Gazzetta n. 24 del 30 gennaio 2020 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 dicembre 2019 |
Scioglimento del consiglio comunale di Mezzojuso. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel Comune di Mezzojuso (Palermo) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative dell'11 giugno 2017; Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata, che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 12 dicembre 2019, alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della Regione siciliana;
Decreta:
Art. 1
Il Consiglio comunale di Mezzojuso (Palermo) e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il Comune di Mezzojuso (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative dell'11 giugno 2017, presenta forme d'ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento e il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per l'ordine e la sicurezza pubblica. Alla luce delle risultanze di un attento monitoraggio svolto nei confronti dell'ente, il prefetto di Palermo, con decreto del 4 giugno 2019, ha disposto l'accesso presso il comune ex art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. Al termine delle indagini effettuate la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulla scorta delle quali il prefetto - sentito, nella seduta del 13 settembre 2019, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo - Direzione distrettuale antimafia e del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese - ha trasmesso l'allegata relazione in data 20 settembre 2019, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al richiamato art. 143. Gli accertamenti esperiti dall'organo ispettivo hanno fatto emergere un quadro fattuale ancorato a prassi amministrative illegittime, che denunciano una obiettiva permeabilita' dell'ente alle pregiudizievoli ingerenze dell'organizzazione criminale di quel territorio, riconducibile a «cosa nostra». Il Comune di Mezzojuso e' un piccolo centro di circa 2.900 abitanti il cui territorio, in base alle risultanze di recenti operazioni di polizia giudiziaria, e' stato teatro di importanti incontri al vertice del mandamento corleonese - nell'ambito del quale e' organicamente inserita la consorteria localmente egemone - nonche' luogo privilegiato per la latitanza di esponenti di primo piano dell'organizzazione mafiosa «cosa nostra». In tale contesto, il prefetto evidenzia la sostanziale continuita' che ha contraddistinto la conduzione dell'ente negli ultimi anni, atteso che il primo cittadino e' al secondo mandato consecutivo alla guida dell'amministrazione comunale. Il prefetto pone altresi' in rilievo che nel 2004 l'attuale sindaco - all'epoca assessore con delega alla pubblica istruzione del Comune di Mezzojuso - ha preso parte ai funerali di un noto capoclan per i quali, tra l'altro, il questore di Palermo, per motivi di sicurezza, aveva disposto il divieto di celebrazione della funzione religiosa in forma pubblica. Al riguardo, rileva la circostanza che nello scorso mese di maggio lo stesso sindaco ha confermato la propria partecipazione ai funerali in questione nel corso di una trasmissione televisiva dedicata ad un caso di tentata estorsione commessa nel territorio comunale che ha avuto notevole risonanza mediatica anche a livello nazionale. Segnatamente, per la indicata tentata estorsione risultano rinviati a giudizio anche un familiare di un ex amministratore del comune, dimessosi a dicembre dello scorso anno, nonche' uno stretto parente del summenzionato capoclan, gia' sottoposto - a dicembre 2018 - a fermo di indiziato di delitto e poi alla misura della custodia cautelare in carcere a seguito dell'operazione di polizia giudiziaria «Cupola 2.0», in quanto ritenuto responsabile del delitto di cui agli articoli 81, 110, 56 - 629, comma 2, in relazione agli articoli 628, comma 3, n. 3, e 416-bis, comma 1, del codice penale. Il prefetto stigmatizza inoltre le innumerevoli dichiarazioni rese su una rivista on-line - in un'ottica di delegittimazione sia delle persone che hanno denunciato il sopra citato tentativo di estorsione sia di diverse figure istituzionali - da un ex assessore, dimissionario a giugno 2019, il quale in passato aveva altresi' pubblicamente espresso rammarico per non aver potuto partecipare ai funerali di un esponente di primo piano al vertice del c.d. clan dei corleonesi - per anni latitante proprio nel territorio di Mezzojuso - poiche' vietati dal questore in forma pubblica. Gli esiti dell'accesso hanno poi messo in luce l'intricata rete di frequentazioni e relazioni di parentela e di affinita' che legano diversi membri degli organi elettivi e dell'apparato burocratico del comune - alcuni dei quali con pregiudizi penali - ad esponenti della criminalita' organizzata. In proposito, e' ampiamente riconosciuto che il reticolo di rapporti e collegamenti - tanto piu' rilevante in un ambito territoriale di ridotte dimensioni demografiche, fortemente compromesso dalla pregiudizievole influenza di associazioni di tipo mafioso - determina un quadro indiziario significativo da cui si puo' desumere un oggettivo pericolo di permeabilita' ai condizionamenti o alle ingerenze della criminalita' organizzata, a fronte del quale si rendono necessarie idonee misure di prevenzione. In ordine all'attivita' posta in essere dalla compagine di governo e dall'apparato burocratico dell'ente - il cui organo consiliare, ad oggi, e' privo di opposizione, in conseguenza delle dimissioni rassegnate dai consiglieri di minoranza - sono emerse reiterate anomalie e violazioni di legge, in particolare nel settore degli affidamenti di lavori, servizi e forniture notoriamente esposto agli interessi delle organizzazioni criminali. Piu' nel dettaglio, con riferimento al settore in parola, il prefetto rimarca che solo successivamente all'insediamento della commissione di indagine l'amministrazione comunale ha aderito al protocollo di legalita' «Carlo Alberto Dalla Chiesa» del 12 luglio 2005 e ha iniziato a richiedere le prescritte certificazioni antimafia. In precedenza, gia' in costanza