Gazzetta n. 243 del 17 ottobre 2022 (vai al sommario)
DECRETO LEGISLATIVO 10 ottobre 2022, n. 150
Attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale, nonche' in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87, quinto comma, della Costituzione;
Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400, e, in particolare, l'articolo 14;
Visto l'articolo 1 della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonche' in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari;
Visti il regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, recante approvazione del testo definitivo del codice penale e il decreto del presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447, recante approvazione del codice di procedura penale;
Visto il decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, recante norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale;
Visto il regio decreto 20 febbraio 1941, n. 303, recante approvazione dei codici penali militari di pace e di guerra;
Vista la legge 9 dicembre 1941, n. 1383, recante militarizzazione del personale civile e salariato in servizio presso la Regia guardia di finanza e disposizioni penali per i militari del suddetto Corpo;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, recante l'approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313, recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di casellario giudiziale, di casellario giudiziale europeo, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato e dei relativi carichi pendenti;
Vista la legge 30 aprile 1962, n. 283, recante modifica degli articoli 242, 243, 247, 250 e 262 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265: Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande;
Vista la legge 26 luglio 1975, n. 354, recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della liberta';
Vista la legge 24 novembre 1981, n. 689, recante modifiche al sistema penale;
Visto il decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 272, recante norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, recante disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni;
Visto il decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, recante disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace, a norma dell'articolo 14 della legge 24 novembre 1999, n. 468;
Visto il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, recante disciplina della responsabilita' amministrativa delle persone giuridiche, delle societa' e delle associazioni anche prive di personalita' giuridica, a norma dell'articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300;
Vista la legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008);
Visto il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221;
Vista la legge 28 aprile 2014, n. 67, recante deleghe al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio;
Visto il decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 121, recante disciplina dell'esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni, in attuazione della delega di cui all'articolo 1, comma 82, 83 e 85, lettera p), della legge 23 giugno 2017, n. 103;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 4 agosto 2022;
Acquisito, per quanto riguarda le disposizioni in materia di giustizia riparativa, il parere della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del medesimo decreto legislativo n. 281 del 1997;
Sentito il Garante per la protezione dei dati personali;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni permanenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati a norma dell'articolo 1, comma 2, della citata legge delega n. 134 del 2021;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 28 settembre 2022;
Sulla proposta del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per la pubblica amministrazione, dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, per gli affari regionali e le autonomie, del lavoro e delle politiche sociali, dell'interno, della difesa;

E m a n a
il seguente decreto legislativo:

Art. 1

Modifiche al Libro I del codice penale

1. Al Libro I del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo l'articolo 20, e' inserito il seguente:
«Art. 20-bis (Pene sostitutive delle pene detentive brevi). - Salvo quanto previsto da particolari disposizioni di legge, le pene sostitutive della reclusione e dell'arresto sono disciplinate dal Capo III della legge 24 novembre 1981, n. 689, e sono le seguenti:
1) la semiliberta' sostitutiva;
2) la detenzione domiciliare sostitutiva;
3) il lavoro di pubblica utilita' sostitutivo;
4) la pena pecuniaria sostitutiva.
La semiliberta' sostitutiva e la detenzione domiciliare sostitutiva possono essere applicate dal giudice in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a quattro anni.
Il lavoro di pubblica utilita' sostitutivo puo' essere applicato dal giudice in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a tre anni.
La pena pecuniaria sostitutiva puo' essere applicata dal giudice in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a un anno.»;
b) all'articolo 62, primo comma, numero 6), dopo le parole: «le conseguenze dannose o pericolose del reato» sono aggiunte le seguenti: «; o l'avere partecipato a un programma di giustizia riparativa con la vittima del reato, concluso con un esito riparativo. Qualora l'esito riparativo comporti l'assunzione da parte dell'imputato di impegni comportamentali, la circostanza e' valutata solo quando gli impegni sono stati rispettati»;
c) all'articolo 131-bis:
1) al primo comma, le parole: «massimo a cinque anni» sono sostituite dalle seguenti «minimo a due anni» e dopo le parole: «primo comma,» sono inserite le seguenti «anche in considerazione della condotta susseguente al reato,»;
2) al secondo comma, il secondo periodo e' soppresso;
3) dopo il secondo comma e' inserito il seguente:
«L'offesa non puo' altresi' essere ritenuta di particolare tenuita' quando si procede:
1) per delitti, puniti con una pena superiore nel massimo a due anni e sei mesi di reclusione, commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive;
2) per i delitti previsti dagli articoli 336, 337 e 341-bis, quando il fatto e' commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria nell'esercizio delle proprie funzioni, nonche' per il delitto previsto dall'articolo 343;
3) per i delitti, consumati o tentati, previsti dagli articoli 314, primo comma, 317, 318, 319, 319-bis, 319-ter, 319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis, 391-bis, 423, 423-bis, 558-bis, 582, nelle ipotesi aggravate ai sensi degli articoli 576, primo comma, numeri 2, 5 e 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma, 583, secondo comma, 583-bis, 593-ter, 600-bis, 600-ter, primo comma, 609-bis, 609-quater, 609-quinquies, 609-undecies, 612- bis, 612-ter, 613-bis, 628, terzo comma, 629, 644, 648-bis, 648-ter;
4) per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 19, quinto comma, della legge 22 maggio 1978, n. 194, dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, salvo che per i delitti di cui al comma 5 del medesimo articolo, e dagli articoli 184 e 185 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.»;
d) all'articolo 133-bis:
1) nella rubrica, dopo la parola: «economiche» sono inserite le seguenti: «e patrimoniali»;
2) al primo e al secondo comma, dopo la parola: «economiche» sono inserite le seguenti: «e patrimoniali»;
e) all'articolo 133-ter, al primo comma, dopo la parola: «economiche» sono inserite le seguenti: «e patrimoniali»; le parole «da tre a trenta» sono sostituite dalle seguenti: «da sei a sessanta»; e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Non sono dovuti interessi per la rateizzazione.»;
f) all'articolo 135, le parole: «Quando, per qualsiasi effetto giuridico,» sono sostituite dalle seguenti: «Salvo quanto previsto da particolari disposizioni di legge, quando, per qualsiasi effetto giuridico,»;
g) l'articolo 136 e' sostituito dal seguente:
«Art. 136 (Conversione delle pene pecuniarie non eseguite). - «Le pene principali della multa e dell'ammenda, non eseguite entro il termine di cui all'articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell'ordine di esecuzione, si convertono a norma degli articoli 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689. La pena pecuniaria sostitutiva della reclusione o dell'arresto, non eseguita entro lo stesso termine, si converte a norma dell'articolo 71 della legge 24 novembre 1981, n. 689.»;
h) all'articolo 152:
1) al primo comma, la parola: «delitti» e' sostituita dalla seguente: «reati»;
2) dopo il secondo comma, sono aggiunti i seguenti:
«Vi e' altresi' remissione tacita:
1) quando il querelante, senza giustificato motivo, non compare all'udienza alla quale e' stato citato in qualita' di testimone;
2) quando il querelante ha partecipato a un programma di giustizia riparativa concluso con un esito riparativo; nondimeno, quando l'esito riparativo comporta l'assunzione da parte dell'imputato di impegni comportamentali, la querela si intende rimessa solo quando gli impegni sono stati rispettati.
La disposizione di cui al terzo comma, numero 1), non si applica quando il querelante e' persona incapace per ragioni, anche sopravvenute, di eta' o di infermita', ovvero persona in condizione di particolare vulnerabilita' ai sensi dell'articolo 90-quater del codice di procedura penale. La stessa disposizione non si applica altresi' quando la persona che ha proposto querela ha agito nella qualita' di esercente la responsabilita' genitoriale su un minore, ovvero di rappresentante legale di una persona minore o incapace, ovvero di persona munita di poteri per proporre querela nell'interesse della persona offesa priva in tutto o in parte di autonomia, ovvero di curatore speciale nominato ai sensi dell'articolo 121.»;
i) all'articolo 159:
1) il numero 3-bis), e' sostituito dal seguente «3-bis) pronuncia della sentenza di cui all'articolo 420-quater del codice di procedura penale»;
2) e' aggiunto, in fine, il seguente comma: «Quando e' pronunciata la sentenza di cui all'articolo 420-quater del codice di procedura penale il corso della prescrizione rimane sospeso sino al momento in cui e' rintracciata la persona nei cui confronti e' stata pronunciata, ma in ogni caso non puo' essere superato il doppio dei termini di prescrizione di cui all'articolo 157.»;
l) all'articolo 163, ultimo comma, dopo le parole: «da lui eliminabili» sono inserite le seguenti: «nonche' qualora il colpevole, entro lo stesso termine, abbia partecipato a un programma di giustizia riparativa concluso con un esito riparativo,»;
m) all'articolo 168-bis, al primo comma, dopo le parole: «l'imputato» sono inserite le seguenti: «, anche su proposta del pubblico ministero,»;
n) all'articolo 175, dopo il secondo comma, e' inserito il seguente: «La non menzione della condanna puo' essere concessa anche in caso di condanna a pena sostitutiva di una pena detentiva, entro i limiti di pena di cui al primo e al secondo comma.».

NOTE
Avvertenza:

- Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo unico delle
disposizioni sulla promulgazione delle leggi,
sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica
e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo
fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge
modificate o alle quali e' operato il rinvio. Restano
invariati il valore e l'efficacia degli atti legislativi
qui trascritti.

Note alle premesse.

- Si riporta il testo dell'art. 76 della Costituzione:
"Art. 76 - L'esercizio della funzione legislativa non
puo' essere delegato al Governo se non con determinazione
di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo
limitato e per oggetti definiti."
L'art. 87, comma quinto, della Costituzione
conferisce al Presidente della Repubblica il potere di
promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi valore di
legge e i regolamenti.
- Si riporta il testo dell'articolo 14 della legge 23
agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell'attivita' di Governo e
ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri):
"Art. 14 (Decreti legislativi). - 1. I decreti
legislativi adottati dal Governo ai sensi dell'articolo 76
della Costituzione sono emanati dal Presidente della
Repubblica con la denominazione di «decreto legislativo» e
con l'indicazione, nel preambolo, della legge di
delegazione, della deliberazione del Consiglio dei ministri
e degli altri adempimenti del procedimento prescritti dalla
legge di delegazione.
2. L'emanazione del decreto legislativo deve avvenire
entro il termine fissato dalla legge di delegazione; il
testo del decreto legislativo adottato dal Governo e'
trasmesso al Presidente della Repubblica, per la
emanazione, almeno venti giorni prima della scadenza.
3. Se la delega legislativa si riferisce ad una
pluralita' di oggetti distinti suscettibili di separata
disciplina, il Governo puo' esercitarla mediante piu' atti
successivi per uno o piu' degli oggetti predetti. In
relazione al termine finale stabilito dalla legge di
delegazione, il Governo informa periodicamente le Camere
sui criteri che segue nell'organizzazione dell'esercizio
della delega.
4. In ogni caso, qualora il termine previsto per
l'esercizio della delega ecceda i due anni, il Governo e'
tenuto a richiedere il parere delle Camere sugli schemi dei
decreti delegati. Il parere e' espresso dalle Commissioni
permanenti delle due Camere competenti per materia entro
sessanta giorni, indicando specificamente le eventuali
disposizioni non ritenute corrispondenti alle direttive
della legge di delegazione. Il Governo, nei trenta giorni
successivi, esaminato il parere, ritrasmette, con le sue
osservazioni e con eventuali modificazioni, i testi alle
Commissioni per il parere definitivo che deve essere
espresso entro trenta giorni.".
- La legge 27 settembre 2021, n. 134, recante "Delega
al Governo per l'efficienza del processo penale nonche' in
materia di giustizia riparativa e disposizioni per la
celere definizione dei procedimenti giudiziari", e'
pubblicata nella G.U. 4 ottobre 2021, n. 237.
- Si riporta il testo degli articoli 8 e 9, comma 3,
del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (Definizione
ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per
le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni,
delle province e dei comuni, con la Conferenza Stato-citta'
ed autonomie locali):
"Art. 8 (Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali
e Conferenza unificata). - 1. La Conferenza Stato-citta' ed
autonomie locali e' unificata per le materie ed i compiti
di interesse comune delle regioni, delle province, dei
comuni e delle comunita' montane, con la Conferenza
Stato-regioni.
2. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e'
presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o, per
sua delega, dal Ministro dell'interno o dal Ministro per
gli affari regionali nella materia di rispettiva
competenza; ne fanno parte altresi' il Ministro del tesoro
e del bilancio e della programmazione economica, il
Ministro delle finanze, il Ministro dei lavori pubblici, il
Ministro della sanita', il presidente dell'Associazione
nazionale dei comuni d'Italia - ANCI, il presidente
dell'Unione province d'Italia - UPI ed il presidente
dell'Unione nazionale comuni, comunita' ed enti montani -
UNCEM. Ne fanno parte inoltre quattordici sindaci designati
dall'ANCI e sei presidenti di provincia designati dall'UPI.
Dei quattordici sindaci designati dall'ANCI cinque
rappresentano le citta' individuate dall'articolo 17 della
legge 8 giugno 1990, n. 142. Alle riunioni possono essere
invitati altri membri del Governo, nonche' rappresentanti
di amministrazioni statali, locali o di enti pubblici.
3. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e'
convocata almeno ogni tre mesi, e comunque in tutti i casi
il presidente ne ravvisi la necessita' o qualora ne faccia
richiesta il presidente dell'ANCI, dell'UPI o dell'UNCEM.
4. La Conferenza unificata di cui al comma 1 e'
convocata dal Presidente del Consiglio dei ministri. Le
sedute sono presiedute dal Presidente del Consiglio dei
ministri o, su sua delega, dal Ministro per gli affari
regionali o, se tale incarico non e' conferito, dal
Ministro dell'interno."
"Art. 9 (Funzioni). - 1. - 2. (Omissis).
3. Il Presidente del Consiglio dei ministri puo'
sottoporre alla Conferenza unificata, anche su richiesta
delle autonomie regionali e locali, ogni altro oggetto di
preminente interesse comune delle regioni, delle province,
dei comuni e delle comunita' montane.
4. - 7. (Omissis).".

Note all'art. 1:
- Si riporta il testo degli articoli 62, 131-bis,
133-bis, 133-ter, 135, 152, 159, 163, 168-bis e 175 del
codice penale, come modificati dal presente decreto:
"Art. 62 (Circostanze attenuanti comuni). - Attenuano
il reato, quando non ne sono elementi costitutivi o
circostanze attenuanti speciali, le circostanze seguenti:
1. l'avere agito per motivi di particolare valore
morale o sociale;
2. l'aver reagito in stato di ira, determinato da
un fatto ingiusto altrui;
3. l'avere agito per suggestione di una folla in
tumulto, quando non si tratta di riunioni o assembramenti
vietati dalla legge o dall'autorita', e il colpevole non e'
delinquente o contravventore abituale o professionale, o
delinquente per tendenza;
4. l'avere, nei delitti contro il patrimonio, o che
comunque offendono il patrimonio, cagionato alla persona
offesa dal reato un danno patrimoniale di speciale tenuita'
ovvero, nei delitti determinati da motivi di lucro, l'avere
agito per conseguire o l'avere comunque conseguito un lucro
di speciale tenuita', quando anche l'evento dannoso o
pericoloso sia di speciale tenuita';
5. l'essere concorso a determinare l'evento,
insieme con l'azione o l'omissione del colpevole, il fatto
doloso della persona offesa;
6. l'avere, prima del giudizio, riparato
interamente il danno, mediante il risarcimento di esso, e,
quando sia possibile, mediante le restituzioni; o
l'essersi, prima del giudizio e fuori del caso preveduto
nell'ultimo capoverso dell'articolo 56, adoperato
spontaneamente ed efficacemente per elidere o attenuare le
conseguenze dannose o pericolose del reato; o l'avere
partecipato a un programma di giustizia riparativa con la
vittima del reato, concluso con un esito riparativo.
Qualora l'esito riparativo comporti l'assunzione da parte
dell'imputato di impegni comportamentali, la circostanza e'
valutata solo quando gli impegni sono stati rispettati."
"Art. 131-bis (Esclusione della punibilita' per
particolare tenuita' del fatto). - Nei reati per i quali e'
prevista la pena detentiva non superiore minimo a due anni,
ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta
pena, la punibilita' e' esclusa quando, per le modalita'
della condotta e per l'esiguita' del danno o del pericolo,
valutate ai sensi dell'articolo 133, primo comma, anche in
considerazione della condotta susseguente al reato,
l'offesa e' di particolare tenuita' e il comportamento
risulta non abituale.
L'offesa non puo' essere ritenuta di particolare
tenuita', ai sensi del primo comma, quando l'autore ha
agito per motivi abietti o futili, o con crudelta', anche
in danno di animali, o ha adoperato sevizie o, ancora, ha
profittato delle condizioni di minorata difesa della
vittima, anche in riferimento all'eta' della stessa ovvero
quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate,
quali conseguenze non volute, la morte o le lesioni
gravissime di una persona.
L'offesa non puo' altresi' essere ritenuta di
particolare tenuita' quando si procede:
1) per delitti, puniti con una pena superiore nel
massimo a due anni e sei mesi di reclusione, commessi in
occasione o a causa di manifestazioni sportive;
2) per i delitti previsti dagli articoli 336, 337 e
341-bis, quando il reato e' commesso nei confronti di un
ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale
o agente di polizia giudiziaria nell'esercizio delle
proprie funzioni, nonche' per il delitto previsto
dall'articolo 343;
3) per i delitti, consumati o tentati, previsti
dagli articoli 314, primo comma, 317, 318, 319, 319-bis,
319-ter, 319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis,
391-bis, 423, 423-bis, 558-bis, 582, nelle ipotesi
aggravate ai sensi degli articoli 576, primo comma, numeri
2, 5 e 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma,
583, secondo comma, 583-bis, 593-ter, 600-bis, 600-ter,
primo comma, 609-bis, 609-quater, 609-quinquies,
609-undecies, 612-bis, 612-ter, 613-bis, 628, terzo comma,
629, 644, 648-bis, 648-ter;
4) per i delitti, consumati o tentati, previsti
dall'articolo 19, quinto comma, della legge 22 maggio 1978,
n. 194, dall'articolo 73 del decreto del Presidente della
Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, salvo che per i delitti
di cui al comma 5 del medesimo articolo, e dagli articoli
184 e 185 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
Il comportamento e' abituale nel caso in cui l'autore
sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o
per tendenza ovvero abbia commesso piu' reati della stessa
indole, anche se ciascun fatto, isolatamente considerato,
sia di particolare tenuita', nonche' nel caso in cui si
tratti di reati che abbiano ad oggetto condotte plurime,
abituali e reiterate.
Ai fini della determinazione della pena detentiva
prevista nel primo comma non si tiene conto delle
circostanze, ad eccezione di quelle per le quali la legge
stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria
del reato e di quelle ad effetto speciale. In quest'ultimo
caso ai fini dell'applicazione del primo comma non si tiene
conto del giudizio di bilanciamento delle circostanze di
cui all'articolo 69.
La disposizione del primo comma si applica anche
quando la legge prevede la particolare tenuita' del danno o
del pericolo come circostanza attenuante."
"Art. 133-bis (Condizioni economiche e patrimoniali
del reo; valutazione agli effetti della pena pecuniaria). -
Nella determinazione dell'ammontare della multa o
dell'ammenda il giudice deve tener conto, oltre che dei
criteri indicati dall'articolo precedente, anche delle
condizioni economiche e patrimoniali del reo.
Il giudice puo' aumentare la multa o l'ammenda
stabilite dalla legge sino al triplo o diminuirle sino ad
un terzo quando, per le condizioni economiche e
patrimoniali del reo, ritenga che la misura massima sia
inefficace ovvero che la misura minima sia eccessivamente
gravosa."
"Art. 133-ter (Pagamento rateale della multa e
dell'ammenda). - Il giudice, con la sentenza di condanna o
con il decreto penale, puo' disporre, in relazione alle
condizioni economiche e patrimoniali del condannato, che la
multa o l'ammenda venga pagata in rate mensili da sei a
sessanta. Ciascuna rata, tuttavia, non puo' essere
inferiore a euro 15. Non sono dovuti interessi per la
rateizzazione.
In ogni momento il condannato puo' estinguere la pena
mediante un unico pagamento."
"Art. 135 (Ragguaglio tra pene pecuniarie e pene
detentive). - Salvo quanto previsto da particolari
disposizioni di legge, quando, per qualsiasi effetto
giuridico, si deve eseguire un ragguaglio fra pene
pecuniarie e pene detentive, il computo ha luogo calcolando
euro 250, o frazione di euro 250, di pena pecuniaria per un
giorno di pena detentiva."
"Art. 152 (Remissione della querela). - Nei reati
punibili a querela della persona offesa, la remissione
estingue il reato.
La remissione e' processuale o estraprocessuale. La
remissione estraprocessuale e' espressa o tacita. Vi e'
remissione tacita, quando il querelante ha compiuto fatti
incompatibili con la volonta' di persistere nella querela.
Vi e' altresi' remissione tacita:
1) quando il querelante, senza giustificato motivo,
non compare all'udienza alla quale e' stato citato in
qualita' di testimone;
2) quando il querelante ha partecipato a un programma
di giustizia riparativa concluso con un esito riparativo;
nondimeno, quando l'esito riparativo comporta l'assunzione
da parte dell'imputato di impegni comportamentali, la
querela si intende rimessa solo quando gli impegni sono
stati rispettati.
La disposizione di cui al terzo comma, numero 1), non
si applica quando il querelante e' persona incapace per
ragioni, anche sopravvenute, di eta' o di infermita',
ovvero persona in condizione di particolare vulnerabilita'
ai sensi dell'articolo 90-quater del codice di procedura
penale. La stessa disposizione non si applica altresi'
quando la persona che ha proposto querela ha agito nella
qualita' di esercente la responsabilita' genitoriale su un
minore, ovvero di rappresentante legale di una persona
minore o incapace, ovvero di persona munita di poteri per
proporre querela nell'interesse della persona offesa priva
in tutto o in parte di autonomia, ovvero di curatore
speciale nominato ai sensi dell'articolo 121.
La remissione puo' intervenire solo prima della
condanna, salvi i casi per i quali la legge disponga
altrimenti.
La remissione non puo' essere sottoposta a termini o
a condizioni. Nell'atto di remissione puo' essere fatta
rinuncia al diritto alle restituzioni e al risarcimento del
danno.
"Art.159 (Sospensione del corso della prescrizione).-
Il corso della prescrizione rimane sospeso in ogni caso in
cui la sospensione del procedimento o del processo penale o
dei termini di custodia cautelare e' imposta da una
particolare disposizione di legge, oltre che nei casi di:
1) autorizzazione a procedere, dalla data del
provvedimento con cui il pubblico ministero presenta la
richiesta sino al giorno in cui l'autorita' competente la
accoglie;
2) deferimento della questione ad altro giudizio,
sino al giorno in cui viene decisa la questione;
3) sospensione del procedimento o del processo
penale per ragioni di impedimento delle parti e dei
difensori ovvero su richiesta dell'imputato o del suo
difensore. In caso di sospensione del processo per
impedimento delle parti o dei difensori, l'udienza non puo'
essere differita oltre il sessantesimo giorno successivo
alla prevedibile cessazione dell'impedimento, dovendosi
avere riguardo in caso contrario al tempo dell'impedimento
aumentato di sessanta giorni. Sono fatte salve le facolta'
previstedall'articolo 71, commi 1 e 5, del codice di
procedura penale;
3-bis) pronuncia della sentenza di cui all'articolo
420-quater del codice di procedura penale;
3-ter) rogatorie all'estero, dalla data del
provvedimento che dispone una rogatoria sino al giorno in
cui l'autorita' richiedente riceve la documentazione
richiesta, o comunque decorsi sei mesi dal provvedimento
che dispone la rogatoria.
La prescrizione riprende il suo corso dal giorno in
cui e' cessata la causa della sospensione.
Quando e' pronunciata la sentenza di cui all'articolo
420-quater del codice di procedura penale il corso della
prescrizione rimane sospeso sino al momento in cui e'
rintracciata la persona nei cui confronti e' stata
pronunciata, ma in ogni caso non puo' essere superato il
doppio dei termini di prescrizione di cui all'articolo
157."
"Art. 163 (Sospensione condizionale della pena). -
Nel pronunciare sentenza di condanna alla reclusione o
all'arresto per un tempo non superiore a due anni, ovvero a
pena pecuniaria che, sola o congiunta alla pena detentiva e
ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia equivalente ad
una pena privativa della liberta' personale per un tempo
non superiore, nel complesso, a due anni, il giudice puo'
ordinare che l'esecuzione della pena rimanga sospesa per il
termine di cinque anni se la condanna e' per delitto e di
due anni se la condanna e' per contravvenzione. In caso di
sentenza di condanna a pena pecuniaria congiunta a pena
detentiva non superiore a due anni, quando la pena nel
complesso, ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia
superiore a due anni, il giudice puo' ordinare che
l'esecuzione della pena detentiva rimanga sospesa.
Se il reato e' stato commesso da un minore degli anni
diciotto, la sospensione puo' essere ordinata quando si
infligga una pena restrittiva della liberta' personale non
superiore a tre anni, ovvero una pena pecuniaria che, sola
o congiunta alla pena detentiva e ragguagliata a norma
dell'articolo 135, sia equivalente ad una pena privativa
della liberta' personale per un tempo non superiore, nel
complesso, a tre anni. In caso di sentenza di condanna a
pena pecuniaria congiunta a pena detentiva non superiore a
tre anni, quando la pena nel complesso, ragguagliata a
norma dell'articolo 135, sia superiore a tre anni, il
giudice puo' ordinare che l'esecuzione della pena detentiva
rimanga sospesa.
Se il reato e' stato commesso da persona di eta'
superiore agli anni diciotto ma inferiore agli anni ventuno
o da chi ha compiuto gli anni settanta, la sospensione puo'
essere ordinata quando si infligga una pena restrittiva
della liberta' personale non superiore a due anni e sei
mesi ovvero una pena pecuniaria che, sola o congiunta alla
pena detentiva e ragguagliata a norma dell'articolo 135,
sia equivalente ad una pena privativa della liberta'
personale per un tempo non superiore, nel complesso, a due
anni e sei mesi. In caso di sentenza di condanna a pena
pecuniaria congiunta a pena detentiva non superiore a due
anni e sei mesi, quando la pena nel complesso, ragguagliata
a norma dell'articolo 135, sia superiore a due anni e sei
mesi, il giudice puo' ordinare che l'esecuzione della pena
detentiva rimanga sospesa.
Qualora la pena inflitta non sia superiore ad un anno e
sia stato riparato interamente il danno, prima che sia
stata pronunciata la sentenza di primo grado, mediante il
risarcimento di esso e, quando sia possibile, mediante le
restituzioni, nonche' qualora il colpevole, entro lo stesso
termine e fuori del caso previsto nel quarto comma
dell'articolo 56, si sia adoperato spontaneamente ed
efficacemente per elidere o attenuare le conseguenze
dannose o pericolose del reato da lui eliminabili nonche'
qualora il colpevole, entro lo stesso termine, abbia
partecipato a un programma di giustizia riparativa concluso
con un esito riparativo, il giudice puo' ordinare che
l'esecuzione della pena, determinata nel caso di pena
pecuniaria ragguagliandola a norma dell'articolo 135,
rimanga sospesa per il termine di un anno."
"Art. 168-bis (Sospensione del procedimento con messa
alla prova dell'imputato). - Nei procedimenti per reati
puniti con la sola pena edittale pecuniaria o con la pena
edittale detentiva non superiore nel massimo a quattro
anni, sola, congiunta o alternativa alla pena pecuniaria,
nonche' per i delitti indicati dal comma 2 dell'articolo
550 del codice di procedura penale l'imputato, anche su
proposta del pubblico ministero, puo' chiedere la
sospensione del processo con messa alla prova.
La messa alla prova comporta la prestazione di condotte
volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o
pericolose derivanti dal reato, nonche', ove possibile, il
risarcimento del danno dallo stesso cagionato. Comporta
altresi' l'affidamento dell'imputato al servizio sociale,
per lo svolgimento di un programma che puo' implicare, tra
l'altro, attivita' di volontariato di rilievo sociale,
ovvero l'osservanza di prescrizioni relative ai rapporti
con il servizio sociale o con una struttura sanitaria, alla
dimora, alla liberta' di movimento, al divieto di
frequentare determinati locali.
La concessione della messa alla prova e' inoltre
subordinata alla prestazione di lavoro di pubblica
utilita'. Il lavoro di pubblica utilita' consiste in una
prestazione non retribuita, affidata tenendo conto anche
delle specifiche professionalita' ed attitudini lavorative
dell'imputato, di durata non inferiore a dieci giorni,
anche non continuativi, in favore della collettivita', da
svolgere presso lo Stato, le regioni, le province, i
comuni, le aziende sanitarie o presso enti o
organizzazioni, anche internazionali, che operano in
Italia, di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato.
La prestazione e' svolta con modalita' che non
pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia
e di salute dell'imputato e la sua durata giornaliera non
puo' superare le otto ore.
La sospensione del procedimento con messa alla prova
dell'imputato non puo' essere concessa piu' di una volta.
La sospensione del procedimento con messa alla prova
non si applica nei casi previsti dagli articoli 102, 103,
104, 105 e 108."
"Art. 175 (Non menzione della condanna nel
certificato del casellario giudiziale). - Se, con una prima
condanna, e' inflitta una pena detentiva non superiore a
due anni, ovvero una pena pecuniaria non superiore a euro
516, il giudice, avuto riguardo alle circostanze indicate
nell'articolo 133, puo' ordinare in sentenza che non sia
fatta menzione della condanna nel certificato del
casellario giudiziale, spedito a richiesta di privati, non
per ragione di diritto elettorale.
La non menzione della condanna puo' essere altresi'
concessa quando e' inflitta congiuntamente una pena
detentiva non superiore a due anni ed una pena pecuniaria,
che, ragguagliata a norma dell'articolo 135 e cumulata alla
pena detentiva, priverebbe complessivamente il condannato
della liberta' personale per un tempo non superiore a
trenta mesi.
La non menzione della condanna puo' essere concessa
anche in caso di condanna a pena sostitutiva di una pena
detentiva, entro i limiti di pena di cui al primo e secondo
comma.
Se il condannato commette successivamente un delitto,
l'ordine di non fare menzione della condanna precedente e'
revocato.".
 
Art. 2

Modifiche al Libro II del codice penale

1. Al Libro II del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 388-ter:
1) nella rubrica, la parola: «dolosa» e' sostituita dalla seguente: «fraudolenta»;
2) al primo comma, le parole: «contenuta nel precetto» sono soppresse;
b) all'articolo 582:
1) al primo comma, dopo le parole: «e' punito» sono inserite le seguenti: «, a querela della persona offesa,»;
2) il secondo comma e' sostituito dal seguente: «Si procede tuttavia d'ufficio se ricorre taluna delle circostanze aggravanti previste negli articoli 61, numero 11-octies), 583 e 585, ad eccezione di quelle indicate nel primo comma, numero 1), e nel secondo comma dell'articolo 577. Si procede altresi' d'ufficio se la malattia ha una durata superiore a venti giorni quando il fatto e' commesso contro persona incapace, per eta' o per infermita'.»;
c) all'articolo 590-bis, dopo l'ottavo comma, e' aggiunto il seguente: «Il delitto e' punibile a querela della persona offesa se non ricorre alcuna delle circostanze aggravanti previste dal presente articolo.»;
d) all'articolo 605, dopo il quinto comma, e' aggiunto il seguente: «Nell'ipotesi prevista dal primo comma, il delitto e' punibile a querela della persona offesa, salvo che il fatto sia commesso nei confronti di persona incapace, per eta' o per infermita'.»;
e) all'articolo 610, dopo il secondo comma, e' aggiunto il seguente: «Il delitto e' punibile a querela della persona offesa. Si procede tuttavia d'ufficio se il fatto e' commesso nei confronti di persona incapace, per eta' o per infermita', ovvero se ricorre la circostanza di cui al secondo comma.»;
f) all'articolo 612, terzo comma, dopo le parole: «nell'articolo 339» sono aggiunte le seguenti: «, ovvero se la minaccia e' grave e ricorrono circostanze aggravanti ad effetto speciale diverse dalla recidiva, ovvero se la persona offesa e' incapace, per eta' o per infermita'»;
g) all'articolo 614:
1) il terzo comma e' sostituito dal seguente: «La pena e' da due a sei anni se il fatto e' commesso con violenza sulle cose, o alle persone, ovvero se il colpevole e' palesemente armato.»;
2) il quarto comma e' sostituito dal seguente: «Il delitto e' punibile a querela della persona offesa. Si procede, tuttavia, d'ufficio quando il fatto e' commesso con violenza alle persone, ovvero se il colpevole e' palesemente armato o se il fatto e' commesso con violenza sulle cose nei confronti di persona incapace, per eta' o per infermita'.»;
h) all'articolo 623-ter, le parole: «612, se la minaccia e' grave,» sono soppresse;
i) all'articolo 624, il terzo comma e' sostituito dal seguente: «Il delitto e' punibile a querela della persona offesa. Si procede, tuttavia, d'ufficio se la persona offesa e' incapace, per eta' o per infermita', ovvero se ricorre taluna delle circostanze di cui all'articolo 625, numeri 7, salvo che il fatto sia commesso su cose esposte alla pubblica fede, e 7-bis).»;
l) all'articolo 626, nella rubrica, le parole: «punibili a querela dell'offeso» sono sostituite con la parola: «minori»;
m) all'articolo 634:
1) al primo comma, dopo le parole: «e' punito», sono inserite le seguenti: «, a querela della persona offesa,»;
2) dopo il secondo comma, e' aggiunto il seguente: «Si procede, tuttavia, d'ufficio se la persona offesa e' incapace, per eta' o per infermita'.»;
n) all'articolo 635, dopo il quarto comma, e' aggiunto il seguente: «Nei casi previsti dal primo comma il delitto e' punibile a querela della persona offesa. Si procede tuttavia d'ufficio se il fatto e' commesso in occasione del delitto previsto dall'articolo 331 ovvero se la persona offesa e' incapace, per eta' o per infermita'.»;
o) all'articolo 640, al terzo comma, le parole: «o la circostanza aggravante prevista dall'articolo 61, primo comma, numero 7» sono soppresse;
p) all'articolo 640-ter, quarto comma, le parole: «taluna delle circostanze previste» sono sostituite dalle seguenti: «la circostanza prevista» e le parole: «, e numero 7» sono soppresse;
q) all'articolo 649-bis, primo comma, dopo le parole: «ad effetto speciale» sono inserite le seguenti «, diverse dalla recidiva,» e le parole: «o se il danno arrecato alla persona offesa e' di rilevante gravita'» sono soppresse.

Note all'art. 2:
- Si riporta il testo degli articoli 388-ter, 582,
590-bis, 605, 610, 612, 614, 623-ter, 624, 626, 634, 635,
640, 640-ter e 649-bis del codice penale, come modificati
dal presente decreto:
"Art. 388-ter (Mancata esecuzione fraudolenta di
sanzioni pecuniarie).
Chiunque per sottrarsi all'esecuzione di una multa o
di una ammenda o di una sanzione amministrativa pecuniaria
compie, sui propri o sugli altrui beni, atti simulati o
fraudolenti, o commette allo stesso scopo altri fatti
fraudolenti, e' punito, qualora non ottemperi nei termini
all'ingiunzione di pagamento, con la reclusione da sei mesi
a tre anni."
"Art. 582 (Lesione personale). - Chiunque cagiona ad
alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una
malattia nel corpo o nella mente, e' punito, a querela
della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre
anni.
Si procede tuttavia d'ufficio se ricorre taluna delle
circostanze aggravanti previste negli articoli 61, numero
11-octies), 583 e 585, ad eccezione di quelle indicate nel
primo comma, numero 1), e nel secondo comma dell'articolo
577. Si procede altresi' d'ufficio se la malattia ha una
durata superiore a venti giorni quando il fatto e' commesso
contro persona incapace, per eta' o per infermita'."
"Art. 590-bis (Lesioni personali stradali gravi o
gravissime). - Chiunque cagioni per colpa ad altri una
lesione personale con violazione delle norme sulla
disciplina della circolazione stradale e' punito con la
reclusione da tre mesi a un anno per le lesioni gravi e da
uno a tre anni per le lesioni gravissime.
Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore
in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica
conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o
psicotrope ai sensi rispettivamente degli articoli 186,
comma 2, lettera c), e 187 del decreto legislativo 30
aprile 1992, n. 285, cagioni per colpa a taluno una lesione
personale, e' punito con la reclusione da tre a cinque anni
per le lesioni gravi e da quattro a sette anni per le
lesioni gravissime.
Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore
in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica
conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o
psicotrope ai sensi rispettivamente degli articoli 186,
comma 2, lettera c), e 187 del decreto legislativo 30
aprile 1992, n. 285, cagioni per colpa a taluno una lesione
personale, e' punito con la reclusione da tre a cinque anni
per le lesioni gravi e da quattro a sette anni per le
lesioni gravissime.
Salvo quanto previsto dal terzo comma, chiunque,
ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di
ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2,
lettera b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285,
cagioni per colpa a taluno lesioni personali, e' punito con
la reclusione da un anno e sei mesi a tre anni per le
lesioni gravi e da due a quattro anni per le lesioni
gravissime.
Le pene di cui al comma precedente si applicano
altresi':
1) al conducente di un veicolo a motore che,
procedendo in un centro urbano ad una velocita' pari o
superiore al doppio di quella consentita e comunque non
inferiore a 70 km/h, ovvero su strade extraurbane ad una
velocita' superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella
massima consentita, cagioni per colpa a taluno lesioni
personali gravi o gravissime;
2) al conducente di un veicolo a motore che,
attraversando un'intersezione con il semaforo disposto al
rosso ovvero circolando contromano, cagioni per colpa a
taluno lesioni personali gravi o gravissime;
3) al conducente di un veicolo a motore che, a
seguito di manovra di inversione del senso di marcia in
prossimita' o in corrispondenza di intersezioni, curve o
dossi o a seguito di sorpasso di un altro mezzo in
corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea
continua, cagioni per colpa a taluno lesioni personali
gravi o gravissime.
Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti la pena e'
aumentata se il fatto e' commesso da persona non munita di
patente di guida o con patente sospesa o revocata, ovvero
nel caso in cui il veicolo a motore sia di proprieta'
dell'autore del fatto e tale veicolo sia sprovvisto di
assicurazione obbligatoria.
Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora
l'evento non sia esclusiva conseguenza dell'azione o
dell'omissione del colpevole, la pena e' diminuita fino
alla meta'.
Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il
conducente cagioni lesioni a piu' persone, si applica la
pena che dovrebbe infliggersi per la piu' grave delle
violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena
non puo' superare gli anni sette.
Il delitto e' punibile a querela della persona offesa
se non ricorre alcuna delle circostanze aggravanti previste
dal presente articolo."
"Art. 605 (Sequestro di persona). - Chiunque priva
taluno della liberta' personale e' punito con la reclusione
da sei mesi a otto anni.
La pena e' della reclusione da uno a dieci anni, se
il fatto e' commesso:
1. in danno di un ascendente, di un discendente, o
del coniuge;
2. da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri
inerenti alle sue funzioni.
Se il fatto di cui al primo comma e' commesso in
danno di un minore, si applica la pena della reclusione da
tre a dodici anni. Se il fatto e' commesso in presenza di
taluna delle circostanze di cui al secondo comma, ovvero in
danno di minore di anni quattordici o se il minore
sequestrato e' condotto o trattenuto all'estero, si applica
la pena della reclusione da tre a quindici anni.
Se il colpevole cagiona la morte del minore
sequestrato si applica la pena dell'ergastolo.
Le pene previste dal terzo comma sono altresi'
diminuite fino alla meta' nei confronti dell'imputato che
si adopera concretamente:
1) affinche' il minore riacquisti la propria
liberta';
2) per evitare che l'attivita' delittuosa sia
portata a conseguenze ulteriori, aiutando concretamente
l'autorita' di polizia o l'autorita' giudiziaria nella
raccolta di elementi di prova decisivi per la ricostruzione
dei fatti e per l'individuazione o la cattura di uno o piu'
autori di reati;
3) per evitare la commissione di ulteriori fatti di
sequestro di minore.
Nell'ipotesi prevista dal primo comma, il delitto e'
punibile a querela della persona offesa, salvo che il fatto
sia commesso nei confronti di persona incapace, per eta' o
per infermita'."
"Art. 610 (Violenza privata). - Chiunque, con
violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od
omettere qualche cosa e' punito con la reclusione fino a
quattro anni.
La pena e' aumentata se concorrono le condizioni
prevedute dall'articolo 339.
Il delitto e' punibile a querela della persona offesa.
Si procede tuttavia d'ufficio se il fatto e' commesso nei
confronti di persona incapace, per eta' o per infermita',
ovvero se ricorre la circostanza di cui al secondo comma."
"Art. 612 (Minaccia). - Chiunque minaccia ad altri un
ingiusto danno e' punito, a querela della persona offesa,
con la multa fino a euro 1.032.
Se la minaccia e' grave, o e' fatta in uno dei modi
indicati nell'articolo 339, la pena e' della reclusione
fino a un anno.
Si procede d'ufficio se la minaccia e' fatta in uno
dei modi indicati nell'articolo 339, ovvero se la minaccia
e' grave e ricorrono circostanze aggravanti ad effetto
speciale diverse dalla recidiva, ovvero se la persona
offesa e' incapace, per eta' o per infermita'."
"Art. 614 (Violazione di domicilio). - Chiunque
s'introduce nell'abitazione altrui, o in un altro luogo di
privata dimora, o nelle appartenenze di essi, contro la
volonta' espressa o tacita di chi ha il diritto di
escluderlo, ovvero vi s'introduce clandestinamente o con
inganno, e' punito con la reclusione da uno a quattro anni.
Alla stessa pena soggiace chi si trattiene nei detti
luoghi contro l'espressa volonta' di chi ha il diritto di
escluderlo, ovvero vi si trattiene clandestinamente o con
inganno.
La pena e' da due a sei anni se il fatto e' commesso
con violenza sulle cose, o alle persone, ovvero se il
colpevole e' palesemente armato.
Il delitto e' punibile a querela della persona offesa.
Si procede tuttavia d'ufficio quando il fatto e' commesso
con violenza alle persone, ovvero se il colpevole e'
palesemente armato o se il fatto e' commesso con violenza
sulle cose nei confronti di persona incapace, per eta' o
per infermita'."
"Art. 623-ter (Casi di procedibilita' d'ufficio). -
Per i fatti perseguibili a querela preveduti dagli articoli
615, secondo comma, 617-ter, primo comma, 617-sexies, primo
comma, 619, primo comma, e 620 si procede d'ufficio qualora
ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale."
"Art. 624 (Furto). - Chiunque s'impossessa della cosa
mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di
trarne profitto per se' o per altri, e' punito con la
reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro
154 a euro 516.
Agli effetti della legge penale, si considera cosa
mobile anche l'energia elettrica e ogni altra energia che
abbia un valore economico.
Il delitto e' punibile a querela della persona offesa.
Si procede tuttavia d'ufficio se la persona offesa e'
incapace, per eta' o per infermita', ovvero se ricorre
taluna delle circostanze di cui all'articolo 625, numeri 7,
salvo che il fatto sia commesso su cose esposte alla
pubblica fede, e 7-bis)."
"Art. 626 (Furti minori). - Si applica la reclusione
fino a un anno ovvero la multa fino a euro 206, e il
delitto e' punibile a querela della persona offesa:
1) se il colpevole ha agito al solo scopo di fare
uso momentaneo della cosa sottratta, e questa, dopo l'uso
momentaneo, e' stata immediatamente restituita;
2) se il fatto e' commesso su cose di tenue valore,
per provvedere a un grave ed urgente bisogno;
3) se il fatto consiste nello spigolare,
rastrellare o raspollare nei fondi altrui, non ancora
spogliati interamente del raccolto.
Tali disposizioni non si applicano se concorre taluna
delle circostanze indicate nei numeri 1, 2, 3 e 4
dell'articolo precedente."
"Art. 634 (Turbativa violenta del possesso di cose
immobili).
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo
precedente, turba, con violenza alla persona o con
minaccia, l'altrui pacifico possesso di cose immobili, e'
punito, a querela della persona offesa, con la reclusione
fino a due anni e con la multa da euro 103 a euro 309.
Il fatto si considera compiuto con violenza o
minaccia quando e' commesso da piu' di dieci persone
Si procede tuttavia d'ufficio se la persona offesa e'
incapace, per eta' o per infermita'."
"Art. 635. (Danneggiamento). - Chiunque distrugge,
disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte,
inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla
persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto
previsto dall'articolo 331, e' punito con la reclusione da
sei mesi a tre anni.
Alla stessa pena soggiace chiunque distrugge,
disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte,
inservibili le seguenti cose altrui:
1) edifici pubblici o destinati a uso pubblico o
all'esercizio di un culto o immobili compresi nel perimetro
dei centri storici, ovvero immobili i cui lavori di
costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di
risanamento sono in corso o risultano ultimati o altre
delle cose indicate nel numero 7) dell'articolo 625;
2) opere destinate all'irrigazione;
3) piantate di viti, di alberi o arbusti
fruttiferi, o boschi, selve o foreste, ovvero vivai
forestali destinati al rimboschimento;
4) attrezzature e impianti sportivi al fine di
impedire o interrompere lo svolgimento di manifestazioni
sportive.
Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in
tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui
in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo
pubblico o aperto al pubblico e' punito con la reclusione
da uno a cinque anni.
Per i reati di cui ai commi precedenti, la
sospensione condizionale della pena e' subordinata
all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del
reato, ovvero, se il condannato non si oppone, alla
prestazione di attivita' non retribuita a favore della
collettivita' per un tempo determinato, comunque non
superiore alla durata della pena sospesa, secondo le
modalita' indicate dal giudice nella sentenza di condanna
Nei casi previsti dal primo comma il delitto e'
punibile a querela della persona offesa. Si procede
tuttavia d'ufficio se il fatto e' commesso in occasione del
delitto previsto dall'articolo 331 ovvero se la persona
offesa e' incapace, per eta' o per infermita'."
"Art. 640 (Truffa). - Chiunque, con artifizi o
raggiri, inducendo taluno in errore, procura a se' o ad
altri un ingiusto profitto con altrui danno, e' punito con
la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro
51 a euro 1.032.
La pena e' della reclusione da uno a cinque anni e
della multa da euro 309 a euro 1.549:
1) se il fatto e' commesso a danno dello Stato o di
un altro ente pubblico o dell'Unione europea o col pretesto
di far esonerare taluno dal servizio militare;
2) se il fatto e' commesso ingenerando nella
persona offesa il timore di un pericolo immaginario o
l'erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine
dell'autorita';
2-bis) se il fatto e' commesso in presenza della
circostanza di cui all'articolo 61, numero 5).
Il delitto e' punibile a querela della persona
offesa, salvo che ricorra taluna delle circostanze previste
dal capoverso precedente."
"Art. 640-ter (Frode informatica). - Chiunque,
alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema
informatico o telematico o intervenendo senza diritto con
qualsiasi modalita' su dati, informazioni o programmi
contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso
pertinenti, procura a se' o ad altri un ingiusto profitto
con altrui danno, e' punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032.
La pena e' della reclusione da uno a cinque anni e
della multa da euro 309 a euro 1.549 se ricorre una delle
circostanze previste dal numero 1) del secondo comma
dell'articolo 640, ovvero se il fatto produce un
trasferimento di denaro, di valore monetario o di valuta
virtuale o e' commesso con abuso della qualita' di
operatore del sistema.
La pena e' della reclusione da due a sei anni e della
multa da euro 600 a euro 3.000 se il fatto e' commesso con
furto o indebito utilizzo dell'identita' digitale in danno
di uno o piu' soggetti.
Il delitto e' punibile a querela della persona
offesa, salvo che ricorra taluna delle circostanze di cui
al secondo e terzo comma o la circostanza prevista
dall'articolo 61, primo comma, numero 5, limitatamente
all'aver approfittato di circostanze di persona, anche in
riferimento all'eta'."
"Art. 649-bis (Casi di procedibilita' d'ufficio). -
Per i fatti perseguibili a querela preveduti dagli articoli
640, terzo comma, 640-ter, quarto comma, e per i fatti di
cui all'articolo 646, secondo comma, o aggravati dalle
circostanze di cui all'articolo 61, primo comma, numero 11,
si procede d'ufficio qualora ricorrano circostanze
aggravanti ad effetto speciale, diverse dalla recidiva,
ovvero se la persona offesa e' incapace per eta' o per
infermita'.".
 
Art. 3

Modifiche al Libro III del codice penale

1. Al Libro III del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 659, dopo il secondo comma, e' aggiunto il seguente: «Nell'ipotesi prevista dal primo comma, la contravvenzione e' punibile a querela della persona offesa, salvo che il fatto abbia ad oggetto spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici, ovvero sia commesso nei confronti di persona incapace, per eta' o per infermita'.»;
b) all'articolo 660:
1) al primo comma, dopo le parole: «e' punito» sono inserite le seguenti: «, a querela della persona offesa,»;
2) dopo il primo comma e' aggiunto il seguente: «Si procede tuttavia d'ufficio quando il fatto e' commesso nei confronti di persona incapace, per eta' o per infermita'.».

Note all'art. 3:
- Si riporta il testo degli articoli 659 e 660 del
codice penale, come modificati dal presente decreto:
"Art. 659 (Disturbo delle occupazioni o del riposo
delle persone). - Chiunque, mediante schiamazzi o rumori,
ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni
acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di
animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone,
ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti
pubblici, e' punito con l'arresto fino a tre mesi o con
l'ammenda fino a euro 309.
Si applica l'ammenda da euro 103 a euro 516 a chi
esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le
disposizioni della legge o le prescrizioni dell'autorita'.
Nell'ipotesi prevista dal primo comma, la
contravvenzione e' punibile a querela della persona offesa,
salvo che il fatto abbia ad oggetto spettacoli, ritrovi o
trattenimenti pubblici, ovvero sia commesso nei confronti
di persona incapace, per eta' o per infermita'."
"Art. 660 (Molestia o disturbo alle persone). -
Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero
col mezzo del telefono, per petulanza o per altro
biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo e'
punito, a querela della persona offesa, con l'arresto fino
a sei mesi o con l'ammenda fino a euro 516.
Si procede tuttavia d'ufficio quando il fatto e'
commesso nei confronti di persona incapace, per eta' o per
infermita'.".
 
Art. 4

Modifiche al Titolo I del Libro I del codice di procedura penale

1. Al Titolo I del Libro I del codice di procedura penale, dopo l'articolo 24 e' inserito il seguente:
«Art. 24-bis (Rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione per la decisione sulla competenza per territorio). - 1. Prima della conclusione dell'udienza preliminare o, se questa manchi, entro il termine previsto dall'articolo 491, comma 1, la questione concernente la competenza per territorio puo' essere rimessa, anche di ufficio, alla Corte di cassazione. Entro il termine previsto dall'articolo 491, comma 1, puo' essere altresi' rimessa alla Corte di cassazione la questione concernente la competenza per territorio riproposta ai sensi dell'articolo 21, comma 2.
2. Il giudice, nei casi di cui al comma 1, pronuncia ordinanza con la quale rimette alla Corte di cassazione gli atti necessari alla risoluzione della questione, con l'indicazione delle parti e dei difensori.
3. La Corte di cassazione decide in camera di consiglio secondo le forme previste dall'articolo 127 e, se dichiara l'incompetenza del giudice che procede, ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice competente.
4. L'estratto della sentenza e' immediatamente comunicato al giudice che ha rimesso la questione e, quando diverso, al giudice competente, nonche' al pubblico ministero presso i medesimi giudici ed e' notificato alle parti private.
5. Il termine previsto dall'articolo 27 decorre dalla comunicazione effettuata a norma del comma 4.
6. La parte che ha eccepito l'incompetenza per territorio, senza chiedere contestualmente la rimessione della decisione alla Corte di cassazione, non puo' piu' riproporre l'eccezione nel corso del procedimento.».
 
Art. 5

Modifiche al Titolo IV del Libro I del codice di procedura penale

1. Al Titolo IV del Libro I del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 60, comma 3, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «oppure la riapertura dello stesso a seguito della rescissione del giudicato o di accoglimento della richiesta prevista dall'articolo 628-bis»;
b) all'articolo 78:
1) al comma 1, lettera d), dopo le parole: «che giustificano la domanda», sono inserite le seguenti: «agli effetti civili»;
2) dopo il comma 1 e' inserito il seguente: «1-bis. Il difensore cui sia stata conferita la procura speciale ai sensi dell'articolo 100, nonche' la procura per la costituzione di parte civile a norma dell'articolo 122, se in questa non risulta la volonta' contraria della parte interessata, puo' conferire al proprio sostituto, con atto scritto, il potere di sottoscrivere e depositare l'atto di costituzione.»;
c) all'articolo 79:
1) al comma 1, le parole: «e, successivamente,» sono sostituite dalle seguenti: «, prima che siano ultimati gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, o, quando manca l'udienza preliminare,» e, dopo le parole: «articolo 484», sono aggiunte le seguenti: «o dall'articolo 554-bis, comma 2»;
2) al comma 2, le parole: «Il termine previsto dal comma 1 e' stabilito» sono sostituite dalle seguenti: «I termini previsti dal comma 1 sono stabiliti»;
3) al comma 3, le parole: «Se la costituzione» sono sostituite dalle seguenti: «Quando la costituzione di parte civile e' consentita fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall'articolo 484, se la stessa»;
d) all'articolo 90, dopo il comma 1 e' inserito il seguente: «1-bis. La persona offesa ha facolta' di dichiarare o eleggere domicilio. Ai fini della dichiarazione di domicilio la persona offesa puo' indicare un indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato.»;
e) all'articolo 90-bis, comma 1:
1) dopo la lettera a) sono inserite le seguenti: «a-bis) all'obbligo del querelante di dichiarare o eleggere domicilio per la comunicazione e la notificazione degli atti del procedimento, con l'avviso che la dichiarazione di domicilio puo' essere effettuata anche dichiarando un indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato»;
a-ter) alla facolta' del querelante, ove non abbia provveduto all'atto di presentazione della querela, di dichiarare o eleggere domicilio anche successivamente;
a-quater) all'obbligo del querelante, in caso di mutamento del domicilio dichiarato o eletto, di comunicare tempestivamente e nelle forme prescritte all'autorita' giudiziaria procedente la nuova domiciliazione;
a-quinquies) al fatto che, ove abbia nominato un difensore, il querelante sara' domiciliato presso quest'ultimo; che, in mancanza di nomina del difensore, le notificazioni saranno eseguite al querelante presso il domicilio digitale e, nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, presso il domicilio dichiarato o eletto; che, in caso di mancanza, insufficienza o inidoneita' della dichiarazione o elezione di domicilio, le notificazioni al querelante saranno effettuate mediante deposito presso la segreteria del pubblico ministero procedente o presso la cancelleria del giudice procedente;»;
2) alla lettera n) le parole: «, o attraverso la mediazione» sono soppresse;
3) dopo la lettera n) e' inserita la seguente: «n-bis) al fatto che la mancata comparizione senza giustificato motivo della persona offesa che abbia proposto querela all'udienza alla quale sia stata citata in qualita' di testimone comporta la remissione tacita di querela;»;
4) alla lettera p), dopo le parole: «alle vittime di reato» il segno di interpunzione «.» e' sostituito dal seguente: «;»;
5) dopo la lettera p) sono aggiunte le seguenti: «p-bis) alla facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa;
p-ter) al fatto che la partecipazione del querelante a un programma di giustizia riparativa, concluso con un esito riparativo e con il rispetto degli eventuali impegni comportamentali assunti da parte dell'imputato, comporta la remissione tacita di querela.»;
f) dopo l'articolo 90-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 90-bis.1 (Informazioni alla vittima di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b), del decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134). - 1. La vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b), del decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134, sin dal primo contatto con l'autorita' procedente, viene informata in una lingua a lei comprensibile della facolta' di svolgere un programma di giustizia riparativa.».

Note all'art. 5:
- Si riporta il testo degli articoli 60, 78, 79, 90 e
90-bis del codice di procedura penale, come modificati dal
presente decreto:
"Art. 60 (Assunzione della qualita' di imputato). -
1. Assume la qualita' di imputato la persona alla quale e'
attribuito il reato nella richiesta di rinvio a giudizio,
di giudizio immediato, di decreto penale di condanna, di
applicazione della pena a norma dell'articolo 447comma 1,
nel decreto di citazione diretta a giudizio e nel giudizio
direttissimo.
2. La qualita' di imputato si conserva in ogni stato
e grado del processo, sino a che non sia piu' soggetta a
impugnazione la sentenza di non luogo a procedere, sia
divenuta irrevocabile la sentenza di proscioglimento o di
condanna o sia divenuto esecutivo il decreto penale di
condanna.
3. La qualita' di imputato si riassume in caso di
revoca della sentenza di non luogo a procedere e qualora
sia disposta la revisione del processo oppure la riapertura
dello stesso a seguito della rescissione del giudicato o di
accoglimento della richiesta prevista dall'articolo
628-bis."
"Art. 78 (Formalita' della costituzione di parte
civile). - 1. La dichiarazione di costituzione di parte
civile e' depositata nella cancelleria del giudice che
procede o presentata in udienza e deve contenere, a pena di
inammissibilita':
a) le generalita' della persona fisica o la
denominazione dell'associazione o dell'ente che si
costituisce parte civile e le generalita' del suo legale
rappresentante;
b) le generalita' dell'imputato nei cui confronti
viene esercitata l'azione civile o le altre indicazioni
personali che valgono a identificarlo;
c) il nome e il cognome del difensore e
l'indicazione della procura;
d) l'esposizione delle ragioni che giustificano la
domanda agli effetti civili;
e) la sottoscrizione del difensore.
1-bis. Il difensore cui sia stata conferita la
procura speciale ai sensi dell'articolo 100, nonche' la
procura per la costituzione di parte civile a norma
dell'articolo 122, se in questa non risulta la volonta'
contraria della parte interessata, puo' conferire al
proprio sostituto, con atto scritto, il potere di
sottoscrivere e depositare l'atto di costituzione.
2. Se e' presentata fuori udienza, la dichiarazione
deve essere notificata, a cura della parte civile, alle
altre parti e produce effetto per ciascuna di esse dal
giorno nel quale e' eseguita la notificazione.
3. Se la procura non e' apposta in calce o a margine
della dichiarazione di parte civile, ed e' conferita nelle
altre forme previste dall'articolo 100, commi 1 e 2, essa
e' depositata nella cancelleria o presentata in udienza
unitamente alla dichiarazione di costituzione della parte
civile."
"Art. 79 (Termine per la costituzione di parte
civile). - 1. La costituzione di parte civile puo' avvenire
per l'udienza preliminare, prima che siano ultimati gli
accertamenti relativi alla costituzione delle parti, o,
quando manca l'udienza preliminare, fino a che non siano
compiuti gli adempimenti previsti dall'articolo 484 o
dall'articolo 554-bis, comma 2.
2. I termini previsti dal comma 1 sono stabiliti a
pena di decadenza.
3. Quando la costituzione di parte civile e'
consentita fino a che non siano compiuti gli adempimenti
previsti dall'articolo 484, se la stessa avviene dopo la
scadenza del termine previstodall'articolo 468comma 1, la
parte civile non puo' avvalersi della facolta' di
presentare le liste dei testimoni, periti o consulenti
tecnici."
"Art. 90 (Diritti e facolta' della persona offesa dal
reato). - 1. La persona offesa dal reato, oltre ad
esercitare i diritti e le facolta' ad essa espressamente
riconosciuti dalla legge, in ogni stato e grado del
procedimento puo' presentare memorie e, con esclusione del
giudizio di cassazione, indicare elementi di prova.
1-bis. La persona offesa ha facolta' di dichiarare o
eleggere domicilio. Ai fini della dichiarazione di
domicilio la persona offesa puo' indicare un indirizzo di
posta elettronica certificata o altro servizio elettronico
di recapito certificato qualificato.
2. La persona offesa minore, interdetta per
infermita' di mente o inabilitata esercita le facolta' e i
diritti a essa attribuiti a mezzo dei soggetti indicati
negli articoli 120 e 121 del codice penale.
2-bis. Quando vi e' incertezza sulla minore eta'
della persona offesa dal reato, il giudice dispone, anche
di ufficio, perizia. Se, anche dopo la perizia, permangono
dubbi, la minore eta' e' presunta, ma soltanto ai fini
dell'applicazione delle disposizioni processuali.
3. Qualora la persona offesa sia deceduta in
conseguenza del reato, le facolta' e i diritti previsti
dalla legge sono esercitati dai prossimi congiunti di essa
o da persona alla medesima legata da relazione affettiva e
con essa stabilmente convivente."
"Art. 90-bis (Informazioni alla persona offesa). - 1.
Alla persona offesa, sin dal primo contatto con l'autorita'
procedente, vengono fornite, in una lingua a lei
comprensibile, informazioni in merito:
a) alle modalita' di presentazione degli atti di
denuncia o querela, al ruolo che assume nel corso delle
indagini e del processo, al diritto ad avere conoscenza
della data, del luogo del processo e della imputazione e,
ove costituita parte civile, al diritto a ricevere notifica
della sentenza, anche per estratto;
a-bis) all'obbligo del querelante di dichiarare o
eleggere domicilio per la comunicazione e la notificazione
degli atti del procedimento, con l'avviso che la
dichiarazione di domicilio puo' essere effettuata anche
dichiarando un indirizzo di posta elettronica certificata o
altro servizio elettronico di recapito certificato
qualificato;
a-ter) alla facolta' del querelante, ove non abbia
provveduto all'atto di presentazione della querela, di
dichiarare o eleggere domicilio anche successivamente;
a-quater) all'obbligo del querelante, in caso di
mutamento del domicilio dichiarato o eletto, di comunicare
tempestivamente e nelle forme prescritte all'autorita'
giudiziaria procedente la nuova domiciliazione;
a-quinquies) al fatto che, ove abbia nominato un
difensore, il querelante sara' domiciliato presso
quest'ultimo; che, in mancanza di nomina del difensore, le
notificazioni saranno eseguite al querelante presso il
domicilio digitale e, nei casi di cui all'articolo 148,
comma 4, presso il domicilio dichiarato o eletto; che, in
caso di mancanza, insufficienza o inidoneita' della
dichiarazione o elezione di domicilio, le notificazioni al
querelante saranno effettuate mediante deposito presso la
segreteria del pubblico ministero procedente o presso la
cancelleria del giudice procedente;
b) alla facolta' di ricevere comunicazione del
procedimento e delle iscrizioni di cui all'articolo 335,
commi 1, 2 e 3-ter;
c) alla facolta' di essere avvisata della richiesta
di archiviazione;
d) alla facolta' di avvalersi della consulenza
legale e del patrocinio a spese dello Stato;
e) alle modalita' di esercizio del diritto
all'interpretazione e alla traduzione di atti del
procedimento;
f) alle eventuali misure di protezione che possono
essere disposte in suo favore;
g) ai diritti riconosciuti dalla legge nel caso in
cui risieda in uno Stato membro dell'Unione europea diverso
da quello in cui e' stato commesso il reato;
h) alle modalita' di contestazione di eventuali
violazioni dei propri diritti;
i) alle autorita' cui rivolgersi per ottenere
informazioni sul procedimento;
l) alle modalita' di rimborso delle spese sostenute
in relazione alla partecipazione al procedimento penale;
m) alla possibilita' di chiedere il risarcimento
dei danni derivanti da reato;
n) alla possibilita' che il procedimento sia
definito con remissione di querela di cui all'articolo 152
del codice penale, ove possibile;
n-bis) al fatto che la mancata comparizione senza
giustificato motivo della persona offesa che abbia proposto
querela all'udienza alla quale sia stata citata in qualita'
di testimone comporta la remissione tacita di querela;
o) alle facolta' ad essa spettanti nei procedimenti
in cui l'imputato formula richiesta di sospensione del
procedimento con messa alla prova o in quelli in cui e'
applicabile la causa di esclusione della punibilita' per
particolare tenuita' del fatto;
p) alle strutture sanitarie presenti sul
territorio, alle case famiglia, ai centri antiviolenza,
alle case rifugio e ai servizi di assistenza alle vittime
di reato;
p-bis) alla facolta' di accedere ai programmi di
giustizia riparativa;
p-ter) al fatto che la partecipazione del querelante a
un programma di giustizia riparativa, concluso con un esito
riparativo e con il rispetto degli eventuali impegni
comportamentali assunti da parte dell'imputato, comporta la
remissione tacita di querela.".
 
