Gazzetta n. 2 del 3 gennaio 2020 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 2 dicembre 2019
Scioglimento del consiglio comunale di Africo e nomina della commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel Comune di Africo (Reggio Calabria) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 novembre 2016;
Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento dell'ente locale per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 2 dicembre 2019;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Africo (Reggio Calabria) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il Comune di Africo (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 novembre 2016, presenta forme d'ingerenza della criminalita' organizzata «che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
A seguito di un attento monitoraggio svolto nei confronti dell'ente, il prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 17 gennaio 2019, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il comune ex art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n, 267, per gli accertamenti di rito.
Al termine delle indagini, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulla scorta delle quali il prefetto, sentito nella seduta del 31 luglio 2019 il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica vicario presso il locale tribunale, direzione distrettuale antimafia - ha trasmesso l'allegata relazione del 2 settembre 2019, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori con la criminalita' organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'adozione della misura di rigore di cui al richiamato art. 143.
I lavori svolti dall'organo ispettivo hanno preso in esame la cornice criminale ed il quadro ambientale nonche' il complessivo andamento gestionale dell'istituzione locale con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le consorterie criminali.
Il Comune di Africo - gia' destinatario di un provvedimento dissolutorio per infiltrazioni della criminalita' di tipo mafioso nel 2014 - e' un piccolo centro di circa tremila abitanti situato sul versante ionico della citta' metropolitana di Reggio Calabria e con un'economia a vocazione essenzialmente agricola.
Su quel territorio e' stata giudizialmente accertata la radicata presenza di potenti 'ndrine - le cui dinamiche interne ed associative sono state disvelate da recenti attivita' investigative ed, in particolare, dalle operazioni denominate «Mandamento ionico» e «Banco nuovo» - organizzate su base essenzialmente familiare e caratterizzate da una forte capacita' di penetrazione nel tessuto socio-economico, segnatamente nel settore degli appalti pubblici per opere infrastrutturali.
In tale contesto, il prefetto stigmatizza la fitta rete di frequentazioni e relazioni di parentela e di affinita' che legano diversi membri degli organi elettivi e dell'apparato burocratico del comune - alcuni dei quali con pregiudizi penali o di polizia - a persone controindicate ovvero ad elementi anche apicali dei sodalizi localmente dominanti.
Relazioni e frequentazioni di natura analoga sono state messe in luce dalle risultanze dell'accesso nei confronti di numerosi sottoscrittori delle due liste elettorali presentate alle consultazioni amministrative del 2016, alcuni dei quali sono altresi' ritenuti intranei o comunque contigui ad ambienti malavitosi.
Al riguardo, e' ampiamente riconosciuto che il reticolo di rapporti e collegamenti - tanto piu' rilevante in un ambito territoriale di ridotte dimensioni demografiche, fortemente compromesso dalla pregiudizievole influenza di associazioni di tipo mafioso - determina un quadro indiziario significativo da cui si puo' desumere un oggettivo pericolo di permeabilita' ai condizionamenti o alle ingerenze della criminalita' organizzata, a fronte del quale si rendono necessarie idonee misure di prevenzione.
Con riferimento all'attivita' posta in essere dalla compagine di Governo e dall'apparato burocratico dell'ente - il cui organo consiliare, ad oggi, e' privo di una forza di opposizione, in conseguenza delle dimissioni rassegnate dai consiglieri di minoranza - sono emerse reiterate, gravi anomalie ed illegittimita', in particolare nel settore degli affidamenti di lavori, servizi e forniture notoriamente esposto agli interessi delle associazioni di tipo mafioso.
Piu' nel dettaglio, in relazione al settore in parola le verifiche espletate in sede ispettiva hanno fatto emergere la ripetuta disapplicazione delle norme sulla tracciabilita' dei flussi finanziari nonche' il sistematico ricorso al metodo dell'affidamento diretto in assenza di selezione comparativa o di preventiva pubblicazione di un avviso, in violazione dei principi di imparzialita', rotazione e trasparenza vigenti in materia di contratti pubblici.
