Gazzetta n. 142 del 21 giugno 2018 (vai al sommario) |
COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA |
DELIBERA 22 dicembre 2017 |
Fondo sviluppo e coesione 2014 - 2020. Integrazione piano operativo Ambiente (articolo 1, comma 703, lettera c) della legge n. 190/2014). (Delibera n. 99/2017). |
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IL COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA
Visto l'art. 7, commi 26 e 27, del decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge del 30 luglio 2010, n. 122, che attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri, o al Ministro delegato, le funzioni in materia di politiche di coesione di cui all'art. 24, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, ivi inclusa la gestione del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'art. 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 - legge finanziaria 2003 - e successive modificazioni; Visto il decreto legislativo del 31 maggio 2011, n. 88 e in particolare l'art. 4 che dispone che il citato Fondo per le aree sottoutilizzate sia denominato Fondo per lo sviluppo e la coesione - di seguito FSC - e finalizzato a dare unita' programmatica e finanziaria all'insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento nazionale rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese; Visto l'art. 10 del decreto-legge del 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge del 30 ottobre 2013, n. 125, che istituisce l'Agenzia per la coesione territoriale, la sottopone alla vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato e ripartisce le funzioni relative alla politica di coesione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la stessa Agenzia; Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 dicembre 2014 che istituisce, tra le strutture generali della Presidenza del Consiglio dei ministri, in attuazione del citato art. 10 del decreto-legge del 31 agosto 2013, n. 101, il Dipartimento per le politiche di coesione; Considerato che la legge del 27 dicembre 2013, n. 147 e, in particolare, il comma 6 dell'art. 1, individua in 54.810 milioni di euro le risorse del FSC per il periodo di programmazione 2014-2020 iscrivendone in bilancio l'80 per cento pari a 43.848 milioni di euro; Considerato che la legge del 23 dicembre 2014, n. 190 ed in particolare il comma 703 dell'art. 1, ferme restando le vigenti disposizioni sull'utilizzo del FSC, detta ulteriori disposizioni per l'utilizzo delle risorse assegnate per il periodo di programmazione 2014-2020; Considerato che la legge 11 dicembre 2016, n. 232 per gli anni 2020 e successivi integra la dotazione FSC 2014-2020 della restante quota del 20 per cento inizialmente non iscritta in bilancio, pari a 10.962 milioni di euro; Vista la delibera di questo Comitato n. 55 del 2016, con la quale e' stato approvato il Piano operativo Ambiente FSC 2014-2020 di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; Vista la nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prot. n. 29991 del 20 dicembre 2017 con la quale si trasmette al Segretario di questo Comitato una integrazione al Piano operativo Ambiente FSC 2014-2020, corredato dalla relativa documentazione; Visto il decreto del Presidente della Repubblica del 12 dicembre 2016 con il quale, tra l'altro, e' stato nominato Ministro senza portafoglio il prof. Claudio De Vincenti; Visti il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2016 con il quale allo stesso Ministro e' conferito l'incarico relativo alla coesione territoriale e al Mezzogiorno e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 gennaio 2017 recante la delega di funzioni al Ministro stesso; Vista la nota del Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno prot. n. 1021 del 22 dicembre 2017 e l'allegata nota informativa allegata predisposta dal Dipartimento per le politiche di coesione concernente l'integrazione