Art. 6

Modifiche al Titolo I del Libro II del codice di procedura penale

1. Al Titolo I del Libro II del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) l'articolo 110 e' sostituito dal seguente:
«Art. 110 (Forma degli atti). - 1. Quando e' richiesta la forma scritta, gli atti del procedimento penale sono redatti e conservati in forma di documento informatico, tale da assicurarne l'autenticita', l'integrita', la leggibilita', la reperibilita', l'interoperabilita' e, ove previsto dalla legge, la segretezza.
2. Gli atti redatti in forma di documento informatico rispettano la normativa, anche regolamentare, concernente la redazione, la sottoscrizione, la conservazione, l'accesso, la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici.
3. La disposizione di cui al comma 1 non si applica agli atti che, per loro natura o per specifiche esigenze processuali, non possono essere redatti in forma di documento informatico.
4. Gli atti redatti in forma di documento analogico sono convertiti senza ritardo in copia informatica ad opera dell'ufficio che li ha formati o ricevuti, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la redazione, la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici.»;
b) all'articolo 111:
1) alla rubrica, dopo la parola: «Data», sono inserite le seguenti: «e sottoscrizione»;
2) al comma 1, dopo le parole: «un atto,» sono inserite le seguenti: «informatico o analogico,»;
3) dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:
«2-bis. L'atto redatto in forma di documento informatico e' sottoscritto, con firma digitale o altra firma elettronica qualificata, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici.
2-ter. La ricezione di un atto orale, trascritto in forma di documento informatico, contiene l'attestazione da parte dell'autorita' procedente, che sottoscrive il documento a norma del comma 2-bis, della identita' della persona che lo ha reso.
2-quater. Quando l'atto e' redatto in forma di documento analogico e ne e' richiesta la sottoscrizione, se la legge non dispone altrimenti, e' sufficiente la scrittura di propria mano, in fine dell'atto, del nome e cognome di chi deve firmare. Se chi deve firmare non e' in grado di scrivere, il pubblico ufficiale, al quale e' presentato l'atto scritto o che riceve l'atto orale, accertata l'identita' della persona, ne fa attestazione in fine dell'atto medesimo.»;
c) dopo l'articolo 111, sono inseriti i seguenti:
«Art. 111-bis (Deposito telematico). - 1. Salvo quanto previsto dall'articolo 175-bis, in ogni stato e grado del procedimento, il deposito di atti, documenti, richieste, memorie ha luogo esclusivamente con modalita' telematiche, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici.
2. Il deposito telematico assicura la certezza, anche temporale, dell'avvenuta trasmissione e ricezione, nonche' l'identita' del mittente e del destinatario, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici.
3. La disposizione di cui al comma 1 non si applica agli atti e ai documenti che, per loro natura o per specifiche esigenze processuali, non possono essere acquisiti in copia informatica.
4. Gli atti che le parti compiono personalmente possono essere depositati anche con modalita' non telematiche.
Art. 111-ter (Fascicolo informatico e accesso agli atti). - 1. I fascicoli informatici del procedimento penale sono formati, conservati, aggiornati e trasmessi nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente il fascicolo informatico, in maniera da assicurarne l'autenticita', l'integrita', l'accessibilita', la leggibilita', l'interoperabilita' nonche' l'agevole consultazione telematica.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche quando la legge prevede la trasmissione di singoli atti e documenti contenuti nel fascicolo informatico.
3. Gli atti e i documenti formati e depositati in forma di documento analogico sono convertiti, senza ritardo, in documento informatico e inseriti nel fascicolo informatico, secondo quanto previsto dal comma 1, salvo che per loro natura o per specifiche esigenze processuali non possano essere acquisiti o convertiti in copia informatica. In tal caso, nel fascicolo informatico e' inserito elenco dettagliato degli atti e dei documenti acquisiti in forma di documento analogico.
4. Le copie informatiche, anche per immagine, degli atti e dei documenti processuali redatti in forma di documento analogico, presenti nei fascicoli informatici, equivalgono all'originale anche se prive della firma digitale di attestazione di conformita' all'originale.»;
d) all'articolo 116, al comma-3 bis, dopo le parole: «atti o documenti» sono inserite le seguenti: «redatti in forma di documento analogico»;
e) all'articolo 122, dopo il comma 2, e' inserito il seguente: «2-bis. La procura speciale e' depositata, in copia informatica autenticata con firma digitale o altra firma elettronica qualificata, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici, con le modalita' previste dall'articolo 111-bis, salvo l'obbligo di conservare l'originale analogico da esibire a richiesta dell'autorita' giudiziaria.».

Note all'art. 6:
- Si riporta il testo degli articoli 111, 116 e 122 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 111 (Data e sottoscrizione degli atti). - 1.
Quando la legge richiede la data di un atto, informatico o
analogico, sono indicati il giorno, il mese, l'anno e il
luogo in cui l'atto e' compiuto. L'indicazione dell'ora e'
necessaria solo se espressamente prescritta.
2. Se l'indicazione della data di un atto e'
prescritta a pena di nullita', questa sussiste soltanto nel
caso in cui la data non possa stabilirsi con certezza, in
base ad elementi contenuti nell'atto medesimo o in atti a
questo connessi.
2-bis. L'atto redatto in forma di documento
informatico e' sottoscritto, con firma digitale o altra
firma elettronica qualificata, nel rispetto della
normativa, anche regolamentare, concernente la
sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione degli atti e
dei documenti informatici.
2-ter. La ricezione di un atto orale, trascritto in
forma di documento informatico, contiene l'attestazione da
parte dell'autorita' procedente, che sottoscrive il
documento a norma del comma 2-bis, della identita' della
persona che lo ha reso.
2-quater. Quando l'atto e' redatto in forma di
documento analogico e ne e' richiesta la sottoscrizione, se
la legge non dispone altrimenti, e' sufficiente la
scrittura di propria mano, in fine dell'atto, del nome e
cognome di chi deve firmare. Se chi deve firmare non e' in
grado di scrivere, il pubblico ufficiale, al quale e'
presentato l'atto scritto o che riceve l'atto orale,
accertata l'identita' della persona, ne fa attestazione in
fine dell'atto medesimo."
"Art. 116 (Copie, estratti e certificati). - 1.
Durante il procedimento e dopo la sua definizione, chiunque
vi abbia interesse puo' ottenere il rilascio di copie,
estratti o certificati di singoli atti.
2. Sulla richiesta provvede il pubblico ministero o
il giudice che procede al momento della presentazione della
domanda ovvero, dopo la definizione del procedimento, il
presidente del collegio o il giudice che ha emesso il
provvedimento di archiviazione o la sentenza.
3. Il rilascio non fa venire meno il divieto di
pubblicazione stabilito dall'articolo 114.
3-bis. Quando il difensore, anche a mezzo di
sostituti, presenta all'autorita' giudiziaria atti o
documenti redatti in forma di documento analogico ha
diritto al rilascio di attestazione dell'avvenuto deposito,
anche in calce ad una copia."
"Art. 122 (Procura speciale per determinati atti). -
1. Quando la legge consente che un atto sia compiuto per
mezzo di un procuratore speciale, la procura deve, a pena
di inammissibilita', essere rilasciata per atto pubblico o
scrittura privata autenticata e deve contenere, oltre alle
indicazioni richieste specificamente dalla legge, la
determinazione dell'oggetto per cui e' conferita e dei
fatti ai quali si riferisce. Se la procura e' rilasciata
per scrittura privata al difensore, la sottoscrizione puo'
essere autenticata dal difensore medesimo. La procura e'
unita agli atti.
2. Per le pubbliche amministrazioni e' sufficiente
che la procura sia sottoscritta dal dirigente dell'ufficio
nella circoscrizione in cui si procede e sia munita del
sigillo dell'ufficio.
2-bis. La procura speciale e' depositata, in copia
informatica autenticata con firma digitale o altra firma
elettronica qualificata, nel rispetto della normativa,
anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la
trasmissione e la ricezione dei documenti informatici, con
le modalita' previste dall'articolo 111-bis, salvo
l'obbligo di conservare l'originale analogico da esibire a
richiesta dell'autorita' giudiziaria.
3. Non e' ammessa alcuna ratifica degli atti compiuti
nell'interesse altrui senza procura speciale nei casi in
cui questa e' richiesta dalla legge.".
 
Art. 7

Modifiche al Titolo II del Libro II del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro II del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 125, al comma 5, secondo periodo, dopo la parola: «redatto», sono inserite le seguenti «in forma di documento analogico» e, dopo il secondo periodo, e' aggiunto il seguente: «Non si applicano le disposizioni degli articoli 110, comma 4, e 111-ter, comma 3.»;
b) all'articolo 127, comma 3, il secondo periodo e' sostituito dai seguenti: «Se l'interessato richiede di essere sentito ed e' detenuto o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del giudice, si provvede mediante collegamento a distanza, oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge, quando l'interessato vi consente. In caso contrario, l'interessato e' sentito prima del giorno dell'udienza dal magistrato di sorveglianza del luogo.»;
c) dopo l'articolo 129 e' inserito il seguente:
«Art. 129-bis (Accesso ai programmi di giustizia riparativa). - 1. In ogni stato e grado del procedimento l'autorita' giudiziaria puo' disporre, anche d'ufficio, l'invio dell'imputato e della vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b), del decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134, al Centro per la giustizia riparativa di riferimento, per l'avvio di un programma di giustizia riparativa.
2. La richiesta dell'imputato o della vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b) del decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134, e' proposta personalmente o per mezzo di procuratore speciale.
3. L'invio degli interessati e' disposto con ordinanza dal giudice che procede, sentite le parti, i difensori nominati e, se lo ritiene necessario, la vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b), del decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134, qualora reputi che lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa possa essere utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede e non comporti un pericolo concreto per gli interessati e per l'accertamento dei fatti. Nel corso delle indagini preliminari provvede il pubblico ministero con decreto motivato.
4. Nel caso di reati perseguibili a querela soggetta a remissione e in seguito all'emissione dell'avviso di cui all'articolo 415-bis, il giudice, a richiesta dell'imputato, puo' disporre con ordinanza la sospensione del procedimento o del processo per lo svolgimento del programma di giustizia riparativa per un periodo non superiore a centottanta giorni. Si osservano le disposizioni dell'articolo 159, primo comma, numero 3), primo periodo, del codice penale, e dell'articolo 344-bis, commi 6 e 8, nonche', in quanto compatibili, dell'articolo 304.
5. Al termine dello svolgimento del programma di giustizia riparativa, l'autorita' giudiziaria acquisisce la relazione trasmessa dal mediatore.»;
d) all'articolo 133, dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. La disposizione di cui al comma 1 non si applica in caso di mancata comparizione del querelante all'udienza in cui sia stato citato a comparire come testimone, limitatamente ai casi in cui la mancata comparizione del querelante integra remissione tacita di querela, nei casi in cui essa e' consentita.».

Note all'art. 7:
- Si riporta il testo degli articoli 125, 127 e 133 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 125 (Forme dei provvedimenti del giudice). - 1.
La legge stabilisce i casi nei quali il provvedimento del
giudice assume la forma della sentenza, dell'ordinanza o
del decreto.
2. La sentenza e' pronunciata in nome del popolo
italiano.
3. Le sentenze e le ordinanze sono motivate, a pena
di nullita'. I decreti sono motivati, a pena di nullita',
nei casi in cui la motivazione e' espressamente prescritta
dalla legge.
4. Il giudice delibera in camera di consiglio senza
la presenza dell'ausiliario designato ad assisterlo e delle
parti. La deliberazione e' segreta.
5. Nel caso di provvedimenti collegiali, se lo
richiede un componente del collegio che non ha espresso
voto conforme alla decisione, e' compilato sommario verbale
contenente l'indicazione del dissenziente, della questione
o delle questioni alle quali si riferisce il dissenso e dei
motivi dello stesso, succintamente esposti. Il verbale,
redatto in forma di documento analogico dal meno anziano
dei componenti togati del collegio e sottoscritto da tutti
i componenti, e' conservato a cura del presidente in plico
sigillato presso la cancelleria dell'ufficio. Non si
applicano le disposizioni degli articoli 110, comma 4, e
111-ter, comma 3.
6. Tutti gli altri provvedimenti sono adottati senza
l'osservanza di particolari formalita' e, quando non e'
stabilito altrimenti, anche oralmente."
"Art. 127 (Procedimento in camera di consiglio). - 1.
Quando si deve procedere in camera di consiglio, il giudice
o il presidente del collegio fissa la data dell'udienza e
ne fa dare avviso alle parti, alle altre persone
interessate e ai difensori. L'avviso e' comunicato o
notificato almeno dieci giorni prima della data predetta.
Se l'imputato e' privo di difensore, l'avviso e' dato a
quello di ufficio.
2. Fino a cinque giorni prima dell'udienza possono
essere presentate memorie in cancelleria.
3. Il pubblico ministero, gli altri destinatari
dell'avviso nonche' i difensori sono sentiti se compaiono.
Se l'interessato richiede di essere sentito ed e' detenuto
o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del
giudice, si provvede mediante collegamento a distanza,
oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge,
quando l'interessato vi consente. In caso contrario,
l'interessato e' sentito prima del giorno dell'udienza dal
magistrato di sorveglianza del luogo.
4. L'udienza e' rinviata se sussiste un legittimo
impedimento dell'imputato o del condannato che ha chiesto
di essere sentito personalmente e che non sia detenuto o
internato in luogo diverso da quello in cui ha sede il
giudice.
5. Le disposizioni dei commi 1, 3 e 4, sono previste
a pena di nullita'.
6. L'udienza si svolge senza la presenza del
pubblico.
7. Il giudice provvede con ordinanza comunicata o
notificata senza ritardo ai soggetti indicati nel comma 1,
che possono proporre ricorso per cassazione.
8. Il ricorso non sospende l'esecuzione
dell'ordinanza, a meno che il giudice che l'ha emessa
disponga diversamente con decreto motivato.
9. L'inammissibilita' dell'atto introduttivo del
procedimento e' dichiarata dal giudice con ordinanza, anche
senza formalita' di procedura, salvo che sia altrimenti
stabilito. Si applicano le disposizioni dei commi 7 e 8.
10. Il verbale di udienza e' redatto soltanto in
forma riassuntiva a normadell'art. 140comma 2."
"Art. 133 (Accompagnamento coattivo di altre
persone). - 1. Se il testimone, il perito, la persona
sottoposta all'esame del perito diversa dall'imputato, il
consulente tecnico, l'interprete o il custode di cose
sequestrate, regolarmente citati o convocati, omettono
senza un legittimo impedimento di comparire nel luogo,
giorno e ora stabiliti, il giudice puo' ordinarne
l'accompagnamento coattivo e puo' altresi' condannarli, con
ordinanza, al pagamento di una somma da lire centomila a
lire un milione a favore della cassa delle ammende nonche'
alle spese alle quali la mancata comparizione ha dato
causa.
1-bis. La disposizione di cui al comma 1 non si
applica in caso di mancata comparizione del querelante
all'udienza in cui sia stato citato a comparire come
testimone, limitatamente ai casi in cui la mancata
comparizione del querelante integra remissione tacita di
querela, nei casi in cui essa e' consentita.
2. Si applicano le disposizioni dell'articolo 132.".
 
Art. 8
Inserimento del Titolo II bis del Libro II del codice di procedura
penale

1. Al Libro II del codice di procedura penale, dopo il Titolo II, e' inserito il seguente:
«Titolo II-bis
Partecipazione a distanza
Art. 133-bis (Disposizione generale). - 1. Salvo che sia diversamente previsto, quando l'autorita' giudiziaria dispone che un atto sia compiuto a distanza o che una o piu' parti possano partecipare a distanza al compimento di un atto o alla celebrazione di un'udienza si osservano le disposizioni di cui all'articolo 133-ter.
Art. 133-ter (Modalita' e garanzie della partecipazione a distanza). - 1. L'autorita' giudiziaria, quando dispone che un atto sia compiuto a distanza o che una o piu' parti partecipino a distanza al compimento di un atto o alla celebrazione di un'udienza, provvede con decreto motivato. Quando non e' emesso in udienza, il decreto e' notificato o comunicato alle parti unitamente al provvedimento che fissa la data per il compimento dell'atto o la celebrazione dell'udienza e, in ogni caso, almeno tre giorni prima della data suddetta. Il decreto e' comunicato anche alle autorita' interessate.
2. Nei casi di cui al comma 1 e' attivato un collegamento audiovisivo tra l'aula di udienza o l'ufficio giudiziario e il luogo in cui si trovano le persone che compiono l'atto o che partecipano all'udienza a distanza. Il luogo in cui si trovano le persone che compiono l'atto o che partecipano all'udienza a distanza e' equiparato all'aula di udienza.
3. Il collegamento audiovisivo e' attuato, a pena di nullita', con modalita' idonee a salvaguardare il contraddittorio e l'effettiva partecipazione delle parti all'atto o all'udienza e ad assicurare la contestuale, effettiva e reciproca visibilita' delle persone presenti nei diversi luoghi e la possibilita' per ciascuna di essa di udire quanto viene detto dalle altre. Nei casi di udienza pubblica e' assicurata un'adeguata pubblicita' degli atti compiuti a distanza. Dell'atto o dell'udienza e' sempre disposta la registrazione audiovisiva.
4. Salvo quanto disposto dai commi 5, 6 e 7, le persone che compiono l'atto o che partecipano all'udienza a distanza si collegano da altro ufficio giudiziario o da un ufficio di polizia giudiziaria individuato dall'autorita' giudiziaria, previa verifica della disponibilita' di dotazioni tecniche e condizioni logistiche idonee per il collegamento audiovisivo.
5. Le persone detenute, internate, sottoposte a custodia cautelare in carcere o ristrette in carcere a seguito di arresto o di fermo, quando compiono l'atto o partecipano all'udienza a distanza, si collegano dal luogo in cui si trovano.
6. Sentite le parti, l'autorita' giudiziaria puo' autorizzare le persone che compiono l'atto o che partecipano all'udienza a distanza a collegarsi da un luogo diverso da quello indicato nel comma 4.
7. I difensori si collegano dai rispettivi uffici o da altro luogo, purche' idoneo. E' comunque assicurato il diritto dei difensori o dei loro sostituti di essere presenti nel luogo dove si trova l'assistito. E' parimenti sempre assicurato il diritto dei difensori o dei loro sostituti di consultarsi riservatamente tra loro e con l'assistito per mezzo di strumenti tecnici idonei.
8. Nei casi di cui ai commi 4 e 5 e, ove l'autorita' giudiziaria non disponga diversamente, nel caso di cui al comma 6, un ausiliario del giudice o del pubblico ministero, individuato anche tra gli ausiliari in servizio presso l'ufficio giudiziario di cui al citato comma 4, o un ufficiale di polizia giudiziaria, individuato in via prioritaria tra il personale in servizio presso le sezioni di polizia giudiziaria e designato tra coloro che non svolgono, ne' hanno svolto, attivita' di investigazione o di protezione nei confronti dell'imputato o in relazione ai fatti a lui riferiti, e' presente nel luogo ove si trovano le persone che compiono l'atto o che partecipano all'udienza a distanza, ne attesta l'identita' e redige verbale delle operazioni svolte a norma dell'articolo 136, in cui da' atto dell'osservanza delle disposizioni di cui al comma 3, primo periodo, e al comma 7, secondo e terzo periodo, delle cautele adottate per assicurare la regolarita' dell'esame con riferimento al luogo in cui la persona si trova, nonche' dell'assenza di impedimenti o limitazioni all'esercizio dei diritti e delle facolta' ad essa spettanti.».
 
Art. 9

Modifiche al Titolo III del Libro II del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro II del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 134:
1) al comma 1, dopo la parola: «verbale» sono inserite le seguenti: «e, nei casi previsti dalla legge, anche mediante riproduzione audiovisiva o fonografica»;
2) al comma 2, la parola: «meccanico» e' sostituita dalle seguenti: «idoneo allo scopo» ed e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Si osservano le disposizioni dell'articolo 110.»;
3) al comma 3, le parole: «e' effettuata anche la riproduzione fonografica» sono sostituite dalle seguenti: «o quando la redazione in forma integrale e' ritenuta insufficiente, alla documentazione dell'atto si procede altresi' mediante riproduzione audiovisiva o fonografica.»;
b) all'articolo 135, comma 2, la parola: «meccanico» e' sostituita dalla parola: «idoneo»;
c) all'articolo 141-bis, comma 1, le parole: «fonografica o audiovisiva» sono sostituite dalle seguenti: «audiovisiva o, se cio' non e' possibile, con mezzi di riproduzione fonografica» e, dopo le parole: «strumenti di riproduzione», sono inserite le seguenti: «audiovisiva e fonografica».

Note all'art. 9:
- Si riporta il testo degli articoli 134, 135 e 141-bis
del codice di procedura penale, come modificati dal
presente decreto:
"Art. 134 (Modalita' di documentazione). - 1. Alla
documentazione degli atti si procede mediante verbale e,
nei casi previsti dalla legge, anche mediante riproduzione
audiovisiva o fonografica.
2. Il verbale e' redatto, in forma integrale o
riassuntiva, con la stenotipia o altro strumento idoneo
allo scopo ovvero, in caso di impossibilita' di ricorso a
tali mezzi, con la scrittura manuale. Si osservano le
disposizioni di cui all'articolo 110.
3. Quando il verbale e' redatto in forma riassuntiva
o quando la redazione in forma integrale e' ritenuta
insufficiente, alla documentazione dell'atto si procede
altresi' mediante riproduzione audiovisiva o fonografica.
4. ABROGATO.".
"Art. 135 (Redazione del verbale). - 1. Il verbale e'
redatto dall'ausiliario che assiste il giudice.
2. Quando il verbale e' redatto con la stenotipia o
altro strumento idoneo, il giudice autorizza l'ausiliario
che non possiede le necessarie competenze a farsi assistere
da personale tecnico, anche esterno all'amministrazione
dello Stato."
"Art. 141-bis (Modalita' di documentazione
dell'interrogatorio di persona in stato di detenzione). -
1. Ogni interrogatorio di persona che si trovi, a qualsiasi
titolo, in stato di detenzione, e che non si svolga in
udienza, deve essere documentato integralmente, a pena di
inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o,
se cio' non e' possibile, con mezzi di riproduzione
fonografica. Quando si verifica una indisponibilita' di
strumenti di riproduzione audiovisiva e fonografica o di
personale tecnico, si provvede con le forme della perizia,
ovvero della consulenza tecnica. Dell'interrogatorio e'
anche redatto verbale in forma riassuntiva. La trascrizione
della riproduzione e' disposta solo se richiesta dalle
parti.".
 
Art. 10

Modifiche al Titolo V del Libro II del codice di procedura penale

1. Al Titolo V del Libro II del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) l'articolo 148 e' sostituito dal seguente:
«Art. 148 (Organi e forme delle notificazioni). - 1. Salvo che la legge disponga altrimenti, le notificazioni degli atti sono eseguite, a cura della segreteria o della cancelleria, con modalita' telematiche che, nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici, assicurano la identita' del mittente e del destinatario, l'integrita' del documento trasmesso, nonche' la certezza, anche temporale, dell'avvenuta trasmissione e ricezione.
2. La lettura dei provvedimenti alle persone presenti o rappresentate dal difensore e gli avvisi che sono dati dal giudice o dal pubblico ministero verbalmente agli interessati in loro presenza sostituiscono le notificazioni di cui al comma 1, purche' ne sia fatta menzione nel verbale.
3. Sostituisce le notificazioni di cui al comma 1 anche la consegna di copia in forma di documento analogico dell'atto all'interessato da parte della cancelleria o della segreteria. Il pubblico ufficiale addetto annota in tal caso sull'originale dell'atto la eseguita consegna e la data in cui questa e' avvenuta.
4. In tutti i casi in cui, per espressa previsione di legge, per l'assenza o l'inidoneita' di un domicilio digitale del destinatario o per la sussistenza di impedimenti tecnici, non e' possibile procedere con le modalita' indicate al comma 1, e non e' stata effettuata la notificazione con le forme previste nei commi 2 e 3, la notificazione disposta dall'autorita' giudiziaria e' eseguita dagli organi e con le forme stabilite nei commi seguenti e negli ulteriori articoli del presente titolo.
5. Le notificazioni degli atti, salvo che la legge disponga altrimenti, sono eseguite dall'ufficiale giudiziario o da chi ne esercita le funzioni.
6. La notificazione e' eseguita dalla polizia giudiziaria nei soli casi previsti dalla legge. Le notificazioni richieste dal pubblico ministero possono essere eseguite dalla polizia giudiziaria nei casi di atti di indagine o provvedimenti che la stessa polizia giudiziaria e' delegata a compiere o e' tenuta ad eseguire.
7. Nei procedimenti con detenuti e in quelli davanti al tribunale del riesame l'autorita' giudiziaria puo' disporre che, in caso di urgenza, le notificazioni siano eseguite dalla Polizia penitenziaria del luogo in cui i destinatari sono detenuti, con l'osservanza delle norme del presente titolo.
8. L'atto e' notificato per intero, salvo che la legge disponga altrimenti, di regola mediante consegna di copia al destinatario oppure, se cio' non e' possibile, alle persone indicate nel presente titolo. Quando la notifica non puo' essere eseguita in mani proprie del destinatario, l'organo competente per la notificazione consegna la copia dell'atto da notificare, fatta eccezione per il caso di notificazione al difensore o al domiciliatario, dopo averla inserita in busta che provvede a sigillare trascrivendovi il numero cronologico della notificazione e dandone atto nella relazione in calce all'originale e alla copia dell'atto.»;
b) l'articolo 149 e' sostituito dal seguente:
«Art. 149 (Notificazioni urgenti a mezzo del telefono e del telegrafo). - 1. Quando nei casi previsti dall'articolo 148, comma 4, ricorre una situazione di urgenza, il giudice o il pubblico ministero dispongono, anche su richiesta di parte, che le persone diverse dall'imputato siano avvisate o convocate a mezzo del telefono a cura, rispettivamente, della cancelleria o della segreteria.
2. Dell'attivita' svolta e' redatta attestazione che viene inserita nel fascicolo, nella quale si da' atto del numero telefonico chiamato, del nome, delle funzioni o delle mansioni svolte dalla persona che riceve la comunicazione, del suo rapporto con il destinatario e dell'ora della telefonata.
3. Alla comunicazione si procede chiamando il numero telefonico corrispondente ai luoghi indicati nell'articolo 157, commi 1 e 2, o il numero indicato dal destinatario o che dagli atti risulta in uso allo stesso. Essa non ha effetto se non e' ricevuta dal destinatario, da persona che conviva anche temporaneamente col medesimo ovvero che sia al suo servizio.
4. La comunicazione telefonica ha valore di notificazione con effetto dal momento in cui e' avvenuta, sempre che della stessa sia data immediata conferma al destinatario mediante telegramma o, in alternativa, mediante comunicazione all'indirizzo di posta elettronica indicato dallo stesso.
5. Quando non e' possibile procedere nel modo indicato nei commi precedenti, la notificazione e' eseguita, per estratto, mediante telegramma.»;
c) all'articolo 152, al comma 1, dopo le parole: «essere sostituite» sono inserite le seguenti: «dalla notificazione con modalita' telematiche eseguita dal difensore a mezzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato ovvero» e, dopo le parole «dell'atto», sono inserite le seguenti: «in forma di documento analogico»;
d) all'articolo 153:
1) al comma 1:
a) al primo periodo, la parola: «anche» e' sostituita dalle seguenti: «con le modalita' previste dall'articolo 148, comma 1, e, nei casi indicati dall'articolo 148, comma 4,» e dopo le parole: «dell'atto» sono inserite le seguenti: «in forma di documento analogico»;
b) al secondo periodo, la parola: «Il» e' sostituita dalle seguenti: «In tale ultimo caso, il»;
2) al comma 2, secondo periodo, la parola: «Il» e' sostituita dalle seguenti: «In tal caso, il»;
e) dopo l'articolo 153 e' inserito il seguente:
«Art. 153-bis (Domicilio del querelante. Notificazioni al querelante.). - 1. Il querelante, nella querela, dichiara o elegge domicilio per la comunicazione e la notificazione degli atti del procedimento. A tal fine, puo' dichiarare un indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato.
2. Il querelante ha comunque facolta' di dichiarare o eleggere domicilio anche successivamente alla formulazione della querela, con dichiarazione raccolta a verbale o depositata con le modalita' telematiche previste dall'articolo 111-bis, ovvero mediante telegramma o lettera raccomandata con sottoscrizione autenticata da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore. La dichiarazione puo' essere effettuata anche presso la segreteria del pubblico ministero procedente o presso la cancelleria del giudice procedente.
3. In caso di mutamento del domicilio dichiarato o eletto, il querelante ha l'obbligo di comunicare all'autorita' procedente, con le medesime modalita' previste dal comma 2, il nuovo domicilio dichiarato o eletto.
4. Le notificazioni al querelante che non ha nominato un difensore sono eseguite presso il domicilio digitale e, nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, presso il domicilio dichiarato o eletto.
5. Quando la dichiarazione o l'elezione di domicilio mancano o sono insufficienti o inidonee, le notificazioni alla persona offesa che abbia proposto querela sono eseguite mediante deposito dell'atto da notificare nella segreteria del pubblico ministero procedente o nella cancelleria del giudice procedente.»;
f) all'articolo 154:
1) al comma 1:
a) il primo periodo e' sostituito dal seguente: «Le notificazioni alla persona offesa che non ha proposto querela e non ha nominato un difensore sono eseguite secondo le disposizioni dell'articolo 153-bis, comma 4, e, quando anche la dichiarazione o l'elezione di domicilio mancano o sono insufficienti o inidonee, secondo le disposizioni dell'articolo 157, commi 1, 2, 3, 4 e 8.»;
b) al secondo periodo dopo la parola: «nella» sono aggiunte le seguenti: «segreteria o nella»;
c) al terzo periodo, le parole: «o di dimora» sono sostituite dalle seguenti: «, di dimora o di lavoro abituale» e dopo la parola: «Stato» sono aggiunte le seguenti: «, oppure a dichiarare un indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato»;
d) al quarto periodo, le parole: «la dichiarazione o l'elezione» sono sostituite dalle seguenti: «alcuna dichiarazione o elezione» e dopo la parola: «nella» sono aggiunte le seguenti: «segreteria o nella»;
e) dopo il quarto periodo e' inserito il seguente: «Alla dichiarazione o alla elezione di domicilio si applicano le disposizioni di cui all'articolo 153-bis, commi 2 e 3»;
2) al comma 2, dopo la parola: «eseguita» sono aggiunte le seguenti: «, nei casi di cui all'articolo 148, comma 4,»;
3) al comma 4, al secondo periodo, le parole: «devono dichiarare o eleggere il proprio domicilio nel luogo in cui si procede con atto ricevuto nella cancelleria del giudice competente» sono sostituite dalle seguenti: «quando non dispongono di un domicilio digitale, devono dichiarare o eleggere il proprio domicilio nel luogo in cui si procede o dichiarare un indirizzo di posta certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato, con atto depositato nella cancelleria del giudice competente»;
g) all'articolo 155, il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Quando per il numero dei destinatari o per l'impossibilita' di identificarne alcuni, la notificazione nelle forme ordinarie alle persone offese risulti difficile, l'autorita' giudiziaria puo' disporre, con decreto, che la notificazione sia eseguita mediante pubblicazione dell'atto nel sito internet del Ministero della giustizia per un periodo di tempo determinato. Nel decreto da notificare unitamente all'atto sono designati, quando occorre, i destinatari nei cui confronti la notificazione deve essere eseguita nelle forme ordinarie e sono indicati i modi che appaiono opportuni per portare l'atto a conoscenza degli altri interessati.»;
h) all'articolo 156:
1) al comma 1, dopo la parola: «detenuto» sono aggiunte le seguenti: «, anche successive alla prima,» e dopo la parola: «sono» e' inserita la seguente: «sempre»;
2) al comma 3, dopo la parola: «penitenziari» sono inserite le seguenti: «, anche successive alla prima,» e dopo la parola: «157» sono inserite le seguenti: «, con esclusione delle modalita' di cui all'articolo 148, comma 1»;
i) all'articolo 157:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, la prima notificazione all'imputato non detenuto, che non abbia gia' ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo 161, comma 01, e' eseguita mediante consegna di copia dell'atto in forma di documento analogico alla persona. Se non e' possibile consegnare personalmente la copia, la notificazione e' eseguita nella casa di abitazione o nel luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attivita' lavorativa. Nella casa di abitazione la consegna e' eseguita a una persona che conviva anche temporaneamente ovvero addetta alla casa ovvero al servizio del destinatario o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le veci. In caso di notifica nel luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attivita' lavorativa, se non e' possibile consegnare personalmente la copia, la consegna e' eseguita al datore di lavoro, a persona addetta al servizio del destinatario, ad una persona addetta alla ricezione degli atti o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le veci.»;
2) il comma 6 e' sostituito dal seguente: «La consegna a persona diversa dal destinatario e' effettuata in plico chiuso e la relazione di notificazione e' effettuata nei modi previsti dall'articolo 148, comma 8»;
3) al comma 8, al terzo periodo, le parole «da' inoltre comunicazione all'imputato dell'avvenuto deposito a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento» sono sostituite dalle seguenti: «, inoltre, invia copia dell'atto, provvedendo alla relativa annotazione sull'originale e sulla copia, tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento nel luogo di residenza anagrafica o di dimora dell'imputato»;
4) dopo il comma 8-bis sono aggiunti i seguenti: «8-ter. Con la notifica del primo atto, anche quando effettuata con le modalita' di cui all'articolo 148, comma 1, l'autorita' giudiziaria avverte l'imputato, che non abbia gia' ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo 161, comma 01, che le successive notificazioni, diverse dalla notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, della citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale di condanna, saranno effettuate mediante consegna al difensore di fiducia o a quello nominato d'ufficio. Avverte, inoltre, il destinatario dell'atto dell'onere di indicare al difensore ogni recapito telefonico o indirizzo di posta elettronica nella sua disponibilita', ove il difensore possa effettuare le comunicazioni, nonche' di informarlo di ogni loro successivo mutamento.
8-quater. L'omessa o ritardata comunicazione da parte del difensore dell'atto notificato all'assistito, ove imputabile al fatto di quest'ultimo, non costituisce inadempimento degli obblighi derivanti dal mandato professionale.»;
l) dopo l'articolo 157, sono inseriti i seguenti:
«Art. 157-bis (Notifiche all'imputato non detenuto successive alla prima). - 1. In ogni stato e grado del procedimento, le notificazioni all'imputato non detenuto successive alla prima, diverse dalla notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, della citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale di condanna, sono eseguite mediante consegna al difensore di fiducia o di ufficio.
2. Se l'imputato e' assistito da un difensore di ufficio, nel caso in cui la prima notificazione sia avvenuta mediante consegna di copia dell'atto a persona diversa dallo stesso imputato o da persona che con lui conviva, anche temporaneamente, o dal portiere o da chi ne fa le veci e l'imputato non abbia gia' ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo 161, comma 01, le notificazioni successive non possono essere effettuate al difensore. In questo caso anche le notificazioni successive alla prima sono effettuate con le modalita' di cui all'articolo 157 sino a quando non si realizzano le condizioni previste nel periodo che precede.»;
«Art. 157-ter (Notifiche degli atti introduttivi del giudizio all'imputato non detenuto). - 1. La notificazione all'imputato non detenuto dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, della citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale di condanna sono effettuate al domicilio dichiarato o eletto ai sensi dell'articolo 161, comma 1. In mancanza di un domicilio dichiarato o eletto, la notificazione e' eseguita nei luoghi e con le modalita' di cui all'articolo 157, con esclusione delle modalita' di cui all'articolo 148, comma 1.
2. Quando sia necessario per evitare la scadenza del termine di prescrizione del reato o il decorso del termine di improcedibilita' di cui all'articolo 344-bis oppure sia in corso di applicazione una misura cautelare ovvero in ogni altro caso in cui sia ritenuto indispensabile e improcrastinabile sulla base di specifiche esigenze, l'autorita' giudiziaria puo' disporre che la notificazione all'imputato dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, della citazione a giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale di condanna, sia eseguita dalla polizia giudiziaria.
3. In caso di impugnazione proposta dall'imputato o nel suo interesse, la notificazione dell'atto di citazione a giudizio nei suoi confronti e' eseguita esclusivamente presso il domicilio dichiarato o eletto ai sensi dell'articolo 581, commi 1-ter e 1-quater.»;
m) all'articolo 159, al comma 1:
1) al primo periodo, la parola «Se» e' sostituita dalle seguenti: «Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, se» e le parole «le notificazioni» sono sostituite dalle seguenti: «la notificazione»;
2) al secondo periodo, le parole: «la notificazione sia eseguita» sono sostituite dalle seguenti: «le notificazioni siano eseguite»;
n) all'articolo 160, al comma 1, le parole: «pronuncia del provvedimento che definisce l'udienza preliminare ovvero, quando questa» sono sostituite dalle seguenti: «notificazione dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ovvero, quando questo»;
o) all'articolo 161:
1) prima del comma 1, e' inserito il seguente: «01. La polizia giudiziaria, nel primo atto compiuto con l'intervento della persona sottoposta alle indagini, se e' nelle condizioni di indicare le norme di legge che si assumono violate, la data e il luogo del fatto e l'autorita' giudiziaria procedente, ne da' comunicazione alla persona sottoposta alle indagini e la avverte che le successive notificazioni, diverse da quelle riguardanti l'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, la citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601 e il decreto penale di condanna, saranno effettuate mediante consegna al difensore di fiducia o a quello nominato d'ufficio. Contestualmente la persona sottoposta alle indagini e' altresi' avvertita che ha l'onere di indicare al difensore ogni recapito, anche telefonico, o indirizzo di posta elettronica nella sua disponibilita', ove il difensore possa effettuare le comunicazioni, nonche' di informarlo di ogni successivo mutamento.»;
2) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Il giudice, il pubblico ministero o la polizia giudiziaria, nel primo atto compiuto con l'intervento della persona sottoposta alle indagini o dell'imputato non detenuti o internati, li invitano a dichiarare uno dei luoghi indicati nell'articolo 157, comma 1, o un indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato, ovvero a eleggere domicilio per le notificazioni dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, degli atti di citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale di condanna. Contestualmente la persona sottoposta alle indagini o l'imputato sono avvertiti che hanno l'obbligo di comunicare ogni mutamento del domicilio dichiarato o eletto e che in mancanza di tale comunicazione o nel caso di rifiuto di dichiarare o eleggere domicilio, nonche' nel caso in cui il domicilio sia o divenga inidoneo, le notificazioni degli atti indicati verranno eseguite mediante consegna al difensore, gia' nominato o che e' contestualmente nominato, anche d'ufficio.»;
3) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Della dichiarazione o della elezione di domicilio, ovvero del rifiuto di compierla, nonche' degli avvertimenti indicati nei commi 1 e 2, e' fatta menzione nel verbale.»;
4) al comma 3, al primo periodo, le parole: «dell'istituto.» sono sostituite dalle seguenti: «dell'istituto, che procede a norma del comma 1.» e il secondo periodo e' sostituito dal seguente: «La dichiarazione o elezione sono iscritte nell'apposito registro e il verbale e' trasmesso immediatamente all'autorita' che ha disposto la scarcerazione o la dimissione.»;
5) al comma 4, il primo periodo e' soppresso ed il secondo periodo e' sostituito dal seguente: «Nei casi previsti dai commi 1 e 3, se la dichiarazione o l'elezione di domicilio mancano o sono insufficienti o inidonee, le notificazioni sono eseguite mediante consegna al difensore.»;
6) dopo il comma 4, e' aggiunto il seguente: «4-bis. Nei casi di cui ai commi 1 e 3 l'elezione di domicilio presso il difensore e' immediatamente comunicata allo stesso.»;
p) all'articolo 162:
1) al comma 1, dopo le parole: «che procede,» sono inserite le seguenti: «con le modalita' previste dall'articolo 111-bis o»;
2) al comma 4-bis, dopo il primo periodo e' aggiunto il seguente: «Se non presta l'assenso, il difensore attesta l'avvenuta comunicazione da parte sua all'imputato della mancata accettazione della domiciliazione o le cause che hanno impedito tale comunicazione.»;
q) all'articolo 163, le parole: «dell'articolo» sono sostituite dalle seguenti: «degli articoli 148 e»;
r) all'articolo 164, la rubrica e' sostituita dalla seguente: «Efficacia della dichiarazione e dell'elezione di domicilio» e le parole: «per ogni stato e grado del procedimento, salvo quanto e' previsto dagli articoli 156 e 613 comma 2» sono sostituite dalle seguenti: «per le notificazioni dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, degli atti di citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale, salvo quanto previsto dall'articolo 156, comma 1»;
s) all'articolo 165, dopo il comma 1 e' inserito il seguente: «1-bis. Per le notificazioni dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare e degli atti di citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601 la disposizione del comma 1 si applica solo nel caso in cui non si e' perfezionata la notificazione al domicilio dichiarato o eletto ai sensi dell'articolo 161, comma 1, oppure, quando manca la dichiarazione o l'elezione di domicilio, solo nel caso in cui non e' possibile eseguire la notificazione con le modalita' indicate dai commi da 1 a 3 dell'articolo 157, se l'imputato e' evaso o si e' sottratto all'esecuzione della misura cautelare della custodia cautelare in carcere o degli arresti domiciliari, ovvero con le modalita' indicate dai commi da 1 a 6 dell'articolo 157, se l'imputato si e' sottratto all'esecuzione della misura cautelare dell'obbligo di dimora o del divieto di espatrio.»;
t) all'articolo 167 il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Le notificazioni a soggetti diversi da quelli indicati negli articoli precedenti si eseguono a norma dell'articolo 148, comma 1. Nel caso previsto dal comma 4 dell'articolo 148, si eseguono a norma dell'articolo 157, commi 1, 2, 3, 4 e 8, salvi i casi di urgenza previsti dall'articolo 149.»;
u) all'articolo 168, al comma 1, la parola: «Salvo» e' sostituita dalle seguenti: «Per le notificazioni effettuate con modalita' telematiche la ricevuta di avvenuta consegna, generata dal sistema, assume valore di relazione di notificazione. Quando la notificazione non e' eseguita con modalita' telematiche, salvo»;
v) all'articolo 169, il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Quando l'autorita' giudiziaria non puo' procedere alla notificazione con modalita' telematiche e risulta dagli atti notizia precisa del luogo di residenza o di dimora all'estero della persona nei cui confronti si deve procedere ovvero del luogo in cui all'estero la stessa esercita abitualmente l'attivita' lavorativa, il giudice o il pubblico ministero le invia raccomandata con avviso di ricevimento, contenente l'indicazione della autorita' che procede, del titolo del reato e della data e del luogo in cui e' stato commesso, nonche' l'invito a dichiarare o eleggere domicilio nel territorio dello Stato ovvero a dichiarare un indirizzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato. Se nel termine di trenta giorni dalla ricezione della raccomandata o della comunicazione telematica non viene effettuata la dichiarazione o l'elezione di domicilio ovvero se la stessa e' insufficiente o risulta inidonea, le notificazioni sono eseguite mediante consegna al difensore.»;
z) all'articolo 170, al comma 1 la parola: «Le» e' sostituita dalle seguenti: «Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, e ai fini di cui all'articolo 157-ter, le»;
aa) all'articolo 171, al comma 1:
1) alla lettera b), dopo la parola: «privata» sono inserite le seguenti: «mittente o»;
2) dopo la lettera b), e' inserita la seguente: «b-bis) se, in caso di notificazione eseguita con modalita' telematiche, non sono rispettati i requisiti di cui al comma 1 dell'articolo 148;»;
3) alla lettera c), dopo la parola: «notificata» sono inserite le seguenti: «con modalita' non telematiche»;
4) alla lettera e), le parole: «dall'articolo 161 commi 1, 2, 3» sono sostituite dalle seguenti: «dagli articoli 157, comma 8-ter, e 161, commi 01, 1 e 3»;
5) alla lettera f), le parole: «data la comunicazione» sono sostituite dalle seguenti: «inviata copia dell'atto con le modalita'» e la parola: «prescritta» e' sostituita dalla parola: «prescritte»;
6) la lettera h) e' soppressa.

Note all'art. 10:
- Si riporta il testo degli articoli 152, 153, 154,
155, 156, 157, 159, 160, 161, 162, 163, 164, 165, 167, 168,
169, 170 e 171 del codice di procedura penale, come
modificati dal presente decreto:
"Art. 152 (Notificazioni richieste dalle parti
private). - 1. Salvo che la legge disponga altrimenti, le
notificazioni richieste dalle parti private possono essere
sostituite dalla notificazione con modalita' telematiche
eseguita dal difensore a mezzo di posta elettronica
certificata o altro servizio elettronico di recapito
certificato qualificato ovvero dall'invio di copia
dell'atto in forma di documento analogico effettuata dal
difensore mediante lettera raccomandata con avviso di
ricevimento."
"Art. 153 (Notificazioni e comunicazioni al pubblico
ministero). - 1. Le notificazioni al pubblico ministero
sono eseguite, con le modalita' previste dall'articolo 148,
comma 1, e, nei casi indicati dall'articolo 148, comma 4,
direttamente dalle parti o dai difensori, mediante consegna
di copia dell'atto in forma di documento analogico nella
segreteria. In tale ultimo caso, il pubblico ufficiale
addetto annota sull'originale e sulla copia dell'atto le
generalita' di chi ha eseguito la consegna e la data in cui
questa e' avvenuta.
2. Le comunicazioni di atti e provvedimenti del
giudice al pubblico ministero sono eseguite a cura della
cancelleria nei modi indicati al comma 1, salvo che il
pubblico ministero prenda visione dell'atto
sottoscrivendolo. In tal caso, il pubblico ufficiale
addetto annota sull'originale dell'atto la eseguita
consegna e la data in cui questa e' avvenuta."
"Art. 154 (Notificazioni alla persona offesa, alla
parte civile, al responsabile civile e al civilmente
obbligato per la pena pecuniaria). - 1. Le notificazioni
alla persona offesa che non ha proposto querela e non ha
nominato un difensore sono eseguite secondo le disposizioni
dell'articolo 153-bis, comma 4, e, quando anche la
dichiarazione o l'elezione di domicilio mancano o sono
insufficienti o inidonee, secondo le disposizioni
dell'articolo 157, commi 1, 2, 3, 4 e 8. Se sono ignoti i
luoghi ivi indicati, la notificazione e' eseguita mediante
deposito dell'atto nella segreteria o nella cancelleria.
Qualora risulti dagli atti notizia precisa del luogo di
residenza, di dimora o di lavoro abituale all'estero, la
persona offesa e' invitata mediante raccomandata con avviso
di ricevimento a dichiarare o eleggere domicilio nel
territorio dello Stato, oppure a dichiarare un indirizzo di
posta elettronica certificata o altro servizio elettronico
di recapito certificato qualificato. Se nel termine di
venti giorni dalla ricezione della raccomandata non viene
effettuata alcuna dichiarazione o elezione di domicilio
ovvero se la stessa e' insufficiente o risulta inidonea, la
notificazione e' eseguita mediante deposito dell'atto nella
segreteria o nella cancelleria. Alla dichiarazione o alla
elezione di domicilio si applicano le disposizioni di cui
all'articolo 153-bis, commi 2 e 3.
2. La notificazione della prima citazione al
responsabile civile e alla persona civilmente obbligata per
la pena pecuniaria e' eseguita, nei casi di cui
all'articolo 148, comma 4, con le forme stabilite per la
prima notificazione all'imputato non detenuto.
3. Se si tratta di pubbliche amministrazioni, di
persone giuridiche o di enti privi di personalita'
giuridica, le notificazioni sono eseguite nelle forme
stabilite per il processo civile.
4. Le notificazioni alla parte civile, al
responsabile civile e alla persona civilmente obbligata per
la pena pecuniaria costituiti in giudizio sono eseguite
presso i difensori. Il responsabile civile e la persona
civilmente obbligata per la pena pecuniaria, se non sono
costituiti, quando non dispongono di un domicilio digitale,
devono dichiarare o eleggere il proprio domicilio nel luogo
in cui si procede o dichiarare un indirizzo di posta
certificata o altro servizio elettronico di recapito
certificato qualificato, con atto depositato nella
cancelleria del giudice competente. In mancanza di tale
dichiarazione o elezione o se la stessa e' insufficiente o
inidonea, le notificazioni sono eseguite mediante deposito
nella cancelleria."
"Art. 155 (Notificazioni per pubblici annunzi alle
persone offese). - 1.Quando per il numero dei destinatari o
per l'impossibilita' di identificarne alcuni, la
notificazione nelle forme ordinarie alle persone offese
risulti difficile, l'autorita' giudiziaria puo' disporre,
con decreto, che la notificazione sia eseguita mediante
pubblicazione dell'atto nel sito internet del Ministero
della giustizia per un periodo di tempo determinato. Nel
decreto da notificare unitamente all'atto sono designati,
quando occorre, i destinatari nei cui confronti la
notificazione deve essere eseguita nelle forme ordinarie e
sono indicati i modi che appaiono opportuni per portare
l'atto a conoscenza degli altri interessati.
2. In ogni caso, copia dell'atto e' depositata nella
casa comunale del luogo in cui si trova l'autorita'
procedente e un estratto e' inserito nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica.
3. La notificazione si ha per avvenuta quando
l'ufficiale giudiziario deposita una copia dell'atto, con
la relazione e i documenti giustificativi dell'attivita'
svolta, nella cancelleria o segreteria dell'autorita'
procedente."
"Art. 156 (Notificazioni all'imputato detenuto). - 1.
Le notificazioni all'imputato detenuto, anche successive
alla prima, sono sempre eseguite nel luogo di detenzione
mediante consegna di copia alla persona.
2. In caso di rifiuto della ricezione, se ne fa
menzione nella relazione di notificazione e la copia
rifiutata e' consegnata al direttore dell'istituto o a chi
ne fa le veci. Nello stesso modo si provvede quando non e'
possibile consegnare la copia direttamente all'imputato,
perche' legittimamente assente. In tal caso, della avvenuta
notificazione il direttore dell'istituto informa
immediatamente l'interessato con il mezzo piu' celere.
3. Le notificazioni all'imputato detenuto in luogo
diverso dagli istituti penitenziari, anche successive alla
prima, sono eseguite a norma dell'articolo 157, con
esclusione delle modalita' di cui all'articolo 148, comma
1.
4. Le disposizioni che precedono si applicano anche
quando dagli atti risulta che l'imputato e' detenuto per
causa diversa dal procedimento per il quale deve eseguirsi
la notificazione o e' internato in un istituto
penitenziario.
5. In nessun caso le notificazioni all'imputato
detenuto o internato possono essere eseguite con le forme
dell'articolo 159."
"Art. 157 (Prima notificazione all'imputato non
detenuto). - 1.Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4,
la prima notificazione all'imputato non detenuto, che non
abbia gia' ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo
161, comma 01, e' eseguita mediante consegna di copia
dell'atto in forma di documento analogico alla persona. Se
non e' possibile consegnare personalmente la copia, la
notificazione e' eseguita nella casa di abitazione o nel
luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attivita'
lavorativa. Nella casa di abitazione la consegna e'
eseguita a una persona che conviva anche temporaneamente
ovvero addetta alla casa ovvero al servizio del
destinatario o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le
veci. In caso di notifica nel luogo in cui l'imputato
esercita abitualmente l'attivita' lavorativa, se non e'
possibile consegnare personalmente la copia, la consegna e'
eseguita al datore di lavoro, a persona addetta al servizio
del destinatario, ad una persona addetta alla ricezione
degli atti o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le
veci.
2. Qualora i luoghi indicati nel comma 1 non siano
conosciuti, la notificazione e' eseguita nel luogo dove
l'imputato ha temporanea dimora o recapito, mediante
consegna a una delle predette persone.
3. Il portiere o chi ne fa le veci sottoscrive
l'originale dell'atto notificato e l'ufficiale giudiziario
da' notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione
dell'atto a mezzo di lettera raccomandata con avviso di
ricevimento. Gli effetti della notificazione decorrono dal
ricevimento della raccomandata.
4. La copia non puo' essere consegnata a persona
minore degli anni quattordici o in stato di manifesta
incapacita' di intendere o di volere.
5. L'autorita' giudiziaria dispone la rinnovazione
della notificazione quando la copia e' stata consegnata
alla persona offesa dal reato e risulta o appare probabile
che l'imputato non abbia avuto effettiva conoscenza
dell'atto notificato.
6. La consegna a persona diversa dal destinatario e'
effettuata in plico chiuso e la relazione di notificazione
e' effettuata nei modi previsti dall'articolo 148, comma 8.
7. Se le persone indicate nel comma 1 mancano o non
sono idonee o si rifiutano di ricevere la copia, si procede
nuovamente alla ricerca dell'imputato, tornando nei luoghi
indicati nei commi 1 e 2.
8. Se neppure in tal modo e' possibile eseguire la
notificazione, l'atto e' depositato nella casa del comune
dove l'imputato ha l'abitazione, o, in mancanza di questa,
del comune dove egli esercita abitualmente la sua attivita'
lavorativa. Avviso del deposito stesso e' affisso alla
porta della casa di abitazione dell'imputato ovvero alla
porta del luogo dove egli abitualmente esercita la sua
attivita' lavorativa. L'ufficiale giudiziario, inoltre,
invia copia dell'atto, provvedendo alla relativa
annotazione sull'originale e sulla copia, tramite lettera
raccomandata con avviso di ricevimento nel luogo di
residenza anagrafica o di dimora dell'imputato. Gli effetti
della notificazione decorrono dal ricevimento della
raccomandata.
8-bis. ABROGATO
8-ter. Con la notifica del primo atto, anche quando
effettuata con le modalita' di cui all'articolo 148, comma
1, l'autorita' giudiziaria avverte l'imputato, che non
abbia gia' ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo
161, comma 01, che le successive notificazioni, diverse
dalla notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza
preliminare, della citazione in giudizio ai sensi degli
articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto
penale di condanna, saranno effettuate mediante consegna al
difensore di fiducia o a quello nominato d'ufficio.
Avverte, inoltre, il destinatario dell'atto dell'onere di
indicare al difensore ogni recapito telefonico o indirizzo
di posta elettronica nella sua disponibilita', ove il
difensore possa effettuare le comunicazioni, nonche' di
informarlo di ogni loro successivo mutamento.
8-quater. L'omessa o ritardata comunicazione da parte
del difensore dell'atto notificato all'assistito, ove
imputabile al fatto di quest'ultimo, non costituisce
inadempimento degli obblighi derivanti dal mandato
professionale."
"Art. 159 (Notificazioni all'imputato in caso di
irreperibilita'). - 1. Nei casi di cui all'articolo 148,
comma 4, se non e' possibile eseguire la notificazione nei
modi previsti dall'articolo 157 l'autorita' giudiziaria
dispone nuove ricerche dell'imputato, particolarmente nel
luogo di nascita, dell'ultima residenza anagrafica,
dell'ultima dimora, in quello dove egli abitualmente
esercita la sua attivita' lavorativa e presso
l'amministrazione carceraria centrale. Qualora le ricerche
non diano esito positivo, l'autorita' giudiziaria emette
decreto di irreperibilita' con il quale, dopo avere
designato un difensore all'imputato che ne sia privo,
ordina che le notificazioni siano eseguite mediante
consegna di copia al difensore.
2. Le notificazioni in tal modo eseguite sono valide
a ogni effetto. L'irreperibile e' rappresentato dal
difensore."
"Art. 160 (Efficacia del decreto di irreperibilita').
- 1. Il decreto di irreperibilita' emesso dal giudice o dal
pubblico ministero nel corso delle indagini preliminari
cessa di avere efficacia con la notificazione dell'avviso
di conclusione delle indagini preliminari ovvero, quando
questo manchi, con la chiusura delle indagini preliminari.
2. Il decreto di irreperibilita' emesso dal giudice
per la notificazione degli atti introduttivi dell'udienza
preliminare nonche' il decreto di irreperibilita' emesso
dal giudice o dal pubblico ministero per la notificazione
del provvedimento che dispone il giudizio cessano di avere
efficacia con la pronuncia della sentenza di primo grado.
3. Il decreto di irreperibilita' emesso dal giudice
di secondo grado e da quello di rinvio cessa di avere
efficacia con la pronuncia della sentenza.
4. Ogni decreto di irreperibilita' deve essere
preceduto da nuove ricerche nei luoghi indicati
nell'articolo 159."
"Art. 161 (Domicilio dichiarato, eletto o determinato
per le notificazioni). - 01. La polizia giudiziaria, nel
primo atto compiuto con l'intervento della persona
sottoposta alle indagini, se e' nelle condizioni di
indicare le norme di legge che si assumono violate, la data
e il luogo del fatto e l'autorita' giudiziaria procedente,
ne da' comunicazione alla persona sottoposta alle indagini
e la avverte che le successive notificazioni, diverse da
quelle riguardanti l'avviso di fissazione dell'udienza
preliminare, la citazione in giudizio ai sensi degli
articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601 e il decreto penale
di condanna, saranno effettuate mediante consegna al
difensore di fiducia o a quello nominato d'ufficio.
Contestualmente la persona sottoposta alle indagini e'
altresi' avvertita che ha l'onere di indicare al difensore
ogni recapito, anche telefonico, o indirizzo di posta
elettronica nella sua disponibilita', ove il difensore
possa effettuare le comunicazioni, nonche' di informarlo di
ogni successivo mutamento). - 1. Il giudice, il pubblico
ministero o la polizia giudiziaria, nel primo atto compiuto
con l'intervento della persona sottoposta alle indagini o
dell'imputato non detenuti o internati, li invitano a
dichiarare uno dei luoghi indicati nell'articolo 157, comma
1, o un indirizzo di posta elettronica certificata o altro
servizio elettronico di recapito certificato qualificato,
ovvero a eleggere domicilio per le notificazioni
dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, degli
atti di citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450,
comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del decreto penale di
condanna. Contestualmente la persona sottoposta alle
indagini o l'imputato sono avvertiti che hanno l'obbligo di
comunicare ogni mutamento del domicilio dichiarato o eletto
e che in mancanza di tale comunicazione o nel caso di
rifiuto di dichiarare o eleggere domicilio, nonche' nel
caso in cui il domicilio sia o divenga inidoneo, le
notificazioni degli atti indicati verranno eseguite
mediante consegna al difensore, gia' nominato o che e'
contestualmente nominato, anche d'ufficio.
1-bis. Della dichiarazione o della elezione di
domicilio, ovvero del rifiuto di compierla, nonche' degli
avvertimenti indicati nei commi 1 e 2, e' fatta menzione
nel verbale.
2. ABROGATO
3. L'imputato detenuto che deve essere scarcerato per
causa diversa dal proscioglimento definitivo e l'imputato
che deve essere dimesso da un istituto per l'esecuzione di
misure di sicurezza, all'atto della scarcerazione o della
dimissione ha l'obbligo di fare la dichiarazione o
l'elezione di domicilio con atto ricevuto a verbale dal
direttore dell'istituto, che procede a norma del comma 1.
La dichiarazione o elezione sono iscritte nell'apposito
registro e il verbale e' trasmesso immediatamente
all'autorita' che ha disposto la scarcerazione o la
dimissione.
4. Nei casi previsti dai commi 1 e 3, se la
dichiarazione o l'elezione di domicilio mancano o sono
insufficienti o inidonee, le notificazioni sono eseguite
mediante consegna al difensore.
4-bis. Nei casi di cui ai commi 1 e 3 l'elezione di
domicilio presso il difensore e' immediatamente comunicata
allo stesso."
"Art. 162 (Comunicazione del domicilio dichiarato o
del domicilio eletto). - 1. Il domicilio dichiarato, il
domicilio eletto e ogni loro mutamento sono comunicati
dall'imputato all'autorita' che procede, con le modalita'
previste dall'articolo 111-bis o con dichiarazione raccolta
a verbale ovvero mediante telegramma o lettera raccomandata
con sottoscrizione autenticata da un notaio o da persona
autorizzata o dal difensore.
2. La dichiarazione puo' essere fatta anche nella
cancelleria del tribunale del luogo nel quale l'imputato si
trova.
3. Nel caso previsto dal comma 2 il verbale e'
trasmesso immediatamente all'autorita' giudiziaria che
procede. Analogamente si provvede in tutti i casi in cui la
comunicazione e' ricevuta da una autorita' giudiziaria che,
nel frattempo, abbia trasmesso gli atti ad altra autorita'.
4. Finche' l'autorita' giudiziaria che procede non ha
ricevuto il verbale o la comunicazione, sono valide le
notificazioni disposte nel domicilio precedentemente
dichiarato o eletto.
4-bis. L'elezione di domicilio presso il difensore
d'ufficio non ha effetto se l'autorita' che procede non
riceve, unitamente alla dichiarazione di elezione,
l'assenso del difensore domiciliatario. Se non presta
l'assenso, il difensore attesta l'avvenuta comunicazione da
parte sua all'imputato della mancata accettazione della
domiciliazione o le cause che hanno impedito tale
comunicazione."
"Art. 163 (Formalita' per le notificazioni nel
domicilio dichiarato o eletto). - 1. Per le notificazioni
eseguite nel domicilio dichiarato o eletto a norma degli
articoli 161 e 162 si osservano, in quanto applicabili, le
disposizioni degli articoli 148 e 157."
"Art. 164 (Efficacia della dichiarazione e
dell'elezione di domicilio).- 1. La determinazione del
domicilio dichiarato o eletto e' valida per le
notificazioni dell'avviso di fissazione dell'udienza
preliminare, degli atti di citazione in giudizio ai sensi
degli articoli 450 comma 2, 456, 552 e 601, nonche' del
decreto penale, salvo quanto previsto dall'articoli 156,
comma 1."
"Art. 165 (Notificazioni all'imputato latitante o
evaso). - 1. Le notificazioni all'imputato latitante o
evaso sono eseguite mediante consegna di copia al
difensore.
1-bis. Per le notificazioni dell'avviso di fissazione
dell'udienza preliminare e degli atti di citazione in
giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e
601 la disposizione del comma 1 si applica solo nel caso in
cui non si e' perfezionata la notificazione al domicilio
dichiarato o eletto ai sensi dell'articolo 161, comma 1,
oppure, quando manca la dichiarazione o l'elezione di
domicilio, solo nel caso in cui non e' possibile eseguire
la notificazione con le modalita' indicate dai commi da 1 a
3 dell'articolo 157, se l'imputato e' evaso o si e'
sottratto all'esecuzione della misura cautelare della
custodia cautelare in carcere o degli arresti domiciliari,
ovvero con le modalita' indicate dai commi da 1 a 6
dell'articolo 157, se l'imputato si e' sottratto
all'esecuzione della misura cautelare dell'obbligo di
dimora o del divieto di espatrio.
2. Se l'imputato e' privo di difensore, l'autorita'
giudiziaria designa un difensore di ufficio.
3. L'imputato latitante o evaso e' rappresentato a
ogni effetto dal difensore."
"Art. 167 (Notificazioni ad altri soggetti). - 1.Le
notificazioni a soggetti diversi da quelli indicati negli
articoli precedenti si eseguono a norma dell'articolo 148,
comma 1. Nel caso previsto dal comma 4 dell'articolo 148,
si eseguono a norma dell'articolo 157, commi 1, 2, 3, 4 e
8, salvi i casi di urgenza previsti dall'articolo 149."
"Art. 168 (Relazione di notificazione). - 1. Per le
notificazioni effettuate per via telematica la ricevuta di
avvenuta consegna, generata dal sistema, assume valore di
relazione di notificazione. Quando la notificazione non e'
eseguita per via telematica, salvo quanto previsto
dall'articolo 157 comma 6, l'ufficiale giudiziario che
procede alla notificazione scrive, in calce all'originale e
alla copia notificata, la relazione in cui indica
l'autorita' o la parte privata richiedente, le ricerche
effettuate, le generalita' della persona alla quale e'
stata consegnata la copia, i suoi rapporti con il
destinatario, le funzioni o le mansioni da essa svolte, il
luogo e la data della consegna della copia, apponendo la
propria sottoscrizione.
2. Quando vi e' contraddizione tra la relazione
scritta sulla copia consegnata e quella contenuta
nell'originale, valgono per ciascun interessato le
attestazioni contenute nella copia notificata.
3. La notificazione produce effetto per ciascun
interessato dal giorno della sua esecuzione."
"Art. 169 (Notificazioni all'imputato all'estero). -
1.Quando l'autorita' giudiziaria non puo' procedere alla
notificazione con modalita' telematiche e risulta dagli
atti notizia precisa del luogo di residenza o di dimora
all'estero della persona nei cui confronti si deve
procedere ovvero del luogo in cui all'estero la stessa
esercita abitualmente l'attivita' lavorativa, il giudice o
il pubblico ministero le invia raccomandata con avviso di
ricevimento, contenente l'indicazione della autorita' che
procede, del titolo del reato e della data e del luogo in
cui e' stato commesso, nonche' l'invito a dichiarare o
eleggere domicilio nel territorio dello Stato ovvero a
dichiarare un indirizzo di posta elettronica certificata o
altro servizio elettronico di recapito certificato
qualificato. Se nel termine di trenta giorni dalla
ricezione della raccomandata o della comunicazione
telematica non viene effettuata la dichiarazione o
l'elezione di domicilio ovvero se la stessa e'
insufficiente o risulta inidonea, le notificazioni sono
eseguite mediante consegna al difensore.
2. Nello stesso modo si provvede se la persona
risulta essersi trasferita all'estero successivamente al
decreto di irreperibilita' emesso a norma dell'art. 159.
3. L'invito previsto dal comma 1 e' redatto nella
lingua dell'imputato straniero quando dagli atti non
risulta che egli conosca la lingua italiana.
4. Quando dagli atti risulta che la persona nei cui
confronti si deve procedere risiede o dimora all'estero, ma
non si hanno notizie sufficienti per provvedere a norma del
comma 1, il giudice o il pubblico ministero, prima di
pronunciare decreto di irreperibilita', dispone le ricerche
anche fuori del territorio dello Stato nei limiti
consentiti dalle convenzioni internazionali.
5. Le disposizioni precedenti si applicano anche nel
caso in cui dagli atti risulti che la persona e' detenuta
all'estero."
"Art. 170 (Notificazioni col mezzo della posta). - 1.
Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, e ai fini di cui
all'articolo 157-ter, le notificazioni possono essere
eseguite anche col mezzo degli uffici postali, nei modi
stabiliti dalle relative norme speciali.
2. E' valida la notificazione anche se eseguita col
mezzo di un ufficio postale diverso da quello a cui
inizialmente fu diretto il piego.
3. Qualora l'ufficio postale restituisca il piego per
irreperibilita' del destinatario, l'ufficiale giudiziario
provvede alle notificazioni nei modi ordinari."
"Art. 171 (Nullita' delle notificazioni). - 1. La
notificazione e' nulla:
a) se l'atto e' notificato in modo incompleto,
fuori dei casi nei quali la legge consente la notificazione
per estratto;
b) se vi e' incertezza assoluta sull'autorita' o
sulla parte privata mittente o richiedente ovvero sul
destinatario;
b-bis) se, in caso di notificazione eseguita con
modalita' telematiche, non sono rispettati i requisiti di
cui al comma 1 dell'articolo 148;
c) se nella relazione della copia notificata con
modalita' non telematiche manca la sottoscrizione di chi
l'ha eseguita;
d) se sono violate le disposizioni circa la persona
a cui deve essere consegnata la copia;
e) se non e' stato dato l'avvertimento nei casi
previsti dagli articoli 157, comma 8-ter, e 161, commi 01,
1, e 3 e la notificazione e' stata eseguita mediante
consegna al difensore;
f) se e' stata omessa l'affissione o non e' stata
inviata copia dell'atto con le modalita' prescritte
dall'articolo 157 comma 8;
g) se sull'originale dell'atto notificato manca la
sottoscrizione della persona indicata nell'articolo 157
comma 3;
h) soppressa.".
 
