Gazzetta n. 207 del 6 settembre 2018 (vai al sommario)
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
DECRETO 2 agosto 2018
Dichiarazione di notevole interesse pubblico del territorio del Comune di Isernia. (Decreto n. 28/2018).


LA COMMISSIONE REGIONALE
per il patrimonio culturale del Molise

Visto il decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368 recante «Istituzione del Ministero per i beni e le attivita' culturali a norma dell'art. 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59», e successive modificazioni ed integrazioni;
Visto il decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche» e successive modificazioni ed integrazioni;
Vista la legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni ed integrazioni;
Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante «Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 131» e s.m.i, in particolare, gli articoli 136, 137, 138, 139, 140 e 141;
Visto il regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo degli uffici di diretta collaborazione del Ministero e dell'organismo indipendente di valutazione della performance, a norma dell'art. 16 comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 24 giugno 2014, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 agosto 2014, n. 171, in particolare l'art 39;
Visto il decreto ministeriale 23 gennaio 2016, n. 44 recante «Riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo ai sensi dell'art. 1, comma 237, della legge 28 dicembre 2015, n. 208»;
Visto il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86 recante «Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonche' in materia di famiglia e disabilita'»;
Visto il decreto 31 gennaio 2018 riguardante l'attribuzione al dott. Stefano Campagnolo, dell'incarico di segretario regionale del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo per il Molise e di direttore del Polo museale del Molise, debitamente registrato da parte dei competenti organi di controllo;
Tenuto conto che in data 26 marzo 2015 e' stata costituita la commissione per il patrimonio culturale del Molise;
Vista la sentenza n. 13 dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato del 22 dicembre 2017;
Considerato che con nota del 10 aprile 2003, protocollo n. 4976 la soprintendenza BAP-PSAD del Molise, all'epoca competente, ha dato comunicazione al Comune di Isernia, alla Regione Molise, alla Provincia di Isernia, nonche' all'allora direzione generale per i beni architettonici e per il paesaggio del MiBAC, dell'avvio del procedimento per la dichiarazione di notevole interesse pubblico a fini paesaggistici dell'intero territorio comunale di Isernia, cosi' come descritta nell'allegata relazione illustrativa;
Considerato che, il suddetto procedimento, cosi' come riportato nell'oggetto della citata nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003, e' stato avviato ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 144 comma 1 del decreto legislativo n. 490/1999 che conferiva al Ministero la «...facolta' di integrare gli elenchi dei beni e delle localita' di cui all'art. 139 [di interesse paesaggistico ai sensi dell'art. 1 della legge n. 1497/1939], su proposta del soprintendente competente».
Considerato che con la medesima nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003, in attuazione del procedimento prescritto dal comma 2 del menzionato art. 144, la soprintendenza ha provveduto a trasmettere al Comune di Isernia le comunicazioni di che trattasi affinche' fossero affisse all'albo pretorio, con le relazioni tecniche e le planimetrie, per un periodo di tre mesi, cosi' come prescritto dal comma 5 art. 140 decreto legislativo 490/1999 allora vigente;
Considerato che tale affissione e' avvenuta dal 15 aprile 2003 fino al 15 luglio 2003, cosi' come comunicato formalmente dal Comune di Isernia con nota protocollo 8546 dell'8 maggio 2003, ed in osservanza al comma 6 del sopracitato art. 140, ne e' stata data notizia su un quotidiano a diffusione nazionale (La Repubblica del 23 maggio 2003) e su due quotidiani a diffusione locale (Quotidiano del Molise del 20 maggio 2003, Oggi Nuovo Molise del 21 maggio 2003);
Considerato che l'amministrazione comunale e associazioni di categoria hanno partecipato al procedimento formulando le proprie osservazioni ed esprimendo, in buona sostanza, contrarieta' all'imposizione del vincolo paesaggistico ritenuto di ostacolato allo sviluppo urbanistico;
Considerato che il territorio comunale di Isernia, oggetto della proposta suddetta, e' stato da allora sottoposto continuativamente a tutela paesaggistica;
Considerata la puntuale descrizione del territorio di Isernia e delle sue qualita' paesaggistiche di cui alla relazione allegata alla proposta di cui alla nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003 cosi' come di seguito riportata:
"Isernia intero territorio comunale - Relazione - Inquadramento geomorfologico.
Il territorio di Isernia presenta una geomorfologia mutante dominata dalla catena delle Mainarde a nord-ovest del suo territorio e dal Massiccio del Matese a sud. Le Mainarde, prolungamento del Parco Nazionale d'Abruzzo, emergono con le notevoli formazioni rocciose, intervallate da praterie e degradano con piu' dorsali verso la Valle del Volturno. Il Massiccio del Matese costituisce il confine meridionale della Pentria. Il suo versante prospiciente il Molise e' costituito da emergenze collinari di raccordo con le cime piu' alte. Ambedue i massicci rappresentano per il territorio isernino due fondali scenici, contrapposti, di elevato valore ambientale, tra i quali si articola il territorio oggetto di studio, situato all'interno di una conca subpianeggiante. A Nord la conca e' circondata da rilievi che raramente superano gli 800 m.; ad est da cime orientate nord-ovest sud-est la cui altitudine degrada progressivamente da nord (Monte Pietrereie, m. 1321) a sud dove alcune cime orientate nord-nord-ovest, - sud-sud-est presentano mediamente altitudini elevate (Monte Patalecchia m. 1400; Colle L'Obbligo, m. 1027). In alcune conche minori dovevano esistere piccoli specchi lacustri, bonificati nel tempo, data la ricca presenza di acque, che sembrano aver conservato il ricordo nella toponomastica.
Il profilo longitudinale dei torrenti e' caratterizzato da una serie di gradini nella parte piu' ripida. L'area presenta una fitta rete di fratture e faglie che determinano i tratti salienti del paesaggio stesso. Le principali fratture sono orientate nord-nord-ovest / sud-sud-est, nord-est / sud-ovest e est-nord-est/ ovest-sud-ovest e costituiscono un reticolo estremamente ravvicinato. Questo fitto reticolo suddivide l'area in blocchi: le zone ribassate costituiscono i fondivalle. L'attivita' nei secoli di queste fratture ha modellato il paesaggio con creste a sviluppo rettilineo, allineamenti di vette, selle, valli troncate e sospese, insieme al reticolo idrografico che ricalca fedelmente le discontinuita' sia a livello dei torrenti che dei corsi principali. L'attivita' di tali fratture e' probabilmente collegata all'intensa attivita' sismica dell'area. La morfogenesi e' condizionata fortemente dall'intervento antropico che sembra aver modificato la tendenza evolutiva del paesaggio. La degradazione dei versanti, l'attivazione di movimenti di massa, sono fenomeni da attribuire all'impatto dell'uomo nell'ambiente. Questa zona e' ricca di acque e di sorgenti sotterranee. Il fitto reticolo si riassume sostanzialmente nei due massimi corsi d'acqua che vanno a confluire nel Volturno: il Vandra ed il Cavaliere. Il fiume Vandra, proveniente da nord, coincide per lungo tratto con il confine fra il territorio di Isernia e quello di Forli' del Sannio delimitando con uno dei suoi affluenti, il torrente Rio, il lembo settentrionale. Il fiume Cavaliere, con il suo fitto reticolo di corsi minori, incide tutto il settore centro meridionale del territorio isernino. I suoi maggiori affluenti sono: il Ravasecca, il Sordo, il Carpino. Il Sordo e il Carpino delimitano il masso roccioso su cui sorge l'abitato di Isernia. Questo promontorio, dalla forma molto allungata, sembra essere recintato dai corsi dei suddetti fiumi, che si ricongiungono all'estremita' meridionale formando il Cavaliere. I due fiumi incidono profondamente le rispettive vallate mettendo in particolare risalto l'immagine del costone roccioso.
Aspetto vegetazionale.

