si
goda lo spettacolo di quelle bellezze.».
- Per i riferimenti all'articolo 149 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, si veda nelle note
all'articolo 7.
 
Art. 8

Disciplina della trasformazione del bosco
e opere compensative

1. Ogni intervento che comporti l'eliminazione della vegetazione arborea e arbustiva esistente, finalizzato ad attivita' diverse dalla gestione forestale come definita all'articolo 7, comma 1, costituisce trasformazione del bosco.
2. E' vietato ogni intervento di trasformazione del bosco che determini un danno o un danno ambientale ai sensi della direttiva 2004/35/CE e della relativa normativa interna di recepimento e che non sia stato preventivamente autorizzato, ove previsto, ai sensi dell'articolo 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, delle disposizioni dei piani paesaggistici regionali ovvero ai fini del ripristino delle attivita' agricole tradizionali e della realizzazione di opere di rilevante interesse pubblico e di viabilita' forestale connessa alle attivita' selvicolturali e alla protezione dei boschi dagli incendi, sempre che la trasformazione del bosco risulti compatibile con le esigenze di difesa idrogeologica, di stabilita' dei terreni, di regime delle acque, di difesa dalle valanghe e dalla caduta dei massi, di conservazione della biodiversita' e di tutela della pubblica incolumita'.
3. La trasformazione del bosco disposta nel rispetto del presente articolo deve essere compensata a cura e spese del destinatario dell'autorizzazione alla trasformazione. Le regioni stabiliscono i criteri di definizione delle opere e dei servizi di compensazione per gli interventi di trasformazione del bosco, nonche' gli interventi di ripristino obbligatori da applicare in caso di eventuali violazioni all'obbligo di compensazione. Le regioni, sulla base delle linee guida adottate con il decreto di cui al comma 8, stabiliscono inoltre i casi di esonero dagli interventi compensativi. La trasformazione del bosco che determini un danno o un danno ambientale ai sensi del comma 2, deve essere oggetto di riparazione ai sensi della direttiva 2004/35/CE e della relativa normativa interna di recepimento.
4. Le compensazioni previste dal comma 3 per la trasformazione del bosco che non determini un danno o un danno ambientale ai sensi della direttiva 2004/35/CE, possono essere realizzate con opere e servizi di:
a) miglioramento e restauro dei boschi esistenti nonche' del paesaggio forestale in ambito rurale, urbano e periurbano;
b) rimboschimenti e creazione di nuovi boschi su terreni non boscati e in aree con basso coefficiente di boscosita', tramite l'utilizzo di specie autoctone, preferibilmente di provenienza locale e certificata, anche al fine di ricongiungere cenosi forestali frammentate e comunque in conformita' alle disposizioni attuative della direttiva 1999/105/CE del Consiglio del 22 dicembre 1999. I nuovi boschi realizzati a seguito degli interventi di compensazione sono equiparati a bosco;
c) sistemazioni idraulico-forestali o idraulico-agrarie o realizzazione e sistemazione di infrastrutture forestali al servizio del bosco e funzionali alla difesa idrogeologica del territorio, che rispettino i criteri e requisiti tecnici adottati ai sensi dell'articolo 9, comma 2;
d) prevenzione di incendi boschivi e di rischi naturali e antropici;
e) altre opere, azioni o servizi compensativi di utilita' forestale volti a garantire la tutela e valorizzazione socio-economica, ambientale e paesaggistica dei boschi esistenti o il riequilibrio idrogeologico nelle aree geografiche piu' sensibili.
5. I richiedenti l'autorizzazione alla trasformazione del bosco, presentano i progetti delle opere o dei servizi compensativi alle regioni che individuano le aree dove dovra' essere effettuato l'intervento a cura e spese del destinatario. Ove non diversamente previsto dalla legislazione regionale, tali aree sono individuate all'interno del medesimo bacino idrografico nel quale e' stata autorizzata la trasformazione del bosco. Ai fini dell'esecuzione degli interventi compensativi, le regioni prevedono la prestazione di adeguate garanzie.
6. In luogo dell'esecuzione diretta degli interventi compensativi, le regioni possono prevedere, relativamente agli interventi di trasformazione del bosco che non determinino un danno o un danno ambientale ai sensi della direttiva 2004/35/CE, che il soggetto autorizzato versi in uno specifico fondo forestale regionale una quota almeno corrispondente all'importo stimato dell'opera o al servizio compensativo previsto. Le regioni destinano tale somma alla realizzazione degli interventi di cui al comma 4, anche se ricadenti in altri bacini idrografici, considerando gli eventuali aspetti sperequativi tra l'area in cui e' realizzata la trasformazione del bosco e gli interventi compensativi.
7. I boschi aventi funzione di protezione diretta di abitati, di beni e infrastrutture strategiche, individuati e riconosciuti dalle regioni, non possono essere trasformati e non puo' essere mutata la destinazione d'uso del suolo, fatti salvi i casi legati a motivi imperativi di rilevante interesse pubblico nonche' le disposizioni della direttiva 2004/35/CE e della relativa normativa interna di recepimento.
8. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono adottate linee guida per la definizione di criteri minimi nazionali per l'esonero dagli interventi compensativi di cui al comma 3. Le regioni si adeguano alle disposizioni di cui al precedente periodo entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto.

Note all'art. 8:
- Per i riferimenti della direttiva 2004/35/CE del
Parlamento e del Consiglio del 21 aprile 2004, si veda
nelle note all'articolo 7.
- Per i riferimenti all'articolo 146 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, si veda nelle note
all'articolo 7.
- La direttiva 1999/105/CE del Consiglio del 22
dicembre 1999 relativa alla commercializzazione dei
materiali forestali di moltiplicazione, e' pubblicata
nellaGazzetta Ufficiale dell'Unione europea 15 gennaio
2000, n. L 11.
 
Art. 9

Disciplina della viabilita' forestale
e delle opere connesse alla gestione del bosco

1. La viabilita' forestale e silvo-pastorale di cui all'articolo 3, comma 2, lettera f), e' volta a garantire la salvaguardia ambientale, l'espletamento delle normali attivita' agro-silvo-pastorali, la tutela e la gestione attiva del territorio, la sorveglianza, la prevenzione e l'estinzione degli incendi boschivi, il pronto intervento contro eventi calamitosi di origine naturale e antropica, le attivita' di vigilanza e di soccorso, gli altri compiti di interesse pubblico, la conservazione del paesaggio tradizionale nonche' le attivita' professionali, didattiche e scientifiche.
2. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, adottato di concerto con il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono approvate disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali inerenti gli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilita' forestale e silvo-pastorale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico-forestale.
3. Le regioni si adeguano alle disposizioni di cui al comma 2 entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 2.
 
Art. 10

Promozione ed esercizio
delle attivita' selvicolturali di gestione

1. Le regioni promuovono la crescita delle imprese che operano nel settore forestale e ambientale, della selvicoltura e delle utilizzazioni forestali, nella gestione, difesa, tutela del territorio e nel settore delle sistemazioni idraulico-forestali, nonche' nel settore della prima trasformazione e commercializzazione dei prodotti legnosi quali tronchi, ramaglie e cimali, se svolta congiuntamente ad almeno una delle pratiche o degli interventi di cui all'articolo 7, comma 1. Promuovono altresi' la formazione e l'aggiornamento professionale degli operatori, anche al fine di garantire la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio.
2. Per i fini di cui al comma 1, le regioni istituiscono elenchi o albi delle imprese che eseguono lavori o forniscono servizi nei settori sopra indicati, articolati per categorie o sezioni distinte a seconda della diversa natura giuridica delle imprese tenendo anche conto delle loro capacita' tecnico-economiche e della tipologia di prestazioni e prevedendo in ogni caso una specifica categoria per le imprese agricole di cui all'articolo 2135 del codice civile, coerentemente con i criteri minimi nazionali di cui al comma 8, lettera a).
3. Fatti salvi i motivi di esclusione di cui all'articolo 80 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, agli elenchi o albi di cui al comma 2 possono iscriversi le imprese, in forma singola e associata, che siano in possesso dei requisiti generali, professionali e tecnici necessari per lo svolgimento delle attivita' di cui al comma 1. Le imprese di cui al primo periodo possono essere partecipate anche dai proprietari di aree agro-silvo-pastorali. La partecipazione da parte di proprietari pubblici avviene in deroga al disposto di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175.
4. Le regioni, conformemente alla disciplina vigente in materia di contratti pubblici, dettano norme per la concessione in gestione delle superfici forestali pubbliche agli operatori iscritti agli elenchi o agli albi di cui al comma 2 o ad altri soggetti pubblici o privati, al fine di favorirne la gestione attiva, assicurandosi che resti inalterata la superficie, la stabilita' ecosistemica, la destinazione economica e la multifunzionalita' dei boschi. Costituisce titolo preferenziale ai fini della concessione in gestione delle superfici forestali pubbliche, la partecipazione di imprese iscritte negli elenchi o negli albi di cui al comma 2 ed aventi centro aziendale entro un raggio di 70 chilometri dalla superficie forestale oggetto di concessione.
5. Al fine di garantire la tutela e la gestione attiva delle risorse agro-silvo-pastorali, il miglioramento dei fondi abbandonati e la ricostituzione di unita' produttive economicamente sostenibili in grado di favorire l'occupazione, la costituzione ed il consolidamento di nuove attivita' imprenditoriali, le regioni promuovono l'associazionismo fondiario tra i proprietari dei terreni pubblici o privati, anche in deroga al disposto di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, nonche' la costituzione e la partecipazione ai consorzi forestali, a cooperative che operano prevalentemente in campo forestale o ad altre forme associative tra i proprietari e i titolari della gestione dei beni terrieri, valorizzando la gestione associata delle piccole proprieta', i demani, le proprieta' collettive e gli usi civici delle popolazioni.
6. Le cooperative forestali e i loro consorzi che forniscono in via prevalente, anche nell'interesse di terzi, servizi in ambito forestale e lavori nel settore della selvicoltura, ivi comprese le sistemazioni idraulico-forestali, sono equiparati agli imprenditori agricoli. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono disciplinate le condizioni di equiparazione di cui al presente comma.
7. Le regioni definiscono coerentemente con i criteri nazionali minimi di cui al comma 8, lettera b), i criteri per la formazione professionale degli operatori forestali e i requisiti professionali minimi per l'esecuzione degli interventi di gestione forestale in relazione alla loro natura e complessita'.
8. Con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, adottato d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono definite apposite disposizioni per la definizione:
a) dei criteri minimi nazionali per l'iscrizione agli elenchi o albi regionali di cui al comma 2;
b) dei criteri minimi nazionali per la formazione professionale degli operatori forestali e per l'esecuzione degli interventi di gestione forestale di cui al comma 7, in coerenza con gli indirizzi europei.
9. Le regioni si adeguano alle disposizioni emanate ai sensi del comma 8 entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 8. Nelle more della definizione dei predetti criteri, gli elenchi o gli albi gia' istituiti dalle regioni conservano la propria efficacia.
10. Le regioni promuovono la certificazione volontaria della gestione forestale sostenibile e la tracciabilita' dei prodotti forestali, l'utilizzo di prodotti forestali certificati nelle politiche di acquisto pubblico nonche' la valorizzazione della bioeconomia forestale e delle produzioni legnose e non legnose di qualita', con particolare attenzione ai servizi ambientali forniti dagli ecosistemi forestali.
11. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, d'intesa con le regioni e le province autonome, intraprende azioni volte a contrastare il commercio di legname e dei prodotti in legno di provenienza illegale in attuazione degli indirizzi internazionali, del regolamento (CE) n. 2173/2005 del Consiglio del 20 dicembre 2005, del regolamento (UE) n. 995/2010 del Parlamento e del Consiglio del 20 ottobre 2010 e nel rispetto di quanto previsto agli articoli 7 e 10 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177.
12. Le imprese iscritte agli albi di cui al comma 2 sono esonerate dall'obbligo di iscrizione al registro degli operatori previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 30 ottobre 2014, n. 178.
13. All'attuazione del presente articolo si fa fronte nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
14. Continuano a trovare applicazione le disposizioni di cui all'articolo 17 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, all'articolo 15 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, ed all'articolo 2, comma 134, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

