Gazzetta n. 169 del 7 luglio 2020 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 maggio 2020
Scioglimento del consiglio comunale di Maniace e nomina della commissione straordinaria.



IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel Comune di Maniace (Catania) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio 2015;
Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 15 maggio 2020, alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della Regione Siciliana;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Maniace (Catania) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il Comune di Maniace (Catania), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio 2015, presenta forme d'ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento e il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio per l'ordine e la sicurezza pubblica.
A seguito di un attento monitoraggio svolto nei confronti dell'ente il prefetto di Catania, con decreto del 22 ottobre 2019, ha disposto l'accesso presso il comune, ex art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito.
Al termine delle indagini la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni sulla scorta delle quali il prefetto, sentito nella seduta del 27 gennaio 2020 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica titolare della Direzione distrettuale antimafia di Catania - ha trasmesso l'allegata relazione del 12 febbraio 2020, che costituisce parte integrante della presente proposta, nella quale si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori con la criminalita' organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'adozione della misura di rigore di cui al richiamato art. 143.
I lavori svolti dall'organo ispettivo hanno preso in esame la cornice criminale e il quadro ambientale nonche' il complessivo andamento gestionale dell'istituzione locale con riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le consorterie criminali.
Il Comune di Maniace - piccolo centro di 3.648 abitanti situato nel parco regionale dei Nebrodi - insiste in un'area geografica gravemente compromessa dalla radicata presenza di consorterie mafiose riconducibili a «cosa nostra», le cui dinamiche operative sono state disvelate da operazioni di polizia giudiziaria, anche recenti, che hanno fatto emergere sia le reciproche interazioni sia la capillare capacita' di penetrazione nel tessuto economico, con particolare riferimento al settore agricolo e zootecnico.
Il prefetto si sofferma sulle risultanze dell'operazione denominata «Nebrodi» - originata dai gravi eventi criminosi culminati, nel maggio 2016, nel tentato omicidio del presidente dell'ente parco regionale dei Nebrodi - e di un'ulteriore attivita' investigativa, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Messina, che ha condotto al sequestro di 151 imprese con i relativi complessi aziendali nonche' all'esecuzione, il 15 gennaio 2020, di un'ordinanza applicativa di misure restrittive della liberta' personale nei confronti di 94 soggetti, indagati a vario titolo per diversi delitti tra cui quelli di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, estorsione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso e altro.
Dopo avere inquadrato il contesto ambientale connotato da una pervasiva presenza di sodalizi criminali, il prefetto analizza gli esiti dell'accesso da cui e' emersa una situazione d'intricato intreccio di relazioni familiari e frequentazioni che legano diversi esponenti degli organi elettivi e dell'apparato burocratico dell'ente - alcuni dei quali con pregiudizi di natura penale - a soggetti intranei o comunque vicini ad ambienti criminali.
In merito, la relazione prefettizia evidenzia come il riconosciuto reticolo di rapporti e collegamenti - tanto piu' rilevante in un ambito territoriale di ridotte dimensioni demografiche, fortemente compromesso dalla pregiudizievole influenza di consorterie mafiose - determina un quadro indiziario significativo dell'oggettivo pericolo di permeabilita' ai condizionamenti o alle ingerenze della criminalita' organizzata, a fronte del quale si rendono necessarie idonee misure di prevenzione.
Le verifiche espletate in sede di indagine hanno messo in luce la sostanziale continuita' che ha contraddistinto la gestione del comune negli ultimi anni, atteso che quattro consiglieri comunali erano gia' presenti nelle pregresse amministrazioni del 2005 e del 2010 mentre altri due consiglieri e quattro dei cinque componenti la giunta - compreso il sindaco - hanno fatto parte della compagine di governo dell'ente fin dalle consultazioni amministrative del 2000.
