Gazzetta n. 2 del 3 gennaio 2020 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 5 dicembre 2019
Scioglimento del consiglio comunale di Carmiano e nomina della commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel Comune di Carmiano (Lecce) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio 2015;
Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 2 dicembre 2019;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Carmiano (Lecce) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel Comune di Carmiano (Lecce), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio 2015, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per l'ordine e la sicurezza pubblica.
All'esito di un'operazione di polizia giudiziaria denominata «Cerchio», condotta dalla sezione anticrimine dei carabinieri di Lecce e dal Comando compagnia Carabinieri di Campi Salentina, coordinata dalla locale direzione distrettuale antimafia, la procura della Repubblica di Lecce ha emesso, in data 11 luglio 2018, una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di dieci imputati, alcuni di questi gia' condannati per associazione di tipo mafioso. Tra i destinatari della menzionata richiesta di rinvio a giudizio figura anche il sindaco del Comune di Carmiano, per i reati di cui agli articoli 110, 610 del codice penale e 7 del decreto-legge n. 152/1991, 56-317 del codice penale, 110, 56-629, 2° comma del codice penale.
Alla luce delle risultanze della citata operazione giudiziaria il prefetto di Lecce - con decreto del 27 marzo 2019, successivamente prorogato - ha disposto, per gli accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultante il prefetto di Lecce, sentito nella seduta dell'11 settembre 2019 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica di Lecce, ha trasmesso l'allegata relazione del 17 settembre 2019, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Il Comune di Carmiano si colloca in un'area geografica caratterizzata dalla storica presenza dell'organizzazione criminale denominata sacra corona unita, come riportato anche nella relazione della direzione investigativa antimafia del primo semestre 2018, la quale ha «delineato la presenza e l'operativita' nella Provincia di Lecce di un'articolata associazione di tipo mafioso operante in clan e gruppi anche autonomi, finalizzata ad assumere il controllo del territorio, sia in relazione ad attivita' illecite, sia in relazione ai centri di potere politico amministrativo, attraverso la corruttela di pubblici amministratori». La stessa direzione investigativa antimafia, nella relazione dell'ultimo semestre 2018, nel corso del quale sono stati sciolti altri due comuni della Provincia di Lecce, ha confermato l'interesse dei gruppi criminali verso le attivita' connesse all'amministrazione pubblica, comprese quelle imprenditoriali, rappresentando come si sia ormai radicata, nel territorio, «un'area grigia in cui si incontrano mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubblica amministrazione».
I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si colloca l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi.
Viene posta in rilievo una significativa, sostanziale, continuita' amministrativa atteso che il sindaco e' al suo secondo mandato consecutivo e che ben nove componenti dell'attuale compagine politica hanno fatto parte della consiliatura eletta nel 2010 e sei di essi anche della precedente del 2005.
La relazione prefettizia analizza la figura del primo cittadino, presente nella vita politica dell'ente da quasi un decennio, ponendone in rilievo i rapporti con soggetti controindicati o con elementi di vertice della locale consorteria criminale destinatari della menzionata richiesta di rinvio a giudizio, ad uno dei quali e' peraltro riconducibile per stretti rapporti parentali.
Con il provvedimento giudiziario sopracitato, il primo cittadino e' stato rinviato a giudizio per una serie di gravi reati - alcuni dei quali posti in essere anche in relazione alla sua posizione di socio e amministratore di una locale banca di credito cooperativo - tra cui, in concorso con altri, quello di violenza privata aggravata dal metodo mafioso ai danni di un consigliere comunale al fine di impedire che lo stesso rassegnasse le proprie dimissioni dalla carica. In particolare viene evidenziato che un esponente di spicco della locale organizzazione criminale, stretto parente del sindaco e su istigazione di quest'ultimo, ha costretto un consigliere comunale, avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis del codice penale, ad assicurare il suo appoggio politico al primo cittadino ed a desistere dal proposito di dimettersi.
