Gazzetta n. 170 del 17 luglio 2021 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 18 giugno 2021 |
Scioglimento del consiglio comunale di Marano di Napoli e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel Comune di Marano di Napoli (Napoli) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 21 ottobre 2018; Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 17 giugno 2021;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Marano di Napoli (Napoli) e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel Comune di Marano di Napoli (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 21 ottobre 2018, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. All'esito di verifiche svolte dalle forze dell'ordine sugli amministratori eletti e sui componenti dell'apparato burocratico che hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell'amministrazione locale da parte della criminalita' organizzata, il prefetto di Napoli ha disposto, per gli accertamenti di rito, con decreto del 30 settembre 2020, successivamente prorogato, l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Napoli, sentito nella seduta del 7 maggio 2021 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica - direzione distrettuale antimafia di Napoli e del procuratore f.f. della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nord, ha trasmesso l'allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si colloca l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente o indirettamente ad ambienti malavitosi. La relazione del prefetto, nel porre in rilievo che alcuni enti locali limitrofi sono stati destinatari di analogo provvedimento di scioglimento ex art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000, evidenzia che il Comune di Marano di Napoli insiste nel contesto territoriale della periferia settentrionale di Napoli caratterizzato dalla presenza di numerosi sodalizi criminali dediti al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, al riciclaggio di attivita' illecite, alle speculazioni edilizie. In particolare, le indagini ispettive hanno posto in rilievo le spiccate attitudini imprenditoriali di tali organizzazioni criminali nel reinvestire i proventi illeciti in operazioni immobiliari e nel condizionare le attivita' economiche di quel territorio, nonche' la capacita' di infiltrarsi nella vita amministrativa dell'ente locale. Significativa in tal senso la circostanza che la prefettura di Napoli, come sara' piu' dettagliatamente descritto in seguito, sulla base anche delle risultanze giudiziarie della locale procura della Repubblica, ha emesso numerose interdittive antimafia nei confronti di imprese operanti sul territorio del Comune di Marano di Napoli riconducibili, direttamente o indirettamente, ai sodalizi criminali operanti in ambito locale. Il consiglio comunale di Marano di Napoli e' gia' stato sciolto per condizionamenti di tipo mafioso con decreto del Presidente della Repubblica del 30 settembre 1991 e con decreto del Presidente della Repubblica del 30 dicembre 2016, conseguentemente l'amministrazione in carica e' quella subentrata all'ultima commissione straordinaria nominata ai sensi dell'art. 144, decreto legislativo n. 267/2000; proprio a questo riguardo, la relazione della commissione d'indagine pone in evidenza una sostanziale continuita' amministrativa atteso che ben sei degli attuali componenti del civico consesso (un quarto dei consiglieri assegnati) hanno fatto parte della consiliatura che nel 2016 e' stata destinataria del provvedimento dissolutorio. Di particolare rilievo in tal senso e' la posizione di un ex consigliere di minoranza - ininterrottamente presente nella compagine amministrativa dell'ente dal 1993, ricoprendo anche la carica di sindaco per tre mandati - dimessosi nel febbraio 2020 dopo che nei suoi confronti e' stata emessa la misura cautelare degli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari a carico del predetto consigliere comunale, seppure i fatti contestati risalgono al 2006, in quanto lo stesso, pur ricoprendo al momento dell'arresto un ruolo non di vertice, e' risultato essere in grado di orientare dall'interno le scelte nevralgiche dell'amministrazione comunale e capace di manipolare le vicende locali con chiare connessioni camorristiche. La commissione d'indagine ha analiticamente esaminato il profilo dei singoli amministratori, ponendo in evidenza un'intricata rete di rapporti parentali e di frequentazioni con esponenti delle locali consorterie e sottolineando come tale stato di cose abbia condizionato l'attivita' amministrativa in favore di ambienti controindicati. A questo riguardo, il lavoro dell'organo ispettivo ha posto nel giusto rilievo il fatto che in alcune zone della citta', nelle quali e' piu' pregnante la presenza della criminalita' organizzata, taluni candidati hanno riscosso maggiori consensi elettorali rispetto ad altre aree. Analoghe criticita' sono emerse anche nei confronti del personale amministrativo del comune, in particolare per alcuni dipendenti sono stati riscontrati pregiudizi penali e di polizia oltreche' stretti rapporti parentali e di relazione con esponenti della locale criminalita' organizzata. Ulteriore elemento che evidenzia una situazione di forte precarieta' dell'ente e' rappresentato dal