Gazzetta n. 163 del 14 luglio 2022 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 giugno 2022 |
Scioglimento del consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato, che nel Comune di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 10 giugno 2018; Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 9 giugno 2022;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel Comune di San Giuseppe Vesuviano (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 10 giugno 2018, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. All'esito di verifiche svolte dalle forze dell'ordine sulla funzionalita' e sull'attivita' amministrativa dell'ente locale per le finalita' di prevenzione e contrasto dei fenomeni di interferenza e condizionamento criminale sugli amministratori eletti e sui componenti dell'apparato burocratico che hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell'amministrazione locale da parte della criminalita' organizzata, il prefetto di Napoli ha disposto, per gli accertamenti di rito, con decreto del 29 luglio 2021, l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, successivamente prorogato per ulteriori tre mesi. Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Napoli, sentito nella seduta del 7 marzo 2022 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto delegato dal Procuratore della Repubblica, della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e del sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, ha trasmesso l'allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale dell'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie, evidenziando come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi. La relazione del prefetto riferisce che il territorio nel quale e' situato l'ente si caratterizza per l'alta incidenza criminale determinata principalmente da una radicata e pervasiva presenza di gruppi camorristici dediti ad attivita' estorsive in danno dell'imprenditoria locale e al riciclaggio dei proventi illeciti in attivita' commerciali, consorterie che hanno mostrato di avere elevate capacita' di infiltrare e condizionare le amministrazioni comunali come comprovato dai precedenti provvedimenti dissolutori. Viene anche evidenziato che il consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano e' gia' stato oggetto in passato di due scioglimenti ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000 - disposti con decreto del Presidente della Repubblica del 4 giugno 1993 e decreto del Presidente della Repubblica del 9 dicembre 2009. Il prefetto di Napoli, dopo aver effettuato un'analitica disamina dei profili dei singoli amministratori, pone in particolare rilievo l'intricata rete di rapporti parentali, frequentazioni e cointeressenze che legano alcuni di essi con esponenti delle locali consorterie, trai quali il sindaco in carica, al suo secondo mandato consecutivo e gia' presente nell'amministrazione sciolta ai sensi dell'art. 143 TUOEL nel 2009, del quale viene riferita l'inclinazione a frequentare sovente, ambienti ed esponenti di spicco del locale contesto criminale, come rilevato anche dai controlli operati sul territorio da parte delle forze di polizia, sottolineando che tali rapporti, radicali e consolidati nel tempo, evidenziano la sussistenza di un generale condizionamento dell'ente locale. La relazione del prefetto di Napoli sottolinea la continuita' amministrativa che caratterizza la gestione dell'ente locale, atteso che ben undici consiglieri comunali, alcuni dei quali con precedenti penali o di polizia, sui sedici assegnati hanno fatto parte della passata consiliatura, tra questi alcune «figure-chiave» come l'attuale sindaco, un consigliere comunale che e' stato in precedenza sindaco, ed altri due amministratori, gia' presenti nel consiglio comunale sciolto per infiltrazioni camorristiche nel dicembre 2009. A tal riguardo, la relazione prefettizia sottolinea il fatto che il predetto ex sindaco e due consiglieri comunali, di cui uno in carica che ha ricoperto la funzione di vicesindaco, in conseguenza del predetto scioglimento furono dichiarati incandidabili all'esito della procedura di cui all'art. 143, comma 11, del decreto legislativo n. 267/2000, dal Tribunale di Nola, decisione confermata successivamente dalla Corte d'appello di Napoli. Un altro consigliere, non solo risulta avere frequentazioni e parentele con soggetti controindicati, ma un suo stretto congiunto e' coniugato con un noto pregiudicato, indagato per il reato di cui all'art. 416-bis. Viene altresi' rilevato che nella tornata elettorale del 2018, otto candidati consiglieri, appartenenti sia alla maggioranza che alla minoranza consiliare, hanno ottenuto maggiori consensi