Art. 11

Modifiche al Titolo VI del Libro II del codice di procedura penale

1. Al Titolo VI del Libro II del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 172, dopo il comma 6, sono aggiunti i seguenti: «6-bis. Il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario con modalita' telematiche si considera rispettato se l'accettazione da parte del sistema informatico avviene entro le ore 24 dell'ultimo giorno utile.
6-ter. Salvo che non sia diversamente stabilito, i termini decorrenti dal deposito telematico, quando lo stesso e' effettuato fuori dell'orario di ufficio stabilito dal regolamento, si computano dalla data della prima apertura immediatamente successiva dell'ufficio.»;
b) all'articolo 175:
1) dopo il comma 2, e' inserito il seguente: «2.1. L'imputato giudicato in assenza e' restituito, a sua richiesta, nel termine per proporre impugnazione, salvo che vi abbia volontariamente rinunciato, se, nei casi previsti dall'articolo 420-bis, commi 2 e 3, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non aver potuto proporre impugnazione nei termini senza sua colpa.»;
2) al comma 2-bis, le parole: «al comma 2» sono sostituite dalle seguenti: «ai commi 2 e 2.1»;
3) dopo il comma 8, e' aggiunto il seguente: «8-bis. Se la restituzione nel termine e' concessa a norma del comma 2.1, non si tiene conto, ai fini della improcedibilita' di cui all'articolo 344-bis, del tempo intercorso tra il novantesimo giorno successivo alla scadenza del termine previsto dall'articolo 544, come eventualmente prorogato ai sensi dell'articolo 154 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del presente codice, e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione.»;
c) dopo l'articolo 175, e' inserito il seguente:
«Art. 175-bis (Malfunzionamento dei sistemi informatici). - 1. Il malfunzionamento dei sistemi informatici dei domini del Ministero della giustizia e' certificato dal direttore generale per i servizi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, attestato sul portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia e comunicato dal dirigente dell'ufficio giudiziario, con modalita' tali da assicurarne la tempestiva conoscibilita' ai soggetti interessati. Il ripristino del corretto funzionamento e' certificato, attestato e comunicato con le medesime modalita'.
2. Le certificazioni, attestazioni e comunicazioni di cui al comma 1 contengono l'indicazione della data e, ove risulti, dell'orario dell'inizio e della fine del malfunzionamento, registrati, in relazione a ciascun settore interessato, dal direttore generale per i servizi informativi del Ministero della giustizia.
3. Nei casi di cui ai commi 1 e 2, a decorrere dall'inizio e sino alla fine del malfunzionamento dei sistemi informatici, atti e documenti sono redatti in forma di documento analogico e depositati con modalita' non telematiche, fermo quanto disposto dagli articoli 110, comma 4, e 111-ter, comma 3.
4. La disposizione di cui al comma 3 si applica, altresi', nel caso di malfunzionamento del sistema non certificato ai sensi del comma 1, accertato ed attestato dal dirigente dell'ufficio giudiziario, e comunicato con modalita' tali da assicurare la tempestiva conoscibilita' ai soggetti interessati della data e, ove risulti, dell'orario dell'inizio e della fine del malfunzionamento.
5. Se, nel periodo di malfunzionamento certificato ai sensi dei commi 1 e 2 o accertato ai sensi del comma 4, scade un termine previsto a pena di decadenza, il pubblico ministero, le parti private e i difensori sono restituiti nel termine quando provino di essersi trovati, per caso fortuito o forza maggiore, nell'impossibilita' di redigere o depositare tempestivamente l'atto ai sensi del comma 3. Si applicano, in tal caso, le disposizioni dell'articolo 175.».

Note all'art. 11:
- Si riporta il testo degli articoli 172 e 175 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 172 (Regole generali). - 1. I termini processuali
sono stabiliti a ore, a giorni, a mesi o ad anni.
2. I termini si computano secondo il calendario comune.
3. Il termine stabilito a giorni, il quale scade in
giorno festivo, e' prorogato di diritto al giorno
successivo non festivo.
4. Salvo che la legge disponga altrimenti, nel termine
non si computa l'ora o il giorno in cui ne e' iniziata la
decorrenza; si computa l'ultima ora o l'ultimo giorno.
5. Quando e' stabilito soltanto il momento finale, le
unita' di tempo stabilite per il termine si computano
intere e libere.
6. Il termine per fare dichiarazioni, depositare
documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario
si considera scaduto nel momento in cui, secondo i
regolamenti, l'ufficio viene chiuso al pubblico.
6-bis. Il termine per fare dichiarazioni, depositare
documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario
con modalita' telematiche si considera rispettato se
l'accettazione da parte del sistema informatico avviene
entro le ore 24 dell'ultimo giorno utile
6-ter. Salvo che non sia diversamente stabilito, i
termini decorrenti dal deposito telematico, quando lo
stesso e' effettuato fuori dell'orario di ufficio stabilito
dal regolamento, si computano dalla data della prima
apertura immediatamente successiva dell'ufficio."

"Art.175 (Restituzione nel termine). - 1. Il pubblico
ministero, le parti private e i difensori sono restituiti
nel termine stabilito a pena di decadenza, se provano di
non averlo potuto osservare per caso fortuito o per forza
maggiore. La richiesta per la restituzione nel termine e'
presentata, a pena di decadenza, entro dieci giorni da
quello nel quale e' cessato il fatto costituente caso
fortuito o forza maggiore.
2. L'imputato condannato con decreto penale, che non ha
avuto tempestivamente effettiva conoscenza del
provvedimento, e' restituito, a sua richiesta, nel termine
per proporre opposizione, salvo che vi abbia
volontariamente rinunciato.
2.1. L'imputato giudicato in assenza e' restituito, a
sua richiesta, nel termine per proporre impugnazione, salvo
che vi abbia volontariamente rinunciato, se, nei casi
previsti dall'articolo 420-bis, commi 2 e 3, fornisce la
prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza
del processo e di non aver potuto proporre impugnazione nei
termini senza sua colpa.
2-bis. La richiesta indicata ai commi 2 e 2.1 e'
presentata, a pena di decadenza, nel termine di trenta
giorni da quello in cui l'imputato ha avuto effettiva
conoscenza del provvedimento. In caso di estradizione
dall'estero, il termine per la presentazione della
richiesta decorre dalla consegna del condannato.
3. La restituzione non puo' essere concessa piu' di una
volta per ciascuna parte in ciascun grado del procedimento.
4. Sulla richiesta decide con ordinanza il giudice che
procede al tempo della presentazione della stessa. Prima
dell'esercizio dell'azione penale provvede il giudice per
le indagini preliminari. Se sono stati pronunciati sentenza
o decreto di condanna, decide il giudice che sarebbe
competente sulla impugnazione o sulla opposizione.
5. L'ordinanza che concede la restituzione nel termine
per la proposizione della impugnazione o della opposizione
puo' essere impugnata solo con la sentenza che decide sulla
impugnazione o sulla opposizione.
6. Contro l'ordinanza che respinge la richiesta di
restituzione nel termine puo' essere proposto ricorso per
cassazione.
7. Quando accoglie la richiesta di restituzione nel
termine per proporre impugnazione, il giudice, se occorre,
ordina la scarcerazione dell'imputato detenuto e adotta
tutti i provvedimenti necessari per far cessare gli effetti
determinati dalla scadenza del termine.
8. Se la restituzione nel termine e' concessa a norma
del comma 2, non si tiene conto, ai fini della prescrizione
del reato, del tempo intercorso tra la notificazione della
sentenza contumacialeo del decreto di condanna e la
notificazione alla parte dell'avviso di deposito
dell'ordinanza che concede la restituzione.
8-bis Se la restituzione nel termine e' concessa a
norma del comma 2.1, non si tiene conto, ai fini della
improcedibilita' di cui all'articolo 344-bis, del tempo
intercorso tra il novantesimo giorno successivo alla
scadenza del termine previsto dall'articolo 544, come
eventualmente prorogato ai sensi dell'articolo 154 delle
norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del
presente codice, e la notificazione alla parte dell'avviso
di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione.".
 
Art. 12
Modifiche al Titolo III del Libro III del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro III del codice di procedura penale, dopo l'articolo 252, e' inserito il seguente:
«Art. 252-bis (Opposizione al decreto di perquisizione emesso dal pubblico ministero). - 1. Salvo che alla perquisizione sia seguito il sequestro, contro il decreto di perquisizione emesso dal pubblico ministero la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e la persona nei cui confronti la perquisizione e' stata disposta o eseguita possono proporre opposizione, sulla quale il giudice provvede a norma dell'articolo 127.
2. L'opposizione e' proposta, a pena di decadenza, entro dieci giorni dalla data di esecuzione del provvedimento o dalla diversa data in cui l'interessato ha avuto conoscenza dell'avvenuta perquisizione.
3. Il giudice accoglie l'opposizione quando accerta che la perquisizione e' stata disposta fuori dei casi previsti dalla legge.».
 
Art. 13

Modifiche al Titolo I del Libro IV del codice di procedura penale

1. Al Titolo I del Libro IV del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 293, comma 1, lettera i), dopo le parole «la revoca» il segno di interpunzione «.» e' sostituito dal seguente: «;» e dopo la lettera i) e' aggiunta la seguente: «i-bis) della facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
b) all'articolo 294:
1) al comma 4, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il giudice puo' autorizzare la persona sottoposta a misura cautelare e il difensore che ne facciano richiesta a partecipare a distanza all'interrogatorio.»;
2) al comma 5, dopo le parole: «procedere personalmente», sono inserite le seguenti: «e non sia possibile provvedere ai sensi del terzo periodo del comma 4,»;
3) dopo il comma 6, e' inserito il seguente: «6-bis. Alla documentazione dell'interrogatorio si procede anche con mezzi di riproduzione audiovisiva o, se cio' non e' possibile a causa della contingente indisponibilita' di mezzi di riproduzione audiovisiva o di personale tecnico, con mezzi di riproduzione fonografica. E' fatta salva l'applicazione dell'articolo 133-ter, comma 3, terzo periodo, nei casi in cui e' autorizzata la partecipazione a distanza all'interrogatorio.»;
c) all'articolo 295, al comma 2, le parole: «nei casi previsti» sono sostituite dalle seguenti: «nei casi e con le modalita' previste» e, dopo la parola: «latitanza», sono aggiunte le seguenti: «, altrimenti dispone la prosecuzione delle ricerche»;
d) all'articolo 296:
1) al comma 2, prima delle parole: «Con il provvedimento» sono inseriti i seguenti periodi: «La latitanza e' dichiarata con decreto motivato. Se la dichiarazione consegue alla mancata esecuzione di un'ordinanza applicativa di misure cautelari, nel decreto sono indicati gli elementi che provano l'effettiva conoscenza della misura e la volonta' di sottrarvisi.»;
2) dopo il comma 4 e' inserito il seguente: «4-bis. Quando il provvedimento che ha dato causa alla dichiarazione di latitanza e' eseguito, se il processo e' in corso, all'imputato e' comunicata la data dell'udienza successiva.»;
e) all'articolo 300:
1) nella rubrica, dopo la parola: «Estinzione» sono inserite le seguenti: «o sostituzione»;
2) dopo il comma 4, e' inserito il seguente: «4-bis. Quando, in qualsiasi grado del processo, e' pronunciata sentenza di condanna o sentenza di applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444, ancorche' sottoposta a impugnazione, alla pena pecuniaria sostitutiva o al lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, di cui alla legge 24 novembre 1981 n. 689, non puo' essere mantenuta la custodia cautelare. Negli stessi casi, quando e' pronunciata sentenza di condanna o sentenza di applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 alla pena della detenzione domiciliare sostitutiva, non puo' essere mantenuta la custodia cautelare in carcere. In ogni caso, il giudice puo' sostituire la misura in essere con un'altra meno grave di cui ricorrono i presupposti ai sensi dell'articolo 299.»;
f) all'articolo 304, al comma 1:
1) alla lettera c-bis), dopo le parole: «commi 2 e 3» il segno di interpunzione «.» e' sostituito dal seguente: «;»;
2) dopo la lettera c-bis) e' inserita la seguente: «c-ter) nei casi previsti dall'articolo 545- bis, durante il tempo intercorrente tra la lettura del dispositivo indicato al comma 1 dello stesso articolo e l'udienza fissata per la decisione sulla eventuale sostituzione della pena detentiva con una pena sostitutiva ai sensi dell'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689; in tal caso, la sospensione dei termini previsti dall'articolo 303 non puo' comunque avere durata superiore a sessanta giorni.»;
g) all'articolo 309, al comma 4, le parole: «dagli articoli 582 e 583» sono sostituite dalle seguenti: «dall'articolo 582» e, al comma 8-bis, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «o, quando una particolare disposizione di legge lo prevede, di partecipare a distanza. Il presidente puo' altresi' disporre la partecipazione a distanza dell'imputato che vi consenta»;
h) all'articolo 311, al comma 3, dopo il primo periodo, e' inserito il seguente: «Si osservano le forme previste dall'articolo 582.».

Note all'art. 13:
- Si riporta il testo degli articoli 293, 294, 295,
296, 300, 304, 309 e 311 del codice di procedura penale,
come modificati dal presente decreto:
"Art. 293 (Adempimenti esecutivi). - 1. Salvo quanto
previstodall'articolo 156, l'ufficiale o l'agente
incaricato di eseguire l'ordinanza che ha disposto la
custodia cautelare consegna all'imputato copia del
provvedimento unitamente a una comunicazione scritta,
redatta in forma chiara e precisa e, per l'imputato che non
conosce la lingua italiana, tradotta in una lingua a lui
comprensibile, con cui lo informa:
a) della facolta' di nominare un difensore di
fiducia e di essere ammesso al patrocinio a spese dello
Stato nei casi previsti dalla legge;
b) del diritto di ottenere informazioni in merito
all'accusa;
c) del diritto all'interprete ed alla traduzione di
atti fondamentali;
d) del diritto di avvalersi della facolta' di non
rispondere;
e) del diritto di accedere agli atti sui quali si
fonda il provvedimento;
f) del diritto di informare le autorita' consolari
e di dare avviso ai familiari;
g) del diritto di accedere all'assistenza medica di
urgenza;
h) del diritto di essere condotto davanti
all'autorita' giudiziaria non oltre cinque giorni
dall'inizio dell'esecuzione, se la misura applicata e'
quella della custodia cautelare in carcere ovvero non oltre
dieci giorni se la persona e' sottoposta ad altra misura
cautelare;
i) del diritto di comparire dinanzi al giudice per
rendere l'interrogatorio, di impugnare l'ordinanza che
dispone la misura cautelare e di richiederne la
sostituzione o la revoca;
i-bis) della facolta' di accedere ai programmi di
giustizia riparativa.
1-bis. Qualora la comunicazione scritta di cui al
comma 1 non sia prontamente disponibile in una lingua
comprensibile all'imputato, le informazioni sono fornite
oralmente, salvo l'obbligo di dare comunque, senza ritardo,
comunicazione scritta all'imputato
1-ter. L'ufficiale o l'agente incaricato di
eseguire l'ordinanza informa immediatamente il difensore di
fiducia eventualmente nominato ovvero quello di ufficio
designato a normadell'articolo 97e redige verbale di tutte
le operazioni compiute, facendo menzione della consegna
della comunicazione di cui al comma 1 o dell'informazione
orale fornita ai sensi del comma 1-bis. Il verbale e'
immediatamente trasmesso al giudice che ha emesso
l'ordinanza e al pubblico ministero
2. Le ordinanze che dispongono misure diverse dalla
custodia cautelare sono notificate all'imputato.
3. Le ordinanze previste dai commi 1 e 2, dopo la
loro notificazione o esecuzione, sono depositate nella
cancelleria del giudice che le ha emesse insieme alla
richiesta del pubblico ministero e agli atti presentati con
la stessa. Avviso del deposito e' notificato al difensore.
Il difensore ha diritto di esaminare e di estrarre copia
dei verbali delle comunicazioni e conversazioni
intercettate di cuiall'articolo 291, comma 1. Ha in ogni
caso diritto alla trasposizione, su supporto idoneo alla
riproduzione dei dati, delle relative registrazioni
4. Copia dell'ordinanza che dispone una misura
interdittiva e' trasmessa all'organo eventualmente
competente a disporre l'interdizione in via ordinaria.
4-bis. Copia dell'ordinanza che dispone la custodia
cautelare in carcere nei confronti di madre di prole di
minore eta' e' comunicata al procuratore della Repubblica
presso il tribunale per i minorenni del luogo di esecuzione
della misura."
"Art. 294 (Interrogatorio della persona sottoposta a
misura cautelare personale). - 1. Fino alla dichiarazione
di apertura del dibattimento, il giudice che ha deciso in
ordine all'applicazione della misura cautelare se non vi ha
proceduto nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto
o del fermo di indiziato di delitto procede
all'interrogatorio della persona in stato di custodia
cautelare in carcere immediatamente e comunque non oltre
cinque giorni dall'inizio dell'esecuzione della custodia,
salvo il caso in cui essa sia assolutamente impedita.
1-bis. Se la persona e' sottoposta ad altra misura
cautelare, sia coercitiva che interdittiva,
l'interrogatorio deve avvenire non oltre dieci giorni dalla
esecuzione del provvedimento o dalla sua notificazione. Il
giudice, anche d'ufficio, verifica che all'imputato in
stato di custodia cautelare in carcere o agli arresti
domiciliari sia stata data la comunicazione di cui
all'articolo 293, comma 1, o che comunque sia stato
informato ai sensi del comma 1-bis dello stesso articolo, e
provvede, se del caso, a dare o a completare la
comunicazione o l'informazione ivi indicate.
1-ter. L'interrogatorio della persona in stato di
custodia cautelare deve avvenire entro il termine di
quarantotto ore se il pubblico ministero ne fa istanza
nella richiesta di custodia cautelare.
2. Nel caso di assoluto impedimento, il giudice ne
da' atto con decreto motivato e il termine per
l'interrogatorio decorre nuovamente dalla data in cui il
giudice riceve comunicazione della cessazione
dell'impedimento o comunque accerta la cessazione dello
stesso.
3. Mediante l'interrogatorio il giudice valuta se
permangono le condizioni di applicabilita' e le esigenze
cautelari previste dagli articoli 273, 274 e 275. Quando ne
ricorrono le condizioni, provvede, a norma dell'articolo
299, alla revoca o alla sostituzione della misura disposta.
4. Ai fini di quanto previsto dal comma 3,
l'interrogatorio e' condotto dal giudice con le modalita'
indicate negli articoli 64 e 65. Al pubblico ministero e al
difensore, che ha obbligo di intervenire, e' dato
tempestivo avviso del compimento dell'atto. Il giudice puo'
autorizzare la persona sottoposta a misura cautelare e il
difensore che ne facciano richiesta a partecipare a
distanza all'interrogatorio.
4-bis. Quando la misura cautelare e' stata disposta
dalla Corte di Assise o dal tribunale, all'interrogatorio
procede il presidente del collegio o uno dei componenti da
lui delegato.
5. Per gli interrogatori da assumere nella
circoscrizione di altro tribunale, il giudice, o il
presidente, nel caso di organo collegiale, qualora non
ritenga di procedere personalmente e non sia possibile
provvedere ai sensi del terzo periodo del comma 4, richiede
il giudice per le indagini preliminari del luogo.
6. L'interrogatorio della persona in stato di
custodia cautelare da parte del pubblico ministero non puo'
precedere l'interrogatorio del giudice.
6-bis. Alla documentazione dell'interrogatorio si
procede anche con mezzi di riproduzione audiovisiva o, se
cio' non e' possibile a causa della contingente
indisponibilita' di mezzi di riproduzione audiovisiva o di
personale tecnico, con mezzi di riproduzione fonografica.
E' fatta salva l'applicazione dell'articolo 133-ter, comma
3, terzo periodo, nei casi in cui e' autorizzata la
partecipazione a distanza all'interrogatorio."
"Art. 295 (Verbale di vane ricerche). - 1. Se la
persona nei cui confronti la misura e' disposta non viene
rintracciata e non e' possibile procedere nei modi previsti
dall'articolo 293, l'ufficiale o l'agente redige ugualmente
il verbale, indicando specificamente le indagini svolte, e
lo trasmette senza ritardo al giudice che ha emesso
l'ordinanza.
2. Il giudice, se ritiene le ricerche esaurienti,
dichiara, nei casi e con le modalita' previste
dall'articolo 296, lo stato di latitanza, altrimenti
dispone la prosecuzione delle ricerche.
3. Al fine di agevolare le ricerche del latitante, il
giudice o il pubblico ministero, nei limiti e con le
modalita' previste dagli articoli 266 e 267, puo' disporre
l'intercettazione di conversazioni o comunicazioni
telefoniche e di altre forme di telecomunicazione. Si
applicano, ove possibile, le disposizioni degli articoli
268, 269 e 270.
3-bis. Fermo quanto disposto nel comma 3 del presente
articolo e nel comma 5 dell'articolo 103, il giudice o il
pubblico ministero puo' disporre l'intercettazione di
comunicazioni tra presenti quando si tratta di agevolare le
ricerche di un latitante in relazione a uno dei delitti
previsti dall'articolo 51, comma 3-bis nonche'
dell'articolo 407, comma 2, lettera a), n. 4).
3-ter. Nei giudizi davanti alla Corte d'assise, ai
fini di quanto previsto dai commi 3 e 3-bis, in luogo del
giudice provvede il presidente della Corte."
"Art. 296 (Latitanza). - 1. E' latitante chi
volontariamente si sottrae alla custodia cautelare, agli
arresti domiciliari, al divieto di espatrio, all'obbligo di
dimora o a un ordine con cui si dispone la carcerazione.
2. La latitanza e' dichiarata con decreto motivato.
Se la dichiarazione consegue alla mancata esecuzione di
un'ordinanza applicativa di misure cautelari, nel decreto
sono indicati gli elementi che provano l'effettiva
conoscenza della misura e la volonta' di sottrarvisi. Con
il provvedimento che dichiara la latitanza, il giudice
designa un difensore di ufficio al latitante che ne sia
privo e ordina che sia depositata in cancelleria copia
dell'ordinanza con la quale e' stata disposta la misura
rimasta ineseguita. Avviso del deposito e' notificato al
difensore.
3. Gli effetti processuali conseguenti alla latitanza
operano soltanto nel procedimento penale nel quale essa e'
stata dichiarata.
4. La qualita' di latitante permane fino a che il
provvedimento che vi ha dato causa sia stato revocato a
norma dell'articolo 299 o abbia altrimenti perso efficacia
ovvero siano estinti il reato o la pena per cui il
provvedimento e' stato emesso.
4-bis. Quando il provvedimento che ha dato causa alla
dichiarazione di latitanza e' eseguito, se il processo e'
in corso, all'imputato e' comunicata la data dell'udienza
successiva.
5. Al latitante per ogni effetto e' equiparato
l'evaso."
"Art. 300 (Estinzione o sostituzione delle misure per
effetto della pronuncia di determinate sentenze). - 1. Le
misure disposte in relazione a un determinato fatto perdono
immediatamente efficacia quando, per tale fatto e nei
confronti della medesima persona, e' disposta
l'archiviazione ovvero e' pronunciata sentenza di non luogo
a procedere o di proscioglimento.
2. Se l'imputato si trova in stato di custodia
cautelare e con la sentenza di proscioglimento o di non
luogo a procedere e' applicata la misura di sicurezza del
ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, il giudice
provvede a norma dell'art. 312.
3. Quando, in qualsiasi grado del processo, e'
pronunciata sentenza di condanna, le misure perdono
efficacia se la pena irrogata e' dichiarata estinta ovvero
condizionatamente sospesa.
4. La custodia cautelare perde altresi' efficacia
quando e' pronunciata sentenza di condanna, ancorche'
sottoposta a impugnazione, se la durata della custodia gia'
subita non e' inferiore all'entita' della pena irrogata.
4-bis. Quando, in qualsiasi grado del processo, e'
pronunciata sentenza di condanna o sentenza di applicazione
della pena ai sensi dell'articolo 444, ancorche' sottoposta
a impugnazione, alla pena pecuniaria sostitutiva o al
lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, di cui alla legge
24 novembre 1981 n. 689, non puo' essere mantenuta la
custodia cautelare. Negli stessi casi, quando e'
pronunciata sentenza di condanna o sentenza di applicazione
della pena ai sensi dell'articolo 444 alla pena della
detenzione domiciliare sostitutiva, non puo' essere
mantenuta la custodia cautelare in carcere. In ogni caso,
il giudice puo' sostituire la misura in essere con un'altra
meno grave di cui ricorrono i presupposti ai sensi
dell'articolo 299.
5. Qualora l'imputato prosciolto o nei confronti del
quale sia stata emessa sentenza di non luogo a procedere
sia successivamente condannato per lo stesso fatto, possono
essere disposte nei suoi confronti misure coercitive quando
ricorrono le esigenze cautelari previste dall'articolo 274
comma 1 lettere b) o c)."
"Art. 304 (Sospensione dei termini di durata massima
della custodia cautelare). - 1. I termini previsti
dall'articolo 303 sono sospesi, con ordinanza appellabile a
norma dell'articolo 310 nei seguenti casi:
a) nella fase del giudizio, durante il tempo in cui
il dibattimento e' sospeso o rinviato per impedimento
dell'imputato o del suo difensore ovvero su richiesta
dell'imputato o del suo difensore, sempre che la
sospensione o il rinvio non siano stati disposti per
esigenze di acquisizione della prova o a seguito di
concessione di termini per la difesa;
b) nella fase del giudizio, durante il tempo in cui
il dibattimento e' sospeso o rinviato a causa della mancata
presentazione, dell'allontanamento o della mancata
partecipazione di uno o piu' difensori che rendano privo di
assistenza uno o piu' imputati;
c) nella fase del giudizio, durante la pendenza dei
termini previsti dall'articolo 544 commi 2 e 3;
c-bis) nel giudizio abbreviato, durante il tempo in
cui l'udienza e' sospesa o rinviata per taluno dei casi
indicati nelle lettere a) e b) e durante la pendenza dei
termini previsti dall'articolo 544, commi 2 e 3;
c-ter) nei casi previsti dall'articolo 545-bis,
durante il tempo intercorrente tra la lettura del
dispositivo indicato al comma 1 dello stesso articolo e
l'udienza fissata per la decisione sulla eventuale
sostituzione della pena detentiva con una pena sostitutiva
ai sensi dell'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n.
689; in tal caso, la sospensione dei termini previsti
dall'articolo 303 non puo' comunque avere durata superiore
a sessanta giorni.
2. I termini previsti dall'articolo 303 possono
essere altresi' sospesi quando si procede per taluno dei
reati indicati nell'articolo 407, comma 2, lettera a), nel
caso di dibattimenti o di giudizi abbreviati
particolarmente complessi, durante il tempo in cui sono
tenute le udienze o si delibera la sentenza nel giudizio di
primo grado o nel giudizio sulle impugnazioni.
3. Nei casi previsti dal comma 2, la sospensione e'
disposta dal giudice, su richiesta del pubblico ministero,
con ordinanza appellabile a norma dell'articolo 310.
4. I termini previsti dall'articolo 303, comma 1,
lettera a), sono sospesi, con ordinanza appellabile a norma
dell'articolo 310 se l'udienza preliminare e' sospesa o
rinviata per taluno dei casi indicati nel comma 1, lettere
a) e b), del presente articolo.
5. Le disposizioni di cui alle lettere a) e b) del
comma 1, anche se riferite al giudizio abbreviato, e di cui
al comma 4 non si applicano ai coimputati ai quali i casi
di sospensione non si riferiscono e che chiedono che si
proceda nei loro confronti previa separazione dei processi.
6. La durata della custodia cautelare non puo'
comunque superare il doppio dei termini previsti
dall'articolo 303, commi 1, 2 e 3 senza tenere conto
dell'ulteriore termine previsto dall'articolo 303, comma 1,
lettera b), numero 3-bis) e i termini aumentati della meta'
previsti dall'articolo 303 comma 4, ovvero, se piu'
favorevole, i due terzi del massimo della pena temporanea
prevista per il reato contestato o ritenuto in sentenza. A
tal fine la pena dell'ergastolo e' equiparata alla pena
massima temporanea.
7. Nel computo dei termini di cui al comma 6, salvo
che per il limite relativo alla durata complessiva della
custodia cautelare, non si tiene conto dei periodi di
sospensione di cui al comma 1, lettera b)."
"Art. 309 (Riesame delle ordinanze che dispongono una
misura coercitiva). - 1. Entro dieci giorni dalla
esecuzione o notificazione del provvedimento, l'imputato
puo' proporre richiesta di riesame, anche nel merito, della
ordinanza che dispone una misura coercitiva, salvo che si
tratti di ordinanza emessa a seguito di appello del
pubblico ministero.
2. Per l'imputato latitante il termine decorre dalla
data di notificazione eseguita a norma dell'articolo 165.
Tuttavia, se sopravviene l'esecuzione della misura, il
termine decorre da tale momento quando l'imputato prova di
non aver avuto tempestiva conoscenza del provvedimento.
3. Il difensore dell'imputato puo' proporre la
richiesta di riesame entro dieci giorni dalla notificazione
dell'avviso di deposito dell'ordinanza che dispone la
misura.
3-bis. Nei termini previsti dai commi 1, 2 e 3 non si
computano i giorni per i quali e' stato disposto il
differimento del colloquio, a norma dell'articolo 104,
comma 3.
4. La richiesta di riesame e' presentata nella
cancelleria del tribunale indicato nel comma 7. Si
osservano le forme previste dall'articolo 582.
5. Il presidente cura che sia dato immediato avviso
all'autorita' giudiziaria procedente la quale, entro il
giorno successivo, e comunque non oltre il quinto giorno,
trasmette al tribunale gli atti presentati a norma
dell'articolo 291, comma 1, nonche' tutti gli elementi
sopravvenuti a favore della persona sottoposta alle
indagini.
6. Con la richiesta di riesame possono essere
enunciati anche i motivi e l'imputato puo' chiedere di
comparire personalmente. Chi ha proposto la richiesta ha,
inoltre, facolta' di enunciare nuovi motivi davanti al
giudice del riesame facendone dare atto a verbale prima
dell'inizio della discussione.
7. Sulla richiesta di riesame decide, in composizione
collegiale, il tribunale del luogo nel quale ha sede la
corte di appello o la sezione distaccata della corte di
appello nella cui circoscrizione e' compreso l'ufficio del
giudice che ha emesso l'ordinanza.
8. Il procedimento davanti al tribunale si svolge in
camera di consiglio nelle forme previste dall'articolo 127.
L'avviso della data fissata per l'udienza e' comunicato
almeno tre giorni prima, al pubblico ministero presso il
tribunale indicato nel comma 7 e, se diverso, a quello che
ha richiesto l'applicazione della misura; esso e'
notificato, altresi', entro lo stesso termine, all'imputato
ed al suo difensore. Fino al giorno dell'udienza gli atti
restano depositati in cancelleria, con facolta' per il
difensore di esaminarli e di estrarne copia.
8-bis. Il pubblico ministero che ha richiesto
l'applicazione della misura puo' partecipare all'udienza in
luogo del pubblico ministero presso il tribunale indicato
nel comma 7. L'imputato che ne abbia fatto richiesta ai
sensi del comma 6 ha diritto di comparire personalmente o,
quando una particolare disposizione di legge lo prevede, di
partecipare a distanza. Il presidente puo' altresi'
disporre la partecipazione a distanza dell'imputato che vi
consenta.
9. Entro dieci giorni dalla ricezione degli atti il
tribunale, se non deve dichiarare l'inammissibilita' della
richiesta, annulla, riforma o conferma l'ordinanza oggetto
del riesame decidendo anche sulla base degli elementi
addotti dalle parti nel corso dell'udienza. Il tribunale
puo' annullare il provvedimento impugnato o riformarlo in
senso favorevole all'imputato anche per motivi diversi da
quelli enunciati ovvero puo' confermarlo per ragioni
diverse da quelle indicate nella motivazione del
provvedimento stesso. Il tribunale annulla il provvedimento
impugnato se la motivazione manca o non contiene l'autonoma
valutazione, a norma dell'articolo 292, delle esigenze
cautelari, degli indizi e degli elementi forniti dalla
difesa.
9-bis. Su richiesta formulata personalmente
dall'imputato entro due giorni dalla notificazione
dell'avviso, il tribunale differisce la data dell'udienza
da un minimo di cinque ad un massimo di dieci giorni se vi
siano giustificati motivi. In tal caso il termine per la
decisione e quello per il deposito dell'ordinanza sono
prorogati nella stessa misura.
10. Se la trasmissione degli atti non avviene nei
termini di cui al comma 5 o se la decisione sulla richiesta
di riesame o il deposito dell'ordinanza del tribunale in
cancelleria non intervengono nei termini prescritti,
l'ordinanza che dispone la misura coercitiva perde
efficacia e, salve eccezionali esigenze cautelari
specificamente motivate, non puo' essere rinnovata.
L'ordinanza del tribunale deve essere depositata in
cancelleria entro trenta giorni dalla decisione salvi i
casi in cui la stesura della motivazione sia
particolarmente complessa per il numero degli arrestati o
la gravita' delle imputazioni. In tali casi, il giudice
puo' disporre per il deposito un termine piu' lungo,
comunque non eccedente il quarantacinquesimo giorno da
quello della decisione."
"Art. 311 (Ricorso per cassazione). - 1. Contro le
decisioni emesse a norma degli articoli 309 e 310, il
pubblico ministero che ha richiesto l'applicazione della
misura, l'imputato e il suo difensore possono proporre
ricorso per cassazione entro dieci giorni dalla
comunicazione o dalla notificazione dell'avviso di deposito
del provvedimento. Il ricorso puo' essere proposto anche
dal pubblico ministero presso il tribunale indicato nel
comma 7 dell'articolo 309.
2. Entro i termini previsti dall'articolo 309 commi
1, 2 e 3, l'imputato e il suo difensore possono proporre
direttamente ricorso per cassazione per violazione di legge
contro le ordinanze che dispongono una misura coercitiva.
La proposizione del ricorso rende inammissibile la
richiesta di riesame.
3. Il ricorso e' presentato nella cancelleria del
giudice che ha emesso la decisione ovvero, nel caso
previsto dal comma 2, in quella del giudice che ha emesso
l'ordinanza. Si osservano le forme previste dall'articolo
582. Il giudice cura che sia dato immediato avviso
all'autorita' giudiziaria procedente che, entro il giorno
successivo, trasmette gli atti alla corte di cassazione.
4. Nei casi previsti dai commi 1 e 2, i motivi devono
essere enunciati contestualmente al ricorso, ma il
ricorrente ha facolta' di enunciare nuovi motivi davanti
alla corte di cassazione, prima dell'inizio della
discussione.
5. La Corte di cassazione decide entro trenta giorni
dalla ricezione degli atti osservando le forme previste
dall'articolo 127.
5-bis. Se e' stata annullata con rinvio, su ricorso
dell'imputato, un'ordinanza che ha disposto o confermato la
misura coercitiva ai sensi dell'articolo 309, comma 9, il
giudice decide entro dieci giorni dalla ricezione degli
atti e l'ordinanza e' depositata in cancelleria entro
trenta giorni dalla decisione. Se la decisione ovvero il
deposito dell'ordinanza non intervengono entro i termini
prescritti, l'ordinanza che ha disposto la misura
coercitiva perde efficacia, salvo che l'esecuzione sia
sospesa ai sensi dell'articolo 310, comma 3, e, salve
eccezionali esigenze cautelari specificamente motivate, non
puo' essere rinnovata.".
 
Art. 14

Modifiche al Titolo II del Libro IV del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro IV del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 316, comma 1, le parole: «della pena pecuniaria,» sono soppresse;
b) all'articolo 317, comma 4, nel primo periodo, la parola: «Gli» e' sostituita dalle seguenti: «Salvo quanto disposto dal comma 1-ter dell'articolo 578, gli»;
c) all'articolo 320:
1) al comma 1, le parole: «diventa irrevocabile la sentenza di condanna al pagamento di una pena pecuniaria ovvero quando» sono soppresse;
2) al comma 2, all'ultimo periodo, le parole: «le pene pecuniarie,» sono soppresse.

Note all'art. 14:
- Si riporta il testo degli articoli 316, 317 e 320 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 316 (Presupposti ed effetti del provvedimento).
- 1. Se vi e' fondata ragione di ritenere che manchino o si
disperdano le garanzie per il pagamento delle spese di
procedimentoe di ogni altra somma dovuta all'erario dello
Stato, il pubblico ministero, in ogni stato e grado del
processo di merito, chiede il sequestro conservativo dei
beni mobili o immobili dell'imputato o delle somme o cose a
lui dovute, nei limiti in cui la legge ne consente il
pignoramento.
1-bis. Quando procede per il delitto di omicidio
commesso contro il coniuge, anche legalmente separato o
divorziato, contro l'altra parte dell'unione civile, anche
se l'unione civile e' cessata, o contro la persona che e' o
e' stata legata da relazione affettiva e stabile
convivenza, il pubblico ministero rileva la presenza di
figli della vittima minorenni o maggiorenni economicamente
non autosufficienti e, in ogni stato e grado del
procedimento, chiede il sequestro conservativo dei beni di
cui al comma 1, a garanzia del risarcimento dei danni
civili subiti dai figli delle vittime.
2. Se vi e' fondata ragione di ritenere che manchino
o si disperdano le garanzie delle obbligazioni civili
derivanti dal reato, la parte civile puo' chiedere il
sequestro conservativo dei beni dell'imputato o del
responsabile civile, secondo quanto previsto dal comma 1.
3. Il sequestro disposto a richiesta del pubblico
ministero giova anche alla parte civile.
4. Per effetto del sequestro i crediti indicati nei
commi 1 e 2 si considerano privilegiati, rispetto a ogni
altro credito non privilegiato di data anteriore e ai
crediti sorti posteriormente, salvi, in ogni caso, i
privilegi stabiliti a garanzia del pagamento dei tributi."
"Art. 317 (Forma del provvedimento. Competenza). - 1.
Il provvedimento che dispone il sequestro conservativo a
richiesta del pubblico ministero o della parte civile e'
emesso con ordinanza del giudice che procede.
2. Se e' stata pronunciata sentenza di condanna, di
proscioglimento o di non luogo a procedere, soggetta a
impugnazione, il sequestro e' ordinato, prima che gli atti
siano trasmessi al giudice dell'impugnazione, dal giudice
che ha pronunciato la sentenza e, successivamente, dal
giudice che deve decidere sull'impugnazione. Dopo il
provvedimento che dispone il giudizioe prima che gli atti
siano trasmessi al giudice competente, provvede il giudice
per le indagini preliminari.
3. Il sequestro e' eseguito dall'ufficiale
giudiziario con le forme prescritte dal codice di procedura
civile per l'esecuzione del sequestro conservativo sui beni
mobili o immobili.
4. Salvo quanto disposto dal comma 1-ter
dell'articolo 578, gli effetti del sequestro cessano quando
la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere
non e' piu' soggetta a impugnazione. La cancellazione della
trascrizione del sequestro di immobili e' eseguita a cura
del pubblico ministero. Se il pubblico ministero non
provvede, l'interessato puo' proporre incidente di
esecuzione."
"Art. 320 (Esecuzione sui beni sequestrati). - 1. Il
sequestro conservativo si converte in pignoramentoquando
diventa esecutiva la sentenza che condanna l'imputato e il
responsabile civile al risarcimento del danno in favore
della parte civile, fatto salvo quanto previsto dal comma
2-bis dell'articolo 539. La conversione non estingue il
privilegio previstodall'articolo 316comma 4.
2. Salva l'azione per ottenere con le forme ordinarie
il pagamento delle somme che rimangono ancora dovute,
l'esecuzione forzata sui beni sequestrati ha luogo nelle
forme prescritte dal codice di procedura civile. Sul prezzo
ricavato dalla vendita dei beni sequestrati e sulle somme
depositate a titolo di cauzione e non devolute alla cassa
delle ammende, sono pagate, nell'ordine, le somme dovute
alla parte civile a titolo di risarcimento del danno e di
spese processuali, le spese di procedimento e ogni altra
somma dovuta all'erario dello Stato.".
 
Art. 15

Modifiche al Titolo II del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro V del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 335:
1) al comma 1, le parole: «nonche', contestualmente o dal momento in cui risulta, il nome della persona alla quale il reato stesso e' attribuito.» sono sostituite dalle seguenti: «, contenente la rappresentazione di un fatto, determinato e non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice. Nell'iscrizione sono indicate, ove risultino, le circostanze di tempo e di luogo del fatto.»;
2) dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti: «1-bis. Il pubblico ministero provvede all'iscrizione del nome della persona alla quale il reato e' attribuito non appena risultino, contestualmente all'iscrizione della notizia di reato o successivamente, indizi a suo carico.
1-ter. Quando non ha provveduto tempestivamente ai sensi dei commi 1 e 1-bis, all'atto di disporre l'iscrizione il pubblico ministero puo' altresi' indicare la data anteriore a partire dalla quale essa deve intendersi effettuata.»;
b) dopo l'articolo 335, sono inseriti i seguenti:
«Art. 335-bis (Limiti all'efficacia dell'iscrizione ai fini civili e amministrativi). - 1. La mera iscrizione nel registro di cui all'articolo 335 non puo', da sola, determinare effetti pregiudizievoli di natura civile o amministrativa per la persona alla quale il reato e' attribuito.
Art. 335-ter (Ordine di iscrizione del nome della persona sottoposta ad indagini). - 1. Quando deve compiere un atto del procedimento, il giudice per le indagini preliminari, se ritiene che il reato per cui si procede debba essere attribuito a una persona che non e' stata ancora iscritta nel registro delle notizie di reato, sentito il pubblico ministero, gli ordina con decreto motivato di provvedere all'iscrizione.
2. Il pubblico ministero provvede all'iscrizione, indicando la data a partire dalla quale decorrono i termini delle indagini. Resta salva la facolta' di proporre la richiesta di cui all'articolo 335-quater.
Art. 335-quater (Accertamento della tempestivita' dell'iscrizione nel registro delle notizie di reato). - 1. La persona sottoposta alle indagini puo' chiedere al giudice di accertare la tempestivita' dell'iscrizione nel registro di cui all'articolo 335 della notizia di reato che la riguarda e del suo nome, con richiesta di retrodatazione che indichi, a pena di inammissibilita', le ragioni che la sorreggono e gli atti del procedimento dai quali e' desunto il ritardo.
2. La retrodatazione e' disposta dal giudice quando il ritardo e' inequivocabile e non e' giustificato.
3. La richiesta di retrodatazione deve essere proposta, a pena di inammissibilita', entro venti giorni da quello in cui la persona sottoposta alle indagini ha avuto facolta' di prendere conoscenza degli atti che dimostrano il ritardo nell'iscrizione. Ulteriori richieste sono ammissibili soltanto se proposte nello stesso termine e fondate su atti diversi, in precedenza non conoscibili.
4. Salvo quanto disposto dal comma 5, la richiesta e' proposta al giudice che procede o, nel corso delle indagini preliminari, al giudice per le indagini preliminari.
5. Durante le indagini preliminari, quando il giudice deve adottare una decisione con l'intervento del pubblico ministero e della persona sottoposta alle indagini e la retrodatazione e' rilevante ai fini della decisione, la richiesta puo' anche essere presentata nell'ambito del relativo procedimento e trattata e decisa nelle forme di questo.
6. Salvo che sia proposta in udienza oppure ai sensi del comma 5, la richiesta e' depositata presso la cancelleria del giudice, con la prova dell'avvenuta notificazione al pubblico ministero. Il pubblico ministero, entro sette giorni, puo' depositare memorie e il difensore del richiedente puo' prenderne visione ed estrarne copia. Entrambe le parti hanno facolta' di depositare ulteriori memorie entro i sette giorni successivi. Decorso tale ultimo termine, il giudice, se ritiene che non sia necessario un contraddittorio orale, provvede sulla richiesta; altrimenti, fissa la data dell'udienza in camera di consiglio, dandone avviso al pubblico ministero e al difensore del richiedente. All'udienza, il pubblico ministero e il difensore sono sentiti se compaiono. La decisione e' adottata con ordinanza.
7. Nel corso dell'udienza preliminare o del giudizio, se non e' proposta in udienza, la richiesta e' depositata nella cancelleria del giudice e viene trattata e decisa in udienza.
8. In caso d'accoglimento della richiesta, il giudice indica la data nella quale deve intendersi iscritta la notizia di reato e il nome della persona alla quale il reato stesso e' attribuito.
9. Fermo quanto disposto nel secondo periodo del comma 3, la parte la cui richiesta di retrodatazione e' stata respinta ovvero, in caso di accoglimento della richiesta, il pubblico ministero e la parte civile possono, a pena di decadenza, chiedere che la questione sia nuovamente esaminata prima della conclusione dell'udienza preliminare o, se questa manca, entro il termine previsto dall'articolo 491, comma 1. Nel dibattimento preceduto da udienza preliminare, la domanda di nuovo esame della richiesta di retrodatazione puo' essere proposta solo se gia' avanzata nell'udienza preliminare.
10. L'ordinanza del giudice dibattimentale puo' essere impugnata nei casi e nei modi previsti dai primi due commi dell'articolo 586.».

Note all'art. 15:
- Si riporta il testo dell'articolo 335 del codice di
procedura penale, come modificato dal presente decreto:
"Art. 335 (Registro delle notizie di reato). - 1. Il
pubblico ministero iscrive immediatamente, nell'apposito
registro custodito presso l'ufficio, ogni notizia che gli
perviene o che ha acquisito di propria iniziativa,
contenente la rappresentazione di un fatto, determinato e
non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una
fattispecie incriminatrice. Nell'iscrizione sono indicate,
ove risultino, le circostanze di tempo e di luogo del
fatto.
1-bis. Il pubblico ministero provvede all'iscrizione
del nome della persona alla quale il reato e' attribuito
non appena risultino, contestualmente all'iscrizione della
notizia di reato o successivamente, indizi a suo carico.
1-ter. Quando non ha provveduto tempestivamente ai
sensi dei commi 1 e 1-bis, all'atto di disporre
l'iscrizione il pubblico ministero puo' altresi' indicare
la data anteriore a partire dalla quale essa deve
intendersi effettuata.
2. Se nel corso delle indagini preliminari muta la
qualificazione giuridica del fatto ovvero questo risulta
diversamente circostanziato, il pubblico ministero cura
l'aggiornamento delle iscrizioni previste dal comma 1 senza
procedere a nuove iscrizioni.
3. Ad esclusione dei casi in cui si procede per uno
dei delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a),
le iscrizioni previste dai commi 1 e 2 sono comunicate alla
persona alla quale il reato e' attribuito, alla persona
offesa e ai rispettivi difensori, ove ne facciano
richiesta.
3-bis. Se sussistono specifiche esigenze attinenti
all'attivita' di indagine, il pubblico ministero, nel
decidere sulla richiesta, puo' disporre, con decreto
motivato, il segreto sulle iscrizioni per un periodo non
superiore a tre mesi e non rinnovabile.
3-ter. Senza pregiudizio del segreto investigativo,
decorsi sei mesi dalla data di presentazione della
denuncia, ovvero della querela, la persona offesa dal reato
puo' chiedere di essere informata dall'autorita' che ha in
carico il procedimento circa lo stato del medesimo.".
 
Art. 16

Modifiche al Titolo III del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro V del codice di procedura penale, all'articolo 344-bis, comma 6, terzo periodo, dopo le parole: «dell'articolo 159», sono inserite le seguenti: «o dell'articolo 598- ter, comma 2,».

Note all'art. 16:
- Si riporta il testo dell'articolo 344-bis del codice
di procedura penale, come modificato dal presente decreto:
"Art. 344-bis (Improcedibilita' per superamento dei
termini di durata massima del giudizio di impugnazione). -
1. La mancata definizione del giudizio di appello entro il
termine di due anni costituisce causa di improcedibilita'
dell'azione penale.
2. La mancata definizione del giudizio di cassazione
entro il termine di un anno costituisce causa di
improcedibilita' dell'azione penale.
3. I termini di cui ai commi 1 e 2 del presente
articolo decorrono dal novantesimo giorno successivo alla
scadenza del termine previsto dall'articolo 544, come
eventualmente prorogato ai sensi dell'articolo 154 delle
norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del
presente codice, per il deposito della motivazione della
sentenza.
4. Quando il giudizio di impugnazione e'
particolarmente complesso, in ragione del numero delle
parti o delle imputazioni o del numero o della complessita'
delle questioni di fatto o di diritto da trattare, i
termini di cui ai commi 1 e 2 sono prorogati, con ordinanza
motivata del giudice che procede, per un periodo non
superiore a un anno nel giudizio di appello e a sei mesi
nel giudizio di cassazione. Ulteriori proroghe possono
essere disposte, per le ragioni e per la durata indicate
nel periodo precedente, quando si procede per i delitti
commessi per finalita' di terrorismo o di eversione
dell'ordinamento costituzionale per i quali la legge
stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel
minimo a cinque anni o nel massimo a dieci anni, per i
delitti di cui agli articoli 270, terzo comma, 306, secondo
comma, 416-bis, 416-ter, 609-bis, nelle ipotesi aggravate
di cui all'articolo 609-ter, 609-quatere609-octies del
codice penale, nonche' per i delitti aggravati ai sensi
dell'articolo 416-bis.1, primo comma, del codice penale e
per il delitto di cui all'articolo 74 del testo unico delle
leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e
sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei
relativi stati di tossicodipendenza, di cui aldecreto del
Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
Nondimeno, quando si procede per i delitti aggravati ai
sensi dell'articolo 416-bis.1, primo comma, del codice
penale, i periodi di proroga non possono superare
complessivamente tre anni nel giudizio di appello e un anno
e sei mesi nel giudizio di cassazione.
5. Contro l'ordinanza che dispone la proroga del
termine previsto dal comma 1, l'imputato e il suo difensore
possono proporre ricorso per cassazione, a pena di
inammissibilita', entro cinque giorni dalla lettura
dell'ordinanza o, in mancanza, dalla sua notificazione. Il
ricorso non ha effetto sospensivo. La Corte di cassazione
decide entro trenta giorni dalla ricezione degli atti
osservando le forme previste dall'articolo 611. Quando la
Corte di cassazione rigetta o dichiara inammissibile il
ricorso, la questione non puo' essere riproposta con
l'impugnazione della sentenza.
6. I termini di cui ai commi 1 e 2 sono sospesi, con
effetto per tutti gli imputati nei cui confronti si sta
procedendo, nei casi previsti dall'articolo 159, primo
comma, del codice penalee, nel giudizio di appello, anche
per il tempo occorrente per la rinnovazione dell'istruzione
dibattimentale. In caso di sospensione per la rinnovazione
dell'istruzione dibattimentale, il periodo di sospensione
tra un'udienza e quella successiva non puo' comunque
eccedere sessanta giorni. Quando e' necessario procedere a
nuove ricerche dell'imputato, ai sensi dell'articolo 159 o
dell'articolo 598-ter, comma 2, del presente codice, per la
notificazione del decreto di citazione per il giudizio di
appello o degli avvisi di cui all'articolo 613, comma 4, i
termini di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo sono
altresi' sospesi, con effetto per tutti gli imputati nei
cui confronti si sta procedendo, tra la data in cui
l'autorita' giudiziaria dispone le nuove ricerche e la data
in cui la notificazione e' effettuata.
7. La declaratoria di improcedibilita' non ha luogo
quando l'imputato chiede la prosecuzione del processo.
8. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 624,
le disposizioni di cui ai commi 1, 4, 5, 6 e 7 del presente
articolo si applicano anche nel giudizio conseguente
all'annullamento della sentenza con rinvio al giudice
competente per l'appello. In questo caso, il termine di
durata massima del processo decorre dal novantesimo giorno
successivo alla scadenza del termine previsto dall'articolo
617.
9. Le disposizioni del presente articolo non si
applicano nei procedimenti per i delitti puniti con
l'ergastolo, anche come effetto dell'applicazione di
circostanze aggravanti.".
 
Art. 17

Modifiche al Titolo IV del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Libro V, Titolo IV, del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 349, al comma 3, dopo le parole: «l'articolo 161» sono inserite le seguenti:
«, nonche' ad indicare il recapito della casa di abitazione, del luogo in cui esercita abitualmente l'attivita' lavorativa e dei luoghi in cui ha temporanea dimora o domicilio, oltre che ad indicare i recapiti telefonici o gli indirizzi di posta elettronica nella sua disponibilita'»;
b) all'articolo 350, dopo il comma 4, e' inserito il seguente: «4-bis. Quando la persona sottoposta alle indagini e il difensore vi consentono, il pubblico ministero, su richiesta della polizia giudiziaria, puo' autorizzare lo svolgimento dell'atto a distanza. Si osservano, in quanto compatibili, le disposizioni dell'articolo 133-ter.»;
c) all'articolo 351, dopo il comma 1-ter, e' inserito il seguente:
«1-quater. Alla persona chiamata a rendere sommarie informazioni e' sempre dato avviso che, salva la contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico, ha diritto di ottenere, ove ne faccia richiesta, che le dichiarazioni rese siano documentate mediante riproduzione fonografica»;
d) all'articolo 352:
1) al comma 4, il secondo periodo e' sostituito dal seguente: «Il pubblico ministero, nelle quarantotto ore successive, decide con decreto motivato sulla convalida della perquisizione.»;
2) dopo il comma 4, e' aggiunto il seguente: «4-bis. Salvo che alla perquisizione sia seguito il sequestro, entro dieci giorni dalla data in cui hanno avuto conoscenza del decreto di convalida, la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e la persona nei cui confronti la perquisizione e' stata disposta o eseguita possono proporre opposizione, sulla quale il giudice provvede a norma dell'articolo 127. Si applica la disposizione di cui all'articolo 252-bis, comma 3.»;
e) all'articolo 357, dopo il comma 3, sono inseriti i seguenti:
«3-bis. Quando le indagini riguardano taluno dei delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a), oppure quando la persona informata sui fatti ne faccia richiesta, alla documentazione delle informazioni di cui al comma 2, lettera c), si procede altresi' mediante riproduzione fonografica a mezzo di strumenti tecnici idonei ad opera della polizia giudiziaria, salva la contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico.
3-ter. Le dichiarazioni della persona minorenne, inferma di mente o in condizioni di particolare vulnerabilita' sono documentate integralmente, a pena di inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o fonografica, salvo che si verifichi una contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico e sussistano particolari ragioni di urgenza che non consentano di rinviare l'atto.
3-quater. La trascrizione della riproduzione audiovisiva o fonografica di cui ai commi 3- bis e 3-ter e' disposta solo se assolutamente indispensabile e puo' essere effettuata dalla polizia giudiziaria.».