L'aspetto vegetazionale del territorio del comune di Isernia e' caratterizzato dallo sviluppo delle colture agricole nei terreni pianeggianti o a moderata pendenza e dalla riduzione dei boschi, in buona parte cedui, nelle zone a maggiore acclivita' e con ridotta fertilita'. I boschi maggiormente presenti sono quelli a prevalenza di roverella e cerro, alle quali si associano con percentuali di mescolanza variabili al mutare delle condizioni di stagione, l'orniello, i carpini, gli aceri e nelle zone piu' calde il leccio. Molto diffuse sono anche le querce allo stato isolato, oppure a gruppi o in filari, spesso con esemplari di notevoli dimensioni. Particolare rilevanza merita la zona immediatamente ad ovest del centro abitato, corrispondente alle alture di "Colle la Pineta", "Colle dei Cerri" e "Colle della Guardia", dove e' presente un esteso impianto artificiale di conifere, pino nero, pino domestico, cipresso, alle quali progressivamente si associano nuclei spontanei di roverella, cerro, leccio, carpini, orniello. Degne di rilievo sono anche le formazioni riparali, principalmente di pioppi e salici che si rinvengono lungo i numerosi corsi d'acqua che attraversano il territorio.
Inquadramento storico territoriale.

L'ubicazione di Isernia, sul caratteristico sperone calcareo ne fece dalle origini, un importante nodo viario per le comunicazioni: a sud con Bovianum e Beneventum; a nord con Aufidena, la valle del Sangro e le miniere di ferro del Monte Meta; ad ovest con Venafrum e la vallata del Liri. Due vie di collegamento ottocentesche, l'orientale e l'occidentale replicano il tracciato dei fiumi: nascono biforcandosi a sud dell'abitato e perimetrano, ad una quota inferiore, il centro storico sovrastante favorendo l'accesso alla citta' in corrispondenza delle porte. Tutto, intorno, a valle, si estendono i campi dalla tessitura regolare, risultato della parcellizzazione della proprieta' risalente al 263 a.C., quando i veterani di guerra stabilirono qui la prima colonia. I campi erano direttamente accessibili dalla citta' circondata da mura. Queste ultime, a tutt'oggi sono visibili a tratti. Hanno subito continue distruzioni e trasformazioni dovute anche alla costruzione di abitazioni ad esse addossate. Delle antiche porte che conducevano ai campi, ne restano solo alcune e qualche torre. Il circuito delle mura si adeguava alla morfologia del terreno sfruttandone le pendenze. La quota massima del centro storico e' di m. 450 s.l.m. e si abbassa verso il limite settentrionale oltre i m. 438 s.l.m. in uno stretto e profondo avvallamento. Verso l'ospedale, sul limite meridionale, arriva a m. 340 s.l.m.. La sezione longitudinale dell'abitato evidenzia i vari salti di quota collegati nel suo primo impianto alla fondazione della colonia. La cinta difensiva mostra diverse epoche costruttive di cui si conservano segmenti dell'impianto piu' antico. Nella parte bassa (spigolo sud-ovest) emergono blocchi di travertino in opera «quasi quadrata»; alcuni tratti li troviamo all'interno del cortile di S. Maria delle Monache, allo spigolo sud est al di sotto del "Codacchio" (opera poligonale) e all'interno del "Grottino" (opera quasi quadrata). Sono visibili rifacimenti medioevali e rimaneggiamenti successivi. Alla citta' romana, preesistevano insediamenti sanniti non delimitati, distribuiti sul territorio. La scelta della loro localizzazione scaturiva da vincoli naturali piu' che da questioni di natura politico-amministrativa. Qualche abitato piu' simile alla citta' emerge intorno al IV secolo a. C. Infatti nel 340 a.C. come citta' del Sannio e' citata nella guerra contro i Latini in cui i romani erano alleati dei Sanniti. Tra la fine del sec. IV e la prima meta' del sec. Il a. C. la fondazione della colonia di Isernia e' inquadrata nell'operazione di controllo di punti strategici e di popolamento. All'inizio delle guerre puniche si volle potenziare il controllo sui passi montuosi interni ed assicurare il collegamento con l'Apulia. La politica di controllo da parte di Roma ebbe come conseguenza l'inserimento di diversi sistemi produttivi che resero possibili forme piu' organizzate ed estensive di pastorizia.
L'abitato, nonostante le continue vicissitudini, ha mantenuto la persistenza delle forme insediative preesistenti. Si puo' far risalire, il primo insediamento di una colonia latina al 263 a.C. per opera di coloni arruolati da citta' confederate con Roma, provenienti da Tusculum, Lanuvium, Aricia, Pedum, Nomentum, Lavinium. Tale data potrebbe coincidere con l'avvio di una pianificazione urbanistica estesa alla citta' e al suo territorio circostante. Non ci sono testimonianze epigrafiche utili a conoscere i tempi e le modalita' di impianto della colonia. La scelta del territorio fu probabilmente di carattere militare considerata la difficile accessibilita' al sito. Nel I sec. A.C. il processo di municipalizzazione intrapreso dai romani incontro' notevoli difficolta' per il contrasto esistente con il preesistente sistema tradizionale agricolo-pastorale dell'economia italica che si esprimeva in una forma di insediamento sparso: con la costituzione del MUNICIPIA si concentrarono le attivita' edilizie ed artigianali in strutture urbane organizzate. Dalla meta' del I sec. A.C., alla meta' del I sec. D.C. ad Isernia si verifica una produzione artigianale particolarmente ricca: i centri pubblici vengono abbelliti di monumenti, le necropoli arricchite di rilievi e statue. "Secondo Livio la zona era stata occupata dai Romani nel 295 ma gia' allora doveva esistere un centro abitato, poiche' Livio parla di ager Aeserninus. Nel 263 era stata fondata la colonia latina di Aesernia, in un luogo strategicamente ottimo sia per le comunicazioni con la Campania, sia per il controllo dell'hinterland sannitico. La fondazione della colonia latina rappresenta il momento finale e razionalizzante della politica di infiltrazione di Roma nel territorio italico, dopo le disastrose guerre sannitiche" (Almanacco del Molise 1999 - Gabriella d'Henry) - Alcune considerazioni sul processo di romanizzazione ad Isernia). Un tempio italico si conserva con il suo podio sotto la cattedrale della citta'. Sono stati inoltre rinvenuti numerosi rilievi in pietra sia in citta' che nelle necropoli attigue che testimoniano il benessere raggiunto dalla modesta cittadina la cui economia era basata sull'agricoltura, la pastorizia e l'artigianato. I rilievi sono conservati nell'Antiquarium Comunale annesso al Convento di S. Maria delle Monache: alcuni di essi sono murati negli edifici di Isernia o nei dintorni.
Inquadramento storico-urbanistico.