elettorali proprio in alcune aree cittadine soggette piu' di altre al controllo dei gruppi criminali rispetto ad altre zone della citta', circostanza evidentemente sintomatica, come e' stato rilevato dall'organo ispettivo, dell'esistenza di una significativa vicinanza «tra l'espressione politica e la criminalita' organizzata». La relazione del prefetto si sofferma inoltre sulla notizia della celebrazione, nel 2021, del matrimonio del fratello di un noto esponente della locale criminalita' - officiato da un assessore comunale - notizia postata sui social con grande enfasi da parte dello stesso assessore. Analoghe criticita' sono state segnalate anche nei confronti del personale amministrativo, parte del quale risulta coinvolto a vario titolo in procedimenti penali e gravato di precedenti di polizia, rilevando, al riguardo, come l'influenza della criminalita' organizzata sulla macchina amministrativa sia stata agevolata anche dall'assenza di una attivita' di vigilanza da parte dell'amministrazione comunale sull'ordinaria gestione dell'ente locale a garanzia dei principi di trasparenza, buon andamento e imparzialita' dell'azione amministrativa. Viene, in particolare, evidenziata la posizione di un dipendente dell'ufficio tecnico comunale nei cui confronti il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli ha emesso nel 2016 un'ordinanza cautelare che ha riguardato anche vari soggetti ritenuti affiliati o fiancheggiatori di un locale clan camorristico; da risultanze investigative e dall'analisi di fonti tecniche di prova, il predetto dipendente risulta coinvolto in varie attivita' di corruttela e di spartizione di tangenti nelle quali sarebbero associati anche amministratori comunali in una sorta di «comitato d'affari»; nei suoi riguardi pende inoltre un procedimento penale per i reati di cui agli articoli 81 e 326 del codice penale per rivelazione di segreto d'ufficio nella qualita' di pubblico ufficiale nell'ambito di un concorso per l'assunzione di personale comunale. Le medesime criticita', del resto, si rilevano in altri settori amministrativi nei quali viene registrata la presenza di personale avente relazioni familiari o amicali con soggetti appartenenti alle locali consorterie. La commissione d'accesso ha evidenziato che anche, nell'ambito del corpo della polizia municipale sono state rilevate condotte illecite assunte da taluni vigili urbani risultati coinvolti in varie vicende giudiziarie, unitamente ad un noto pregiudicato condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso. Lo stesso comandante del Corpo di polizia municipale ha evidenziato criticita' nei rapporti con il sindaco nello svolgimento delle proprie mansioni. Un altro dipendente comunale, collocato in quiescenza nel 2020, era il fratello di un noto pregiudicato esponente di spicco della Nuova Camorra Organizzata, deceduto in un agguato camorristico. Alcuni anni prima, inoltre, le Forze di polizia nel corso di un'irruzione presso l'abitazione del predetto dipendente identificarono, tra gli altri, il fratello del boss Raffaele Cutolo. L'azione ispettiva ha rilevato una generalizzata condizione di illegalita' nei diversi settori amministrativi, in particolare le verifiche effettuate hanno evidenziato come le procedure di gara siano state caratterizzate da gravi inadempienze e irregolarita' e da diffuse carenze istruttorie in tutte le fasi del procedimento, soprattutto per quanto attiene alla mancata programmazione degli appalti da bandire in relazione alle esigenze del territorio, cui ha fatto seguito l'eccessivo e non giustificato ricorso all'istituto della proroga in violazione delle norme vigenti in materia; alla mancata acquisizione delle certificazioni antimafia e alle verifiche dei requisiti previsti dall'art. 80 del decreto legislativo n. 50/2016; alla nomina di responsabili unici del procedimento (RUP), sprovvisti dei requisiti previsti dalla legge per tale mansione; alle inefficienze che si manifestano con la pubblicazione tardiva dei bandi di gara e alla indeterminatezza degli importi degli appalti, nonche' alle irregolarita' conseguenti alla mancata valutazione delle offerte anomale, delle offerte migliorative non allegate ai relativi contratti, ai pagamenti effettuati in assenza di contratto. A questo proposito la relazione prefettizia ha segnalato pesanti irregolarita' nell'affidamento del servizio di refezione scolastica degli anni 2017/2018 e 2018/2019 ad una societa' per la quale gli uffici comunali preposti non hanno acquisito il relativo certificato antimafia dalla Banca dati nazionale antimafia (BDNA), ne' risultano verificati i requisiti di integrita' ed affidabilita' richiesti agli appaltatori; inoltre, la commissione d'indagine