La commissione d'accesso, ha inoltre analizzato l'attivita' dei diversi settori amministrativi ed ha posto in rilievo come la stessa sia stata caratterizzata da un'indebita ingerenza degli organi politici, in particolare del primo cittadino, sull'operato degli organi amministrativi, in contrasto con il principio, di separazione dei poteri di indirizzo e programmazione propri degli organi politici da quelli gestionali propri dell'apparato burocratico.
La relazione del prefetto pone in rilievo come il condizionamento posto in essere dalla criminalita' organizzata nei confronti dell'ente locale emerga in modo evidente nel settore degli appalti di lavori e servizi pubblici ove e' emersa l'esistenza di un «sistema», analiticamente evidenziato dalla commissione d'indagine, caratterizzato da un diffuso ricorso a procedure irregolari e da una costante frammentazione degli interventi che, in elusione della normativa di settore, ha favorito l'aggiudicazione degli appalti alle medesime ditte e sostanziali recuperi dei ribassi offerti in sede di gara attraverso meccanismi procedurali poco trasparenti. Viene inoltre evidenziata la mancanza di alcuna attivita' di controllo nella fase di esecuzione delle opere.
Risulta emblematica in tal senso la vicenda concernente l'appalto dei lavori per la realizzazione di un centro polivalente con una «pista life» nel parco della musica di Magliano.
Sebbene tale affidamento non contemplasse alcun tipo di subappalto, gli accertamenti disposti hanno evidenziato che, su espressa indicazione del sindaco, parte delle opere sono state eseguite da una ditta diversa dall'aggiudicataria dei lavori.
Rileva al riguardo che l'amministratore unico della predetta societa' subappaltatrice - destinataria nel novembre 2017 di interdittiva antimafia - risulta gravato da precedenti penali in relazione all'esecuzione di appalti pubblici di un altro comune della provincia, anch'esso sciolto ex art. 143 T.U.O.E.L., nonche' di altri reati con l'aggravante del metodo mafioso.
Significative anomalie hanno caratterizzato anche l'appalto per la realizzazione di un campo polivalente assegnato dal Comune di Carmiano facendo ricorso al criterio dell'offerta economicamente piu' vantaggiosa, procedura che, sebbene avrebbe dovuto garantire il rispetto dei principi di trasparenza e parita' di trattamento, ha evidenziato l'applicazione di parametri generici, privi di puntuali fattori indicativi e quindi tali da lasciare ampi margini di discrezionalita'.
Le indagini ispettive hanno accertato che, come ampiamente descritto nella relazione della commissione d'indagine, l'offerta presentata dalla societa' che si e' aggiudicata i lavori presentava un ribasso anomalo in stridente contrasto con le medie nazionali registrate per procedure analoghe. Inoltre, anche gli accertamenti disposti sull'esecuzione dei lavori hanno fatto emergere sia un'evidente discrasia tra le opere che avrebbero dovuto essere eseguite e quelle effettivamente realizzate sia l'utilizzo di materiale diverso da quello previsto. E' a tal riguardo emblematico che il responsabile unico del procedimento ed il collaudatore dei lavori abbiano attestato nel certificato di collaudo che qualita' e tipo di materiali impiegati corrispondevano ai requisiti richiesti.
Rileva altresi' che il titolare dell'impresa aggiudicataria dei lavori - che ha ottenuto dal Comune di Carmiano anche l'affidamento di altri appalti, tutti caratterizzati da offerte anomale e lavori eseguiti difformemente da quanto previsto - e' legato da rapporti di frequentazione a soggetti appartenenti alla criminalita' organizzata.