al Piano operativo Ambiente FSC 2014-2020; Considerato che nell'ambito del Piano operativo Ambiente e' inserito il sotto-piano «Interventi per la tutela del territorio e delle acque» e che gli investimenti programmati con il citato sotto-piano si sono rivelati sufficienti a garantire solo parzialmente la copertura delle numerose criticita' ambientali presenti sul territorio nazionale; Rilevato che l'integrazione al Piano operativo, il cui valore finanziario complessivo e' pari a 116,4 milioni di euro, e' volta a dare attuazione ad un piano di interventi finalizzato all'adeguamento e potenziamento del sistema fognario e depurativo nelle Regioni Marche e Friuli Venezia Giulia per un totale di circa 21,9 milioni di euro e all'attuazione di interventi strategici finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico e manutenzione del territorio nelle Regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche, Lazio e nella Provincia autonoma di Bolzano per un totale di circa 94,5 milioni di euro; Considerato che le schede di integrazione al Piano evidenziano i fabbisogni finanziari e le linee di azione e contengono gli elementi costitutivi previsti dal punto 2. della delibera n. 25 del 2016 soggiacendo alle prescrizioni e agli adempimenti disposti dalla medesima delibera; Tenuto conto, che in data 19 dicembre 2017 la Cabina di Regia - istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 febbraio 2016 per lo svolgimento delle funzioni di programmazione del FSC 2014-2020 previste dalla lettera c) del citato comma 703 dell'art. 1 della legge di stabilita' 2015 - ha condiviso l'opportunita' di una ulteriore assegnazione di risorse al Piano operativo Ambiente; Tenuto conto dell'esame della proposta svolto ai sensi dell'art. 3 della delibera 30 aprile 2012, n. 62 recante il regolamento di questo Comitato; Vista la nota del 22 dicembre 2017, prot. n. 6245-P, predisposta per la seduta del Comitato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, cosi' come integrata dalle osservazioni del Ministero dell'economia e delle finanze, acquisite in seduta ed entrambe poste a base della odierna seduta del Comitato;
Delibera:
E' approvata l'integrazione al Piano operativo Ambiente FSC 2014-2020 di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, secondo l'articolazione indicata in premessa, allegato alla presente delibera di cui costituisce parte integrante. La dotazione finanziaria dell'integrazione al Piano e' pari a 116,4 milioni di euro ed e' posta a valere sulle risorse FSC 2014-2020 come integrate dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232. L'integrazione rimanda alle regole di governance e alle modalita' di attuazione previste dal Piano anche per cio' che attiene al Sistema di Gestione e controllo, alle strutture organizzative di riferimento e alle connesse responsabilita' gestionali ed e' soggetto alle prescrizioni e agli adempimenti disposti dalla delibera n. 55 del 2016 di approvazione del Piano. L'Autorita' politica per la coesione informera' il Comitato circa le modalita' di rispetto del vincolo previsto dall'art. 1, comma 703, lettera c), della legge n. 190 del 2014, che destina l'80 per cento delle risorse FSC 2014-2020 ai territori delle Regioni del Mezzogiorno e il 20 per cento al Centro-Nord relativamente all'intero Piano operativo alla luce della presente assegnazione. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riferira' annualmente e, in ogni caso, su specifica richiesta, a questo Comitato sull'attuazione degli interventi oggetto dell'integrazione. Secondo quanto previsto dalla lettera l) del citato comma 703, l'articolazione finanziaria della presente assegnazione e' la seguente: anno 2018: 14 milioni di euro; anno 2020: 3 milioni di euro; anno 2021: 5 milioni di euro; anno 2022: 7 milioni di euro; anno 2023: 15 milioni di euro; anno 2024: 30 milioni di euro; anno 2025: 42,40 milioni di euro.