della consiliatura del 2012, con al vertice il medesimo sindaco attualmente in carica, l'ente, nonostante i ripetuti solleciti della prefettura di Palermo, ha del tutto pretermesso di attivare le cautele disciplinate dal decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, omettendo altresi' di ritirare le credenziali di accesso al sistema informatico abilitato a ricevere le richieste di informative e comunicazioni antimafia, rilasciate a due dipendenti comunali gia' dal maggio 2015. Per quanto concerne specificamente la materia dei lavori pubblici, sono state riscontrate ulteriori, gravi anomalie e irregolarita', quali la mancata adozione di un sistema di rotazione nell'individuazione delle imprese affidatarie e il frequente, artificioso frazionamento degli interventi nelle procedure di somma urgenza. In particolare, l'organo ispettivo ha preso in esame la procedura relativa all'affidamento dei lavori di somma urgenza conseguenti agli eventi alluvionali del 2018, riscontrando che il comune non ha svolto le dovute verifiche in ordine al requisito dell'iscrizione nella c.d. white list nei confronti delle imprese affidatarie, alcune delle quali riconducibili a soggetti vicini ad ambienti della criminalita' organizzata per rapporti di parentela, affinita' o frequentazione. In proposito, il prefetto evidenzia che la quasi totalita' delle imprese affidatarie e' risultata non iscritta nella c.d. white list e neppure richiedente iscrizione. Nel settore urbanistico, poi, le verifiche espletate in sede ispettiva hanno disvelato un quadro desolante di generalizzato disordine organizzativo, unitamente a diffuse inefficienze e illegittimita', tra cui gravi carenze nell'attivita' di accertamento e contrasto dei fenomeni di abusivismo edilizio, la mancata adozione di un registro delle ordinanze di demolizione e delle relative, eventuali inottemperanze, l'omessa pubblicazione all'albo pretorio dei titoli abilitativi concessi dall'ente, il ripetuto accoglimento di istanze di sanatoria in contrasto con le disposizioni vigenti in materia, l'inerzia dell'organo consiliare che non ha emanato alcun atto di indirizzo in ordine ai criteri di acquisizione dei manufatti abusivi al patrimonio comunale. Al riguardo, assume valore emblematico la vicenda relativa a un permesso di costruzione in sanatoria rilasciato, a marzo 2017, in favore di una societa' nei cui confronti l'ente ha omesso di attivare le prescritte verifiche in violazione dell'art. 39 della legge 23 dicembre 1994, n. 724 e che successivamente, a dicembre 2018, e' stata destinataria di un provvedimento interdittivo adottato dalla prefettura di Palermo e di conseguente diniego di iscrizione nella c.d. white list, attualmente sub iudice. In relazione a tale vicenda, il prefetto si sofferma sulle molteplici, gravi anomalie dell'iter procedurale sfociato nell'adozione del permesso in questione riferito a immobili abusivi non suscettibili di sanatoria - per i quali gia' nel 2003 era stata adottata un'ordinanza di demolizione ai sensi dell'art. 7 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 - in quanto in parte realizzati in assenza dei prescritti pareri vincolanti e in parte ricadenti in aree soggette a vincolo di inedificabilita' assoluta. Anche nel settore delle autorizzazioni commerciali le risultanze dell'accesso hanno messo in luce che l'amministrazione comunale - dal secondo semestre del 2012 e fino all'insediamento della commissione di indagine - non ha avanzato alcuna richiesta di documentazione antimafia, peraltro in contrasto con le cautele necessarie a tutela della legalita', in un contesto ambientale nel quale e' notoriamente consolidata la presenza di sodalizi criminali. Segnatamente, riferisce il prefetto che l'ente non ha richiesto la comunicazione antimafia in relazione a una istanza di autorizzazione all'ampliamento di un esercizio commerciale avanzata - a ottobre 2014 - da una ditta gia' destinataria nel 2005 di una informazione atipica - resa ai sensi dell'art. 1-septies del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726 - e il cui titolare e' parente nonche' ex socio di un elemento della criminalita' organizzata locale, piu' volte notato dalle Forze dell'ordine all'interno dell'esercizio commerciale in questione. Al riguardo, e' altresi' significativo che nell'area antistante il predetto esercizio commerciale e' stato realizzato un posteggio abusivo con illecita occupazione in parte di suolo pubblico, mai accertato ne' sanzionato dall'amministrazione comunale. Gli esiti dell'attivita' ispettiva hanno infine posto in rilievo che l'ente non ha mai provveduto a istituire l'albo delle associazioni abilitate a richiedere contributi finanziari nonche' concessioni in uso di locali e impianti comunali, in violazione delle relative norme regolamentari. Il prefetto evidenzia che ciononostante contributi - anche di rilevante entita' - sono stati nel tempo elargiti senza attivare le cautele antimafia di cui agli articoli 67 ed 83 del citato decreto legislativo n. 159 del 2011 in favore di diverse associazioni locali, alcune delle quali annoverano, tra i propri membri, persone vicine ad ambienti della criminalita' organizzata per rapporti di frequentazione o per stretti vincoli familiari. Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Mezzojuso, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Mezzojuso (Palermo), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 10 dicembre 2019
Il Ministro dell'interno: Lamorgese |
| Art. 2
La gestione del Comune di Mezzojuso (Palermo) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott.ssa Daniela Lupo - viceprefetto; dott.ssa Valeria Gaspari - viceprefetto; dott.ssa Maria Cacciola - funzionario economico finanziario. |
| Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 16 dicembre 2019
MATTARELLA
Conte, Presidente del Consiglio dei ministri
Lamorgese, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 20 dicembre 2019 Ufficio controllo atti Ministeri interno e difesa, reg.ne succ. n. 2918 |
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