Gazzetta n. 59 del 11 marzo 2022 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 febbraio 2022
Scioglimento del consiglio comunale di Castellammare di Stabia.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel Comune di Castellammare di Stabia (Napoli) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 10 giugno 2018;
Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 24 febbraio 2022;

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Castellammare di Stabia (Napoli) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel Comune di Castellammare di Stabia (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 10 giugno 2018, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica.
All'esito di verifiche svolte dalle forze dell'ordine sulla funzionalita' e sull'attivita' amministrativa dell'ente locale per le finalita' di prevenzione e contrasto dei fenomeni di interferenza e condizionamento criminale sugli amministratori eletti e sui componenti dell'apparato burocratico che hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell'amministrazione locale da parte della criminalita' organizzata, il prefetto di Napoli ha disposto, per gli accertamenti di rito, con decreto del 26 maggio 2021, l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, successivamente prorogato per ulteriori tre mesi.
Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Napoli, sentito nella seduta del 23 dicembre 2021 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata e di un procuratore aggiunto delegato dal procuratore della Repubblica della direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha trasmesso l'allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000.
I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso preliminarmente in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si colloca l'ente. E' stato poi fatto particolare riferimento ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie, che hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente o indirettamente ad ambienti malavitosi.
La relazione del prefetto, nel porre in rilievo che alcuni enti locali limitrofi sono stati destinatari del provvedimento di scioglimento ex art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000, riferisce che anche il Comune di Castellammare di Stabia fu oggetto di accesso da parte di una commissione di indagine nominata nel 2009 dal prefetto di Napoli a seguito di un omicidio di un consigliere comunale, procedura di accesso conclusa con l'adozione di quattro provvedimenti disposti ai sensi del predetto art. 143, comma 5, nei confronti di altrettanti dipendenti comunali.
Il contesto territoriale e' caratterizzato dalla presenza di numerosi sodalizi criminali dediti al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, alla ricettazione e al riciclaggio che nel tempo hanno esteso la loro influenza nel tessuto socio-economico cittadino, in cio' avvalendosi anche dell'intermediazione di imprenditori prestanome, come si rileva dalle varie informative antimafia interdittive emesse nei confronti di imprese commerciali o operanti nell'ambito dei pubblici appalti che sono risultate, direttamente o indirettamente, riconducibili ai cennati sodalizi criminali.
La pervasiva presenza della criminalita' organizzata e la capacita' della stessa di infiltrare e condizionare l'apparato politico-amministrativo locale e', altresi', testimoniata dalle risultanze emerse dalle numerose operazioni di polizia giudiziaria che si sono susseguite tra gli anni 2018-2021, in una delle quali, peraltro, e' stata data esecuzione, nel 2020, ad un'ordinanza di applicazione di misure cautelari del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torre Annunziata, emessa anche nei confronti di un dipendente dell'ufficio tecnico comunale di Castellammare di Stabia.
Le indagini ispettive hanno evidenziato, al riguardo, l'interesse della criminalita' organizzata per la tornata elettorale del 2018, ove e' stato eletto l'attuale sindaco, nel corso della quale uno degli altri candidati a sindaco in competizione ha denunciato diversi episodi di intimidazione da parte di soggetti controindicati, fatti che hanno avuto conferma nelle risultanze investigative tratte dall'operazione denominata «Domino 2», nelle quali emerge il sostegno elettorale ottenuto da alcuni candidati facenti parte di una lista sostenitrice del sindaco risultato eletto.