Roma, 22 dicembre 2017
Il Presidente: Gentiloni Silveri Il segretario: Lotti
Registrata alla Corte dei conti il 4 giugno 2018 Ufficio controllo atti Ministero economia e finanze, reg.ne prev. n. 854 |
| Allegato
SEZIONE 1 - DATI FONDAMENTALI +-----------------------------+-------------------------------------+ | |Codice Identificativo Piano | |ID_CODICE PROGRAMMA/PIANO |"2017POAMBIENFSC" | +-----------------------------+-------------------------------------+ | |Addendum al Piano Operativo | | |Ambiente - sotto piano "Interventi | |TITOLO DEL PROGRAMMA/PIANO |per la tutela del territorio e | | |delle acque" - Delibera CIPE | | |n.99/2017 | | +-------------------------------------+ |TIPOLOGIA DI PROGRAMMA/PIANO |Specificare SE: | |e COPERTURA FINANZIARIA (1) |Piano FSC 14-20 [solo risorse FSC] | +-----------------------------+-------------------------------------+ | |Ministero dell'Ambiente e della | | |Tutela del Territorio e del Mare - | |AMMINISTRAZIONE TITOLARE |Direzione Generale per la | | |Salvaguardia del Territorio e delle | | |Acque (STA) | | +-------------------------------------+ | |Specificare SE il Piano riguarda: | |TERRITORIO DI RIFERIMENTO (2)| 1. Territori delle regioni piu' | | | sviluppate ai sensi dell'intervento| | | comunitario 14-20 (Centro Nord) | +-----------------------------+-------------------------------------+
SEZIONI 2 (STRATEGIA, STRUTTURA DEL PIANO e DATI FINANZIARI), 3 (RISULTATI E LINEE DI AZIONE/AZIONI DEL PIANO) e 4 (GOVERNANCE DEL PIANO) +----------------+--------------------------------------------------+ |ID_CODICE PIANO |Codice Identificativo Programma "2017POAMBIENFSC" | | +--------------------------------------------------+ | |Addendum al Piano Operativo Ambiente - sotto | |TITOLO DEL PIANO|piano "Interventi per la tutela del territorio | | |e delle acque" | +----------------+--------------------------------------------------+
SEZIONE 2
SEZIONE 2a - DIAGNOSI e STRATEGIA
Con propria Delibera n. 25 del 10 agosto 2016, come noto, il CIPE ha ripartito le risorse FSC 2014- 2020 disponibili e ha destinato 1,9 miliardi di euro al Piano Operativo afferente l'area tematica "Ambiente", individuando inoltre i principi ed i criteri di funzionamento e utilizzo delle medesime risorse FSC.
Con la successiva Delibera n. 55 del 1 dicembre 2016, il CIPE ha approvato il Piano Operativo "Ambiente" (PO) FSC 2014-2020, nell'ambito del quale, tra gli altri, e' previsto il sotto-piano "Interventi per la tutela del territorio e delle acque", in capo alle competenze della Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque. Nell'ambito del citato sotto-Piano, e' previsto il finanziamento degli interventi prioritari e strategici riguardanti i temi del "Rischio idrogeologico", delle "Bonifiche", "Servizio idrico integrato" e "Qualita' dei corpi idrici".
Gli investimenti programmati nel dicembre 2016 con il citato Piano Operativo, seppur considerevoli, si sono rivelati sufficienti a garantire solo parzialmente la copertura delle numerose criticita' ambientali presenti sul territorio nazionale. Infatti, in occasione delle numerose interlocuzioni intercorse con le Amministrazioni regionali e locali nella fase di programmazione e condivisione degli interventi, sono emersi ulteriori fabbisogni che sono stati acquisiti e recepiti al fine di poter attivare, in presenza di nuove disponibilita' finanziarie, una nuova fase programmatica.
A tal riguardo, come gia' condiviso nell'ambito della Cabina di regia del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione del 19 dicembre 2017, la presente integrazione al Piano Operativo Ambiente - sottopiano "Interventi per la tutela del territorio e delle acque", approvato con Delibera CIPE n. 55/2016, recepisce gli ulteriori fabbisogni di interventi rappresentati da alcune Regioni e dalla Provincia Autonoma di Bolzano per i quali non era stato possibile prevederne il finanziamento nel Piano Operativo approvato a dicembre 2016.
Nello specifico il presente Addendum e' finalizzato all'attuazione di un programma di interventi strategici relativi ai seguenti temi prioritari/settori "Servizio idrico integrato" e "Cambiamento climatico, prevenzione e gestione dei rischi ambientali", a valere sulle risorse residue del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione ex Legge di Stabilita' 2014 (Legge n.147/2013).
Con riferimento alle iniziative relative al settore "Servizio idrico integrato", in continuita' con quanto gia' programmato nel citato Piano Operativo "Ambiente", si intende dare attuazione, cosi' come condiviso con le Regioni Marche e Friuli Venezia Giulia, ad un piano di interventi finalizzato all'adeguamento e potenziamento del sistema fognario e depurativo, per un totale di circa 21,9 milioni di Euro.