Il prefetto si sofferma sulla figura di un assessore - gia' consigliere comunale di Maniace dal 2000 al 2015 - il quale a marzo 2017 e' stato destinatario di un avviso di conclusione delle indagini preliminari e successivamente rinviato a giudizio per il delitto di cui all'art. 416-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 6, del codice penale, in quanto ritenuto responsabile di avere fatto parte di un'associazione di tipo mafioso affiliata a un potente clan catanese, caratterizzato da una forte capacita' di penetrazione nel tessuto politico locale e nel settore degli appalti pubblici.
Quanto all'attivita' gestionale posta in essere dall'ente, in sede ispettiva sono state riscontrate reiterate, gravi anomalie e illegittimita', in particolare nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani - notoriamente esposto agli interessi delle organizzazioni criminali - in relazione al quale e' emerso che l'amministrazione comunale ha del tutto omesso di espletare le prescritte verifiche antimafia nei confronti delle imprese affidatarie.
Con riferimento a una delle imprese - aggiudicataria del servizio il 14 gennaio 2016, sottoposta a sequestro preventivo e amministrazione giudiziaria il 13 dicembre 2016 nonche' destinataria di interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Catania il 2 febbraio 2017 - il prefetto sottolinea che nel capitolato speciale di appalto e' stato indicato un importo «sotto soglia» parametrato a soli trentadue giorni lavorativi. Le verifiche espletate dalla commissione di indagine hanno invece accertato che l'impresa ha svolto il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani per tutto il 2016, percependo un corrispettivo di gran lunga superiore alla soglia prevista dalla normativa vigente in materia di contratti pubblici, con elusione, quindi, delle procedure prescritte per il valore effettivo dell'appalto.
Analoga situazione di grave irregolarita' e' stata riscontrata in relazione a un altro appalto affidato a una societa' - destinataria nel luglio 2019 della misura interdittiva dell'incapacita' di contrarre con la pubblica amministrazione per la durata di un anno - che ha svolto il servizio dal 30 gennaio 2017 al 30 giugno 2019, sebbene nel capitolato di gara fosse stato indicato un corrispettivo riferito a soli trentaquattro giorni lavorativi.
Sempre per quanto attiene al servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, assume rilievo emblematico la vicenda concernente un dipendente di una delle societa' che hanno svolto il servizio in parola, che e' risultato stretto affine del summenzionato assessore rinviato a giudizio per il delitto di associazione di tipo mafioso nonche' parente di esponenti di vertice della criminalita' organizzata locale. Nei confronti del predetto dipendente, trasferito, in forza della c.d. clausola sociale, alle dipendenze della societa' subentrata nella gestione del servizio, era stata disposta dal nuovo datore di lavoro, da fine giugno 2019, una riduzione del trattamento retributivo fino ad allora corrispostogli in quanto superiore a quello previsto nel capitolato di appalto.
In relazione a tale vicenda, il prefetto pone in rilievo sia il grave atto intimidatorio compiuto nei confronti della nuova societa' affidataria del servizio - perpetrato agli inizi del mese di luglio 2019 mediante l'esplosione di colpi di arma da fuoco ai danni di un veicolo aziendale - sia gli esiti degli approfondimenti operati dall'organo ispettivo sulla vicenda, che hanno fatto emergere il diretto interessamento del piu' volte citato assessore, il quale ha anche tentato di far approvare una delibera che attribuisse al dipendente in questione l'indebito trattamento economico, fino a giungere a «schiaffeggiare» il sindaco in sede di «pre-giunta».
Il gravissimo episodio e' stato appurato, in sede di audizione, dall'organo ispettivo che ha altresi' evidenziato, in merito alla vicenda, il comportamento omertoso di alcuni dipendenti comunali e dello stesso sindaco, circostanze, queste, sintomatiche di uno stato di intimidazione e di condizionamento all'interno dell'amministrazione comunale.