La relazione prefettizia, dopo aver effettuato un'analitica disamina dei profili dei singoli amministratori, pone in particolare rilievo l'intricata rete di rapporti parentali e di frequentazioni che lega alcuni di essi con esponenti delle locali consorterie, e sottolinea che tali rapporti hanno di fatto condizionato l'attivita' amministrativa dell'ente locale in favore di ambienti controindicati. In particolare, nell'evidenziare la presenza pluridecennale del sindaco nell'amministrazione cittadina, il quale nelle passate legislature ha piu' volte ricoperto la carica di consigliere comunale e nel 2007 anche quella di vicesindaco, vengono segnalati consolidati rapporti tenuti dal primo cittadino con alcuni soggetti legati alla criminalita' organizzata, che hanno poi beneficiato di pubblici affidamenti. La relazione prefettizia evidenzia, altresi', la partecipazione del primo cittadino, quale testimone di nozze, al matrimonio di uno dei componenti di una locale famiglia mafiosa, di cui alcuni appartenenti risultano affidatari di lavori e servizi da parte del comune stesso.
Inoltre, la suddetta relazione si sofferma sulla presenza in seno al consiglio comunale di Castellammare di Stabia di amministratori gravati da pregiudizi di polizia, strettamente legati alle locali organizzazioni mafiose o riconducibili per legami familiari ad esponenti dei clan camorristici. Viene al riguardo posta in rilievo la posizione di due assessori, uno dei quali non piu' in carica, che, come e' emerso dalle analisi di mezzi tecnici di prova utilizzati nel corso delle indagini giudiziarie, hanno avuto stabili rapporti con quella parte dell'imprenditoria locale vicina alle consorterie criminali ed interessata all'acquisizione di pubbliche commesse.
La relazione del prefetto si sofferma, come elemento sintomatico, su un episodio avvenuto il 17 maggio 2021, quando in occasione della seduta di insediamento del presidente del consiglio comunale, l'amministratore neo-eletto alla carica ha pubblicamente ringraziato la propria famiglia e in particolare modo il padre deceduto -ritenuto esponente del clan criminale egemone e condannato per associazione di tipo mafioso - dichiarando che lo stesso e' stato un «faro» per la sua attivita' politica ricevendo gli applausi e la solidarieta' dei consiglieri presenti in aula. E' al riguardo significativo che in relazione a tale episodio, ampiamente commentato da parte della stampa, il sindaco non ha mai manifestato la propria disapprovazione ne' si e' mai dissociato dall'evento. Inoltre, gran parte dei componenti dello stesso consiglio comunale hanno applaudito per due volte a tale celebrazione.
Nel quadro delle rilevate cointeressenze dell'amministrazione comunale con il mondo imprenditoriale, si inseriscono rapporti di lavoro dipendente intercorrenti tra ditte affidatarie di appalti e componenti della giunta e del consiglio comunale o loro parenti.
Analoghe criticita' sono state segnalate anche nei confronti del personale amministrativo, parte del quale risulta coinvolto a vario titolo in procedimenti penali per reati contro la pubblica amministrazione e associazione per delinquere di tipo mafioso, nonche' per gravi violazioni in materia di lavoro. Viene evidenziata la situazione dell'ufficio tecnico comunale, nel cui organico risultano numerosi dipendenti che sono stati destinatari, negli scorsi anni, di provvedimenti giudiziari restrittivi della liberta' personale, alcuni dei quali anche condannati a lunghe pene detentive in quanto ritenuti responsabili di gravi reati di natura associativa. Nella relazione viene in particolare evidenziata la figura di un dipendente, fratello di un esponente di spicco di un gruppo criminale, arrestato nell'ambito dell'operazione «Domino bis».
Le medesime criticita', del resto, si rilevano in altri settori amministrativi nei quali viene registrata la presenza di personale avente relazioni familiari o amicali con soggetti appartenenti alle locali consorterie. Si segnala, in particolare, la posizione di una persona con qualifica dirigenziale - vicina ad un esponente di un gruppo criminale, sottoposto a misure restrittive per reati di mafia - alla quale era stata affidata la direzione dell'avvocatura comunale, pur in pendenza di un ricorso giuslavoristico contro il proprio comune, determinando una evidente situazione di incompatibilita'. Solo successivamente, a seguito di richieste di documentazione avanzate dalla commissione di indagine, il comune ha affidato il settore dell'avvocatura comunale al segretario generale, al fine di assicurare il corretto svolgimento delle relative attivita' e la salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza delle funzioni assolte da tale settore.