Il prefetto rimarca inoltre come negli atti concernenti gli affidamenti di lavori, servizi e forniture - spesso carenti delle prescritte indicazioni in ordine al responsabile del procedimento ed ai criteri utilizzati per determinare la congruita' dell'importo a base d'asta - risulti del tutto pretermesso ogni riferimento al «patto d'integrita'» di cui all'art. 1, comma 17, della legge 6 novembre 2012, n. 190, in contrasto con le cautele necessarie a tutela della legalita' in un contesto ambientale nel quale le consorterie malavitose esercitano un'ingerenza pervasiva e consolidata.
In proposito, assume rilevanza emblematica la circostanza che da tale modus operandi hanno tratto vantaggio anche imprese i cui titolari risultano vicini ad ambienti controindicati per rapporti di parentela, affinita' o frequentazione.
Nel settore delle concessioni di immobili finalizzate a favorire lo sviluppo di attivita' imprenditoriali, gli accertamenti esperiti dalla commissione di indagine hanno posto in rilievo un quadro allarmante di grave disordine amministrativo e di reiterata inerzia da parte dell'ente.
Piu' nel dettaglio, l'amministrazione eletta nel 2016 ha omesso di emanare atti di indirizzo per il recupero dei canoni dovuti dai concessionari morosi. Parimenti, non risultano adottati solleciti di pagamento o diffide ad adempiere da parte dei competenti uffici comunali nei confronti dei predetti concessionari, tra i quali figurano persone legate da vincoli familiari ad esponenti della criminalita' organizzata locale nonche' un soggetto, ad oggi detenuto, «inserito nell'organigramma» della consorteria territorialmente egemone.
Anche con riferimento alle concessioni di «fida-pascolo» sono state riscontrate gravi omissioni e, segnatamente, non risulta espletata alcuna verifica in ordine al possesso, da parte dei concessionari, dei requisiti prescritti per poter contrarre con la pubblica amministrazione. In tale contesto, riferisce il prefetto che tra i titolari di concessioni per l'esercizio del pascolo su terreni comunali vi sono soggetti intranei ovvero collegati per rapporti parentali ad ambienti malavitosi. Gli esiti dell'accesso hanno inoltre evidenziato che alcuni di coloro che avevano ottenuto le concessioni in questione sono stati destinatari di informative interdittive emesse dalla Prefettura di Reggio Calabria nello scorso mese di maggio.
Altra vicenda sintomatica della permeabilita' dell'ente a pregiudizievoli condizionamenti esterni e' quella relativa ad un impianto sportivo comunale, la cui gestione e' stata affidata, a luglio 2017, ad un'associazione all'epoca priva della capacita' di negoziare con la pubblica amministrazione in quanto sprovvista di codice fiscale, dalla stessa ottenuto soltanto nel successivo mese di dicembre.
In relazione a tale vicenda, viene pure segnalata dal prefetto la circostanza che sia il presidente pro tempore sia alcuni consiglieri dell'associazione in parola annoverano stretti vincoli familiari con soggetti controindicati.
Criticita' sono infine emerse nell'amministrazione di immobili confiscati alla criminalita' organizzata ed assegnati per finalita' sociali al patrimonio indisponibile dell'ente, che risultano sostanzialmente inutilizzati benche' l'amministrazione comunale si fosse impegnata ad adibirli a verde pubblico per attivita' ludiche e sportive non agonistiche.
Al riguardo, risulta evidente come una siffatta gestione dei beni confiscati alle associazioni di tipo mafioso, in un ambito territoriale seriamente compromesso dalla presenza di gruppi 'ndranghetisti, assuma profili di maggiore gravita' per il riflesso che puo' avere sulla collettivita' locale e sulla pubblica opinione.
Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Africo (Reggio Calabria) volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Africo (Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

Roma, 22 novembre 2019

Il Ministro dell'interno: Lamorgese
 
Art. 2

La gestione del Comune di Africo (Reggio Calabria) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Ester Libertini - viceprefetto;
dott. Luigi Guerrieri - viceprefetto aggiunto;
dott.ssa Carla Fragomeni - funzionario economico-finanziario.
 

Prefettura di Reggio Calabria
Ufficio territoriale del Governo
Prot. nr. 3550/2019/Segr.Sic. 2 settembre 2019

AL SIGNOR MINISTRO DELL'INTERNO
ROMA
OGGETTO: Comune di Africo. Relazione ai sensi dell'art. 143, comma 3,
del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come
modificato dall'art. 2, comma 30, della Legge 15 luglio
2009, n. 94.
Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.

Dato a Roma, addi' 2 dicembre 2019

MATTARELLA

Conte, Presidente del Consiglio dei
ministri

Lamorgese, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 6 dicembre 2019 Ufficio controllo atti Ministeri interno e difesa, reg.ne prev. n. 2791