Note all'art. 10:
- Si riporta il testo dell'articolo 2135 del codice
civile:
«Art. 2135. (Imprenditore agricolo). E' imprenditore
agricolo chi esercita una delle seguenti attivita':
coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di
animali e attivita' connesse.
- Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per
allevamento di animali si intendono le attivita' dirette
alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una
fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o
animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il
bosco o le acque dolci, salmastre o marine.
- Si intendono comunque connesse le attivita',
esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla
manipolazione, conservazione, trasformazione,
commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto
prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del
fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonche' le
attivita' dirette alla fornitura di beni o servizi mediante
l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse
dell'azienda normalmente impiegate nell'attivita' agricola
esercitata, ivi comprese le attivita' di valorizzazione del
territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di
ricezione ed ospitalita' come definite dalla legge.».
- Si riporta il testo dell'articolo 80 del decreto
legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti
pubblici), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 19 aprile
2016, n. 91, supplemento ordinario:
«Art. 80. (Motivi di esclusione). 1. Costituisce motivo
di esclusione di un operatore economico dalla
partecipazione a una procedura d'appalto o concessione, la
condanna con sentenza definitiva o decreto penale di
condanna divenuto irrevocabile o sentenza di applicazione
della pena su richiesta ai sensi dell'articolo 444 del
codice di procedura penale, anche riferita a un suo
subappaltatore nei casi di cui all'articolo 105, comma 6,
per uno dei seguenti reati:
a) delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli
416, 416-bis del codice penale ovvero delitti commessi
avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo
416-bis ovvero al fine di agevolare l'attivita' delle
associazioni previste dallo stesso articolo, nonche' per i
delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 74 del
decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n.
309, dall'articolo 291-quater del decreto del Presidente
della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43 e dall'articolo 260
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in quanto
riconducibili alla partecipazione a un'organizzazione
criminale, quale definita all'articolo 2 della decisione
quadro 2008/841/GAI del Consiglio;
b) delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli
317, 318, 319, 319-ter, 319-quater, 320, 321, 322, 322-bis,
346-bis, 353, 353-bis, 354, 355 e 356 del codice penale
nonche' all'articolo 2635 del codice civile;
b-bis) false comunicazioni sociali di cui agli
articoli 2621 e 2622 del codice civile;
c) frode ai sensi dell'articolo 1 della convenzione
relativa alla tutela degli interessi finanziari delle
Comunita' europee;
d) delitti, consumati o tentati, commessi con
finalita' di terrorismo, anche internazionale, e di
eversione dell'ordine costituzionale reati terroristici o
reati connessi alle attivita' terroristiche;
e) delitti di cui agli articoli 648-bis, 648-ter e
648-ter.1 del codice penale, riciclaggio di proventi di
attivita' criminose o finanziamento del terrorismo, quali
definiti all'articolo 1 del decreto legislativo 22 giugno
2007, n. 109 e successive modificazioni;
f) sfruttamento del lavoro minorile e altre forme di
tratta di esseri umani definite con il decreto legislativo
4 marzo 2014, n. 24;
g) ogni altro delitto da cui derivi, quale pena
accessoria, l'incapacita' di contrattare con la pubblica
amministrazione.
2. Costituisce altresi' motivo di esclusione la
sussistenza, con riferimento ai soggetti indicati al comma
3, di cause di decadenza, di sospensione o di divieto
previste dall'articolo 67 del decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159 o di un tentativo di infiltrazione
mafiosa di cui all'articolo 84, comma 4, del medesimo
decreto. Resta fermo quanto previsto dagli articoli 88,
comma 4-bis, e 92, commi 2 e 3, del decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159, con riferimento rispettivamente
alle comunicazioni antimafia e alle informazioni antimafia.
3. L'esclusione di cui ai commi 1 e 2 va disposta se la
sentenza o il decreto ovvero la misura interdittiva sono
stati emessi nei confronti: del titolare o del direttore
tecnico, se si tratta di impresa individuale; di un socio o
del direttore tecnico, se si tratta di societa' in nome
collettivo; dei soci accomandatari o del direttore tecnico,
se si tratta di societa' in accomandita semplice; dei
membri del consiglio di amministrazione cui sia stata
conferita la legale rappresentanza, ivi compresi institori
e procuratori generali, dei membri degli organi con poteri
di direzione o di vigilanza o dei soggetti muniti di poteri
di rappresentanza, di direzione o di controllo, del
direttore tecnico o del socio unico persona fisica, ovvero
del socio di maggioranza in caso di societa' con meno di
quattro soci, se si tratta di altro tipo di societa' o
consorzio. In ogni caso l'esclusione e il divieto operano
anche nei confronti dei soggetti cessati dalla carica
nell'anno antecedente la data di pubblicazione del bando di
gara, qualora l'impresa non dimostri che vi sia stata
completa ed effettiva dissociazione della condotta
penalmente sanzionata; l'esclusione non va disposta e il
divieto non si applica quando il reato e' stato
depenalizzato ovvero quando e' intervenuta la
riabilitazione ovvero quando il reato e' stato dichiarato
estinto dopo la condanna ovvero in caso di revoca della
condanna medesima.
4. Un operatore economico e' escluso dalla
partecipazione a una procedura d'appalto se ha commesso
violazioni gravi, definitivamente accertate, rispetto agli
obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei
contributi previdenziali, secondo la legislazione italiana
o quella dello Stato in cui sono stabiliti. Costituiscono
gravi violazioni quelle che comportano un omesso pagamento
di imposte e tasse superiore all'importo di cui
all'articolo 48-bis, commi 1 e 2-bis del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602.
Costituiscono violazioni definitivamente accertate quelle
contenute in sentenze o atti amministrativi non piu'
soggetti ad impugnazione. Costituiscono gravi violazioni in
materia contributiva e previdenziale quelle ostative al
rilascio del documento unico di regolarita' contributiva
(DURC), di cui al decreto del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali 30 gennaio 2015, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 125 del 1° giugno 2015, ovvero delle
certificazioni rilasciate dagli enti previdenziali di
riferimento non aderenti al sistema dello sportello unico
previdenziale. Il presente comma non si applica quando
l'operatore economico ha ottemperato ai suoi obblighi
pagando o impegnandosi in modo vincolante a pagare le
imposte o i contributi previdenziali dovuti, compresi
eventuali interessi o multe, purche' il pagamento o
l'impegno siano stati formalizzati prima della scadenza del
termine per la presentazione delle domande.
5. Le stazioni appaltanti escludono dalla
partecipazione alla procedura d'appalto un operatore
economico in una delle seguenti situazioni, anche riferita
a un suo subappaltatore nei casi di cui all'articolo 105,
comma 6, qualora:
a) la stazione appaltante possa dimostrare con
qualunque mezzo adeguato la presenza di gravi infrazioni
debitamente accertate alle norme in materia di salute e
sicurezza sul lavoro nonche' agli obblighi di cui
all'articolo 30, comma 3 del presente codice;
b) l'operatore economico si trovi in stato di
fallimento, di liquidazione coatta, di concordato
preventivo, salvo il caso di concordato con continuita'
aziendale, o nei cui riguardi sia in corso un procedimento
per la dichiarazione di una di tali situazioni, fermo
restando quanto previsto dall'articolo 110;
c) la stazione appaltante dimostri con mezzi adeguati
che l'operatore economico si e' reso colpevole di gravi
illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua
integrita' o affidabilita'. Tra questi rientrano: le
significative carenze nell'esecuzione di un precedente
contratto di appalto o di concessione che ne hanno causato
la risoluzione anticipata, non contestata in giudizio,
ovvero confermata all'esito di un giudizio, ovvero hanno
dato luogo ad una condanna al risarcimento del danno o ad
altre sanzioni; il tentativo di influenzare indebitamente
il processo decisionale della stazione appaltante o di
ottenere informazioni riservate ai fini di proprio
vantaggio; il fornire, anche per negligenza, informazioni
false o fuorvianti suscettibili di influenzare le decisioni
sull'esclusione, la selezione o l'aggiudicazione ovvero
l'omettere le informazioni dovute ai fini del corretto
svolgimento della procedura di selezione;
d) la partecipazione dell'operatore economico
determini una situazione di conflitto di interesse ai sensi
dell'articolo 42, comma 2, non diversamente risolvibile;
e) una distorsione della concorrenza derivante dal
precedente coinvolgimento degli operatori economici nella
preparazione della procedura d'appalto di cui all'articolo
67 non possa essere risolta con misure meno intrusive;
f) l'operatore economico sia stato soggetto alla
sanzione interdittiva di cui all'articolo 9, comma 2,
lettera c) del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 o
ad altra sanzione che comporta il divieto di contrarre con
la pubblica amministrazione, compresi i provvedimenti