fatto che in un arco di tempo limitato (dal 2018) si sono avvicendati ben sei segretari comunali - figura professionale che riveste anche il ruolo di responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza dell'ente locale - circostanza che attesta l'esercizio discontinuo delle funzioni di assistenza giuridico-amministrativa con ripercussioni anche sulle attivita' gestionali dell'ente. L'organo ispettivo, prendendo anche spunto dalle risultanze delle diverse indagini svolte dall'autorita' giudiziaria, ha rilevato un diffuso quadro di illegalita' nei diversi settori amministrativi. A tal riguardo, e' significativo il dato risultante dai trentadue provvedimenti interdittivi antimafia emessi dalla prefettura di Napoli negli ultimi diciotto mesi, che hanno riguardato imprese operanti sul territorio del Comune di Marano di Napoli riconducibili ad imprenditori legati ai locali clan camorristici, attivi nei diversi settori commerciali quali ristoranti, macellerie, mercato ortofrutticolo, onoranze funebri. La relazione della commissione d'indagine riferisce di diffuse carenze istruttorie degli uffici comunali preposti, soprattutto in materia di accertamenti antimafia, alcuni dei quali sono stati disposti solo dopo l'avvio di indagini giudiziarie o di approfondimenti richiesti dalla prefettura di Napoli, circostanze queste che attestano una colpevole inerzia degli organi comunali atteso che le disposizioni del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 impongono agli enti interessati dal provvedimento ex art. 143 T.U.O.E.L. di acquisire le informative antimafia per i cinque anni successivi allo scioglimento. Anche l'azione ispettiva svolta in materia urbanistica, in particolare sull'attivita' concernente il rilascio di permessi di costruire, ha evidenziato numerose illegittimita' ed anomalie quali il mancato rispetto dell'indice di edificabilita', l'inosservanza di norme regionali di settore, la violazione del regolamento comunale, gli ampliamenti volumetrici illegittimi, nonche' il rilascio di permessi di costruire in sanatoria in assenza di autorizzazione sismica. Al riguardo, e' indicativo il fatto che su undici permessi di costruire analizzati ben nove vedono quali beneficiari soggetti collegati, direttamente o indirettamente, alle locali famiglie criminali; in particolare, cinque dei predetti permessi sono stati rilasciati in favore di un soggetto riconducibile al locale capo cosca. L'inerzia dell'amministrazione comunale e' stata segnalata anche per quanto attiene all'abusivismo edilizio, le cui azioni di contrasto si sono limitate esclusivamente al piano formale con l'adozione di provvedimenti di demolizione dei manufatti abusivi rimasti, nei fatti, ineseguiti. Le verifiche ispettive hanno posto in rilievo, emblematicamente, come le diverse mancate demolizioni di abusi edilizi riguardino manufatti realizzati da soggetti contigui alle locali consorterie. A tal proposito, il prefetto di Napoli pone in rilievo come l'amministrazione comunale sia venuta meno ad un preciso obbligo di attivarsi da parte dei soggetti deputati alla vigilanza sull'attivita' urbanistica atteso che l'ordine di demolizione di opere abusive costituisce attivita' vincolata del comune, non essendovi spazio per una graduazione discrezionale delle sanzioni. Oltremodo significativa della forza prevaricatrice della criminalita' organizzata nei confronti dell'amministrazione comunale e' la vicenda concernente la realizzazione di un manufatto abusivo e l'occupazione sine titulo di un'area adibita ad autorimessa priva di autorizzazione da parte di un soggetto controindicato legato da rapporti di parentela con il locale capo clan camorrista. Il caso in questione - sul quale e' intervenuta anche la procura della Repubblica di Napoli, direzione distrettuale antimafia - e' ampiamente riportato nella relazione della commissione d'indagine nella quale si riferisce di alcune anomalie concernenti, in particolare, le condotte dei vigili urbani che, sebbene incaricati di effettuare i richiesti sopralluoghi, non hanno assunto alcun provvedimento tanto che i predetti abusi sono emersi solo a seguito di un successivo accertamento del locale comando dei carabinieri. A tal riguardo, nella relazione prefettizia viene evidenziato che l'amministrazione comunale non ha adottato alcun provvedimento disciplinare nei confronti dei menzionati agenti, nonostante il rinvio a giudizio dei medesimi disposto dalla procura della Repubblica di Napoli - direzione distrettuale antimafia per i reati di cui agli articoli 110, 328, commi 1 e 2 e 416-bis del codice penale con l'aggravante di aver favorito la criminalita' organizzata. La commissione d'indagine ha inoltre esaminato le procedure per l'affidamento di appalti di lavori o servizi pubblici dalle quali e' emersa una gestione non trasparente e avulsa dal rispetto delle disposizioni previste dalla normativa di settore. La disamina degli affidamenti del servizio manutenzione impianti termici dei vari immobili di proprieta' dell'ente ha evidenziato che l'amministrazione comunale dal 2018 al 2020 ha affidato ripetutamente il servizio ad una sola impresa, contravvenendo alle vigenti disposizioni di settore, in particolare alla mancata rotazione degli inviti nella procedura di affidamento di cui all'art. 