Relativamente al settore "Rischio idrogeologico", e' stata condivisa l'esigenza di dare priorita' sia alla prosecuzione di un piano di interventi a completamento dell'azione gia' avviata con il Piano stralcio aree metropolitane centro nord (delibera CIPE 32/2015) e sia all'attuazione di interventi ritenuti strategici e urgenti finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico e alla manutenzione del territorio in aree non metropolitane, come condiviso con le Regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche, Lazio e Provincia Autonoma di Bolzano, per un totale di circa 94,5 milioni di Euro.
Gli interventi di cui al presente Addendum al Piano Operativo "Ambiente" sono articolati nell'ambito delle seguenti linee di azione: ===================================================================== | | Obiettivo | Obiettivo | | | ASSE |Tematico (AP)| Specifico/RA | Linea di azione | +==================+=============+================+=================+ |1 - Promuovere | | |1.1.1 - | |l'adattamento al | | |Interventi per la| |cambiamento | | |riduzione del | |climatico e la | | |rischio | |prevenzione e | | |idrogeologico e | |gestione dei | | |di erosione | |rischi | OT 5 |OS 1.1 (RA 5.1) |costiera | +------------------+-------------+----------------+-----------------+ | | | |2.2.1 - | | | | |Interventi per il| | | | |miglioramento del| | | | |servizio idrico | |2 - Tutelare | | |integrato per usi| |l'ambiente e | | |civili e | |promuovere l'uso | | |riduzione delle | |efficiente delle | | |perdite di rete | |risorse | OT 6 |OS 2.2 (RA 6.3) |di acquedotto | +------------------+-------------+----------------+-----------------+ ASSE 1 - Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi (OT 5)
Obiettivo Specifico 1.1 - Riduzione del rischio Idrogeologico e di erosione costiera (RA 5.1)
Linea di azione 1.1.1 - Interventi per la riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera
L'Italia, con oltre 528.000 frane delle 700.000 censite in Europa, e' il paese maggiormente interessato da fenomeni franosi (JRC, 2012). Le tipologie di movimento piu' frequenti sono gli scivolamenti rotazionali/traslativi (30,6%), le colate lente (15,3%), i crolli (14,9%), le colate rapide di fango e detrito (13,8%) e i movimenti di tipo complesso (11,4%) (ISPRA, 2015).
Gran parte dei fenomeni franosi presentano delle riattivazioni nel tempo, spesso a periodi di quiescenza di durata pluriennale o plurisecolare si alternano, in occasione di eventi pluviometrici intensi, periodi di rimobilizzazione. I fenomeni di neoformazione sono piu' frequenti nelle tipologie di movimento a cinematismo rapido, quali crolli o colate di fango e detriti.
Tali fenomeni sono oggi censiti, secondo modalita' standardizzate e condivise, nell'Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI), realizzato dall'ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome. L'Inventario IFFI e' la banca dati sulle frane piu' completa e di dettaglio esistente in Italia ed e' un importante strumento conoscitivo di base che viene utilizzato da Autorita' di bacino e Regioni per la valutazione della pericolosita' da frana contenuta nei Piani di assetto idrogeologico (PAI) nonche' per la progettazione degli interventi di difesa del suolo e di reti infrastrutturali e per la redazione dei Piani di Emergenza di Protezione Civile.
Al fine di ottenere un quadro complessivo e aggiornato sulla pericolosita' da frana del territorio nazionale, il Ministero dell'Ambiente ha incaricato ISPRA nel 2015 di realizzare le mosaicature delle aree a pericolosita' da frana dei PAI, che costituiscono a tutt'oggi il riferimento pianificatorio principale in materia, codificato a livello normativo nel 1998 (DL 180/1998) e oggi disciplinato dall'art. 67 del d.lgs. 152/2006. Per tale mosaicatura e' stata necessaria un'operazione di armonizzazione delle legende dei diversi PAI presenti sul territorio nazionale in cinque classi: pericolosita' molto elevata P4, elevata P3, media P2, moderata P1 e aree di attenzione AA.
La superficie complessiva, in Italia, delle aree a pericolosita' da frana e delle aree di attenzione e' pari a 58.275 km2 (19,3% del territorio nazionale). Se prendiamo in considerazione le classi a maggiore pericolosita' (elevata P3 e molto elevata P4), assoggettate ai vincoli di utilizzo del territorio piu' restrittivi, le aree ammontano a 23.929 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale.