La commissione d'indagine, nel porre in rilievo le diverse anomalie che hanno caratterizzato il citato «sistema» di aggiudicazione degli appalti nel Comune di Carmiano, sottolinea anche la costante presenza nelle commissioni di gara - quale commissario o presidente - del responsabile unico del procedimento e responsabile del settore tecnico, soggetto di assoluta fiducia del sindaco che ha proceduto piu' volte alla sostituzione dei componenti le commissioni di aggiudicazione degli appalti, nominando anche se stesso, al fine di assecondare i desiderata del sindaco e degli appartenenti al clan egemone. Viene al riguardo evidenziato che la normativa vigente all'epoca dei fatti - volta proprio a prevenire il pericolo di possibili effetti distorsivi e favoritismi - prescriveva che i commissari diversi dal presidente non possono svolgere alcun altra funzione o incarico tecnico relativamente al contratto del cui affidamento si tratta.
Anomalie e irregolarita' in parte analoghe hanno caratterizzato anche l'affidamento dei servizi in materia ambientale con particolare riferimento al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, che dopo un primo contratto di durata annuale disposto in favore della ditta aggiudicataria a seguito di gara comunitaria, e' stato in seguito affidato piu' volte con ordinanze sindacali ripetutesi per oltre cinque anni sempre in favore della stessa societa'.
Rileva al riguardo che la societa' in argomento, destinataria nel marzo del corrente anno di provvedimento interdittivo antimafia, annovera tra i suoi dipendenti alcuni soggetti pregiudicati e riconducibili anche per stretti vincoli parentali ad esponenti di spicco della criminalita' organizzata.
La commissione d'indagine ha inoltre esaminato il settore che gestisce le procedure concernenti gli immobili confiscati alla mafia ed assegnati al patrimonio indisponibile del comune riscontrando un consistente disordine amministrativo nonche' una gestione opaca delle procedure.
Significativa in tal senso la vicenda concernente un immobile confiscato alla criminalita' organizzata ed assegnato all'ente dall'Agenzia nazionale dei beni confiscati che, sebbene sia stato trasferito nel novembre 2017 al patrimonio indisponibile del Comune di Carmiano per scopi sociali, e' ancora in uso ad un pluripregiudicato gia' titolare del bene confiscato.
La circostanza che l'amministrazione comunale ad oggi non abbia in alcun modo provveduto allo sgombero ed al suo utilizzo per scopi sociali rappresenta un ulteriore, importante segnale del condizionamento dell'ente locale da parte di soggetti malavitosi, elemento che, in un contesto territoriale seriamente compromesso dalle consorterie radicate nel territorio, assume rilevanza per i negativi riflessi che produce sulla collettivita' locale e sulla pubblica opinione.
La commissione di indagine ha inoltre svolto accertamenti sul patrimonio immobiliare comunale dai quali e' emerso, che numerosi alloggi di edilizia popolare sono occupati abusivamente in totale assenza di valido titolo e - pur a fronte di un numero elevato di occupazioni abusive in rapporto al totale degli alloggi di edilizia pubblica esistenti sul territorio - l'amministrazione comunale ha mantenuto un comportamento inattivo, non in linea con le recenti disposizioni in materia di sgomberi, non consentendo, quindi, agli aventi diritto presenti nella graduatoria formulata dalla commissione provinciale di ottenere gli alloggi loro spettanti.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Carmiano, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Carmiano (Lecce), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

Roma, 28 novembre 2019

Il Ministro dell'interno: Lamorgese
 
Art. 2

La gestione del Comune di Carmiano (Lecce) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Daniela Angela Ermelinda Buccoliero - viceprefetto;
dott. Francesco Paolo D'Alessio - viceprefetto;
dott. Michele Marcuccio - funzionario economico finanziario.
 

Prefettura di Lecce
Prot.n. 888/R/OPS Lecce, 17 SET 2019

AL SIG. MINISTRO DELL'INTERNO
ROMA
OGGETTO: Comune di Carmiano. Proposta di scioglimento ai sensi dell'art. 143, comma 3, T.U.E.L. - Relazione
Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.

Dato a Roma, addi' 5 dicembre 2019

MATTARELLA

Conte, Presidente del Consiglio dei
ministri

Lamorgese, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 9 dicembre 2019 Ufficio controllo atti Ministeri interno e difesa, reg.ne prev. n. 2840