L'azione ispettiva, prendendo anche spunto dalle risultanze delle diverse indagini svolte dall'autorita' giudiziaria, ha rilevato una generalizzata condizione di illegalita' nei diversi settori amministrativi, in particolare le verifiche effettuate hanno evidenziato come le procedure di gara siano state caratterizzate da diffuse carenze istruttorie, soprattutto in materia di accertamenti antimafia e dei requisiti soggettivi e fiscali, nonche' da incompletezze nella documentazione relativa ai bandi di gara, ai disciplinari di gara, ai capitolati tecnici, alle offerte presentate. Tale sistematica carenza di controlli, di fatto, ha consentito che molte imprese affidatarie di pubbliche commesse, spesso caratterizzate da intricati legami societari e familiari tanto da poter essere considerate centri di interesse unici riconducibili a soggetti controindicati, sono poi state destinatarie di informazioni interdittive antimafia.
La commissione d'indagine ha effettuato una ricognizione sulle informative antimafia adottate dalla prefettura nei confronti di aziende affidatarie di servizi da parte dell'amministrazione comunale e riferisce, in particolare, di un'interdittiva emessa nel marzo 2020 nei riguardi di una societa', alla quale sono stati assegnati dal 2018 i servizi cimiteriali e la gestione della sala autoptica, il cui rappresentante legale in sede di gara era socio amministratore di una impresa funebre gia' destinataria dall'ottobre 2018 di provvedimento interdittivo antimafia; a tal proposito viene precisato che, sebbene l'aggiudicazione della gara sia avvenuta durante passate gestioni amministrative, l'appalto in esame e' stato tuttavia oggetto di valutazione anche da parte dell'amministrazione in carica che nel luglio 2019 ne ha confermato l'assegnazione alla stessa societa'.
Ulteriore elemento sintomatico di un'amministrazione avulsa dal rispetto del principio di buon andamento dell'azione amministrativa e' rappresentato dalla circostanza che l'ente locale, con determina dell'agosto 2020, ha provveduto a liquidare alla predetta societa' fatture relative a prestazioni riferite all'anno 2019, mentre sulla base di costante giurisprudenza avrebbe dovuto astenersi dall'effettuare pagamenti in favore di una ditta destinataria di provvedimento interdittivo.
Il prefetto di Napoli sottolinea inoltre il frequente ricorso da parte del comune ad affidamenti diretti o fiduciari in violazione del «principio di rotazione», evidenziando il sussistere di un'alternanza «sequenziale» e cronologicamente ravvicinata degli affidamenti sempre agli stessi operatori economici, oltre ad inviti o assegnazioni dirette senza alcuna adeguata motivazione - e spesso in carenza della prescritta documentazione - ad operatori economici riconducibili a quelli per i quali il codice degli appalti prescrive il divieto di invito o affidamento (art. 80, comma 5 lettera m, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50) a causa della loro inaffidabilita'.
Al riguardo vengono segnalati alcuni affidamenti diretti irregolarmente assegnati tra il 2018 e il 2020 allo stesso gruppo di imprese tutte riconducibili ad esponenti locali della criminalita' organizzata; in particolare, nella gara per l'acquisto di stampanti ad aghi, motivata dall'urgenza di provvedere, e' stato conferito l'appalto ad una ditta, tra quelle del predetto gruppo di societa', nonostante che l'offerta di gara in carico al protocollo comunale fosse stata inviata da una diversa societa' anch'essa facente parte del suddetto gruppo, i cui amministratori erano legati da rapporti familiari. Si riferisce, altresi', dell'affidamento nel corso dell'anno 2019 di quattro gare per il servizio di disinfezione e pulizia di materiale elettorale e per il servizio di disinfezione e pulizia di locali comunali che risultano essere state affidate direttamente ad una impresa - alle cui dipendenze lavora peraltro un soggetto legato per rapporti familiari ad un esponente di spicco di un clan camorristico locale - che, secondo fonti tecniche di prova acquisite nel corso di indagini giudiziarie, sarebbe di fatto controllata da una delle consorterie criminali egemoni dell'area stabiese. Con le medesime illegittime modalita' risulta affidato direttamente ad un'altra societa' -presso la quale ha lavorato lo stesso dipendente sopra menzionato - il servizio di pulizia degli immobili comunali e di custodia dei bagni pubblici, affidamento la cui durata era in origine stabilita in quattro mesi e che tuttavia e' stato illegittimamente prorogato per ben tre volte, estendendo anche l'oggetto del contratto ad altri servizi.