Note all'art. 17:
- Si riporta il testo degli articoli 349, 350, 351, 352
e 357 del codice di procedura penale, come modificati dal
presente decreto:
"Art. 349 (Identificazione della persona nei cui
confronti vengono svolte le indagini e di altre persone). -
1. La polizia giudiziaria procede alla identificazione
della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini
e delle persone in grado di riferire su circostanze
rilevanti per la ricostruzione dei fatti.
2. Alla identificazione della persona nei cui
confronti vengono svolte le indagini puo' procedersi anche
eseguendo, ove occorra, rilievi dattiloscopici, fotografici
e antropometrici nonche' altri accertamenti. I rilievi di
cui al periodo precedente sono sempre eseguiti quando si
procede nei confronti di un apolide, di una persona della
quale e' ignota la cittadinanza, di un cittadino di uno
Stato non appartenente all'Unione europea ovvero di un
cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea privo del
codice fiscale o che e' attualmente, o e' stato in passato,
titolare anche della cittadinanza di uno Stato non
appartenente all'Unione europea. In tale caso, la polizia
giudiziaria trasmette al pubblico ministero copia del
cartellino fotodattiloscopico e comunica il codice univoco
identificativo della persona nei cui confronti sono svolte
le indagini.
2-bis. Se gli accertamenti indicati dal comma 2
comportano il prelievo di capelli o saliva e manca il
consenso dell'interessato, la polizia giudiziaria procede
al prelievo coattivo nel rispetto della dignita' personale
del soggetto, previa autorizzazione scritta, oppure resa
oralmente e confermata per iscritto, del pubblico
ministero.
3. Quando procede alla identificazione, la polizia
giudiziaria invita la persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini a dichiarare o eleggere il domicilio per
le notificazioni a norma dell'articolo 161 nonche' ad
indicare il recapito della casa di abitazione, del luogo in
cui esercita abitualmente l'attivita' lavorativa e dei
luoghi in cui ha temporanea dimora o domicilio, oltre che
ad indicare i propri recapiti telefonici o gli indirizzi di
posta elettronica nella sua disponibilita'. Osserva inoltre
le disposizioni dell'articolo 66.
4. Se taluna delle persone indicate nel comma 1
rifiuta di farsi identificare ovvero fornisce generalita' o
documenti di identificazione in relazione ai quali
sussistono sufficienti elementi per ritenerne la falsita',
la polizia giudiziaria la accompagna nei propri uffici e
ivi la trattiene per il tempo strettamente necessario per
la identificazione e comunque non oltre le dodici ore
ovvero, previo avviso anche orale al pubblico ministero,
non oltre le ventiquattro ore, nel caso che
l'identificazione risulti particolarmente complessa oppure
occorra l'assistenza dell'autorita' consolare o di un
interprete, ed in tal caso con facolta' per il soggetto di
chiedere di avvisare un familiare o un convivente.
5. Dell'accompagnamento e dell'ora in cui questo e'
stato compiuto e' data immediata notizia al pubblico
ministero il quale, se ritiene che non ricorrono le
condizioni previste dal comma 4, ordina il rilascio della
persona accompagnata.
6. Al pubblico ministero e' data altresi' notizia del
rilascio della persona accompagnata e dell'ora in cui esso
e' avvenuto."
"Art. 350 (Sommarie informazioni dalla persona nei
cui confronti vengono svolte le indagini). - 1. Gli
ufficiali di polizia giudiziaria assumono, con le modalita'
previstedall'articolo 64, sommarie informazioni utili per
le investigazioni dalla persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini che non si trovi in stato di arresto o
di fermo a normadell'articolo 384, e nei casi di
cuiall'articolo 384-bis.
2. Prima di assumere le sommarie informazioni, la
polizia giudiziaria invita la persona nei cui confronti
vengono svolte le indagini a nominare un difensore di
fiducia e, in difetto, provvede a normadell'articolo
97comma 3.
3. Le sommarie informazioni sono assunte con la
necessaria assistenza del difensore, al quale la polizia
giudiziaria da' tempestivo avviso. Il difensore ha
l'obbligo di presenziare al compimento dell'atto.
4. Se il difensore non e' stato reperito o non e'
comparso, la polizia giudiziaria richiede al pubblico
ministero di provvedere a normadell'articolo 97, comma 4.
4-bis. Quando la persona sottoposta alle indagini e
il difensore vi consentono, il pubblico ministero, su
richiesta della polizia giudiziaria, puo' autorizzare lo
svolgimento dell'atto a distanza. Si osservano, in quanto
compatibili, le disposizioni dell'articolo 133-ter.
5. Sul luogo o nell'immediatezza del fatto, gli
ufficiali di polizia giudiziaria possono, anche senza la
presenza del difensore, assumere dalla persona nei cui
confronti vengono svolte le indagini, anche se arrestata in
flagranza o fermata a norma dell'articolo 384, notizie e
indicazioni utili ai fini della immediata prosecuzione
delle indagini.
6. Delle notizie e delle indicazioni assunte senza
l'assistenza del difensore sul luogo o nell'immediatezza
del fatto a norma del comma 5 e' vietata ogni
documentazione e utilizzazione.
7. La polizia giudiziaria puo' altresi' ricevere
dichiarazioni spontanee dalla persona nei cui confronti
vengono svolte le indagini, ma di esse non e' consentita la
utilizzazione nel dibattimento, salvo quanto
previstodall'articolo 503comma 3."
"Art. 351 (Altre sommarie informazioni). - 1. La
polizia giudiziaria assume sommarie informazioni dalle
persone che possono riferire circostanze utili ai fini
delle indagini. Si applicano le disposizioni del secondo e
terzo periodo del comma 1dell'articolo 362.
1-bis. All'assunzione di informazioni da persona
imputata in un procedimento connesso ovvero da persona
imputata di un reato collegato a quello per cui si procede
nel caso previstodall'articolo 371comma 2 lettera b),
procede un ufficiale di polizia giudiziaria. La persona
predetta, se priva del difensore, e' avvisata che e'
assistita da un difensore di ufficio, ma che puo' nominarne
uno di fiducia. Il difensore deve essere tempestivamente
avvisato e ha diritto di assistere all'atto.
1-ter. Nei procedimenti per i delitti previsti
dagliarticoli 572, 600, 600-bis, 600-ter, 600-quater,
600-quater.1, 600-quinquies, 601, 602, 609-bis, 609-quater,
609-quinquies, 609-octies, 609-undecies e 612-bis del
codice penale, la polizia giudiziaria, quando deve assumere
sommarie informazioni da persone minori, si avvale
dell'ausilio di un esperto in psicologia o in psichiatria
infantile, nominato dal pubblico ministero. Allo stesso
modo procede quando deve assumere sommarie informazioni da
una persona offesa, anche maggiorenne, in condizione di
particolare vulnerabilita'. In ogni caso assicura che la
persona offesa particolarmente vulnerabile, in occasione
della richiesta di sommarie informazioni, non abbia
contatti con la persona sottoposta ad indagini e non sia
chiamata piu' volte a rendere sommarie informazioni, salva
l'assoluta necessita' per le indagini.
1-quater. Alla persona chiamata a rendere sommarie
informazioni e' sempre dato avviso che, salva la
contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o
di personale tecnico, ha diritto di ottenere, ove ne faccia
richiesta, che le dichiarazioni rese siano documentate
mediante riproduzione fonografica."
"Art. 352 (Perquisizioni). - 1. Nella flagranza del
reato o nel caso di evasione, gli ufficiali di polizia
giudiziaria procedono a perquisizione personale o locale
quando hanno fondato motivo di ritenere che sulla persona
si trovino occultate cose o tracce pertinenti al reato che
possono essere cancellate o disperse ovvero che tali cose o
tracce si trovino in un determinato luogo o che ivi si
trovi la persona sottoposta alle indagini o l'evaso.
1-bis. Nella flagranza del reato, ovvero nei casi di
cui al comma 2 quando sussistono i presupposti e le altre
condizioni ivi previsti, gli ufficiali di polizia
giudiziaria, adottando misure tecniche dirette ad
assicurare la conservazione dei dati originali e ad
impedirne l'alterazione, procedono altresi' alla
perquisizione di sistemi informatici o telematici,
ancorche' protetti da misure di sicurezza, quando hanno
fondato motivo di ritenere che in questi si trovino
occultati dati, informazioni, programmi informatici o
tracce comunque pertinenti al reato che possono essere
cancellati o dispersi.
2. Quando si deve procedere alla esecuzione di
un'ordinanza che dispone la custodia cautelare o di un
ordine che dispone la carcerazione nei confronti di persona
imputata o condannata per uno dei delitti previsti
dall'articolo 380 ovvero al fermo di una persona indiziata
di delitto, gli ufficiali di polizia giudiziaria possono
altresi' procedere a perquisizione personale o locale se
ricorrono i presupposti indicati nel comma 1 e sussistono
particolari motivi di urgenza che non consentono la
emissione di un tempestivo decreto di perquisizione.
3. La perquisizione domiciliare puo' essere eseguita
anche fuori dei limiti temporali dell'articolo 251 quando
il ritardo potrebbe pregiudicarne l'esito.
4. La polizia giudiziaria trasmette senza ritardo, e
comunque non oltre le quarantotto ore, al pubblico
ministero del luogo dove la perquisizione e' stata eseguita
il verbale delle operazioni compiute. Il pubblico
ministero, nelle quarantotto ore successive, decide con
decreto motivato sulla convalida della perquisizione.
4-bis. Salvo che alla perquisizione sia seguito il
sequestro, entro dieci giorni dalla data in cui hanno avuto
conoscenza del decreto di convalida, la persona nei cui
confronti vengono svolte le indagini e la persona nei cui
confronti la perquisizione e' stata disposta o eseguita
possono proporre opposizione, sulla quale il giudice
provvede a norma dell'articolo 127. Si applica la
disposizione di cui all'articolo 252-bis, comma 3."
"Art. 357 (Documentazione dell'attivita' di polizia
giudiziaria). - 1. La polizia giudiziaria annota secondo le
modalita' ritenute idonee ai fini delle indagini, anche
sommariamente, tutte le attivita' svolte, comprese quelle
dirette alla individuazione delle fonti di prova.
2. Fermo quanto disposto in relazione a specifiche
attivita', redige verbale dei seguenti atti:
a) denunce, querele e istanze presentate oralmente;
b) sommarie informazioni rese e dichiarazioni
spontanee ricevute dalla persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini;
c) informazioni assunte, a norma dell'articolo 351;
d) perquisizioni e sequestri;
e) operazioni e accertamenti previsti dagli
articoli 349, 353 e 354;
f) atti, che descrivono fatti e situazioni,
eventualmente compiuti sino a che il pubblico ministero non
ha impartito le direttive per lo svolgimento delle
indagini.
3. Il verbale e' redatto da ufficiali o agenti di
polizia giudiziaria nelle forme e con le modalita' previste
dall'articolo 373.
3-bis. Quando le indagini riguardano taluno dei
delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a),
oppure quando la persona informata sui fatti ne faccia
richiesta, alla documentazione delle informazioni di cui al
comma 2, lettera c), si procede altresi' mediante
riproduzione fonografica a mezzo di strumenti tecnici
idonei ad opera della polizia giudiziaria, salva la
contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o
di personale tecnico.
3-ter. Le dichiarazioni della persona minorenne,
inferma di mente o in condizioni di particolare
vulnerabilita' sono documentate integralmente, a pena di
inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o
fonografica, salvo che si verifichi una contingente
indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di
personale tecnico e sussistano particolari ragioni di
urgenza che non consentano di rinviare l'atto.
3-quater. La trascrizione della riproduzione
audiovisiva o fonografica di cui ai commi 3-bis e 3-ter e'
disposta solo se assolutamente indispensabile e puo' essere
effettuata dalla polizia giudiziaria.
4. La documentazione dell'attivita' di polizia
giudiziaria e' posta a disposizione del pubblico ministero.
5. A disposizione del pubblico ministero sono
altresi' poste le denunce, le istanze e le querele
presentate per iscritto, i referti, il corpo del reato e le
cose pertinenti al reato.".
 
Art. 18

Modifiche al Titolo V del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo V del Libro V del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 360, dopo il comma 3, e' inserito il seguente: «3-bis. Il pubblico ministero puo' autorizzare la persona sottoposta alle indagini, la persona offesa dal reato, i difensori e i consulenti tecnici eventualmente nominati, che ne facciano richiesta, a partecipare a distanza al conferimento dell'incarico o agli accertamenti.»;
b) all'articolo 362, dopo il comma 1-ter, e' inserito il seguente: «1-quater. Alla persona chiamata a rendere informazioni e' sempre dato avviso che, salva la contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico, ha diritto di ottenere, ove ne faccia richiesta, che le dichiarazioni rese siano documentate mediante riproduzione fonografica.»;
c) all'articolo 369:
1) al comma 1, le parole: «invia per posta, in piego chiuso raccomandato con ricevuta di ritorno,» sono sostituite dalla seguente: «notifica»;
2) dopo il comma 1-bis, e' inserito il seguente: «1-ter. Il pubblico ministero avvisa inoltre la persona sottoposta alle indagini e la persona offesa che hanno facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
d) all'articolo 370:
1) dopo il comma 1, e' inserito il seguente:
«1-bis. Quando la persona sottoposta alle indagini e il difensore vi consentono, il pubblico ministero puo' disporre che l'interrogatorio della persona sottoposta alle indagini si svolga a distanza. Allo stesso modo, il pubblico ministero provvede nei casi in cui il compimento dell'interrogatorio e' delegato alla polizia giudiziaria ai sensi del comma 1.»;
2) al comma 2, dopo le parole: «365 e 373», sono aggiunte le seguenti: «e, nel caso di cui al comma 1-bis, le disposizioni dell'articolo 133-ter in quanto compatibili»;
3) al comma 3, dopo le parole: «altro tribunale,» le parole: «il pubblico ministero,» sono soppresse e dopo le parole: «procedere personalmente», sono inserite le seguenti: «e, nei casi di interrogatorio, di provvedere ai sensi del comma 1-bis, il pubblico ministero»;
e) all'articolo 373:
1) al comma 1, lettera d), la parola: «sommarie» e' soppressa;
2) dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti: «2-bis. Alla documentazione degli interrogatori di cui al comma 1, lettere b) e d-bis), si procede anche con mezzi di riproduzione audiovisiva o, se cio' non e' possibile a causa della contingente indisponibilita' di mezzi di riproduzione audiovisiva o di personale tecnico, con mezzi di riproduzione fonografica.
2-ter. Quando le indagini riguardano taluno dei delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a), oppure quando la persona informata sui fatti ne faccia richiesta, alla documentazione delle informazioni di cui al comma 1, lettera d), si procede altresi' mediante riproduzione fonografica, salva la contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico.
2-quater. Le dichiarazioni della persona minorenne, inferma di mente o in condizioni di particolare vulnerabilita' sono documentate integralmente, a pena di inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o fonografica, salvo che si verifichi una contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico e sussistano particolari ragioni di urgenza che non consentano di rinviare l'atto.
2-quinquies. La trascrizione della riproduzione audiovisiva o fonografica di cui ai commi 2-bis e 2-ter e' disposta solo se assolutamente indispensabile e puo' essere effettuata anche dalla polizia giudiziaria che assiste il pubblico ministero.».

Note all'art. 18:
- Si riporta il testo degli articoli 360, 362, 369, 370
e 373 del codice di procedura penale, come modificati dal
presente decreto:
"Art. 360 (Accertamenti tecnici non ripetibili). - 1.
Quando gli accertamenti previstidall'articolo 359riguardano
persone, cose o luoghi il cui stato e' soggetto a
modificazione, il pubblico ministero avvisa, senza ritardo,
la persona sottoposta alle indagini, la persona offesa dal
reato e i difensori del giorno, dell'ora e del luogo
fissati per il conferimento dell'incarico e della facolta'
di nominare consulenti tecnici.
2. Si applicano le disposizioni dell'articolo
364comma 2.
3. I difensori nonche' i consulenti tecnici
eventualmente nominati hanno diritto di assistere al
conferimento dell'incarico, di partecipare agli
accertamenti e di formulare osservazioni e riserve.
3-bis. Il pubblico ministero puo' autorizzare la
persona sottoposta alle indagini, la persona offesa dal
reato, i difensori e i consulenti tecnici eventualmente
nominati, che ne facciano richiesta, a partecipare a
distanza al conferimento dell'incarico o agli accertamenti.
4. Qualora, prima del conferimento dell'incarico, la
persona sottoposta alle indagini formuli riserva di
promuovere incidente probatorio [c.p.p. 392], il pubblico
ministero dispone che non si proceda agli accertamenti
salvo che questi, se differiti, non possano piu' essere
utilmente compiuti.
4-bis. La riserva di cui al comma 4 perde efficacia e
non puo' essere ulteriormente formulata se la richiesta di
incidente probatorio non e' proposta entro il termine di
dieci giorni dalla formulazione della riserva stessa.
5. Fuori del caso di inefficacia della riserva di
incidente probatorio previsto dal comma 4-bis, se il
pubblico ministero, malgrado l'espressa riserva formulata
dalla persona sottoposta alle indagini e pur non
sussistendo le condizioni indicate nell'ultima parte del
comma 4, ha ugualmente disposto di procedere agli
accertamenti, i relativi risultati non possono essere
utilizzati nel dibattimento."
"Art. 362 (Assunzione di informazioni). - 1. Il
pubblico ministero assume informazioni dalle persone che
possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini.
Alle persone gia' sentite dal difensore o dal suo sostituto
non possono essere chieste informazioni sulle domande
formulate e sulle risposte date. Si applicano le
disposizioni degliarticoli 197, 197-bis, 198, 199, 200,
201, 202 e 203.
1-bis. Nei procedimenti per i delitti di
cuiall'articolo 351, comma 1-ter, il pubblico ministero,
quando deve assumere informazioni da persone minori, si
avvale dell'ausilio di un esperto in psicologia o in
psichiatria infantile. Allo stesso modo provvede quando
deve assumere sommarie informazioni da una persona offesa,
anche maggiorenne, in condizione di particolare
vulnerabilita'. In ogni caso assicura che la persona offesa
particolarmente vulnerabile, in occasione della richiesta
di sommarie informazioni, non abbia contatti con la persona
sottoposta ad indagini e non sia chiamata piu' volte a
rendere sommarie informazioni, salva l'assoluta necessita'
per le indagini.
1-ter. Quando si procede per il delitto
previstodall'articolo 575 del codice penale, nella forma
tentata, o per i delitti, consumati o tentati, previsti
dagliarticoli 572, 609-bis, 609-ter, 609-quater,
609-quinquies, 609-octies e 612-bis del codice penale,
ovvero dagliarticoli 582 e 583-quinquies del codice penale
nelle ipotesi aggravate ai sensi degliarticoli 576, primo
comma, numeri 2, 5 e 5.1, e577, primo comma, numero 1, e
secondo comma, del medesimo codice, il pubblico ministero
assume informazioni dalla persona offesa e da chi ha
presentato denuncia, querela o istanza, entro il termine di
tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, salvo
che sussistano imprescindibili esigenze di tutela di minori
di anni diciotto o della riservatezza delle indagini, anche
nell'interesse della persona offesa.
1-quater. Alla persona chiamata a rendere informazioni
e' sempre dato avviso che, salva la contingente
indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di
personale tecnico, ha diritto di ottenere, ove ne faccia
richiesta, che le dichiarazioni rese siano documentate
mediante riproduzione fonografica."
"Art. 369 (Informazione di garanzia). - 1. Solo
quando deve compiere un atto al quale il difensore ha
diritto di assistere, il pubblico ministero notifica alla
persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa una
informazione di garanzia con indicazione delle norme di
legge che si assumono violate della data e del luogo del
fatto e con invito a esercitare la facolta' di nominare un
difensore di fiducia.
1-bis. Il pubblico ministero informa altresi' la
persona sottoposta alle indagini e la persona offesa del
diritto alla comunicazione previstodall'articolo 335, comma
3.
1-ter. Il pubblico ministero avvisa inoltre la
persona sottoposta alle indagini e la persona offesa che
hanno facolta' di accedere ai programmi di giustizia
riparativa.
2. ABROGATO."
"Art. 370 (Atti diretti e atti delegati). - 1. Il
pubblico ministero compie personalmente ogni attivita' di
indagine. Puo' avvalersi della polizia giudiziaria per il
compimento di attivita' di indagine e di atti
specificamente delegati, ivi compresi gli interrogatori ed
i confronti cui partecipi la persona sottoposta alle
indagini che si trovi in stato di liberta', con
l'assistenza necessaria del difensore.
1-bis. Quando la persona sottoposta alle indagini e
il difensore vi consentono, il pubblico ministero puo'
disporre che l'interrogatorio della persona sottoposta alle
indagini si svolga a distanza. Allo stesso modo, il
pubblico ministero provvede nei casi in cui il compimento
dell'interrogatorio e' delegato alla polizia giudiziaria ai
sensi del comma 1.
2. Quando procede a norma del comma 1, la polizia
giudiziaria osserva le disposizioni degli articoli 364, 365
e 373 e, nel caso di cui al comma 1-bis, le disposizioni
dell'articolo 133-ter in quanto compatibili.
2-bis. Se si tratta del delitto previstodall'articolo
575 del codice penale, nella forma tentata, o di uno dei
delitti, consumati o tentati, previsti dagliarticoli 572,
609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies, 609-octies,
612-bis e 612-ter del codice penale, ovvero dagli articoli
582 e 583-quinquies del codice penale nelle ipotesi
aggravate ai sensi degliarticoli 576, primo comma, numeri
2, 5, 5.1, e577, primo comma, numero 1, e secondo comma,
del medesimo codice, la polizia giudiziaria procede senza
ritardo al compimento degli atti delegati dal pubblico
ministero.
2-ter. Nei casi di cui al comma 2-bis, la polizia
giudiziaria pone senza ritardo a disposizione del pubblico
ministero la documentazione dell'attivita' nelle forme e
con le modalita' previstedall'articolo 357.
3. Per singoli atti da assumere nella circoscrizione
di altro tribunale, qualora non ritenga di procedere
personalmente e, nei casi di interrogatorio, di provvedere
ai sensi del comma 1-bis, il pubblico ministero puo'
delegare, secondo la rispettiva competenza per materia, il
pubblico ministero presso il tribunale del luogo.
4. Quando ricorrono ragioni di urgenza o altri gravi
motivi, il pubblico ministero delegato a norma del comma 3
ha facolta' di procedere di propria iniziativa anche agli
atti che a seguito dello svolgimento di quelli
specificamente delegati appaiono necessari ai fini delle
indagini."
"Art. 373 (Documentazione degli atti). - 1. Salvo
quanto disposto in relazione a specifici atti, e' redatto
verbale:
a) delle denunce, querele e istanze di procedimento
presentate oralmente;
b) degli interrogatori e dei confronti con la
persona sottoposta alle indagini;
c) delle ispezioni, delle perquisizioni e dei
sequestri;
d) delle informazioni assunte a norma dell'articolo
362;
d-bis) dell'interrogatorio assunto a norma
dell'articolo 363;
e) degli accertamenti tecnici compiuti a norma
dell'articolo 360.
2. Il verbale e' redatto secondo le modalita'
previste nel titolo III del libro II.
2-bis. Alla documentazione degli interrogatori di cui
al comma 1, lettere b) e d-bis), si procede anche con mezzi
di riproduzione audiovisiva o, se cio' non e' possibile a
causa della contingente indisponibilita' di mezzi di
riproduzione audiovisiva o di personale tecnico, con mezzi
di riproduzione fonografica.
2-ter. Quando le indagini riguardano taluno dei
delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a),
oppure quando la persona informata sui fatti ne faccia
richiesta, alla documentazione delle informazioni di cui al
comma 1, lettera d), si procede altresi' mediante
riproduzione fonografica, salva la contingente
indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di
personale tecnico.
2-quater. Le dichiarazioni della persona minorenne,
inferma di mente o in condizioni di particolare
vulnerabilita' sono documentate integralmente, a pena di
inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o
fonografica, salvo che si verifichi una contingente
indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di
personale tecnico e sussistano particolari ragioni di
urgenza che non consentano di rinviare l'atto.
2-quinquies. La trascrizione della riproduzione
audiovisiva o fonografica di cui ai commi 2-bis e 2-ter e'
disposta solo se assolutamente indispensabile e puo' essere
effettuata anche dalla polizia giudiziaria che assiste il
pubblico ministero.
3. Alla documentazione delle attivita' di indagine
preliminare, diverse da quelle previste dal comma 1, si
procede soltanto mediante la redazione del verbale in forma
riassuntiva ovvero, quando si tratta di atti a contenuto
semplice o di limitata rilevanza, mediante le annotazioni
ritenute necessarie.
4. Gli atti sono documentati nel corso del loro
compimento ovvero immediatamente dopo quando ricorrono
insuperabili circostanze, da indicarsi specificamente, che
impediscono la documentazione contestuale.
5. L'atto contenente la notizia di reato e la
documentazione relativa alle indagini sono conservati in
apposito fascicolo presso l'ufficio del pubblico ministero
assieme agli atti trasmessi dalla polizia giudiziaria a
norma dell'articolo 357.
6. Alla redazione del verbale e delle annotazioni
provvede l'ufficiale di polizia giudiziaria o l'ausiliario
che assiste il pubblico ministero. Si applica la
disposizione dell'articolo 142.".
 
Art. 19

Modifiche al Titolo VI del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo VI del Libro V del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 386:
1) al comma 1, alla lettera i) il segno di interpunzione «.» e' sostituito dal seguente «;» e, dopo la lettera i), e' aggiunta la seguente: «i-bis) della facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
2) dopo il comma 1-bis, e' inserito il seguente: «1-ter. La comunicazione scritta di cui al comma 1 viene allegata agli atti in forma di documento informatico. Se l'originale e' redatto in forma di documento analogico, si osservano le disposizioni degli articoli 110, comma 4, e 111-ter, comma 3.»;
b) all'articolo 391, comma 1, dopo il primo periodo e' aggiunto il seguente: «Quando l'arrestato, il fermato o il difensore ne fanno richiesta il giudice puo' autorizzarli a partecipare a distanza.».

Note all'art. 19:
- Si riporta il testo degli articoli 386 e 391 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 386 (Doveri della polizia giudiziaria in caso
di arresto o di fermo). - 1. Gli ufficiali e gli agenti di
polizia giudiziaria che hanno eseguito l'arresto o il fermo
o hanno avuto in consegna l'arrestato, ne danno immediata
notizia al pubblico ministero del luogo ove l'arresto o il
fermo e' stato eseguito. Consegnano all'arrestato o al
fermato una comunicazione scritta, redatta in forma chiara
e precisa e, se questi non conosce la lingua italiana,
tradotta in una lingua a lui comprensibile, con cui lo
informano:
a) della facolta' di nominare un difensore di
fiducia e di essere ammesso al patrocinio a spese dello
Stato nei casi previsti dalla legge;
b) del diritto di ottenere informazioni in merito
all'accusa;
c) del diritto all'interprete ed alla traduzione di
atti fondamentali;
d) del diritto di avvalersi della facolta' di non
rispondere;
e) del diritto di accedere agli atti sui quali si
fonda l'arresto o il fermo;
f) del diritto di informare le autorita' consolari
e di dare avviso ai familiari;
g) del diritto di accedere all'assistenza medica di
urgenza;
h) del diritto di essere condotto davanti
all'autorita' giudiziaria per la convalida entro novantasei
ore dall'avvenuto arresto o fermo;
i) del diritto di comparire dinanzi al giudice per
rendere l'interrogatorio e di proporre ricorso per
cassazione contro l'ordinanza che decide sulla convalida
dell'arresto o del fermo;
i-bis) della facolta' di accedere ai programmi di
giustizia riparativa.
1-bis. Qualora la comunicazione scritta di cui al
comma 1 non sia prontamente disponibile in una lingua
comprensibile all'arrestato o al fermato, le informazioni
sono fornite oralmente, salvo l'obbligo di dare comunque,
senza ritardo, comunicazione scritta all'arrestato o al
fermato.
1-ter. La comunicazione scritta di cui al comma 1
viene allegata agli atti in forma di documento informatico.
Se l'originale e' redatto in forma di documento analogico,
si osservano le disposizioni degli articoli 110, comma 4, e
111-ter, comma 3.
2. Dell'avvenuto arresto o fermo gli ufficiali e gli
agenti di polizia giudiziaria informano immediatamente il
difensore di fiducia eventualmente nominato ovvero quello
di ufficio designato dal pubblico ministero a
normadell'articolo 97.
3. Qualora non ricorra l'ipotesi
previstadall'articolo 389comma 2, gli ufficiali e gli
agenti di polizia giudiziaria pongono l'arrestato o il
fermato a disposizione del pubblico ministero al piu'
presto e comunque non oltre ventiquattro ore dall'arresto o
dal fermo. Entro il medesimo termine trasmettono il
relativo verbale, anche per via telematica, salvo che il
pubblico ministero autorizzi una dilazione maggiore. Il
verbale contiene l'eventuale nomina del difensore di
fiducia, l'indicazione del giorno, dell'ora e del luogo in
cui l'arresto o il fermo e' stato eseguito e l'enunciazione
delle ragioni che lo hanno determinato nonche' la menzione
dell'avvenuta consegna della comunicazione scritta o
dell'informazione orale fornita ai sensi del comma 1-bis.
4. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria
pongono l'arrestato o il fermato a disposizione del
pubblico ministero mediante la conduzione nella casa
circondariale o mandamentale del luogo dove l'arresto o il
fermo e' stato eseguito, salvo quanto previstodall'articolo
558.
5. Il pubblico ministero puo' disporre che
l'arrestato o il fermato sia custodito, in uno dei luoghi
indicati nel comma 1dell'articolo 284 ovvero, se ne possa
derivare grave pregiudizio per le indagini, presso altra
casa circondariale o mandamentale.
6. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria
trasmettono il verbale di fermo anche al pubblico ministero
che lo ha disposto, se diverso da quello indicato nel comma
1.
7. L'arresto o il fermo diviene inefficace se non
sono osservati i termini previsti dal comma 3."
"Art. 391 (Udienza di convalida). - 1. L'udienza di
convalida si svolge in camera di consiglio con la
partecipazione necessaria del difensore dell'arrestato o
del fermato. Quando l'arrestato, il fermato o il difensore
ne fanno richiesta, il giudice puo' autorizzarli a
partecipare a distanza.
2. Se il difensore di fiducia o di ufficio non e'
stato reperito o non e' comparso, il giudice provvede a
normadell'articolo 97 comma 4. Il giudice altresi', anche
d'ufficio, verifica che all'arrestato o al fermato sia
stata data la comunicazione di cuiall'articolo 386, comma
1, o che comunque sia stato informato ai sensi del comma
1-bis dello stesso articolo, e provvede, se del caso, a
dare o a completare la comunicazione o l'informazione ivi
indicate.
3. Il pubblico ministero, se comparso, indica i
motivi dell'arresto o del fermo e illustra le richieste in
ordine alla liberta' personale. Il giudice procede quindi
all'interrogatorio dell'arrestato o del fermato, salvo che
questi non abbia potuto o si sia rifiutato di comparire;
sente in ogni caso il suo difensore.
4. Quando risulta che l'arresto o il fermo e' stato
legittimamente eseguito e sono stati osservati i termini
previsti dagli articoli 386 comma 3 e 390 comma 1, il
giudice provvede alla convalida con ordinanza. Contro
l'ordinanza che decide sulla convalida, il pubblico
ministero e l'arrestato o il fermato possono proporre
ricorso per cassazione.
5. Se ricorrono le condizioni di applicabilita'
previstedall'articolo 273e taluna delle esigenze cautelari
previste dall'articolo 274, il giudice dispone
l'applicazione di una misura coercitiva a
normadell'articolo 291. Quando l'arresto e' stato eseguito
per uno dei delitti indicatinell'articolo 381, comma 2,
ovvero per uno dei delitti per i quali e' consentito anche
fuori dai casi di flagranza, l'applicazione della misura e'
disposta anche al di fuori dei limiti di pena previsti
dagli articoli 274, comma 1, lettera c), e 280.
6. Quando non provvede a norma del comma 5, il
giudice dispone con ordinanza la immediata liberazione
dell'arrestato o del fermato.
7. Le ordinanze previste dai commi precedenti, se non
sono pronunciate in udienza, sono comunicate o notificate a
coloro che hanno diritto di proporre impugnazione. Le
ordinanze pronunciate in udienza sono comunicate al
pubblico ministero e notificate all'arrestato o al fermato,
se non comparsi. I termini per l'impugnazione decorrono
dalla lettura del provvedimento in udienza ovvero dalla sua
comunicazione o notificazione. L'arresto o il fermo cessa
di avere efficacia se l'ordinanza di convalida non e'
pronunciata o depositata anche quarantotto ore successive
al momento in cui l'arrestato o il fermato e' stato posto a
disposizione del giudice.".
 
Art. 20
Modifiche al Titolo VI-bis del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo VI-bis del Libro V del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 391-ter, dopo il comma 3, sono aggiunti i seguenti: «3-bis. Le informazioni di cui al comma 3 sono documentate anche mediante riproduzione fonografica, salva la contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico.
3-ter. Le dichiarazioni della persona minorenne, inferma di mente o in condizioni di particolare vulnerabilita' sono documentate integralmente, a pena di inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o fonografica, salvo che si verifichi una contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico e sussistano particolari ragioni di urgenza che non consentano di rinviare l'atto.
3-quater. La trascrizione della riproduzione audiovisiva o fonografica di cui ai commi 3-bis e 3-ter e' disposta solo se assolutamente indispensabile.»;
b) all'articolo 391-octies, comma 3, il primo periodo e' sostituito dai seguenti: «La documentazione di cui ai commi 1 e 2 e' inserita nella parte del fascicolo informatico riservata al difensore. I documenti redatti e depositati in forma di documento analogico sono conservati in originale o, se il difensore ne chiede la restituzione, in copia, presso l'ufficio del giudice per le indagini preliminari.».

Note all'art. 20:
- Si riporta il testo degli articoli 391-ter e
391-octies del codice di procedura penale, come modificati
dal presente decreto:
"Art. 391-ter (Documentazione delle dichiarazioni e
delle informazioni). - 1. La dichiarazione di cui al comma
2 dell'articolo 391-bis, sottoscritta dal dichiarante, e'
autenticata dal difensore o da un suo sostituto, che redige
una relazione nella quale sono riportati:
a) la data in cui ha ricevuto la dichiarazione;
b) le proprie generalita' e quelle della persona
che ha rilasciato la dichiarazione;
c) l'attestazione di avere rivolto gli avvertimenti
previsti dal comma 3 dell'articolo 391-bis;
d) i fatti sui quali verte la dichiarazione.
2. La dichiarazione e' allegata alla relazione.
3. Le informazioni di cui al comma 2 dell'articolo
391-bis sono documentate dal difensore o da un suo
sostituto che possono avvalersi per la materiale redazione
del verbale di persone di loro fiducia. Si osservano le
disposizioni contenute nel titolo III del libro secondo, in
quanto applicabili.
3-bis. Le informazioni di cui al comma 3 sono
documentate anche mediante riproduzione fonografica, salva
la contingente indisponibilita' di strumenti di
riproduzione o di personale tecnico.
3-ter. Le dichiarazioni della persona minorenne,
inferma di mente o in condizioni di particolare
vulnerabilita' sono documentate integralmente, a pena di
inutilizzabilita', con mezzi di riproduzione audiovisiva o
fonografica, salvo che si verifichi una contingente
indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di
personale tecnico e sussistano particolari ragioni di
urgenza che non consentano di rinviare l'atto.
3-quater. La trascrizione della riproduzione
audiovisiva o fonografica di cui ai commi 3-bis e 3-ter e'
disposta solo se assolutamente indispensabile."
"Art. 391-octies (Fascicolo del difensore). - 1. Nel
corso delle indagini preliminari e nell'udienza
preliminare, quando il giudice deve adottare una decisione
con l'intervento della parte privata, il difensore puo'
presentargli direttamente gli elementi di prova a favore
del proprio assistito.
2. Nel corso delle indagini preliminari il difensore
che abbia conoscenza di un procedimento penale puo'
presentare gli elementi difensivi di cui al comma 1
direttamente al giudice, perche' ne tenga conto anche nel
caso in cui debba adottare una decisione per la quale non
e' previsto l'intervento della parte assistita.
3. La documentazione di cui ai commi 1 e 2 e'
inserita nella parte del fascicolo informatico riservata al
difensore. I documenti redatti e depositati in forma di
documento analogico sono conservati in originale o, se il
difensore ne chiede la restituzione, in copia, presso
l'ufficio del giudice per le indagini preliminari. Della
documentazione il pubblico ministero puo' prendere visione
ed estrarre copia prima che venga adottata una decisione su
richiesta delle altre parti o con il loro intervento. Dopo
la chiusura delle indagini preliminari il fascicolo del
difensore e' inserito nel fascicolo di cui all'articolo
433.
4. Il difensore puo', in ogni caso, presentare al
pubblico ministero gli elementi di prova a favore del
proprio assistito.".
 
Art. 21

Modifiche al Titolo VII del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo VII del Libro V del codice di procedura penale, all'articolo 401, comma 5, dopo la parola «assunte» sono inserite le seguenti: «e documentate».

Note all'art. 21:
- Si riporta il testo dell'articolo 401 del codice di
procedura penale, come modificato dal presente decreto:
"Art. 401 (Udienza). - 1. L'udienza si svolge in
camera di consiglio con la partecipazione necessaria del
pubblico ministero e del difensore della persona sottoposta
alle indagini. Ha altresi' diritto di parteciparvi il
difensore della persona offesa.
2. In caso di mancata comparizione del difensore
della persona sottoposta alle indagini, il giudice designa
altro difensore a norma dell'articolo 97 comma 4.
3. La persona sottoposta alle indagini e la persona
offesa hanno diritto di assistere all'incidente probatorio
quando si deve esaminare un testimone o un'altra persona.
Negli altri casi possono assistere previa autorizzazione
del giudice.
4. Non e' consentita la trattazione e la pronuncia di
nuovi provvedimenti su questioni relative
all'ammissibilita' e alla fondatezza della richiesta.
5. Le prove sono assunte e documentate con le forme
stabilite per il dibattimento. Il difensore della persona
offesa puo' chiedere al giudice di rivolgere domande alle
persone sottoposte ad esame.
6. Salvo quanto previsto dall'articolo 402, e'
vietato estendere l'assunzione della prova a fatti
riguardanti persone diverse da quelle i cui difensori
partecipano all'incidente probatorio. E' in ogni caso
vietato verbalizzare dichiarazioni riguardanti tali
soggetti.
7. Se l'assunzione della prova non si conclude nella
medesima udienza, il giudice ne dispone il rinvio al giorno
successivo non festivo, salvo che lo svolgimento delle
attivita' di prova richieda un termine maggiore.
8. Il verbale, le cose e i documenti acquisiti
nell'incidente probatorio sono trasmessi al pubblico
ministero. I difensori hanno diritto di prenderne visione
ed estrarne copia.".
 
Art. 22

Modifiche al Titolo VIII del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Titolo VIII del Libro V del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 405:
1) la rubrica e' sostituita dalla seguente: «Termini per la conclusione delle indagini preliminari.»;
2) il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Salvo quanto previsto dagli articoli 406 e 415- bis, il pubblico ministero conclude le indagini preliminari entro il termine di un anno dalla data in cui il nome della persona alla quale e' attribuito il reato e' iscritto nel registro delle notizie di reato. Il termine e' di sei mesi, se si procede per una contravvenzione, e di un anno e sei mesi, se si procede per taluno dei delitti indicati nell'articolo 407, comma 2.»;
b) all'articolo 406:
1) al comma 1, le parole: «per giusta causa» sono sostituite dalle seguenti: «quando le indagini sono complesse»;
2) il comma 2 e' sostituito dal seguente: «La proroga puo' essere autorizzata per una sola volta e per un tempo non superiore a sei mesi.»;
3) nella rubrica le parole: «del termine» sono sostituite dalle seguenti: «dei termini»;
c) all'articolo 407:
1) al comma 1, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «o, se si procede per una contravvenzione, un anno»;
2) il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Salvo quanto previsto dall'articolo 415- bis, non possono essere utilizzati gli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine per la conclusione delle indagini preliminari stabilito dalla legge o prorogato dal giudice.»;
d) dopo l'articolo 407, e' inserito il seguente:
«Art. 407-bis (Inizio dell'azione penale. Forme e termini). - 1. Il pubblico ministero, quando non deve richiedere l'archiviazione, esercita l'azione penale, formulando l'imputazione, nei casi previsti nei titoli II, III, IV, V e V- bis del libro VI ovvero con richiesta di rinvio a giudizio.
2. Il pubblico ministero esercita l'azione penale o richiede l'archiviazione entro tre mesi dalla scadenza del termine di cui all'articolo 405, comma 2, o, se ha disposto la notifica dell'avviso della conclusione delle indagini preliminari, entro tre mesi dalla scadenza dei termini di cui all'articolo 415-bis, commi 3 e 4. Il termine e' di nove mesi nei casi di cui all'articolo 407, comma 2.»
e) all'articolo 408:
1) al comma 1, le parole: «Entro i termini previsti dagli articoli precedenti, il pubblico ministero, se la notizia di reato e' infondata» sono sostituite dalle seguenti: «Quando gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca, il pubblico ministero»;
2) al comma 2, le parole: «L'avviso» sono sostituite dalle seguenti: «Fuori dei casi di rimessione della querela, l'avviso»;
3) al comma 3, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «La persona sottoposta alle indagini e la persona offesa sono altresi' informate della facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
f) all'articolo 409, comma 2, dopo il primo periodo, e' inserito il seguente: «La persona sottoposta alle indagini e la persona offesa sono altresi' informate della facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
g) all'articolo 412:
1) al comma 1, il primo periodo e' sostituito dal seguente: « Il procuratore generale presso la corte di appello puo' disporre, con decreto motivato, l'avocazione delle indagini preliminari, se il pubblico ministero non ha disposto la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, oppure non ha esercitato l'azione penale o richiesto l'archiviazione, entro i termini previsti dagli articoli 407-bis, comma 2, 415- bis, comma 5-ter, 415-ter, comma 3.» e, dopo il secondo periodo, e' aggiunto il seguente: «Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 415- bis, commi 5-quater e 5-quinquies, e 415-ter, commi 1 e 3.»;
2) al comma 2, le parole: «della comunicazione prevista dall'articolo 409, comma 3» sono sostituite dalle seguenti: «delle comunicazioni previste dagli articoli 409, comma 3, e 415-bis, comma 5-quater.»;
h) all'articolo 414:
1) al comma 1, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «La richiesta di riapertura delle indagini e' respinta quando non e' ragionevolmente prevedibile la individuazione di nuove fonti di prova che, da sole o unitamente a quelle gia' acquisite, possono determinare l'esercizio dell'azione penale.»;
2) dopo il comma 2, e' aggiunto il seguente: «2-bis. Gli atti di indagine compiuti in assenza di un provvedimento di riapertura del giudice sono inutilizzabili.»;
i) all'articolo 415, al comma 2, il secondo periodo e' soppresso;
l) all'articolo 415-bis:
1) al comma 1, la parola: «Prima» e' sostituita dalle seguenti: «Salvo quanto previsto dai commi 5-bis e 5-ter, prima»;
2) al comma 3, dopo il secondo periodo, e' aggiunto il seguente: «Con l'avviso l'indagato e la persona offesa alla quale lo stesso e' notificato sono altresi' informati che hanno facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
3) al comma 5, le parole: «per l'esercizio dell'azione penale o per la richiesta di archiviazione» sono soppresse;
4) dopo il comma 5, sono inseriti i seguenti: «5-bis. Il pubblico ministero, prima della scadenza del termine previsto dal comma 2 dell'articolo 405, puo' presentare richiesta motivata di differimento della notifica dell'avviso di cui al comma 1 al procuratore generale presso la corte di appello:
a) quando e' stata richiesta l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere o degli arresti domiciliari e il giudice non ha ancora provveduto o quando, fuori dai casi di latitanza, la misura applicata non e' stata ancora eseguita;
b) quando la conoscenza degli atti d'indagine puo' concretamente mettere in pericolo la vita o l'incolumita' di una persona o la sicurezza dello Stato ovvero, nei procedimenti per taluno dei delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, arrecare un concreto pregiudizio, non evitabile attraverso la separazione dei procedimenti o in altro modo, per atti o attivita' di indagine specificamente individuati, rispetto ai quali non siano scaduti i termini di indagine e che siano diretti all'accertamento dei fatti, all'individuazione o alla cattura dei responsabili o al sequestro di denaro, beni o altre utilita' di cui e' obbligatoria la confisca.
5-ter. Entro venti giorni dal deposito della richiesta del pubblico ministero, se ne ricorrono i presupposti, il procuratore generale autorizza con decreto motivato il differimento per il tempo strettamente necessario e, comunque, per un periodo complessivamente non superiore a sei mesi o, se si procede per taluno dei delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, non superiore a un anno. In caso contrario, il procuratore generale ordina con decreto motivato al procuratore della Repubblica di provvedere alla notifica dell'avviso di cui al comma 1 entro un termine non superiore a venti giorni. Copia del decreto con cui il procuratore generale rigetta la richiesta di differimento del pubblico ministero e' notificata alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa che, nella notizia di reato o successivamente, abbia dichiarato di volere essere informata della conclusione delle indagini.
5-quater. Alla scadenza dei termini di cui all'articolo 407-bis, comma 2, se il pubblico ministero non ha esercitato l'azione penale, ne' richiesto l'archiviazione, la persona sottoposta alle indagini e la persona offesa possono chiedere al giudice di ordinare al pubblico ministero di assumere le determinazioni sull'azione penale. Sulla richiesta il giudice provvede, nei venti giorni successivi, con decreto motivato. In caso di accoglimento, il giudice ordina al procuratore della Repubblica di assumere le determinazioni sull'azione penale entro un termine non superiore a venti giorni. Copia del decreto e' comunicata al pubblico ministero e al procuratore generale presso la corte di appello e notificato alla persona che ha formulato la richiesta.
5-quinquies. Il pubblico ministero trasmette al giudice e al procuratore generale copia dei provvedimenti assunti in conseguenza dell'ordine emesso ai sensi del comma 5-quater.
5-sexies. Nei casi di cui al comma 5-quater, se non ha gia' ricevuto la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ai sensi del comma 1, alla persona offesa dal reato che, nella notizia di reato o successivamente, abbia dichiarato di volere essere informata della conclusione delle indagini e' notificato l'avviso previsto dal comma 1 dell'articolo 415-ter. Si applicano le disposizioni di cui al comma 2 del medesimo articolo 415-ter.»;
m) dopo l'articolo 415-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 415-ter (Diritti e facolta' dell'indagato e della persona offesa in caso di inosservanza dei termini per la conclusione delle indagini preliminari). - 1. Salvo quanto previsto dal comma 4, alla scadenza dei termini di cui all'articolo 407-bis, comma 2, se il pubblico ministero non ha disposto la notifica dell'avviso della conclusione delle indagini preliminari, ne' ha esercitato l'azione penale o richiesto l'archiviazione, la documentazione relativa alle indagini espletate e' depositata in segreteria. Alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa che, nella notizia di reato o successivamente, abbia dichiarato di volere essere informata della conclusione delle indagini e' altresi' immediatamente notificato avviso dell'avvenuto deposito e della facolta' di esaminarla ed estrarne copia. L'avviso contiene altresi' l'indicazione della facolta' di cui al comma 3. Copia dell'avviso e' comunicata al procuratore generale presso la corte di appello.
2. Quando, decorsi dieci giorni dalla scadenza dei termini di cui all'articolo 407-bis, comma 2, non riceve la comunicazione prevista al comma 1, se non dispone l'avocazione delle indagini preliminari, il procuratore generale ordina con decreto motivato al procuratore della Repubblica di provvedere alla notifica dell'avviso di deposito di cui al comma 1 entro un termine non superiore a venti giorni. Copia del decreto e' notificata alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa che, nella notizia di reato o successivamente, abbia dichiarato di volere essere informata della conclusione delle indagini.
3. Se dalla notifica dell'avviso di deposito indicato al comma 1 o del decreto indicato al comma 2 e' decorso un termine pari a un mese senza che il pubblico ministero abbia assunto le determinazioni sull'azione penale, la persona sottoposta alle indagini e la persona offesa possono chiedere al giudice di ordinare al pubblico ministero di provvedere. Il termine e' pari a tre mesi nei casi di cui all'articolo 407, comma 2. Si applicano il secondo, il terzo e il quarto periodo del comma 5-quater nonche' il comma 5-quinquies dell'articolo 415-bis. Quando, in conseguenza dell'ordine emesso dal giudice, e' notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, i termini di cui all'articolo 407-bis, comma 2, sono ridotti di due terzi.
4. Prima della scadenza dei termini previsti dall'articolo 407-bis, comma 2, quando ricorrono le circostanze di cui al comma 5-bis dell'articolo 415-bis, il pubblico ministero puo' presentare richiesta motivata di differimento del deposito e della notifica dell'avviso di deposito di cui al comma 1 al procuratore generale. Sulla richiesta il procuratore generale provvede ai sensi del comma 5-ter dell'articolo 415-bis. Le disposizioni del presente comma non si applicano quando il pubblico ministero ha gia' presentato la richiesta di differimento prevista dal comma 5-bis dell'articolo 415-bis.».

Note all'art. 22:
- Si riporta il testo degli articoli 405, 406, 407,
408, 412, 414, 415 e 415-bis del codice di procedura
penale, come modificati dal presente decreto:
"Art. 405 (Termini per la conclusione delle indagini
preliminari). - 1. ABROGATO.
2. Salvo quanto previsto dagli articoli 406 e 415-
bis, il pubblico ministero conclude le indagini preliminari
entro il termine di un anno dalla data in cui il nome della
persona alla quale e' attribuito il reato e' iscritto nel
registro delle notizie di reato. Il termine e' di sei mesi,
se si procede per una contravvenzione, e di un anno e sei
mesi, se si procede per taluno dei delitti indicati
nell'articolo 407, comma 2.
3. Se e' necessaria la querela, l'istanza o la
richiesta di procedimento, il termine decorre dal momento
in cui queste pervengono al pubblico ministero.
4. Se e' necessaria l'autorizzazione a procedere, il
decorso del termine e' sospeso dal momento della richiesta
a quello in cui l'autorizzazione perviene al pubblico
ministero."
"Art. 406 (Proroga dei termini).- 1. Il pubblico
ministero, prima della scadenza, puo' richiedere al
giudice, quando le indagini sono complesse, la proroga del
termine previsto dall'articolo 405. La richiesta contiene
l'indicazione della notizia di reato e l'esposizione dei
motivi che la giustificano.
2. La proroga puo' essere autorizzata per una sola
volta e per un tempo non superiore a sei mesi.
2-bis. ABROGATO
2-ter. ABROGATO.
3. La richiesta di proroga, e' notificata, a cura del
giudice, con l'avviso della facolta' di presentare memorie
entro cinque giorni dalla notificazione, alla persona
sottoposta alle indagini nonche' alla persona offesa dal
reato che, nella notizia di reato o successivamente alla
sua presentazione, abbia dichiarato di volere esserne
informata. Il giudice provvede entro dieci giorni dalla
scadenza del termine per la presentazione delle memorie.
4. Il giudice autorizza la proroga del termine con
ordinanza emessa in camera di consiglio senza intervento
del pubblico ministero e dei difensori.
5. Qualora ritenga che allo stato degli atti non si
debba concedere la proroga, il giudice, entro il termine
previsto dal comma 3 secondo periodo, fissa la data
dell'udienza in camera di consiglio e ne fa notificare
avviso al pubblico ministero, alla persona sottoposta alle
indagini nonche', nella ipotesi prevista dal comma 3, alla
persona offesa dal reato. Il procedimento si svolge nelle
forme previste dall'articolo 127.
5-bis. Le disposizioni dei commi 3, 4 e 5 non si
applicano se si procede per taluno dei delitti indicati
nell'articolo 51 comma 3-bis e nell'articolo 407, comma 2,
lettera a), numeri 4 e 7-bis). In tali casi, il giudice
provvede con ordinanza entro dieci giorni dalla
presentazione della richiesta, dandone comunicazione al
pubblico ministero.
6. Se non ritiene di respingere la richiesta di
proroga, il giudice autorizza con ordinanza il pubblico
ministero a proseguire le indagini.
7. Con l'ordinanza che respinge la richiesta di
proroga, il giudice, se il termine per le indagini
preliminari e' gia' scaduto, fissa un termine non superiore
a dieci giorni per la formulazione delle richieste del
pubblico ministero a norma dell'articolo 405.
8. Gli atti di indagine compiuti dopo la
presentazione della richiesta di proroga e prima della
comunicazione del provvedimento del giudice sono comunque
utilizzabili, sempre che, nel caso di provvedimento
negativo, non siano successivi alla data di scadenza del
termine originariamente previsto per le indagini."
"Art. 407 (Termini di durata massima delle indagini
preliminari). - 1. Salvo quanto previsto all'articolo 393
comma 4, la durata delle indagini preliminari non puo'
comunque superare diciotto mesi o, se si procede per una
contravvenzione, un anno.
2. La durata massima e' tuttavia di due anni se le
indagini preliminari riguardano:
a) i delitti appresso indicati:
1) delitti di cui agli articoli 285, 286, 416-bis
e 422 del codice penale, 291-ter, limitatamente alle
ipotesi aggravate previste dalle lettere a), d) ed e) del
comma 2, e 291-quater, comma 4, del testo unico approvato
con decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio
1973, n. 43;
2) delitti consumati o tentati di cui agli
articoli 575, 628, terzo comma, 629, secondo comma, e 630
dello stesso codice penale;
3) delitti commessi avvalendosi delle condizioni
previste dall'articolo 416-bis del codice penale ovvero al
fine di agevolare l'attivita' delle associazioni previste
dallo stesso articolo;
4) delitti commessi per finalita' di terrorismo o
di eversione dell'ordinamento costituzionale per i quali la
legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel
minimo a cinque anni o nel massimo a dieci anni, nonche'
delitti di cui agli articoli 270, terzo comma e 306,
secondo comma, del codice penale;
5) delitti di illegale fabbricazione,
introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione,
detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico
di armi da guerra o tipo guerra o parti di esse, di
esplosivi, di armi clandestine nonche' di piu' armi comuni
da sparo escluse quelle previste dall'articolo 2, comma
terzo, della legge 18 aprile 1975, n. 110;
6) delitti di cui agli articoli 73, limitatamente
alle ipotesi aggravate ai sensi dell'articolo 80, comma 2,
e 74 del testo unico delle leggi in materia di disciplina
degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura
e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9
ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni;
7) delitto di cui all'articolo 416 del codice
penale nei casi in cui e' obbligatorio l'arresto in
flagranza;
7-bis) dei delitti previsto dagli articoli 600,
600-bis, primo comma, 600-ter, primo e secondo comma, 601,
602, 609-bis nelle ipotesi aggravate previste dall'articolo
609-ter, 609-quater, 609-octies del codice penale, nonche'
dei delitti previsti dall'articolo 12, comma 3, del testo
unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286,
e successive modificazioni;
b) notizie di reato che rendono particolarmente
complesse le investigazioni per la molteplicita' di fatti
tra loro collegati ovvero per l'elevato numero di persone
sottoposte alle indagini o di persone offese;
c) indagini che richiedono il compimento di atti
all'estero;
d) procedimenti in cui e' indispensabile mantenere
il collegamento tra piu' uffici del pubblico ministero a
norma dell'articolo 371.
3. Salvo quanto previsto dall'articolo 415-bis, non
possono essere utilizzati gli atti di indagine compiuti
dopo la scadenza del termine per la conclusione delle
indagini preliminari stabilito dalla legge o prorogato dal
giudice.
3-bis. ABROGATO."
"Art. 408 (Richiesta di archiviazione per
infondatezza della notizia di reato). - 1. Quando gli
elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non
consentono di formulare una ragionevole previsione di
condanna o di applicazione di una misura di sicurezza
diversa dalla confisca, il pubblico ministero presenta al
giudice richiesta di archiviazione.
2. Fuori dei casi di rimessione della querela,
l'avviso della richiesta e' notificato, a cura del pubblico
ministero, alla persona offesa che, nella notizia di reato
o successivamente alla sua presentazione, abbia dichiarato
di volere essere informata circa l'eventuale archiviazione.
3. Nell'avviso e' precisato che, nel termine di venti
giorni, la persona offesa puo' prendere visione degli atti
e presentare opposizione con richiesta motivata di
prosecuzione delle indagini preliminari. La persona
sottoposta alle indagini e la persona offesa sono altresi'
informate della facolta' di accedere ai programmi di
giustizia riparativa.
3-bis. Per i delitti commessi con violenza alla
persona e per il reato di cui all'articolo 624-bis del
codice penale, l'avviso della richiesta di archiviazione e'
in ogni caso notificato, a cura del pubblico ministero,
alla persona offesa ed il termine di cui al comma 3 e'
elevato a trenta giorni."
"Art. 409 (Provvedimenti del giudice sulla richiesta
di archiviazione). - 1. Fuori dei casi in cui sia stata
presentata l'opposizione previstadall'articolo 410, il
giudice, se accoglie la richiesta di archiviazione,
pronuncia decreto motivato e restituisce gli atti al
pubblico ministero. Il provvedimento che dispone
l'archiviazione e' notificato alla persona sottoposta alle
indagini se nel corso del procedimento e' stata applicata
nei suoi confronti la misura della custodia cautelare.
2. Se non accoglie la richiesta, il giudice entro tre
mesi fissa la data dell'udienza in camera di consiglio e ne
fa dare avviso al pubblico ministero, alla persona
sottoposta alle indagini e alla persona offesa dal reato.
La persona sottoposta alle indagini e la persona offesa
sono altresi' informate della facolta' di accedere ai
programmi di giustizia riparativa. Il procedimento si
svolge nelle forme previste dall'articolo 127. Fino al
giorno dell'udienza gli atti restano depositati in
cancelleria con facolta' del difensore di estrarne copia.
3. Della fissazione dell'udienza il giudice da'
inoltre comunicazione al procuratore generale presso la
corte di appello.
4. A seguito dell'udienza, il giudice, se ritiene
necessarie ulteriori indagini, le indica con ordinanza al
pubblico ministero, fissando il termine indispensabile per
il compimento di esse, altrimenti provvede entro tre mesi
sulle richieste.
5. Fuori del caso previsto dal comma 4, il giudice,
quando non accoglie la richiesta di archiviazione, dispone
con ordinanza che, entro dieci giorni, il pubblico
ministero formuli l'imputazione. Entro due giorni dalla
formulazione dell'imputazione, il giudice fissa con decreto
l'udienza preliminare. Si osservano, in quanto applicabili,
le disposizioni degliarticoli 418 e 419.
[6.].".
"Art. 412 (Avocazione delle indagini preliminari per
mancato esercizio dell'azione penale). - 1. Il procuratore
generale presso la corte di appello puo' disporre, con
decreto motivato, l'avocazione delle indagini preliminari,
se il pubblico ministero non ha disposto la notifica
dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari,
oppure non ha esercitato l'azione penale o richiesto
l'archiviazione, entro i termini previsti dagli articoli
407-bis, comma 2, 415-bis, comma 5-ter, 415-ter, comma 3.
Il procuratore generale svolge le indagini preliminari
indispensabili e formula le sue richieste entro trenta
giorni dal decreto di avocazione. Si applicano, in quanto
compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 415-bis,
commi 5-quater e 5-quinquies, e 415-ter, commi 1 e 3.
2. Il procuratore generale puo' altresi' disporre
l'avocazione a seguito delle comunicazioni previste dagli
articoli 409, comma 3, e 415-bis, comma 5-quater."
"Art. 414 (Riapertura delle indagini). - 1. Dopo il
provvedimento di archiviazione emesso a norma degli
articoli precedenti, il giudice autorizza con decreto
motivato la riapertura delle indagini su richiesta del
pubblico ministero motivata dalle esigenze di nuove
investigazioni. La richiesta di riapertura delle indagini
e' respinta quando non e' ragionevolmente prevedibile la
individuazione di nuove fonti di prova che, da sole o
unitamente a quelle gia' acquisite, possono determinare
l'esercizio dell'azione penale.
2. Quando e' autorizzata la riapertura delle
indagini, il pubblico ministero procede a nuova iscrizione
a norma dell'articolo 335.
2-bis. Gli atti di indagine compiuti in assenza di un
provvedimento di riapertura del giudice sono
inutilizzabili."
"Art. 415 (Reato commesso da persone ignote). - 1.
Quando e' ignoto l'autore del reato il pubblico ministero,
entro sei mesi dalla data della registrazione della notizia
di reato, presenta al giudice richiesta di archiviazione
ovvero di autorizzazione a proseguire le indagini.
2. Quando accoglie la richiesta di archiviazione
ovvero di autorizzazione a proseguire le indagini, il
giudice pronuncia decreto motivato e restituisce gli atti
al pubblico ministero.
2-bis. ABROGATO.
3. Si osservano, in quanto applicabili, le altre
disposizioni di cui al presente titolo."
"Art. 415-bis (Avviso all'indagato della conclusione
delle indagini preliminari). - 1. Salvo quanto previsto dai
commi 5-bis e 5-ter, prima della scadenza del termine
previsto dal comma 2 dell'articolo 405, anche se prorogato,
il pubblico ministero, se non deve formulare richiesta di
archiviazione ai sensi degli articoli 408 e 411, fa
notificare alla persona sottoposta alle indagini e al
difensore nonche', quando si procede per i reati di cui
agli articoli 572 e 612-bis del codice penale, anche al
difensore della persona offesa o, in mancanza di questo,
alla persona offesa avviso della conclusione delle indagini
preliminari.
2. L'avviso contiene la sommaria enunciazione del
fatto per il quale si procede, delle norme di legge che si
assumono violate, della data e del luogo del fatto, con
l'avvertimento che la documentazione relativa alle indagini
espletate e' depositata presso la segreteria del pubblico
ministero e che l'indagato e il suo difensore hanno
facolta' di prenderne visione ed estrarne copia.
2-bis. Qualora non si sia proceduto ai
sensidell'articolo 268, commi 4, 5 e 6, l'avviso contiene
inoltre l'avvertimento che l'indagato e il suo difensore
hanno facolta' di esaminare per via telematica gli atti
depositati relativi ad intercettazioni ed ascoltare le
registrazioni ovvero di prendere cognizione dei flussi di
comunicazioni informatiche o telematiche e che hanno la
facolta' di estrarre copia delle registrazioni o dei flussi
indicati come rilevanti dal pubblico ministero. Il
difensore puo', entro il termine di venti giorni,
depositare l'elenco delle ulteriori registrazioni ritenute
rilevanti e di cui chiede copia. Sull'istanza provvede il
pubblico ministero con decreto motivato. In caso di rigetto
dell'istanza o di contestazioni sulle indicazioni relative
alle registrazioni ritenute rilevanti il difensore puo'
avanzare al giudice istanza affinche' si proceda nelle
forme di cui all'articolo 268, comma 6.
3. L'avviso contiene altresi' l'avvertimento che
l'indagato ha facolta', entro il termine di venti giorni,
di presentare memorie, produrre documenti, depositare
documentazione relativa ad investigazioni del difensore,
chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di
indagine, nonche' di presentarsi per rilasciare
dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad
interrogatorio. Se l'indagato chiede di essere sottoposto
ad interrogatorio il pubblico ministero deve procedervi.
Con l'avviso l'indagato e la persona offesa alla quale lo
stesso e' notificato sono altresi' informati che hanno
facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.
4. Quando il pubblico ministero, a seguito delle
richieste dell'indagato, dispone nuove indagini, queste
devono essere compiute entro trenta giorni dalla
presentazione della richiesta. Il termine puo' essere
prorogato dal giudice per le indagini preliminari, su
richiesta del pubblico ministero, per una sola volta e per
non piu' di sessanta giorni.
5. Le dichiarazioni rilasciate dall'indagato,
l'interrogatorio del medesimo ed i nuovi atti di indagine
del pubblico ministero, previsti dai commi 3 e 4, sono
utilizzabili se compiuti entro il termine stabilito dal
comma 4, ancorche' sia decorso il termine stabilito dalla
legge o prorogato dal giudice.
5-bis. Il pubblico ministero, prima della scadenza
del termine previsto dal comma 2 dell'articolo 405, puo'
presentare richiesta motivata di differimento della
notifica dell'avviso di cui al comma 1 al procuratore
generale presso la corte di appello:
a) quando e' stata richiesta l'applicazione della
misura della custodia cautelare in carcere o degli arresti
domiciliari e il giudice non ha ancora provveduto o quando,
fuori dai casi di latitanza, la misura applicata non e'
stata ancora eseguita;
b) quando la conoscenza degli atti d'indagine puo'
concretamente mettere in pericolo la vita o l'incolumita'
di una persona o la sicurezza dello Stato ovvero, nei
procedimenti per taluno dei delitti indicati nell'articolo
407, comma 2, arrecare un concreto pregiudizio, non
evitabile attraverso la separazione dei procedimenti o in
altro modo, per atti o attivita' di indagine specificamente
individuati, rispetto ai quali non siano scaduti i termini
di indagine e che siano diretti all'accertamento dei fatti,
all'individuazione o alla cattura dei responsabili o al
sequestro di denaro, beni o altre utilita' di cui e'
obbligatoria la confisca.
5-ter. Entro venti giorni dal deposito della
richiesta del pubblico ministero, se ne ricorrono i
presupposti, il procuratore generale autorizza con decreto
motivato il differimento per il tempo strettamente
necessario e, comunque, per un periodo complessivamente non
superiore a sei mesi o, se si procede per taluno dei
delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, non superiore
a un anno. In caso contrario, il procuratore generale
ordina con decreto motivato al procuratore della Repubblica
di provvedere alla notifica dell'avviso di cui al comma 1
entro un termine non superiore a venti giorni. Copia del
decreto con cui il procuratore generale rigetta la
richiesta di differimento del pubblico ministero e'
notificata alla persona sottoposta alle indagini e alla
persona offesa che, nella notizia di reato o
successivamente, abbia dichiarato di volere essere
informata della conclusione delle indagini.
5-quater. Alla scadenza dei termini di cui
all'articolo 407- bis, comma 2, se il pubblico ministero
non ha esercitato l'azione penale, ne' richiesto
l'archiviazione, la persona sottoposta alle indagini e la
persona offesa possono chiedere al giudice di ordinare al
pubblico ministero di assumere le determinazioni
sull'azione penale. Sulla richiesta il giudice provvede,
nei venti giorni successivi, con decreto motivato. In caso
di accoglimento, il giudice ordina al procuratore della
Repubblica di assumere le determinazioni sull'azione penale
entro un termine non superiore a venti giorni. Copia del
decreto e' comunicata al pubblico ministero e al
procuratore generale presso la corte d'appello e notificato
alla persona che ha formulato la richiesta.
5-quinquies. Il pubblico ministero trasmette al
giudice e al procuratore generale copia dei provvedimenti
assunti in conseguenza dell'ordine emesso ai sensi del
comma 5-quater.
5-sexies. Nei casi di cui al comma 5-quater, se non ha
gia' ricevuto la notifica dell'avviso di conclusione delle
indagini preliminari ai sensi del comma 1, alla persona
offesa dal reato che, nella notizia di reato o
successivamente, abbia dichiarato di volere essere
informata della conclusione delle indagini e' notificato
l'avviso previsto dal comma 1 dell'articolo 415-ter. Si
applicano le disposizioni di cui al comma 2 del medesimo
articolo 415-ter."
 