interdittivi di cui all'articolo 14 del decreto legislativo
9 aprile 2008, n. 81;
f-bis) l'operatore economico che presenti nella
procedura di gara in corso e negli affidamenti di
subappalti documentazione o dichiarazioni non veritiere;
f-ter) l'operatore economico iscritto nel casellario
informatico tenuto dall'Osservatorio dell'ANAC per aver
presentato false dichiarazioni o falsa documentazione nelle
procedure di gara e negli affidamenti di subappalti. Il
motivo di esclusione perdura fino a quando opera
l'iscrizione nel casellario informatico;
g) l'operatore economico iscritto nel casellario
informatico tenuto dall'Osservatorio dell'ANAC per aver
presentato false dichiarazioni o falsa documentazione ai
fini del rilascio dell'attestazione di qualificazione, per
il periodo durante il quale perdura l'iscrizione;
h) l'operatore economico abbia violato il divieto di
intestazione fiduciaria di cui all'articolo 17 della legge
19 marzo 1990, n. 55. L'esclusione ha durata di un anno
decorrente dall'accertamento definitivo della violazione e
va comunque disposta se la violazione non e' stata rimossa;
i) l'operatore economico non presenti la
certificazione di cui all'articolo 17 della legge 12 marzo
1999, n. 68, ovvero non autocertifichi la sussistenza del
medesimo requisito;
l) l'operatore economico che, pur essendo stato
vittima dei reati previsti e puniti dagli articoli 317 e
629 del codice penale aggravati ai sensi dell'articolo 7
del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, non
risulti aver denunciato i fatti all'autorita' giudiziaria,
salvo che ricorrano i casi previsti dall'articolo 4, primo
comma, della legge 24 novembre 1981, n. 689. La circostanza
di cui al primo periodo deve emergere dagli indizi a base
della richiesta di rinvio a giudizio formulata nei
confronti dell'imputato nell'anno antecedente alla
pubblicazione del bando e deve essere comunicata,
unitamente alle generalita' del soggetto che ha omesso la
predetta denuncia, dal procuratore della Repubblica
procedente all'ANAC, la quale cura la pubblicazione della
comunicazione sul sito dell'Osservatorio;
m) l'operatore economico si trovi rispetto ad un
altro partecipante alla medesima procedura di affidamento,
in una situazione di controllo di cui all'articolo 2359 del
codice civile o in una qualsiasi relazione, anche di fatto,
se la situazione di controllo o la relazione comporti che
le offerte sono imputabili ad un unico centro decisionale.
6. Le stazioni appaltanti escludono un operatore
economico in qualunque momento della procedura, qualora
risulti che l'operatore economico si trova, a causa di atti
compiuti o omessi prima o nel corso della procedura, in una
delle situazioni di cui ai commi 1,2, 4 e 5.
7. Un operatore economico, o un subappaltatore, che si
trovi in una delle situazioni di cui al comma 1,
limitatamente alle ipotesi in cui la sentenza definitiva
abbia imposto una pena detentiva non superiore a 18 mesi
ovvero abbia riconosciuto l'attenuante della collaborazione
come definita per le singole fattispecie di reato, o al
comma 5, e' ammesso a provare di aver risarcito o di
essersi impegnato a risarcire qualunque danno causato dal
reato o dall'illecito e di aver adottato provvedimenti
concreti di carattere tecnico, organizzativo e relativi al
personale idonei a prevenire ulteriori reati o illeciti.
8. Se la stazione appaltante ritiene che le misure di
cui al comma 7 sono sufficienti, l'operatore economico non
e' escluso della procedura d'appalto; viceversa
dell'esclusione viene data motivata comunicazione
all'operatore economico.
9. Un operatore economico escluso con sentenza
definitiva dalla partecipazione alle procedure di appalto
non puo' avvalersi della possibilita' prevista dai commi 7
e 8 nel corso del periodo di esclusione derivante da tale
sentenza.
10. Se la sentenza di condanna definitiva non fissa la
durata della pena accessoria della incapacita' di
contrattare con la pubblica amministrazione, ovvero non sia
intervenuta riabilitazione, tale durata e' pari a cinque
anni, salvo che la pena principale sia di durata inferiore,
e in tale caso e' pari alla durata della pena principale e
a tre anni, decorrenti dalla data del suo accertamento
definitivo, nei casi di cui ai commi 4 e 5 ove non sia
intervenuta sentenza di condanna.
11. Le cause di esclusione previste dal presente
articolo non si applicano alle aziende o societa'
sottoposte a sequestro o confisca ai sensi dell'articolo
12-sexies del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306,
convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992,
n. 356 o degli articoli 20 e 24 del decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159, ed affidate ad un custode o
amministratore giudiziario o finanziario, limitatamente a
quelle riferite al periodo precedente al predetto
affidamento.
12. In caso di presentazione di falsa dichiarazione o
falsa documentazione, nelle procedure di gara e negli
affidamenti di subappalto, la stazione appaltante ne da'
segnalazione all'Autorita' che, se ritiene che siano state
rese con dolo o colpa grave in considerazione della
rilevanza o della gravita' dei fatti oggetto della falsa
dichiarazione o della presentazione di falsa
documentazione, dispone l'iscrizione nel casellario
informatico ai fini dell'esclusione dalle procedure di gara
e dagli affidamenti di subappalto ai sensi del comma 1 fino
a due anni, decorso il quale l'iscrizione e' cancellata e
perde comunque efficacia.
13. Con linee guida l'ANAC, da adottarsi entro novanta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente codice,
puo' precisare, al fine di garantire omogeneita' di prassi
da parte delle stazioni appaltanti, quali mezzi di prova
considerare adeguati per la dimostrazione delle circostanze
di esclusione di cui al comma 5, lettera c), ovvero quali
carenze nell'esecuzione di un procedente contratto di
appalto siano significative ai fini del medesimo comma 5,
lettera c).
14. Non possono essere affidatari di subappalti e non
possono stipulare i relativi contratti i soggetti per i
quali ricorrano i motivi di esclusione previsti dal
presente articolo.».
- Si riporta il testo dell'articolo 4 del decreto
legislativo 19 agosto 2016, n. 175 (Testo unico in materia
di societa' a partecipazione pubblica), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 8 settembre 2016, n. 210:
«Art. 4. (Finalita' perseguibili mediante
l'acquisizione e la gestione di partecipazioni pubbliche).
1. Le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o
indirettamente, costituire societa' aventi per oggetto
attivita' di produzione di beni e servizi non strettamente
necessarie per il perseguimento delle proprie finalita'
istituzionali, ne' acquisire o mantenere partecipazioni,
anche di minoranza, in tali societa'.
2. Nei limiti di cui al comma 1, le amministrazioni
pubbliche possono, direttamente o indirettamente,
costituire societa' e acquisire o mantenere partecipazioni
in societa' esclusivamente per lo svolgimento delle
attivita' sotto indicate:
a) produzione di un servizio di interesse generale,
ivi inclusa la realizzazione e la gestione delle reti e
degli impianti funzionali ai servizi medesimi;
b) progettazione e realizzazione di un'opera pubblica
sulla base di un accordo di programma fra amministrazioni
pubbliche, ai sensi dell'articolo 193 del decreto
legislativo n. 50 del 2016;
c) realizzazione e gestione di un'opera pubblica
ovvero organizzazione e gestione di un servizio d'interesse
generale attraverso un contratto di partenariato di cui
all'articolo 180 del decreto legislativo n. 50 del 2016,
con un imprenditore selezionato con le modalita' di cui
all'articolo 17, commi 1 e 2;
d) autoproduzione di beni o servizi strumentali
all'ente o agli enti pubblici partecipanti o allo
svolgimento delle loro funzioni, nel rispetto delle
condizioni stabilite dalle direttive europee in materia di
contratti pubblici e della relativa disciplina nazionale di
recepimento;
e) servizi di committenza, ivi incluse le attivita'
di committenza ausiliarie, apprestati a supporto di enti
senza scopo di lucro e di amministrazioni aggiudicatrici di
cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto
legislativo n. 50 del 2016.
3. Al solo fine di ottimizzare e valorizzare l'utilizzo
di beni immobili facenti parte del proprio patrimonio, le
amministrazioni pubbliche possono, altresi', anche in
deroga al comma 1, acquisire partecipazioni in societa'
aventi per oggetto sociale esclusivo la valorizzazione del
patrimonio delle amministrazioni stesse, tramite il
conferimento di beni immobili allo scopo di realizzare un
investimento secondo criteri propri di un qualsiasi
operatore di mercato.
4. Le societa' in house hanno come oggetto sociale
esclusivo una o piu' delle attivita' di cui alle lettere
a), b), d) ed e) del comma 2. Salvo quanto previsto
dall'articolo 16, tali societa' operano in via prevalente
con gli enti costituenti o partecipanti o affidanti.
5. Fatte salve le diverse previsioni di legge regionali
adottate nell'esercizio della potesta' legislativa in
materia di organizzazione amministrativa, e' fatto divieto
alle societa' di cui al comma 2, lettera d), controllate da
enti locali, di costituire nuove societa' e di acquisire
nuove partecipazioni in societa'. Il divieto non si applica
alle societa' che hanno come oggetto sociale esclusivo la
gestione delle partecipazioni societarie di enti locali,
salvo il rispetto degli obblighi previsti in materia di
trasparenza dei dati finanziari e di consolidamento del
bilancio degli enti partecipanti.
6. E' fatta salva la possibilita' di costituire
societa' o enti in attuazione dell'articolo 34 del
regolamento (CE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 17 dicembre 2013 e dell'articolo 61 del
regolamento (CE) n. 508 del 2014 del Parlamento europeo e