Con la fondazione della colonia latina, comincio' a delinearsi il primo tracciato che costituira' il tessuto regolante tutta l'attivita' edilizia da allora fino ai nostri giorni. Un unico decumano, con andamento spezzato, orientato secondo un asse sud-ovest nord-est, seguiva la linea del crinale dello sperone roccioso compreso fra i1 Sordo e il Carpino (l'attuale Corso Marcelli). Ad esso si intersecava il sistema dei cardi, tracciati ad intervalli regolari di m. 35, di cui il principale si attestava in corrispondenza dell'attuale Cattedrale, edificata sul tempio latino del III sec. A.C. Questa area (attuale piazza del mercato) costituiva, il centro della citta' antica con un'importante area sacra. L'esplorazione archeologica ha consentito di ricostruire la pianta del tempio, orientato verso l'ingresso meridionale della citta'. E' venuto in luce il basamento, che in parte era gia' visibile lungo corso Marcelli (III sec. A.C). La tipologia e' tipica degli edifici sacri dell'area romano-laziale. Sono emerse delle ampie cisterne binate, conservate sotto Palazzo Milano e nell'area adiacente, testimonianza di un razionale impianto di raccolta delle acque, collegato alla ristrutturazione generale di questo periodo. Saggi di scavo sotto la via Orientale hanno consentito di accertare la presenza di strutture testimonianti una continuita' di insediamento dalla tarda eta' repubblicana al III secolo d.C. Riferibili ad edifici di eta' imperiale sono le strutture in opera reticolata e opera mista conservate su via Orientale all'interno della Torre di S. Francesco; altri tratti della stessa tecnica appaiono nel progetto di un fabbricato in largo annunziata. Scarse sono le notizie relative alla fase tardo-imperiale.
Evoluzioni successive.

Con la caduta dell'Impero Romano e con le invasioni barbariche l'assetto istituzionale dello Stato profondamente trasformato si ripercosse sulla realta' etnico-sociale ed urbanistica. Segui' una decadenza generale. Nel V e VI secolo Isernia riusci' comunque a mantenere il suo ruolo di punto di riferimento nel territorio per la presenza di un vescovo alla meta' del V secolo. Nella serie dei vescovi isernini il primo di cui si ha certezza e' Eutodio che partecipo' nel 465 ad un concilio di Papa Ilario I. Sorsero i primi monasteri come quello di S. Maria delle Monache all'interno del perimetro urbano di Isernia rispettando la preesistenza viaria e quello di S. Vincenzo al Volturno. L'nsediamento urbano resto' immutato conservando come arteria principale il decumano. La citta' romana venne circondata da mura che ricalcarono in linea generale, (in alcuni tratti fuoriesce rispetto all'allineamento originario) l'andamento delle preesistenti. Anche la trama urbanistica, sara' rispettata e riutilizzata con molta fedelta'. Una sola eccezione si puo' rintracciare in Vico Storto Castello che costituisce l'unica irregolarita' nel sistema romano di assi ortogonali. Sembra evidente che sia stato realizzato per collegare piu' agevolmente la Porta Castello, con la chiesa di S. Maria delle Monache, intervento questo abituale nei centri medioevali, di impostazione romana, per i1 collegamento di poli importanti. L'arteria piu' importante resto' comunque l'antico decumano, anche per la necessita' di collegamenti con la sede vescovile (attuale piazza Andrea d'Isernia). Sorse una cittadella in cui la chiesa dell'Assunta, il Monastero di S. Maria delle Monache, un eventuale castello (se ne puo' solo presumere l'esistenza dal toponimo "Porta Castello", ma non ve ne sono tracce), la chiesa di S. Angelo (donata nel 798 alla badia di Castel S. Vincenzo al Volturno), costituirono il fulcro del sistema urbano racchiuso all'interno delle mura ed il polo militare. Un'ulteriore sviluppo di ebbe intorno al XIII secolo, con la costruzione delle chiese di S. Stefano (poi dedicata a S. Francesco nel 1222) e del Monastero annesso (1267), del convento celestiniano di S. Spirito (fuori le mura 1272) e dei Monastero di S. Chiara ... In quest'epoca, caratterizzata da una riorganizzazione di tipo politico, fu stimolata l'attivita' edilizia ed urbana e probabilmente si riavvio' la costruzione delle mura urbiche sulle preesistenti romane fatte abbattere da Federico II nel 1223, munite di torri merlate, di dieci porte per l'accesso laterale e di piazze prospicienti le chiese. Quando nel 1600 Isernia venne a far parte dei possedimenti della famiglia D'Avalos, la forma urbana non muto'. Il XVIII secolo segno' per Isernia la fine del regime feudale; A partire da questo periodo e per tutto il XIX secolo si arricchi' di costruzioni architettoniche distribuite lungo l'asse principale (Corso Marcelli): A seguito del disastroso terremoto del 1805 Isernia viene ricostruita secondo il vecchio impianto, con la realizzazione di palazzi dalle facciate neoclassiche.
Inquadramento storico.