Anche per la pericolosita' idraulica si puo' affermare che nel nostro Paese si e' consolidato nel tempo un patrimonio di conoscenze specialistiche, accompagnato da mappe e pianificazioni di dettaglio ad iniziare dai PAI, a cui si e' fatto riferimento in questi decenni sia per l'individuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, sia per la pianificazione urbanistica del territorio. Oggi, di fronte al ripetersi di gravi eventi alluvionali, anche di tipologie e con modalita' che la pianificazione attuale difficilmente riesce a intercettare, e' diventato prioritario aggiornare e, se necessario, ripensare metodi e modi per "gestire" il rischio di alluvioni in coerenza con quanto previsto dalle stesse direttive europee emanate sul tema.
Relativamente agli eventi alluvionali, varie informazioni sono state raccolte negli anni attraverso il progetto AVI. Tuttavia, la strategicita' di disporre di informazioni sistematiche e standardizzate sugli eventi, anche al fine della valutazione preliminare del rischio di alluvioni che la Direttiva 2007/60/CE imponeva agli Stati Membri quale primo step per la predisposizione al 2015 dei Piani di gestione, ha portato con il tempo alla necessita' (rectius obbligo) di creare e popolare un catalogo degli eventi alluvionali a partire dal 2011 che e' stato poi recepito nei nuovi Piani di gestione del rischio di alluvioni (PGRA), previsti dalla direttiva 2007/60/CE e codificati a livello normativo italiano nel d.lgs. 49/2010. I PGRA sono stati approvati, per i distretti idrografici in cui e' ripartito il territorio nazionale, a marzo 2016 nei Comitati Istituzionali integrati delle Autorita' di bacino e il 27 ottobre 2016 dal Consiglio dei Ministri ai sensi dell'art. 57 del d.lgs. 152/2006.
L'adeguamento alla filosofia e alle prescrizioni della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni ha rappresentato per il nostro Paese un'opportunita' sostanziale piu' che un mero adempimento formale. La novita' del PGRA, che scaturisce proprio dall'impostazione comunitaria, e' tutta racchiusa nella parola "gestione". Si parla di gestione dell'evento e cio' implica un vero e proprio cambio di impostazione rispetto anche al piu' recente passato. E' infatti di tutta evidenza che applicando il concetto di gestione alla difesa dal rischio di alluvioni cambiano, almeno in parte, alcuni concetti fondamentali fino ad ora ritenuti basilari. Innanzitutto diventa imprescindibile gestire sia la fase del "tempo differito" (prima dell'evento) che la fase del "tempo reale" (durante l'evento) in un'unica catena di analisi ed azioni conseguenti. Cio' vuol dire che un evento si affronta sia con la prevenzione e la realizzazione delle opere che con le azioni di protezione civile e tutto questo deve essere organizzato in un'unica cornice pianificatoria.
Sulla base di questi nuovi concetti, diventa fondamentale la "prioritarizzazione" delle misure da selezionare per mettere in sicurezza il territorio e per far cio' occorre in primo luogo una dettagliata fase di analisi (che porti alla definizione di un nuovo e unico quadro conoscitivo della pericolosita' e del rischio idraulico alla scala del bacino idrografico, individuando gli scenari possibili o piu' probabili di accadimento degli eventi) e in secondo luogo una fase di individuazione degli obiettivi da raggiungere (basata su una robusta valutazione costi/benefici che dovra' stabilire cosa assolutamente difendere e cosa solo parzialmente difendere, cosa realizzare e cosa demolire) anche ammettendo la possibilita' che dopo la realizzazione delle misure programma permanga ancora un rischio, che quindi andra' gestito.
In questa prospettiva il PGRA rappresenta dunque il nuovo masterplan di riferimento ai fini della pianificazione e gestione del rischio di alluvioni: partendo da un comune quadro di conoscenze rappresentato dalle nuove mappe della pericolosita', il PGRA ha in definitiva il compito di individuare la catena di misure che si ritengono necessarie per il raggiungimento degli obiettivi.