Art. 23

Modifiche al Titolo IX del Libro V del codice di procedura penale

1. Al Libro V, Titolo IX, del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 419:
1) al comma 1, le parole: «e 420-quinquies» sono sostituite dalle seguenti: «, 420-quinquies e 420-sexies»;
2) dopo il comma 3, e' inserito il seguente: «3-bis. L'imputato e la persona offesa sono altresi' informate che hanno facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
3) al comma 5, dopo il primo periodo e' inserito il seguente: «Quando la dichiarazione e' presentata a mezzo di procuratore speciale, si osservano le modalita' previste dall'articolo 111-bis, commi 1 e 2.»;
b) all'articolo 420, dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti: «2-bis. In caso di regolarita' delle notificazioni, se l'imputato non e' presente e non ricorre alcuna delle condizioni di cui all'articolo 420-ter, il giudice procede ai sensi dell'articolo 420-bis.
2-ter. Salvo che la legge disponga altrimenti, l'imputato che, dopo essere comparso, si allontana dall'aula di udienza o che, presente ad una udienza, non compare alle successive, e' considerato presente ed e' rappresentato dal difensore. E' altresi' considerato presente l'imputato che richiede per iscritto, nel rispetto delle forme di legge, di essere ammesso ad un procedimento speciale o che e' rappresentato in udienza da un procuratore speciale nominato per la richiesta di un procedimento speciale.»;
c) l'articolo 420-bis e' sostituito dal seguente:
«Art. 420-bis (Assenza dell'imputato). - 1. Se l'imputato, libero o detenuto, non e' presente all'udienza, il giudice procede in sua assenza:
a) quando l'imputato e' stato citato a comparire a mezzo di notificazione dell'atto in mani proprie o di persona da lui espressamente delegata al ritiro dell'atto;
b) quando l'imputato ha espressamente rinunciato a comparire o, sussistendo un impedimento ai sensi dell'articolo 420-ter, ha rinunciato espressamente a farlo valere.
2. Il giudice procede in assenza dell'imputato anche quando ritiene altrimenti provato che lo stesso ha effettiva conoscenza della pendenza del processo e che la sua assenza all'udienza e' dovuta ad una scelta volontaria e consapevole. A tal fine il giudice tiene conto delle modalita' della notificazione, degli atti compiuti dall'imputato prima dell'udienza, della nomina di un difensore di fiducia e di ogni altra circostanza rilevante.
3. Il giudice procede in assenza anche fuori dai casi di cui ai commi 1 e 2, quando l'imputato e' stato dichiarato latitante o si e' in altro modo volontariamente sottratto alla conoscenza della pendenza del processo.
4. Nei casi previsti dai commi 1, 2 e 3 il giudice dichiara l'imputato assente. Salvo che la legge disponga altrimenti, l'imputato dichiarato assente e' rappresentato dal difensore.
5. Fuori dai casi previsti dai commi 1, 2 e 3, prima di procedere ai sensi dell'articolo 420-quater, il giudice rinvia l'udienza e dispone che l'avviso di cui all'articolo 419, la richiesta di rinvio a giudizio e il verbale d'udienza siano notificati all'imputato personalmente ad opera della polizia giudiziaria.
6. L'ordinanza che dichiara l'assenza dell'imputato e' revocata anche d'ufficio se, prima della decisione, l'imputato compare. L'imputato e' restituito nel termine per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto:
a) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si e' trovato nell'assoluta impossibilita' di comparire in tempo utile per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa;
b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non essere potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto;
c) se comunque risulta che le condizioni per procedere in sua assenza non erano soddisfatte.
7. Fuori del caso previsto dal comma 6, se risulta che le condizioni per procedere in assenza non erano soddisfatte, il giudice revoca, anche d'ufficio, l'ordinanza che dichiara l'assenza dell'imputato e provvede ai sensi del comma 5.»;
d) all'articolo 420-ter:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Quando l'imputato, anche se detenuto, non si presenta ad una udienza e risulta che l'assenza e' dovuta ad assoluta impossibilita' di comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, il giudice, anche d'ufficio, rinvia con ordinanza ad una nuova udienza e dispone la notificazione dell'ordinanza medesima all'imputato.»;
2) al comma 4, le parole «la citazione e» sono soppresse;
e) l'articolo 420-quater e' sostituito dal seguente:
«Art. 420-quater (Sentenza di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo da parte dell'imputato). - 1. Fuori dei casi previsti dagli articoli 420-bis e 420-ter, se l'imputato non e' presente, il giudice pronuncia sentenza inappellabile di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo da parte dell'imputato.
2. La sentenza contiene:
a) l'intestazione "in nome del popolo italiano" e l'indicazione dell'autorita' che l'ha pronunciata;
b) le generalita' dell'imputato o le altre indicazioni personali che valgono a identificarlo, nonche' le generalita' delle altre parti private;
c) l'imputazione;
d) l'indicazione dell'esito delle notifiche e delle ricerche effettuate;
e) l'indicazione della data fino alla quale dovranno continuare le ricerche per rintracciare la persona nei cui confronti la sentenza e' emessa;
f) il dispositivo, con l'indicazione degli articoli di legge applicati;
g) la data e la sottoscrizione del giudice.
3. Con la sentenza il giudice dispone che, fino a quando per tutti i reati oggetto di imputazione non sia superato il termine previsto dall'articolo 159, ultimo comma, del codice penale, la persona nei cui confronti e' stata emessa la sentenza sia ricercata dalla polizia giudiziaria e, nel caso in cui sia rintracciata, le sia personalmente notificata la sentenza.
4. La sentenza contiene altresi':
a) l'avvertimento alla persona rintracciata che il processo a suo carico sara' riaperto davanti alla stessa autorita' giudiziaria che ha pronunciato la sentenza;
b) quando la persona non e' destinataria di un provvedimento applicativo della misura cautelare degli arresti domiciliari o della custodia in carcere per i fatti per cui si procede, l'avviso che l'udienza per la prosecuzione del processo e' fissata:
1) il primo giorno non festivo del successivo mese di settembre, se la persona e' stata rintracciata nel primo semestre dell'anno;
2) il primo giorno non festivo del mese di febbraio dell'anno successivo, se la persona e' stata rintracciata nel secondo semestre dell'anno;
c) l'indicazione del luogo in cui l'udienza si terra';
d) l'avviso che, qualora la persona rintracciata non compaia e non ricorra alcuno dei casi di cui all'articolo 420-ter, si procedera' in sua assenza e sara' rappresentata in udienza dal difensore.
5. Alla sentenza si applicano le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 546.
6. Decorso il termine di cui al comma 3 senza che la persona nei cui confronti e' stata emessa la sentenza sia stata rintracciata, la sentenza di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo non puo' piu' essere revocata.
7. In deroga a quanto disposto dall'articolo 300, le misure cautelari degli arresti domiciliari e della custodia in carcere perdono efficacia solo quando la sentenza non e' piu' revocabile ai sensi del comma 6. In deroga a quanto disposto dagli articoli 262, 317 e 323, gli effetti dei provvedimenti che hanno disposto il sequestro probatorio, il sequestro conservativo e il sequestro preventivo permangono fino a quando la sentenza non e' piu' revocabile ai sensi del comma 6.»;
f) l'articolo 420-quinquies e' sostituito dai seguenti:
«Art. 420-quinquies (Atti urgenti). - 1. Finche' le ricerche della persona nei cui confronti e' stata emessa la sentenza di non doversi procedere ai sensi dell'articolo 420-quater sono in corso, il giudice che l'ha pronunciata assume, a richiesta di parte, le prove non rinviabili nelle forme di cui all'articolo 401. Del giorno, dell'ora e del luogo stabiliti per il compimento dell'atto e' dato avviso almeno ventiquattro ore prima al pubblico ministero, alla persona offesa e ai difensori gia' nominati nel procedimento in cui e' stata pronunciata la sentenza.
2. Per lo stesso periodo di tempo indicato nel comma 1, il giudice che ha pronunciato la sentenza di non doversi procedere ai sensi dell'articolo 420-quater resta competente a provvedere sulle misure cautelari e sui provvedimenti di sequestro fino alla perdita di efficacia prevista dal comma 7 dell'articolo 420-quater.
Art. 420-sexies (Revoca della sentenza di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo). - 1. Quando rintraccia la persona nei cui confronti e' stata emessa sentenza di non doversi procedere ai sensi dell'articolo 420-quater, la polizia giudiziaria le notifica la sentenza e le da' avviso della riapertura del processo, nonche' della data dell'udienza, individuata ai sensi dell'articolo 420-quater, comma 4, lettera b), nella quale e' citata a comparire davanti all'autorita' giudiziaria che ha emesso la sentenza.
2. La polizia giudiziaria provvede altresi' agli adempimenti previsti dall'articolo 161 e, quando la persona rintracciata risulta priva del difensore, procede ai sensi dell'articolo 97, comma 4, comunicando alla persona rintracciata il nominativo del difensore di ufficio nominato. In ogni caso, la persona rintracciata e' avvisata che al difensore sara' notificato avviso della data di udienza individuata ai sensi del comma 1. Delle attivita' svolte e degli avvisi dati alla persona rintracciata la polizia giudiziaria redige processo verbale.
3. La polizia giudiziaria trasmette senza ritardo al giudice la relazione di notificazione della sentenza e il verbale di cui al comma 2.
4. Il giudice con decreto revoca la sentenza e, salvo quanto previsto al comma 6, fa dare avviso al pubblico ministero, al difensore dell'imputato e alle altre parti della data dell'udienza fissata ai sensi dell'articolo 420-quater, comma 4, lettera b). L'avviso e' comunicato o notificato almeno venti giorni prima della data predetta.
5. Nell'udienza fissata per la prosecuzione ai sensi dell'articolo 420-quater, comma 4, lettera b), il giudice procede alla verifica della regolare costituzione delle parti. Salva l'applicazione degli articoli 420 e 420-ter, si procede sempre ai sensi dell'articolo 420-bis, comma 1, lettera a).
6. Quando la sentenza e' revocata nei confronti di un imputato che, all'atto della sua pronuncia, era destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari o della custodia in carcere per i fatti per cui si procede, il giudice fissa l'udienza per la prosecuzione e dispone che l'avviso del giorno, dell'ora e del luogo dell'udienza sia notificato all'imputato, al difensore dell'imputato e alle altre parti, nonche' comunicato al pubblico ministero, almeno venti giorni prima. All'udienza il giudice procede alla verifica della regolare costituzione delle parti. Si applicano gli articoli 420, 420-bis e 420-ter.»;
g) all'articolo 421:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Conclusi gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, se rileva una violazione dell'articolo 417, comma 1, lettera b), il giudice, sentite le parti, invita il pubblico ministero a riformulare l'imputazione. Qualora il pubblico ministero non provveda, il giudice, sentite le parti, dichiara anche d'ufficio la nullita' della richiesta di rinvio a giudizio e dispone, con ordinanza, la restituzione degli atti al pubblico ministero.»;
2) dopo il comma 1 e' inserito il seguente: «1-bis. L'imputazione modificata e' inserita nel verbale di udienza e contestata all'imputato se presente in aula, anche mediante collegamento a distanza. In caso contrario, il giudice sospende il processo e rinvia a una nuova udienza e dispone che il verbale sia notificato all'imputato entro un termine non inferiore a dieci giorni dalla data della nuova udienza.»;
3) al comma 2, prima del primo periodo, e' inserito il seguente: «Se non dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero, il giudice dichiara aperta la discussione.»;
h) all'articolo 422, comma 2, dopo il primo periodo e' aggiunto il seguente: «Quando una particolare disposizione di legge lo prevede, il giudice dispone che l'esame si svolga a distanza. Il giudice puo' altresi' disporre che l'esame si svolga a distanza quando le parti vi consentono.»;
i) all'articolo 423:
1) al comma 1, le parole: «e la contesta all'imputato presente. Se l'imputato non e' presente, la modificazione della imputazione e' comunicata al difensore, che rappresenta l'imputato ai fini della contestazione» sono soppresse;
2) dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:
«1-bis. Se rileva che il fatto, le circostanze aggravanti e quelle che possono comportare l'applicazione di misure di sicurezza non sono indicati nell'imputazione in termini corrispondenti a quanto emerge dagli atti o che la definizione giuridica non e' corretta, il giudice invita il pubblico ministero a operare le necessarie modificazioni. Se la difformita' indicata permane, sentite le parti, il giudice dispone con ordinanza, anche d'ufficio, la restituzione degli atti al pubblico ministero.
1-ter. Nei casi di modifica dell'imputazione ai sensi dei commi 1 e 1-bis, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 421, comma 1-bis.»;
l) all'articolo 425, al comma 3, le parole: «risultano insufficienti, contraddittori o comunque non idonei a sostenere l'accusa in giudizio» sono sostituite dalle seguenti: «non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna»;
m) all'articolo 428, comma 3-quater, le parole: «contravvenzioni punite» sono sostituite dalle seguenti: «reati puniti» e le parole: «dell'ammenda» sono sostituite dalla seguente:
«pecuniaria»;
n) all'articolo 429, al comma 1:
1) dopo la lettera d) e' aggiunta la seguente: «d-bis) l'avviso all'imputato e alla persona offesa che hanno facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa;».
2) la lettera f) e' sostituita dalla seguente: «f) l'indicazione del luogo, del giorno e dell'ora dell'udienza per la prosecuzione del processo davanti al giudice del dibattimento;»;

Note all'art. 23:
- Si riporta il testo degli articoli 419, 420, 420-ter,
421, 422, 423, 425, 428 e 429 del codice di procedura
penale, come modificati dal presente decreto:
"Art. 419 (Atti introduttivi). - 1. Il giudice fa
notificare all'imputato e alla persona offesa, della quale
risulti agli atti l'identita' e il domicilio, l'avviso del
giorno, dell'ora e del luogo dell'udienza, con la richiesta
di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero e con
l'avvertimento all'imputato che, qualora non compaia, si
applicheranno le disposizioni di cui agli articoli 420-bis,
420-ter, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies.
2. L'avviso e' altresi' comunicato al pubblico
ministero e notificato al difensore dell'imputato con
l'avvertimento della facolta' di prendere visione degli
atti e delle cose trasmessi a norma dell'art. 416 comma 2 e
di presentare memorie e produrre documenti.
3. L'avviso contiene inoltre l'invito a trasmettere
la documentazione relativa alle indagini eventualmente
espletate dopo la richiesta di rinvio a giudizio.
3-bis. L'imputato e la persona offesa sono altresi'
informate che hanno facolta' di accedere ai programmi di
giustizia riparativa.
4. Gli avvisi sono notificati e comunicati almeno
dieci giorni prima della data dell'udienza. Entro lo stesso
termine e' notificata la citazione del responsabile civile
e della persona civilmente obbligata per la pena
pecuniaria.
5. L'imputato puo' rinunciare all'udienza preliminare
e richiedere il giudizio immediato con dichiarazione
presentata in cancelleria a mezzo di procuratore speciale,
almeno tre giorni prima della data dell'udienza. Quando la
dichiarazione e' presentata a mezzo di procuratore
speciale, si osservano le modalita' previste dall'articolo
111-bis, commi 1 e 2. L'atto di rinuncia e' notificato al
pubblico ministero e alla persona offesa dal reato, a cura
dell'imputato.
6. Nel caso previsto dal comma 5, il giudice emette
decreto di giudizio immediato.
7. Le disposizioni dei commi 1 e 4 sono previste a
pena di nullita'."
"Art. 420 (Costituzione delle parti). - 1. L'udienza
si svolge in camera di consiglio con la partecipazione
necessaria del pubblico ministero e del difensore
dell'imputato.
2. Il giudice procede agli accertamenti relativi alla
costituzione delle parti ordinando la rinnovazione degli
avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e delle
notificazioni di cui dichiara la nullita'.
2-bis. In caso di regolarita' delle notificazioni, se
l'imputato non e' presente e non ricorre alcuna delle
condizioni di cui all'articolo 420-ter, il giudice procede
ai sensi dell'articolo 420-bis.
2-ter. Salvo che la legge disponga altrimenti,
l'imputato che, dopo essere comparso, si allontana
dall'aula di udienza o che, presente ad una udienza, non
compare alle successive, e' considerato presente ed e'
rappresentato dal difensore. E' altresi' considerato
presente l'imputato che richiede per iscritto, nel rispetto
delle forme di legge, di essere ammesso ad un procedimento
speciale o che e' rappresentato in udienza da un
procuratore speciale nominato per la richiesta di un
procedimento speciale.
3. Se il difensore dell'imputato non e' presente il
giudice provvede a norma dell'articolo 97, comma 4.
4. Il verbale dell'udienza preliminare e' redatto di
regola in forma riassuntiva a norma dell'articolo 140,
comma 2; il giudice, su richiesta di parte, dispone la
riproduzione fonografica o audiovisiva ovvero la redazione
del verbale con la stenotipia."
"Art. 420-ter (Impedimento a comparire dell'imputato
o del difensore). - 1.Quando l'imputato, anche se detenuto,
non si presenta ad una udienza e risulta che l'assenza e'
dovuta ad assoluta impossibilita' di comparire per caso
fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, il
giudice, anche d'ufficio, rinvia con ordinanza ad una nuova
udienza e dispone la notificazione dell'ordinanza medesima
all'imputato.
2. Con le medesime modalita' di cui al comma 1 il
giudice provvede quando appare probabile che l'assenza
dell'imputato sia dovuta ad assoluta impossibilita' di
comparire per caso fortuito o forza maggiore. Tale
probabilita' e' liberamente valutata dal giudice e non puo'
formare oggetto di discussione successiva ne' motivo di
impugnazione.
3. ABROGATO.
4. In ogni caso la lettura dell'ordinanza che fissa
la nuova udienza sostituisce gli avvisi per tutti coloro
che sono o devono considerarsi presenti.
5. Il giudice provvede a norma del comma 1 nel caso
di assenza del difensore, quando risulta che l'assenza
stessa e' dovuta ad assoluta impossibilita' di comparire
per legittimo impedimento, purche' prontamente comunicato.
Tale disposizione non si applica se l'imputato e' assistito
da due difensori e l'impedimento riguarda uno dei medesimi
ovvero quando il difensore impedito ha designato un
sostituto o quando l'imputato chiede che si proceda in
assenza del difensore impedito.
5-bis. Agli effetti di cui al comma 5 il difensore
che abbia comunicato prontamente lo stato di gravidanza si
ritiene legittimamente impedito a comparire nei due mesi
precedenti la data presunta del parto e nei tre mesi
successivi ad esso.
"Art. 421 (Discussione). - 1.Conclusi gli
accertamenti relativi alla costituzione delle parti, se
rileva una violazione dell'articolo 417, comma 1, lettera
b), il giudice, sentite le parti, invita il pubblico
ministero a riformulare l'imputazione. Qualora il pubblico
ministero non provveda, il giudice, sentite le parti,
dichiara anche d'ufficio la nullita' della richiesta di
rinvio a giudizio e dispone, con ordinanza, la restituzione
degli atti al pubblico ministero.
1-bis. L'imputazione modificata e' inserita nel
verbale di udienza e contestata all'imputato se presente in
aula, anche mediante collegamento a distanza. In caso
contrario, il giudice sospende il processo e rinvia a una
nuova udienza e dispone che il verbale sia notificato
all'imputato entro un termine non inferiore a dieci giorni
dalla data della nuova udienza.
2. Se non dispone la restituzione degli atti al
pubblico ministero, il giudice dichiara aperta la
discussione. Il pubblico ministero espone sinteticamente i
risultati delle indagini preliminari e gli elementi di
prova che giustificano la richiesta di rinvio a giudizio.
L'imputato puo' rendere dichiarazioni spontanee e chiedere
di essere sottoposto all'interrogatorio, per il quale si
applicano le disposizioni degli articoli 64 e 65. Su
richiesta di parte, il giudice dispone che l'interrogatorio
sia reso nelle forme previste dagli articoli 498 e 499.
Prendono poi la parola, nell'ordine, i difensori della
parte civile, del responsabile civile, della persona
civilmente obbligata per la pena pecuniaria e dell'imputato
che espongono le loro difese. Il pubblico ministero e i
difensori possono replicare una sola volta.
3. Il pubblico ministero e i difensori formulano e
illustrano le rispettive conclusioni utilizzando gli atti
contenuti nel fascicolo trasmesso a norma dell'articolo 416
comma 2 nonche' gli atti e i documenti ammessi dal giudice
prima dell'inizio della discussione.
4. Se il giudice ritiene di poter decidere allo stato
degli atti, dichiara chiusa la discussione."
"Art. 422 (Attivita' di integrazione probatoria del
giudice). - 1. Quando non provvede a norma del comma
4dell'articolo 421, ovvero a normadell'articolo 421-bis, il
giudice puo' disporre, anche d'ufficio, l'assunzione delle
prove delle quali appare evidente la decisivita' ai fini
della sentenza di non luogo a procedere.
2. Il giudice, se non e' possibile procedere
immediatamente all'assunzione delle prove, fissa la data
della nuova udienza e dispone la citazione dei testimoni,
dei periti, dei consulenti tecnici e delle persone indicate
nell'articolo 210 di cui siano stati ammessi l'audizione o
l'interrogatorio. Quando una particolare disposizione di
legge lo prevede, il giudice dispone che l'esame si svolga
a distanza. Il giudice puo' altresi' disporre che l'esame
si svolga a distanza quando le parti vi consentono.
3. L'audizione e l'interrogatorio delle persone
indicate nel comma 2 sono condotti dal giudice. Il pubblico
ministero e i difensori possono porre domande, a mezzo del
giudice, nell'ordine previstodall'articolo 421, comma 2.
Successivamente, il pubblico ministero e i difensori
formulano e illustrano le rispettive conclusioni.
4. In ogni caso l'imputato puo' chiedere di essere
sottoposto all'interrogatorio, per il quale si applicano le
disposizioni degliarticoli 64 e 65. Su richiesta di parte,
il giudice dispone che l'interrogatorio sia reso nelle
forme previste dagliarticoli 498 e 499."
"Art. 423 (Modificazione dell'imputazione). - 1. Se
nel corso dell'udienza il fatto risulta diverso da come
descritto nell'imputazione ovvero emerge un reato connesso
a norma dell'articolo 12 comma 1 lettera b), o una
circostanza aggravante, il pubblico ministero modifica
l'imputazione.
1-bis. Se rileva che il fatto, le circostanze
aggravanti e quelle che possono comportare l'applicazione
di misure di sicurezza non sono indicati nell'imputazione
in termini corrispondenti a quanto emerge dagli atti o che
la definizione giuridica non e' corretta, il giudice invita
il pubblico ministero a operare le necessarie
modificazioni. Se la difformita' indicata permane, sentite
le parti, il giudice dispone con ordinanza, anche
d'ufficio, la restituzione degli atti al pubblico
ministero.
1-ter. Nei casi di modifica dell'imputazione ai sensi
dei commi 1 e 1-bis, si applicano le disposizioni di cui
all'articolo 421, comma 1-bis.
2. Se risulta a carico dell'imputato un fatto nuovo
non enunciato nella richiesta di rinvio a giudizio, per il
quale si debba procedere di ufficio, il giudice ne
autorizza la contestazione se il pubblico ministero ne fa
richiesta e vi e' il consenso dell'imputato."
Art. 425 (Sentenza di non luogo a procedere). - 1. Se
sussiste una causa che estingue il reato o per la quale
l'azione penale non doveva essere iniziata o non deve
essere proseguita, se il fatto non e' previsto dalla legge
come reato ovvero quando risulta che il fatto non sussiste
o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non
costituisce reato o che si tratta di persona non punibile
per qualsiasi causa, il giudice pronuncia sentenza di non
luogo a procedere, indicandone la causa nel dispositivo.
2. Ai fini della pronuncia della sentenza di cui al
comma 1, il giudice tiene conto delle circostanze
attenuanti. Si applicano le disposizioni dell'articolo 69
del codice penale.
3. Il giudice pronuncia sentenza di non luogo a
procedere anche quando gli elementi acquisiti non
consentono di formulare una ragionevole previsione di
condanna.
4. Il giudice non puo' pronunciare sentenza di non
luogo a procedere se ritiene che dal proscioglimento
dovrebbe conseguire l'applicazione di una misura di
sicurezza diversa dalla confisca."
5. Si applicano le disposizioni dell'articolo 537.
"Art. 428 (Impugnazione della sentenza di non luogo a
procedere). - 1. Contro la sentenza di non luogo a
procedere possono proporre appello:
a) il procuratore della Repubblica e il procuratore
generale nei casi di cui all'articolo 593-bis, comma 2;
b) l'imputato, salvo che con la sentenza sia stato
dichiarato che il fatto non sussiste o che l'imputato non
lo ha commesso.
2. La persona offesa puo' proporre appello nei soli
casi di nullita' previsti dall'articolo 419, comma 7.
3. Sull'impugnazione la corte di appello decide in
camera di consiglio con le forme previste dall'articolo
127. In caso di appello del pubblico ministero, la corte,
se non conferma la sentenza, pronuncia decreto che dispone
il giudizio, formando il fascicolo per il dibattimento
secondo le disposizioni degli articoli 429 e 431, o
sentenza di non luogo a procedere con formula meno
favorevole all'imputato. In caso di appello dell'imputato,
la corte, se non conferma la sentenza, pronuncia sentenza
di non luogo a procedere con formula piu' favorevole
all'imputato.
3-bis. Contro la sentenza di non luogo a procedere
pronunciata in grado di appello possono ricorrere per
cassazione l'imputato e il procuratore generale solo per i
motivi di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1
dell'articolo 606.
3-ter. Sull'impugnazione la corte di cassazione
decide in camera di consiglio con le forme previste
dall'articolo 611.
3-quater. Sono inappellabili le sentenze di non luogo
a procedere relative a reati puniti con la sola pena
pecuniaria o con pena alternativa.
"Art. 429 (Decreto che dispone il giudizio). - 1. Il
decreto che dispone il giudizio contiene:
a) le generalita' dell'imputato e le altre
indicazioni personali che valgono a identificarlo nonche'
le generalita' delle altre parti private, con l'indicazione
dei difensori;
b) l'indicazione della persona offesa dal reato
qualora risulti identificata;
c) l'enunciazione, in forma chiara e precisa, del
fatto, delle circostanze aggravanti e di quelle che possono
comportare l'applicazione di misure di sicurezza, con
l'indicazione dei relativi articoli di legge;
d) l'indicazione sommaria delle fonti di prova e
dei fatti cui esse si riferiscono;
d-bis) l'avviso all'imputato e alla persona offesa
che hanno facolta' di accedere ai programmi di giustizia
riparativa;
e) il dispositivo, con l'indicazione del giudice
competente per il giudizio;
f) l'indicazione del luogo, del giorno e dell'ora
dell'udienza per la prosecuzione del processo davanti al
giudice del dibattimento;
g) la data e la sottoscrizione del giudice e
dell'ausiliario che l'assiste.
2. Il decreto e' nullo se l'imputato non e'
identificato in modo certo ovvero se manca o e'
insufficiente l'indicazione di uno dei requisiti previsti
dal comma 2, lettere c) e f).
2-bis. ABROGATO.
3. Tra la data del decreto e la data fissata per il
giudizio deve intercorrere un termine non inferiore a venti
giorni.
3-bis. Qualora si proceda per i reati di cui agli
articoli 589, secondo comma, e 589-bis del codice penale,
il termine di cui al comma 3 non puo' essere superiore a
sessanta giorni.
4. ABROGATO.".
 
Art. 24

Modifiche al Titolo I del Libro VI del codice di procedura penale

1. Al Titolo I del Libro VI del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 438:
1) al comma 3, le parole: «nelle forme previste dall'articolo 583, comma 3» sono sostituite dalle seguenti: «da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore»;
2) al comma 5, secondo periodo, dopo le parole: «il giudizio abbreviato se» sono inserite le seguenti: «, tenuto conto degli atti gia' acquisiti ed utilizzabili,» e le parole: «compatibile con le finalita' di economia processuale proprie del procedimento, tenuto conto degli atti gia' acquisiti ed utilizzabili» sono sostituite dalle seguenti: «il giudizio abbreviato realizza comunque una economia processuale, in relazione ai prevedibili tempi dell'istruzione dibattimentale»;
3) al comma 6-ter, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «In ogni altro caso in cui la richiesta di giudizio abbreviato proposta nell'udienza preliminare sia stata dichiarata inammissibile o rigettata, l'imputato puo' riproporre la richiesta prima dell'apertura del dibattimento e il giudice, se ritiene illegittima la dichiarazione di inammissibilita' o ingiustificato il rigetto, ammette il giudizio abbreviato.»;
b) all'articolo 441, al comma 6, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «Le prove dichiarative sono documentate nelle forme previste dall'articolo 510.»;
c) all'articolo 442, dopo il comma 2, e' inserito il seguente: «2-bis. Quando ne' l'imputato, ne' il suo difensore hanno proposto impugnazione contro la sentenza di condanna, la pena inflitta e' ulteriormente ridotta di un sesto dal giudice dell'esecuzione.».

Note all'art. 24:
- Si riporta il testo degli articoli 438, 441 e 442 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 438 (Presupposti del giudizio abbreviato). - 1.
L'imputato puo' chiedere che il processo sia definito
all'udienza preliminare allo stato degli atti, salve le
disposizioni di cui al comma 5 del presente articolo e
all'articolo 441, comma 5.
1-bis. Non e' ammesso il giudizio abbreviato per i
delitti puniti con la pena dell'ergastolo.
2. La richiesta puo' essere proposta, oralmente o per
iscritto, fino a che non siano formulate le conclusioni a
norma degli articoli 421 e 422.
3. La volonta' dell'imputato e' espressa
personalmente o a mezzo di procuratore speciale e la
sottoscrizione e' autenticata da un notaio, da altra
persona autorizzata o dal difensore.
4. Sulla richiesta il giudice provvede con ordinanza
con la quale dispone il giudizio abbreviato. Quando
l'imputato chiede il giudizio abbreviato immediatamente
dopo il deposito dei risultati delle indagini difensive, il
giudice provvede solo dopo che sia decorso il termine non
superiore a sessanta giorni, eventualmente richiesto dal
pubblico ministero, per lo svolgimento di indagini
suppletive limitatamente ai temi introdotti dalla difesa.
In tal caso, l'imputato ha facolta' di revocare la
richiesta.
5. L'imputato, ferma restando la utilizzabilita' ai
fini della prova degli atti indicati nell'articolo 442,
comma 1-bis, puo' subordinare la richiesta ad una
integrazione probatoria necessaria ai fini della decisione.
Il giudice dispone il giudizio abbreviato se, tenuto conto
degli atti gia' acquisiti ed utilizzabili, l'integrazione
probatoria richiesta risulta necessaria ai fini della
decisione e il giudizio abbreviato realizza comunque una
economia processuale, in relazione ai prevedibili tempi
dell'istruzione dibattimentale. In tal caso il pubblico
ministero puo' chiedere l'ammissione di prova contraria.
Resta salva l'applicabilita' dell'articolo 423.
5-bis. Con la richiesta presentata ai sensi del comma
5 puo' essere proposta, subordinatamente al suo rigetto, la
richiesta di cui al comma 1, oppure quella di applicazione
della pena ai sensi dell'articolo 444.
6. In caso di dichiarazione di inammissibilita' o di
rigetto, ai sensi, rispettivamente, dei commi 1-bis e 5, la
richiesta puo' essere riproposta fino al termine previsto
dal comma 2.
6-bis. La richiesta di giudizio abbreviato proposta
nell'udienza preliminare determina la sanatoria delle
nullita', sempre che non siano assolute, e la non
rilevabilita' delle inutilizzabilita', salve quelle
derivanti dalla violazione di un divieto probatorio. Essa
preclude altresi' ogni questione sulla competenza per
territorio del giudice.
6-ter. Qualora la richiesta di giudizio abbreviato
proposta nell'udienza preliminare sia stata dichiarata
inammissibile ai sensi del comma 1-bis, il giudice, se
all'esito del dibattimento ritiene che per il fatto
accertato sia ammissibile il giudizio abbreviato, applica
la riduzione della pena ai sensi dell'articolo 442, comma
2. In ogni altro caso in cui la richiesta di giudizio
abbreviato proposta nell'udienza preliminare sia stata
dichiarata inammissibile o rigettata, l'imputato puo'
riproporre la richiesta prima dell'apertura del
dibattimento e il giudice, se ritiene illegittima la
dichiarazione di inammissibilita' o ingiustificato il
rigetto, ammette il giudizio abbreviato."
"Art. 441 (Svolgimento del giudizio abbreviato). - 1.
Nel giudizio abbreviato si osservano, in quanto
applicabili, le disposizioni previste per l'udienza
preliminare, fatta eccezione per quelle di cui agli
articoli 422 e 423.
2. La costituzione di parte civile, intervenuta dopo
la conoscenza dell'ordinanza che dispone il giudizio
abbreviato, equivale ad accettazione del rito abbreviato.
3. Il giudizio abbreviato si svolge in camera di
consiglio; il giudice dispone che il giudizio si svolga in
pubblica udienza quando ne fanno richiesta tutti gli
imputati.
4. Se la parte civile non accetta il rito abbreviato
non si applica la disposizione di cui all'articolo 75,
comma 3.
5. Quando il giudice ritiene di non poter decidere
allo stato degli atti assume, anche d'ufficio, gli elementi
necessari ai fini della decisione. Resta salva in tale caso
l'applicabilita' dell'articolo 423.
6. All'assunzione delle prove di cui al comma 5 del
presente articolo e all'articolo 438, comma 5, si procede
nelle forme previste dall'articolo 422, commi 2, 3 e 4. Le
prove dichiarative sono documentate nelle forme previste
dall'articolo 510."
"Art. 442 (Decisione). - 1. Terminata la discussione,
il giudice provvede a norma degli articoli 529 e seguenti.
1-bis. Ai fini della deliberazione il giudice
utilizza gli atti contenuti nel fascicolo di cui
all'articolo 416, comma 2, la documentazione di cui
all'articolo 419, comma 3, e le prove assunte nell'udienza.
2. In caso di condanna, la pena che il giudice
determina tenendo conto di tutte le circostanze e'
diminuita della meta' se si procede per una contravvenzione
e di un terzo se si procede per un delitto. [Alla pena
dell'ergastoloe' sostituita quella della reclusione di anni
trenta. Alla pena dell'ergastolo con isolamento diurno, nei
casi di concorso di reati e di reato continuato, e'
sostituita quella dell'ergastolo].
2-bis. Quando ne' l'imputato, ne' il suo difensore
hanno proposto impugnazione contro la sentenza di condanna,
la pena inflitta e' ulteriormente ridotta di un sesto dal
giudice dell'esecuzione.
3. ABROGATO.
4. Si applica la disposizione dell'articolo 426,
comma 2.".
 
Art. 25

Modifiche al Titolo II del Libro VI del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro VI del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 444:
1) al comma 1, la parola: «sanzione» e' sostituita con la seguente: «pena» e, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «L'imputato e il pubblico ministero possono altresi' chiedere al giudice di non applicare le pene accessorie o di applicarle per una durata determinata, salvo quanto previsto dal comma 3-bis, e di non ordinare la confisca facoltativa o di ordinarla con riferimento a specifici beni o a un importo determinato.»;
2) al comma 2, dopo le parole: «circostanze prospettate dalle parti,» sono inserite le seguenti «le determinazioni in merito alla confisca,» e le parole: «congrua la pena indicata» sono sostituite dalle seguenti: «congrue le pene indicate,»;
b) all'articolo 445, il comma 1-bis e' sostituito dal seguente: «1-bis. La sentenza prevista dall'articolo 444, comma 2, anche quando e' pronunciata dopo la chiusura del dibattimento, non ha efficacia e non puo' essere utilizzata a fini di prova nei giudizi civili, disciplinari, tributari o amministrativi, compreso il giudizio per l'accertamento della responsabilita' contabile. Se non sono applicate pene accessorie, non producono effetti le disposizioni di leggi diverse da quelle penali che equiparano la sentenza prevista dall'articolo 444, comma 2, alla sentenza di condanna. Salvo quanto previsto dal primo e dal secondo periodo o da diverse disposizioni di legge, la sentenza e' equiparata a una pronuncia di condanna.»;
c) all'articolo 446:
1) al comma 1, al secondo periodo, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «o all'udienza prevista dal comma 2-bis dello stesso articolo»;
2) al comma 3, le parole: «nelle forme previste dall'articolo 583, comma 3» sono sostituite dalle seguenti: «da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore»;
d) all'articolo 447, comma 1, al primo periodo le parole: «in calce alla richiesta» sono soppresse e, dopo il primo periodo, e' inserito il seguente: «Nel decreto di fissazione dell'udienza la persona sottoposta alle indagini e' informata che ha facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.»;
e) all'articolo 448:
1) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Nei casi previsti dal comma 1, quando l'imputato e il pubblico ministero concordano l'applicazione di una pena sostitutiva di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, il giudice, se non e' possibile decidere immediatamente, sospende il processo e fissa una apposita udienza non oltre sessanta giorni, dandone contestuale avviso alle parti e all'ufficio di esecuzione penale esterna competente. Si applica, in quanto compatibile, l'articolo 545-bis, comma 2.»;
2) al comma 3, dopo le parole «dell'articolo 578» sono aggiunte le seguenti: «, comma 1».

Note all'art. 25:
- Si riporta il testo degli articoli 444, 445, 446, 447
e 448 del codice di procedura penale, come modificati dal
presente decreto:
"Art. 444 (Applicazione della pena su richiesta). -
1. L'imputato e il pubblico ministero possono chiedere al
giudice l'applicazione, nella specie e nella misura
indicata, di una pena sostitutiva o di una pena pecuniaria,
diminuita fino a un terzo, ovvero di una pena detentiva
quando questa, tenuto conto delle circostanze e diminuita
fino a un terzo, non supera cinque anni soli o congiunti a
pena pecuniaria. L'imputato e il pubblico ministero possono
altresi' chiedere al giudice di non applicare le pene
accessorie o di applicarle per una durata determinata,
salvo quanto previsto dal comma 3-bis, e di non ordinare la
confisca facoltativa o di ordinarla con riferimento a
specifici beni o a un importo determinato.
1-bis. Sono esclusi dall'applicazione del comma 1 i
procedimenti per i delitti di cui all'articolo 51, commi
3-bis e 3-quater, i procedimenti per i delitti di cui agli
articoli 600-bis, 600-ter, primo, secondo, terzo e quinto
comma, 600-quater, secondo comma, 600-quater.1,
relativamente alla condotta di produzione o commercio di
materiale pornografico, 600-quinquies, nonche' 609-bis,
609-ter, 609-quater e 609-octies del codice penale, nonche'
quelli contro coloro che siano stati dichiarati delinquenti
abituali, professionali e per tendenza, o recidivi ai sensi
dell'articolo 99, quarto comma, del codice penale, qualora
la pena superi due anni soli o congiunti a pena pecuniaria.
1-ter. Nei procedimenti per i delitti previsti dagli
articoli 314, 317, 318, 319, 319-ter, 319-quater e 322-bis
del codice penale, l'ammissibilita' della richiesta di cui
al comma 1 e' subordinata alla restituzione integrale del
prezzo o del profitto del reato.
2. Se vi e' il consenso anche della parte che non ha
formulato la richiesta e non deve essere pronunciata
sentenza di proscioglimento a norma dell'articolo 129, il
giudice, sulla base degli atti, se ritiene corrette la
qualificazione giuridica del fatto, l'applicazione e la
comparazione delle circostanze prospettate dalle parti, le
determinazioni in merito alla confisca, nonche' congrue le
pene indicate, ne dispone con sentenza l'applicazione
enunciando nel dispositivo che vi e' stata la richiesta
delle parti. Se vi e' costituzione di parte civile, il
giudice non decide sulla relativa domanda; l'imputato e'
tuttavia condannato al pagamento delle spese sostenute
dalla parte civile, salvo che ricorrano giusti motivi per
la compensazione totale o parziale. Non si applica la
disposizione dell'articolo 75, comma 3. Si applica
l'articolo 537-bis.
3. La parte, nel formulare la richiesta, puo'
subordinarne l'efficacia alla concessione della sospensione
condizionale della pena. In questo caso il giudice, se
ritiene che la sospensione condizionale non possa essere
concessa, rigetta la richiesta.
3-bis. Nei procedimenti per i delitti previsti dagli
articoli 314, primo comma, 317, 318, 319, 319-ter,
319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis e 346-bis
del codice penale, la parte, nel formulare la richiesta,
puosubordinarne l'efficacia all'esenzione dalle pene
accessorie previste dall'articolo 317-bis del codice penale
ovvero all'estensione degli effetti della sospensione
condizionale anche a tali pene accessorie. In questi casi
il giudice, se ritiene di applicare le pene accessorie o
ritiene che l'estensione della sospensione condizionale non
possa essere concessa, rigetta la richiesta.
"Art. 445 (Effetti dell'applicazione della pena su
richiesta). - 1. La sentenza prevista dall'articolo 444,
comma 2, quando la pena irrogata non superi i due anni di
pena detentiva soli o congiunti a pena pecuniaria, non
comporta la condanna al pagamento delle spese del
procedimento ne' l'applicazione di pene accessorie e di
misure di sicurezza, fatta eccezione della confisca nei
casi previsti dall'articolo 240 del codice penale. Nei casi
previsti dal presente comma e' fatta salva l'applicazione
del comma 1-ter.
1-bis. La sentenza prevista dall'articolo 444, comma
2, anche quando e' pronunciata dopo la chiusura del
dibattimento, non ha efficacia e non puo' essere utilizzata
a fini di prova nei giudizi civili, disciplinari, tributari
o amministrativi, compreso il giudizio per l'accertamento
della responsabilita' contabile. Se non sono applicate pene
accessorie, non producono effetti le disposizioni di leggi
diverse da quelle penali che equiparano la sentenza
prevista dall'articolo 444, comma 2, alla sentenza di
condanna. Salvo quanto previsto dal primo e dal secondo
periodo o da diverse disposizioni di legge, la sentenza e'
equiparata a una pronuncia di condanna.
1-ter. Con la sentenza di applicazione della pena di
cui all'articolo 444, comma 2, del presente codice per
taluno dei delitti previsti dagli articoli 314, primo
comma, 317, 318, 319, 319-ter, 319-quater, primo comma,
320, 321, 322, 322-bis e 346-bis del codice penale, il
giudice puo' applicare le pene accessorie previste
dall'articolo 317-bis del codice penale.
2. Il reato e' estinto, ove sia stata irrogata una
pena detentiva non superiore a due anni soli o congiunti a
pena pecuniaria, se nel termine di cinque anni, quando la
sentenza concerne un delitto, ovvero di due anni, quando la
sentenza concerne una contravvenzione, l'imputato non
commette un delitto ovvero una contravvenzione della stessa
indole. In questo caso si estingue ogni effetto penale, e
se e' stata applicata una pena pecuniaria o una sanzione
sostitutiva, l'applicazione non e' comunque di ostacolo
alla concessione di una successiva sospensione condizionale
della pena."
"Art. 446 (Richiesta di applicazione della pena e
consenso). - 1. Le parti possono formulare la richiesta
prevista dall'articolo 444, comma 1, fino alla
presentazione delle conclusioni di cui agli articoli 421,
comma 3, e 422, comma 3, e fino alla dichiarazione di
apertura del dibattimento di primo grado nel giudizio
direttissimo. Se e' stato notificato il decreto di giudizio
immediato, la richiesta e' formulata entro il termine e con
le forme stabilite dall'articolo 458, comma 1 o all'udienza
prevista dal comma 2-bis dello stesso articolo.
2. La richiesta e il consenso nell'udienza sono
formulati oralmente; negli altri casi sono formulati con
atto scritto.
3. La volonta' dell'imputato e' espressa
personalmente o a mezzo di procuratore speciale e la
sottoscrizione e' autenticata da un notaio, da altra
persona autorizzata o dal difensore.
4. Il consenso sulla richiesta puo' essere dato entro
i termini previsti dal comma 1, anche se in precedenza era
stato negato.
5. Il giudice, se ritiene opportuno verificare la
volontarieta' della richiesta o del consenso, dispone la
comparizione dell'imputato.
6. Il pubblico ministero, in caso di dissenso, deve
enunciarne le ragioni."
"Art. 447 (Richiesta di applicazione della pena nel
corso delle indagini preliminari). - 1. Nel corso delle
indagini preliminari, il giudice, se e' presentata una
richiesta congiunta o una richiesta con il consenso scritto
dell'altra parte, fissa, con decreto, l'udienza per la
decisione, assegnando, se necessario, un termine al
richiedente per la notificazione all'altra parte. Nel
decreto di fissazione dell'udienza la persona sottoposta
alle indagini e' informata che ha facolta' di accedere ai
programmi di giustizia riparativa. Almeno tre giorni prima
dell'udienza il fascicolo del pubblico ministero e'
depositato nella cancelleria del giudice.
2. Nell'udienza il pubblico ministero e il difensore
sono sentiti se compaiono.
3. Se la richiesta e' presentata da una parte, il
giudice fissa con decreto un termine all'altra parte per
esprimere il consenso o il dissenso e dispone che la
richiesta e il decreto siano notificati a cura del
richiedente. Prima della scadenza del termine non e'
consentita la revoca o la modifica della richiesta e in
caso di consenso si procede a norma del comma 1."
"Art. 448 (Provvedimenti del giudice). - 1.
Nell'udienza prevista dall'articolo 447, nell'udienza
preliminare, nel giudizio direttissimo e nel giudizio
immediato, il giudice se ricorrono le condizioni per
accogliere la richiesta prevista dall'articolo 444, comma
1, pronuncia immediatamente sentenza. Nel caso di dissenso
da parte del pubblico ministero o di rigetto della
richiesta da parte del giudice per le indagini preliminari,
l'imputato, prima della dichiarazione di apertura del
dibattimento di primo grado, puo' rinnovare la richiesta e
il giudice, se la ritiene fondata, pronuncia immediatamente
sentenza. La richiesta non e' ulteriormente rinnovabile
dinanzi ad altro giudice. Nello stesso modo il giudice
provvede dopo la chiusura del dibattimento di primo grado o
nel giudizio di impugnazione quando ritiene ingiustificato
il dissenso del pubblico ministero o il rigetto della
richiesta.
1-bis. Nei casi previsti dal comma 1, quando
l'imputato e il pubblico ministero concordano
l'applicazione di una pena sostitutiva di cui all'articolo
53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, il giudice, se non
e' possibile decidere immediatamente, sospende il processo
e fissa una apposita udienza non oltre sessanta giorni,
dandone contestuale avviso alle parti e all'ufficio di
esecuzione penale esterna competente. Si applica, in quanto
compatibile, l'articolo 545-bis, comma 2.
2. In caso di dissenso, il pubblico ministero puo'
proporre appello; negli altri casi la sentenza e'
inappellabile. 2-bis. Il pubblico ministero e l'imputato
possono proporre ricorso per cassazione contro la sentenza
solo per motivi attinenti all'espressione della volonta'
dell'imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta
e la sentenza, all'erronea qualificazione giuridica del
fatto e all'illegalita' della pena o della misura di
sicurezza.
3. Quando la sentenza e' pronunciata nel giudizio di
impugnazione, il giudice decide sull'azione civile a norma
dell'articolo 578, comma 1.".
 
Art. 26

Modifiche al Titolo III del Libro VI del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro VI del codice di procedura penale, all'articolo 450, comma 3, le parole: «dall'articolo 429 comma 1 lettere a), b), c), f),», sono sostituite dalle seguenti: «dall'articolo 429, comma 1, lettere a), b), c), d-bis), f),».

Note all'art. 26:
- Si riporta il testo dell'articolo 450 del codice di
procedura penale, come modificato dal presente decreto:
"Art. 450 (Instaurazione del giudizio direttissimo).
- 1. Quando procede a giudizio direttissimo, il pubblico
ministero fa condurre direttamente all'udienza l'imputato
arrestato in flagranza o in stato di custodia cautelare.
2. Se l'imputato e' libero, il pubblico ministero, lo
cita a comparire all'udienza per il giudizio direttissimo.
Il termine per comparire non puo' essere inferiore a tre
giorni.
3. La citazione contiene i requisiti previsti
dall'articolo 429, comma 1, lettera a), b), c), d-bis), f),
con l'indicazione del giudice competente per il giudizio
nonche' la data e la sottoscrizione. Si applica inoltre la
disposizione dell'articolo 429 comma 2.
4. Il decreto, unitamente al fascicolo
previstodall'articolo 431, formato dal pubblico ministero,
e' trasmesso alla cancelleria del giudice competente per il
giudizio.
5. Al difensore e' notificato senza ritardo a cura
del pubblico ministero l'avviso della data fissata per il
giudizio.
6. Il difensore ha facolta' di prendere visione e di
estrarre copia, nella segreteria del pubblico ministero,
della documentazione relativa alle indagini espletate.".
 
Art. 27

Modifiche al Titolo IV del Libro VI del codice di procedura penale

1. Al Titolo IV del Libro VI del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 456, comma 2, dopo le parole: «giudizio abbreviato», la parola: «ovvero» e' sostituita dal seguente segno di interpunzione: «,» e, dopo le parole: «dell'articolo 444», sono aggiunte le seguenti: «ovvero la sospensione del procedimento con messa alla prova»;
b) all'articolo 458:
1) al comma 2, al primo periodo, dopo le parole: «Il giudice fissa», sono inserite le seguenti: «in ogni caso» e, dopo le parole: «camera di consiglio», sono inserite le seguenti: «per la valutazione della richiesta,»; al terzo periodo, le parole: «commi 3 e 5», sostituite dalle seguenti «commi 3, 5 e 6-ter»;
2) dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti:
«2-bis. Se il giudice rigetta la richiesta di giudizio abbreviato di cui all'articolo 438, comma 5, l'imputato, alla stessa udienza, puo' chiedere il giudizio abbreviato ai sensi dell'articolo 438, comma 1, l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 oppure la sospensione del procedimento con messa alla prova.
2-ter. Se non e' accolta alcuna richiesta di cui al comma precedente, il giudice rimette le parti al giudice del dibattimento, dandone comunicazione in udienza alle parti presenti o rappresentate.»;
c) dopo l'articolo 458, e' inserito il seguente:
«Art. 458-bis (Richiesta di applicazione della pena). - 1. Quando e' formulata la richiesta prevista dall'articolo 446, il giudice fissa in ogni caso con decreto l'udienza in camera di consiglio per la decisione, dandone avviso almeno cinque giorni prima al pubblico ministero, all'imputato, al difensore e alla persona offesa.
2. Nel caso di dissenso da parte del pubblico ministero o di rigetto della richiesta da parte del giudice, l'imputato, nella stessa udienza, puo' chiedere la sospensione del procedimento con messa alla prova oppure il giudizio abbreviato ai sensi dell'articolo 438. Se il giudice dispone il giudizio abbreviato, si applica l'ultimo periodo del comma 2 dell'articolo 458. Nel caso di rigetto delle richieste, si applica l'articolo 458, comma 2- ter.».

Note all'art. 27:
- Si riporta il testo degli articoli 456 e 458 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 456 (Decreto di giudizio immediato). - 1. Al
decreto che dispone il giudizio immediato si applicano le
disposizioni dell'articolo 429, commi 1 e 2.
2. Il decreto contiene anche l'avviso che l'imputato
puo' chiedere il giudizio abbreviato, l'applicazione della
pena a norma dell'articolo 444 ovvero la sospensione del
procedimento con messa alla prova.
3. Il decreto e' comunicato al pubblico ministero e
notificato all'imputato e alla persona offesa almeno trenta
giorni prima della data fissata per il giudizio.
4. All'imputato e alla persona offesa, unitamente al
decreto, e' notificata la richiesta del pubblico ministero.
5. Al difensore dell'imputato e' notificato avviso
della data fissata per il giudizio entro il termine
previsto dal comma 3."
"Art. 458 (Richiesta di giudizio abbreviato). - 1.
L'imputato, a pena di decadenza, puo' chiedere il giudizio
abbreviato depositando nella cancelleria del giudice per le
indagini preliminari la richiesta, con la prova della
avvenuta notifica al pubblico ministero, entro quindici
giorni dalla notificazione del decreto di giudizio
immediato. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo
438, comma 6-bis. Con la richiesta l'imputato puo' eccepire
l'incompetenza per territorio del giudice.
2. Il giudice fissa in ogni caso con decreto l'udienza
in camera di consiglio per la valutazione della richiesta,
dandone avviso almeno cinque giorni prima al pubblico
ministero, all'imputato, al difensore e alla persona
offesa. Qualora riconosca la propria incompetenza, il
giudice la dichiara con sentenza e ordina la trasmissione
degli atti al pubblico ministero presso il giudice
competente. Nel giudizio si osservano, in quanto
applicabili, le disposizioni degli articoli 438, commi 3, 5
e 6-ter, 441, 441-bis, 442 e 443; nel caso di cui
all'articolo 441-bis, comma 4, il giudice, revocata
l'ordinanza con cui era stato disposto il giudizio
abbreviato, fissa l'udienza per il giudizio immediato.
2-bis. Se il giudice rigetta la richiesta di giudizio
abbreviato di cui all'articolo 438, comma 5, l'imputato,
alla stessa udienza, puo' chiedere il giudizio abbreviato
ai sensi dell'articolo 438, comma 1, l'applicazione della
pena ai sensi dell'articolo 444 oppure la sospensione del
procedimento con messa alla prova.
2-ter. Se non e' accolta alcuna richiesta di cui al
comma precedente, il giudice rimette le parti al giudice
del dibattimento, dandone comunicazione in udienza alle
parti presenti o rappresentate.
3. Le disposizioni del presente articolo non si
applicano quando il giudizio immediato e' stato richiesto
dall'imputato a norma dell'articolo 419 comma 5.".
 
Art. 28

Modifiche al Titolo V del Libro VI del codice di procedura penale

1. Al Titolo V del Libro VI del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 459:
1) al comma 1, le parole: «sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «un anno»;
2) il comma 1-bis e' sostituito dal seguente: «1-bis Nel caso di irrogazione di una pena pecuniaria in sostituzione di una pena detentiva, il giudice, per determinare l'ammontare della pena pecuniaria, individua il valore giornaliero al quale puo' essere assoggettato l'imputato e lo moltiplica per i giorni di pena detentiva. Il valore giornaliero non puo' essere inferiore a 5 euro e superiore a 250 euro e corrisponde alla quota di reddito giornaliero che puo' essere impiegata per il pagamento della pena pecuniaria, tenendo conto delle complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell'imputato e del suo nucleo familiare. Alla pena pecuniaria irrogata in sostituzione della pena detentiva si applica l'articolo 133-ter del codice penale. Entro gli stessi limiti, la pena detentiva puo' essere sostituita altresi' con il lavoro di pubblica utilita' di cui all'articolo 56-bis della legge 24 novembre 1981, n. 689, se l'indagato, prima dell'esercizio dell'azione penale, ne fa richiesta al pubblico ministero, presentando il programma di trattamento elaborato dall'ufficio di esecuzione penale esterna con la relativa dichiarazione di disponibilita' dell'ente.»;
3) dopo il comma 1-bis e' inserito il seguente: «1-ter. Quando e' stato emesso decreto penale di condanna a pena pecuniaria sostitutiva di una pena detentiva, l'imputato, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, nel termine di quindici giorni dalla notificazione del decreto, puo' chiedere la sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilita' di cui all'articolo 56-bis della legge 24 novembre 1981, n. 689, senza formulare l'atto di opposizione. Con l'istanza, l'imputato puo' chiedere un termine di sessanta giorni per depositare la dichiarazione di disponibilita' dell'ente o dell'associazione di cui all'articolo 56-bis, primo comma, e il programma dell'ufficio di esecuzione penale esterna. Trascorso detto termine, il giudice che ha emesso il decreto di condanna puo' operare la sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilita'. In difetto dei presupposti, il giudice respinge la richiesta ed emette decreto di giudizio immediato.»;
b) all'articolo 460:
1) al comma 1:
a) alla lettera d), dopo le parole: «il dispositivo» sono aggiunte le seguenti: «, con l'indicazione specifica della riduzione di un quinto della pena pecuniaria nel caso previsto dalla lettera h-ter)»;
b) alla lettera h), dopo le parole: «lo assiste», il segno di interpunzione «.» e' sostituito dal seguente: «;»;
c) dopo la lettera h), sono aggiunte le seguenti: «h-bis) l'avviso all'imputato della facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa; h-ter) l'avviso che puo' essere effettuato il pagamento della pena pecuniaria in misura ridotta di un quinto, nel termine di quindici giorni dalla notificazione del decreto, con rinuncia all'opposizione.»;
2) al comma 5:
a) dopo il primo periodo, e' inserito il seguente: «Nel termine di quindici giorni dalla notifica del decreto il condannato puo' effettuare il pagamento della sanzione nella misura ridotta di un quinto, con rinuncia all'opposizione.»;
b) la parola: «Anche» e' sostituita dalle seguenti: «Il decreto, anche»;
c) dopo le parole: «Il reato e' estinto se», sono inserite le seguenti: «il condannato ha pagato la pena pecuniaria e,»;
d) dopo le parole: «il decreto concerne una contravvenzione,», le parole: «l'imputato» sono soppresse;
c) all'articolo 461, comma 1, le parole: «mediante dichiarazione ricevuta» sono sostituite dalle seguenti: «con le forme previste dall'articolo 582»;
d) all'articolo 462, comma 1, le parole: «dell'articolo 175» sono sostituite dalle seguenti: «degli articoli 175 e 175-bis».

Note all'art. 28:
- Si riporta il testo degli articoli 459, 460, 461 e
462 del codice di procedura penale, come modificati dal
presente decreto:
"Art. 459 (Casi di procedimento per decreto). - 1.
Nei procedimenti per reati perseguibili di ufficio ed in
quelli perseguibili a querela se questa e' stata
validamente presentata e se il querelante non ha nella
stessa dichiarato di opporvisi, il pubblico ministero,
quando ritiene che si debba applicare soltanto la pena
pecuniaria, anche se inflitta in sostituzione di una pena
detentiva, puo' presentare al giudice per le indagini
preliminari, entro un anno dalla data in cui il nome della
persona alla quale il reato e' attribuito e' iscritto nel
registro delle notizie di reato e previa trasmissione del
fascicolo, richiesta motivata di emissione del decreto
penale di condanna, indicando la misura della pena.
1-bis. Nel caso di irrogazione di una pena pecuniaria
in sostituzione di una pena detentiva, il giudice, per
determinare l'ammontare della pena pecuniaria, individua il
valore giornaliero al quale puo' essere assoggettato
l'imputato e lo moltiplica per i giorni di pena detentiva.
Il valore giornaliero non puo' essere inferiore a 5 euro e
superiore a 250 euro e corrisponde alla quota di reddito
giornaliero che puo' essere impiegata per il pagamento
della pena pecuniaria, tenendo conto delle complessive
condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell'imputato
e del suo nucleo familiare. Alla pena pecuniaria irrogata
in sostituzione della pena detentiva si applica l'articolo
133-ter del codice penale. Entro gli stessi limiti, la pena
detentiva puo' essere sostituita altresi' con il lavoro di
pubblica utilita' di cui all'articolo 56-bis della legge 24
novembre 1981, n. 689, se l'indagato, prima dell'esercizio
dell'azione penale, ne fa richiesta al pubblico ministero,
presentando il programma di trattamento elaborato
dall'ufficio di esecuzione penale esterna con la relativa
dichiarazione di disponibilita' dell'ente.
1-ter. Quando e' stato emesso decreto penale di
condanna a pena pecuniaria sostitutiva di una pena
detentiva, l'imputato, personalmente o a mezzo di
procuratore speciale, nel termine di quindici giorni dalla
notificazione del decreto, puo' chiedere la sostituzione
della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilita' di
cui all'articolo 56-bis della legge 24 novembre 1981, n.
689, senza formulare l'atto di opposizione. Con l'istanza,
l'imputato puo' chiedere un termine di sessanta giorni per
depositare la dichiarazione di disponibilita' dell'ente o
dell'associazione di cui all'articolo 56-bis, primo comma,
e il programma dell'ufficio di esecuzione penale esterna.
Trascorso detto termine, il giudice che ha emesso il
decreto di condanna puo' operare la sostituzione della pena
detentiva con il lavoro di pubblica utilita'. In difetto
dei presupposti, il giudice respinge la richiesta ed emette
decreto di giudizio immediato.
2. Il pubblico ministero puo' chiedere l'applicazione
di una pena diminuita sino alla meta' rispetto al minimo
edittale.
3. Il giudice, quando non accoglie la richiesta, se
non deve pronunciare sentenza di proscioglimento a norma
dell'articolo 129, restituisce gli atti al pubblico
ministero.
4. Del decreto penale e' data comunicazione al
querelante.
5. Il procedimento per decreto non e' ammesso quando
risulta la necessita' di applicare una misura di sicurezza
personale.
"Art. 460 (Requisiti del decreto di condanna). - 1.
Il decreto di condanna contiene:
a) le generalita' dell'imputato o le altre
indicazioni personali che valgano a identificarlo nonche',
quando occorre, quelle della persona civilmente obbligata
per la pena pecuniaria;
b) l'enunciazione del fatto, delle circostanze e
delle disposizioni di legge violate;
c) la concisa esposizione dei motivi di fatto e di
diritto su cui la decisione e' fondata, comprese le ragioni
dell'eventuale diminuzione della pena al di sotto del
minimo edittale;
d) il dispositivo, con l'indicazione specifica
della riduzione di un quinto della pena pecuniaria nel caso
previsto dalla lettera h-ter);
e) l'avviso che l'imputato e la persona civilmente
obbligata per la pena pecuniaria possono proporre
opposizione entro quindici giorni dalla notificazione del
decreto e che l'imputato puo' chiedere mediante
l'opposizione il giudizio immediato ovvero il giudizio
abbreviato o l'applicazione della pena a norma
dell'articolo 444;
f) l'avvertimento all'imputato e alla persona
civilmente obbligata per la pena pecuniaria che, in caso di
mancata opposizione, il decreto diviene esecutivo;
g) l'avviso che l'imputato e la persona civilmente
obbligata per la pena pecuniaria hanno la facolta' di
nominare un difensore;
h) la data e la sottoscrizione del giudice e
dell'ausiliario che lo assiste;
h-bis) l'avviso all'imputato della facolta' di
accedere ai programmi di giustizia riparativa;
h-ter) l'avviso che puo' essere effettuato il
pagamento della pena pecuniaria in misura ridotta di un
quinto, nel termine di quindici giorni dalla notificazione
del decreto, con rinuncia all'opposizione.
2. Con il decreto di condanna il giudice applica la
pena nella misura richiesta dal pubblico ministero
indicando l'entita' dell'eventuale diminuzione della pena
stessa al di sotto del minimo edittale; ordina la confisca
nei casi previsti dall'articolo 240, secondo comma, del
codice penale, o la restituzione delle cose sequestrate;
concede la sospensione condizionale della pena. Nei casi
previsti dagli articoli 196 e 197 del codice penale,
dichiara altresi' la responsabilita' della persona
civilmente obbligata per la pena pecuniaria.
3. Copia del decreto e' comunicata al pubblico
ministero ed e' notificata con il precetto al condannato,
al difensore d'ufficio o al difensore di fiducia
eventualmente nominato ed alla persona civilmente obbligata
per la pena pecuniaria.
4. Se non e' possibile eseguire la notificazione per
irreperibilita' dell'imputato, il giudice revoca il decreto
penale di condanna e restituisce gli atti al pubblico
ministero.
5. Il decreto penale di condanna non comporta la
condanna al pagamento delle spese del procedimento, ne'
l'applicazione di pene accessorie. Nel termine di quindici
giorni dalla notifica del decreto il condannato puo'
effettuare il pagamento della sanzione nella misura ridotta
di un quinto, con rinuncia all'opposizione. Il decreto,
anche se divenuto esecutivo, non ha efficacia di giudicato
nel giudizio civile o amministrativo. Il reato e' estinto
se il condannato ha pagato la pena pecuniaria e, nel
termine di cinque anni, quando il decreto concerne un
delitto, ovvero di due anni quando il decreto concerne una
contravvenzione, non commette un delitto ovvero una
contravvenzione della stessa indole. In questo caso si
estingue ogni effetto penale e la condanna non e' comunque
di ostacolo alla concessione di una successiva sospensione
condizionale della pena.
"Art. 461 (Opposizione). - 1. Nel termine di quindici
giorni dalla notificazione del decreto, l'imputato e la
persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria,
personalmente o a mezzo del difensore eventualmente
nominato, possono proporre opposizione con le forme
previste dall'articolo 582 nella cancelleria del giudice
per le indagini preliminari che ha emesso il decreto ovvero
nella cancelleria del tribunale o del giudice di pace del
luogo in cui si trova l'opponente.
2. La dichiarazione di opposizione deve indicare, a
pena di inammissibilita', gli estremi del decreto di
condanna, la data del medesimo e il giudice che lo ha
emesso. Ove non abbia gia' provveduto in precedenza, nella
dichiarazione l'opponente puo' nominare un difensore di
fiducia.
3. Con l'atto di opposizione l'imputato puo' chiedere
al giudice che ha emesso il decreto di condanna il giudizio
immediato ovvero il giudizio abbreviato o l'applicazione
della pena a norma dell'articolo 444.
4. L'opposizione e' inammissibile, oltre che nei casi
indicati nel comma 2, quando e' proposta fuori termine o da
persona non legittimata.
5. Se non e' proposta opposizione o se questa e'
dichiarata inammissibile, il giudice che ha emesso il
decreto di condanna ne ordina l'esecuzione.
6. Contro l'ordinanza di inammissibilita' l'opponente
puo' proporre ricorso per cassazione.
"Art. 462 (Restituzione nel termine per proporre
opposizione). - 1. L'imputato e la persona civilmente
obbligata per la pena pecuniaria sono restituiti nel
termine per proporre opposizione a norma degli articoli 175
e 175 bis.".
 