del Consiglio 15 maggio 2014.
7. Sono altresi' ammesse le partecipazioni nelle
societa' aventi per oggetto sociale prevalente la gestione
di spazi fieristici e l'organizzazione di eventi
fieristici, la realizzazione e la gestione di impianti di
trasporto a fune per la mobilita' turistico-sportiva
eserciti in aree montane, nonche' la produzione di energia
da fonti rinnovabili.
8. E' fatta salva la possibilita' di costituire, ai
sensi degli articoli 2 e 3 del decreto legislativo 27
luglio 1999, n. 297, le societa' con caratteristiche di
spin off o di start up universitari previste dall'articolo
6, comma 9, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, nonche'
quelle con caratteristiche analoghe degli enti di ricerca.
E' inoltre fatta salva la possibilita', per le universita',
di costituire societa' per la gestione di aziende agricole
con funzioni didattiche.
9. Con decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle
finanze o dell'organo di vertice dell'amministrazione
partecipante, motivato con riferimento alla misura e
qualita' della partecipazione pubblica, agli interessi
pubblici a essa connessi e al tipo di attivita' svolta,
riconducibile alle finalita' di cui al comma 1, anche al
fine di agevolarne la quotazione ai sensi dell'articolo 18,
puo' essere deliberata l'esclusione totale o parziale
dell'applicazione delle disposizioni del presente articolo
a singole societa' a partecipazione pubblica. Il decreto e'
trasmesso alle Camere ai fini della comunicazione alle
commissioni parlamentari competenti. I Presidenti di
Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano, con
provvedimento adottato ai sensi della legislazione
regionale e nel rispetto dei principi di trasparenza e
pubblicita', possono, nell'ambito delle rispettive
competenze, deliberare l'esclusione totale o parziale
dell'applicazione delle disposizioni del presente articolo
a singole societa' a partecipazione della Regione o delle
province autonome di Trento e Bolzano, motivata con
riferimento alla misura e qualita' della partecipazione
pubblica, agli interessi pubblici a essa connessi e al tipo
di attivita' svolta, riconducibile alle finalita' di cui al
comma 1. Il predetto provvedimento e' trasmesso alla
competente Sezione regionale di controllo della Corte dei
conti, alla struttura di cui all'articolo 15, comma 1,
nonche' alle Camere ai fini della comunicazione alle
commissioni parlamentari competenti.
9-bis. Nel rispetto della disciplina europea, e' fatta
salva la possibilita' per le amministrazioni pubbliche di
acquisire o mantenere partecipazioni in societa' che
producono servizi economici di interesse generale a rete,
di cui all'articolo 3-bis del decreto-legge 13 agosto 2011,
n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
settembre 2011, n. 148, anche fuori dall'ambito
territoriale della collettivita' di riferimento, in deroga
alle previsioni di cui al comma 2, lettera a), purche'
l'affidamento dei servizi, in corso e nuovi, sia avvenuto e
avvenga tramite procedure ad evidenza pubblica. Per tali
partecipazioni, trova piena applicazione l'articolo 20,
comma 2, lettera e). Resta fermo quanto previsto
dall'articolo 16.
9-ter. E' fatta salva la possibilita' per le
amministrazioni pubbliche di acquisire o mantenere
partecipazioni, comunque non superiori all'1 per cento del
capitale sociale, in societa' bancarie di finanza etica e
sostenibile, come definite dall'articolo 111-bis del testo
unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui
al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, senza
ulteriori oneri finanziari rispetto a quelli derivanti
dalla partecipazione medesima.».
- Il regolamento (CE) n. 2173/2005 del Consiglio del 20
dicembre 2005 relativo all'istituzione di un sistema di
licenze FLEGT per le importazioni di legname nella
Comunita' europea, e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
dell'Unione europea 30 dicembre 2005, n. L 347.
- Il regolamento (UE) n. 995/2010 del Parlamento e del
Consiglio del 20 ottobre 2010 che stabilisce gli obblighi
degli operatori che commercializzano legno e prodotti da
esso derivati, e' pubblicato nellaGazzetta Ufficiale
dell'Unione europea 12 novembre 2010, n. L 295.
- Si riportano gli articoli 7 e 10 del decreto
legislativo 19 agosto 2016, n. 177 (Disposizioni in materia
di razionalizzazione delle funzioni di polizia e
assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi
dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto
2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle
amministrazioni pubbliche), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 12 settembre 2016, n. 213:
«Art. 7. (Assorbimento del Corpo forestale dello Stato
nell'Arma dei carabinieri e attribuzione delle funzioni).
1. Il Corpo forestale dello Stato e' assorbito nell'Arma
dei carabinieri, la quale esercita le funzioni gia' svolte
dal citato Corpo previste dalla legislazione vigente alla
data di entrata in vigore del presente decreto, fermo
restando quanto disposto dall'articolo 2, comma 1, e ad
eccezione delle competenze in materia di lotta attiva
contro gli incendi boschivi e spegnimento con mezzi aerei
degli stessi, attribuite al Corpo nazionale dei vigili del
fuoco ai sensi dell'articolo 9, nonche' delle funzioni
attribuite alla Polizia di Stato e al Corpo della guardia
di finanza ai sensi dell'articolo 10 e delle attivita' cui
provvede il Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali, ai sensi dell'articolo 11.
2. In relazione a quanto previsto dal comma 1, l'Arma
dei carabinieri esercita le seguenti funzioni:
a) prevenzione e repressione delle frodi in danno
della qualita' delle produzioni agroalimentari;
b) controlli derivanti dalla normativa comunitaria
agroforestale e ambientale e concorso nelle attivita' volte
al rispetto della normativa in materia di sicurezza
alimentare del consumatore e di biosicurezza in genere;
c) vigilanza, prevenzione e repressione delle
violazioni compiute in danno dell'ambiente, con specifico
riferimento alla tutela del patrimonio faunistico e
naturalistico nazionale e alla valutazione del danno
ambientale, nonche' collaborazione nell'esercizio delle
funzioni di cui all'articolo 35 del decreto legislativo 30
luglio 1999, n. 300;
d) sorveglianza e accertamento degli illeciti
commessi in violazione delle norme in materia di tutela
delle acque dall'inquinamento e del relativo danno
ambientale;
e) repressione dei traffici illeciti e degli
smaltimenti illegali dei rifiuti;
f) concorso nella prevenzione e nella repressione
delle violazioni compiute in danno degli animali;
g) prevenzione e repressione delle violazioni
compiute in materia di incendi boschivi;
h) vigilanza e controllo dell'attuazione delle
convenzioni internazionali in materia ambientale, con
particolare riferimento alla tutela delle foreste e della
biodiversita' vegetale e animale;
i) sorveglianza sui territori delle aree naturali
protette di rilevanza nazionale e internazionale, nonche'
delle altre aree protette secondo le modalita' previste
dalla legislazione vigente, ad eccezione delle acque marine
confinanti con le predette aree;
l) tutela e salvaguardia delle riserve naturali
statali riconosciute di importanza nazionale e
internazionale, nonche' degli altri beni destinati alla
conservazione della biodiversita' animale e vegetale;
m) contrasto al commercio illegale nonche' controllo
del commercio internazionale e della detenzione di
esemplari di fauna e di flora minacciati di estinzione,
tutelati ai sensi della Convenzione CITES, resa esecutiva
con legge 19 dicembre 1975, n. 874, e della relativa
normativa nazionale, comunitaria e internazionale ad
eccezione di quanto previsto agli articoli 10, comma 1,
lettera b) e 11;
n) concorso nel monitoraggio e nel controllo del
territorio ai fini della prevenzione del dissesto
idrogeologico, e collaborazione nello svolgimento
dell'attivita' straordinaria di polizia idraulica;
o) controllo del manto nevoso e previsione del
rischio valanghe, nonche' attivita' consultive e
statistiche ad essi relative;
p) attivita' di studio connesse alle competenze
trasferite con particolare riferimento alla rilevazione
qualitativa e quantitativa delle risorse forestali, anche
al fine della costituzione dell'inventario forestale
nazionale, al monitoraggio sullo stato fitosanitario delle
foreste, ai controlli sul livello di inquinamento degli
ecosistemi forestali, al monitoraggio del territorio in
genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e
diffusione dei dati, anche relativi alle aree percorse dal
fuoco;
q) adempimenti connessi alla gestione e allo sviluppo
dei collegamenti di cui all'articolo 24 della legge 31
gennaio 1994, n. 97;
r) attivita' di supporto al Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali nella rappresentanza e
nella tutela degli interessi forestali nazionali in sede
comunitaria e internazionale e raccordo con le politiche
forestali regionali;
s) educazione ambientale;
t) concorso al pubblico soccorso e interventi di
rilievo nazionale di protezione civile su tutto il
territorio nazionale, ad eccezione del soccorso in
montagna;
u) tutela del paesaggio e dell'ecosistema;
v) concorso nel controllo dell'osservanza delle
disposizioni di cui alla legge 24 dicembre 2003, n. 363;
z) Ferme restando le attribuzioni del Corpo nazionale
dei vigili del fuoco di cui all'articolo 9, commi 1 e 2,
con protocollo di intesa tra l'Arma dei carabinieri ed il
Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono definite le
operazioni di spegnimento a terra degli incendi boschivi
nelle aree di cui all'articolo 7, comma 2, lettera i),
svolte dalle unita' specialistiche dell'Arma dei
carabinieri.
3. Per le finalita' del presente articolo e'
autorizzata la spesa di euro 1.450.000 per l'anno 2017.»