Isernia ha origini antichissime. Non si hanno notizie certe riguardanti la sua fondazione mancando fonti storiche attendibili. In localita' la Pineta e' stato rinvenuto un giacimento paleolitico risalente a 736.000 anni fa relativo, stando ai dati, ad una comunita' di uomini primitivi (Homo Aeserniensis). Si puo' asserire che sia il piu' antico d'Europa. Per epoche piu' recenti, e' stata avanzata l'ipotesi che il primo insediamento possa risalire all'epoca degli Etruschi, quando nell'VIII secolo a. C. questi invasero la Campania spingendosi fino alla valle del Volturno. I Sanniti avrebbero pertanto trovato delle preesistenze su cui hanno impiantato i loro insediamenti. Sanguinose lotte sono state combattute fra i Sanniti ed i Romani per il controllo del territorio centro-meridionale della penisola che si risolse con la vittoria dei Romani e la distruzione della civilta' sannitica che si fondava sui rapporti federali fra le diverse tribu'. Isernia nei secoli e' stata oggetto di diverse devastazioni a partire dal 307 a.C. per mano degli stessi Sanniti contro le citta' che avevano giurato fedelta' a Roma. La distruzione di Isernia e dell'intero Sannio si verifico' a seguito della guerra civile fra Mario e Siila nel I secolo a.C. Silla, vincitore anniento' i nemici e distrusse ogni forma di civilta'. Comincio' pertanto l'opera di latinizzazione dei territori occupati. Altre popolazioni furono trapiantate nel Sannio e fu assegnata la terra ai veterani di guerra. Isernia, riacquistato il suo splendore fu elevata al rango di Municipium, data anche la posizione strategica lungo strade di rilevante importanza: la via Latina, la via Numicia che la collegava con Roma e le principali citta'. Dopo la caduta dell'impero romano il destino di questa citta' fu mediato per opera della chiesa Cattolica che invio' i primi Vescovi gia' nel V secolo per fondare la Diocesi. Seguirono secoli bui: nel V secolo venne distrutta dai Vandali di Genserico poi dagli slavi nel VII secolo ed infine dai Saraceni nel IX secolo. Nell'847 inoltre, si verifico' un disastroso terremoto. Con l'avvento dei Longobardi Isernia appartenne al Ducato di Benevento e fu capoluogo di una delle trentaquattro contee, di cui si componeva lo Stato. Sotto i Normanni, con i quali ebbe praticamente inizio il regno di Napoli, Isernia risorse a nuova vita e con gli Svevi divenne citta' regia, ma dovette subire nel 1223 la distruzione delle sue mura, per volere di Federico II, allo scopo di indebolire il potere. Nel secolo XIII di distinse per aver dato i natali a grandi personaggi quale Andrea D'Isernia e Celestino V (Pietro Angelerio). Quest'ultimo, fondo' nel 1264 un nuovo ordine monastico, quello dei Celestini, di derivazione benedettina, che praticava la poverta' e la vita ascetica in un periodo caratterizzato dalla ricchezza e da lotte di potere. Il suo pontificato duro' solo pochi mesi: rinuncio' alla tiara e torno' sulle montagne alla sua vita eremitica. Carlo d'Angio' concesse molti privilegi al Clero che torno' ad essere protagonista delle vicende. La pressione fiscale si inaspri' con gli Angioini e la citta' decadde in uno stato di totale indigenza. Nel trecento fu destinata a Raimondo Berengario, quindi a Caterina d'Austria ed infine al duca di Calabria. Dopo lunghe lotte contro gli Angioini nel 1442 presero il potere gli Aragonesi con Alfonso d'Aragona. Agli inizi del cinquecento, sotto Carlo V, quando tutto il contado del Molise era soggetto a feudatari, Isernia divenne terra demaniale e sede della Cancelleria. Nel Seicento, sotto il potere dei feudatari, dei nobili e degli amministrativi locali, la popolazione precipito' nella miseria, e fu decimata da pestilenze e carestie. Il potere rimase ai feudatari fino al 1743 quando, per una legge spagnola, gli isernini acquistarono la propria citta'. Sul finire del Settecento ci fu una ripresa economica nel settore manifatturiero, medio-industriale dei tessuti, della carta e dei laterizi. Nel 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli e Sicilia, divise il regno in tredici province, suddivise a loro volta in distretti. Isernia divenne sede di uno dei quattro distretti della provincia della Capitanata. Successivamente il Contado del Molise, denominato Provincia del Molise e i suoi comuni furono suddivisi in governi e dodici dei quali entrarono a far parte del distretto di Isernia.
Emergenze Archeologiche.

