Gazzetta n. 44 del 22 febbraio 2020 (vai al sommario)
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
PROVVEDIMENTO 12 febbraio 2020
Modifica minore del disciplinare di produzione della denominazione «Miele Varesino» registrata in qualita' di denominazione di origine protetta in forza al regolamento (UE) n. 328 del 26 marzo 2014.


IL DIRIGENTE DELLA PQAI IV
della direzione generale per la promozione
della qualita' agroalimentare e dell'ippica

Visto il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modifiche ed integrazioni, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni» ed, in particolare l'art. 4, comma 2 e gli articoli 14, 16 e 17;
Visto il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualita' dei prodotti agricoli e alimentari;
Visto il regolamento (UE) n. 328/2014 della Commissione del 26 marzo 2014 con il quale e' stata iscritta nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette, la denominazione di origine protetta «Miele Varesino»;
Considerato che, e' stata richiesta ai sensi dell'art. 53, paragrafo 2, secondo comma del regolamento (UE) n. 1151/2012 una modifica minore del disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta di cui sopra;
Considerato che, la Commissione europea ha approvato la presente modifica minore ai sensi dell'art. 6, paragrafo 2, terzo comma, del regolamento delegato (UE) n. 664/2014;
Ritenuto che sussista l'esigenza di pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana il disciplinare di produzione attualmente vigente, a seguito dell'approvazione della modifica richiesta della D.O.P. «Miele Varesino», affinche' le disposizioni contenute nel predetto documento siano accessibili per informazione erga omnes sul territorio nazionale;

Provvede:

Alla pubblicazione dell'allegato disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Miele Varesino», nella stesura risultante a seguito dell'approvazione della domanda di modifica minore pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea - Serie C 46 dell'11 febbraio 2020.
I produttori che intendono porre in commercio la denominazione di origine protetta «Miele Varesino», sono tenuti al rispetto dell'allegato disciplinare di produzione e di tutte le condizioni previste dalla normativa vigente in materia.
Roma, 12 febbraio 2020

Il dirigente: Polizzi
 
Allegato

DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DELLA DENOMINAZIONE
DI ORIGINE PROTETTA MIELE VARESINO

Art. 1.
Denominazione del prodotto

La denominazione di origine protetta «Miele Varesino» e' riservata al miele conforme ai requisiti ed alle prescrizioni stabilite nel presente disciplinare, della tipologia monoflorale: Miele Varesino monoflorale di acacia.

 
Art. 2.
Zona di produzione

La zona geografica di produzione, sia per la fase di raccolta in campo che per quella di estrazione e preparazione per il consumo e' delimitata dai confini del territorio della Provincia di Varese.
La Provincia di Varese («Provincia Verde» e dei «Laghi») e' delimitata ad ovest dal Lago Maggiore (Verbano) e dal corso del fiume Ticino; a nord e, parzialmente ad est, dal confine italo-svizzero, e nelle restanti direzioni dai confini con le Province di Como e di Milano.
La zona prealpina si sviluppa tra il Lago Maggiore e il Lago di Lugano (Ceresio) in una intricata serie di brevi solchi vallivi, le cosi' dette valli varesine, separate da rilievi che mediamente superano poco i 1000 metri.
La zona contigua al capoluogo e' un'area di transizione verso la pianura, modellata da bassi rilievi morenici e caratterizzata dalle piccole conche glaciali dei laghi di Biandronno, Varese, Monate e Comabbio.
Ancora piu' a sud i rilievi morenici degradano e, da Gallarate fino al confine con la Provincia di Milano, il paesaggio e' quello dell'alta pianura padana, con suoli ciottolosi di deposito alluvionale e ripiani inclinati verso sud ed intagliati dalla rete idrografica dei fiumi Olona, Bozzente, Lura, Arno e del «fiume azzurro» il Ticino.
Gli apiari per la produzione del miele monoflorale di «acacia», al momento della raccolta del nettare sono ubicati in pianura, in collina ed sulle montagne varesine ad una altezza che non deve superare i 600 m sul livello del mare.