L'organo ispettivo si e' poi soffermato sulla gestione del servizio di igiene urbana aggiudicato ad un raggruppamento temporaneo di imprese sin dal 2016 e tuttora in corso; la ditta capogruppo e mandataria del predetto raggruppamento, a seguito di scissione societaria parziale, ha trasferito il ramo di attivita' relativo all'appalto ad altra societa', anch'essa facente capo al medesimo assetto societario e il comune di Castellammare di Stabia ha autorizzato, a far data dal 1° gennaio 2021, il subentro della stessa con affidamento di ulteriori servizi. Su questa fase del procedimento, gli esiti ispettivi hanno fatto emergere che nei confronti delle predette ditte costituenti il menzionato raggruppamento temporaneo risultano iscritte «partite di ruolo» per omesso versamento di imposte e tasse e quindi che le stesse presentavano diversi profili di criticita' in ordine ai requisiti di affidabilita' richiesti dalla legge per la prosecuzione dell'appalto e dunque anche per la sua cessione a terzi.
La relazione della commissione d'indagine si sofferma, inoltre, sulle reiterate denunce, anche recenti, sulle condanne e sulla esecuzione di ordinanze di custodia cautelare, nei confronti degli amministratori e dei soci delle societa' in questione, per le ipotesi di rilevanza anche penale in materia ambientale, che ne possono compromettere la loro professionalita' ed affidabilita'. In particolare, per una di esse, vi e' un procedimento in corso per la dichiarazione di fallimento.
A tal riguardo, la relazione del prefetto di Napoli sottolinea il fatto che tali situazioni pregiudizievoli avrebbero ben dovuto indurre gli uffici comunali ad una diversa valutazione - sulla base dei requisiti prescritti dall'art. 80 del decreto legislativo n. 50/2016 - in merito all'affidabilita' dei predetti operatori di pubblici appalti e in particolare sulla possibilita' di autorizzare il subentro nel menzionato contratto.
Irregolarita' e anomalie sono state segnalate anche nelle procedure di gara per l'affidamento di aree demaniali da destinare a spiaggia libera attrezzata. La commissione d'indagine ha accertato che l'area demaniale denominata «Pozzano» e' stata assegnata nel luglio 2020 ad una societa' cooperativa, il cui amministratore e suo figlio, dipendente della cooperativa e gravato da numerosi precedenti penali, hanno legami familiari e di frequentazione con un esponente di spicco di un locale clan camorristico. A tal riguardo il prefetto di Napoli, nell'evidenziare che gia' nel 2015 l'area in questione era stata affidata al menzionato amministratore, pone in rilievo che indagini disposte nello stesso anno dalla D.D.A. di Napoli avevano evidenziato la riconducibilita' del menzionato dipendente alla locale criminalita' organizzata, e sottolinea la gravita' delle conseguenze che derivano dalle carenze di controllo da parte dell'amministrazione comunale che, nel caso specifico, hanno consentito a soggetti controindicati di continuare a gestire l'area determinando, altresi', la sottrazione alla collettivita' di un pubblico bene a beneficio esclusivo di soggetti vicini agli ambienti criminali.
In merito alla gestione di aree di sosta a pagamento e di rimozione coatta dei veicoli, la commissione di accesso ha verificato che tale servizio e' stato affidato nel 2016 ad una societa', affidamento confermato nel settembre 2021 assieme all'elenco dei dipendenti che gia' vi prestavano servizio. Solo successivamente sono stati revocati i precedenti provvedimenti di nomina ad ausiliare del traffico rilasciati per tre persone, gravate da precedenti penali. Al riguardo la commissione d'accesso ha evidenziato che proprio in concomitanza dei lavori ispettivi, il comune ha verificato le suddette posizioni, pur se i medesimi svolgevano le funzioni di ausiliari del traffico sin dal 2016. Tra i dipendenti in esame spicca il nominativo di una persona, raggiunta nell'ottobre 2021 dalla misura cautelare del divieto di dimora, perche' ritenuta indiziata di appartenere ad un gruppo criminale responsabile dei reati di estorsione aggravata da metodo mafioso, lesioni personali e spaccio di sostanze stupefacenti.