riferisce che per una gara vi e' stata solo la aggiudicazione provvisoria, e sono stati liquidati alcuni compensi senza l'aggiudicazione definitiva e stipulazione del relativo contratto. Inoltre tra gli atti di gara non risultano rinvenuti taluni documenti previsti dall'art. 5 del contratto d'appalto, quali il riscontro delle partite indicate nelle fatture della predetta ditta, l'applicazione dei prezzi unitari, la verifica da parte dei dirigenti scolastici sul numero dei pasti. Analoghe rilevanti irregolarita' sono state individuate anche nella procedura di gara indetta per l'appalto del servizio di trasporto scolastico relativo agli anni 2017/2018, 2018/2019 e 2019/2020. Anche in tali procedimenti e' stata omessa l'acquisizione della certificazione antimafia con interrogazione alla Banca dati nazionale antimafia. Inoltre, il servizio e' stato piu' volte prorogato a favore della societa' affidataria, con cio' violando la normativa di settore, in particolare l'art. 106, comma 11, del decreto legislativo n. 50/2016. Cosi' anche per l'affidamento del servizio di ricovero, custodia e mantenimento degli animali randagi, assegnato nel 2016 - dopo l'espletamento di gara - ad una societa' cooperativa poi ripetutamente prorogato fino all'ultima determina del 17 dicembre 2019, avente decorrenza 1° gennaio 2020. Oltre al frequente e illegittimo ricorso alle proroghe contrattuali l'organo ispettivo ha rilevato la mancata acquisizione della certificazione antimafia tramite la Banca dati nazionale antimafia, rinvenendo agli atti, come anche in altri analoghi procedimenti, la sola richiesta all'ANAC; la relativa certificazione e' stata poi acquisita presso la prefettura di Napoli solo in data 4 novembre 2021 quando era gia' in corso l'accesso nell'ente locale. Ulteriori irregolarita' e carenze istruttorie sono state rilevate anche in seguito alla cessione di un ramo di azienda da parte della ditta affidataria ad altra societa' per la quale, come confermato dallo stesso comune, non risultano effettuate le verifiche dei requisiti previsti dall'art. 80 del decreto legislativo n. 50/2016 e della documentazione antimafia acquisita, anche in questo caso, solo nel novembre 2021 nel corso dell'accesso ispettivo. La commissione si e' inoltre soffermata sulle procedure seguite per l'affidamento del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di gestione del centro di raccolta comunale, ritenute non conformi alla disciplina degli appalti pubblici e alla legge della Regione Campania n. 14/2016 sulla costituzione degli enti d'ambito. L'organo ispettivo riferisce che sin dal 2010 tali servizi sono stati affidati, dopo espletamento di gara, ad una societa' e allo scadere del contratto settennale dell'appalto, il servizio e' stato piu' volte prorogato illegittimamente alla stessa ditta affidataria per un periodo complessivo di due anni e due mesi. Tale proroga, peraltro, e' stata adottata in violazione della predetta norma regionale e della deliberazione assunta dal consiglio comunale l'8 agosto 2016 di adesione all'ente d'ambito, senza che a cio' abbiano fatto seguito, per tempo, le dovute iniziative che avrebbero determinato, ai sensi degli articoli 25 e 40 della suddetta legge regionale, la cessazione automatica di nuovi affidamenti del servizio rifiuti in conseguenza dell'individuazione del nuovo gestore del servizio integrato da parte dell'ente d'ambito. Viene riferito che solo nel giugno 2019, il competente ufficio comunale ha verificato che l'ATO competente non aveva avviato le procedure di gara per il servizio in questione e quindi ha indetto una nuova gara d'appalto per un importo di quasi 28 milioni di euro, gara il cui esito si e' risolto favorevolmente per la societa' gia' affidataria dell'appalto. Al riguardo, viene rilevato che, oltre alle illegittimita' gia' segnalate per le ripetute proroghe, anche in tale occasione non e' stata attualizzata la certificazione antimafia, facendo riferimento, per la stipula del nuovo contratto avvenuta il 29 maggio 2020, alle richieste di certificazione antimafia del 2010 relative al contratto precedente; a cio' si aggiunga che la stipula del nuovo contratto, e' ben precedente alla comunicazione della prefettura di Salerno di avvenuta iscrizione della ditta appaltatrice nelle white list in data 29 ottobre 2020. Al riguardo si evidenzia, poi, che recentemente la prefettura di Salerno, in sinergia con i gruppi ispettivi antimafia operanti a Napoli e Salerno, ha avviato nei confronti della predetta societa' appaltatrice il procedimento finalizzato all'adozione del provvedimento interdittivo, in considerazione degli elementi ostativi alla permanenza della iscrizione della suddetta ditta nelle white