 
Art. 3.
Caratteristiche del prodotto

Per «Miele Varesino» di acacia si intende il miele prodotto da alveari localizzati, nel periodo di bottinatura del nettare, all'interno del territorio della Provincia di Varese che deve essere estratto da favi e preparato per la commercializzazione all'interno dello stesso territorio.
Il «Miele Varesino» di acacia dizione utilizzata per il miele monoflorale di Robinia pseudoacacia L., viene cosi' definito in quanto proviene da un'unica origine floreale e ne possiede le caratteristiche organolettiche, chimico-fisiche e microscopiche definite di seguito. 3.1. Caratteristiche chimico fisico generali.
Il contenuto di acqua del «Miele Varesino» di acacia non deve essere superiore al 17.50%.
Indice HMF idrossimetilfulfurale inferiore a 15 mg/kg. 3.2. Caratteristiche organolettiche.
Le caratteristiche organolettiche dipendono dall'origine floreale e sono di conseguenza lievemente diverse in rapporto alle diverse componenti nettarifere e dalle zone di produzione:
colore: trasparente, da quasi incolore a giallo paglierino;
odore: generico di miele, leggero e delicato, privo di odori marcati;
sapore: molto dolce, delicato, confettato e vanigliato;
aroma: delicato, confettato e vanigliato;
stato fisico: tipicamente liquido, cristallizzazione rara e comunque molto ritardata. 3.3. Caratteristiche melissopalinologiche.
Classe di rappresentativita': PK/10 g inferiore a 20.000 (media 9.500).
Il polline di Robinia si trova in modo ricorrente associato a quello di specie non nettarifere, la maggior parte delle quali presenti diffusamente allo stato spontaneo nei robinieti della zona di produzione, come graminaceae, fraxinus, quercus robur gr., rumex, sambucus nigra, chelidonium e luzula. Tra le specie spontanee di tipo nettarifero si riscontrano acer, prunus f., salix, trifolium repens e castanea sativa, quest'ultima sempre rappresentata negli spettri pollinici.
Tra le piante coltivate o perlopiu' presenti in modo prevalente in impianti forestali artificiali, giardini e parchi, troviamo ben rappresentate sia specie non nettarifere (actinidia, pinaceae) che nettarifere (aesculus, gleditsia, liriodendron).
Nella parte centro-settentrionale della zona di produzione lo spettro risulta ancor piu' caratteristico per la presenza di pollini appartenenti a specie di piante sempreverdi (laurofille), tra cui spiccano ilex aquifolium e la palma trachycarpus fortunei (una volta chiamata chamaerops excelsa), quest'ultima specie ricorrentemente rappresentata negli spettri pollinici.
Occorre infine rimarcare l'assenza di polline di loranthus europaeus e di leguminose foraggere, quali onobrychis, hedysarum coronarium tutte specie mancanti nella zona di produzione.
Il polline di Robinia e' il principale polline del miele di acacia con percentuali molto variabili superiori a 25% rispetto allo spettro nettarifero, calcolato escludendo i pollini di specie non nettarifere e i pollini interpretabili come contaminati.

 
Art. 4.
Prova dell'origine

Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna gli input e gli output. In questo modo e attraverso l'iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di controllo, delle arnie, dei produttori e dei confezionatori, la tenuta di registri di produzione e di confezionamento nonche' attraverso l'immediata dichiarazione alla struttura di controllo delle quantita' prodotte, e' garantita la tracciabilita' e la rintracciabilita' del prodotto.
Tutte le persone fisiche o giuridiche iscritte nei relativi elenchi sono assoggettate al controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.