Anche per la pericolosita' idraulica, come gia' detto per quella da frana, l'ISPRA ha realizzato la mosaicatura delle aree che potrebbero essere interessate da alluvioni perimetrate dalle Autorita' di Bacino, Regioni e Province Autonome nei PGRA La mosaicatura e' stata effettuata per i tre scenari di pericolosita' derivanti dai PGRA: elevata P3 con tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (alluvioni frequenti), media P2 con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (alluvioni poco frequenti) e bassa P1 (scarsa probabilita' di alluvioni o scenari di eventi estremi). Le aree a pericolosita' idraulica elevata in Italia sono pari a 12.218 km2 (4% del territorio nazionale), le aree a pericolosita' media ammontano a 24.411 km2 (8,1%), quelle a pericolosita' bassa (scenario massimo atteso) a 32.150 km2 (10,6%). Le Regioni con i valori piu' elevati di superficie a pericolosita' idraulica media sono Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto.
Sulla base di quanto sopra illustrato, ben si comprende come in materia di dissesto idrogeologico sia sempre piu' necessario ancorare qualunque programmazione di interventi alle nuove mappe della pericolosita' e del rischio di alluvioni contenute nei Piani di gestione o alle mappe della pericolosita' geomorfologica e da frana dei PAI dopo aver verificato, anche attraverso il supporto delle stesse Autorita' di bacino, la migliore combinazione di misure per gestire i problemi di dissesto.
In questo quadro, la mitigazione del rischio idrogeologico sul territorio nazionale appare un obiettivo primario che e' stato perseguito nel tempo attraverso la sottoscrizione di Accordi di programma con le Regioni interessate a partire dal 2010 e ancor prima, con i Piani straordinari finanziati dal 1999 al 2008, diretti alla realizzazione degli interventi necessari a salvaguardia della pubblica incolumita'. Si tratta di Accordi finalizzati alla realizzazione di interventi o programmi di interventi per rimuovere le situazioni a piu' alto rischio idrogeologico, che erano comunque ancorate alla pianificazione di bacino.
A partire dalla programmazione 2015 riconducibile al "Piano stralcio per le aree metropolitane ed urbane con elevata popolazione esposta a rischio di alluvione", in coerenza con la prospettata esigenza di garantire l'efficacia dell'azione di mitigazione a scala di bacino e la validita' degli interventi a tal fine selezionati, e' stata disciplinata la procedura di selezione degli interventi con il D.P.C.M. 28 maggio 2015 recante "Individuazione dei criteri e delle modalita' per stabilire le priorita' di attribuzione delle risorse agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico" che conferma il ruolo centrale della pianificazione di bacino/gestione nella selezione degli interventi. In particolare il citato D.P.C.M. ha definito una precisa procedura per la selezione degli interventi di difesa del suolo, ha reso oggettivi e trasparenti i criteri di scelta degli interventi tra cui si ricordano, ad esempio, la classificazione del livello alto o molto alto (R3-R4) di rischio dell'area esposta, il numero delle persone a rischio e la loro riduzione in funzione della realizzazione dell'intervento nonche' la valutazione della immediata cantierabilita' dell'opera.
Con tale programma si e', in particolare, cercato di proseguire nell'azione di mitigazione gia' avviata con il primo Piano stralcio delle aree metropolitane, approvato con il d.p.c.m. 15 settembre 2015, attraverso la programmazione di ulteriori interventi in materia di frane/alluvioni. Si tratta di interventi diretti a mitigare le situazioni di rischio idrogeologico elevato o molto elevato, come risultanti dagli atti di pianificazione di bacino (PAI), facendo fronte, inoltre, a quelle criticita' ambientali nelle aree urbane con elevato numero di persone soggette a rischio attraverso interventi di mitigazione diretti a diminuire il numero delle persone esposte, in linea con la nuova filosofia imposta dalle direttive europee.
Non meno problematico e preoccupante e' il fenomeno dell'erosione costiera. L'ambiente costiero e' un sistema altamente dinamico dove i fenomeni di erosione, e quindi di arretramento, o di avanzamento della linea di costa sono controllati da numerosi fattori meteoclimatici, geologici, biologici ed antropici.