Il territorio di Isernia presenta una notevole ricchezza di preesistenze archeologiche, fin dalla piu' lontana preistoria. In localita' la Pineta collocata ai limiti della contrada S. Spirito tra il centro abitato e le prime colline del Molise, nel 1978 con l'avvio dei lavori di costruzione della Superstrada Napoli-Vasto, fu scoperto un giacimento, tuttora oggetto di scavi, risalente a circa 700.000 anni fa. La determinazione dell'eta' e' stata calcolata col metodo del potassio/argon su cristalli di sanidino provenienti dai sedimenti che ricoprono i reperti preistorici. Circostanze eccezionali hanno favorito la buona conservazione dei reperti. L'insediamento infatti era situato ai margini di un corso fluviale che, nelle stagioni umide, esondava. Questi eventi e l'attivita' vulcanica hanno contribuito a seppellire i reperti sotto un consistente strato di sedimenti, proteggendoli. La buona conservazione quindi, ha consentito di evidenziare strutture d'abitato, trarre dati relativi al modo di vita e al comportamento dell'homo Erectus. Non sono stati trovati, a tutt'oggi, resti umani ma strumenti in selce e ciottoli calcarei lavorati che esso costruiva. E' stata comunque valutata un'area di mq. 24.000 da esplorare. Non esistono in Europa, giacimenti cosi' ricchi come quello di Isernia e comunque gli accampamenti noti sono piu' recenti e con minori strumenti. Se non si trovassero resti umani, non si conoscerebbe la struttura fisica umana, ma resterebbe comunque certa la conoscenza sulle sue attivita', sui suoi processi psichici, documentati dai resti di caccia e dalle strutture d'abitato. Sono stati anche rinvenuti resti di animal quali bisonti, elefanti, rinoceronti, ippopotami, orsi, tutte specie diverse da quelle oggi esistenti. Sono stati trovati anche rari resti di cervidi e caprioli, un solo reperto di dente leonino, frammenti ossei di uccelli (fra questi il germano reale), di piccoli roditori, di caparace, di tartarughe e di vertebre di pesci. Le strutture ossee di alcuni animali sono state usate per la realizzazione dei rifugi: e' stato individuato un pavimento di una capanna composto da almeno dieci crani di bisonte; zanne di elefante infisse al suolo costituivano i pali della struttura verticale portante. Molte carcasse presentano delle fratture intenzionali riconducibili all'attivita' dell'uomo, alle tecniche di sfruttamento degli animali cacciati, al recupero di midollo per scopo alimentare. Interessanti dati peleoecologici concordano a ricostruire attorno a questo accampamento, un ambiente biologico a steppa e prateria arborativa con momento climatico particolare, a due stagioni, una umida di breve durata ed una molto piu' lunga ed arida: il fiume al centro della storia evolutiva dell'uomo. L'indagine palinologica ha consentito di affermare la prevalenza di graminacee e di piante acquatiche: larici e tife. Poche le essenze arboree: qualche salice, olmo, pioppo, platano, molto rari la quercia ed il pino. I reperti in selce e calcare testimoniano l'alta capacita' di adattamento dell'uomo a questo ambiente, gia' in una fase molto antica della nostra storia. Quelli in selce sono molto numerosi, piccoli e spessi, alcuni con bordo sinuoso e denticolato; quelli in calcare sono ricavati da ciottoli di varie dimensioni. Elevato e' il numero di manufatti di difficile classificazione. Nel luogo dell'importante ritrovamento si sta realizzando il Museo Paleolitico da inserire in una pianificazione piu' ampia di un parco archeologico, che colleghi anche dal punto di vista paesaggistico, la citta' di Isernia con la collina della Pineta. I resti di un importante sito sannitico fortificato emergono presso la frazione di Castelromano, in una posizione strategica tale da esercitare il controllo sulla valle del Volturno collegato all'insieme dei sistemi difensivi noti del Sannio: e' formato da tre cinte di mura in opera poligonale, dalle pendici alla sommita' del Monte La Romana. Tale politica di controllo ebbe come conseguenza l'inserimento di diversi sistemi produttivi, forme piu' organizzate ed estensive di agricoltura e di pastorizia transumante. Il territorio e' attraversato da un tracciato tratturale, l'attuale «Pescasseroli-Candela», esteso per Km. 211. Nella provincia di Isernia attraversa i territori di Rionero Sannitico e Forli del Sannio prima di entrare, intersecando il Fiume Vandra, nel territorio comunale di Isernia. Qui si inerpica sul Monte Macerone, attraversandolo per un piccolissimo tratto, prima di rientrare nel territorio d'Isernia. Nel registro "Tratturelli e Riposi reintegrati in forza del Real Decreto - 9 ottobre 1826 - Tenimento di Isernia - Tratturo Pescasseroli - Candela", e' rilevato per segmenti tutto il tracciato del Tratturo in tale comune. Emerge quindi che, attraversato il fosso La Rava, affluente del fiume Sordo, il tratturo rientrava nel territorio di Isernia e seguiva il percorso rettilineo occupato oggi dalla S.S. dell'Appennino Abruzzese fino ad incrociare il fiume Sordo, in prossimita' dell'attuale abitato di Isernia; attraverso un ponte, di cui oggi restano ancora delle tracce (le spallette e un basolato sul greto del fiume, oggi Ponte S. Leonardo), superava il corso d'acqua e piegava a destra; lungo l'attuale tracciato di corso Garibaldi. All'altezza dell'attuale Villa Comunale, che costituiva un riposo, il tratturo proseguiva in direzione sud-ovest in localita' S. Spirito dove a ridosso dell'attuale cimitero, e' ancora collocato un termine lapideo contraddistinto dall'incisione «R.T.» (Regio Tratturo). Superava il fiume Carpino seguendo un tracciato un po' tortuoso e proseguiva attraverso il Colle della Croce, il Colle della Guardia (importante riposo per l'agevole discesa verso la sponda del Carpino) la localita' Fonte Salomone ed infine entrava nel comune di Pettoranello. Quest'ultimo tratto e' tuttora in parte percorribile. Il Tratturo attraversava quindi in senso nord-ovest sud-est gran parte del territorio di Isernia in una situazione ambientale che doveva garantire sicurezza e tranquillita' sia durante il percorso che la sosta e doveva consentire e garantire la soddisfazione delle tre esigenze fondamentali all'uomo e agli armenti: il movimento, la sosta, l'alimentazione. Per questo, si snodava affiancando localita' pianeggianti inerbate, presso sorgenti e corsi d'acqua, esposte a mezzogiorno, I percorsi erano studiati minuziosamente: le aree di sosta erano collocate a distanze regolari, i riposi (ampie zone di tre, cinque ettari di estensione) in prossimita' di masserie, dove venivano approntati gli stazzi.
L'acquedotto, importante struttura che tuttora attraversa il territorio di Isernia, e' attribuito a data non anteriore al III sec. a.C. Il suo percorso inizia in territorio di Miranda a Capo d'Acqua in localita' S. Martino. Il primo tratto e' interrato fino al ponte S. Leonardo alla confluenza fra i fiumi Rava e Sordo da cui prosegue il suo percorso in galleria. Lineare nel tratto iniziale ed orientato in senso nord-sud, piega, entrando nel territorio comunale di Isernia, dapprima in direzione sud-ovest e quindi in direzione ovest. Fuori terra il percorso si sviluppa per m. 1950 dal luogo di captazione fino all'imbocco in galleria, segnalato dalla presenza di dodici pozzi di ispezione e di cerazione. L'acqua si incanala in un condotto (specus) che all'altezza dei pozzi (lumina) presenta volte di laterizi disposti radialmente. Interventi di manutenzione non hanno modificato ne' la struttura ne' il tracciato ricavato in un terreno sedimentario, argilloso e instabile, ricco di falde acquifere che nel tratto iniziale vengono captate in alcuni casi mediante canali di drenaggio mentre in altri vengono deviate mediante sbarramenti e canali efferenti. Per un tratto il corso del torrente Rava si sovrappone al colmo interrato del condotto. Il percorso e' evidenziato in superficie da strisce di terreno erboso non coltivato, da alcuni cippi lapidei disposti ai margini della stessa area di rispetto. Nelle vicinanze del pozzo n. 10 e' depositato fra cumuli di materiale, un blocco lapideo di grandi dimensioni, di incerta provenienza, forse appartenente ad un monumento funerario. Il tratto in galleria evidenzia una serie di "lumina". La struttura terminale dell'acquedotto, il castello di distribuzione delle acque (castellum acquae), e' collocato a monte e all'esterno del perimetro difensivo urbano.

Necropoli

Lungo le strade che si diramavano dalla citta' sono emerse necropoli e sepolcri inseriti nelle proprieta' collettive di Collegia, monumenti piu' complessi ornati talvolta da composizioni scultoree che celebravano imprese e munificenze dei titolari. Nell'agro a sud-ovest di Isernia la localita' Quadrella era nota fin dal secolo scorso per il recupero di epigrafi e materiali archeologici. Negli ultimi decenni sono emerse alcune strutture relative ad una necropoli databile tra la tarda eta' repubblicana e la prima eta' imperiale, oltre a numerose iscrizioni, cippi... Nel 1980, nelle immediate vicinanze, alla confluenza del fiume Sordo con il Carpino, e' venuta alla luce una necropoli databile I-IV sec. D. C. (eta' imperiale). Interessava una fascia di terreno stretta lungo la strada romana. Presso la localita' Ravasecca sono emerse, strutture relative a due edifici monumentali di eta' imperiale, che prospettano sull'antico percorso stradale con affaccio a sud-est. Uno dei due presenta un vano allungato con esedra e un ambiente rettangolare adiacente. All'interno del primo vano furono rinvenute delle urne cinerarie in pietra calcarea, conservate nel lapidario locale. Un'epigrafe riporta la scritta "Conlegio fabrum Aeserninorum" che ne attesta la pertinenza ad una corporazione di artigiani. Dell'altro edificio, con alzate a tamburo cilindrico, resta il basamento a pianta quadrangolare. Ad un chilometro a sud-ovest della citta', alla confluenza del Sordo e del Carpino, fu scavata un'area sepolcrale di eta' imperiale.
Ponte Giancanise.