 
Art. 5.
Descrizione del metodo di ottenimento del prodotto
5.1. Conduzione degli alveari.
Gli alveari di produzione possono essere:
«stanziali», cioe' permanere nella stessa postazione per l'intero arco dell'anno di produzione;
«nomadi», con spostamenti entro il territorio sopra descritto per tutto il periodo della fioritura.
Sono utilizzate arnie razionali (a favo mobile) a sviluppo verticale e, al momento del raccolto produttivo delle api, verranno impiegati melari vuoti e puliti.
E' assolutamente vietato utilizzare per la nutrizione proteica, pollini di origine diversa da quella strettamente di produzione locale.
Durante l'ispezione degli alveari, il fumo necessario deve essere prodotto con materiali vegetali di natura cellulosica che non devono trasferire al miele odori estranei o residui di combustione. 5.2. Prelievo, estrazione e preparazione al consumo.
E' fatto divieto di usare sostanze repellenti.
Per l'utilizzo della denominazione di origine protetta «Miele Varesino», il miele deve essere estratto e preparato per il consumo attraverso le seguenti fasi:
l'estrazione deve essere effettuata da favi di melario privo di covata;
i locali destinati alla smielatura, lavorazione conservazione del miele devono essere ubicati nell'ambito territoriale della zona di produzione;
l'estrazione e' condotta esclusivamente con smielatori centrifughi. La filtrazione deve essere eseguita per gravita' con filtri permeabili agli elementi figurati del miele (pollini). Successivamente alla filtrazione il miele deve essere posto in recipienti provvisti di coperchio, al fine della decantazione;
la qualita' del prodotto viene assicurata con l'osservanza, da parte degli operatori, di tecniche di buone prassi apistiche riguardanti l'allevamento delle famiglie, la produzione, il prelievo dei melari, l'estrazione del miele, la preparazione al consumo del raccolto e la conservazione dello stesso.
Nel caso il miele, ancora contenuto nei melari, presenti un contenuto di acqua superiore a 17.50% e' consentito un trattamento dei favi con corrente di aria calda e secca e/o con deumidificatore al fine di portare l'umidita' ad un valore inferiore a 17.50%.
E' fatto assoluto divieto trattare il prodotto con temperature superiori a 40 gradi. 5.3. Conservazione.
Il miele prodotto puo' essere conservato, confezionato ed etichettato entro ventiquattro mesi dalla data di estrazione.
I locali dove viene conservato il miele devono essere asciutti, areati e, se necessario, ad umidita' controllata.