«Art. 10. (Attribuzione alla Polizia di Stato e al
Corpo della guardia di finanza di specifiche funzioni del
Corpo forestale dello Stato). 1. In relazione a quanto
previsto all'articolo 7, comma 1, le seguenti funzioni
svolte dal Corpo forestale dello Stato sono attribuite:
a) alla Polizia di Stato, in materia di ordine e
sicurezza pubblica e di prevenzione e contrasto della
criminalita' organizzata in ambito interforze;
b) al Corpo della guardia di finanza, in materia di
soccorso in montagna, sorveglianza delle acque marine
confinanti con le aree naturali protette e controllo
doganale in materia di commercio illegale della flora e
della fauna in via di estinzione, ai sensi delle
convenzioni internazionali vigenti e della relativa
normativa nazionale e comunitaria, da esercitarsi,
esclusivamente in relazione all'attivita' di cui al decreto
del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio
n. 176 dell'8 luglio 2005, anche tramite le unita'
specializzate dell'Arma dei carabinieri.».
- Si riporta il testo dell'articolo 4 del decreto
legislativo 30 ottobre 2014, n. 178 (Attuazione del
regolamento (CE) n. 2173/2005 relativo all'istituzione di
un sistema di licenze FLEGT per le importazioni di legname
nella Comunita' europea e del regolamento (UE) n. 995/2010
che stabilisce gli obblighi degli operatori che
commercializzano legno e prodotti da esso derivati),
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 10 dicembre 2014, n.
286:
«Art. 4. (Registro degli operatori). 1. Al fine di
consentire la predisposizione del programma dei controlli
di cui al regolamento (UE) n. 995/2010 da parte
dell'autorita' nazionale competente, e' istituito il
registro degli operatori. Alla tenuta del Registro il
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie
disponibili a legislazione vigente, comunque senza nuovi o
maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.
2. Ai fini della valutazione del rischio di cui
all'articolo 10 del regolamento (UE) n. 995/2010,
l'Autorita' nazionale competente riceve dall'Agenzia delle
dogane e dei monopoli, entro il 1° febbraio di ogni anno, i
dati dei destinatari indicati nella dichiarazione doganale
di importazione relativi all'anno precedente, completi di
ogni altra utile informazione sulle singole importazioni da
essi effettuate, riguardanti i codici della nomenclatura
combinata riportati nell'allegato al regolamento (UE) n.
995/2010. Tali informazioni sono espressamente previste
nell'ambito delle realizzazioni dell'interoperabilita' per
l'attuazione dello sportello unico doganale.
3. Con decreto del Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro
sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, anche sulla base dei dati del registro
delle imprese di cui all'articolo 8 della legge 29 dicembre
1993, n. 580, sono individuati i requisiti per l'iscrizione
al registro, le modalita' di gestione, il corrispettivo
dovuto per l'iscrizione al medesimo e le relative modalita'
di versamento.».
- Si riporta il testo dell'articolo 17 della legge 31
gennaio 1994, n. 97 (Nuove disposizioni per le zone
montane), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 9 febbraio
1994, n. 32, supplemento ordinario:
«Art. 17. (Incentivi alle pluriattivita'). 1. I
coltivatori diretti, singoli o associati, i quali conducono
aziende agricole ubicate nei comuni montani, in deroga alle
vigenti disposizioni di legge possono assumere in appalto
sia da enti pubblici che da privati, impiegando
esclusivamente il lavoro proprio e dei familiari di cui
all'articolo 230-bis del codice civile, nonche' utilizzando
esclusivamente macchine ed attrezzature di loro proprieta',
lavori relativi alla sistemazione e manutenzione del
territorio montano, quali lavori di forestazione, di
costruzione di piste forestali, di arginatura, di
sistemazione idraulica, di difesa dalle avversita'
atmosferiche e dagli incendi boschivi, nonche' lavori
agricoli e forestali tra i quali l'aratura, la semina, la
potatura, la falciatura, la mietitrebbiatura, i trattamenti
antiparassitari, la raccolta di prodotti agricoli, il
taglio del bosco, per importi non superiori a cinquanta
milioni di lire per ogni anno. Tale importo e' rivalutato
annualmente con decreto del Ministro competente in base
all'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai
e impiegati rilevato dall'Istituto nazionale di statistica.
1-bis. I lavori di cui al comma 1 non sono considerati
prestazioni di servizi ai fini fiscali e non sono soggetti
ad imposta, se sono resi tra soci di una stessa
associazione non avente fini di lucro ed avente lo scopo di
migliorare la situazione economica delle aziende agricole
associate e lo scambio interaziendale di servizi.
1-ter. I soggetti di cui al comma 1 possono trasportare
il latte fresco fino alla propria cooperativa per se' e per
altri soci della stessa cooperativa impiegando mezzi di
trasporto di loro proprieta', anche agricoli, iscritti
nell'ufficio meccanizzazione agricola (UMA). Tale attivita'
ai fini fiscali non e' considerata quale prestazione di
servizio e non e' soggetta ad imposta.
1-quater. I contributi agricoli unificati versati dai
coltivatori diretti all'INPS, gestione agricola,
garantiscono la copertura assicurativa infortunistica per i
soggetti e le attivita' di cui ai commi 1-bis e 1-ter.
1-quinquies. I soggetti di cui al comma 1 possono
assumere in appalto da enti pubblici l'incarico di
trasporto locale di persone, utilizzando esclusivamente
automezzi di proprieta'.
2. Le cooperative di produzione agricola e di lavoro
agricolo-forestale che abbiano sede ed esercitino
prevalentemente le loro attivita' nei comuni montani e che,
conformemente alle disposizioni del proprio statuto,
esercitino attivita' di sistemazione e manutenzione
agraria, forestale e, in genere, del territorio e degli
ambienti rurali, possono ricevere in affidamento dagli enti
locali e dagli altri enti di diritto pubblico, in deroga
alle vigenti disposizioni di legge ed anche tramite
apposite convenzioni, l'esecuzione di lavori e di servizi
attinenti alla difesa e alla valorizzazione dell'ambiente e
del paesaggio, quali la forestazione, il riassetto
idrogeologico e la sistemazione idraulica, a condizione che
l'importo dei lavori o servizi non sia superiore a lire
300.000.000 per anno.
3. Le costruzioni o porzioni di costruzioni rurali e
relative pertinenze destinate all'esercizio dell'attivita'
agrituristica di cui alla legge 5 dicembre 1985, n. 730,
svolta in territori montani, sono assimilate alle
costruzioni rurali di cui all'articolo 39 del testo unico
delle imposte sui redditi, approvato con decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e
successive modificazioni.».
- Si riporta il testo dell'articolo 15 del decreto
legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e
modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo
7 della L. 5 marzo 2001, n. 57), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 15 giugno 2001, n. 137, supplemento ordinario:
«Art. 15. (Convenzioni con le pubbliche
amministrazioni). 1. Al fine di favorire lo svolgimento di
attivita' funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione
del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e
forestale, alla cura ed al mantenimento dell'assetto
idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della
tutela delle vocazioni produttive del territorio, le
pubbliche amministrazioni, ivi compresi i consorzi di
bonifica, possono stipulare convenzioni con gli
imprenditori agricoli.
2. Le convenzioni di cui al comma 1 definiscono le
prestazioni delle pubbliche amministrazioni che possono
consistere, nel rispetto degli Orientamenti comunitari in
materia di aiuti di Stato all'agricoltura anche in
finanziamenti, concessioni amministrative, riduzioni
tariffarie o realizzazione di opere pubbliche. Per le
predette finalita' le pubbliche amministrazioni, in deroga
alle norme vigenti, possono stipulare contratti d'appalto
con gli imprenditori agricoli di importo annuale non
superiore a 50.000 euro nel caso di imprenditori singoli, e
300.000 euro nel caso di imprenditori in forma associata.».
- Si riporta il testo dell'articolo 2, comma 134, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244 recante disposizioni per la
formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
(legge finanziaria 2008), pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale 28 dicembre 2007, n. 300, supplemento ordinario:
«Art. 2. (Sviluppo della multifunzionalita' nel settore
agroforestale). 134. Le cooperative e i loro consorzi di
cui all'articolo 8 del decreto legislativo 18 maggio 2001,
n. 227, che abbiano sede ed esercitino prevalentemente le
loro attivita' nei comuni montani e che, conformemente alle
disposizioni del proprio statuto, esercitino attivita' di
sistemazione e manutenzione agraria, forestale e, in
genere, del territorio e degli ambienti rurali, possono
ricevere in affidamento diretto, a condizione che l'importo
dei lavori o servizi non sia superiore a 190.000 euro per
anno, dagli enti locali e dagli altri enti di diritto
pubblico, in deroga alle vigenti disposizioni di legge e
anche tramite apposite convenzioni:
a) lavori attinenti alla valorizzazione e alla
gestione e manutenzione dell'ambiente e del paesaggio,
quali la forestazione, la selvicoltura, il riassetto
idrogeologico, le opere di difesa e di consolidamento del
suolo, la sistemazione idraulica, le opere e i servizi di
bonifica e a verde;
b) servizi tecnici attinenti alla realizzazione delle
opere di cui alla lettera a). Possono inoltre essere
affidati alle cooperative di produzione agricolo-forestale
i servizi tecnici, la realizzazione e la gestione di
impianti di produzione di calore alimentati da fonti
rinnovabili di origine agricolo-forestale.».
 