Nei pressi della necropoli della Quadrella sul fiume Sordo sono tuttora visibili, su sponde contrapposte, le spalle di un ponte ad un fornice e le rampe di risalita, realizzate all'epoca per superare l'accentuata sopraelevazione del ponte stesso rispetto al territorio circostante. Le rampe delineano un tracciato stradale sinuoso. Da documenti cartografici e archivistici risulta che la struttura ed il tratto viario erano agibili ancora all'inizio dei secolo. Presso l'Archivio Veneziale, infatti sono conservati due disegni, uno datato 1893, l'altro del 1907, rappresentato dopo il crollo, che evidenzia le spalle rimaste in piedi. Poco distante dal ponte sono presenti i resti del tempietto dedicato a Giano, da cui il toponimo Giancanese (L'origine del culto risale alla tradizione latina) con il fronte rivolto verso il fiume. I resti di un altro ponte sono visibili in localita' S. Leonardo, a nord-est di Isernia sul fiume Sordo sul tracciato del tratturo Pescasseroli-Candela. Sul greto del fiume emergono tratti di basolato. In via S. Ippolito sono presenti strutture termali di epoca imperiale: canalizzazioni, vasche, un vano ad esedra.
Emergenze architettoniche.

Gli edifici piu' importanti sono concentrati nel centro storico, all'interno delle mura. Corso Marcelli, l'antico decumano, lo attraversa in tutta la sua estensione. Lungo il suo asse, da cui si dipartono sui due lati, i caratteristici stretti vicoli, di tanto in tanto si aprono degli slarghi su cui prospettano edifici di maggiore connotazione architettonica.
Nonostante gli stravolgimenti del devastante terremoto del 1805 e del bombardamento del 1943 l'antico centro ha mantenuto i suoi caratteri: emerge la scansione a scacchiera romana con sovrapposti interventi medioevali, rinascimentali ed ottocenteschi. Con l'ultimo evento bellico sono state distrutte sostanzialmente due aree: la zona della Concezione e la piazza A. d'Isernia. (antica area sacra).
Edifici ecclesiastici:
cattedrale (piazza A. d'Isernia). Dedicata a S. Pietro Apostolo, sorge sui resti di un tempio italico che aveva l'ingresso su vico Giobbe, dalla parte opposta dell'attuale ingresso. Del tempio italico e' visibile una parte del podio risalente al II secolo a.C. lungo Corso Marcelli. Altri resti risalenti al III secolo a.C. sono stati riportati alla luce all'interno della chiesa e nel cortile dell'adiacente Episcopio. Quest'ultimo fu danneggiato dal bombardamento del 1943 e ricostruito poco dopo;
chiesa dell'Immacolata Concezione (piazza Celestino V). Risalente ai secoli XII e XIII, fu distrutta dal terremoto del 1805. Fu ricostruita nel 1852. Nel 1952 fu realizzato un portico sulla facciata demolito qualche mese fa a seguito di interventi di restauro effettuati dalla Soprintendenza del Molise;
chiesa di S. Chiara (piazza Fiume). Risalente al 1275 anno in cui fu costruito anche il monastero delle Clarisse, non piu' esistente;
chiesa di S. Francesco (piazza Marconi). Secondo la tradizione fu edificato nel 1267 da S. Francesco di Assisi, sui resti della chiesa di S. Stefano risalente al 1222. E' annesso alla chiesa il convento con chiostro;
chiesa dell'Assunta e convento di S. Maria delle Monache (Corso Marcelli). La chiesa distrutta nel 1943 per un bombardamento, evidenzia oggi caratteri risalenti al secolo X.. Nel cortile del Monastero sono emerse delle strutture risalenti al 783 ma e' probabile che gia' esistesse una struttura piu' antica. Nel secolo X vennero effettuate delle trasformazioni ed edificato il campanile. A quell'epoca risale la realizzazione del portale della chiesa. Nel XVIII secolo subi' altre trasformazioni.
Eremo dei Santi Cosma e Damiano. Sorge su una collina a ridosso del fiume Carpino. Fu costruito nel 1130 sulle preesistenze di un tempio pagano dedicato al dio Priapo. Fu trasformato e restaurato nel 1523 e nel 1639.
Altre chiese «finirono per sempre» (Antonio Mattei - Storia di Isernia V. III - Athena Mediterranea - Napoli 1978 pag. 361) a seguito del terremoto del 1805: chiesa del Purgatorio, dell'Annunziata, di S. Rocco, di S. Lucia, di S. Giuseppe, S. Maria del Vicinato, S. Onofrio, S. Giacomo, S. Giovanni Battista. Isernia ha conservato poi l'aspetto che le fu conferito con la ricostruzione che si protrasse fino al 1860 circa. Col boom edilizio il centro si e' espanso notevolmente in direzione est e nord. Tale fenomeno si e' sempre piu' accentuato.
Palazzi.

Sono numerosi i palazzi rappresentativi:
palazzo Iadopi (piazza Carducci). Realizzato verso la fine del secolo XVIII, fu restaurato nella seconda meta' del secolo XX;
palazzo Cimorelli-Belfiore (piazza Carducci);
palazzo Marinelli Perpetua (corso Marcelli);
palazzo Mancini-Belfiore (piazza A. D'Isernia) impostato su preesistenze romane;
palazzo dell'Universita' (via Mazzini). Costruito sui resti della chiesa di S. Paolo (XIII secolo), collegato alla Cattedrale mediante un camminatoio soprastante ad un arco;
palazzo Cimorelli (via Mazzini);
palazzo Pecori-Veneziale. Costruito nel XVIII secolo nell'area occupata dalla porta di Giove. Danneggiato dal sisma del 1805 fu ricostruito nel XIX secolo;
palazzo Milano (via Mazzini);
palazzo Pansini-Clemente (corso Marcelli). Fu costruito all'inizio del Novecento sui resti della chiesa quattrocentesca dell'Annunziata di cui conserva due affreschi nei locali commerciali del piano terra;
palazzo D'Avalos-Laurelli (il Palazzotto) (piazza Trento e Trieste). Costruito sopra gli edifici di un'insula romana risale al 1649. Fu danneggiato dal sisma del 1805;
palazzo De Lellis-Petrecca (piazza Marconi). Edificato sui resti di una domus romana, fu costruito su progetto di carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, nella seconda meta' del settecento.
La fontana Fraterna.

Opera molto significatica, fu costruita con i resti di monumenti trecenteschi e con lapidi e lastroni di epoca romana. Ampliata nel 1935 fu parzialmente demolita dai bombardamenti dell'ultima guerra ed in seguito ricostruita per anastilosi.
Stabilimento balneare di acqua sulfurea.