Per quanto riguarda la situazione di dissesto della costa italiana, gli studi effettuati nel 2016 dal Ministero dell'Ambiente indicano che tra il 1960 e il 2012, la costa ha subito, lungo tratti per complessivi 1921 km, un arretramento complessivo pari a 93,7 kmq; mentre, lungo tratti complessivi di costa di 1809 km, ha registrato un avanzamento di 59,0 kmq. I dati relativi agli avanzamenti sono prevalentemente in relazione agli intrappolamenti di sedimenti causati dalle opere marittime. Le elaborazioni relative agli ultimi 15-20 anni, pero', stanno ad indicare un leggero incremento dei fenomeni di avanzamento dovuti sia alle azioni di ripascimento effettuate in alcune regioni (Veneto, Emilia R., Marche, Abruzzo, Lazio), che agli effetti delle regolamentazioni sulle estrazioni in alveo degli ultimi 15 anni. Da evidenziare anche il mancato apporto solido da parte dei principali fiumi italiani che in generale, tranne pochi casi, hanno ridotto l'estensione delle foci verso il mare di 200-1000 metri dal 1960 ad oggi.
I tratti a potenziale rischio di erosione costiera sono sensibilmente aumentati. Oggi si stima che oltre 1000 km complessivi di tratti costieri in cui si sono registrati sensibili arretramenti possano rappresentare motivo di rischio per i beni e infrastrutture esposti lungo i litorali. Il fabbisogno economico complessivo che si e' stimato per la protezione di detti tratti a potenziale rischio oscilla tra i 4 e i 6.8 miliardi di euro.
Alla luce di quanto sopra ben si comprende come sull'erosione delle coste, si debba prima di tutto provvedere a regolamentare l'uso del territorio e le modalita' di intervento al fine di ottenere il massimo risultato con le risorse disponibili, riconoscendo l'importanza strategica della risorsa sedimenti soprattutto a scala di bacino idrografico come confermato dal Collegato ambientale che ha previsto che le Autorita' di bacino predispongano, nell'ambito della pianificazione di gestione, un programma di gestione dei sedimenti, quale strumento conoscitivo, gestionale e di programmazione di interventi relativo all'assetto morfologico dei corridoi fluviali.
Il Ministero dell'Ambiente risulta, quindi, strenuamente impegnato a gettare e consolidare le basi di una nuova politica di prevenzione in cui diventi sempre piu' strategico il ruolo della pianificazione, nella consapevolezza che per decidere dove e se intervenire e quindi per scegliere le misure (interventi strutturali, misure di prevenzione e piu' in generale interventi non strutturali) per gestire e mitigare il rischio di alluvione, il rischio da frana o l'erosione costiera occorre prima di tutto disporre di un quadro conoscitivo solido, puntuale e aggiornato della pericolosita' e del rischio.
Il piano di interventi proposto nell'ambito del presente Addendum si inquadra appieno nel percorso gia' avviato dal Ministero dell'Ambiente e mira, sulla base delle interlocuzioni e del processo di condivisione con le regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche, Lazio e Provincia Autonoma di Bolzano, a dare tempestiva attuazione ad interventi puntuali finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico e di erosione costiera, nonche' alla manutenzione del territorio. ASSE 2 - Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse (OT 6)
Obiettivo Specifico 2.2 - Miglioramento del servizio idrico integrato per usi civili e riduzione delle perdite di rete di acquedotto (RA 6.3)
Linea di azione 2.2.1 - Interventi per il miglioramento del servizio idrico integrato per usi civili e riduzione delle perdite di rete di acquedotto
La tutela integrata quali - quantitativa del patrimonio idrico nazionale costituisce un requisito indispensabile per lo sviluppo socio economico del territorio specialmente nelle aree del Paese dove la disponibilita' di risorsa idrica rappresenta un elemento di criticita' nell'attuazione delle politiche finalizzate a garantire i servizi essenziali ai cittadini, la tutela dell'ambiente ed il sostegno allo sviluppo di importanti economie locali.