Art. 11

Prodotti forestali spontanei non legnosi

1. Le regioni promuovono la valorizzazione economica dei prodotti forestali spontanei non legnosi ad uso alimentare e non alimentare, definiscono adeguate modalita' di gestione, garantiscono la tutela della capacita' produttiva del bosco e ne regolamentano la raccolta nel rispetto dei diritti riconosciuti ai soggetti titolari di uso civico, differenziando tra raccoglitore per auto-consumo e raccoglitore commerciale, in coerenza con la normativa specifica di settore.
2. I diritti di uso civico di raccolta dei prodotti forestali spontanei non legnosi sono equiparati alla raccolta occasionale non commerciale, qualora non diversamente previsto dal singolo uso civico.
 
Art. 12

Forme di sostituzione della gestione
e di conferimento delle superfici forestali

1. Per la valorizzazione funzionale del territorio agro-silvo-pastorale, la salvaguardia dell'assetto idrogeologico, la prevenzione e il contenimento del rischio incendi e del degrado ambientale, le regioni provvedono al ripristino delle condizioni di sicurezza in caso di rischi per l'incolumita' pubblica e di instabilita' ecologica dei boschi, e promuovono il recupero produttivo delle proprieta' fondiarie frammentate e dei terreni abbandonati o silenti, anche nel caso vi siano edificazioni anch'esse in stato di abbandono.
2. I proprietari e gli aventi titolo di possesso dei terreni di cui al comma 1 provvedono coordinatamente e in accordo con gli enti competenti alla realizzazione degli interventi di gestione necessari per il ripristino o la valorizzazione agro-silvo-pastorale dei propri terreni.
3. Nel caso in cui non siano stati posti in essere gli interventi di cui al comma 2 o non sia possibile raggiungere un accordo o, ancora, nel caso di terreni silenti, le regioni possono procedere all'attuazione degli interventi di gestione previsti conformemente alla disciplina vigente in materia di contratti pubblici, con forme di sostituzione diretta o affidamento della gestione dei terreni interessati e delle strutture ivi presenti a imprese, consorzi, cooperative di cui all'articolo 10, comma 5, ad altri soggetti pubblici o privati ovvero mediante affidamento ad enti delegati dalle stesse per la gestione forestale, privilegiando l'imprenditoria giovanile.
4. Ai fini dell'attuazione del presente articolo, le regioni provvedono:
a) alla definizione dei criteri e delle modalita' per l'individuazione, l'approvazione e l'attuazione degli interventi di gestione necessari al ripristino ed al miglioramento delle condizioni dei boschi e delle loro funzioni protettive, ambientali ed economiche, anche nell'ambito e in attuazione degli strumenti di pianificazione forestale di cui all'articolo 6;
b) alla definizione degli accordi con i proprietari dei terreni interessati e all'individuazione degli strumenti piu' idonei per la realizzazione degli interventi di gestione forestale da attuare, nonche' alla definizione delle eventuali procedure per la sostituzione diretta o l'affidamento della gestione di cui al comma 3 al fine di ripristinare e migliorare le condizioni dei boschi e le loro funzioni protettive, ambientali ed economiche;
c) alla definizione dei criteri e delle modalita' per il calcolo e il riconoscimento degli eventuali frutti, al netto dei costi sostenuti, derivati dalla realizzazione degli interventi di gestione forestale previsti per i terreni la cui proprieta' non sia individuabile o reperibile e godibile come previsto al comma 5.
5. Le regioni possono accantonare gli eventuali frutti di cui al comma 4, lettera c), per un periodo massimo di 2 anni a decorrere dalla disponibilita' degli stessi. Decorso il termine di cui al primo periodo, in assenza di richiesta di liquidazione da parte dei legittimi proprietari delle superfici, i frutti possono essere impiegati dalla regione per la realizzazione di opere e servizi volti garantire la valorizzazione ambientale, paesaggistica e socio-economica dei boschi nell'ambito del bacino o dell'area da cui i frutti sono stati ricavati. Le opere e i servizi di cui al precedente periodo devono prevedere attivita' di gestione, di prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi boschivi e di ripristino dei danni causati da calamita' naturali o da eventi di eccezionale gravita', nonche' interventi fitosanitari in aree colpite da gravi od estese infestazioni.
 
Art. 13

Materiale forestale di moltiplicazione

1. La provenienza del materiale di moltiplicazione destinato a fini forestali e' certificata in conformita' alle disposizioni del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386. Il medesimo materiale di moltiplicazione deve essere in condizioni fito-sanitarie conformi alle normative di settore ed adeguato alle condizioni ambientali della stazione di impianto.
2. Le regioni aggiornano i registri dei materiali di base previsti dall'articolo 10 del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386, in cui vengono iscritti i materiali forestali di base presenti nel proprio territorio. Le regioni alimentano con i dati dei registri di cui al primo periodo il registro nazionale dei materiali di base conservato presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
3. Al fine di tutelare la biodiversita' del patrimonio forestale nazionale, in relazione alle competenze previste all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143, i Centri nazionali biodiversita' Carabinieri di Pieve S. Stefano, Peri e Bosco Fontana, sono riconosciuti quali centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversita' forestale. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentito il Ministro della difesa, sono individuati ulteriori centri rispetto a quelli di cui al primo periodo, in numero e modalita' sufficienti a rappresentare zone omogenee dal punto di vista ecologico, ed e' loro riconosciuta la qualifica di Centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversita' forestale.
4. I centri di cui al comma 3 sono abilitati alla certificazione ufficiale delle analisi sulla qualita' dei semi forestali e possono coadiuvare le regioni nell'individuazione delle aree di provenienza e dei materiali di base collaborando con i centri di ricerca e le istituzioni europee e nazionali che operano nel campo della conservazione delle risorse genetiche forestali.
5. La Commissione tecnica di cui all'articolo 14 del decreto legislativo del 10 novembre 2003, n. 386, istituita presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, redige, conserva e aggiorna il registro nazionale dei materiali di base di cui al comma 2 e coordina la filiera vivaistica forestale nazionale, secondo modalita' definite con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
6. All'attuazione del presente articolo si fa fronte nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Note all'art. 13:
- Si riportano gli articoli 10 e 14 del decreto
legislativo 10 novembre 2003, n. 386 (Attuazione della
direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei
materiali forestali di moltiplicazione), pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 29 gennaio 2004, n. 23, supplemento
ordinario:
«Art. 10. (Registro dei materiali di base). 1. Entro un
anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto,
le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano
istituiscono un registro dei materiali di base delle specie
elencate nell'allegato I presenti nel proprio territorio.
In detto registro, sono inseriti i dati specifici relativi
a ciascuna unita' di ammissione unitamente al riferimento
unico del registro. I popolamenti gia' iscritti al Libro
nazionale dei boschi da seme sono iscritti nel registro,
salvo parere contrario della regione o provincia autonoma
competente per territorio.
2. Il registro di cui al comma 1 e' trasmesso al
Ministero entro tre mesi dalla data della sua istituzione.
3. Sulla base dei registri regionali e provinciali, il
Ministero redige un registro nazionale dei materiali di
base. Il Ministero redige, inoltre, una sintesi del
registro nazionale sotto forma di elenco, redatto in
formato standard per ciascuna unita' di ammissione, e lo
rende disponibile alla Commissione europea, agli altri
Stati membri, alle regioni e alle province autonome di
Trento e di Bolzano. Per i materiali: «identificati alla
fonte» e: «selezionati» e' consentita una sintesi delle
informazioni dei materiali di base in funzione delle
«regioni di provenienza» recante le seguenti informazioni:
a) il nome botanico;
b) la categoria;
c) la destinazione;
d) il tipo di materiale di base;
e) il riferimento di registro o, se del caso, sintesi
dello stesso, o il codice d'identita' relativo alla regione
di provenienza;
f) l'ubicazione: una breve denominazione, se del
caso, nonche' uno dei seguenti insiemi di dati:
1) per la categoria: «identificati alla fonte»,
regione di provenienza ed estensione latitudinale e
longitudinale;
2) per la categoria: «selezionati», regione di
provenienza e posizione geografica definita da latitudine e
longitudine o estensione latitudinale e longitudinale;
3) per la categoria: «qualificati», la posizione o le
posizioni geografiche esatte dei materiali di base;
4) per la categoria: «controllati», la posizione o le
posizioni geografiche esatte dei materiali di base;
g) l'altitudine o estensione altimetrica;
h) la superficie: le dimensioni di una o piu' fonti
di semi, uno o piu' soprassuoli o uno o piu' arboreo da
seme;
i) l'origine: occorre inoltre dichiarare se i
materiali di base sono autoctoni/indigeni, non
autoctoni/non indigeni o di origine sconosciuta. Per i
materiali di base non autoctoni/non indigeni, l'origine, se
conosciuta, deve essere dichiarata;
l) nel caso di materiali: «controllati», occorre
indicare se sono geneticamente modificati.
4. La demarcazione delle regioni di provenienza deve
essere indicata dagli organismi ufficiali, singolarmente o
d'intesa tra di loro, tramite la redazione e pubblicazione
di apposite cartografie, realizzate secondo criteri
omogenei definiti dalla Commissione di cui all'articolo 14,
di concerto con gli organismi ufficiali di cui all'articolo
2, comma 1, lettera n). Le cartografie vengono inviate al
Ministero e, tramite questo, alla Commissione europea e
agli altri Stati membri.
5. I requisiti minimi per l'ammissione all'iscrizione
sui registri ufficiali dei materiali di base destinati alla
produzione di materiali di moltiplicazione certificati come
identificati alla fonte, selezionati, qualificati e
controllati, sono individuati negli allegati II, III, IV,
V.»
«Art. 14. (Commissione tecnica). 1. Entro sei mesi
dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con
decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali,
da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze, e' istituita presso il Ministero una
commissione tecnica che sostituisce la commissione tecnico
- consultiva di cui all'articolo 16 della legge 22 maggio
1973, n. 269.
2. La commissione tecnica di cui al comma 1, assicura
il supporto tecnico - scientifico e svolge funzioni di
indirizzo e raccordo generale tra i soggetti istituzionali
competenti nel settore dei materiali forestali di
moltiplicazione, in particolare nei confronti degli
organismi ufficiali, garantendo altresi' lo svolgimento dei
compiti previsti dal presente decreto. Entro tre mesi dalla
data della sua istituzione la commissione tecnica
definisce, in particolare:
a) i modelli di registro di carico e scarico di cui
all'articolo 5, comma 2;
b) le modalita' di raccolta dei dati sulla
consistenza del materiale vivaistico, di cui all'articolo
5, comma 4;
c) i codici delle regioni di provenienza, di cui
all'articolo 8, comma 12;
d) i criteri per l'individuazione e la
rappresentazione cartografica delle regioni di provenienza,
di cui all'articolo 10, comma 4;
e) i criteri, cui devono rispondere i materiali di
moltiplicazione importati a garanzia dell'equivalenza
qualitativa rispetto ai materiali prodotti nella Comunita'
europea, di cui all'articolo 13, comma 3;
f) il peso minimo dei campioni di sementi da
prelevare per i controlli doganali di cui all'articolo 13,
comma 8;
g) il modello per i controlli di cui all'articolo 15,
comma 1.
3. I documenti di cui al comma 2 sono adottati, con uno
o piu' decreti, dal Ministro delle politiche agricole e
forestali.
4. La commissione di cui al comma 1 e' costituita da
nove membri cosi' suddivisi:
a) un rappresentante del mondo scientifico
universitario esperto in vivaistica forestale, designato di
concerto tra Ministero e la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di
Trento e di Bolzano;
b) tre rappresentanti delle regioni e delle province
autonome, esperti dei settore, designati dal Presidente
della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
c) due rappresentanti dei Ministero delle politiche
agricole e forestali, di cui uno dell'Istituto sperimentale
per la selvicoltura di Arezzo;
d) un rappresentante del Ministero dell'ambiente e
della tutela dei territorio;
e) un rappresentante dei produttori privati, nominato
dalle associazioni di categoria del settore
vivaistico-sementiero forestale maggiormente
rappresentative a livello nazionale;
f) un rappresentante dell'Istituto di sperimentazione
per la pioppicoltura designato dalla Commissione nazionale
per il pioppo.
5. I componenti della commissione tecnica durano in
carica tre anni e possono essere riconfermati. Per ognuno
dei membri di cui al comma 4 e' designato un supplente. La
funzione di segreteria e' svolta, senza diritto di voto, da
un dirigente o da un funzionario della competente struttura
del Ministero; nella prima riunione, i membri della
commissione eleggono al proprio interno il Presidente e
definiscono un regolamento di funzionamento.
6. Ai componenti della commissione di cui al comma 1 e'
corrisposto il gettone di presenza previsto dalla legge 5
giugno 1967, n. 417; agli oneri derivanti dalle spese di
funzionamento della commissione si fa fronte con le risorse
gia' previste per la commissione nazionale, di cui
dall'articolo 16, della legge 22 maggio 1973, n. 269.».
- Si riporta l'articolo 2, comma 2, del decreto
legislativo 4 giugno 1997, n. 143 (Conferimento alle
regioni delle funzioni amministrative in materia di
agricoltura e pesca e riorganizzazione dell'Amministrazione
centrale), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 5 giugno
1997, n. 129:
«Art. 2. (Ministero per le politiche agricole).
(Omissis).
2. Ferme restando, fino all'adozione di eventuali
ulteriori decreti legislativi ai sensi dell'articolo 1
della legge 15 marzo 1997, n. 59, e fino alla
ristrutturazione prevista dal capo II della medesima legge,
le attribuzioni di altre amministrazioni centrali, il
Ministero svolge, altresi', per quanto gia' di competenza
del soppresso Ministero delle risorse agricole, alimentari
e forestali, compiti di disciplina generale e di
coordinamento nazionale nelle seguenti materie: scorte e
approvvigionamenti alimentari; tutela della qualita' dei
prodotti agroalimentari; educazione alimentare di carattere
non sanitario; ricerca e sperimentazione, svolte da
istituti e laboratori nazionali; importazione ed
esportazione dei prodotti agricoli e alimentari,
nell'ambito della normativa vigente; interventi di
regolazione dei mercati; regolazione delle sementi e
materiale di propagazione, del settore fitosanitario e dei
fertilizzanti; registri di varieta' vegetali, libri
genealogici del bestiame e libri nazionali dei boschi da
seme; salvaguardia e tutela delle biodiversita' vegetali e
animali, dei rispettivi patrimoni genetici; gestione delle
risorse ittiche marine di interesse nazionale; impiego di
biotecnologie innovative nel settore agroalimentare; specie
cacciabili ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge
11 febbraio 1992, n. 157 ; grandi reti infrastrutturali di
irrigazione dichiarate di rilevanza nazionale, di cui alla
legge 8 novembre 1986, n. 752 , e al decreto legislativo 3
aprile 1993, n. 96 , e successive modificazioni ed
integrazioni.».
 