Costruito nel 1892 dai signori De Masi in contrada Acqua Zolfa a due chilometri e mezzo dall'abitato su una sorgente di acqua sulfurea che ivi scaturisce fin dall'antichita'. Nel 1898 dagli stessi De Masi fu costruito un albergo. Il complesso, compresa l'area verde circostante versa attualmente in uno stato di totale abbandono, nonostante la costante emissione di acqua sorgiva.
Ponti ottocenteschi.

Trattasi di due ardite opere di ingegneria di fine ottocento di notevole impatto ambientale.
Il ponte della "Prece" iniziato nel 1892 e completato nel 1895 fu intitolato al chimico molisano Antonio Cardarelli. Supera il fiume Sordo mediante un sistema di arcate a due ordini sovrapposti immettendo la S.S. Venafrana a sud del centro storico, nei pressi dell'ospedale.
Il ponte della ferrovia della linea Caianello-lsernia lungo circa un chilometro e mezzo, sul fiume Carpino, fu costruito ad oriente del centro storico, in contrada S. Spirito. Costituito da 44 arcate, ognuna di m. 10 di luce, superava le due sponde mediante una travata metallica di m. 60. L'ingegnere progettista si chiamava Narciso Frosali che mori' senza vedere compiuta la sua opera. La travata in ferro collegava due piloni in pietra superando l'orrido del fiume e al passaggio della piu' pesante locomotiva avrebbe dovuto subire, al centro un movimento di flessione di pochi millimetri. Pare che, all'atto delle prove, tale tolleranza fosse stata lievemente superata di qualche millimetro in piu'. L'ing. Frosali, ne rimase turbato a tal punto da togliersi la vita. Pare dunque che la prima vittima dei lavori di costruzione del ponte fu proprio il suo progettista, che volle rimanere sepolto accanto alla sua mastodontica opera. Difatti il cimitero di Isernia e' situato sotto quel ponte, dove ancora oggi una stele spezzata a meta' ricorda «la storia di un uomo e di un ponte». (Gianni Trivellino - Le ferrovie del Molise - Cosmo Iannone editore...). ll colossale ponte che ad Isernia raggiunge la quota di m. 474 s.l.m., fu fatto saltare dai tedeschi dopo nove tentativi di bombardamenti effettuati dagli anglo-americani con lo scopo di ritardare l'avanzata americana su Roma. La stessa sorte tocco' al viadotto stradale Cardarelli. I lavori di ripristino iniziarono nel febbraio 1948 e furono portati a termine nel gennaio 1953. Fu sostituita la travata metallica con un'unica imponente arcata in cemento armato.
Come gia' accennato, le emergenze archeologiche ed architettoniche sono concentrate nel centro storico e nei suoi dintorni fatta eccezione per la fortezza Sannitica di Castel Romano e del Tratturo che attraversava gran parte del territorio isernino compreso il settore orientale dell'abitato, quello ottocentesco Se ne rintracciano pochi segni: il termine "R.T." presso il cimitero di S. Spirito ma notevoli documenti storici che ne descrivono dettagliatamente il percorso e ne riportano graficamente il suo andamento. E' verso questa direzione, quella di provenienza dei Tratturo, che si e' orientata l'espansione dell'Isernia attuale, direzione gia' sperimentata dagli armenti e dagli uomini che li seguivano lungo le piste erbose, nei pressi di corsi d'acqua, laddove il terreno era piu' agevole ed i venti meno impetuosi. L'analisi del carattere della regione isernina ha evidenziato che l'abitato costituisce il fulcro di un paesaggio mutevole, ricco e variato, caratterizzato da monti, colli, pianure... la citta' in cui si inserisce la vita giornaliera dell'uomo con le sue molteplici attivita' che si svolgono nelle case, nelle strade, nelle piazze, spettatrici del vivere quotidiano. Il centro storico, appare oggi circondato da una cinta di edifici priva di una precisa identita'.
In passato, distruggere una citta' significava ritornare alla natura... Il vecchio centro, assediato e aggredito pericolosamente dalla massa caotica degli edifici che dopo l'ultimo conflitto bellico e' andata via via proliferando, distruggendo quanto di vitale era sopravvissuto nei secoli ai saccheggi e alle catastrofi, e' rimasto isolato e allontanato per sempre da quel sistema di articolazioni spaziali e tessuti naturali e contestuali. Da gran parte della citta' nuova non e' piu' visibile ne' percettibile alcun elemento del sistema collinare che ascende verso i monti del Matese e delle Mainarde. La particolare conformazione dello sperone roccioso su cui la vecchia Isernia era sorta cercando riparo dagli attacchi nemici, per effetto dei suoi profili inospitali che precipitano verso i due profondi solchi del Sordo e del Carpino, ha consentito di mantenere la sua iniziale funzione protettiva, questa volta dall'assalto della proliferazione caotica urbana. Continua ad emergere, fasciata da un manto di vegetazione e protetta da un fossato. Oltre i fiumi appare l'area di espansione, caratterizzata da estrema densita', poi la periferia che tende gradualmente ad occupare la campagna. E' questo l'attuale paesaggio. Ogni epoca storica ha avuto il proprio paesaggio e la propria idea di paesaggio che ha trovato alcune grandi sintesi nelle raffigurazioni pittoriche. Oggi con questo termine si definisce non solo l'idea di natura e campagna ma anche e forse principalmente quella di citta'. Si citano alcuni esempi di interpretazioni date in varie epoche:
"Paesaggio: una veduta o una prospettiva di uno scenario naturale interno di un paese, tale da poter essere colto con uno sguardo da un punto di vista». (Oxford Englisch Dictionary, 1725).
"Il paesaggio comprende in se' uno spettro di scale, raramente e' autonomo e chiuso in se stesso come un edificio, anzi e' continuo, collegato ad altri paesaggi lontani in virtu' del movimento dell'aria, della terra, dell'acqua e degli organismi viventi, compreso l'uomo. Il paesaggio e' anche dinamico, evolve continuamente nel tempo" (Anne Whiston Spirn 1988).
"Un paesaggio e' costituito piu' da processi che da luoghi. La vera essenza del paesaggio comporta interazione e integrazione». (Frederick Stenner, 1998).
"Tutto e' paesaggio... e ogni paesaggio e' una forma di civilizzazione, un unione di naturale e di culturale, nello stesso tempo volontario e spontaneo, ordinato e caotico, ...ente banale... L'equilibrio e' la civilizzazione... Lucien Kroll, 1999).
"Pesaggio e' un'entita' relativa e dinamica in cui natura e societa', sguardo e ambiente sono in costante interazione». (Berque 1994).
Il concetto di paesaggio e' quindi cambiato: quello attuale e' l'espressione dell'organizzazione sociale ed economica: parla di noi. Le politiche paesistiche si estendono ormai a tutto il territorio: l'effetto urbano si diffonde sul paesaggio rurale, fluviale, montano, annullando la secolare distinzione fra citta' e campagna, fra centro e periferia. Emergono nuovi paesaggi, quelli della dispersione insediativa, della città-regione, delle infrastrutture. Nella Convenzione Europea del Paesaggio, il Consiglio d'Europa 2000 cosi' si esprimeva: "La presente Convenzione... riguarda gli spazi naturali, urbani e periurbani... Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia i paesaggi degradati".
E' in questi termini che va considerata la citta' come un organismo naturale, fatto dall'uomo per l'uomo. Non si puo' piu' giudicare il paesaggio come si fa per un quadro, un parco. Esso e' un'idea piu' complessa, e' un ambiente di vita, non un semplice oggetto dello sguardo. La "cornice non esiste piu': in primo piano sono gli oggetti che compongono il paesaggio e le loro interrelazioni, un sistema di ecosistemi collegati dalle infrastrutture che devono anch'esse essere curate e attrezzate in quanto e' dalla griglia di autostrade, strade e sentieri che fruiamo del paesaggio.
"La mia idea di scultura e' una strada. Una strada non si rivela in o da un particolare punto di vista. Le strade appaiono e scompaiono, dobbiamo viaggiare su di esse. Ma non possediamo affatto un unico punto di vista, se non un punto di vista mobile, che si muove lungo di essa". (Carl Andre, 1996).Gli svincoli autostradali iniziano ad essere chiamati «paesaggi delle infrastrutture».
Si snodano sul territorio, attraversano pianure, perforano colline e montagne, collegando paesi e citta', interrelazionando le azioni dei fattori naturali a quelle umane, cosi' come accadeva con gli antichi acquedotti romani, con i valli, con le grandi muraglie, con i ponti .... elementi tutti che nei secoli, hanno assistito al sorgere e al tramontare del sole, hanno subito le aggressioni del tempo e dell'uomo, sono morte e risorte piu' volte e giacciono ora, recuperate dalla natura, a suscitare misteriose suggestioni.»
Visto il verbale n. 9 del comitato tecnico-scientifico per il paesaggio nella seduta del 16 luglio 2018 che ha ribadito la necessita' di perfezionare la proposta in questione:
"(...). Il Comitato all'unanimita' ritiene di esprimersi favorevolmente sulla fondatezza, sotto il profilo tecnico-scientifico delle motivazioni alla base delle proposte e dunque in merito all'opportunita' che l'Amministrazione proceda al loro perfezionamento (...)";
Vista la nota protocollo n. 1786 del 24 luglio 2018 con la quale il segretariato regionale per il Molise ha provveduto a trasmettere informativa al comune di Isernia del fatto che il Ministero sta procedendo al perfezionamento del suindicato provvedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico;
Tenuto conto che, come si evince dal verbale della riunione del 1° agosto 2018, la commissione regionale per il patrimonio culturale, convocata con nota del segretario regionale, esaminata la documentazione suddetta dalla quale si deducono le valenze paesaggistiche e storico-culturali dei luoghi, oggetto del riconoscimento di notevole interesse pubblico per l'ambito paesaggistico in argomento, e riscontrando la permanenza dei suddetti valori, ha confermato per intero le valutazioni dell'allora soprintendenza Bap-Psad;
Considerato l'obbligo, da parte dei proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo degli immobili ed aree ricompresi nell'ambito paesaggistico di cui sia stato dichiarato il notevole interesse pubblico, di non distruggere i suddetti immobili ed aree, ne' di introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione, e di presentare alla regione o all'ente da essa delegato la richiesta di autorizzazione di cui all'art. 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 riguardo agli interventi modificativi dello stato dei luoghi che intendano intraprendere, salvo i casi di esonero da detto obbligo previsti dall'art. 149 del medesimo decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e dall'art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31;
Considerato che il MiBAC e la Regione Molise hanno da poco sottoscritto il protocollo d'intesa in data 25 gennaio 2018 per l'elaborazione del piano paesaggistico regionale ai sensi dell'art. 135 comma 1, in attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 135 e 143 del decreto legislativo n. 42/2004, nonche' il disciplinare di attuazione in data 27 marzo 2018, e che durante la redazione dello stesso si valuteranno tutte le prescrizioni d'uso del territorio in funzione degli specifici ambiti paesaggistici;
Ritenuto pertanto, l'intero territorio del Comune di Isernia presenta notevole interesse pubblico ai sensi e per gli effetti dell'art. 136,comma 1, lettera c) e d) del citato decreto legislativo n. 42/2004;