Art. 29
Modifiche al Titolo V bis del Libro VI del codice di procedura penale

1. Al Titolo V bis del Libro VI del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 464-bis:
1) al comma 1, dopo la parola: «l'imputato», sono inserite le seguenti: «, anche su proposta del pubblico ministero,» e, dopo il primo periodo, e' aggiunto il seguente: «Se il pubblico ministero formula la proposta in udienza, l'imputato puo' chiedere un termine non superiore a venti giorni per presentare la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova.»;
2) al comma 2, le parole: «e nel procedimento di citazione diretta a giudizio», sono sostituite dalle seguenti: «oppure, nel procedimento di citazione diretta a giudizio, fino alla conclusione dell'udienza predibattimentale prevista dall'articolo 554-bis»»;
3) al comma 3, le parole: «nelle forme previste dall'articolo 583, comma 3» sono sostituite dalle seguenti «da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore»;
4) al comma 4, lettera c), dopo le parole: «la mediazione con la persona offesa», sono aggiunte le seguenti: «e lo svolgimento di programmi di giustizia riparativa»;
b) dopo l'articolo 464-ter, e' inserito il seguente:
«Art. 464-ter.1 (Sospensione del procedimento con messa alla prova su proposta del pubblico ministero nel corso delle indagini preliminari). - 1. Il pubblico ministero, con l'avviso previsto dall'articolo 415-bis, puo' proporre alla persona sottoposta ad indagini la sospensione del procedimento con messa alla prova, indicando la durata e i contenuti essenziali del programma trattamentale. Ove lo ritenga necessario per formulare la proposta, il pubblico ministero puo' avvalersi dell'ufficio di esecuzione penale esterna.
2. Nel caso previsto dal comma 1, entro il termine di venti giorni, la persona sottoposta ad indagini puo' aderire alla proposta con dichiarazione resa personalmente o a mezzo di procuratore speciale, depositata presso la segreteria del pubblico ministero.
3. Quando la persona sottoposta ad indagini aderisce alla proposta, il pubblico ministero formula l'imputazione e trasmette gli atti al giudice per le indagini preliminari, dando avviso alla persona offesa dal reato della facolta' di depositare entro dieci giorni memorie presso la cancelleria del giudice.
4. Nel caso previsto dal comma 3, il giudice per le indagini preliminari, se non deve pronunciare sentenza di proscioglimento a norma dell'articolo 129 e quando ritiene che la proposta del pubblico ministero cui ha aderito l'imputato sia conforme ai requisiti indicati dall'articolo 464-quater, comma 3, primo periodo, richiede all'ufficio di esecuzione penale esterna di elaborare il programma di trattamento d'intesa con l'imputato.
5. Nel caso previso dal comma 4, l'ufficio di esecuzione penale esterna trasmette al giudice entro novanta giorni il programma di trattamento elaborato d'intesa con l'imputato.
6. Quando lo ritiene necessario ai fini della decisione, il giudice per le indagini preliminari fissa udienza ai sensi dell'articolo 127. Il giudice, se ritiene opportuno verificare la volontarieta' della richiesta, dispone la comparizione dell'imputato.
7. Il giudice, valutata l'idoneita' del programma trattamentale elaborato ai sensi del comma 5, eventualmente integrato o modificato con il consenso dell'imputato nel corso dell'udienza prevista dal comma 6, dispone con ordinanza la sospensione del procedimento con messa alla prova.»;
c) all'articolo 464-septies, al comma 2, la parola «processo» e' sostituita dalla seguente: «procedimento».

Note all'art. 29:
- Si riporta il testo degli articoli 464-bis e
464-septies del codice di procedura penale, come modificati
dal presente decreto:
"Art. 464-bis (Sospensione del procedimento con messa
alla prova). - 1. Nei casi previsti dall'articolo 168-bis
del codice penale l'imputato, anche su proposta del
pubblico ministero, puo' formulare richiesta di sospensione
del procedimento con messa alla prova. Se il pubblico
ministero formula la proposta in udienza, l'imputato puo'
chiedere un termine non superiore a venti giorni per
presentare la richiesta di sospensione del procedimento con
messa alla prova.
2. La richiesta puo' essere proposta, oralmente o per
iscritto, fino a che non siano formulate le conclusioni a
norma degli articoli 421 e 422 o fino alla dichiarazione di
apertura del dibattimento di primo grado nel giudizio
direttissimo, oppure, nel procedimento di citazione diretta
a giudizio, fino alla conclusione dell'udienza
predibattimentale prevista dall'articolo 554-bis. Se e'
stato notificato il decreto di giudizio immediato, la
richiesta e' formulata entro il termine e con le forme
stabiliti dall'articolo 458, comma 1. Nel procedimento per
decreto, la richiesta e' presentata con l'atto di
opposizione.
3. La volonta' dell'imputato e' espressa
personalmente o per mezzo di procuratore speciale e la
sottoscrizione e' autenticata da un notaio, da altra
persona autorizzata o dal difensore.
4. All'istanza e' allegato un programma di
trattamento, elaborato d'intesa con l'ufficio di esecuzione
penale esterna, ovvero, nel caso in cui non sia stata
possibile l'elaborazione, la richiesta di elaborazione del
predetto programma. Il programma in ogni caso prevede:
a) le modalita' di coinvolgimento dell'imputato,
nonche' del suo nucleo familiare e del suo ambiente di vita
nel processo di reinserimento sociale, ove cio' risulti
necessario e possibile;
b) le prescrizioni comportamentali e gli altri
impegni specifici che l'imputato assume anche al fine di
elidere o di attenuare le conseguenze del reato,
considerando a tal fine il risarcimento del danno, le
condotte riparatorie e le restituzioni, nonche' le
prescrizioni attinenti al lavoro di pubblica utilita'
ovvero all'attivita' di volontariato di rilievo sociale;
c) le condotte volte a promuovere, ove possibile,
la mediazione con la persona offesa e lo svolgimento di
programmi di giustizia riparativa.
5. Al fine di decidere sulla concessione, nonche' ai
fini della determinazione degli obblighi e delle
prescrizioni cui eventualmente subordinarla, il giudice
puo' acquisire, tramite la polizia giudiziaria, i servizi
sociali o altri enti pubblici, tutte le ulteriori
informazioni ritenute necessarie in relazione alle
condizioni di vita personale, familiare, sociale ed
economica dell'imputato. Tali informazioni devono essere
portate tempestivamente a conoscenza del pubblico ministero
e del difensore dell'imputato."
"Art. 464-septies (Esito della messa alla prova). -
1. Decorso il periodo di sospensione del procedimento con
messa alla prova, il giudice dichiara con sentenza estinto
il reato se, tenuto conto del comportamento dell'imputato e
del rispetto delle prescrizioni stabilite, ritiene che la
prova abbia avuto esito positivo. A tale fine acquisisce la
relazione conclusiva dell'ufficio di esecuzione penale
esterna che ha preso in carico l'imputato e fissa l'udienza
per la valutazione dandone avviso alle parti e alla persona
offesa.
2. In caso di esito negativo della prova, il giudice
dispone con ordinanza che il procedimento riprenda il suo
corso.".
 
Art. 30

Modifiche al Titolo II del Libro VII del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro VII del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 477, nella rubrica la parola: «prosecuzione» e' sostituita dalla seguente: «organizzazione» e il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Quando non e' possibile esaurire il dibattimento in una sola udienza, il presidente, dopo la lettura dell'ordinanza con cui provvede sulle richieste di prova, sentite le parti, stabilisce il calendario delle udienze, assicurando celerita' e concentrazione e indicando per ciascuna udienza le specifiche attivita' da svolgere.»;
b) all'articolo 483, dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Il verbale redatto in forma di documento informatico e' sottoscritto dal pubblico ufficiale che lo ha redatto secondo le modalita' di cui all'articolo 111 e sottoposto al presidente per l'apposizione del visto con firma digitale o altra firma elettronica qualificata.»;
c) all'articolo 484, al comma 2-bis le parole: «degli articoli 420-bis, 420-ter, 420-quater e 420-quinquies» sono sostituite dalle seguenti: «degli articoli 420, comma 2-ter, primo periodo, e 420-ter, nonche', nei casi in cui manca l'udienza preliminare, anche le disposizioni di cui agli articoli 420, 420-bis, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies»;
d) all'articolo 489:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Se vi e' la prova che nel corso dell'udienza preliminare l'imputato e' stato dichiarato assente in mancanza dei presupposti previsti dall'articolo 420-bis, il giudice, anche d'ufficio, dichiara la nullita' del decreto di rinvio a giudizio e restituisce gli atti al giudice dell'udienza preliminare.»;
2) il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. La nullita' prevista dal comma 1 e' sanata se non e' eccepita dall'imputato che e' comparso o ha rinunciato a comparire, ferma la possibilita' dello stesso di essere restituito nel termine per formulare le richieste di procedimenti speciali e di esercitare le ulteriori facolta' dalle quali sia decaduto. In ogni caso, la nullita' non puo' essere rilevata o eccepita se risulta che l'imputato era nelle condizioni di comparire all'udienza preliminare.»;
3) dopo il comma 2 e' aggiunto il seguente: «2-bis. Fuori dai casi previsti dal comma 1, ferma restando la validita' degli atti regolarmente compiuti in precedenza, l'imputato e' restituito nel termine per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto:
a) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si e' trovato nell'assoluta impossibilita' di comparire in tempo utile per esercitare la facolta' dalla quale e' decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa;
b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 420-bis, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non esser potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto.»;
4) nella rubrica, le parole: «Dichiarazioni dell'imputato» sono sostituite dalle seguenti: «Rimedi per l'imputato»;
e) all'articolo 493, al comma 1, dopo le parole: «l'ammissione delle prove» sono aggiunte le seguenti: «, illustrandone esclusivamente l'ammissibilita' ai sensi degli articoli 189 e 190, comma 1»;
f) all'articolo 495, dopo il comma 4-bis, e' aggiunto il seguente: «4-ter. Se il giudice muta nel corso del dibattimento, la parte che vi ha interesse ha diritto di ottenere l'esame delle persone che hanno gia' reso dichiarazioni nel medesimo dibattimento nel contraddittorio con la persona nei cui confronti le dichiarazioni medesime saranno utilizzate, salvo che il precedente esame sia stato documentato integralmente mediante mezzi di riproduzione audiovisiva. In ogni caso, la rinnovazione dell'esame puo' essere disposta quando il giudice la ritenga necessaria sulla base di specifiche esigenze.»;
g) all'articolo 496:
1) dopo il comma 2, e' inserito il seguente: «2-bis. Salvo che una particolare disposizione di legge preveda diversamente, il giudice puo' disporre, con il consenso delle parti, che l'esame dei testimoni, dei periti, dei consulenti tecnici, delle persone indicate nell'articolo 210 e delle parti private si svolga a distanza.»;
2) la rubrica e' sostituita dalla seguente: «Ordine e modalita' dell'assunzione delle prove»;
h) all'articolo 501:
1) dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti: «1-bis. Almeno sette giorni prima dell'udienza fissata per il suo esame, il perito autorizzato ai sensi dell'articolo 227, comma 5, deposita in cancelleria la propria relazione scritta. Nello stesso termine la parte che ha nominato un consulente tecnico deposita in cancelleria l'eventuale relazione scritta del consulente.
1-ter. Fuori dai casi previsti al comma 1-bis, la parte che ha chiesto l'esame di un consulente tecnico deposita l'eventuale relazione almeno sette giorni prima dell'udienza fissata per quell'esame.»;
2) al comma 2, dopo le parole: «e pubblicazioni,», sono inserite le seguenti: «nonche' le relazioni depositate ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter,» e la parola: «acquisite» e' sostituita dalla parola: «acquisiti»;
i) all'articolo 510:
1) dopo il comma 2, e' inserito il seguente: «2-bis. L'esame dei testimoni, dei periti, dei consulenti tecnici, delle parti private e delle persone indicate nell'articolo 210, nonche' gli atti di ricognizione e confronto, sono documentati anche con mezzi di riproduzione audiovisiva, salva la contingente indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di personale tecnico.»;
2) dopo il comma 3, e' aggiunto il seguente: «3-bis. La trascrizione della riproduzione audiovisiva di cui al comma 2-bis e' disposta solo se richiesta dalle parti.».
l) all'articolo 519:
1) al comma 1, dopo le parole: «per la difesa» sono aggiunte le seguenti: «e formulare richiesta di giudizio abbreviato, di applicazione della pena a norma dell'articolo 444 o di sospensione del procedimento con messa alla prova, nonche' di richiedere l'ammissione di nuove prove»;
2) il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Se l'imputato fa richiesta di un termine per la difesa, il presidente sospende il dibattimento per un tempo non inferiore al termine per comparire previsto dall'articolo 429, ma comunque non superiore a quaranta giorni. In ogni caso l'imputato puo', a pena di decadenza entro l'udienza successiva, formulare richiesta di giudizio abbreviato, di applicazione della pena a norma dell'articolo 444 o di sospensione del procedimento con messa alla prova, nonche' richiedere l'ammissione di nuove prove.»;
m) all'articolo 520:
1) nella rubrica, la parola: «assente» e' sostituita dalle seguenti: «non presente»:
2) al comma 1, la parola: «assente» e' sostituita dalle seguenti: «che non e' presente in aula, neppure mediante collegamento a distanza» e, dopo le parole: «all'imputato» sono aggiunte le seguenti: «, con l'avvertimento che entro l'udienza successiva puo' formulare richiesta di giudizio abbreviato, di applicazione della pena a norma dell'articolo 444 o di sospensione del procedimento con messa alla prova, nonche' richiedere l'ammissione di nuove prove».

Note all'art. 30:
- Si riporta il testo degli articoli 477, 483, 489,
493, 496, 501, 510, 519 e 520 del codice di procedura
penale, come modificati dal presente decreto:
"Art. 477 (Durata e organizzazione del dibattimento).
- 1.Quando non e' possibile esaurire il dibattimento in una
sola udienza, il presidente, dopo la lettura dell'ordinanza
con cui provvede sulle richieste di prova, sentite le
parti, stabilisce il calendario delle udienze, assicurando
celerita' e concentrazione e indicando per ciascuna udienza
le specifiche attivita' da svolgere.
2. Il giudice puo' sospendere il dibattimento
soltanto per ragioni di assoluta necessita' e per un
termine massimo che, computate tutte le dilazioni, non
oltrepassi i dieci giorni, esclusi i festivi.
3. Il presidente da' oralmente gli avvisi opportuni e
l'ausiliario ne fa menzione nel verbale. Gli avvisi
sostituiscono le citazioni e le notificazioni per coloro
che sono comparsi o debbono considerarsi presenti."
"Art. 483 (Sottoscrizione e trascrizione del
verbale). - 1. Subito dopo la conclusione dell'udienza o la
chiusura del dibattimento, il verbale, sottoscritto alla
fine di ogni foglio dal pubblico ufficiale che lo ha
redatto, e' presentato al presidente per l'apposizione del
visto.
1-bis. Il verbale redatto in forma di documento
informatico e' sottoscritto dal pubblico ufficiale che lo
ha redatto secondo le modalita' di cui all'articolo 111 e
sottoposto al presidente per l'apposizione del visto con
firma digitale o altra firma elettronica qualificata.
2. Salvo quanto previsto dall'articolo 528, i nastri
impressi con i caratteri della stenotipia sono trascritti
in caratteri comuni non oltre tre giorni dalla loro
formazione.
3. I verbali e le trascrizioni sono acclusi al
fascicolo per il dibattimento."
"Art. 484 (Costituzione delle parti). - 1. Prima di
dare inizio al dibattimento, il presidente controlla la
regolare costituzione delle parti.
2. Qualora il difensore dell'imputato non sia
presente, il presidente designa come sostituto altro
difensore a norma dell'articolo 97 comma 4.
2-bis. Si applicano, in quanto compatibili, le
disposizionidegli articoli 420, comma 2-ter, primo periodo,
e 420-ter, nonche', nei casi in cui manca l'udienza
preliminare, anche le disposizioni di cui agli articoli
420, 420-bis, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies."
"Art. 489 (Rimedi per l'imputato contro il quale si
e' proceduto in assenza nell'udienza preliminare). - 1.Se
vi e' la prova che nel corso dell'udienza preliminare
l'imputato e' stato dichiarato assente in mancanza dei
presupposti previsti dall'articolo 420-bis, il giudice,
anche d'ufficio, dichiara la nullita' del decreto di rinvio
a giudizio e restituisce gli atti al giudice dell'udienza
preliminare.
2. La nullita' prevista dal comma 1 e' sanata se non
e' eccepita dall'imputato che e' comparso o ha rinunciato a
comparire, ferma la facolta' dello stesso di essere
restituito nel termine per formulare le richieste di
procedimenti speciali e di esercitare le ulteriori facolta'
dalle quali sia decaduto. In ogni caso, la nullita' non
puo' essere rilevata o eccepita se risulta che l'imputato
era nelle condizioni di comparire all'udienza preliminare.
2-bis. Fuori dai casi previsti dal comma 1, ferma
restando la validita' degli atti regolarmente compiuti in
precedenza, l'imputato e' restituito nel termine per
esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto:
a) se fornisce la prova che, per caso fortuito,
forza maggiore o altro legittimo impedimento, si e' trovato
nell'assoluta impossibilita' di comparire in tempo utile
per esercitare la facolta' dalla quale e' decaduto e che
non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova
dell'impedimento senza sua colpa;
b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo
420-bis, fornisce la prova di non aver avuto effettiva
conoscenza della pendenza del processo e di non esser
potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per
esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto."
"Art. 493 (Richieste di prova). - 1. Il pubblico
ministero, i difensori della parte civile, del responsabile
civile, della persona civilmente obbligata per la pena
pecuniaria e dell'imputato nell'ordine indicano i fatti che
intendono provare e chiedono l'ammissione delle prove,
illustrandone esclusivamente l'ammissibilita' ai sensi
degli articoli 189 e 190, comma 1.
2. E' ammessa l'acquisizione di prove non comprese
nella lista prevista dall'articolo 468 quando la parte che
le richiede dimostra di non averle potute indicare
tempestivamente.
3. Le parti possono concordare l'acquisizione al
fascicolo per il dibattimento di atti contenuti nel
fascicolo del pubblico ministero, nonche' della
documentazione relativa all'attivita' di investigazione
difensiva.
4. Il presidente impedisce ogni divagazione,
ripetizione e interruzione e ogni lettura o esposizione del
contenuto degli atti compiuti durante le indagini
preliminari."
"Art. 495 (Provvedimenti del giudice in ordine alla
prova). - 1. Il giudice, sentite le parti, provvede con
ordinanza all'ammissione delle prove a norma degliarticoli
190, comma 1, e 190-bis. Quando e' stata ammessa
l'acquisizione di verbali di prove di altri procedimenti,
il giudice provvede in ordine alla richiesta di nuova
assunzione della stessa prova solo dopo l'acquisizione
della documentazione relativa alla prova dell'altro
procedimento.
2. L'imputato ha diritto all'ammissione delle prove
indicate a discarico sui fatti costituenti oggetto delle
prove a carico; lo stesso diritto spetta al pubblico
ministero in ordine alle prove a carico dell'imputato sui
fatti costituenti oggetto delle prove a discarico.
3. Prima che il giudice provveda sulla domanda, le
parti hanno facolta' di esaminare i documenti di cui e'
chiesta l'ammissione.
4. Nel corso dell'istruzione dibattimentale, il
giudice decide con ordinanza sulle eccezioni proposte dalle
parti in ordine alla ammissibilita' delle prove. Il
giudice, sentite le parti, puo' revocare con ordinanza
l'ammissione di prove che risultano superflue o ammettere
prove gia' escluse.
4-bis. Nel corso dell'istruzione dibattimentale
ciascuna delle parti puo' rinunziare, con il consenso
dell'altra parte, all'assunzione delle prove ammesse a sua
richiesta.
4-ter. Se il giudice muta nel corso del dibattimento,
la parte che vi ha interesse ha diritto di ottenere l'esame
delle persone che hanno gia' reso dichiarazioni nel
medesimo dibattimento nel contraddittorio con la persona
nei cui confronti le dichiarazioni medesime saranno
utilizzate, salvo che il precedente esame sia stato
documentato integralmente mediante mezzi di riproduzione
audiovisiva. In ogni caso, la rinnovazione dell'esame puo'
essere disposta quando il giudice la ritenga necessaria
sulla base di specifiche esigenze."
"Art. 496 (Ordine e modalita' dell'assunzione delle
prove). - 1. L'istruzione dibattimentale inizia con
l'assunzione delle prove richieste dal pubblico ministero e
prosegue con l'assunzione di quelle richieste da altre
parti, nell'ordine previstodall'articolo 493comma 2.
2. Le parti possono concordare un diverso ordine di
assunzione delle prove.
2-bis. Salvo che una particolare disposizione di
legge preveda diversamente, il giudice puo' disporre, con
il consenso delle parti, che l'esame dei testimoni, dei
periti, dei consulenti tecnici, delle persone indicate
nell'articolo 210 e delle parti private si svolga a
distanza."
"Art. 501 (Esame dei periti e dei consulenti
tecnici). - 1. Per l'esame dei periti e dei consulenti
tecnici si osservano le disposizioni sull'esame dei
testimoni, in quanto applicabili.
1-bis. Almeno sette giorni prima dell'udienza fissata
per il suo esame, il perito autorizzato ai sensi
dell'articolo 227, comma 5, deposita in cancelleria la
propria relazione scritta. Nello stesso termine la parte
che ha nominato un consulente tecnico deposita in
cancelleria l'eventuale relazione scritta del consulente.
1-ter. Fuori dai casi previsti al comma 1-bis, la
parte che ha chiesto l'esame di un consulente tecnico
deposita l'eventuale relazione almeno sette giorni prima
dell'udienza fissata per quell'esame.
2. Il perito e il consulente tecnico hanno in ogni caso
facolta' di consultare documenti, note scritte e
pubblicazioni, nonche' le relazioni depositate ai sensi dei
commi 1-bis e 1-ter, che possono essere acquisiti anche di
ufficio."
"Art. 510 (Verbale di assunzione dei mezzi di prova).
- 1. Nel verbale sono indicate le generalita' dei
testimoni, dei periti, dei consulenti tecnici e degli
interpreti ed e' fatta menzione di quanto previsto
dall'articolo 497 comma 2.
2. L'ausiliario che assiste il giudice documenta nel
verbale lo svolgimento dell'esame dei testimoni, dei
periti, dei consulenti tecnici e delle parti private,
riproducendo integralmente in forma diretta le domande
poste dalle parti o dal presidente nonche' le risposte
delle persone esaminate.
2-bis. L'esame dei testimoni, dei periti, dei
consulenti tecnici, delle parti private e delle persone
indicate nell'articolo 210, nonche' gli atti di
ricognizione e confronto, sono documentati anche con mezzi
di riproduzione audiovisiva, salva la contingente
indisponibilita' di strumenti di riproduzione o di
personale tecnico.
3. Quando il giudice dispone che il verbale sia
redatto solo in forma riassuntiva, i poteri di vigilanza
previsti dall'articolo 140 comma 2, sono esercitati dal
presidente.
3-bis. La trascrizione della riproduzione audiovisiva
di cui al comma 2-bis e' disposta solo se richiesta dalle
parti."
"Art. 519 (Diritti delle parti). - 1. Nei casi
previsti dagli articoli 516, 517 e 518 comma 2, salvo che
la contestazione abbia per oggetto la recidiva, il
presidente informa l'imputato che puo' chiedere un termine
per la difesa e formulare richiesta di giudizio abbreviato,
di applicazione della pena a norma dell'articolo 444 o di
sospensione del procedimento con messa alla prova, nonche'
di richiedere l'ammissione di nuove prove.
2. Se l'imputato fa richiesta di un termine per la
difesa, il presidente sospende il dibattimento per un tempo
non inferiore al termine per comparire previsto
dall'articolo 429, ma comunque non superiore a quaranta
giorni. In ogni caso l'imputato puo', a pena di decadenza
entro l'udienza successiva, formulare richiesta di giudizio
abbreviato, di applicazione della pena a norma
dell'articolo 444 o di sospensione del procedimento con
messa alla prova, nonche' richiedere l'ammissione di nuove
prove.
3. Il presidente dispone la citazione della persona
offesa, osservando un termine non inferiore a cinque
giorni.
"Art. 520 (Nuove contestazioni all'imputato non
presente). - 1. Quando intende contestare i fatti o le
circostanze indicati negli articoli 516 e 517 all'imputato
che non e' presente in aula, neppure mediante collegamento
a distanza, il pubblico ministero chiede al presidente che
la contestazione sia inserita nel verbale del dibattimento
e che il verbale sia notificato per estratto all'imputato,
con l'avvertimento che entro l'udienza successiva puo'
formulare richiesta di giudizio abbreviato, di applicazione
della pena a norma dell'articolo 444 o di sospensione del
procedimento con messa alla prova, nonche' richiedere
l'ammissione di nuove prove.
2. In tal caso il presidente sospende il dibattimento
e fissa una nuova udienza per la prosecuzione, osservando i
termini indicati nell'articolo 519, commi 2 e 3."
 
Art. 31
Modifiche al Titolo III del Libro VII del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro VII del codice di procedura penale, dopo l'articolo 545, e' inserito il seguente:
«Art. 545-bis (Condanna a pena sostitutiva). - 1. Quando e' stata applicata una pena detentiva non superiore a quattro anni e non e' stata ordinata la sospensione condizionale, subito dopo la lettura del dispositivo, il giudice, se ricorrono le condizioni per sostituire la pena detentiva con una delle pene sostitutive di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, ne da' avviso alle parti. Se l'imputato, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, acconsente alla sostituzione della pena detentiva con una pena diversa dalla pena pecuniaria, ovvero se puo' aver luogo la sostituzione con detta pena, il giudice, sentito il pubblico ministero, quando non e' possibile decidere immediatamente, fissa una apposita udienza non oltre sessanta giorni, dandone contestuale avviso alle parti e all'ufficio di esecuzione penale esterna competente; in tal caso il processo e' sospeso.
2. Al fine di decidere sulla sostituzione della pena detentiva e sulla scelta della pena sostitutiva ai sensi dell'articolo 58 della legge 24 novembre 1981, n. 689, nonche' ai fini della determinazione degli obblighi e delle prescrizioni relative, il giudice puo' acquisire dall'ufficio di esecuzione penale esterna e, se del caso, dalla polizia giudiziaria tutte le informazioni ritenute necessarie in relazione alle condizioni di vita, personali, familiari, sociali, economiche e patrimoniali dell'imputato. Il giudice puo' richiedere, altresi', all'ufficio di esecuzione penale esterna, il programma di trattamento della semiliberta', della detenzione domiciliare e del lavoro di pubblica utilita' con la relativa disponibilita' dell'ente. Agli stessi fini, il giudice puo' acquisire altresi', dai soggetti indicati dall'articolo 94 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, la certificazione di disturbo da uso di sostanze o di alcol ovvero da gioco d'azzardo e il programma terapeutico, che il condannato abbia in corso o a cui intenda sottoporsi. Le parti possono depositare documentazione all'ufficio di esecuzione penale esterna e, fino a cinque giorni prima dell'udienza, possono presentare memorie in cancelleria
3. Acquisiti gli atti, i documenti e le informazioni di cui ai commi precedenti, all'udienza fissata, sentite le parti presenti, il giudice, se sostituisce la pena detentiva, integra il dispositivo indicando la pena sostitutiva con gli obblighi e le prescrizioni corrispondenti; si applicano gli articoli 57 e 61 della legge 24 novembre 1981, n. 689. In caso contrario, il giudice conferma il dispositivo. Del dispositivo integrato o confermato e' data lettura in udienza ai sensi e per gli effetti dell'articolo 545.
4. Quando il processo e' sospeso ai sensi del comma 1, la lettura della motivazione redatta a norma dell'articolo 544, comma 1, segue quella del dispositivo integrato o confermato e puo' essere sostituita con un'esposizione riassuntiva. Fuori dai casi di cui all'articolo 544, comma 1, i termini per il deposito della motivazione decorrono, ad ogni effetto di legge, dalla lettura del dispositivo, confermato o integrato, di cui al comma 3.».
 
Art. 32
Modifiche al Titolo II del Libro VIII del codice di procedura penale

1. Al libro VIII, Titolo II del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 550, il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche quando si procede per i reati previsti dagli articoli 336, 337, 337-bis, primo e secondo comma, 340, terzo comma, 343, secondo comma, 348, terzo comma, 349, secondo comma, 351, 372, 374-bis, 377, terzo comma, 377-bis, 385, secondo comma, con esclusione delle ipotesi in cui la violenza o la minaccia siano state commesse con armi o da piu' persone riunite, 390, 414, 415, 454, 460, 461, 467, 468, 493-ter, 495, 495-ter, 496, 497-bis, 497-ter, 527, secondo comma, 556, 588, secondo comma, con esclusione delle ipotesi in cui nella rissa taluno sia rimasto ucciso o abbia riportato lesioni gravi o gravissime, 590-bis, 611, 614, quarto comma, 615, primo comma, 619, secondo comma, 625, 635, terzo comma, 640, secondo comma, 642, primo e secondo comma, 646 e 648 del codice penale, nonche' quando si procede per i reati previsti:
a) dall'articolo 291-bis del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43;
b) dagli articoli 4, quarto comma, 10, terzo comma, e 12, quinto comma, della legge 18 aprile 1975, n. 110;
c) dagli articoli 82, comma 1, del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309;
d) dagli articoli 75, comma 2, 75-bis e 76, commi 1, 5, 7 e 8, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159;
e) dall'articolo 55-quinquies, comma 1, del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165;
f) dagli articoli 5, comma 8-bis, 10, comma 2-quater, 13, comma 13-bis, e 26-bis, comma 9, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
g) dagli articoli 5, commi 1 e 1-bis, del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74.»;
b) all'articolo 552:
1) al comma 1:
a) alla lettera d), le parole: «per il giudizio» sono sostituite dalle seguenti: «per l'udienza di comparizione predibattimentale» e le parole: «in contumacia» sono sostituite dalle seguenti: «in assenza»;
b) alla lettera f), le parole: «, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado,» sono sostituite dalle seguenti: «, entro il termine di cui all'articolo 554-ter, comma 2,» e le parole: «e 444» sono sostituite dalle seguenti: «, 444 e 464-bis»;
c) alla lettera g), le parole: «segreteria del pubblico ministero» sono sostituite dalle seguenti: «cancelleria del giudice»;
d) alla lettera h) il segno di interpunzione «.» e' sostituito dal seguente «;» e, dopo la lettera h), e' aggiunta la seguente: «h-bis) l'avviso che l'imputato e la persona offesa hanno facolta' di accedere a un programma di giustizia riparativa.»;
2) al comma 3, dopo la parola: «notificato», sono inserite le seguenti: «, a pena di nullita',» e dopo le parole: «di comparizione», e' inserita la seguente: «predibattimentale»;
3) al comma 4, le parole: «unitamente al fascicolo contenente la documentazione, gli atti e le cose indicati nell'articolo 416, comma 2» sono soppresse;
c) all'articolo 553:
1) al comma 1, le parole: «con il» sono sostituite dalle seguenti: «, unitamente al fascicolo del pubblico ministero e al»;
2) alla rubrica, le parole: «in dibattimento» sono sostituite dalla seguente: «predibattimentale»;
d) dopo l'articolo 554, sono inseriti i seguenti:
«Art. 554-bis (Udienza di comparizione predibattimentale a seguito di citazione diretta). - 1. L'udienza di comparizione predibattimentale si svolge in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore dell'imputato.
2. Il giudice procede agli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, ordinando la rinnovazione degli avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e delle notificazioni di cui dichiara la nullita'. Se l'imputato non e' presente si applicano le disposizioni di cui agli articoli 420, 420-bis, 420-ter, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies.
3. Le questioni indicate nell'articolo 491, commi 1 e 2, o quelle che la legge prevede siano proposte entro i termini di cui all'articolo 491, comma 1, sono precluse se non proposte subito dopo compiuto, per la prima volta, l'accertamento della costituzione delle parti e sono decise immediatamente. Esse non possono essere riproposte nell'udienza dibattimentale. Si applicano i commi 3, 4 e 5 dell'articolo 491.
4. Il giudice, quando il reato e' perseguibile a querela, verifica se il querelante, ove presente, e' disposto a rimettere la querela e il querelato ad accettare la remissione.
5. In caso di violazione della disposizione di cui all'articolo 552, comma 1, lettera c), il giudice, anche d'ufficio, sentite le parti, invita il pubblico ministero a riformulare l'imputazione e, ove lo stesso non vi provveda, dichiara, con ordinanza, la nullita' dell'imputazione e dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero.
6. Al fine di consentire che il fatto, la definizione giuridica, le circostanze aggravanti e quelle che possono comportare l'applicazione di misure di sicurezza, siano indicati in termini corrispondenti a quanto emerge dagli atti, il giudice, anche d'ufficio, sentite le parti, invita il pubblico ministero ad apportare le necessarie modifiche e, ove lo stesso non vi provveda, dispone, con ordinanza, la restituzione degli atti al pubblico ministero. Quando il pubblico ministero modifica l'imputazione, procede alla relativa contestazione e la modifica dell'imputazione e' inserita nel verbale di udienza. Quando l'imputato non e' presente in aula, neppure mediante collegamento a distanza, il giudice sospende il processo, rinvia a una nuova udienza e dispone che il verbale sia notificato all'imputato entro un termine non inferiore a dieci giorni dalla data della nuova udienza.
7. Se, a seguito della modifica dell'imputazione, il reato risulta attribuito alla cognizione del tribunale in composizione collegiale anziche' monocratica, l'inosservanza delle disposizioni sulla composizione del giudice e' rilevata o eccepita, a pena di decadenza, immediatamente dopo la nuova contestazione ovvero, nel caso indicato nell'ultimo periodo del comma 6, prima del compimento di ogni altro atto nella nuova udienza fissata a norma del medesimo comma. Se, a seguito della modifica, risulta un reato per il quale e' prevista l'udienza preliminare e questa non si e' tenuta, la relativa eccezione e' proposta, a pena di decadenza, entro gli stessi termini indicati nel periodo che precede.
8. Il verbale dell'udienza predibattimentale e' redatto in forma riassuntiva a norma dell'articolo 140, comma 2.
Art. 554-ter (Provvedimenti del giudice). - 1. Se, sulla base degli atti trasmessi ai sensi dell'articolo 553, sussiste una causa che estingue il reato o per la quale l'azione penale non doveva essere iniziata o non deve essere proseguita, se risulta che il fatto non e' previsto dalla legge come reato ovvero che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o che l'imputato non e' punibile per qualsiasi causa, il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere. Il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere anche quando gli elementi acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 425, comma 2, 426 e 427. Il giudice non puo' pronunciare sentenza di non luogo a procedere se ritiene che dal proscioglimento dovrebbe conseguire l'applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca.
2. L'istanza di giudizio abbreviato, di applicazione della pena a norma dell'articolo 444, di sospensione del processo con messa alla prova, nonche' la domanda di oblazione sono proposte, a pena di decadenza, prima della pronuncia della sentenza di cui al comma 1. Entro lo stesso termine, quando l'imputato e il pubblico ministero concordano l'applicazione di una pena sostitutiva di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, il giudice, se non e' possibile decidere immediatamente, sospende il processo e fissa una apposita udienza non oltre sessanta giorni, dandone contestuale avviso alle parti e all'ufficio di esecuzione penale esterna competente. Si applica, in quanto compatibile, l'articolo 545-bis, comma 2.
3. Se non sussistono le condizioni per pronunciare sentenza di non luogo a procedere e in assenza di definizioni alternative di cui al comma 2, il giudice fissa per la prosecuzione del giudizio la data dell'udienza dibattimentale davanti ad un giudice diverso e dispone la restituzione del fascicolo del pubblico ministero.
4. Tra la data del provvedimento e la data fissata per l'udienza dibattimentale deve intercorrere un termine non inferiore a venti giorni.
Art. 554-quater (Impugnazione della sentenza di non luogo a procedere). - 1. Contro la sentenza di non luogo a procedere possono proporre appello:
a) il procuratore della Repubblica e il procuratore generale nei casi di cui all'articolo 593-bis, comma 2;
b) l'imputato, salvo che con la sentenza sia stato dichiarato che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso.
2. La persona offesa puo' proporre appello nei soli casi di nullita' previsti dall'articolo 552, comma 3.
3. Sull'impugnazione la corte di appello decide in camera di consiglio con le forme previste dall'articolo 127. In caso di appello del pubblico ministero, la corte, se non conferma la sentenza, fissa la data per l'udienza dibattimentale davanti ad un giudice diverso da quello che ha pronunciato la sentenza o pronuncia sentenza di non luogo a procedere con formula meno favorevole all'imputato. In caso di appello dell'imputato, la corte, se non conferma la sentenza, pronuncia sentenza di non luogo a procedere con formula piu' favorevole all'imputato.
4. Contro la sentenza di non luogo a procedere pronunciata in grado di appello possono ricorrere per cassazione l'imputato e il procuratore generale solo per i motivi di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1 dell'articolo 606.
5. Sull'impugnazione la Corte di cassazione decide in camera di consiglio con le forme previste dall'articolo 611.
6. Sono inappellabili le sentenze di non luogo a procedere relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa.
Art. 554-quinquies (Revoca della sentenza di non luogo a procedere). - 1. Se dopo la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere sopravvengono o si scoprono nuove fonti di prova che, da sole o unitamente a quelle gia' acquisite, possono determinare l'utile svolgimento del giudizio, il giudice su richiesta del pubblico ministero dispone la revoca della sentenza.
2. Con la richiesta di revoca il pubblico ministero trasmette alla cancelleria del giudice gli atti relativi alle nuove fonti di prova.
3. Il giudice, se non dichiara inammissibile la richiesta, designa un difensore all'imputato che ne sia privo, fissa la data dell'udienza in camera di consiglio e ne fa dare avviso al pubblico ministero, all'imputato, al difensore, alla persona offesa e alle altre parti costituite. Il procedimento si svolge nelle forme previste dall'articolo 127.
4. Sulla richiesta il giudice provvede con ordinanza e quando revoca la sentenza di non luogo a procedere fissa la data dell'udienza per la prosecuzione del giudizio ai sensi dell'articolo 554-ter, commi 3 e 4. In questo caso, le istanze di cui all'articolo 554-ter, comma 2, sono proposte, a pena di decadenza, prima dell'apertura del dibattimento.
5. Si applica l'articolo 437.»;
e) all'articolo 555:
1) alla rubrica, le parole: «di comparizione» sono sostituite dalla seguente: «dibattimentale»;
2) al comma 1, le parole: «di comparizione» sono sostituite dalla seguente: «dibattimentale»;
3) al comma 4, le parole: «Se deve procedersi al giudizio le parti» sono sostituite dalle seguenti: «Le parti» e dopo le parole: «l'ammissione delle prove» sono inserite le seguenti: «, illustrandone esclusivamente l'ammissibilita', ai sensi degli articoli 189 e 190, comma 1»;
f) dopo l'articolo 558, e' inserito il seguente:
«Art. 558-bis (Giudizio immediato). - 1. Per il giudizio immediato si osservano le disposizioni del titolo IV del libro sesto, in quanto compatibili.
2. Nel caso di emissione del decreto di giudizio immediato non si procede all'udienza predibattimentale prevista dall'articolo 554-bis».

Note all'art. 32:
- Si riporta il testo degli articoli 550, 552 e 555 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 550 (Casi di citazione diretta a giudizio). -
1. Il pubblico ministero esercita l'azione penale con la
citazione diretta a giudizio quando si tratta di
contravvenzioni ovvero di delitti puniti con la pena della
reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con
la multa, sola o congiunta alla predetta pena detentiva. Si
applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui
all'articolo 415 bis. Per la determinazione della pena si
osservano le disposizioni dell'articolo 4.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche
quando si procede per i reati previsti dagli articoli 336,
337, 337- bis, primo e secondo comma, 340, terzo comma,
343, secondo comma, 348, terzo comma, 349, secondo comma,
351, 372, 374-bis, 377, terzo comma, 377- bis, 385, secondo
comma, con esclusione delle ipotesi in cui la violenza o la
minaccia siano state commesse con armi o da piu' persone
riunite, 390, 414, 415, 454, 460, 461, 467, 468, 493-ter,
495, 495-ter, 496, 497-bis, 497-ter, 527, secondo comma,
556, 588, secondo comma, con esclusione delle ipotesi in
cui nella rissa taluno sia rimasto ucciso o abbia riportato
lesioni gravi o gravissime, 590-bis, 611, 614, quarto
comma, 615, primo comma, 619, secondo comma, 625, 635,
terzo comma, 640, secondo comma, 642, primo e secondo
comma, 646 e 648 del codice penale, nonche' quando si
procede per i reati previsti:
a) dall'articolo 291-bis del testo unico delle
disposizioni legislative in materia doganale, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n.
43;
b) dagli articoli 4, quarto comma, 10, terzo comma,
e 12, quinto comma, della legge 18 aprile 1975, n. 110;
c) dagli articoli 82, comma 1, del testo unico
delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e
sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei
relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309;
d) dagli articoli 75, comma 2, 75-bis e 76, commi
1, 5, 7 e 8, del codice delle leggi antimafia e delle
misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159;
e) dall'articolo 55-quinquies, comma 1, del decreto
legislativo del 30 marzo 2001, n. 165;
f) dagli articoli 5, comma 8-bis, 10, comma
2-quater, 13, comma 13-bis, e 26-bis, comma 9 del testo
unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero,
di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
g) dagli articoli 5, commi 1 e 1-bis, del decreto
legislativo 10 marzo 2000, n. 74.
3. Se il pubblico ministero ha esercitato l'azione
penale con citazione diretta per un reato per il quale e'
prevista l'udienza preliminare e la relativa eccezione e'
proposta entro il termine indicato dall'articolo 491, comma
1, il giudice dispone con ordinanza la trasmissione degli
atti al pubblico ministero."
"Art. 552 (Decreto di citazione a giudizio). - 1. Il
decreto di citazione a giudizio contiene:
a) le generalita' dell'imputato o le altre
indicazioni personali che valgono a identificarlo nonche'
le generalita' delle altre parti private, con l'indicazione
dei difensori;
b) l'indicazione della persona offesa, qualora
risulti identificata;
c) l'enunciazione del fatto, in forma chiara e
precisa, delle circostanze aggravanti e di quelle che
possono comportare l'applicazione di misure di sicurezza,
con l'indicazione dei relativi articoli di legge;
d) l'indicazione del giudice competente per
l'udienza di comparizione predibattimentale nonche' del
luogo, del giorno e dell'ora della comparizione, con
l'avvertimento all'imputato che non comparendo sara'
giudicato in assenza;
e) l'avviso che l'imputato ha facolta' di nominare
un difensore di fiducia e che, in mancanza, sara' assistito
da un difensore di ufficio;
f) l'avviso che, qualora ne ricorrano i
presupposti, l'imputato, entro il termine di cui
all'articolo 554-ter, comma 2, puo' presentare le richieste
previste dagli articoli 438, 444 e 464-bis ovvero
presentare domanda di oblazione;
g) l'avviso che il fascicolo relativo alle indagini
preliminari e' depositato nella cancelleria del giudice e
che le parti e i loro difensori hanno facolta' di prenderne
visione e di estrarne copia;
h) la data e la sottoscrizione del pubblico
ministero e dell'ausiliario che lo assiste;
h-bis) l'avviso che l'imputato e la persona offesa
hanno facolta' di accedere a un programma di giustizia
riparativa.
1-bis. ABROGATO.
1-ter. Qualora si proceda per taluni dei reati
previsti dall'articolo 590, terzo comma, del codice penale
e per i reati previsti dall'articolo 590-bis del medesimo
codice, la data di comparizione di cui al comma 1, lettera
d), e' fissata non oltre novanta giorni dalla emissione del
decreto.
2. Il decreto e' nullo se l'imputato non e'
identificato in modo certo ovvero se manca o e'
insufficiente l'indicazione di uno dei requisiti previsti
dalle lettere c), d), e) ed f) del comma 1. Il decreto e'
altresi' nullo se non e' preceduto dall'avviso previsto
dall'articolo 415-bis, nonche' dall'invito a presentarsi
per rendere l'interrogatorio ai sensi dell'articolo 375,
comma 3, qualora la persona sottoposta alle indagini lo
abbia richiesto entro il termine di cui al comma 3 del
medesimo articolo 415-bis.
3. Il decreto di citazione e' notificato, a pena di
nullita', all'imputato, al suo difensore e alla parte
offesa almeno sessanta giorni prima della data fissata per
l'udienza di comparizione predibattimentale. Nei casi di
urgenza, di cui deve essere data motivazione, il termine e'
ridotto a quarantacinque giorni.
4. Il decreto di citazione e' depositato dal pubblico
ministero nella segreteria."
"Art. 553 (Trasmissione degli atti al giudice
dell'udienza di comparizione predibattimentale). - 1. Il
pubblico ministero forma il fascicolo per il dibattimento e
lo trasmette al giudice, unitamente al fascicolo del
pubblico ministero e al decreto di citazione immediatamente
dopo la notificazione."
"Art. 555 (Udienza dibattimentale a seguito di
citazione diretta). - 1. Almeno sette giorni prima della
data fissata per l'udienza dibattimentale, le parti devono,
a pena di inammissibilita', depositare in cancelleria le
liste dei testimoni, periti o consulenti tecnici nonche'
delle persone indicate nell'articolo 210 di cui intendono
chiedere l'esame.
2. ABROGATO.
3. ABROGATO.
4. Le parti, dopo la dichiarazione di apertura del
dibattimento, indicano i fatti che intendono provare e
chiedono l'ammissione delle prove, illustrandone
esclusivamente l'ammissibilita', ai sensi degli articoli
189 e 190, comma 1; inoltre, le parti possono concordare
l'acquisizione al fascicolo per il dibattimento di atti
contenuti nel fascicolo del pubblico ministero, nonche'
della documentazione relativa all'attivita' di
investigazione difensiva.
5. Per tutto cio' che non e' espressamente previsto
si osservano le disposizioni contenute nel libro settimo,
in quanto compatibili.".
 
Art. 33

Modifiche al Titolo I del Libro IX del codice di procedura penale

1. Al Titolo I del Libro IX del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 573:
1) al comma 1, le parole: «i soli» sono sostituite dalla parola: «gli»;
2) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Quando la sentenza e' impugnata per i soli interessi civili, il giudice d'appello e la Corte di cassazione, se l'impugnazione non e' inammissibile, rinviano per la prosecuzione, rispettivamente, al giudice o alla sezione civile competente, che decide sulle questioni civili utilizzando le prove acquisite nel processo penale e quelle eventualmente acquisite nel giudizio civile.»;
b) all'articolo 578:
1) il comma 1-bis e' sostituito dal seguente: «1-bis. Quando nei confronti dell'imputato e' stata pronunciata condanna, anche generica, alle restituzioni o al risarcimento dei danni cagionati dal reato, a favore della parte civile, e in ogni caso di impugnazione della sentenza anche per gli interessi civili, il giudice di appello e la Corte di cassazione, se l'impugnazione non e' inammissibile, nel dichiarare improcedibile l'azione penale per il superamento dei termini di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 344- bis, rinviano per la prosecuzione al giudice o alla sezione civile competente nello stesso grado, che decidono sulle questioni civili utilizzando le prove acquisite nel processo penale e quelle eventualmente acquisite nel giudizio civile.»;
2) dopo il comma 1-bis, e' aggiunto il seguente: «1-ter. Nei casi di cui al comma 1-bis, gli effetti del sequestro conservativo disposto a garanzia delle obbligazioni civili derivanti dal reato permangono fino a che la sentenza che decide sulle questioni civili non e' piu' soggetta a impugnazione.»;
c) dopo l'articolo 578-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 578-ter (Decisione sulla confisca e provvedimenti sui beni in sequestro nel caso di improcedibilita' per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione). - 1. Il giudice di appello o la Corte di cassazione, nel dichiarare l'azione penale improcedibile ai sensi dell'articolo 344-bis, dispongono la confisca nei casi in cui la legge la prevede obbligatoriamente anche quando non e' stata pronunciata condanna.
2. Fuori dai casi di cui al comma 1, se vi sono beni in sequestro di cui e' stata disposta confisca, il giudice di appello o la Corte di cassazione, nel dichiarare l'azione penale improcedibile ai sensi dell'articolo 344-bis, dispongono con ordinanza la trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto o al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo competenti a proporre le misure patrimoniali di cui al titolo II del Libro I del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
3. Il sequestro disposto nel procedimento penale cessa di avere effetto se, entro novanta giorni dalla ordinanza di cui al comma 2, non e' disposto il sequestro ai sensi dell'articolo 20 o 22 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.»;
d) all'articolo 581, dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti:
«1-bis. L'appello e' inammissibile per mancanza di specificita' dei motivi quando, per ogni richiesta, non sono enunciati in forma puntuale ed esplicita i rilievi critici in relazione alle ragioni di fatto o di diritto espresse nel provvedimento impugnato, con riferimento ai capi e punti della decisione ai quali si riferisce l'impugnazione.
1-ter. Con l'atto d'impugnazione delle parti private e dei difensori e' depositata, a pena d'inammissibilita', la dichiarazione o elezione di domicilio, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio.
1-quater. Nel caso di imputato rispetto al quale si e' proceduto in assenza, con l'atto d'impugnazione del difensore e' depositato, a pena d'inammissibilita', specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o l'elezione di domicilio dell'imputato, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio.»;
e) all'articolo 582:
1) al comma 1, le parole: «personalmente ovvero a mezzo di incaricato» sono sostituite dalle seguenti: «mediante deposito con le modalita' previste dall'articolo 111- bis» ed e' soppresso il secondo periodo;
2) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Le parti private possono presentare l'atto con le modalita' di cui al comma 1 oppure personalmente, anche a mezzo di incaricato, nella cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato. In tal caso, il pubblico ufficiale addetto vi appone l'indicazione del giorno in cui riceve l'atto e della persona che lo presenta, lo sottoscrive, lo unisce agli atti del procedimento e rilascia, se richiesto, attestazione della ricezione.»;
f) all'articolo 585, dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. I termini previsti dal comma 1 sono aumentati di quindici giorni per l'impugnazione del difensore dell'imputato giudicato in assenza.» e, al comma 4, le parole: «nel numero di copie necessarie per tutte le parti» sono sostituite dalle seguenti: «, con le forme previste dall'articolo 582»;
g) all'articolo 589, al comma 3, le parole: «581, 582 e 583,» sono sostituite dalle seguenti: «581 e 582»;
h) all'articolo 591, comma 1, lettera c), la parola: «583,» e' soppressa.

Note all'art. 33:
- Si riporta il testo degli articoli 573, 578, 581,
582, 585, 589 e 591 del codice di procedura penale, come
modificati dal presente decreto:
"Art. 573 (Impugnazione per gli interessi civili). -
1. L'impugnazione per gli interessi civili e' proposta,
trattata e decisa con le forme ordinarie del processo
penale.
1-bis. Quando la sentenza e' impugnata per i soli
interessi civili, il giudice d'appello e la Corte di
cassazione, se l'impugnazione non e' inammissibile,
rinviano per la prosecuzione, rispettivamente, al giudice o
alla sezione civile competente, che decide sulle questioni
civili utilizzando le prove acquisite nel processo penale e
quelle eventualmente acquisite nel giudizio civile.
2. L'impugnazione per i soli interessi civili non
sospende l'esecuzione delle disposizioni penali del
provvedimento impugnato."
"Art. 578 (Decisione sugli effetti civili nel caso di
estinzione del reato per amnistia o per prescrizione e nel
caso di improcedibilita' per superamento dei termini di
durata massima del giudizio di impugnazione). - 1. Quando
nei confronti dell'imputato e' stata pronunciata condanna,
anche generica, alle restituzioni o al risarcimento dei
danni cagionati dal reato, a favore della parte civile, il
giudice di appello e la corte di cassazione, nel dichiarare
il reato estinto per amnistia o per prescrizione, decidono
sull'impugnazione ai soli effetti delle disposizioni e dei
capi della sentenza che concernono gli interessi civili.
1-bis. Quando nei confronti dell'imputato e' stata
pronunciata condanna, anche generica, alle restituzioni o
al risarcimento dei danni cagionati dal reato, a favore
della parte civile, e in ogni caso di impugnazione della
sentenza anche per gli interessi civili, il giudice di
appello e la Corte di cassazione, se l'impugnazione non e'
inammissibile, nel dichiarare improcedibile l'azione penale
per il superamento dei termini di cui ai commi 1 e 2
dell'articolo 344-bis, rinviano per la prosecuzione al
giudice o alla sezione civile competente nello stesso
grado, che decidono sulle questioni civili utilizzando le
prove acquisite nel processo penale e quelle eventualmente
acquisite nel giudizio civile.
1-ter. Nei casi di cui al comma 1-bis, gli effetti del
sequestro conservativo disposto a garanzia delle
obbligazioni civili derivanti dal reato, permangono fino a
che la sentenza che decide sulle questioni civili non e'
piu' soggetta a impugnazione."
"Art. 581 (Forma dell'impugnazione). - 1.
L'impugnazione si propone con atto scritto nel quale sono
indicati il provvedimento impugnato, la data del medesimo e
il giudice che lo ha emesso, con l'enunciazione specifica,
a pena di inammissibilita':
a) dei capi o dei punti della decisione ai quali si
riferisce l'impugnazione;
b) delle prove delle quali si deduce l'inesistenza,
l'omessa assunzione o l'omessa o erronea valutazione;
c) delle richieste, anche istruttorie;
d) dei motivi, con l'indicazione delle ragioni di
diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni
richiesta.
1-bis. L'appello e' inammissibile per mancanza di
specificita' dei motivi quando, per ogni richiesta, non
sono enunciati in forma puntuale ed esplicita i rilievi
critici in relazione alle ragioni di fatto o di diritto
espresse nel provvedimento impugnato, con riferimento ai
capi e punti della decisione ai quali si riferisce
l'impugnazione.
1-ter. Con l'atto d'impugnazione delle parti private
e dei difensori e' depositata, a pena d'inammissibilita',
la dichiarazione o elezione di domicilio, ai fini della
notificazione del decreto di citazione a giudizio.
1-quater. Nel caso di imputato rispetto al quale si e'
proceduto in assenza, con l'atto d'impugnazione del
difensore e' depositato, a pena d'inammissibilita',
specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la
pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o
l'elezione di domicilio dell'imputato, ai fini della
notificazione del decreto di citazione a giudizio."
"Art. 582 (Presentazione dell'impugnazione). - 1.
Salvo che la legge disponga altrimenti, l'atto di
impugnazione e' presentato mediante deposito con le
modalita' previste dall'articolo 111-bis nella cancelleria
del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato.
1-bis. Le parti private possono presentare l'atto con
le modalita' di cui al comma 1 oppure personalmente, anche
a mezzo di incaricato, nella cancelleria del giudice che ha
emesso il provvedimento impugnato. In tal caso, il pubblico
ufficiale addetto vi appone l'indicazione del giorno in cui
riceve l'atto e della persona che lo presenta, lo
sottoscrive, lo unisce agli atti del procedimento e
rilascia, se richiesto, attestazione della ricezione.
2. ABROGATO."
"Art. 585 (Termini per l'impugnazione). - 1. Il
termine per proporre impugnazione, per ciascuna delle
parti, e':
a) di quindici giorni, per i provvedimenti emessi
in seguito a procedimento in camera di consiglio e nel caso
previsto dall'articolo 544 comma 1;
b) di trenta giorni, nel caso previsto
dall'articolo 544 comma 2;
c) di quarantacinque giorni, nel caso previsto
dall'articolo 544 comma 3.
1-bis. I termini previsti dal comma 1 sono aumentati
di quindici giorni per l'impugnazione del difensore
dell'imputato giudicato in assenza.
2. I termini previsti dal comma 1 decorrono:
a) dalla notificazione o comunicazione dell'avviso
di deposito del provvedimento emesso in seguito a
procedimento in camera di consiglio;
b) dalla lettura del provvedimento in udienza,
quando e' redatta anche la motivazione, per tutte le parti
che sono state o che debbono considerarsi presenti nel
giudizio, anche se non sono presenti alla lettura;
c) dalla scadenza del termine stabilito dalla legge
o determinato dal giudice per il deposito della sentenza
ovvero, nel caso previsto dall'articolo 548, comma 2, dal
giorno in cui e' stata eseguita la notificazione o la
comunicazione dell'avviso di deposito;
d) dal giorno in cui e' stata eseguita la
comunicazione dell'avviso di deposito con l'estratto del
provvedimento, per il procuratore generale presso la corte
di appello rispetto ai provvedimenti emessi in udienza da
qualsiasi giudice della sua circoscrizione diverso dalla
corte di appello.
3. Quando la decorrenza e' diversa per l'imputato e
per il suo difensore, opera per entrambi il termine che
scade per ultimo.
4. Fino a quindici giorni prima dell'udienza possono
essere presentati nella cancelleria del giudice della
impugnazione motivi nuovi, con le forme previste
dall'articolo 582. L'inammissibilita' dell'impugnazione si
estende ai motivi nuovi.
5. I termini previsti dal presente articolo sono
stabiliti a pena di decadenza."
"Art. 589 (Rinuncia all'impugnazione). - 1. Il
pubblico ministero presso il giudice che ha pronunciato il
provvedimento impugnato puo' rinunciare alla impugnazione
da lui proposta fino all'apertura del dibattimento.
Successivamente la dichiarazione di rinuncia puo' essere
effettuata prima dell'inizio della discussione [c.p.p. 602,
614] dal pubblico ministero presso il giudice della
impugnazione, anche se l'impugnazione stessa e' stata
proposta da altro pubblico ministero.
2. Le parti private possono rinunciare
all'impugnazione anche per mezzo di procuratore speciale.
3. La dichiarazione di rinuncia e' presentata a uno
degli organi competenti a ricevere l'impugnazione nelle
forme e nei modi previsti dagli articoli 581 e 582 ovvero,
in dibattimento, prima dell'inizio della discussione.
4. Quando l'impugnazione e' trattata e decisa in
camera di consiglio, la dichiarazione di rinuncia puo'
essere effettuata, prima dell'udienza, dal pubblico
ministero che ha proposto l'impugnazione e,
successivamente, dal pubblico ministero presso il giudice
dell'impugnazione, anche se la stessa e' stata proposta da
altro pubblico ministero."
"Art. 591 (Inammissibilita' dell'impugnazione). - 1.
L'impugnazione e' inammissibile:
a) quando e' proposta da chi non e' legittimato o
non ha interesse;
b) quando il provvedimento non e' impugnabile;
c) quando non sono osservate le disposizioni degli
articoli 581, 582, 585 e 586;
d) quando vi e' rinuncia all'impugnazione.
2. Il giudice dell'impugnazione, anche di ufficio,
dichiara con ordinanza l'inammissibilita' e dispone
l'esecuzione del provvedimento impugnato.
3. L'ordinanza e' notificata a chi ha proposto
l'impugnazione ed e' soggetta a ricorso per cassazione. Se
l'impugnazione e' stata proposta personalmente
dall'imputato, l'ordinanza e' notificata anche al
difensore.
4. L'inammissibilita', quando non e' stata rilevata a
norma del comma 2, puo' essere dichiarata in ogni stato e
grado del procedimento.".
 