Art. 14

Coordinamento

1. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali elabora specifiche linee di programmazione, di coordinamento e di indirizzo in materia di politica forestale nazionale, in attuazione della Strategia forestale nazionale ed in coerenza con la normativa europea e gli impegni assunti in sede europea e internazionale in materia di ambiente, paesaggio, clima, energia e sviluppo in coordinamento con i Ministeri competenti.
2. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, in accordo con le regioni, svolge funzioni di coordinamento e indirizzo nazionale in materia di programmazione, di pianificazione, di gestione e di valorizzazione del patrimonio forestale, oltre che di sviluppo delle filiere forestali, anche ai fini della promozione degli interessi nazionali del settore a livello internazionale ed europeo.
3. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali puo' istituire un tavolo di settore al fine di migliorare la governance dei processi decisionali per lo sviluppo delle filiere forestali. Le regioni e le province autonome, possono promuovere, coordinatamente con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, l'istituzione di specifici tavoli di settore o filiera al fine di garantire il coordinamento territoriale o settoriale per la tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio forestale e per lo sviluppo delle diverse componenti delle filiere forestali. Il Ministero puo' parteciparvi con un proprio rappresentante incaricato.
4. All'attuazione del presente articolo si fa fronte nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. In particolare, ai partecipanti agli organismi di cui al comma 3 non spettano compensi, gettoni di presenza, indennita', emolumenti ne' rimborsi spese comunque denominati.
 
Art. 15

Monitoraggio, statistiche, ricerca,
formazione e informazione

1. A fini statistici, di inventario e di monitoraggio del patrimonio forestale nazionale e delle filiere del settore, nel rispetto degli impegni internazionali e degli standard definiti dall'Unione europea e dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, la definizione di foresta e' quella adottata dall'Istituto nazionale di statistica e utilizzata per l'Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio.
2. In attuazione del principio di leale collaborazione, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali promuove il coordinamento, l'armonizzazione e la digitalizzazione delle informazioni statistiche e cartografiche inerenti al patrimonio forestale, la gestione delle attivita' di settore e le sue filiere produttive, nonche' delle informazioni di carattere ambientale inerenti la materia forestale. Tale attivita' e' svolta sentiti il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, il Ministero dell'interno e di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome e con l'Istituto nazionale di statistica. Al fine di facilitare una migliore conoscenza e gestione del patrimonio forestale, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali promuove l'elaborazione di criteri per la realizzazione della cartografia forestale georiferita, da rendere disponibile sul sito istituzionale del Ministero, nel rispetto della direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 marzo 2007 e della direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2003. A tale attivita' si fa fronte nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
3. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali predispone altresi' un rapporto pubblico periodico sullo stato del patrimonio forestale nazionale, del settore e delle sue filiere produttive coerentemente con gli standard di monitoraggio e valutazione definiti dal processo pan-europeo Forest Europe e con quelli forniti dall'Unione europea e dalle organizzazioni delle Nazioni Unite. Il rapporto e' pubblicato sul sito istituzionale del Ministero ed e' comunicato alla Camera dei deputati ed al Senato della Repubblica.
4. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali promuove, anche avvalendosi dei propri enti strumentali ed in collaborazione con le Universita', gli enti di ricerca nazionali, europei e internazionali, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, lo sviluppo della ricerca e della sperimentazione in ambito forestale in conformita' al Piano strategico per l'innovazione e la ricerca del settore agricolo, alimentare forestale e alle disposizioni del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454.
5. Le regioni possono promuovere d'intesa con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, forme di coordinamento interregionale per lo scambio ed il riconoscimento dei programmi, dei titoli e dei crediti formativi nell'ambito della formazione professionale e dell'aggiornamento tecnico degli operatori del settore forestale.
6. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, anche d'intesa con le regioni, puo' promuovere nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, iniziative e attivita' di informazione e divulgazione pubblica nonche' di educazione e comunicazione sul significato e ruolo del bosco, della gestione forestale, delle filiere produttive e dei servizi generati dalle foreste e della loro razionale gestione, in favore della societa'.

Note all'art. 15:
- La direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio del 14 marzo 2007 che istituisce
un'Infrastruttura per l'informazione territoriale nella
Comunita' europea (Inspire), e' pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale dell'Unione europea 25 aprile 2007, n. L 108.
- La direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio del 28 gennaio 2003 sull'accesso del pubblico
all'informazione ambientale e che abroga la direttiva
90/313/CEE del Consiglio, e' pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale dell'Unione europea 14 febbraio 2003, n. L 41.
- Il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454
(Riorganizzazione del settore della ricerca in agricoltura,
a norma dell'articolo 11 della L. 15 marzo 1997, n. 59), e'
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3 dicembre 1999, n.
284.
 
Art. 16

Disposizioni di coordinamento

1. Alla legge 14 gennaio 2013, n.10, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla rubrica dell'articolo 7, dopo le parole: «alberi monumentali,», sono inserite le seguenti: «dei boschi vetusti,»;
b) all'articolo 7, dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Sono considerati boschi vetusti le formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate che per eta', forme o dimensioni, ovvero per ragioni storiche, letterarie, toponomastiche o paesaggistiche, culturali e spirituali presentino caratteri di preminente interesse, tali da richiedere il riconoscimento ad una speciale azione di conservazione.»;
c) all'articolo 7, il comma 2, e' sostituito dal seguente: «2. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo ed il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono stabiliti i principi e i criteri direttivi per il censimento degli alberi monumentali e dei boschi vetusti ad opera dei comuni e per la redazione ed il periodico aggiornamento da parte delle regioni e dei comuni degli elenchi di cui al comma 3, ed e' istituito l'elenco degli alberi monumentali e dei boschi vetusti d'Italia alla cui gestione provvede il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Dell'avvenuto inserimento di un albero nell'elenco e' data pubblicita' mediante l'albo pretorio, con la specificazione della localita' nella quale esso sorge, affinche' chiunque vi abbia interesse possa ricorrere avverso l'inserimento. L'elenco degli alberi monumentali e dei boschi vetusti d'Italia e' aggiornato periodicamente ed e' messo a disposizione, tramite sito internet, delle amministrazioni pubbliche e della collettivita'.»;
d) all'articolo 7, il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Le regioni recepiscono le definizioni di albero monumentale di cui al comma 1 e di boschi vetusti di cui al comma 1-bis, effettuano la raccolta dei dati risultanti dal censimento operato dai comuni e, sulla base degli elenchi comunali, redigono gli elenchi regionali e li trasmettono al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L'inottemperanza o la persistente inerzia delle regioni comporta, previa diffida ad adempiere entro un determinato termine, l'attivazione dei poteri sostitutivi da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.».
2. Al decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 11, il comma 4 e' sostituito dal seguente: «4. Per l'iscrizione dei cloni di pioppo al registro nazionale dei materiali di base, e' competente l'Osservatorio nazionale per il pioppo, istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che sostituisce nelle sue funzioni la Commissione nazionale per il pioppo di cui alla legge 3 dicembre 1962, n. 1799, e che riferisce del suo operato alla commissione tecnica. Dalla partecipazione all'Osservatorio nazionale per il pioppo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e comunque ai partecipanti non spettano compensi, gettoni di presenza, indennita', emolumenti ne' rimborsi spese comunque denominati.»;
b) all'articolo 13, comma 2, le parole: «della Comunita'» sono sostituite dalle seguenti: «dell'Unione europea»; all'articolo 13, comma 3, le parole: «nella Comunita'» sono sostituite dalle seguenti: «nell'Unione europea»;
c) l'articolo 14 e' sostituito dal seguente:
«Art. 14 (Commissione tecnica). - 1. Con decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, e' istituita, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, la Commissione tecnica che sostituisce la commissione tecnico - consultiva di cui all'articolo 16 della legge 22 maggio 1973, n. 269.
2. La Commissione tecnica di cui al comma 1 e' coordinata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
3. La Commissione tecnica di cui al comma 1 supporta il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nello svolgimento delle funzioni di indirizzo e raccordo generale tra i soggetti istituzionali competenti, garantendo altresi' lo svolgimento dei compiti previsti dal presente decreto. La Commissione tecnica in particolare verifica e, se del caso, aggiorna:
a) i modelli di registro di carico e scarico di cui all'articolo 5, comma 2;
b) le modalita' di raccolta dei dati sulla consistenza del materiale vivaistico, di cui all'articolo 5, comma 4;
c) i codici delle regioni di provenienza, di cui all'articolo 8, comma 12;
d) i criteri per l'individuazione e la rappresentazione cartografica delle regioni di provenienza, di cui all'articolo 10, comma 4;
e) i criteri, cui devono rispondere i materiali di moltiplicazione importati a garanzia dell'equivalenza qualitativa rispetto ai materiali prodotti nell'Unione europea, di cui all'articolo 13, comma 3;
f) il peso minimo dei campioni di sementi da prelevare per i controlli doganali di cui all'articolo 13, comma 8;
g) il modello per i controlli di cui all'articolo 15, comma 1.
4. I documenti di cui al comma 3 sono adottati, con uno o piu' decreti, dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
5. La commissione di cui al comma 1 e' costituita da nove membri, come di seguito specificato:
a) un rappresentante del mondo scientifico universitario esperto in vivaistica forestale designato di concerto tra il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome;
b) tre rappresentanti delle regioni e delle province autonome, esperti del settore, designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome;
c) un rappresentante del Ministero delle politiche agricole e forestali e due rappresentanti del CREA Centro foresta e legno;
d) un rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
e) un rappresentante dei produttori privati, nominato dalle associazioni di categoria del settore vivaistico-sementiero forestale maggiormente rappresentative a livello nazionale.
6. I componenti della Commissione tecnica durano in carica tre anni e possono essere riconfermati. Le funzioni di coordinamento e di segreteria senza diritto di voto, sono svolte da un dirigente o da un funzionario della competente struttura del Ministero. I membri della Commissione eleggono al proprio interno il Presidente e definiscono un regolamento di funzionamento.
7. Ai componenti della Commissione tecnica non spettano compensi, gettoni di presenza, indennita', emolumenti ne' rimborsi spese comunque denominati. Le Amministrazioni provvedono all'attuazione del presente articolo con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.».
3. I richiami agli articoli del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, contenuti in altri testi normativi, sono da intendersi riferiti ai corrispondenti articoli del presente decreto.