Decreta:

L'intero territorio del Comune di Isernia, cosi' come indicato nell'allegata cartografia che costituisce parte integrante del presente decreto assieme alla proposta di cui alla nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003, e' dichiarato di notevole interesse pubblico ai sensi dell'art. 136 comma 1, lettera c) e d) del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 ed e' quindi sottoposto ai vincoli e alle prescrizioni contenute nella parte terza del medesimo decreto legislativo.
Nel corso del procedimento formativo del nuovo piano paesaggistico, durante il quale sono assicurate le forme di partecipazione di cui all'art. 144 del decreto legislativo 42/2004, verranno valutate tutte le considerazioni e osservazioni utili alla definizione delle modalita' di uso del territorio, ivi comprese quelle succitate del Comune di Isernia e delle associazioni di categoria.
Il presente provvedimento sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e nel Bollettino Ufficiale della Regione Molise.
Ai sensi e per gli effetti dell'art. 141, comma 4, del decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004, la soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio del Molise provvedera' a che copia della Gazzetta Ufficiale contenente il presente decreto venga affissa ai sensi e per gli effetti dell'art. 140, comma 4 del medesimo decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004, e dell'art. 12 del regolamento 3 giugno 1940 n. 1357, all'albo pretorio del Comune di Isernia e che copia della Gazzetta Ufficiale stessa, con relative cartografie, venga depositata presso i competenti uffici del suddetto comune.
Avverso il presente atto e' ammessa proposizione di ricorso giurisdizionale avanti al tribunale amministrativo regionale competente per territorio o, a scelta dell'interessato, avanti al Tribunale Amministrativo Regionale del Molise secondo le modalita' di cui alla legge 6 dicembre 1971 n. 1034 come modificata dalla legge 21 luglio 2000, n. 205, ovvero e' ammesso ricorso straordinario al Capo dello Stato, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1971, n. 1199, rispettivamente entro sessanta e centoventi giorni dalla data di avvenuta notificazione del presente atto.

Isernia, 2 agosto 2018

Il presidente della commissione
Il segretario regionale
Campagnolo

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Avvertenza:

Il testo integrale del decreto, comprensivo di tutti gli allegati e della planimetria, e' pubblicato sul sito del segretariato regionale del MiBAC per il Molise all'indirizzo www.molise.beniculturali.it nella sezione Amministrazione Trasparente.
 
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