Art. 34

Modifiche al Titolo II del Libro IX del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro IX del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 593, il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Sono in ogni caso inappellabili le sentenze di condanna per le quali e' stata applicata la sola pena dell'ammenda o la pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilita', nonche' le sentenze di proscioglimento relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa.»;
b) all'articolo 595, comma 2, le parole: «, 583» sono soppresse;
c) dopo l'articolo 598, e' inserito il seguente:
«Art. 598-bis (Decisioni in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti). - 1. La corte provvede sull'appello in camera di consiglio. Se non e' diversamente stabilito e in deroga a quanto previsto dall'articolo 127, essa giudica sui motivi, sulle richieste e sulle memorie senza la partecipazione delle parti. Fino a quindici giorni prima dell'udienza, il procuratore generale presenta le sue richieste e tutte le parti possono presentare motivi nuovi, memorie e, fino a cinque giorni prima, memorie di replica. Il provvedimento emesso in seguito alla camera di consiglio e' depositato in cancelleria al termine dell'udienza. Il deposito equivale alla lettura in udienza ai fini di cui all'articolo 545.
2. L'appellante e, in ogni caso, l'imputato o il suo difensore possono chiedere di partecipare all'udienza. La richiesta e' irrevocabile ed e' presentata, a pena di decadenza, nel termine di quindici giorni dalla notifica del decreto di citazione di cui all'articolo 601 o dell'avviso della data fissata per il giudizio di appello. La parte privata puo' presentare la richiesta esclusivamente a mezzo del difensore. Quando la richiesta e' ammissibile, la corte dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti e indica se l'appello sara' deciso a seguito di udienza pubblica o in camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo 127. Il provvedimento e' comunicato al procuratore generale e notificato ai difensori.
3. La corte puo' disporre d'ufficio che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti per la rilevanza delle questioni sottoposte al suo esame, con provvedimento nel quale e' indicato se l'appello sara' deciso a seguito di udienza pubblica o in camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo 127. Il provvedimento e' comunicato al procuratore generale e notificato ai difensori, salvo che ne sia stato dato avviso con il decreto di citazione di cui all'articolo 601.
4. La corte, in ogni caso, dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti quando ritiene necessario procedere alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale a norma dell'articolo 603.»;
d) dopo l'articolo 598-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 598-ter (Assenza dell'imputato in appello). - 1. In caso di regolarita' delle notificazioni, l'imputato appellante non presente all'udienza di cui agli articoli 599 e 602 e' sempre giudicato in assenza anche fuori dei casi di cui all'articolo 420-bis.
2. In caso di regolarita' delle notificazioni, se l'imputato non appellante non e' presente all'udienza di cui agli articoli 599 e 602 e le condizioni per procedere in assenza, ai sensi dell'articolo 420-bis, commi 1, 2 e 3, non risultano soddisfatte, la corte dispone, con ordinanza, la sospensione del processo e ordina le ricerche dell'imputato ai fini della notificazione del decreto di citazione. L'ordinanza contiene gli avvisi di cui all'articolo 420-quater, comma 4, lettere b), c) e d). Non si applicano le ulteriori disposizioni di cui all'articolo 420-quater, nonche' gli articoli 420-quinquies e 420-sexies.
3. Durante la sospensione del processo la corte, con le modalita' stabilite per il dibattimento, acquisisce, a richiesta di parte, le prove non rinviabili.
4. Nell'udienza di cui all'articolo 598-bis, la corte accerta la regolarita' della notificazione e, quando nei confronti dell'imputato non appellante le condizioni per procedere in assenza, ai sensi dell'articolo 420-bis commi 1, 2 e 3, non risultano soddisfatte, provvede ai sensi del comma 2.»;
e) all'articolo 599:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: « 1. Quando dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti, la corte provvede con le forme previste dall'articolo 127, oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge, quando l'appello ha ad oggetto una sentenza pronunciata a norma dell'articolo 442 o quando ha esclusivamente per oggetto la specie o la misura della pena, anche con riferimento al giudizio di comparazione fra circostanze, o l'applicabilita' delle circostanze attenuanti generiche, di pene sostitutive, della sospensione della pena o della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziario.»;
2) nella rubrica, dopo le parole: «camera di consiglio» sono aggiunte le seguenti: «con la partecipazione delle parti»;
f) all'articolo 599-bis:
1) al comma 1, al primo periodo, le parole: «La corte provvede in camera di consiglio anche quando le parti, nelle forme previste dall'articolo 589, ne fanno richiesta dichiarando di» sono sostituite dalle seguenti: «Le parti possono dichiarare di»; dopo il secondo periodo, e' aggiunto il seguente: «La dichiarazione e la rinuncia sono presentate nelle forme previste dall'articolo 589 e nel termine, previsto a pena di decadenza, di quindici giorni prima dell'udienza.»;
2) il comma 3 e' sostituito dal seguente: «3. Quando procede nelle forme di cui all'articolo 598-bis, la corte, se ritiene di non poter accogliere la richiesta concordata tra le parti, dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione di queste e indica se l'appello sara' deciso a seguito di udienza pubblica o in camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo 127. Il provvedimento e' comunicato al procuratore generale e notificato alle altre parti. In questo caso la richiesta e la rinuncia perdono effetto, ma possono essere riproposte in udienza.»;
3) dopo il comma 3, sono inseriti i seguenti: «3-bis. Quando procede con udienza pubblica o in camera di consiglio con la partecipazione delle parti, la corte, se ritiene di non poter accogliere la richiesta concordata tra le parti, dispone la prosecuzione del giudizio.
3-ter. La richiesta e la rinuncia ai motivi non hanno effetto se la corte decide in modo difforme dall'accordo.»;
g) all'articolo 601:
1) al comma 1, le parole: «pubblico ministero,» sono sostituite dalle seguenti: «pubblico ministero o» e le parole: «o se l'appello e' proposto per i soli interessi civili» sono soppresse;
2) il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Quando la corte, anteriormente alla citazione, dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti, ne e' fatta menzione nel decreto di citazione. Nello stesso decreto e' altresi' indicato se l'appello sara' deciso a seguito di udienza pubblica ovvero in camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo 127.»;
3) al comma 3, al primo periodo, le parole: «dall'articolo 429 comma 1 lettere a), f), g)» sono sostituite dalle seguenti: «dall'articolo 429, comma 1, lettere a), d-bis), f), g)» e dopo le parole: «giudice competente» sono inserite le seguenti: «e, fuori dal caso previsto dal comma 2, l'avviso che si procedera' con udienza in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti, salvo che l'appellante o, in ogni caso, l'imputato o il suo difensore chiedano di partecipare nel termine perentorio di quindici giorni dalla notifica del decreto. Il decreto contiene altresi' l'avviso che la richiesta di partecipazione puo' essere presentata dalla parte privata esclusivamente a mezzo del difensore»; al secondo periodo, la parola: «venti» e' sostituita dalla seguente: «quaranta»;
4) al comma 5, la parola: «venti» e' sostituita dalla seguente: «quaranta»;
h) all'articolo 602, al comma 1, prima delle parole: «Nell'udienza» sono inserite le seguenti: «Fuori dei casi previsti dall'articolo 599, quando dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti, la corte provvede in pubblica udienza.»;
i) all'articolo 603:
1) il comma 3-bis e' sostituito dal seguente: «3-bis. Nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti alla valutazione della prova dichiarativa, il giudice, ferme le disposizioni di cui ai commi da 1 a 3, dispone la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale nei soli casi di prove dichiarative assunte in udienza nel corso del giudizio dibattimentale di primo grado o all'esito di integrazione probatoria disposta nel giudizio abbreviato a norma degli articoli 438, comma 5, e 441, comma 5.»;
2) dopo il comma 3-bis e' inserito il seguente: «3-ter. Il giudice dispone altresi' la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale quando l'imputato ne fa richiesta ai sensi dell'articolo 604, commi 5-ter e 5-quater. Tuttavia, quando nel giudizio di primo grado si e' proceduto in assenza dell'imputato ai sensi dell'articolo 420-bis, comma 3, la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale e' disposta ai sensi dell'articolo 190- bis.»;
l) all'articolo 604:
1) il comma 5-bis e' sostituito dal seguente: «5-bis. Nei casi in cui nel giudizio di primo grado si e' proceduto in assenza dell'imputato, se vi e' la prova che la dichiarazione di assenza e' avvenuta in mancanza dei presupposti previsti dall'articolo 420-bis, commi 1, 2 e 3, il giudice di appello dichiara la nullita' della sentenza e dispone la trasmissione degli atti al giudice che procedeva quando si e' verificata la nullita'. La nullita' e' sanata se non e' stata eccepita nell'atto di appello. In ogni caso, la nullita' non puo' essere rilevata o eccepita se risulta che l'imputato era a conoscenza della pendenza del processo ed era nelle condizioni di comparire in giudizio prima della pronuncia della sentenza impugnata.»;
2) dopo il comma 5-bis sono inseriti i seguenti: «5-ter. Fuori dai casi previsti dal comma 5-bis, ferma restando la validita' degli atti regolarmente compiuti in precedenza, l'imputato e' sempre restituito nel termine per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto:
a) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si e' trovato nell'assoluta impossibilita' di comparire in tempo utile per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa;
b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 420-bis, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non essere potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto.
5-quater. Nei casi di cui al comma 5-ter, il giudice di appello annulla la sentenza e dispone la trasmissione degli atti al giudice della fase nella quale puo' essere esercitata la facolta' dalla quale l'imputato e' decaduto, salvo che questi chieda l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 ovvero l'oblazione o esclusivamente la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale. In questi casi provvede il giudice di appello. Quando il giudice di appello rigetta l'istanza di applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 o di oblazione, le stesse non possono essere riproposte.».

Note all'art. 34:
- Si riporta il testo degli articoli 593, 595, 599,
599-bis, 601, 602, 603 e 604 del codice di procedura
penale, come modificati dal presente decreto:
"Art. 593 (Casi di appello). - 1. Salvo quanto
previsto dagli articoli 443, comma 3, 448, comma 2, 579 e
680, l'imputato puo' appellare contro le sentenze di
condanna mentre il pubblico ministero puo' appellare contro
le medesime sentenze solo quando modificano il titolo del
reato o escludono la sussistenza di una circostanza
aggravante ad effetto speciale o stabiliscono una pena di
specie diversa da quella ordinaria del reato.
2. Il pubblico ministero puo' appellare contro le
sentenze di proscioglimento. L'imputato puo' appellare
contro le sentenze di proscioglimento emesse al termine del
dibattimento, salvo che si tratti di sentenze di
assoluzione perche' il fatto non sussiste o perche'
l'imputato non lo ha commesso.
3. Sono in ogni caso inappellabili le sentenze di
condanna per le quali e' stata applicata la sola pena
dell'ammenda o la pena sostitutiva del lavoro di pubblica
utilita', nonche' le sentenze di proscioglimento relative a
reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena
alternativa."

"Art. 595 (Appello incidentale). - 1. L'imputato che
non ha proposto impugnazione puo' proporre appello
incidentale entro quindici giorni da quello in cui ha
ricevuto la notificazione previstadall'articolo 584.
2. L'appello incidentale e' proposto, presentato e
notificato a norma degli articoli 581, 582 e 584.
3. Entro quindici giorni dalla notificazione
dell'impugnazione presentata dalle altre parti, l'imputato
puo' presentare al giudice, mediante deposito in
cancelleria, memorie o richieste scritte.
4. L'appello incidentale perde efficacia in caso di
inammissibilitadell'appello principale o di rinunciaallo
stesso."
"Art. 599 (Decisioni in camera di consiglio con la
partecipazione delle parti). - 1.Quando dispone che
l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti, la
corte provvede con le forme previste dall'articolo 127,
oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge,
quando l'appello ha ad oggetto una sentenza pronunciata a
norma dell'articolo 442 o quando ha esclusivamente per
oggetto la specie o la misura della pena, anche con
riferimento al giudizio di comparazione fra circostanze, o
l'applicabilita' delle circostanze attenuanti generiche, di
pene sostitutive, della sospensione della pena o della non
menzione della condanna nel certificato del casellario
giudiziario.
2. L'udienza e' rinviata se sussiste un legittimo
impedimento dell'imputato che ha manifestato la volonta' di
comparire.
3. Nel caso di rinnovazione dell'istruzione
dibattimentale, il giudice assume le prove in camera di
consiglio, a norma dell'articolo 603, con la necessaria
partecipazione del pubblico ministero e dei difensori. Se
questi non sono presenti quando e' disposta la
rinnovazione, il giudice fissa una nuova udienza e dispone
che copia del provvedimento sia comunicata al pubblico
ministero e notificata ai difensori."
"Art. 599-bis (Concordato anche con rinuncia ai
motivi di appello). - 1. Le parti possono dichiarare di
concordare sull'accoglimento, in tutto o in parte, dei
motivi di appello, con rinuncia agli altri eventuali
motivi. Se i motivi dei quali viene chiesto l'accoglimento
comportano una nuova determinazione della pena, il pubblico
ministero, l'imputato e la persona civilmente obbligata per
la pena pecuniaria indicano al giudice anche la pena sulla
quale sono d'accordo. La dichiarazione e la rinuncia sono
presentate nelle forme previste dall'articolo 589 e nel
termine, previsto a pena di decadenza, di quindici giorni
prima dell'udienza.
2. ABROGATO.
3. Quando procede nelle forme di cui all'articolo
598-bis, la corte, se ritiene di non poter accogliere la
richiesta concordata tra le parti, dispone che l'udienza si
svolga con la partecipazione di queste e indica se
l'appello sara' deciso a seguito di udienza pubblica o in
camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo
127. Il provvedimento e' comunicato al procuratore generale
e notificato alle altre parti. In questo caso la richiesta
e la rinuncia perdono effetto, ma possono essere riproposte
in udienza.
3-bis. Quando procede con udienza pubblica o in
camera di consiglio con la partecipazione delle parti, la
corte, se ritiene di non poter accogliere la richiesta
concordata tra le parti, dispone la prosecuzione del
giudizio.
3-ter. La richiesta e la rinuncia ai motivi non hanno
effetto se la corte decide in modo difforme dall'accordo.
4. Fermo restando quanto previsto dal comma 1
dell'articolo 53, il procuratore generale presso la corte
di appello, sentiti i magistrati dell'ufficio e i
procuratori della Repubblica del distretto, indica i
criteri idonei a orientare la valutazione dei magistrati
del pubblico ministero nell'udienza, tenuto conto della
tipologia dei reati e della complessita' dei procedimenti."
"Art. 601 (Atti preliminari al giudizio). - 1. Fuori
dei casi previsti dall'articolo 591, il presidente ordina
senza ritardo la citazione dell'imputato appellante; ordina
altresi' la citazione dell'imputato non appellante se vi e'
appello del pubblico ministero o se ricorre alcuno dei casi
previsti dall'articolo 587.
2. Quando la corte, anteriormente alla citazione,
dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle
parti, ne e' fatta menzione nel decreto di citazione. Nello
stesso decreto e' altresi' indicato se l'appello sara'
deciso a seguito di udienza pubblica ovvero in camera di
consiglio, con le forme previste dall'articolo 127.
3. Il decreto di citazione per il giudizio di appello
contiene i requisiti previsti dall'articolo 429, comma 1,
lettere a), d-bis), f), g) nonche' l'indicazione del
giudice competente e, fuori dal caso previsto dal comma 2,
l'avviso che si procedera' con udienza in camera di
consiglio senza la partecipazione delle parti, salvo che
l'appellante o, in ogni caso, l'imputato o il suo difensore
chiedano di partecipare nel termine perentorio di quindici
giorni dalla notifica del decreto. Il decreto contiene
altresi' l'avviso che la richiesta di partecipazione puo'
essere presentata dalla parte privata esclusivamente a
mezzo del difensore. Il termine per comparire non puo'
essere inferiore a quaranta giorni.
4. E' ordinata in ogni caso la citazione del
responsabile civile, della persona civilmente obbligata per
la pena pecuniaria e della parte civile; questa e' citata
anche quando ha appellato il solo imputato contro una
sentenza di proscioglimento.
5. Almeno quaranta giorni prima della data fissata
per il giudizio di appello, e' notificato avviso ai
difensori.
6. Il decreto di citazione e' nullo se l'imputato non
e' identificato in modo certo ovvero se manca o e'
insufficiente l'indicazione di uno dei requisiti previsti
dall'articolo 429, comma 1, letteraf)."
"Art. 602 (Dibattimento di appello). - 1. Fuori dei
casi previsti dall'articolo 599, quando dispone che
l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti, la
corte provvede in pubblica udienza. Nell'udienza, il
presidente o il consigliere da lui delegato fa la relazione
della causa.
1-bis. ABROGATO.
[2.]
3. Nel dibattimento puo' essere data lettura, anche
di ufficio, di atti del giudizio di primo grado nonche',
entro i limiti previsti dagliarticoli 511 e seguenti, di
atti compiuti nelle fasi antecedenti.
4. Per la discussione si osservano le disposizioni
dell'articolo 523."
"Art. 603 (Rinnovazione dell'istruzione
dibattimentale). - 1. Quando una parte, nell'atto di
appello o nei motivi presentati a norma dell'articolo 585,
comma 4, ha chiesto la riassunzione di prove gia' acquisite
nel dibattimento di primo grado o l'assunzione di nuove
prove il giudice, se ritiene di non essere in grado di
decidere allo stato degli atti, dispone la rinnovazione
dell'istruzione dibattimentale.
2. Se le nuove prove sono sopravvenute o scoperte
dopo il giudizio di primo grado, il giudice dispone la
rinnovazione dell'istruzione dibattimentale nei limiti
previsti dall'articolo 495, comma 1.
3. La rinnovazione dell'istruzione dibattimentale e'
disposta di ufficio se il giudice la ritiene assolutamente
necessaria.
3-bis. Nel caso di appello del pubblico ministero
contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti
alla valutazione della prova dichiarativa, il giudice,
ferme le disposizioni di cui ai commi da 1 a 3, dispone la
rinnovazione dell'istruzione dibattimentale nei soli casi
di prove dichiarative assunte in udienza nel corso del
giudizio dibattimentale di primo grado o all'esito di
integrazione probatoria disposta nel giudizio abbreviato a
norma degli articoli 438, comma 5, e 441, comma 5.
3-ter. Il giudice dispone altresi' la rinnovazione
dell'istruzione dibattimentale quando l'imputato ne fa
richiesta ai sensi dell'articolo 604, commi 5-ter e
5-quater. Tuttavia, quando nel giudizio di primo grado si
e' proceduto in assenza dell'imputato ai sensi
dell'articolo 420-bis, comma 3, la rinnovazione
dell'istruzione dibattimentale e' disposta ai sensi
dell'articolo 190-bis.
[4.]
5. Il giudice provvede con ordinanza, nel
contraddittorio delle parti.
6. Alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale,
disposta a norma dei commi precedenti, si procede
immediatamente. In caso di impossibilita', il dibattimento
e' sospeso per un termine non superiore a dieci giorni."
"Art. 604 (Questioni di nullita'). - 1. Il giudice di
appello, nei casi previsti dall'articolo 522, dichiara la
nullita' in tutto o in parte della sentenza appellata e
dispone la trasmissione degli atti al giudice di primo
grado, quando vi e' stata condanna per un atto diverso o
applicazione di una circostanza aggravante per la quale la
legge stabilisce una pena di specie diversa da quella
ordinaria del reato o di una circostanza aggravante ad
effetto speciale, sempre che non vengano ritenute
prevalenti o equivalenti circostanze attenuanti.
2. Quando sono state ritenute prevalenti o
equivalenti circostanze attenuanti o sono state applicate
circostanze aggravanti diverse da quelle previste dal comma
1, il giudice di appello esclude le circostanze aggravanti,
effettua, se occorre, un nuovo giudizio di comparazione e
ridetermina la pena.
3. Quando vi e' stata condanna per un reato
concorrente o per un fatto nuovo, il giudice di appello
dichiara nullo il relativo capo della sentenza ed elimina
la pena corrispondente, disponendo che del provvedimento
sia data notizia al pubblico ministero per le sue
determinazioni.
4. Il giudice di appello, se accerta una delle
nullita' indicate nell'articolo 179, da cui sia derivata la
nullita' del provvedimento che dispone il giudizio o della
sentenza di primo grado, la dichiara con sentenza e rinvia
gli atti al giudice che procedeva quando si e' verificata
la nullita'. Nello stesso modo il giudice provvede se
accerta una delle nullita' indicate nell'articolo 180 che
non sia stata sanata e da cui sia derivata la nullita' del
provvedimento che dispone il giudizio o della sentenza di
primo grado.
5. Se si tratta di altre nullita' che non sono state
sanate, il giudice di appello puo' ordinare la rinnovazione
degli atti nulli o anche, dichiarata la nullita', decidere
nel merito, qualora riconosca che l'atto non fornisce
elementi necessari al giudizio.
5-bis. Nei casi in cui nel giudizio di primo grado si
e' proceduto in assenza dell'imputato, se vi e' la prova
che la dichiarazione di assenza e' avvenuta in mancanza dei
presupposti previsti dall'articolo 420-bis, commi 1, 2 e 3,
il giudice di appello dichiara la nullita' della sentenza e
dispone la trasmissione degli atti al giudice che procedeva
quando si e' verificata la nullita'. La nullita' e' sanata
se non e' stata eccepita nell'atto di appello. In ogni
caso, la nullita' non puo' essere rilevata o eccepita se
risulta che l'imputato era a conoscenza della pendenza del
processo ed era nelle condizioni di comparire in giudizio
prima della pronuncia della sentenza impugnata.
5-ter. Fuori dai casi previsti dal comma 5-bis, ferma
restando la validita' degli atti regolarmente compiuti in
precedenza, l'imputato e' sempre restituito nel termine per
esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto:
a) se fornisce la prova che, per caso fortuito,
forza maggiore o altro legittimo impedimento, si e' trovato
nell'assoluta impossibilita' di comparire in tempo utile
per esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto e che
non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova
dell'impedimento senza sua colpa;
b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3
dell'articolo 420-bis, fornisce la prova di non aver avuto
effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non
esser potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per
esercitare le facolta' dalle quali e' decaduto.
5-quater. Nei casi di cui al comma 5-ter, il giudice
di appello annulla la sentenza e dispone la trasmissione
degli atti al giudice della fase nella quale puo' essere
esercitata la facolta' dalla quale l'imputato e' decaduto,
salvo che questi chieda l'applicazione della pena ai sensi
dell'articolo 444 ovvero l'oblazione o esclusivamente la
rinnovazione dell'istruzione dibattimentale. In questi casi
provvede il giudice di appello. Quando il giudice di
appello rigetta l'istanza di applicazione della pena ai
sensi dell'articolo 444 o di oblazione, le stesse non
possono essere riproposte.
6. Quando il giudice di primo grado ha dichiarato che
il reato e' estinto o che l'azione penale non poteva essere
iniziata o proseguita, il giudice di appello, se riconosce
erronea tale dichiarazione, ordina, occorrendo, la
rinnovazione del dibattimento e decide nel merito.
7. Quando il giudice di primo grado ha respinto la
domanda di oblazione, il giudice di appello, se riconosce
erronea tale decisione, accoglie la domanda e sospende il
dibattimento fissando un termine massimo non superiore a
dieci giorni per il pagamento delle somme dovute. Se il
pagamento avviene nel termine, il giudice di appello
pronuncia sentenza di proscioglimento.
8. Nei casi previsti dal comma 1, se annulla una
sentenza della corte di assise o del tribunale collegiale,
il giudice di appello dispone la trasmissione degli atti ad
altra sezione della stessa corte o dello stesso tribunale
ovvero, in mancanza, alla corte o al tribunale piu' vicini.
Se annulla una sentenza del tribunale monocratico o di un
giudice per le indagini preliminari, dispone la
trasmissione degli atti al medesimo tribunale; tuttavia il
giudice deve essere diverso da quello che ha pronunciato la
sentenza annullata.".
 
Art. 35

Modifiche al Titolo III del Libro IX del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro IX del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 611:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. La corte provvede sui ricorsi in camera di consiglio. Se non e' diversamente stabilito e in deroga a quanto previsto dall'articolo 127, la corte giudica sui motivi, sulle richieste del procuratore generale e sulle memorie senza la partecipazione del procuratore generale e dei difensori. Fino a quindici giorni prima dell'udienza il procuratore generale presenta le sue richieste e tutte le parti possono presentare motivi nuovi, memorie e, fino a cinque giorni prima, memorie di replica.»;
2) dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti: «1-bis. Nei procedimenti per la decisione sui ricorsi contro le sentenze pronunciate nel dibattimento o ai sensi dell'articolo 442 il procuratore generale e i difensori possono chiedere la trattazione in pubblica udienza. Gli stessi possono chiedere la trattazione in camera di consiglio con la loro partecipazione per la decisione:
a) sui ricorsi per i quali la legge prevede la trattazione con l'osservanza delle forme previste dall'articolo 127;
b) sui ricorsi avverso sentenze pronunciate all'esito di udienza in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti, a norma dell'articolo 598-bis, salvo che l'appello abbia avuto esclusivamente per oggetto la specie o la misura della pena, anche con riferimento al giudizio di comparazione fra circostanze, o l'applicabilita' delle circostanze attenuanti generiche, di pene sostitutive, della sospensione della pena o della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziario.
1-ter. Le richieste di cui al comma 1-bis sono irrevocabili e sono presentate, a pena di decadenza, nel termine di dieci giorni dalla ricezione dell'avviso di fissazione dell'udienza. Quando ritiene ammissibile la richiesta proposta, la corte dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione del procuratore generale e dei difensori. La cancelleria da' avviso del provvedimento al procuratore generale e ai difensori, indicando se il ricorso sara' trattato in udienza pubblica o in camera di consiglio, con le forme previste dall'articolo 127.
1-quater. Negli stessi casi di cui al comma 1-bis, la corte puo' disporre d'ufficio la trattazione del ricorso in udienza pubblica o in camera di consiglio con la partecipazione del procuratore generale e dei difensori per la rilevanza delle questioni sottoposte al suo esame, dandone comunicazione alle parti mediante l'avviso di fissazione dell'udienza.
1-quinquies. Nei procedimenti da trattare con le forme previste dall'articolo 127, l'avviso di fissazione dell'udienza e' comunicato o notificato almeno venti giorni prima dell'udienza e i termini di cui ai commi 1 e 1-ter sono ridotti a cinque giorni per la richiesta di intervenire in udienza, a dieci giorni per le memorie e a tre giorni per le memorie di replica.
1-sexies. Se ritiene di dare al fatto una definizione giuridica diversa, la corte dispone con ordinanza il rinvio per la trattazione del ricorso in udienza pubblica o in camera di consiglio con la partecipazione delle parti, indicando la ragione del rinvio e dandone comunicazione alle parti con l'avviso di fissazione della nuova udienza.»;
3) nella rubrica le parole «in camera di consiglio» sono soppresse;
b) all'articolo 623, comma 1:
1) alla lettera b), le parole: «, 4 e 5-bis» sono sostituite dalle seguenti: «e 4»;
2) dopo la lettera b), e' inserita la seguente: «b-bis) se e' annullata una sentenza di condanna nei casi previsti dall'articolo 604, comma 5-bis, la Corte di cassazione dispone che gli atti siano trasmessi al giudice del grado e della fase in cui si e' verificata la nullita' o, nei casi previsti dall'articolo 604, comma 5-ter, al giudice del grado e della fase nella quale puo' essere esercitata la facolta' dalla quale l'imputato e' decaduto, salvo risulti che l'imputato era a conoscenza della pendenza del processo e nelle condizioni di comparire in giudizio prima della pronuncia della sentenza impugnata;».

Note all'art. 35:
- Si riporta il testo degli articoli 611 e 623 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art. 611 (Procedimento). - 1. La corte provvede sui
ricorsi in camera di consiglio. Se non e' diversamente
stabilito e in deroga a quanto previsto dall'articolo 127,
la corte giudica sui motivi, sulle richieste del
procuratore generale e sulle memorie senza la
partecipazione del procuratore generale e dei difensori.
Fino a quindici giorni prima dell'udienza il procuratore
generale presenta le sue richieste e tutte le parti possono
presentare motivi nuovi, memorie e, fino a cinque giorni
prima, memorie di replica.
1-bis. Nei procedimenti per la decisione sui ricorsi
contro le sentenze pronunciate nel dibattimento o ai sensi
dell'articolo 442 il procuratore generale e i difensori
possono chiedere la trattazione in pubblica udienza. Gli
stessi possono chiedere la trattazione in camera di
consiglio con la loro partecipazione per la decisione:
a) sui ricorsi per i quali la legge prevede la
trattazione con l'osservanza delle forme previste
dall'articolo 127;
b) sui ricorsi avverso sentenze pronunciate
all'esito di udienza in camera di consiglio senza la
partecipazione delle parti, a norma dell'articolo 598-bis,
salvo che l'appello abbia avuto esclusivamente per oggetto
la specie o la misura della pena, anche con riferimento al
giudizio di comparazione fra circostanze, o
l'applicabilita' delle circostanze attenuanti generiche, di
pene sostitutive, della sospensione della pena o della non
menzione della condanna nel certificato del casellario
giudiziario.
1-ter. Le richieste di cui al comma 2-bis sono
irrevocabili e sono presentate, a pena di decadenza, nel
termine di dieci giorni dalla ricezione dell'avviso di
fissazione dell'udienza. Quando ritiene ammissibile la
richiesta proposta, la corte dispone che l'udienza si
svolga con la partecipazione del procuratore generale e dei
difensori. La cancelleria da' avviso del provvedimento al
procuratore generale e ai difensori, indicando se il
ricorso sara' trattato in udienza pubblica o in camera di
consiglio, con le forme previste dall'articolo 127.
1-quater. Negli stessi casi di cui al comma 2-bis, la
corte puo' disporre d'ufficio la trattazione del ricorso in
udienza pubblica o in camera di consiglio con la
partecipazione del procuratore generale e dei difensori per
la rilevanza delle questioni sottoposte al suo esame,
dandone comunicazione alle parti mediante l'avviso di
fissazione dell'udienza.
1-quinquies. Nei procedimenti da trattare con le
forme previste dall'articolo 127, l'avviso di fissazione
dell'udienza e' comunicato o notificato almeno venti giorni
prima dell'udienza e i termini di cui ai commi 1 e 1-ter
sono ridotti a cinque giorni per la richiesta di
intervenire in udienza, a dieci giorni per le memorie e a
tre giorni per le memorie di replica.
1-sexies. Se ritiene di dare al fatto una definizione
giuridica diversa, la corte dispone con ordinanza il rinvio
per la trattazione del ricorso in udienza pubblica o in
camera di consiglio con la partecipazione delle parti,
indicando la ragione del rinvio e dandone comunicazione
alle parti con l'avviso di fissazione della nuova udienza.
2."

"Art. 623 (Annullamento con rinvio). - 1. Fuori dei
casi previsti dagli articoli 620 e 622:
a) se e' annullata un'ordinanza, la corte di
cassazione dispone che gli atti siano trasmessi al giudice
che l'ha pronunciata, il quale provvede uniformandosi alla
sentenza di annullamento;
b) se e' annullata una sentenza di condanna nei
casi previsti dall'articolo 604, commi 1 e 4, la Corte di
cassazione dispone che gli atti siano trasmessi al giudice
di primo grado;
b-bis) se e' annullata una sentenza di condanna nei
casi previsti dall'articolo 604, comma 5-bis, la Corte di
cassazione dispone che gli atti siano trasmessi al giudice
del grado e della fase in cui si e' verificata la nullita'
o, nei casi previsti dall'articolo 604, comma 5-ter, al
giudice del grado e della fase nella quale puo' essere
esercitata la facolta' dalla quale l'imputato e' decaduto,
salvo risulti che l'imputato era a conoscenza della
pendenza del processo e nelle condizioni di comparire in
giudizio prima della pronuncia della sentenza impugnata;
c) se e' annullata la sentenza di una corte di
assise di appello o di una corte di appello ovvero di una
corte di assise o di un tribunale in composizione
collegiale, il giudizio e' rinviato rispettivamente a
un'altra sezione della stessa corte o dello stesso
tribunale o, in mancanza, alla corte o al tribunale piu'
vicini;
d) se e' annullata la sentenza di un tribunale
monocratico o di un giudice per le indagini preliminari, la
corte di cassazione dispone che gli atti siano trasmessi al
medesimo tribunale; tuttavia, il giudice deve essere
diverso da quello che ha pronunciato la sentenza
annullata.".
 
Art. 36
Inserimento del Titolo III bis del Libro IX del codice di procedura
penale

1. Dopo il Titolo III del Libro IX del codice di procedura penale e' inserito il seguente:
«Titolo III-bis
Rimedi per l'esecuzione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo
Art. 628-bis (Richiesta per l'eliminazione degli effetti pregiudizievoli delle decisioni adottate in violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali o dei Protocolli addizionali). - 1. Il condannato e la persona sottoposta a misura di sicurezza possono richiedere alla Corte di cassazione di revocare la sentenza penale o il decreto penale di condanna pronunciati nei loro confronti, di disporre la riapertura del procedimento o, comunque, di adottare i provvedimenti necessari per eliminare gli effetti pregiudizievoli derivanti dalla violazione accertata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, quando hanno proposto ricorso per l'accertamento di una violazione dei diritti riconosciuti dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali o dai Protocolli addizionali alla Convenzione e la Corte europea ha accolto il ricorso con decisione definitiva, oppure ha disposto la cancellazione dal ruolo del ricorso ai sensi dell'articolo 37 della Convenzione a seguito del riconoscimento unilaterale della violazione da parte dello Stato.
2. La richiesta di cui al comma 1 contiene l'indicazione specifica delle ragioni che la giustificano ed e' presentata personalmente dall'interessato o, in caso di morte, da un suo congiunto, a mezzo di difensore munito di procura speciale, con ricorso depositato presso la cancelleria del giudice che ha emesso la sentenza o il decreto penale di condanna nelle forme previste dall'articolo 582, entro novanta giorni dalla data in cui e' divenuta definitiva la decisione della Corte europea che ha accertato la violazione o dalla data in cui e' stata emessa la decisione che ha disposto la cancellazione del ricorso dal ruolo. Unitamente alla richiesta sono depositati, con le medesime modalita', la sentenza o il decreto penale di condanna, la decisione emessa dalla Corte europea e gli eventuali ulteriori atti e documenti che giustificano la richiesta.
3. Le disposizioni del comma 2, primo periodo, si osservano a pena di inammissibilita'.
4. Sulla richiesta la Corte di cassazione decide in camera di consiglio a norma dell'articolo 611. Se ne ricorrono i presupposti, la corte dispone la sospensione dell'esecuzione della pena o della misura di sicurezza ai sensi dell'articolo 635.
5. Fuori dei casi di inammissibilita', la Corte di cassazione accoglie la richiesta quando la violazione accertata dalla Corte europea, per natura e gravita', ha avuto una incidenza effettiva sulla sentenza o sul decreto penale di condanna pronunciati nei confronti del richiedente. Se non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto o comunque risulta superfluo il rinvio, la Corte assume i provvedimenti idonei a rimuovere gli effetti pregiudizievoli derivanti dalla violazione, disponendo, ove occorra, la revoca della sentenza o del decreto penale di condanna. Altrimenti trasmette gli atti al giudice dell'esecuzione o dispone la riapertura del processo nel grado e nella fase in cui si procedeva al momento in cui si e' verificata la violazione e stabilisce se e in quale parte conservano efficacia gli atti compiuti nel processo in precedenza svoltosi.
6. La prescrizione riprende il suo corso dalla pronuncia della Corte di cassazione che dispone la riapertura del processo davanti al giudice di primo grado.
7. Quando la riapertura del processo e' disposta davanti alla corte di appello, fermo restando quanto previsto dall'articolo 624, si osservano le disposizioni di cui ai commi 1, 4, 5, 6 e 7 dell'articolo 344-bis e il termine di durata massima del processo decorre dal novantesimo giorno successivo alla scadenza del termine di cui all'articolo 128.
8. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche quando la violazione accertata dalla Corte europea riguarda il diritto dell'imputato di partecipare al processo.»;
 
Art. 37

Modifiche al Titolo IV del Libro IX del codice di procedura penale

1. Al Titolo IV del Libro IX del codice di procedura penale, l'articolo 629-bis e' sostituito dal seguente:
«Art. 629-bis (Rescissione del giudicato). - 1. Fuori dei casi disciplinati dall'articolo 628-bis, il condannato o la persona sottoposta a misura di sicurezza con sentenza passata in giudicato nei cui confronti si sia proceduto in assenza puo' ottenere la rescissione del giudicato qualora provi che sia stato dichiarato assente in mancanza dei presupposti previsti dall'articolo 420-bis, e che non abbia potuto proporre impugnazione della sentenza nei termini senza sua colpa, salvo risulti che abbia avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo prima della pronuncia della sentenza.
2. La richiesta e' presentata alla corte di appello nel cui distretto ha sede il giudice che ha emesso il provvedimento, a pena di inammissibilita', personalmente dall'interessato o da un difensore munito di procura speciale entro trenta giorni dal momento dell'avvenuta conoscenza della sentenza.
3. La corte di appello provvede ai sensi dell'articolo 127 e, se accoglie la richiesta, revoca la sentenza e dispone la trasmissione degli atti al giudice della fase o del grado in cui si e' verificata la nullita'.
4. Si applicano gli articoli 635 e 640.».
 
Art. 38

Modifiche al Titolo II del Libro X del codice di procedura penale

1. Al Libro X, Titolo II del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 656:
1) al comma 3, dopo le parole: «necessarie all'esecuzione» sono inserite le seguenti: «nonche' l'avviso al condannato che ha facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa»;
2) al comma 5, dopo il terzo periodo e' aggiunto il seguente: «Con l'avviso il condannato e' informato che ha facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa e che, se il processo si e' svolto in sua assenza, nel termine di trenta giorni dalla conoscenza della sentenza puo' chiedere, in presenza dei relativi presupposti, la restituzione nel termine per proporre impugnazione o la rescissione del giudicato.»;
b) all'articolo 657, al comma 3, dopo le parole: «pubblico ministero» sono inserite le seguenti: «o, in caso di condanna alla pena del lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, al giudice», la parola: «sanzione» e' sostituita dalla parola: «pena» e la parola: «sanzioni», ovunque ricorra, e' sostituita dalla parola: «pene»;
c) l'articolo 660 e' sostituito dal seguente:
«Art. 660 (Esecuzione delle pene pecuniarie). - 1. Quando deve essere eseguita una condanna a pena pecuniaria, anche in sostituzione di una pena detentiva, il pubblico ministero emette ordine di esecuzione con il quale ingiunge al condannato il pagamento.
2. L'ordine e' notificato al condannato e al suo difensore nominato per la fase dell'esecuzione o, in difetto, al difensore che lo ha assistito nella fase del giudizio, e contiene le generalita' della persona nei cui confronti deve essere eseguito e quanto altro valga a identificarla, l'imputazione, il dispositivo del provvedimento, l'indicazione dell'ammontare della pena, nonche' le modalita' del pagamento, che puo' avvenire in un'unica soluzione ovvero in rate mensili ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale, secondo quanto disposto dal giudice nella sentenza o nel decreto di condanna. Nei casi dell'articolo 534, l'ordine di esecuzione e' notificato altresi' al civilmente obbligato per la pena pecuniaria.
3. L'ordine di esecuzione contiene altresi' l'intimazione al condannato a pena pecuniaria di provvedere al pagamento entro il termine di novanta giorni dalla notifica e l'avviso che, in mancanza, la pena pecuniaria sara' convertita nella semiliberta' sostitutiva o, in caso di accertata insolvibilita', nel lavoro di pubblica utilita' sostitutivo o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi degli articoli 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, ovvero, quando deve essere eseguita una pena pecuniaria sostitutiva, nella semiliberta' sostitutiva o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ovvero, in caso di accertata insolvibilita', nel lavoro di pubblica utilita' sostitutivo o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi dell'articolo 71 della legge 24 novembre 1981, n. 689. L'ordine di esecuzione contiene inoltre l'avviso al condannato che, quando non e' gia' stato disposto nella sentenza o nel decreto di condanna, entro venti giorni, puo' depositare presso la segreteria del pubblico ministero istanza di pagamento rateale della pena pecuniaria, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale. Se e' presentata istanza di pagamento rateale, il pubblico ministero trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza competente, che procede ai sensi dell'articolo 667, comma 4. Con l'avviso il condannato e' informato che, se il processo si e' svolto in sua assenza, nel termine di trenta giorni dalla conoscenza della sentenza puo' chiedere, in presenza dei relativi presupposti, la restituzione nel termine per proporre impugnazione o la rescissione del giudicato. Nell'avviso il condannato e' altresi' informato che ha facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.
4. Quando con la sentenza o con il decreto di condanna e' stato disposto il pagamento in rate mensili, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale, l'ordine di esecuzione contiene l'indicazione del numero delle rate, dell'importo e delle scadenze di ciascuna per il pagamento. Con l'ordine di esecuzione il pubblico ministero ingiunge al condannato di pagare la prima rata entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento, avvertendolo che in caso di mancato tempestivo pagamento della prima rata sono previsti l'automatica decadenza dal beneficio e il pagamento della restante parte della pena in un'unica soluzione, da effettuarsi, a pena di conversione ai sensi del comma 3, entro i sessanta giorni successivi.
5. Quando e' provato o appare probabile che il condannato non abbia avuto effettiva conoscenza dell'ordine di esecuzione, il pubblico ministero puo' assumere, anche presso il difensore, le opportune informazioni, all'esito delle quali puo' disporre la rinnovazione della notifica.
6. Entro il termine indicato nell'ordine di esecuzione, il pubblico ministero accerta l'avvenuto pagamento della multa o dell'ammenda da parte del condannato e dichiara l'avvenuta esecuzione della pena. In caso di pagamento rateale, il pubblico ministero accerta l'avvenuto pagamento delle rate e, dopo l'ultima, dichiara l'avvenuta esecuzione della pena.
7. Quando accerta il mancato pagamento della pena pecuniaria, ovvero di una rata della stessa, entro il termine indicato nell'ordine di esecuzione, il pubblico ministero trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza competente per la conversione ai sensi degli articoli 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, ovvero, quando si tratta di pena pecuniaria sostitutiva, ai sensi dell'articolo 71 della medesima legge n. 689 del 1981. In ogni caso, se il pagamento della pena pecuniaria e' stato disposto in rate mensili, e' convertita la parte non ancora pagata.
8. Il procedimento per la conversione della pena pecuniaria, anche sostitutiva, e' disciplinato dall'articolo 667, comma 4. Per la conversione della pena pecuniaria, ai sensi degli articoli 71, 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, si applica, in quanto compatibile, l'articolo 545-bis, comma 2.
9. Il magistrato di sorveglianza provvede alla conversione della pena pecuniaria con ordinanza, previo accertamento della condizione di insolvenza ovvero di insolvibilita' del condannato. A tal fine dispone le opportune indagini nel luogo del domicilio o della residenza, ovvero dove si ha ragione di ritenere che il condannato possieda beni o cespiti di reddito e richiede, se necessario, informazioni agli organi finanziari o di polizia giudiziaria.
10. Quando il mancato pagamento della pena pecuniaria e' dovuto a insolvibilita', il condannato puo' chiedere al magistrato di sorveglianza il differimento della conversione per un tempo non superiore a sei mesi, rinnovabile per una sola volta se lo stato di insolvibilita' perdura. Ai fini della estinzione della pena pecuniaria per decorso del tempo, non si tiene conto del periodo durante il quale la conversione e' stata differita.
11. Se vi e' stata condanna ai sensi dell'articolo 534 ed e' accertata l'insolvibilita' del condannato, il magistrato di sorveglianza ne da' comunicazione al pubblico ministero, il quale ordina al civilmente obbligato per la pena pecuniaria di provvedere al pagamento della multa o dell'ammenda entro il termine di cui al comma 3, ovvero, in caso di pagamento rateale, entro il termine di cui al comma 4. Qualora il civilmente obbligato per la pena pecuniaria non provveda al pagamento entro i termini stabiliti, il pubblico ministero ne da' comunicazione al magistrato di sorveglianza che provvede alla conversione della pena nei confronti del condannato.
12. L'ordinanza di conversione e' eseguita dal magistrato di sorveglianza, ai sensi degli articoli 62 e 63 della legge 24 novembre 1981, n. 689, in quanto compatibili.
13. Il ricorso contro l'ordinanza di conversione ne sospende l'esecuzione.
14. Per l'esecuzione delle pene sostitutive conseguenti alla conversione della pena pecuniaria si applica l'articolo 107 della legge 24 novembre 1981, n. 689.
15. Le pene sostitutive, conseguenti alla conversione della pena pecuniaria, sono immediatamente revocate dal magistrato di sorveglianza quando risulta che il condannato ha pagato la multa o l'ammenda, dedotta la somma corrispondente alla durata della pena conseguente alla conversione gia' espiata. Durante l'esecuzione, il condannato puo' chiedere al magistrato di sorveglianza di essere ammesso al pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale. In tal caso, dopo il pagamento della prima rata, l'esecuzione della pena conseguente alla conversione e' sospesa e riprende in caso di mancato pagamento di una delle rate.»;
d) all'articolo 661:
1) il comma 1 e' sostituito dal seguente: «1. Quando deve essere eseguita una sentenza di condanna a una delle pene sostitutive della semiliberta' e della detenzione domiciliare, il pubblico ministero trasmette la sentenza al magistrato di sorveglianza, che provvede senza ritardo ai sensi dell'articolo 62 della legge 24 novembre 1981, n. 689. Fino alla decisione del magistrato di sorveglianza, se il condannato alla pena sostitutiva della semiliberta' o della detenzione domiciliare e' in custodia cautelare, permane nello stato detentivo in cui si trova e il tempo corrispondente e' considerato come pena espiata a tutti gli effetti. In tutti gli altri casi, le misure cautelari disposte perdono immediatamente efficacia.»;
2) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. L'esecuzione del lavoro di pubblica utilita' e' ordinata dal giudice che ha applicato la pena, il quale provvede ai sensi dell'articolo 63 della legge 24 novembre 1981, n. 689.»
3) nella rubrica, la parola «sanzioni» e' sostituita dalla seguente: «pene».

Note all'art. 38:
- Si riporta il testo degli articoli 656, 657 e 661 del
codice di procedura penale, come modificati dal presente
decreto:
"Art.656 (Esecuzione delle pene detentive). - 1.
Quando deve essere eseguita una sentenza di condanna a pena
detentiva, il pubblico ministero emette ordine di
esecuzione con il quale, se il condannato non e' detenuto,
ne dispone la carcerazione. Copia dell'ordine e' consegnata
all'interessato.
2. Se il condannato e' gia' detenuto, l'ordine di
esecuzione e' comunicato al Ministro di grazia e giustizia
e notificato all'interessato.
3. L'ordine di esecuzione contiene le generalita'
della persona nei cui confronti deve essere eseguito e
quant'altro valga a identificarla, l'imputazione, il
dispositivo del provvedimento e le disposizioni necessarie
all'esecuzione nonche' l'avviso al condannato che ha
facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa.
L'ordine e' notificato al difensore del condannato.
3-bis. L'ordine di esecuzione della sentenza di
condanna a pena detentiva nei confronti di madre di prole
di minore eta' e' comunicato al procuratore della
Repubblica presso il tribunale per i minorenni del luogo di
esecuzione della sentenza.
4. L'ordine che dispone la carcerazione e' eseguito
secondo le modalita' previstedall'articolo 277.
4-bis. Al di fuori dei casi previsti dal comma 9,
lett. b), quando la residua pena da espiare, computando le
detrazioni previste dall'articolo 54 della legge 26 luglio
1975, n. 354, non supera i limiti indicati dal comma 5, il
pubblico ministero, prima di emettere l'ordine di
esecuzione, previa verifica dell'esistenza di periodi di
custodia cautelare o di pena dichiarata fungibile relativi
al titolo esecutivo da eseguire, trasmette gli atti al
magistrato di sorveglianza affinche' provveda all'eventuale
applicazione della liberazione anticipata. Il magistrato di
sorveglianza provvede senza ritardo con ordinanza adottata
ai sensi dell'articolo 69-bis della legge 26 luglio 1975,
n. 354. La presente disposizione non si applica nei
confronti dei condannati per i delitti di cui
all'articolo4-bisdellalegge 26 luglio 1975, n. 354.
4-ter. Quando il condannato si trova in stato di
custodia cautelare in carcere il pubblico ministero emette
l'ordine di esecuzione e, se ricorrono i presupposti di cui
al comma 4-bis, trasmette senza ritardo gli atti al
magistrato di sorveglianza per la decisione sulla
liberazione anticipata.
4-quater. Nei casi previsti dal comma 4-bis, il
pubblico ministero emette i provvedimenti previsti dai
commi 1, 5 e 10 dopo la decisione del magistrato di
sorveglianza.
5. Se la pena detentiva, anche se costituente residuo
di maggiore pena, non e' superiore a tre anni, quattro anni
nei casi previsti dall'articolo 47-ter, comma 1, della
legge 26 luglio 1975, n. 354, o sei anni nei casi di cui
agli articoli 90 e 94 del testo unico approvato condecreto
del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e
successive modificazioni, il pubblico ministero, salvo
quanto previsto dai commi 7 e 9, ne sospende l'esecuzione.
L'ordine di esecuzione e il decreto di sospensione sono
notificati al condannato e al difensore nominato per la
fase dell'esecuzione o, in difetto, al difensore che lo ha
assistito nella fase del giudizio, con l'avviso che entro
trenta giorni puo' essere presentata istanza, corredata
dalle indicazioni e dalla documentazione necessarie, volta
ad ottenere la concessione di una delle misure alternative
alla detenzione di cui agli articoli 47, 47-ter e 50, comma
1, dellalegge 26 luglio 1975, n. 354, e successive
modificazioni, e di cui all'articolo 94 del testo unico
approvato condecreto del Presidente della Repubblica 9
ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, ovvero la
sospensione dell'esecuzione della pena di cui all'articolo
90 dello stesso testo unico. L'avviso informa altresi' che,
ove non sia presentata l'istanza o la stessa sia
inammissibile ai sensi degli articoli 90 e seguenti del
citato testo unico, l'esecuzione della pena avra' corso
immediato. Con l'avviso il condannato e' informato che ha
facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa e
che, se il processo si e' svolto in sua assenza, nel
termine di trenta giorni dalla conoscenza della sentenza
puo' chiedere, in presenza dei relativi presupposti, la
restituzione nel termine per proporre impugnazione o la
rescissione del giudicato.
6. L'istanza deve essere presentata dal condannato o
dal difensore di cui al comma 5 ovvero allo scopo nominato
al pubblico ministero, il quale la trasmette, unitamente
alla documentazione, al tribunale di sorveglianza
competente in relazione al luogo in cui ha sede l'ufficio
del pubblico ministero. Se l'istanza non e' corredata dalla
documentazione utile, questa, salvi i casi di
inammissibilita', puo' essere depositata nella cancelleria
del tribunale di sorveglianza fino a cinque giorni prima
dell'udienza fissata a norma dell'articolo 666, comma 3.
Resta salva, in ogni caso, la facolta' del tribunale di
sorveglianza di procedere anche d'ufficio alla richiesta di
documenti o di informazioni, o all'assunzione di prove a
norma dell'articolo 666, comma 5. Il tribunale di
sorveglianza decide non prima del trentesimo e non oltre il
quarantacinquesimo giorno dalla ricezione della richiesta.
7. La sospensione dell'esecuzione per la stessa
condanna non puo' essere disposta piu' di una volta, anche
se il condannato ripropone nuova istanza sia in ordine a
diversa misura alternativa, sia in ordine alla medesima,
diversamente motivata, sia in ordine alla sospensione
dell'esecuzione della pena di cui all'articolo 90 del testo
unico approvato condecreto del Presidente della Repubblica
9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni.
8. Salva la disposizione del comma 8-bis, qualora
l'istanza non sia tempestivamente presentata, o il
tribunale di sorveglianza la dichiari inammissibile o la
respinga, il pubblico ministero revoca immediatamente il
decreto di sospensione dell'esecuzione. Il pubblico
ministero provvede analogamente quando l'istanza presentata
e' inammissibile ai sensi degli articoli 90 e seguenti del
testo unico di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive
modificazioni, nonche', nelle more della decisione del
tribunale di sorveglianza, quando il programma di recupero
di cuiall'articolo 94 del medesimo testo unico non risulta
iniziato entro cinque giorni dalla data di presentazione
della relativa istanza o risulta interrotto. A tal fine il
pubblico ministero, nel trasmettere l'istanza al tribunale
di sorveglianza, dispone gli opportuni accertamenti.
8-bis. Quando e' provato o appare probabile che il
condannato non abbia avuto effettiva conoscenza dell'avviso
di cui al comma 5, il pubblico ministero puo' assumere,
anche presso il difensore, le opportune informazioni,
all'esito delle quali puo' disporre la rinnovazione della
notifica.
9. La sospensione dell'esecuzione di cui al comma 5
non puo' essere disposta:
a) nei confronti dei condannati per i delitti di
cui all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354,
e successive modificazioni, nonche' di cui agli articoli
423-bis, 572, secondo comma, 612-bis, terzo comma, 624-bis
del codice penale, fatta eccezione per coloro che si
trovano agli arresti domiciliari disposti ai sensi
dell'articolo 89 del testo unico di cui aldecreto del
Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e
successive modificazioni;
b) nei confronti di coloro che, per il fatto
oggetto della condanna da eseguire, si trovano in stato di
custodia cautelare in carcere nel momento in cui la
sentenza diviene definitiva;
[c)].
10. Nella situazione considerata dal comma 5, se il
condannato si trova agli arresti domiciliari per il fatto
oggetto della condanna da eseguire, e se la residua pena da
espiare determinata ai sensi del comma 4-bis non supera i
limiti indicati dal comma 5, il pubblico ministero sospende
l'esecuzione dell'ordine di carcerazione e trasmette gli
atti senza ritardo al tribunale di sorveglianza perche'
provveda alla eventuale applicazione di una delle misure
alternative di cui al comma 5. Fino alla decisione del
tribunale di sorveglianza, il condannato permane nello
stato detentivo nel quale si trova e il tempo
corrispondente e' considerato come pena espiata a tutti gli
effetti. Agli adempimenti previsti dall'articolo 47-ter
della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive
modificazioni, provvede in ogni caso il magistrato di
sorveglianza."
"Art. 657 (Computo della custodia cautelare e delle
pene espiate senza titolo). - 1. Il pubblico ministero, nel
determinare la pena detentiva da eseguire, computa il
periodo di custodia cautelare subita per lo stesso o per
altro reato, anche se la custodia e' ancora in corso. Allo
stesso modo procede in caso di applicazione provvisoria di
una misura di sicurezza detentiva, se questa non e' stata
applicata definitivamente.
2. Il pubblico ministero computa altresi' il periodo
di pena detentiva espiata per un reato diverso, quando la
relativa condanna e' stata revocata, quando per il reato e'
stata concessa amnistia o quando e' stato concesso indulto,
nei limiti dello stesso.
3. Nei casi previsti dai commi 1 e 2, il condannato
puo' chiedere al pubblico ministero o, in caso di condanna
alla pena del lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, al
giudice che i periodi di custodia cautelare e di pena
detentiva espiata, operato il ragguaglio, siano computati
per la determinazione della pena pecuniaria o della pena
sostitutiva da eseguire; nei casi previsti dal comma 2,
puo' altresi' chiedere che le pene sostitutive espiate
siano computate nelle pene sostitutive da eseguire per
altro reato.
4. In ogni caso sono computate soltanto la custodia
cautelare subita o le pene espiate dopo la commissione del
reato per il quale deve essere determinata la pena da
eseguire.
5. Il pubblico ministero provvede con decreto, che
deve essere notificato al condannato e al suo difensore."
"Art. 661 (Esecuzione delle pene sostitutive). -
1.Quando deve essere eseguita una sentenza di condanna a
una delle pene sostitutive della semiliberta' e della
detenzione domiciliare, il pubblico ministero trasmette la
sentenza al magistrato di sorveglianza, che provvede senza
ritardo ai sensi dell'articolo 62 della legge 24 novembre
1981 n. 689. Fino alla decisione del magistrato di
sorveglianza, se il condannato alla pena sostitutiva della
semiliberta' o della detenzione domiciliare e' in custodia
cautelare permane nello stato detentivo in cui si trova e
il tempo corrispondente e' considerato come pena espiata a
tutti gli effetti. In tutti gli altri casi, le misure
cautelari disposte perdono immediatamente efficacia.
1-bis. L'esecuzione del lavoro di pubblica utilita'
e' ordinata dal giudice che ha applicato la pena, il quale
provvede ai sensi dell'articolo 63 della legge 24 novembre
1981, n. 689.
2. La pena pecuniaria, quale sanzione sostitutiva, e'
eseguita a norma dell'articolo 660.".
 
Art. 39

Modifiche al Titolo III del Libro X del codice di procedura penale

1. Al Titolo III del Libro X del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 666, comma 4, le parole: «; tuttavia, se e' detenuto o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del giudice,» sono sostituite dalle seguenti: «. A tal fine si procede mediante collegamento a distanza, quando una particolare disposizione di legge lo prevede o quando l'interessato vi consente. Tuttavia, se e' detenuto o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del giudice e non consente all'audizione mediante collegamento a distanza, l'interessato»;
b) all'articolo 676, comma 1, al primo periodo, dopo le parole: «cose sequestrate» sono inserite le seguenti: «e all'applicazione della riduzione della pena prevista dall'articolo 442, comma 2-bis»;
c) all'articolo 678, al comma 1-bis, le parole: «della semidetenzione e della liberta' controllata» sono sostituite dalle seguenti: «delle pene sostitutive della semiliberta' e della detenzione domiciliare e delle pene conseguenti alla conversione della pena pecuniaria».

Note all'art. 39:
- Si riporta il testo degli articoli 666, 676 e 678 del
codice di procedura penale, come modificato dal presente
decreto:
"Art. 666 (Procedimento di esecuzione). - 1. Il
giudice dell'esecuzione procede a richiesta del pubblico
ministero, dell'interessato o del difensore.
2. Se la richiesta appare manifestamente infondata
per difetto delle condizioni di legge ovvero costituisce
mera riproposizione di una richiesta gia' rigettata, basata
sui medesimi elementi, il giudice o il presidente del
collegio, sentito il pubblico ministero, la dichiara
inammissibile con decreto motivato, che e' notificato entro
cinque giorni all'interessato. Contro il decreto puo'
essere proposto ricorso per cassazione.
3. Salvo quanto previsto dal comma 2, il giudice o il
presidente del collegio, designato il difensore di ufficio
all'interessato che ne sia privo, fissa la data
dell'udienza in camera di consiglio e ne fa dare avviso
alle parti e ai difensori. L'avviso e' comunicato o
notificato almeno dieci giorni prima della data predetta.
Fino a cinque giorni prima dell'udienza possono essere
depositate memorie in cancelleria.
4. L'udienza si svolge con la partecipazione
necessaria del difensore e del pubblico ministero.
L'interessato che ne fa richiesta e' sentito personalmente.
A tal fine si procede mediante collegamento a distanza,
quando una particolare disposizione di legge lo prevede o
quando l'interessato vi consente. Tuttavia, se e' detenuto
o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del
giudice e non consente all'audizione mediante collegamento
a distanza, l'interessato e' sentito prima del giorno
dell'udienza dal magistrato di sorveglianza del luogo,
salvo che il giudice ritenga di disporre la traduzione.
5. Il giudice puo' chiedere alle autorita' competenti
tutti i documenti e le informazioni di cui abbia bisogno;
se occorre assumere prove, procede in udienza nel rispetto
del contraddittorio.
6. Il giudice decide con ordinanza. Questa e'
comunicata o notificata senza ritardo alle parti e ai
difensori, che possono proporre ricorso per cassazione. Si
osservano, in quanto applicabili, le disposizioni sulle
impugnazionie quelle sul procedimento in camera di
consiglio davanti alla corte di cassazione
7. Il ricorso non sospende l'esecuzione
dell'ordinanza, a meno che il giudice che l'ha emessa
disponga diversamente.
8. Se l'interessato e' infermo di mente, l'avviso
previsto dal comma 3 e' notificato anche al tutore o al
curatore; se l'interessato ne e' privo, il giudice o il
presidente del collegio nomina un curatore provvisorio. Al
tutore e al curatore competono gli stessi diritti
dell'interessato.
9. Il verbale di udienza e' redatto soltanto in forma
riassuntiva a normadell'articolo 140comma 2."
"Art. 676 (Altre competenze). - 1. Il giudice
dell'esecuzione e' competente a decidere in ordine
all'estinzione del reato dopo la condanna, all'estinzione
della pena quando la stessa non consegue alla liberazione
condizionale o all'affidamento in prova al servizio
sociale, in ordine alle pene accessorie, alla confisca o
alla restituzione delle cose sequestrate e all'applicazione
della riduzione della pena prevista dall'articolo 442,
comma 2-bis. In questi casi il giudice dell'esecuzione
procede a norma dell'articolo 667, comma 4.
2. Qualora sorga controversia sulla proprieta' delle
cose confiscate, si applica la disposizione dell'articolo
263, comma 3.
3. Quando accerta l'estinzione del reato o della
pena, il giudice dell'esecuzione la dichiara anche di
ufficio adottando i provvedimenti conseguenti."
"Art. 678 (Procedimento di sorveglianza). - 1. Il
magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti alle
misure di sicurezza e alla dichiarazione di abitualita' o
professionalita' nel reato o di tendenza a delinquere, e il
tribunale di sorveglianza, nelle materie di sua competenza,
se non diversamente previsto, procedono, a richiesta del
pubblico ministero, dell'interessato, del difensore o di
ufficio, a norma dell'articolo 666. Quando vi e' motivo di
dubitare dell'identita' fisica di una persona, procedono
comunque a norma dell'articolo 667, comma 4.
1-bis. Il magistrato di sorveglianza, nelle materie
attinenti alla rateizzazione e alla conversione delle pene
pecuniarie, alla remissione del debito e alla esecuzione
delle pene sostitutive della semiliberta' e della
detenzione domiciliare e delle pene conseguenti alla
conversione della pena pecuniaria, e il tribunale di
sorveglianza, nelle materie relative alle richieste di
riabilitazione, alla valutazione sull'esito
dell'affidamento in prova, anche in casi particolari, alla
dichiarazione di estinzione del reato conseguente alla
liberazione condizionale e al differimento dell'esecuzione
della pena nei casi previsti dal primo comma, numeri 1) e
2), dell'articolo 146 del codice penale, procedono a norma
dell'articolo 667, comma 4.
1-ter. Quando la pena da espiare non e' superiore a
un anno e sei mesi, per la decisione sulle istanze di cui
all'articolo 656, comma 5, il presidente del tribunale di
sorveglianza, acquisiti i documenti e le necessarie
informazioni, designa il magistrato relatore e fissa un
termine entro il quale questi, con ordinanza adottata senza
formalita', puo' applicare in via provvisoria una delle
misure menzionate nell'articolo 656, comma 5. L'ordinanza
di applicazione provvisoria della misura e' comunicata al
pubblico ministero e notificata all'interessato e al
difensore, i quali possono proporre opposizione al
tribunale di sorveglianza entro il termine di dieci giorni.
Il tribunale di sorveglianza, decorso il termine per
l'opposizione, conferma senza formalita' la decisione del
magistrato. Quando non e' stata emessa o confermata
l'ordinanza provvisoria, o e' stata proposta opposizione,
il tribunale di sorveglianza procede a norma del comma 1.
Durante il termine per l'opposizione e fino alla decisione
sulla stessa, l'esecuzione dell'ordinanza e' sospesa.
2. Quando si procede nei confronti di persona
sottoposta a osservazione scientifica della personalita',
il giudice acquisisce la relativa documentazione e si
avvale, se occorre, della consulenza dei tecnici del
trattamento.
3. Le funzioni di pubblico ministero sono esercitate,
davanti al tribunale di sorveglianza, dal procuratore
generale presso la corte di appello e, davanti al
magistrato di sorveglianza, dal procuratore della
Repubblica presso il tribunale della sede dell'ufficio di
sorveglianza.
3.1. Quando ne fa richiesta l'interessato l'udienza
si svolge in forma pubblica. Si osservano, in quanto
compatibili, le disposizioni degli articoli 471 e 472.
3.2. L'avviso di fissazione dell'udienza, notificato
all'interessato, contiene, a pena di nullita',
l'avvertimento della facolta' di parteciparvi
personalmente. Se l'interessato detenuto o internato ne fa
richiesta, il giudice dispone la traduzione. Si applicano
in ogni caso le forme e le modalita' di partecipazione a
distanza nei procedimenti in camera di consiglio previste
dalla legge. La partecipazione all'udienza avviene a
distanza anche quando l'interessato, detenuto o internato,
ne fa richiesta ovvero quando lo stesso e' detenuto o
internato in un luogo posto fuori dalla circoscrizione del
giudice. Ove lo ritenga opportuno, il giudice dispone la
traduzione dell'interessato.".
 
Art. 40

Modifiche al Titolo II del Libro XI del codice di procedura penale

1. Al Titolo II del Libro XI del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 703, al comma 2, dopo il quarto periodo, sono inseriti i seguenti: «Quando una particolare disposizione di legge lo prevede, il procuratore generale dispone che l'interessato partecipi a distanza all'interrogatorio. Il procuratore generale puo' altresi' autorizzare a partecipare a distanza all'interrogatorio l'interessato e il difensore quando ne fanno richiesta.»;
b) all'articolo 717, al comma 2, dopo il secondo periodo sono inseriti i seguenti: «Quando una particolare disposizione di legge lo prevede, il presidente della corte di appello dispone che l'interessato partecipi a distanza all'interrogatorio. Puo' altresi' autorizzare l'interessato e il difensore a partecipare a distanza all'interrogatorio quando questi ne fanno richiesta.».