 
Art. 6.
Legame con l'ambiente geografico
Fattori storici ed umani.
Nella Provincia di Varese l'apicoltura ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza nell'economia rurale di questo territorio.
Tra la fine dell'ottocento e i primi del novecento due eventi importanti diedero un notevole impulso all'apicoltura varesina.
Innanzitutto con la costruzione della rete ferroviaria italiana realizzata dall'unita' d'Italia in poi, la Robinia pseudoacacia fu utilizzata per consolidare i pendii delle scarpate e delle trincee che grazie alle sue ramificate radici superficiali assicurava un ottimo consolidamento dei terreni.
La specie, originaria del Nord America, si diffuse in Italia verso la fine del XVIII secolo quale pianta da giardino e dimostratasi subito vigorosa e di facile adattamento a diversissime condizioni pedoclimatiche passo' ad usi forestali. La specie trovo' nella Provincia di Varese un habitat ideale per l'indice di piovosita', per il tipo di terreno e per le temperature. La diffusione che ebbe al di fuori della rete ferroviaria fu enorme, e tutti quei terreni abbandonati dall'agricoltura in conseguenza alla forte industrializzazione di quegli anni insieme ai boschi incolti/trascurati, furono colonizzati dalla Robinia. Le piante iniziarono a produrre il prelibato nettare che avrebbe dato luogo al famoso miele di acacia (cosi' battezzato dai francesi in tutto il mondo).
Contestualmente l'apicoltura cosiddetta Villica si stava trasformando in apicoltura Razionale che permetteva di prelevare il miele senza dover ricorrere all'apicidio e di ottenere dei mieli monoflorali, impossibili da produrre con il sistema villico.
«Le prime arnie razionali comparvero a Cassano presso il dott. Dubini e ... a Golasecca e Coarezza ... dai soci, geometra Giacomo Guazzoni e Fresca, nel 1882 acquistando bugni villici che travasavano nell'arnia ideata dal Guazzoni stesso, a fondo mobile e a soffitta mezza mobile. Nel 1887 il Guazzoni costrui' lo stampo per fogli cerei, il primo con metallo da caratteri da stampa, in seguito di alluminio e ne diffuse un po' da tutte le parti, ed uno anche in Siberia. I due soci concorsero in diverse esposizioni guadagnandosi diplomi e medaglie. ... l'arnia Guazzoni ... poteva essere tenuta chiusa in apiario: ... le operazioni si eseguivano piu' facilmente, perche' apribile anche nella parte superiore». Questi eventi consentirono di produrre mieli monoflorali, oltre al tradizionale castagno, gia' a far data dai primi anni del novecento: poteva essere ottenuto il miele di acacia, grande novita' per quei tempi, determinando quindi un notevole incremento dell'apicoltura nella Provincia di Varese nei successivi anni. Tale attivita' costituiva la principale fonte di reddito per gli apicoltori.
I boschi di robinia del territorio varesino fin da subito sono diventati meta di apicoltori provenienti da altri territori; tuttora il patrimonio boschivo offre nettare oltre che ai 12.000 alveari «Varesini» ad altrettanti alveari «Forestieri». Negli anni l'apicoltura in Provincia di Varese ha fatto passi da gigante: sempre piu' apicoltori si sono dedicati a questa attivita' sia come professione principale che come attivita' semiprofessionistica o come hobby.
A testimonianza di cio' si ricorda che fin dal 1934 esiste un Consorzio provinciale obbligatorio fra apicoltori convertito nel 1983 in Associazione produttori apistici della Provincia di Varese e affiancato nel 1989 dal Consorzio qualita' Miele Varesino.
Si evidenzia che da tantissimi anni durante la fioritura della Robinia pseudoacacia, sul territorio della Provincia di Varese la presenza degli alveari si raddoppia passando da 12.000 a oltre 20.000 arnie. La motivazione di questo notevole incremento e' da ricondursi al fatto che a differenza da altre zone in cui si produce il miele d'acacia, nel territorio varesino non ci sono colture agrarie o essenze spontanee che influenzano con la loro fioritura la qualita' del prodotto che risulta cosi' piu' puro e pienamente rispondente alla migliore tipicita' del miele di acacia. Fattori ambientali.
Da sud a nord la Provincia di Varese puo' essere ripartita per il 22% a pianura (alta pianura), il 46% a collina ed infine il 32% a montagna. L'alta pianura e' formata da depositi alluvionali terrazzati di origine fluvioglaciale, in particolare da sedimenti grossolani, costituiti da ghiaie e ciottoli. La zona collinare e' prevalentemente costituita da depositi morenici intervallati a piane. I rilievi montuosi, confinati nella zona settentrionale, presentano litologie di natura carbonatica (marne e soprattutto dolomie e calcari) oppure silicatica (rocce metamorfiche, come gneiss e micascisti, e ignee, come granofiri e porfiriti).
L'area geografica presente presenta un clima continentale temperato con limitate escursioni termiche sia in estate che inverno dovute all'azione mitigatrice dei laghi. Tali condizioni caratterizzano l'area geografica favorendo la presenza di specie arboree anche di origine esotica.
Il clima infatti viene mitigato dalla presenza dei laghi che anticipano la primavera rispetto alle zone del milanese: cio' rende possibile numerose e persistenti fioriture sui dolci declivi solatii.
Nel territorio varesino la presenza di robinia (Robinia pseudoacacia L.), specie mielifera dominante, e' largamente e intensamente distribuita tanto da colonizzare le aree agricole marginali e costituire in molte aree della zona la specie arbore prevalente nei boschi.
Complessivamente i boschi della Provincia di Varese ricoprono una superficie di circa 541 km², pari al 45% dell'intera superficie provinciale. L'acacia o robinia (Robinia pseudoacacia) costituisce boschi monospecifici (robinieti puri) oppure consorzi con altre specie forestali (robinieti misti). Nell'insieme i robinieti ricoprono una superficie di circa 163 km², corrispondente al 30% della superficie forestale provinciale. I robinieti sono in particolar modo diffusi nella parte centro-meridionale (pianura e collina), dove rappresentano spesso l'unica tipologia forestale presente nella zona planiziale, mentre nella parte settentrionale (montagna) sono presenti soltanto a bassa quota; i robinieti, infatti, superano di rado i 600 m di altitudine.
Nel periodo di fioritura della Robinia pseudoacacia L. nella zona della Provincia di Varese, non si manifestano altre fioriture di specie nettarifere altrettanto abbondanti. Infatti, la fioritura della Robinia pseudoacacia L., nella maggior parte del territorio varesino, puo' essere definita scalare e dura a lungo grazie alla presenza di valli che si incuneano fino a sud, come le Valli del Ticino e dell'Olono, o di versanti collinari solatii e protetti dai venti.
Nella parte centro-settentrionale della provincia i robinieti si arricchiscono di specie arboree e arbustive sempreverdi (elaeagnus pungens, laurus nobilis, ilex aquifolium, ligustrum lucidum, prunus laurocerasus, taxus baccata e la palma trachycarpus fortunei) molte delle quali termicamente esigenti e originarie e originarie di climi tropicali caldo-umidi. Gli esemplari naturalizzati di queste particolari specie, collettivamente chiamate laurofille, sono il risultato di un processo di spontaneizzazione che parte dai numerosi centri di dispersione (parchi e giardini) presenti storicamente sul territorio, soprattutto nelle zone circostanti i principali laghi dove trovano accoglimento ville settecentesche e ottocentesche. I parchi e i giardini ospitano, in generale, una ricca diversita' di specie, in particolare di dendroflora, tra cui spiccano aesculus hippocastanum, gleditsia triacanthos, liriodendron tulipifera, prunus cerasifera e numerose specie di conifere appartenenti alla famiglia delle pinaceae (cedrus atlantica e c. deodara, chamaecyparis lawsoniana, picea abies e pinus strobus). Fattori produttivi.
Tradizionalmente l'attivita' si compone di apiari stanziali e nomadi che vanno dalla pianura alla collina ed alla montagna seguendo le varie fasi di fioritura.
L'attivita' apistica e' diffusa e sviluppata su tutto il territorio provinciale ed e' caratterizzata da aziende produttive che operano con grande passione in regime di professionismo, semiprofessionismo e hobbistico, considerando questa attivita' un'importante punto di forza della economia della produzione agricola della Provincia di Varese.
L'apicoltura varesina ha potuto maturare un alto tasso di specializzazione nella produzione di mieli ed in particolare del miele di acacia che e' diventato il miele maggiormente prodotto in Provincia di Varese.
La continua selezione di razze di api che fossero piu' produttive e resistenti alle diverse malattie ha contribuito a migliorare ulteriormente sia la qualita' che la quantita' di miele prodotto dagli apicoltori varesini.
La provenienza del «Miele Varesino» di acacia e' verificabile mediante l'analisi melissopalinologica. 6.1. Identificazione del prodotto.
Il «Miele Varesino» di acacia in ogni sua fase di produzione deve assicurare la tracciabilita' del prodotto.