Sempre con riferimento all'attivita' gestionale posta in essere dall'ente gli accertamenti svolti dalla commissione di accesso hanno messo in luce un quadro allarmante di grave disordine amministrativo nonche' il sistematico ricorso al metodo dell'affidamento diretto nel settore degli interventi manutentivi, in violazione dei principi di imparzialita', rotazione e trasparenza e cio' a vantaggio di una ristretta cerchia di soggetti economici che hanno operato in un regime di sostanziale oligopolio.
Inoltre, il prefetto rimarca che dal 2016 - anno in cui e' stata istituita la banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia - non risulta effettuato alcun accesso da parte dell'amministrazione comunale, che ha quindi omesso di esperire le verifiche antimafia prescritte in materia di affidamenti di lavori, servizi e forniture, circostanza questa tanto piu' grave in un contesto ambientale in cui e' notoriamente consolidata la presenza di sodalizi mafiosi.
Di tale modus operandi hanno beneficiato anche ditte che annoverano tra i propri titolari o dipendenti soggetti controindicati ovvero vicini per rapporti familiari ad ambienti criminali nonche' due imprese destinatarie di interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Catania, rispettivamente, a marzo e dicembre 2016, le quali risultano avere avuto affidamenti e percepito pagamenti da parte dell'ente anche successivamente all'adozione dei menzionati provvedimenti ostativi.
Altro episodio sintomatico della permeabilita' dell'istituzione locale a illeciti condizionamenti esterni e' quello relativo alla richiesta di un contributo economico per assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, avanzata a febbraio 2019 dal comune al competente assessorato regionale, in favore di una persona legata da stretti vincoli parentali a un pluripregiudicato, indicato dal prefetto come esponente di spicco di un clan locale.
In relazione a tale vicenda il prefetto sottolinea che la persona in questione non era in possesso dei requisiti prescritti per poter usufruire del contributo, in quanto gia' ricoverata in una struttura assistenziale residenziale e che l'amministrazione comunale - pur consapevole di tale condizione ostativa, evidenziata anche da un'assistente sociale dell'ente - ha comunque inoltrato apposita istanza all'assessorato regionale che l'ha rigettata proprio in considerazione della carenza dei requisiti.
Il prefetto pone infine in rilievo le anomalie riscontrate in sede di accesso rispetto alla gara, indetta a gennaio 2017 per l'affidamento in concessione di un'area comunale, per l'installazione di un impianto mobile per la somministrazione non assistita di alimenti e bevande.
In particolare e' emerso che il titolare della concessione annovera rapporti di parentela con il piu' volte citato assessore oltre che con il titolare di una delle imprese gia' sopra menzionate, affidataria di lavori comunali e destinataria di interdittiva antimafia a dicembre 2016. Dei lavori di posa in opera dell'impianto mobile e' stata incaricata una societa' - il cui rappresentante legale e' pure legato da vincoli di parentela al titolare della citata concessione - parimenti destinataria nel giugno 2015 di un'informazione interdittiva antimafia. Inoltre, a seguito di un sopralluogo effettuato a gennaio 2020 presso il predetto impianto, la commissione di indagine ha accertato che lo stesso e' stato realizzato in maniera difforme rispetto al progetto presentato in fase di gara e approvato dal comune, che ha, quindi, omesso di svolgere anche i dovuti controlli.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Maniace (Catania) volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Maniace (Catania), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

Roma, 28 aprile 2020

Il Ministro dell'interno: Lamorgese
 
Art. 2

La gestione del Comune di Maniace (Catania) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Enrico Galeani - viceprefetto a riposo;
dott.ssa Caterina Minutoli - viceprefetto;
dott. Alfio Pulvirenti - funzionario economico finanziario.
 

Prefettura di Catania
Ufficio Territoriale del Governo
Prot. n. 162/S.d.S./20/R 12 febbraio 2020
AL SIG. MINISTRO DELL'INTERNO
ROMA
OGGETTO: Comune di Maniace - Commissione d'indagine per l'accesso ai
sensi dell'art. 143 del Decreto Legislativo 18 agosto 2020
n. 267, come sostituito dall'art. 2 comma 30 della Legge
15 luglio 2009 n. 94

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta e al sindaco nonche' ogni altro potere e incarico connesso alle medesime cariche.

Dato a Roma, addi' 16 maggio 2020

MATTARELLA

Conte, Presidente del Consiglio dei
ministri

Lamorgese, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 20 maggio 2020 Interno, foglio n. 1317