list, sussistendo il pericolo di condizionamento della criminalita' organizzata. Risulta, inoltre, che alcuni componenti del consiglio di amministrazione della societa' incaricata del servizio hanno rapporti di stretta parentela con affiliati a clan camorristici. Inoltre, un dipendente di tale consorzio, stretto congiunto di un amministratore comunale in carica, risulta indagato in un procedimento penale avviato dalla procura della Repubblica presso il Tribunale - Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Lo stesso viene anche considerato nella relazione prefettizia come dominus effettivo della predetta societa' e risulta aver avuto funzioni apicali in un'altra ditta, poi colpita da interdittiva antimafia, proprio per collegamenti con la criminalita' organizzata locale. Un altro dipendente risulta essere uno stretto discendente di un noto pregiudicato locale, deceduto, condannato per il reato di cui all'art. 416-bis del codice penale. Peraltro, nella relazione prefettizia viene sottolineato che la societa' appaltatrice e' la stessa che ha operato, sempre per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, in un altro comune della provincia, anch'esso sciolto per infiltrazioni mafiose, presso il quale tale servizio e' stato revocato dalla commissione straordinaria, ai sensi dell'art. 145, comma 4, TUOEL; infatti, dall'esame del provvedimento di revoca si evince, tra l'altro, che la ditta affidataria effettuava la sosta del propri automezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti in un terreno di proprieta' di una societa' immobiliare riferibile ad un imprenditore contiguo ad un locale clan camorrista. Si precisa, altresi', che la legittimita' della predetta revoca e' stata confermata in sede di ricorso in appello con la sentenza del Consiglio di Stato n. 3814/2022, pubblicata il 16 maggio 2022. Viene altresi' riferito che gli uffici comunali di San Giuseppe Vesuviano, pur in presenza di segnalazioni di disservizi causati dalla ditta affidataria, hanno ripetutamente omesso di avviare le relative contestazioni, avvenute solo dopo la stipula del contratto del 2020, avvantaggiando cosi' il gestore del servizio nella rinnovata procedura di gara; inoltre, viene segnalato che per la gestione dell'isola ecologica, anch'essa assegnata alla stessa societa', non risulta effettuata alcuna valutazione sulla congruita' del prezzo proposto, ne' risulta stipulato dal 2017 alcun contratto. Irregolarita' in parte analoghe a quelle rilevate sono emerse anche dall'analisi delle procedure relative all'appalto del servizio di conferimento dei rifiuti di natura organica, per il quale si riferisce che nei confronti della ditta ripetutamente affidataria dei lavori non risulta siano state effettuate, da parte del comune, le verifiche dei requisiti soggettivi di cui all'art. 80 del decreto legislativo n. 80/2016, ne' acquisita la certificazione antimafia. L'organo ispettivo riferisce inoltre della vicenda relativa all'appalto del servizio tesoreria, assegnato sin dal 2015 cori durata quinquennale ad una societa' che tuttora opera per conto del comune in assenza di contratto, in quanto gia' scaduto nel 2019 e non piu' rinnovato dopo l'esito non risolutivo delle procedure di gara per un nuovo affidamento del servizio. Peraltro la relazione prefettizia segnala che il presidente del Consiglio di amministrazione e l'amministratore delegato sono segnalati per gravi reati contro la pubblica amministrazione. La relazione del prefetto ha inoltre preso in esame le procedure relative all'appalto dei lavori di adeguamento sismico e riqualificazione funzionale di un edificio scolastico, che risulta affidato ad un'impresa il cui titolare ed amministratore e' un ex vicesindaco di San Giuseppe Vesuviano avente legami familiari con un soggetto controindicato condannato e detenuto per reati associativi di stampo camorristico. Nella relazione prefettizia vengono segnalate considerevoli irregolarita' anche in alcuni procedimenti relativi ad affidamenti diretti o tramite il mercato elettronico della pubblica amministrazione (MEPA), per alcuni dei quali gli uffici comunali non hanno fornito all'organo ispettivo tutta la documentazione giustificativa. Inoltre, viene rilevato cheta gli affidamenti effettuati su MEPA, concessi in difformita' alle normative di settore, vi e' il servizio di postalizzazione dei tributi TARSU/TARI - IMU del valore di 74.778,84 euro che invece avrebbe dovuto essere disposto ai sensi dell'art. 36, comma 2, lettera a) del decreto legislativo n. 50/2016. Anche in tema di contrasto all'abusivismo edilizio il prefetto di Napoli - nel premettere che il territorio di San Giuseppe Vesuviano ricade interamente nell'area rossa individuata dal