236 del decreto legislativo n. 50/2016. Viene, altresi', evidenziato che l'amministrazione ha disposto ripetuti e frazionati affidamenti, con durate limitate nel tempo in luogo di quello che avrebbe potuto essere un affidamento di appalto pluriennale, modus procedendi che, di fatto ha comportato una sostanziale elusione della normativa prevista dal codice degli appalti e delle connesse disposizioni antimafia. Vengono inoltre segnalate partecipazioni della stessa societa' in diversi consorzi dove sono presenti altri soci esponenti di locali organizzazioni criminali o, ancora, partecipazioni in altre societa' ove figurano anche ditte colpite da provvedimento interdittivo antimafia. Il prefetto di Napoli segnala altresi' la concessione in esclusiva su tutto il territorio comunale del pubblico servizio di acqua potabile, affidato ad una societa' mista con capitale pubblico e privato, unitamente a molti altri servizi attinenti alla gestione delle acque, senza l'espletamento di alcuna gara ad evidenza pubblica. Vengono al riguardo segnalate perplessita' sulla legittimita' di tale scelta, atteso che la predetta societa' e' partecipata per il 49% da una ditta privata, circostanza che rende illegittimo l'affidamento diretto alla predetta societa' di importanti opere e servizi pubblici; peraltro, come evidenziato nella relazione della commissione d'indagine, non e' stato possibile risalire ai proprietari della quota societaria privata nonostante le verifiche della Guardia di finanza. E' tuttavia significativo il fatto che la societa' affidataria del servizio e' stata costituita su iniziativa di un ex amministratore di un comune limitrofo - ente anch'esso sciolto ai sensi dell'art. 143 T.U.O.E.L. - condannato alla pena di otto anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso. La commissione d'indagine ha analizzato anche la complessa vicenda concernente l'appalto per la realizzazione di opere infrastrutturali di urbanizzazione primaria, strade, parcheggi, rete di sottoservizi per un valore di circa 45 milioni di euro aggiudicato nell'agosto 2004. Nel 2018 la commissione straordinaria incaricata della gestione del Comune di Marano di Napoli dette avvio ad una verifica volta ad accertare la realizzazione delle opere previste all'esito della quale sono emerse difformita' urbanistiche. La relazione del prefetto evidenzia che il capitale della societa' aggiudicataria appartiene per la quasi totalita' a due fratelli, entrambi destinatari nel 2017 di provvedimento restrittivo della liberta' personale per vari reati tra cui quello previsto dall'art. 416-bis del codice penale, e che la stessa e' attualmente sottoposta ad amministrazione giudiziaria decisa dalla procura di Napoli - direzione distrettuale antimafia. E' al riguardo emblematico che la concessione in argomento sia stata revocata nel 2018 dall'organo di gestione straordinaria a seguito delle menzionate verifiche che avevano evidenziato numerose violazioni nonche' la sopravvenuta carenza dei requisiti in capo all'aggiudicataria, mentre l'amministrazione comunale attualmente in carica, subentrata alla gestione straordinaria, ha consentito alla ex concessionaria di stipulare contratti e di riscuotere i canoni di locazione da parte dei conduttori di stand realizzati nella struttura. Come sottolineato nella relazione prefettizia, solo dopo aver appreso delle indagini ispettive disposte al riguardo dalla commissione d'indagine il Comune di Marano di Napoli avrebbe avviato lo sgombero di cinque imprese insistenti nell'area in questione, circostanza che evidenzia atteggiamenti dell'amministrazione comunale che si sono risolti in favore di soggetti contigui alla criminalita' organizzata. Anomalie in parte analoghe hanno caratterizzato la gestione dei beni confiscati alla criminalita' organizzata atteso che nonostante le sollecitazioni pervenute da parte dell'Agenzia nazionale beni confiscati gli stessi, almeno fino al 29 marzo 2021 non sono stati destinati per gli utilizzi previsti dalla normativa di settore mentre per quanto riguarda gli altri beni confiscati l'organo ispettivo ha rilevato che solo dopo il suo insediamento e' stato predisposto un bando per la loro assegnazione. Tali elementi attestano una condotta dilatoria dell'amministrazione non in linea con le finalita' perseguite dalla legge, interrotta solamente per effetto dell'intervento della commissione d'accesso. Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Marano di Napoli, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Marano di Napoli (Napoli), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 10 giugno 2021
Il Ministro dell'interno: Lamorgese |
| Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 2
La gestione del Comune di Marano di Napoli (Napoli) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott.ssa Gerardina Basilicata - prefetto a riposo; dott. Giuseppe Garramone - dirigente generale della polizia di Stato; dott. Valentino Antonetti - dirigente di II fascia - area I. |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 18 giugno 2021
MATTARELLA
Draghi, Presidente del Consiglio dei ministri
Lamorgese, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 22 giugno 2021 Ministero dell'interno, foglio n. 2029 |
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