 
Art. 7.
Controlli

La verifica sulla conformita' del prodotto al disciplinare e' svolto da una struttura di controllo, in conformita' a quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 1151/2012.
L'organismo di controllo e': CCPB srl, con sede in viale Masini n. 36 - 40126 Bologna - tel. +039. 051 6089811 - fax +039 051 254842, e-mail: ccpb@ccpb.it

 
Art. 8.
Etichettatura

Le indicazioni relative alla designazione e presentazione del prodotto confezionato sono quelle previste dalla vigente legislazione.
Oltre a quelle previste, in etichetta devono esserci le seguenti indicazioni:
la denominazione «Miele Varesino» descritto nell'art. 1 del presente disciplinare;
l'acronimo «DOP» o per esteso «Denominazione di origine protetta»;
il logo comunitario;
il logo identificativo del prodotto, cosi' come descritto nell'art. 9 del presente disciplinare;
il termine preferenziale di consumo: «da consumarsi preferibilmente entro: mese ed anno» corrispondenti a non piu' di trentasei mesi dalla data di estrazione.
Possono inoltre comparire sull'etichetta:
indicazioni nutrizionali;
consigli per l'uso.
Per il confezionamento del «Miele Varesino» sono utilizzati contenitori di vetro chiusi con tappo metallico su cui e' posto un sigillo che deve riportare il logo identificativo del prodotto, cosi' come descritto nell'art. 9 del presente disciplinare.
E' inoltre possibile il confezionamento del «Miele Varesino» di acacia in bustine, vaschette o vasetti tutti in formato monodose in materiale conforme alla normativa vigente.
Esclusivamente per il «Miele Varesino» non destinato al consumatore finale e' consentito il confezionamento in tutti i materiali previsti dalla normativa vigente.

 
Art. 9.
Descrizione del logo

Il logo del «Miele Varesino» come da rappresentazione sotto riportata, e' costituito da:
un disegno centrale su sfondo bianco costituito da tre esagoni di colore arancione (pantone orange 021 C) dai quali si sviluppa verso l'alto un «fiore-ape» a 5 petali, affiancato da 3 montagne stilizzate di colore azzurro (pantone 306 C) sotto le quali con spessori decrescenti seguono sei linee con funzione rappresentativa di lago, anch'esse di colore azzurro;
una banda di colore giallo (pantone 106 C) che circoscrivendo il disegno centrale, riporta con caratteri di colore blue (pantone blue 072 C) le diciture «Miele Varesino» e D.O.P.;
una cornice di colore arancione (pantone orange 021 C) che delimita il logo.

Parte di provvedimento in formato grafico