Note all'art. 16:
- Si riporta l'articolo 7 della legge 14 gennaio 2013,
n.10 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani,
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 1 febbraio 2013, n. 27,
come modificato dal presente decreto:
«Art. 7. (Disposizioni per la tutela e la salvaguardia
degli alberi monumentali, dei boschi vetusti, dei filari e
delle alberate di particolare pregio paesaggistico,
naturalistico, monumentale, storico e culturale). 1. Agli
effetti della presente legge e di ogni altra normativa in
vigore nel territorio della Repubblica, per «albero
monumentale» si intendono:
a) l'albero ad alto fusto isolato o facente parte di
formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate
ovvero l'albero secolare tipico, che possono essere
considerati come rari esempi di maestosita' e longevita',
per eta' o dimensioni, o di particolare pregio
naturalistico, per rarita' botanica e peculiarita' della
specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi
o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale,
documentario o delle tradizioni locali;
b) i filari e le alberate di particolare pregio
paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi
compresi quelli inseriti nei centri urbani;
c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari
complessi architettonici di importanza storica e culturale,
quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e
residenze storiche private.
1-bis. Sono considerati boschi vetusti le formazioni
boschive naturali o artificiali ovunque ubicate che per
eta', forme o dimensioni, ovvero per ragioni storiche,
letterarie, toponomastiche o paesaggistiche, culturali e
spirituali presentino caratteri di preminente interesse,
tali da richiedere il riconoscimento ad una speciale azione
di conservazione.
2. Con decreto del Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dei
beni e delle attivita' culturali e del turismo ed il
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8
del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono
stabiliti i principi e i criteri direttivi per il
censimento degli alberi monumentali e dei boschi vetusti ad
opera dei comuni e per la redazione ed il periodico
aggiornamento da parte delle regioni e dei comuni degli
elenchi di cui al comma 3, ed e' istituito l'elenco degli
alberi monumentali e dei boschi vetusti d'Italia alla cui
gestione provvede il Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali. Dell'avvenuto inserimento di un
albero nell'elenco e' data pubblicita' mediante l'albo
pretorio, con la specificazione della localita' nella quale
esso sorge, affinche' chiunque vi abbia interesse possa
ricorrere avverso l'inserimento. L'elenco degli alberi
monumentali e dei boschi vetusti d'Italia e' aggiornato
periodicamente ed e' messo a disposizione, tramite sito
internet, delle amministrazioni pubbliche e della
collettivita'.
3. Le regioni recepiscono le definizioni di albero
monumentale di cui al comma 1 e di boschi vetusti di cui al
comma 1-bis, effettuano la raccolta dei dati risultanti dal
censimento operato dai comuni e, sulla base degli elenchi
comunali, redigono gli elenchi regionali e li trasmettono
al Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali. L'inottemperanza o la persistente inerzia delle
regioni comporta, previa diffida ad adempiere entro un
determinato termine, l'attivazione dei poteri sostitutivi
da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari
e forestali.
4. Salvo che il fatto costituisca reato, per
l'abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si
applica la sanzione amministrativa del pagamento di una
somma da euro 5.000 a euro 100.000. Sono fatti salvi gli
abbattimenti, le modifiche della chioma e dell'apparato
radicale effettuati per casi motivati e improcrastinabili,
dietro specifica autorizzazione comunale, previo parere
obbligatorio e vincolante del Corpo forestale dello Stato.
5. Per l'attuazione del presente articolo e'
autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l'anno 2013 e
di 1 milione di euro per l'anno 2014. Al relativo onere si
provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione
del Fondo per interventi strutturali di politica economica,
di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29
novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla
legge 27 dicembre 2004, n. 307.».
- Si riportano gli articoli 11 e 13, commi 2 e 3, del
citato decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386, come
modificati dal presente decreto:
«Art. 11. (Iscrizione nei registri e gestione dei
materiali di base). 1. L'iscrizione nei registri regionali
o provinciali dei materiali di base e' effettuata secondo
le modalita' stabilite dagli organismi ufficiali, previo
accertamento dei requisiti minimi stabiliti negli allegati
II, III, IV, V, che devono essere riportati su una apposita
scheda tecnica. L'organismo ufficiale o l'autorita'
territorialmente competente informa i proprietari, almeno
tramite pubblicazione sul Bollettino Ufficiale
dell'organismo ufficiale o sull'Albo pretorio
dell'autorita' competente per territorio.
2. L'iscrizione di materiale di base qualificato o
controllato puo' essere richiesta direttamente anche dal
costitutore o dalla persona fisica o giuridica che ha
eseguito le prove necessarie previste per queste categorie,
e previa verifica dei requisiti minimi da parte degli
organismi ufficiali.
3. Gli organismi ufficiali, sentita la commissione
tecnica, definiscono i disciplinari o piani per la gestione
dei materiali di base, e possono, altresi', promuovere gli
interventi ritenuti opportuni per la loro tutela e il
miglioramento, anche attraverso l'adozione di eventuali
misure di incentivazione.
4. Per l'iscrizione dei cloni di pioppo al registro
nazionale dei materiali di base, e' competente
l'Osservatorio Nazionale per il pioppo, istituito presso il
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
che sostituisce nelle sue funzioni la Commissione nazionale
per il pioppo di cui alla legge 3 dicembre 1962, n. 1799, e
che riferisce del suo operato alla commissione tecnica.
Dalla partecipazione all'Osservatorio nazionale per il
pioppo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica e comunque ai partecipanti non spettano
compensi, gettoni di presenza, indennita', emolumenti ne'
rimborsi spese comunque denominati.»
«Art. 13. (Importazione ed esportazione dei materiali
di moltiplicazione).
(Omissis).
2. La ditta esportatrice di materiale di
moltiplicazione che non soddisfa i criteri del presente
decreto legislativo deve trasmettere, entro 15 giorni
dall'uscita della merce dal territorio doganale dell'Unione
europea, la relativa attestazione di esportazione
rilasciata dalla dogana.
3. Nelle more dell'adozione della decisione dell'Unione
europea, ai sensi dell'articolo 19 della direttiva
1999/105/CE, il Ministro delle politiche agricole e
forestali individua, su proposta della commissione tecnica,
i criteri cui devono rispondere i materiali di
moltiplicazione importati da Paesi terzi, in modo che
presentino garanzie equivalenti sotto ogni aspetto a quelle
dei materiali prodotti nell'Unione europea.».
- Il decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227
(Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a
norma dell'articolo 7 della L. 5 marzo 2001, n. 57),
abrogato dal presente decreto, e' pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale 15 giugno 2001, n. 137, supplemento ordinario.
 
Art. 17

Disposizioni applicative e transitorie

1. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano che provvedono alle finalita' del presente decreto ai sensi dei rispettivi statuti speciali e delle relative norme di attuazione, nell'ambito dei rispettivi ordinamenti.
2. Nelle more dell'adozione dei decreti ministeriali e delle disposizioni di indirizzo elaborate ai sensi del presente decreto restano valide le eventuali normative di dettaglio nazionali e regionali vigenti.
 
Art. 18

Abrogazioni

1. Il decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, e' abrogato.

Note all'art. 18:
- Per i riferimenti al decreto legislativo 18 maggio
2001, n. 227, si veda nelle note all'articolo 16.
 
Art. 19

Clausola di invarianza finanziaria

1. Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti previsti dal presente decreto con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addi' 3 aprile 2018

MATTARELLA

Gentiloni Silveri, Presidente del
Consiglio dei ministri e, ad
interim, Ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali

Galletti, Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio e del
mare

Franceschini, Ministro dei beni e
delle attivita' culturali e del
turismo

Madia, Ministro per la
semplificazione e la pubblica
amministrazione

Padoan, Ministro dell'economia e
delle finanze
Visto, il Guardasigilli: Orlando
 
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