Per i ritardi infrastrutturali ancora oggi presenti nel settore idrico, e in particolare nel settore fognario depurativo, l'Italia e' stata interessata, a partire dal 2004, da 3 procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea.
Nello specifico, Procedura d'infrazione 2004/2034 (Causa C 565/10) che coinvolge 81 agglomerati con carico generato maggiore di 15.000 abitanti equivalenti e scarico in area normale; Procedura d'infrazione 2009/2034 (Causa C 85/13) che coinvolge 34 agglomerati con carico generato maggiore di 10.000 abitanti equivalenti e scarico in area sensibile; Procedura d'infrazione 2014/2059 (Parere motivato marzo 2014) che coinvolge 817 agglomerati con carico generato maggiore di 2.000 abitanti equivalenti e scarico in area normale o sensibile.
Le procedure in argomento derivano dal mancato o non corretto adeguamento dei sistemi fognari e depurativi ai requisiti propri della Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane. La citata Direttiva prevede, entro i termini, ormai scaduti, del 1998, 2000 e 2005 fissati in funzione del numero degli abitanti equivalenti e dell'area di scarico delle acque reflue (area normale o sensibile), che tutti gli agglomerati con carico generato maggiore di 2.000 abitanti equivalenti (a.e.) siano forniti di un sistema di reti fognarie e trattamento delle acque reflue rispondenti a precisi standard tecnico qualitativi.
Ad oggi, per quanto riguarda i contenziosi sopra citati si e' provveduto al finanziamento dei relativi necessari interventi attraverso la tariffa del servizio idrico e/o fondi derivanti soprattutto dalla Delibera CIPE 60/2012 - che ha stanziato oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro per il finanziamento di 183 interventi nel settore fognario depurativo - e dal Piano straordinario di tutela e gestione della risorsa idrica di cui alla Legge di Stabilita' 2014 (L. 147/2013) con la quale e' stato istituito un Fondo (90 milioni di euro) finalizzato prioritariamente a potenziare la capacita' di depurazione dei reflui urbani.
Nonostante gli sforzi messi in campo a livello locale e centrale, la mancata copertura finanziaria degli interventi costituisce una delle maggiori criticita' per la risoluzione del contenzioso comunitario. Pertanto, il Piano Operativo, approvato nel mese di dicembre 2016, ha previsto il finanziamento della maggior parte degli interventi relativi agli 817 agglomerati interessati dal parere motivato 2014/2059.
Pertanto, in continuita' con quanto gia' programmato nell'ambito del suddetto Piano Operativo "Ambiente", con il presente Addendum si intende dare attuazione, cosi' come condiviso con le Regioni Marche e Friuli Venezia Giulia, ad un piano di interventi finalizzato all'adeguamento e potenziamento del sistema fognario e depurativo per il risanamento ambientale del territorio, nonche' utili a prevenire possibili ulteriori procedure di infrazione. SEZIONE 2b - TAVOLE FINANZIARIE
Parte di provvedimento in formato grafico SEZIONE 3
Parte di provvedimento in formato grafico SEZIONE 4 - GOVERNANCE e MODALITA' DI ATTUAZIONE DEL PIANO +----------------------+--------------------------------------------+ | |Ministero dell'Ambiente e della Tutela del | |Organismo del Piano |Territorio e del Mare (MATTM) | +----------------------+--------------------------------------------+ | |Direzione Generale per la Salvaguardia del | |Ufficio Responsabile |Territorio e delle Acque (DG STA) | +----------------------+--------------------------------------------+ |Indirizzo |Via Cristoforo Colombo 44 - 00147 Roma | +----------------------+--------------------------------------------+ |e-mail |STA-UDG@minambiente.it | +----------------------+--------------------------------------------+ |PEC |dgsta@pec.minambiente.it | +----------------------+--------------------------------------------+
Modalita' di attuazione
Gli interventi previsti nel presente Addendum saranno realizzati secondo le modalita' di governance e attuazione gia' previste nella medesima sez. 4 del Piano Operativo "Ambiente" - sotto piano "Interventi per la Tutela del Territorio e delle Acque", approvato con Delibera CIPE n.55/2016. |
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