Il quadro che emerge dalla relazione prefettizia viene ulteriormente confermato dalla mancata destinazione per finalita' sociali dei beni immobili confiscati alla locale criminalita' organizzata ed assegnati al Comune di Castellammare di Stabia. Infatti, dagli esiti ispettivi e dagli accertamenti delle forze di polizia, e' risultato che alcuni beni immobiliari e terreni agricoli, diversamente da quanto dichiarato dall'ufficio patrimonio del comune e dalla polizia municipale, che per alcuni ne aveva addirittura attestato l'inaccessibilita', sono rimasti nella disponibilita' degli stessi soggetti criminali ai quali erano stati confiscati, che hanno continuato a goderne l'uso in assenza di qualsiasi controllo da parte del comune. Tale circostanza e' emersa, pero', solo a seguito dell'accesso ispettivo che ha determinato specifiche verifiche da parte dell'arma dei carabinieri che hanno consentito di accertare l'effettivo stato delle cose.
L'inerzia e l'assenza di una politica d'indirizzo da parte degli organi dell'amministrazione comunale e' stata segnalata anche per quanto attiene all'abusivismo edilizio le cui azioni di contrasto si sono limitate esclusivamente al piano formale. Le verifiche ispettive hanno rilevato che tra gli anni 2018 e 2021 sono state emesse 165 ordinanze per abusi edilizi, a cui sono seguiti un numero esiguo di verbali di accertamento di inottemperanza.
La relazione prefettizia pone in rilievo, significativamente, l'incompleto quanto inefficace iter amministrativo seguito dagli uffici comunali in un caso di abuso edilizio accertato a seguito di un esposto, segnalante lavori iniziati senza alcun titolo autorizzativo. Al primo sopralluogo della polizia municipale e' stato accertato l'abuso edilizio ed e' seguita l'emissione dell'ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi. A seguito delle verifiche che si sono susseguite a distanza di tempo e' stato constatato che non solo non era stato ripristinato lo stato quo ante ma che l'attivita' abusiva era proseguita con altri abusi edilizi; a tali accertamenti non sono pero' seguite ne' l'acquisizione alla proprieta' comunale del manufatto abusivo e dell'area interessata, come prevede l'art. 31, commi 3 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380/2001, ne' tantomeno l'esecuzione forzata dell'ordinanza comunale che cosi' e' rimasta priva di effetti sanzionatori. Peraltro, viene rilevato che a fronte dell'inefficace controllo del territorio e dell'attivita' di contrasto all'abusivismo edilizio vi e' stato, al contrario, il rilascio di un numero considerevole di permessi in sanatoria, circostanza sintomatica di una proliferazione del fenomeno dell'abusivismo edilizio.
Ulteriore vicenda particolarmente indicativa di uno sviamento dell'azione amministrativa in favore di soggetti controindicati e' quella concernente il rilascio di un permesso di costruire ad uno dei predetti imprenditori avente rapporti ed interessenze sia con l'amministrazione comunale che con la locale criminalita' mafiosa. La procedura edilizia in esame, caratterizzata da illegittimita' e lacune istruttorie, come dettagliatamente precisato nella relazione della commissione d'indagine, e' relativa ad un intervento di ricostruzione in cemento armato di un edificio preesistente, ad un aumento volumetrico dell'edificio e alla realizzazione di un ulteriore corpo di fabbricato nell'area di quello esistente. La relazione del prefetto di Napoli, nel sottolineare che la carenza di parte della documentazione avrebbe dovuto rendere l'istanza irricevibile, evidenzia che i lavori autorizzati con il menzionato permesso di costruire sono stati avviati, proseguiti e perfino ultimati senza l'acquisizione da parte dell'ente locale della necessaria approvazione della soprintendenza delle belle arti.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Napoli hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Castellammare di Stabia, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Castellammare di Stabia (Napoli), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 21 febbraio 2022

Il Ministro dell'interno: Lamorgese

 

Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Napoli

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 2

La gestione del Comune di Castellammare di Stabia (Napoli) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Raffaele Cannizzaro - prefetto a riposo;
dott. Mauro Passerotti - viceprefetto;
dott.ssa Rosa Valentino - dirigente di II fascia Area 1.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 28 febbraio 2022

MATTARELLA

Draghi, Presidente del Consiglio dei
ministri

Lamorgese, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 3 marzo 2022 Ministero dell'interno, foglio n. 430