Piano nazionale di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio, e come tale riconosciuto di notevole interesse pubblico ai sensi della legge n. 1497/1937, per cui non e' possibile realizzare alcuna nuova costruzione - ha riferito della mancanza di controlli da parte dell'amministrazione comunale, controlli intensificatisi solo durante il periodo di accesso ispettivo. Proprio in occasione di venti sopralluoghi disposti nel periodo agosto/novembre 2021, a seguito di numerosi esposti, sono emersi abusi edilizi su fabbricati di proprieta' di alcuni amministratori comunali, tra i quali il vicesindaco dell'ente locale. Inoltre, viene sottolineato che tra gli autori di abusi edilizi individuati negli anni 2018/2021 risultano diversi soggetti controindicati, direttamente o indirettamente riconducibili al contesto criminale locale, taluni dei quali imputati di gravi reati, anche di natura associativa o con l'aggravante di cui all'art. 416-bis del codice penale. Nella relazione viene precisato che l'inerzia degli uffici comunali e' stata rilevata anche nel mancato recupero degli indennizzi per l'uso dei beni immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale e in attesa di abbattimento, somme utili a compensare il costo del ripristino dello stato dei luoghi altrimenti a totale carico delle casse comunali; a tal proposito la commissione d'indagine ha riferito che risultano censiti al patrimonio comunale duecento di tali edifici, a cui si aggiungeranno altri cinquecento fabbricati abusivi in corso di trascrizione. Per la quantificazione dell'ammontare degli indennizzi fino ad oggi introitati i competenti uffici comunali non hanno fornito dati o elementi conoscitivi sufficienti, per cui non si conosce la reale consistenza dei fondi destinati a finanziare la demolizione delle opere abusive; viene inoltre posto in rilievo lo scollamento temporale tra i finanziamenti concessi per dare esecuzione ai provvedimenti giudiziari di demolizione e l'esecuzione della demolizione, inefficienza che ha di fatto determinato il blocco delle attivita' tese a ripristinare la legalita', come e' avvenuto nel caso di un immobile abusivo per il quale l'ente, pur disponendo di adeguati finanziamenti dal 31 dicembre 2012, non ha ancora provveduto all'abbattimento. Il prefetto di Napoli riferisce inoltre di numerose altre ditte appaltatrici a cui sono stati affidati lavori, servizi e forniture da parte del Comune di San Giuseppe Vesuviano, i cui amministratori, dalle verifiche effettuate dall'organo ispettivo, risultano avere numerosi precedenti di polizia per reati contro la pubblica amministrazione, per reati ambientali e con frequentazioni controindicate o con esponenti delle locali consorterie; in particolare viene fatto riferimento ad alcune societa' affidatarie tra il 2018 e il 2021 di appalti in materia di disinfestazione e smaltimento di rifiuti speciali, di riqualificazione di aree urbane, di gestione del verde pubblico o di lavori di adeguamento di edifici comunali. Tra queste viene segnalata una ditta aggiudicataria, quale societa' facente parte di un raggruppamento temporaneo d'imprese (RTI) per i lavori di riqualificazione di un tratto ferroviario, per la quale l'organo ispettivo ha segnalato che l'amministratore unico, gia' denunciato per reati fiscali, teneva rapporti con soggetti controindicati identificati dalle forze di polizia proprio nella sede della predetta societa', tra i quali anche un latitante condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e un altro con precedenti penali per il reato di cui agli articoli 110 e 416-bis del codice penale (favoreggiamento aggravato del metodo mafioso e concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso), quest'ultimo intestatario di due automezzi operanti in un cantiere aperto per l'esecuzione di lavori affidati alla medesima ditta dal Comune di San Giuseppe Vesuviano. Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Napoli hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di San Giuseppe Vesuviano, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano (Napoli), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 31 maggio 2022
Il Ministro dell'interno: Lamorgese |
| Art. 2
La gestione del Comune di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: Aldo Aldi - viceprefetto; Agnese Scala - viceprefetto; Antonio Scozzese - dirigente di II fascia - Area I a riposo. |
| Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 10 giugno 2022
MATTARELLA
Draghi, Presidente del Consiglio dei ministri
Lamorgese, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 21 giugno 2022 Ministero dell'interno, reg.ne n. 1704 |
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