Note all'art. 40:
- Si riporta il testo degli articoli 703 e 717, del
codice di procedura penale, come modificato dal presente
decreto:
"Art. 703 (Accertamenti del procuratore generale). -
1. Il Ministro della giustizia quando ritiene di dare corso
alla domanda di estradizione, la trasmette entro trenta
giorni dal ricevimento con i documenti che vi sono allegati
al procuratore generale presso la corte di appello
competente a normadell'articolo 701, comma 4.
2. Salvo che si sia gia' provveduto a norma
dell'articolo 717, il procuratore generale, ricevuta la
domanda, dispone la comparizione davanti a se'
dell'interessato e provvede alla sua identificazione.
Procede, altresi', all'interrogatorio dello stesso e ne
raccoglie, previa informazione sulle conseguenze,
l'eventuale consenso all'estradizione o la rinuncia al
principio di specialita'. L'interessato e' avvisato che e'
assistito da un difensore di ufficio, ma che puo' nominarne
uno di fiducia. L'atto e' compiuto alla necessaria presenza
del difensore cui deve essere dato avviso almeno
ventiquattro ore prima. Quando una particolare disposizione
di legge lo prevede, il procuratore generale dispone che
l'interessato partecipi a distanza all'interrogatorio. Il
procuratore generale puo' altresi' autorizzare a
partecipare a distanza all'interrogatorio l'interessato e
il difensore quando ne fanno richiesta. Il consenso
all'estradizione e la rinuncia al principio di specialita'
non sono validi se non sono espressi alla presenza del
difensore. La rinuncia dell'estradato alla garanzia del
principio di specialita' e' irrevocabile alle condizioni
stabilite dall'articolo 717, comma 2-bis.
3. Il procuratore generale richiede alle autorita'
straniere, per mezzo del Ministro della giustizia, la
documentazione e le informazioni suppletive che ritiene
necessarie. Ove previsto dalle convenzioni internazionali,
la richiesta e' inoltrata direttamente dal procuratore
generale, che ne da' comunicazione al Ministro della
giustizia.
4. Il procuratore generale, entro trenta giorni dalla
data in cui la domanda di estradizione gli e' pervenuta,
presenta alla corte di appello la requisitoria.
5. La requisitoria e' depositata nella cancelleria
della corte di appello, unitamente agli atti e alle cose
sequestrate. La cancelleria cura la notificazione
dell'avviso del deposito alla persona della quale e'
richiesta l'estradizione, al suo difensore e all'eventuale
rappresentante dello Stato richiedente, i quali, entro
dieci giorni, hanno facolta' di prendere visione e di
estrarre copia della requisitoria e degli atti nonche' di
esaminare le cose sequestrate e di presentare memorie."
"Art. 717 (Audizione della persona sottoposta a
misura coercitiva). - 1. Quando e' stata applicata una
misura coercitiva a norma degliarticoli 714, 715 e 716, il
presidente della corte di appello, al piu' presto e
comunque entro cinque giorni dalla esecuzione della misura
ovvero dalla convalida previstadall'articolo 716, provvede,
all'identificazione della persona, al suo interrogatorio, e
ne raccoglie, previa informazione sulle conseguenze
giuridiche che ne derivano, l'eventuale consenso
all'estradizione o la rinuncia alla garanzia del principio
di specialita', facendone menzione nel verbale.
2. Al fine di provvedere agli adempimenti previsti
dal comma 1, il presidente della corte di appello invita
l'interessato a nominare un difensore di fiducia
designando, in difetto di tale nomina, un difensore di
ufficio a norma dell'articolo 97 comma 3. Gli adempimenti
di cui al comma 1 sono compiuti alla necessaria presenza
del difensore, al quale e' dato avviso almeno ventiquattro
ore prima. Quando una particolare disposizione di legge lo
prevede, il presidente della corte di appello dispone che
l'interessato partecipi a distanza all'interrogatorio. Puo'
altresi' autorizzare l'interessato e il difensore a
partecipare a distanza all'interrogatorio quando questi ne
fanno richiesta. Il consenso all'estradizione e la rinuncia
alla garanzia del principio di specialita' non sono validi
se non sono espressi alla presenza del difensore.
2-bis. La rinuncia dell'estradato alla garanzia del
principio di specialita' e' irrevocabile, salvo
l'intervento di fatti nuovi che modifichino la situazione
esistente al momento della rinuncia.".
 
Art. 41

Modifiche alle norme di attuazione, di coordinamento
e transitorie del codice di procedura penale

1. Alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo l'articolo 3, abrogato dall'articolo 7, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, e' inserito il seguente:
«Art. 3-bis (Priorita' nella trattazione delle notizie di reato e nell'esercizio dell'azione penale). - 1. Nella trattazione delle notizie di reato e nell'esercizio dell'azione penale il pubblico ministero si conforma ai criteri di priorita' contenuti nel progetto organizzativo dell'ufficio.»;
b) all'articolo 28, dopo il comma 1, e' aggiunto il seguente: «1-bis. Contestualmente sono comunicati i recapiti, anche telefonici e telematici, del difensore.»;
c) all'articolo 45-bis, al comma 3, le parole: «commi 2, 3, 4, 4-bis e 6» sono sostituite dalle seguenti: «comma 4-bis, e dall'articolo 133-ter del codice» e, dopo l'articolo 45-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 45-ter (Giudice competente in ordine all'accesso alla giustizia riparativa). - 1. A seguito dell'emissione del decreto di citazione diretta a giudizio i provvedimenti concernenti l'invio al Centro per la giustizia riparativa sono adottati dal giudice per le indagini preliminari fino a quando il decreto, unitamente al fascicolo, non e' trasmesso al giudice a norma dell'articolo 553, comma 1, del codice. Dopo la pronuncia della sentenza e prima della trasmissione degli atti a norma dell'articolo 590 del codice, provvede il giudice che ha emesso la sentenza; durante la pendenza del ricorso per cassazione, provvede il giudice che ha emesso il provvedimento impugnato.»;
d) all'articolo 55, al comma 2, le parole: «e il testo del fonogramma» sono soppresse;
e) dopo l'articolo 56 e' inserito il seguente:
«Art. 56-bis (Notificazione con modalita' telematiche eseguita dal difensore). - 1. La notificazione con modalita' telematiche e' eseguita dal difensore a mezzo di posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato a un domicilio digitale risultante da pubblici elenchi, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. La notificazione puo' essere eseguita esclusivamente utilizzando un domicilio digitale del notificante risultante da pubblici elenchi.
2. L'avvocato redige la relazione di notificazione su documento informatico separato, sottoscritto con firma digitale o altra firma elettronica qualificata ed allegato al messaggio inviato con le modalita' di cui al comma 1. La relazione deve contenere:
a) il nome e il cognome dell'avvocato notificante;
b) il nome e il cognome della parte che lo ha nominato o nel cui interesse e' stato nominato;
c) il nome e cognome del destinatario;
d) il domicilio digitale a cui l'atto viene notificato;
e) l'indicazione dell'elenco da cui il predetto domicilio digitale e' stato estratto;
f) l'ufficio giudiziario, l'eventuale sezione e il numero del procedimento.
3. Quando l'atto da notificarsi e' redatto in forma di documento analogico, l'avvocato provvede ad estrarne copia informatica, sulla quale appone attestazione di conformita' nel rispetto delle modalita' previste per i procedimenti civili.
4. Ai fini previsti dall'articolo 152 del codice, il difensore documenta l'avvenuta notificazione dell'atto con modalita' telematiche depositando in cancelleria il duplicato informatico o la copia informatica dell'atto inviato, unitamente all'attestazione di conformita' all'originale, la relazione redatta con le modalita' di cui al comma 2, nonche' le ricevute di accettazione e di avvenuta consegna generate dal sistema.»;
f) dopo l'articolo 63 e' inserito il seguente:
«Art. 63-bis (Comunicazione di cortesia). - 1. Fuori del caso di notificazione al difensore o al domiciliatario, quando la relazione della notificazione alla persona sottoposta alle indagini o all'imputato attesta l'avvenuta consegna dell'atto a persona fisica diversa dal destinatario, la cancelleria o la segreteria da' avviso di cortesia al destinatario dell'avvenuta notifica dell'atto tramite comunicazione al recapito telefonico o all'indirizzo di posta elettronica dallo stesso indicato ai sensi dell'articolo 349, comma 3, del codice, annotandone l'esito.»;
g) l'articolo 64 e' sostituito dal seguente:
«Art. 64 (Comunicazione di atti). - 1. La comunicazione di atti del giudice ad altro giudice si esegue mediante trasmissione di copia dell'atto con le modalita' telematiche di cui all'articolo 148, comma 1, del codice o, nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, del codice, con lettera raccomandata con avviso di ricevimento, ovvero mediante consegna al personale di cancelleria, che ne rilascia ricevuta su apposito registro custodito presso la cancelleria del giudice che ha emesso l'atto.
2. La comunicazione di atti dal giudice al pubblico ministero che ha sede diversa da quella del giudice si esegue mediante trasmissione di copia dell'atto con le modalita' telematiche di cui all'articolo 148, comma 1, del codice o, nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, del codice, con lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
3. Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, del codice, quando ricorre una situazione di urgenza o l'atto contiene disposizioni concernenti la liberta' personale, la comunicazione e' eseguita col mezzo piu' celere nelle forme previste dall'articolo 149 del codice ovvero e' eseguita dalla polizia giudiziaria mediante consegna di copia dell'atto presso la cancelleria o la segreteria. In questo ultimo caso, la polizia redige verbale, copia del quale e' trasmessa al giudice che ha emesso l'atto.»;
h) dopo l'articolo 64-bis e' inserito il seguente:
«Art. 64-ter (Diritto all'oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini). - 1. La persona nei cui confronti sono stati pronunciati una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere ovvero un provvedimento di archiviazione puo' richiedere che sia preclusa l'indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 52 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
2. Nel caso di richiesta volta a precludere l'indicizzazione, la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento appone e sottoscrive la seguente annotazione, recante sempre l'indicazione degli estremi del presente articolo: «Ai sensi e nei limiti dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, e' preclusa l'indicizzazione del presente provvedimento rispetto a ricerche condotte sulla rete internet a partire dal nominativo dell'istante.».
3. Nel caso di richiesta volta ad ottenere la deindicizzazione, la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento appone e sottoscrive la seguente annotazione, recante sempre l'indicazione degli estremi del presente articolo: «Il presente provvedimento costituisce titolo per ottenere, ai sensi e nei limiti dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, un provvedimento di sottrazione dell'indicizzazione, da parte dei motori di ricerca generalisti, di contenuti relativi al procedimento penale, rispetto a ricerche condotte a partire dal nominativo dell'istante.»;
i) all'articolo 86:
1) al comma 1, dopo il primo periodo e' aggiunto il seguente: «Il compimento delle operazioni di vendita puo' essere delegato a un istituto all'uopo autorizzato o ad uno dei professionisti indicati negli articoli 534-bis e 591-bis del codice di procedura civile, con le modalita' ivi previste, in quanto compatibili.»;
2) dopo il comma 1, e' inserito il seguente: «1-bis. Qualora sia stata disposta una confisca per equivalente di beni non sottoposti a sequestro o, comunque, non specificamente individuati nel provvedimento che dispone la confisca, l'esecuzione si svolge con le modalita' previste per l'esecuzione delle pene pecuniarie, ferma la possibilita' per il pubblico ministero di dare esecuzione al provvedimento su beni individuati successivamente.»;
l) all'articolo 104-bis:
1) al comma 1, le parole: «Nel caso» sono sostituite dalle seguenti: «In tutti i casi» e la parola: «abbia» e' sostituita dalle seguenti: «o la confisca abbiano»;
2) al comma 1-bis le parole: «Quando il sequestro e' disposto ai sensi dell'articolo 321, comma 2, del codice» sono sostituite dalle seguenti: «In caso di sequestro disposto ai sensi dell'articolo 321, comma 2, del codice o di confisca»;
3) al comma 1-quater, l'ultimo periodo e' soppresso;
4) il comma 1-sexies e' sostituito dal seguente: «1-sexies. In tutti i casi di sequestro preventivo e confisca restano comunque salvi i diritti della persona offesa dal reato alle restituzioni e al risarcimento del danno. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche nel caso indicato dall'articolo 578-bis del codice.»;
5) nella rubrica, le parole «a sequestro preventivo e a sequestro e confisca in casi particolari» sono sostituite dalle seguenti: «a sequestro e confisca»;
m) dopo l'articolo 110-bis, sono inseriti i seguenti:
«Art. 110-ter (Informazione sulle iscrizioni). - 1. Il pubblico ministero, quando presenta una richiesta al giudice per le indagini preliminari, indica sempre la notizia di reato e il nome della persona a cui il reato e' attribuito.
Art. 110-quater (Riferimenti alla persona iscritta nel registro delle notizie di reato contenuti nelle disposizioni civili e amministrative). - 1. Le disposizioni da cui derivano effetti pregiudizievoli in sede civile o amministrativa per la persona sottoposta a indagini devono intendersi nel senso che esse si applicano comunque alla persona nei cui confronti e' stata emessa una misura cautelare personale o e' stata esercitata l'azione penale.»;
n) l'articolo 127 e' sostituito dal seguente:
«Art. 127 (Comunicazione delle notizie di reato al procuratore generale). - 1. La segreteria del pubblico ministero trasmette ogni settimana al procuratore generale presso la corte di appello i dati di cui al comma 3 relativi ai procedimenti di seguito indicati, da raggrupparsi in distinti elenchi riepilogativi:
a) procedimenti nei quali il pubblico ministero non ha disposto la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, ne' ha esercitato l'azione penale o richiesto l'archiviazione, entro i termini previsti dall'articolo 407-bis, comma 2, del codice;
b) procedimenti nei quali il pubblico ministero non ha assunto le determinazioni sull'azione penale nei termini di cui all'articolo 415-ter, comma 3, primo e secondo periodo, del codice;
c) procedimenti, diversi da quelli indicati alle lettere a) e b), nei quali il pubblico ministero non ha esercitato l'azione penale, ne' richiesto l'archiviazione, entro i termini previsti dagli articoli 407-bis, comma 2, e 415-ter, comma 3, quarto periodo, del codice.
2. Per ciascuno dei procedimenti di cui al comma 1, lettera a), e' specificato se il pubblico ministero ha formulato la richiesta di differimento di cui al comma 5-bis dell'articolo 415-bis del codice e, in caso affermativo, se il procuratore generale ha provveduto sulla richiesta e con quale esito.
3. Per ciascuno dei procedimenti indicati al comma 1, la segreteria del pubblico ministero comunica:
a) le generalita' della persona sottoposta alle indagini o quanto altro valga a identificarla;
b) il luogo di residenza, dimora o domicilio della persona sottoposta alle indagini;
c) le generalita' della persona offesa o quanto altro valga a identificarla;
d) il luogo di residenza, dimora o domicilio della persona offesa;
e) i nominativi dei difensori della persona sottoposta alle indagini e della persona offesa e i relativi recapiti;
f) il reato per cui si procede, con indicazione delle norme di legge che si assumono violate, nonche', se risultano, la data e il luogo del fatto.»;
o) dopo l'articolo 127 e' inserito il seguente:
«Art. 127-bis (Avocazione e criteri di priorita'). - 1. Nel disporre l'avocazione delle notizie di reato nei casi previsti dagli articoli 412 e 421-bis, comma 2, del codice, il procuratore generale presso la corte di appello tiene conto dei criteri di priorita' contenuti nel progetto organizzativo dell'ufficio della procura della Repubblica che ha iscritto la notizia di reato.»;
p) dopo l'articolo 132-bis e' inserito il seguente:
«Art. 132-ter (Fissazione dell'udienza per la riapertura del processo). - 1. I dirigenti degli uffici giudicanti adottano i provvedimenti organizzativi necessari per assicurare la celebrazione, nella medesima aula di udienza, il primo giorno non festivo del mese di febbraio e il primo giorno non festivo del mese di settembre di ogni anno, delle udienze destinate alla riapertura dei procedimenti definiti con sentenza resa ai sensi dell'articolo 420-quater del codice, nonche' alla celebrazione dei processi nei quali e' stata pronunciata l'ordinanza di cui all'articolo 598-ter, comma 2, del codice.»;
q) all'articolo 141, al comma 4-bis, dopo il primo periodo e' inserito il seguente: «La disposizione di cui al primo periodo si applica anche nel caso di nuove contestazioni ai sensi degli articoli 517 e 518 del codice.»;
r) all'articolo 141-bis:
1) dopo il comma 1 e' aggiunto il seguente: «1-bis. Il pubblico ministero puo' formulare la proposta di sospensione del procedimento con messa alla prova, prevista dall'articolo 464-ter.1 del codice, in occasione della notifica dell'avviso previsto dall'articolo 415-bis del codice.»;
2) nella rubrica, dopo le parole: «alla messa alla prova» sono aggiunte le seguenti: «. Proposta di messa alla prova formulata dal pubblico ministero»;
s) all'articolo 141-ter dopo il comma 1 e' inserito il seguente: «1-bis. Gli uffici di esecuzione penale esterna forniscono le indicazioni loro richieste dal pubblico ministero ai sensi dell'articolo 464-ter.1, comma 1, del codice entro il termine di trenta giorni.»
t) all'articolo 142:
1) al comma 3, dopo la lettera d) e' inserita la seguente: «d-bis) l'avvertimento che la mancata comparizione senza giustificato motivo del querelante all'udienza in cui e' citato a comparire come testimone integra remissione tacita di querela, nei casi in cui essa e' consentita»; alla lettera e), dopo le parole: «l'avvertimento che,» sono inserite le seguenti: «fuori del caso previsto dalla lettera d-bis),»;
2) al comma 4, dopo le parole: «previsti dal comma 3 lettere b), c), d),» sono inserite le seguenti: «d-bis),»;
u) all'articolo 143-bis:
1) alla rubrica, le parole «sospensione del processo per assenza» sono sostituite dalle seguenti: «sentenza di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo da parte»;
2) al comma 1 le parole da «Quando il giudice» fino a «sono trasmessi» sono sostituite dalle seguenti: «Quando il giudice emette la sentenza di cui all'articolo 420-quater del codice, ne dispone la trasmissione»;
v) all'articolo 145, al comma 2, le parole: «puo' stabilire» sono sostituite dalla seguente: «stabilisce»;
z) all'articolo 146-bis, al comma 4-bis, la parola: «altre» e' soppressa e dopo la parola: «parti» e' inserita la seguente: «private»;
aa) all'articolo 147-bis, il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. Il giudice o il presidente, sentite le parti, puo' disporre, anche d'ufficio, che l'esame si svolga a distanza»;
bb) dopo l'articolo 147-ter, e' inserito il seguente:
«Art. 147-quater (Requisiti tecnici di sicurezza in caso di partecipazione a distanza). - 1. Il Ministero della giustizia assicura che, nei casi di partecipazione a distanza al compimento di atti del procedimento ovvero alla celebrazione delle udienze, i collegamenti telematici agli uffici giudiziari siano realizzati attraverso reti o canali di comunicazione idonei a garantire l'integrita' e la sicurezza della trasmissione dei dati.»
cc) all'articolo 154, al comma 2, le parole: «consegna la minuta» sono sostituite dalle seguenti: «rende disponibile la bozza» e, al comma 4, le parole: «, verificata la corrispondenza dell'originale alla minuta,» sono soppresse;
dd) dopo l'articolo 165-bis, e' inserito il seguente:
«Art. 165-ter (Monitoraggio dei termini di cui all'articolo 344-bis del codice). - 1. I presidenti della Corte di cassazione e delle corti di appello adottano i provvedimenti organizzativi necessari per attuare il costante monitoraggio dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione e del rispetto della disposizione di cui all'articolo 175-bis.»;
ee) dopo l'articolo 167, e' inserito il seguente:
«Art. 167-bis (Adempimenti connessi all'udienza di cui all'articolo 598-bis del codice). - 1. L'avviso del deposito del provvedimento emesso dalla corte di appello in seguito alla camera di consiglio di cui all'articolo 598-bis del codice, contenente l'indicazione del dispositivo, e' comunicato a cura della cancelleria al procuratore generale e ai difensori delle altre parti.»;
ff) dopo l'articolo 175, e' inserito il seguente:
«Art. 175-bis (Decisione sulla improcedibilita' ai sensi dell'articolo 344-bis del codice). - 1. Ai fini di cui agli articoli 578, comma 1-bis, e 578-ter, comma 2, del codice, la Corte di cassazione e le corti di appello, nei procedimenti in cui sono costituite parti civili o vi sono beni in sequestro, si pronunciano sulla improcedibilita' non oltre il sessantesimo giorno successivo al maturare dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione di cui all'articolo 344-bis del codice.»;
gg) dopo l'articolo 181, abrogato dall'articolo 299 del decreto legislativo 30 maggio 2002, n. 113, e' inserito il seguente:
«Art. 181-bis (Modalita' di pagamento delle pene pecuniarie). - 1. Le modalita' di pagamento delle pene pecuniarie applicate dal giudice con la sentenza o con il decreto di condanna sono indicate dal pubblico ministero, anche in via alternativa, nell'ordine di esecuzione di cui all'articolo 660 del codice. Esse comprendono, in ogni caso, il pagamento attraverso un modello precompilato, allegato all'ordine di esecuzione.
2. Le modalita' tecniche di pagamento, anche per via telematica, sono individuate e periodicamente aggiornate con decreto del Ministro della giustizia, da adottarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.»;
hh) all'articolo 205-ter:
1) al comma 1 le parole: «146-bis» sono sostituite dalle seguenti: «133-ter del codice»;
2) al comma 5, le parole: «147-bis» sono sostituite dalle seguenti: «133-ter del codice».

Note all'art. 41:
- Si riporta il testo degli articoli 28, 45-bis, 55,
86, 104-bis, 141, 141-bis, 141-ter, 142, 143-bis, 145,
146-bis, 147-bis, 154 e 205-ter del decreto legislativo 28
luglio 1989, n. 271 (Norme di attuazione, di coordinamento
e transitorie del codice di procedura penale), come
modificato dal presente decreto:
"Art.28 (Comunicazione del nominativo del difensore
di ufficio). - 1. Il nominativo del difensore di ufficio e'
comunicato senza ritardo all'imputato con l'avvertimento
che puo' essere nominato, in qualunque momento, un
difensore di fiducia.
1-bis Contestualmente sono comunicati i recapiti,
anche telefonici e telematici, del difensore."
"Art.45-bis (Partecipazione al procedimento in camera
di consiglio a distanza). - 1. La partecipazione
dell'imputato o del condannato all'udienza nel procedimento
in camera di consiglio avviene a distanza nei casi e
secondo quanto previsto dall'articolo 146-bis,commi 1,
1-bis, 1-ter e 1-quater.
2. (abrogato)
3. Si applicano, in quanto compatibili, le
disposizioni previste dell'articolo 146-bis, comma 4-bis, e
dall'articolo 133-ter del codice."
"Art. 55 (Modalita' di attuazione delle notificazioni
urgenti a mezzo del telefono o del telegrafo). - 1. Alla
spedizione del telegramma previsto dall'articolo 149 commi
4 e 5 del codice provvede la cancelleria o la segreteria.
2. La copia e la ricevuta di spedizione del
telegramma previsto dall'articolo 149 comma 2 del codice,
con l'indicazione della persona che lo trasmette, di quella
che lo riceve, dell'ora e del giorno di trasmissione, sono
allegati agli atti del procedimento a cura della
cancelleria o della segreteria.
"Art. 86 (Vendita o distruzione delle cose
confiscate). - 1. La cancelleria provvede alla vendita
delle cose di cui e' stata ordinata la confisca, salvo che
per esse sia prevista una specifica destinazione. Il
compimento delle operazioni di vendita puo' essere delegato
a un istituto all'uopo autorizzato o ad uno dei
professionisti indicati negli articoli 534-bis e 591-bis
del codice di procedura civile, con le modalita' ivi
previste, in quanto compatibili.
1-bis. Qualora sia stata disposta una confisca per
equivalente di beni non sottoposti a sequestro o, comunque,
non specificamente individuati nel provvedimento che
dispone la confisca, l'esecuzione si svolge con le
modalita' previste per l'esecuzione delle pene pecuniarie,
ferma la possibilita' per il pubblico ministero di dare
esecuzione al provvedimento su beni individuati
successivamente.
2. Il giudice dispone la distruzione delle cose
confiscate se la vendita non e' opportuna. All'affidamento
dell'incarico procede la cancelleria. Il giudice puo'
disporre che alla distruzione proceda la polizia
giudiziaria che ha eseguito il sequestro."
"Art. 104-bis (Amministrazione dei beni sottoposti a
sequestro e confisca. Tutela dei terzi nel giudizio). - 1.
In tutti i casi in cui il sequestro preventivo o la
confisca abbiano per oggetto aziende, societa' ovvero beni
di cui sia necessario assicurare l'amministrazione, esclusi
quelli destinati ad affluire nel Fondo unico giustizia, di
cui all'articolo 61, comma 23, del decreto-legge 25 giugno
2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133, l'autorita' giudiziaria nomina un
amministratore giudiziario scelto nell'Albo di cui
all'articolo 35 del codice di cui al decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159, e successive modificazioni. Con
decreto motivato dell'autorita' giudiziaria la custodia dei
beni suddetti puo' tuttavia essere affidata a soggetti
diversi da quelli indicati al periodo precedente.
1-bis. Si applicano le disposizioni di cui al Libro
I, titolo III, del codice di cui al decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159, e successive modificazioni nella
parte in cui recano la disciplina della nomina e revoca
dell'amministratore, dei compiti, degli obblighi dello
stesso e della gestione dei beni. In caso di confisca o di
sequestro disposto ai sensi dell'articolo 321, comma 2, del
codice o di confisca ai fini della tutela dei terzi e nei
rapporti con la procedura di liquidazione giudiziaria si
applicano, altresi', le disposizioni di cui al titolo IV
del Libro I del citato decreto legislativo.
1-ter. I compiti del giudice delegato alla procedura
sono svolti nel corso di tutto il procedimento dal giudice
che ha emesso il decreto di sequestro ovvero, nel caso di
provvedimento emesso da organo collegiale, dal giudice
delegato nominato ai sensi e per gli effetti dell'articolo
35, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159, e successive modificazioni.
1-quater. Ai casi di sequestro e confisca in casi
particolari previsti dall'articolo 240-bis del codice
penale o dalle altre disposizioni di legge che a questo
articolo rinviano, nonche' agli altri casi di sequestro e
confisca di beni adottati nei procedimenti relativi ai
delitti di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice, si
applicano le disposizioni del titolo IV del Libro I del
decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. Si applicano
inoltre le disposizioni previste dal medesimo decreto
legislativo in materia di amministrazione e destinazione
dei beni sequestrati e confiscati e di esecuzione del
sequestro. In tali casi l'Agenzia nazionale per
l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e
confiscati alla criminalita' organizzata coadiuva
l'autorita' giudiziaria nell'amministrazione e nella
custodia dei beni sequestrati, fino al provvedimento di
confisca emesso dalla corte di appello e, successivamente a
tale provvedimento, amministra i beni medesimi secondo le
modalita' previste dal citato decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159.
1-quinquies. Nel processo di cognizione devono essere
citati i terzi titolari di diritti reali o personali di
godimento sui beni in sequestro, di cui l'imputato risulti
avere la disponibilita' a qualsiasi titolo.
1-sexies. In tutti i casi di sequestro preventivo e
confisca restano comunque salvi i diritti della persona
offesa dal reato alle restituzioni e al risarcimento del
danno. Le disposizioni di cui al presente articolo si
applicano anche nel caso indicato dall'articolo 578-bis del
codice."

"Art. 141 (Procedimento di oblazione). - 1. Se la
domanda di oblazione e' proposta nel corso delle indagini
preliminari, il pubblico ministero la trasmette, unitamente
agli atti del procedimento, al giudice per le indagini
preliminari.
2. Il pubblico ministero, anche prima di presentare
richiesta di decreto penale, puo' avvisare l'interessato,
ove ne ricorrano i presupposti, che ha facolta' di chiedere
di essere ammesso all'oblazione e che il pagamento
dell'oblazione estingue il reato.
3. Quando per il reato per il quale si e' proceduto
e' ammessa l'oblazione e non e' stato dato l'avviso
previsto dal comma 2, nel decreto penale deve essere fatta
menzione della relativa facolta' dell'imputato.
4. Quando e' proposta domanda di oblazione, il
giudice, acquisito il parere del pubblico ministero, se
respinge la domanda pronuncia ordinanza disponendo, se del
caso, la restituzione degli atti al pubblico ministero;
altrimenti ammette all'oblazione e fissa con ordinanza la
somma da versare, dandone avviso all'interessato. Avvenuto
il versamento della somma, il giudice, se la domanda e'
stata proposta nel corso delle indagini preliminari,
trasmette gli atti al pubblico ministero per le sue
determinazioni; in ogni altro caso dichiara con sentenza
l'estinzione del reato. Non si applica la disposizione
dell'articolo 75, comma 3, del codice.
4-bis. In caso di modifica dell'originaria
imputazione in altra per la quale sia ammissibile
l'oblazione l'imputato e' rimesso in termini per chiedere
la medesima. La disposizione di cui al periodo precedente
si applica anche nel caso di nuove contestazioni ai sensi
degli articoli 517 e 518 del codice. Il giudice, se
accoglie la domanda, fissa un termine non superiore a dieci
giorni, per il pagamento della somma dovuta. Se il
pagamento avviene nel termine il giudice dichiara con
sentenza l'estinzione del reato."
"Art. 141-bis (Avviso del pubblico ministero per la
richiesta di ammissione alla messa alla prova. Proposta di
messa alla prova formulata dal pubblico ministero). - Il
pubblico ministero, anche prima di esercitare l'azione
penale, puo' avvisare l'interessato, ove ne ricorrano i
presupposti, che ha la facolta' di chiedere di essere
ammesso alla prova, ai sensi dell'articolo 168-bis del
codice penale, e che l'esito positivo della prova estingue
il reato.
1-bis. Il pubblico ministero puo' formulare la
proposta di sospensione del procedimento con messa alla
prova, prevista dall'articolo 464-ter.1 del codice, in
occasione della notifica dell'avviso previsto dall'articolo
415-bis del codice."

"Art. 141-ter (Attivita' dei servizi sociali nei
confronti degli adulti ammessi alla prova). - 1. Le
funzioni dei servizi sociali per la messa alla prova,
disposta ai sensi dell'articolo 168-bis del codice penale,
sono svolte dagli uffici locali di esecuzione penale
esterna, nei modi e con i compiti previsti dall'articolo 72
della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive
modificazioni.
1-bis. Gli uffici di esecuzione penale esterna
forniscono le indicazioni loro richieste dal pubblico
ministero ai sensi dell'art. 464- ter.1, comma 1, del
codice entro il termine di trenta giorni.
2. Ai fini del comma 1, l'imputato rivolge richiesta
all'ufficio locale di esecuzione penale esterna competente
affinche' predisponga un programma di trattamento.
L'imputato deposita gli atti rilevanti del procedimento
penale nonche' le osservazioni e le proposte che ritenga di
fare.
3. L'ufficio di cui al comma 2, all'esito di
un'apposita indagine socio-familiare, redige il programma
di trattamento, acquisendo su tale programma il consenso
dell'imputato e l'adesione dell'ente o del soggetto presso
il quale l'imputato e' chiamato a svolgere le proprie
prestazioni. L'ufficio trasmette quindi al giudice il
programma accompagnandolo con l'indagine socio-familiare e
con le considerazioni che lo sostengono. Nell'indagine e
nelle considerazioni, l'ufficio riferisce specificamente
sulle possibilita' economiche dell'imputato, sulla
capacita' e sulla possibilita' di svolgere attivita'
riparatorie nonche' sulla possibilita' di svolgimento di
attivita' di mediazione, anche avvalendosi a tal fine di
centri o strutture pubbliche o private presenti sul
territorio.
4. Quando e' disposta la sospensione del procedimento
con messa alla prova dell'imputato, l'ufficio di cui al
comma 2 informa il giudice, con la cadenza stabilita nel
provvedimento di ammissione e comunque non superiore a tre
mesi, dell'attivita' svolta e del comportamento
dell'imputato, proponendo, ove necessario, modifiche al
programma di trattamento, eventuali abbreviazioni di esso
ovvero, in caso di grave o reiterata trasgressione, la
revoca del provvedimento di sospensione.
5. Alla scadenza del periodo di prova, l'ufficio di
cui al comma 2 trasmette al giudice una relazione
dettagliata sul decorso e sull'esito della prova medesima.
6. Le relazioni periodiche e quella finale
dell'ufficio di cui al comma 2 del presente articolo sono
depositate in cancelleria non meno di dieci giorni prima
dell'udienza di cui all'articolo 464-septies del codice,
con facolta' per le parti di prenderne visione ed estrarne
copia."
"Art. 142 (Citazione di testimoni, periti,
interpreti, consulenti tecnici e imputati di un
procedimento connesso). - 1.
2. Quando per le notificazioni dei testimoni, dei
periti, degli interpreti, dei consulenti tecnici e delle
persone indicate nell'articolo 210 del codice e' richiesto
l'ufficiale giudiziario, le parti devono consegnare al
medesimo gli atti di citazione in tempo utile e nel numero
di copie necessario.
3. L'atto di citazione contiene:
a) l'indicazione della parte richiedente e
dell'imputato nonche' del decreto che ha autorizzato la
citazione;
b) le generalita' e il domicilio della persona da
citare;
c) il giorno, l'ora e il luogo della comparizione e
il giudice davanti al quale la persona citata deve
presentarsi;
d) l'indicazione degli obblighi e delle facolta'
previsti dagli articoli 198, 210 e 226 del codice;
d-bis) l'avvertimento che la mancata comparizione senza
giustificato motivo del querelante all'udienza in cui e'
citato a comparire come testimone integra remissione tacita
di querela, nei casi in cui essa e' consentita;
e) l'avvertimento che, fuori del caso previsto
dalla lettera d bis), in caso di mancata comparizione non
dovuta a legittimo impedimento, la persona citata potra', a
norma dell'articolo 133 del codice, essere accompagnata a
mezzo della polizia giudiziaria e condannata al pagamento
di una somma da lire centomila a lire un milione a favore
della cassa delle ammende e alla rifusione delle spese alle
quali la mancata comparizione ha dato causa.
4. Quando la citazione e' disposta di ufficio il
decreto di citazione contiene i requisiti previsti dal
comma 3 lettere b), c), d), d-bis), e) nonche'
l'indicazione dell'imputato."
"Art. 143-bis (Adempimenti in caso di sentenza di non
doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del
processoda parte dell'imputato). - 1. Quando il giudice
emette la sentenza di cui all'articolo 420-quater del
codice, ne dispone la trasmissione alla locale sezione di
polizia giudiziaria, per l'inserimento nel Centro
elaborazione dati, di cui all'articolo 8 della legge
1°aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni."
"Art. 145 (Comparizione dei testimoni, periti,
consulenti tecnici e interpreti). - 1. I testimoni, i
periti, i consulenti tecnici e gli interpreti citati devono
trovarsi presenti all'inizio dell'udienza.
2. Se il dibattimento deve protrarsi per piu' giorni,
il presidente, sentiti il pubblico ministero e i difensori,
stabilisce il giorno in cui ciascuna persona deve
comparire."
"Art. 146-bis (Partecipazione al dibattimento a
distanza). - 1. La persona che si trova in stato di
detenzione per taluno dei delitti indicati nell'articolo
51, comma 3-bis, nonche' nell'articolo 407, comma 2,
lettera a), numero 4), del codice, partecipa a distanza
alle udienze dibattimentali dei processi nei quali e'
imputata, anche relativi a reati per i quali sia in
liberta'. Allo stesso modo partecipa alle udienze penali e
alle udienze civili nelle quali deve essere esaminata quale
testimone.
1-bis. La persona ammessa a programmi o misure di
protezione, comprese quelle di tipo urgente o provvisorio,
partecipa a distanza alle udienze dibattimentali dei
processi nei quali e' imputata.
1-ter. Ad esclusione del caso in cui sono state
applicate le misure di cui all'articolo 41-bis della legge
26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, il
giudice puo' disporre con decreto motivato, anche su
istanza di parte, la presenza alle udienze delle persone
indicate nei commi 1 e 1-bis del presente articolo qualora
lo ritenga necessario.
1-quater. Fuori dei casi previsti dai commi 1 e
1-bis, il giudice puo' disporre con decreto motivato la
partecipazione a distanza anche quando sussistano ragioni
di sicurezza, qualora il dibattimento sia di particolare
complessita' e sia necessario evitare ritardi nel suo
svolgimento, ovvero quando si deve assumere la
testimonianza di persona a qualunque titolo in stato di
detenzione presso un istituto penitenziario.
2. (abrogato)
3. (abrogato)
4. (abrogato)
4-bis. In tutti i processi nei quali si procede con
il collegamento audiovisivo ai sensi dei commi precedenti,
il giudice, su istanza, puo' consentire alle parti private
e ai loro difensori di intervenire a distanza assumendosi
l'onere dei costi del collegamento.
5. (abrogato)
6. (abrogato)
7. Se nel dibattimento occorre procedere a confronto
o ricognizione dell'imputato o ad altro atto che implica
l'osservazione della sua persona, il giudice, ove lo
ritenga indispensabile, sentite le parti, dispone la
presenza dell'imputato nell'aula di udienza per il tempo
necessario al compimento dell'atto."
"Art. 147-bis (Esame degli operatori sotto copertura,
delle persone che collaborano con la giustizia e degli
imputati di reato connesso). - 1. L'esame in dibattimento
delle persone ammesse, in base alla legge, a programmi o
misure di protezione anche di tipo urgente o provvisorio si
svolge con le cautele necessarie alla tutela della persona
sottoposta all'esame, determinate, d'ufficio ovvero su
richiesta di parte o dell'autorita' che ha disposto il
programma o le misure di protezione, dal giudice o, nei
casi di urgenza, dal presidente del tribunale o della corte
di assise.
1-bis. L'esame in dibattimento degli ufficiali e
degli agenti di polizia giudiziaria, anche appartenenti ad
organismi di polizia esteri, degli ausiliari e delle
interposte persone, che abbiano operato in attivita' sotto
copertura ai sensi dell'articolo 9 della legge 16 marzo
2006, n. 146, e successive modificazioni, si svolge sempre
con le cautele necessarie alla tutela e alla riservatezza
della persona sottoposta all'esame e con modalita'
determinate dal giudice o, nei casi di urgenza, dal
presidente, in ogni caso idonee a evitare che il volto di
tali soggetti sia visibile .
2. Il giudice o il presidente, sentite le parti, puo'
disporre, anche d'ufficio, che l'esame si svolga a
distanza.
3. Salvo che il giudice ritenga assolutamente
necessaria la presenza della persona da esaminare, l'esame
si svolge a distanza secondo le modalita' previste dal
comma 2 nei seguenti casi:
a) quando l'esame e' disposto nei confronti di
persone ammesse al piano provvisorio di protezione previsto
dall'articolo 13, comma 1, del decreto-legge 15 gennaio
1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15
marzo 1991, n. 82, e successive modificazioni, o alle
speciali misure di protezione di cui al citato articolo 13,
commi 4 e 5, del medesimo decreto-legge;
a-bis) quando l'esame o altro atto istruttorio e'
disposto nei confronti di persone ammesse al piano
provvisorio o al programma definitivo per la protezione dei
testimoni di giustizia;
b) quando nei confronti della persona sottoposta ad
esame e' stato emesso il decreto di cambiamento delle
generalita' di cui all'articolo 3 del decreto legislativo
29 marzo 1993, n. 119; in tale caso, nel procedere
all'esame, il giudice o il presidente si uniforma a quanto
previsto dall'articolo 6, comma 6, del medesimo decreto
legislativo e dispone le cautele idonee ad evitare che il
volto della persona sia visibile;
c) quando, nell'ambito di un processo per taluno
dei delitti previsti dall'articolo 51, comma 3-bis, o
dall'articolo 407, comma 2, lettera a), n. 4, del codice,
devono essere esaminate le persone indicate nell'articolo
210 del codice nei cui confronti si procede per uno dei
delitti previsti dall'articolo 51, comma 3-bis o
dall'articolo 407, comma 2, lettera a), n. 4, del codice,
anche se vi e' stata separazione dei procedimenti;
c-bis) quando devono essere esaminati ufficiali o
agenti di polizia giudiziaria, anche appartenenti ad
organismi di polizia esteri, nonche' ausiliari e interposte
persone, in ordine alle attivita' dai medesimi svolte nel
corso delle operazioni sotto copertura di cui all'articolo
9 della legge 16 marzo 2006, n. 146, e successive
modificazioni. In tali casi, il giudice o il presidente
dispone le cautele idonee ad evitare che il volto di tali
soggetti sia visibile.
4. (abrogato)
5. Le modalita' di cui al comma 2 possono essere
altresi' adottate, a richiesta di parte, per l'esame della
persona di cui e' stata disposta la nuova assunzione a
norma dell'articolo 495, comma 1, del codice, o quando vi
siano gravi difficolta' ad assicurare la comparazione della
persona da sottoporre ad esame."
"Art. 154 (Redazione non immediata dei motivi della
sentenza). - 1. Nei casi previsti dall'articolo 544 commi 2
e 3 del codice, il presidente provvede personalmente alla
redazione della motivazione o designa un estensore tra i
componenti del collegio.
2. L'estensore rende disponibile la bozza della
sentenza al presidente il quale, se sorgono questioni sulla
motivazione, ne da' lettura al collegio, che puo' designare
un altro estensore.
3. (abrogato)
4. Il presidente e l'estensore sottoscrivono la
sentenza.
4-bis. Il Presidente della Corte d'appello puo'
prorogare, su richiesta motivata del giudice che deve
procedere alla redazione della motivazione, i termini
previsti dall'articolo 544, comma 3, del codice, per una
sola volta e per un periodo massimo di novanta giorni,
esonerando, se necessario, il giudice estensore da altri
incarichi. Per i giudizi di primo grado provvede il
presidente del tribunale. In ogni caso del provvedimento e'
data comunicazione al Consiglio superiore della
magistratura."
"Art. 205-ter (Partecipazione al processo a distanza
per l'imputato detenuto all'estero). - 1. La partecipazione
all'udienza dell'imputato detenuto all'estero, che non
possa essere trasferito in Italia, ha luogo attraverso il
collegamento audiovisivo, quando previsto da accordi
internazionali e secondo la disciplina in essi contenuta.
Per quanto non espressamente disciplinato dagli accordi
internazionali, si applica la disposizione dell'articolo
133-ter del codice.
2. Non puo' procedersi a collegamento audiovisivo se
lo Stato estero non assicura la possibilita' di presenza
del difensore o di un sostituto nel luogo in cui viene
assunto l'atto e se quest'ultimo non ha possibilita' di
colloquiare riservatamente con il suo assistito.
3. L'imputato ha diritto alla presenza
dell'interprete se non conosce la lingua del luogo ove
l'atto e' compiuto o quella usata per rivolgergli le
domande.
4. La detenzione dell'imputato all'estero non puo'
comportare la sospensione o il differimento dell'udienza
quando e' possibile la partecipazione all'udienza in
collegamento audiovisivo, nei casi in cui l'imputato non
da' il consenso o rifiuta di assistere. Si osservano, in
quanto applicabili, le disposizioni di cui all'articolo
420-ter del codice.
5. La partecipazione all'udienza attraverso il
collegamento audiovisivo del testimone o del perito si
svolge secondo le modalita' e i presupposti previsti dagli
accordi internazionali. Per quanto non espressamente
disciplinato, si applica, in quanto compatibile, la
disposizione dell'articolo 133-ter del codice.".
 
Art. 42

Definizioni

1. Ai fini del presente decreto si intende per:
a) giustizia riparativa: ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell'offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunita' di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l'aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore;
b) vittima del reato: la persona fisica che ha subito direttamente dal reato qualunque danno patrimoniale o non patrimoniale, nonche' il familiare della persona fisica la cui morte e' stata causata dal reato e che ha subito un danno in conseguenza della morte di tale persona;
c) persona indicata come autore dell'offesa:
1) la persona indicata come tale dalla vittima, anche prima della proposizione della querela;
2) la persona sottoposta alle indagini;
3) l'imputato;
4) la persona sottoposta a misura di sicurezza personale;
5) la persona condannata con pronuncia irrevocabile;
6) la persona nei cui confronti e' stata emessa una sentenza di non luogo a procedere o di non doversi procedere, per difetto della condizione di procedibilita', anche ai sensi dell'articolo 344-bis del codice di procedura penale, o per intervenuta causa estintiva del reato;
d) familiare: il coniuge, la parte di un'unione civile ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 20 maggio 2016, n. 76, il convivente di fatto di cui all'articolo 1, comma 36, della stessa legge, la persona che e' legata alla vittima o alla persona indicata come autore dell'offesa da un vincolo affettivo stabile, nonche' i parenti in linea retta, i fratelli, le sorelle e le persone fiscalmente a carico della vittima o della persona indicata come autore dell'offesa;
e) esito riparativo: qualunque accordo, risultante dal programma di giustizia riparativa, volto alla riparazione dell'offesa e idoneo a rappresentare l'avvenuto riconoscimento reciproco e la possibilita' di ricostruire la relazione tra i partecipanti;
f) servizi per la giustizia riparativa: tutte le attivita' relative alla predisposizione, al coordinamento, alla gestione e all'erogazione di programmi di giustizia riparativa;
g) Centro per la giustizia riparativa: la struttura pubblica di cui al capo V, sezione II, cui competono le attivita' necessarie all'organizzazione, gestione, erogazione e svolgimento dei programmi di giustizia riparativa.
2. I diritti e le facolta' attribuite alla vittima del reato sono riconosciuti anche al soggetto giuridico offeso dal reato.

Note all'art. 42:
- Per l'articolo 344-bis del codice di procedura penale
si vedano le note all'articolo 16.
- Si riporta il testo dell'articolo1, commi 2 e 36,
della legge 20 maggio 2016, n. 76 (Regolamentazione delle
unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina
delle convivenze):
"Art. 1. - 1. (Omissis).
2. Due persone maggiorenni dello stesso sesso
costituiscono un'unione civile mediante dichiarazione di
fronte all'ufficiale di stato civile ed alla presenza di
due testimoni.".
3.- 35. (Omissis).
36. Ai fini delle disposizioni di cui ai commi da 37
a 67 si intendono per «conviventi di fatto» due persone
maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia
e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate
da rapporti di parentela, affinita' o adozione, da
matrimonio o da un'unione civile.
37. - 69. (Omissis).".
 
Art. 43

Principi generali e obiettivi

1. La giustizia riparativa in materia penale si conforma ai seguenti principi:
a) la partecipazione attiva e volontaria della persona indicata come autore dell'offesa e della vittima del reato e degli altri eventuali partecipanti alla gestione degli effetti pregiudizievoli causati dall'offesa;
b) l'equa considerazione dell'interesse della vittima del reato e della persona indicata come autore dell'offesa;
c) il coinvolgimento della comunita' nei programmi di giustizia riparativa;
d) il consenso alla partecipazione ai programmi di giustizia riparativa;
e) la riservatezza sulle dichiarazioni e sulle attivita' svolte nel corso dei programmi di giustizia riparativa;
f) la ragionevolezza e proporzionalita' degli eventuali esiti riparativi consensualmente raggiunti;
g) l'indipendenza dei mediatori e la loro equiprossimita' rispetto ai partecipanti ai programmi di giustizia riparativa;
h) la garanzia del tempo necessario allo svolgimento di ciascun programma.
2. I programmi di giustizia riparativa tendono a promuovere il riconoscimento della vittima del reato, la responsabilizzazione della persona indicata come autore dell'offesa e la ricostituzione dei legami con la comunita'.
3. L'accesso ai programmi di giustizia riparativa e' assicurato ai soggetti che vi hanno interesse con le garanzie previste dal presente decreto ed e' gratuito.
4. L'accesso ai programmi di giustizia riparativa e' sempre favorito, senza discriminazioni e nel rispetto della dignita' di ogni persona. Puo' essere limitato soltanto in caso di pericolo concreto per i partecipanti, derivante dallo svolgimento del programma.
 
Art. 44

Principi sull'accesso

1. I programmi di giustizia riparativa disciplinati dal presente decreto sono accessibili senza preclusioni in relazione alla fattispecie di reato o alla sua gravita'.
2. Ai programmi di cui al comma 1 si puo' accedere in ogni stato e grado del procedimento penale, nella fase esecutiva della pena e della misura di sicurezza, dopo l'esecuzione delle stesse e all'esito di una sentenza di non luogo a procedere o di non doversi procedere, per difetto della condizione di procedibilita', anche ai sensi dell'articolo 344-bis del codice di procedura penale, o per intervenuta causa estintiva del reato.
3. Qualora si tratti di delitti perseguibili a querela, ai programmi di cui al comma 1 si puo' accedere anche prima che la stessa sia stata proposta.
 
Art. 45

Partecipanti ai programmi di giustizia riparativa

1. Possono partecipare ai programmi di giustizia riparativa, con le garanzie di cui al presente decreto:
a) la vittima del reato;
b) la persona indicata come autore dell'offesa;
c) altri soggetti appartenenti alla comunita', quali familiari della vittima del reato e della persona indicata come autore dell'offesa, persone di supporto segnalate dalla vittima del reato e dalla persona indicata come autore dell'offesa, enti ed associazioni rappresentativi di interessi lesi dal reato, rappresentanti o delegati di Stato, Regioni, enti locali o di altri enti pubblici, autorita' di pubblica sicurezza, servizi sociali;
d) chiunque altro vi abbia interesse.
 
Art. 46

Diritti e garanzie per le persone minori di eta'

1. Nello svolgimento dei programmi di giustizia riparativa che coinvolgono a qualsiasi titolo persone minori di eta', le disposizioni del presente decreto, in quanto compatibili, sono applicate in modo adeguato alla personalita' e alle esigenze del minorenne, tenuto in considerazione il suo superiore interesse conformemente a quanto previsto dall'articolo 3, paragrafo 1, della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata dalla legge 27 maggio 1991, n. 176.
2. Allo svolgimento dei programmi di giustizia riparativa che coinvolgono a qualsiasi titolo persone minori di eta' sono assegnati mediatori dotati di specifiche attitudini, avuto riguardo alla formazione e alle competenze acquisite.

Note all'art. 46:
- Si riporta il testo dell'articolo 3, paragrafo 1,
della legge 27 maggio 1991, n. 176 (Ratifica ed esecuzione
della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New
York il 20 novembre 1989):
"Art. 3. - 1. In tutte le decisioni relative ai
fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o
private di assistenza sociale, dei tribunali, delle
autorita' amministrative o degli organi legislativi,
l'interesse superiore del fanciullo deve essere una
considerazione preminente.".
 
Art. 47

Diritto all'informazione

1. La persona indicata come autore dell'offesa e la vittima del reato vengono informate senza ritardo da parte dell'autorita' giudiziaria, in ogni stato e grado del procedimento penale o all'inizio dell'esecuzione della pena detentiva o della misura di sicurezza, in merito alla facolta' di accedere ai programmi di giustizia riparativa e ai servizi disponibili.
2. L'informazione di cui al comma 1 e' altresi' fornita agli interessati dagli istituti e servizi, anche minorili, del Ministero della giustizia, dai servizi sociali del territorio, dai servizi di assistenza alle vittime, dall'autorita' di pubblica sicurezza, nonche' da altri operatori che a qualsiasi titolo sono in contatto con i medesimi soggetti.
3. I soggetti di cui all'articolo 45 hanno diritto di ricevere dai mediatori una informazione effettiva, completa e obiettiva sui programmi di giustizia riparativa disponibili, sulle modalita' di accesso e di svolgimento, sui potenziali esiti e sugli eventuali accordi tra i partecipanti. Vengono inoltre informati in merito alle garanzie e ai doveri previsti nel presente decreto.
4. Le informazioni di cui al presente articolo sono fornite all'esercente la responsabilita' genitoriale, al tutore, all'amministratore di sostegno, al curatore speciale nei casi di cui all'articolo 121 del codice penale, nonche' ai difensori della vittima del reato e della persona indicata come autore dell'offesa, ove nominati.
5. Le informazioni vengono fornite ai destinatari in una lingua comprensibile e in modo adeguato all'eta' e alle capacita' degli stessi.

Note all'art. 47:
- Si riporta il testo dell'articolo 121 del codice
penale:
"Art. 121 (Diritto di querela esercitato da un
curatore speciale). - Se la persona offesa e' minore degli
anni quattordici o inferma di mente, e non v'e' chi ne
abbia la rappresentanza, ovvero chi l'esercita si trovi con
la persona medesima in conflitto di interessi, il diritto
di querela e' esercitato da un curatore speciale.".
 
Art. 48

Consenso alla partecipazione ai programmi di giustizia riparativa

1. Il consenso alla partecipazione ai programmi di giustizia riparativa e' personale, libero, consapevole, informato ed espresso in forma scritta. E' sempre revocabile anche per fatti concludenti.
2. Per la persona minore d'eta' che non ha compiuto gli anni quattordici, il consenso e' espresso, previo ascolto e assenso della stessa, tenuto conto della sua capacita' di discernimento, dall'esercente la responsabilita' genitoriale o, nei casi di cui all'articolo 121 del codice penale, dal curatore speciale.
3. Per la persona minore d'eta' che ha compiuto gli anni quattordici, il consenso e' espresso dalla stessa e dall'esercente la responsabilita' genitoriale o, nei casi di cui all'articolo 121 del codice penale, dal curatore speciale. Qualora l'esercente la responsabilita' genitoriale o il curatore speciale non prestino il consenso, il mediatore, sentiti i soggetti interessati e considerato l'interesse della persona minore d'eta', valuta se procedere sulla base del solo consenso di quest'ultima. Restano fermi i limiti inerenti alla capacita' di agire del minore.
4. Nel caso di interdetto giudiziale, il consenso e' espresso dal tutore, sentito l'interdetto. Nel caso di inabilitato, il consenso e' espresso dallo stesso e dal curatore. Nel caso di persona sottoposta ad amministrazione di sostegno, il consenso e' espresso da quest'ultima, da sola o con l'assistenza dell'amministratore di sostegno, sulla base delle specifiche indicazioni contenute nei provvedimenti di cui agli articoli 405 e 407, comma 4, del codice civile.
5. Il consenso per l'ente e' espresso dal legale rappresentante pro tempore o da un suo delegato.
6. Il consenso viene raccolto nel corso del primo incontro dal mediatore designato, alla presenza del difensore della vittima del reato e del difensore della persona indicata come autore dell'offesa, quando questi lo richiedono.

Note all'art. 48:
- Si riporta il testo degli articoli 405 e 407, comma
4, del codice civile:
"Art. 405 (Decreto di nomina dell'amministratore di
sostegno. Durata dell'incarico e relativa pubblicita'). -
Il giudice tutelare provvede entro sessanta giorni dalla
data di presentazione della richiesta alla nomina
dell'amministratore di sostegno con decreto motivato
immediatamente esecutivo, su ricorso di uno dei soggetti
indicati nell'articolo 406.
Il decreto che riguarda un minore non emancipato puo'
essere emesso solo nell'ultimo anno della sua minore eta' e
diventa esecutivo a decorrere dal momento in cui la
maggiore eta' e' raggiunta.
Se l'interessato e' un interdetto o un inabilitato,
il decreto e' esecutivo dalla pubblicazione della sentenza
di revoca dell'interdizione o dell'inabilitazione.
Qualora ne sussista la necessita', il giudice
tutelare adotta anche d'ufficio i provvedimenti urgenti per
la cura della persona interessata e per la conservazione e
l'amministrazione del suo patrimonio. Puo' procedere alla
nomina di un amministratore di sostegno provvisorio
indicando gli atti che e' autorizzato a compiere.
Il decreto di nomina dell'amministratore di sostegno
deve contenere l'indicazione:
1) delle generalita' della persona beneficiaria e
dell'amministratore di sostegno;
2) della durata dell'incarico, che puo' essere
anche a tempo indeterminato;
3) dell'oggetto dell'incarico e degli atti che
l'amministratore di sostegno ha il potere di compiere in
nome e per conto del beneficiario;
4) degli atti che il beneficiario puo' compiere
solo con l'assistenza dell'amministratore di sostegno;
5) dei limiti, anche periodici, delle spese che
l'amministratore di sostegno puo' sostenere con utilizzo
delle somme di cui il beneficiario ha o puo' avere la
disponibilita';
6) della periodicita' con cui l'amministratore di
sostegno deve riferire al giudice circa l'attivita' svolta
e le condizioni di vita personale e sociale del
beneficiario.
Se la durata dell'incarico e' a tempo determinato, il
giudice tutelare puo' prorogarlo con decreto motivato
pronunciato anche d'ufficio prima della scadenza del
termine.
Il decreto di apertura dell'amministrazione di
sostegno, il decreto di chiusura ed ogni altro
provvedimento assunto dal giudice tutelare nel corso
dell'amministrazione di sostegno devono essere
immediatamente annotati a cura del cancelliere
nell'apposito registro.
Il decreto di apertura dell'amministrazione di
sostegno e il decreto di chiusura devono essere comunicati,
entro dieci giorni, all'ufficiale dello stato civile per le
annotazioni in margine all'atto di nascita del
beneficiario. Se la durata dell'incarico e' a tempo
determinato, le annotazioni devono essere cancellate alla
scadenza del termine indicato nel decreto di apertura o in
quello eventuale di proroga."
"Art. 407 (Procedimento).
(Omissis).
4. Il giudice tutelare puo', in ogni tempo,
modificare o integrare, anche d'ufficio, le decisioni
assunte con il decreto di nomina dell'amministratore di
sostegno.
(Omissis).".
 
Art. 49

Diritto all'assistenza linguistica

1. La persona indicata come autore dell'offesa, la vittima del reato e gli altri partecipanti che non parlano o non comprendono la lingua italiana hanno diritto di farsi assistere gratuitamente da un interprete al fine di prendere parte consapevolmente ai programmi di giustizia riparativa.
2. Negli stessi casi e' disposta la traduzione della relazione del mediatore.
3. La conoscenza della lingua italiana e' presunta fino a prova contraria per chi sia cittadino italiano. L'impiego di una lingua diversa dalla lingua madre dell'interessato e' consentito solo laddove l'interessato ne abbia una conoscenza sufficiente ad assicurare la partecipazione effettiva al programma. L'accertamento sulla conoscenza della lingua italiana e' compiuto dal mediatore.
4. L'interprete e il traduttore sono nominati anche quando il mediatore ha personale conoscenza della lingua o del dialetto da interpretare.
5. Si applicano le disposizioni degli articoli 144 e 145 del codice di procedura penale, in quanto compatibili.

Note all'art. 49:
- Si riporta il testo degli articoli 144 e 145 del
codice di procedura penale:
"Art. 144 (Incapacita' e incompatibilita'
dell'interprete). - 1. Non puo' prestare ufficio di
interprete, a pena di nullita':
a) il minorenne, l'interdetto, l'inabilitato e chi
e' affetto da infermita' di mente;
b) chi e' interdetto anche temporaneamente dai
pubblici uffici ovvero e' interdetto o sospeso
dall'esercizio di una professione o di un'arte;
c) chi e' sottoposto a misure di sicurezza
personali o a misure di prevenzione;
d) chi non puo' essere assunto come testimone o ha
facolta' d'astenersi dal testimoniare o chi e' chiamato a
prestare ufficio di testimone o di perito ovvero e' stato
nominato consulente tecnico nello stesso procedimento o in
un procedimento connesso. Nondimeno, nel caso previsto
dall'articolo 119, la qualita' di interprete puo' essere
assunta da un prossimo congiunto della persona sorda, muta
o sordomuta."
"Art. 145 (Ricusazione e astensione dell'interprete).
- 1. L'interprete puo' essere ricusato per i motivi
indicati nell'articolo 144, dalle parti private e, in
rapporto agli atti compiuti o disposti dal giudice, anche
dal pubblico ministero.
2. Quando esiste un motivo di ricusazione, anche se
non proposto, ovvero se vi sono gravi ragioni di
convenienza per astenersi, l'interprete ha obbligo di
dichiararlo.
3. La dichiarazione di ricusazione o di astensione
puo' essere presentata fino a che non siano esaurite le
formalita' di conferimento dell'incarico e, quando si
tratti di motivi sopravvenuti ovvero conosciuti
successivamente, prima che l'interprete abbia espletato il
proprio incarico.
4. Sulla dichiarazione di ricusazione o di astensione
decide il giudice con ordinanza.".
 
Art. 50

Dovere di riservatezza

1. I mediatori e il personale dei Centri per la giustizia riparativa sono tenuti alla riservatezza sulle attivita' e sugli atti compiuti, sulle dichiarazioni rese dai partecipanti e sulle informazioni acquisite per ragione o nel corso dei programmi di giustizia riparativa, salvo che vi sia il consenso dei partecipanti alla rivelazione, che il mediatore ritenga la rivelazione assolutamente necessaria per evitare la commissione di imminenti o gravi reati ovvero che le dichiarazioni integrino di per se' reato.
2. I partecipanti sono tenuti a non divulgare le dichiarazioni rese e le informazioni acquisite nel corso del programma di giustizia riparativa prima della sua conclusione e della definizione del procedimento penale con sentenza o decreto penale irrevocabili.
3. Dopo la conclusione del programma di giustizia riparativa e la definizione del procedimento penale con sentenza o decreto penale irrevocabili, la pubblicazione delle dichiarazioni e delle informazioni acquisite e' ammessa con il consenso dell'interessato e nel rispetto della disciplina sulla protezione dei dati personali.
 
Art. 51

Inutilizzabilita'

1. Le dichiarazioni rese e le informazioni acquisite nel corso del programma non possono essere utilizzate nel procedimento penale e nella fase dell'esecuzione della pena, fatti salvi i contenuti della relazione di cui all'articolo 57 e fermo quanto disposto nell'articolo 50, comma 1.
 
Art. 52

Tutela del segreto

1. Il mediatore non puo' essere obbligato a deporre davanti all'autorita' giudiziaria ne' a rendere dichiarazioni davanti ad altra autorita' sugli atti compiuti, sui contenuti dell'attivita' svolta, nonche' sulle dichiarazioni rese dai partecipanti e sulle informazioni apprese per ragione o nel corso del programma di giustizia riparativa, salvo che vi sia il consenso dei partecipanti alla rivelazione o il mediatore ritenga questa assolutamente necessaria per evitare la commissione di imminenti o gravi reati e quando le dichiarazioni integrino di per se' reato. Al mediatore si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dell'articolo 200 del codice di procedura penale.
2. Presso i mediatori e nei luoghi in cui si svolge il programma di giustizia riparativa non si puo' procedere a sequestro di carte o documenti relativi all'oggetto del programma, salvo che costituiscano corpo del reato.
3. Non e' consentita l'intercettazione di conversazioni o comunicazioni nei luoghi in cui si svolge il programma di giustizia riparativa, ne' di conversazioni o comunicazioni dei mediatori che abbiano ad oggetto fatti conosciuti per ragione o nel corso del medesimo programma.
4. I risultati dei sequestri e delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni eseguiti in violazione delle disposizioni di cui al presente articolo non possono essere utilizzati, salvo che costituiscano corpo di reato o, nel caso di intercettazioni, abbiano ad oggetto fatti sui quali i mediatori abbiano deposto o che gli stessi abbiano in altro modo divulgato.
5. Il mediatore non ha obblighi di denuncia in relazione ai reati dei quali abbia avuto notizia per ragione o nel corso del programma di giustizia riparativa, salvo che vi sia il consenso dei partecipanti alla rivelazione, che il mediatore ritenga la rivelazione assolutamente necessaria per evitare la commissione di imminenti o gravi reati ovvero che le dichiarazioni integrino di per se' reato.

Note all'art. 52:
- Si riporta il testo dell'articolo 200 del codice di
procedura penale:
"Art. 200 (Segreto professionale). - 1. Non possono
essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per
ragione del proprio ministero, ufficio o professione, salvi
i casi in cui hanno l'obbligo di riferirne all'autorita'
giudiziaria:
a) i ministri di confessioni religiose, i cui
statuti non contrastino con l'ordinamento giuridico
italiano;
b) gli avvocati, gli investigatori privati
autorizzati, i consulenti tecnici e i notai;
c) i medici e i chirurghi, i farmacisti, le
ostetriche e ogni altro esercente una professione
sanitaria;
d) gli esercenti altri uffici o professioni ai
quali la legge riconosce la facolta' di astenersi dal
deporre determinata dal segreto professionale.
2. Il giudice, se ha motivo di dubitare che la
dichiarazione resa da tali persone per esimersi dal deporre
sia infondata, provvede agli accertamenti necessari. Se
risulta infondata, ordina che il testimone deponga.
3. Le disposizioni previste dai commi 1 e 2 si
applicano ai giornalisti professionisti iscritti nell'albo
professionale, relativamente ai nomi delle persone dalle
quali i medesimi hanno avuto notizie di carattere
fiduciario nell'esercizio della loro professione. Tuttavia
se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del
reato per cui si procede e la loro veridicita' puo' essere
accertata solo attraverso l'identificazione della fonte
della notizia, il giudice ordina al giornalista di indicare
la fonte delle sue informazioni.".
 
Art. 53

Programmi di giustizia riparativa

1. I programmi di giustizia riparativa si conformano ai principi europei e internazionali in materia e vengono svolti da almeno due mediatori con le garanzie previste dal presente decreto. Essi comprendono:
a) la mediazione tra la persona indicata come autore dell'offesa e la vittima del reato, anche estesa ai gruppi parentali, ovvero tra la persona indicata come autore dell'offesa e la vittima di un reato diverso da quello per cui si procede;
b) il dialogo riparativo;
c) ogni altro programma dialogico guidato da mediatori, svolto nell'interesse della vittima del reato e della persona indicata come autore dell'offesa.
 
Art. 54

Attivita' preliminari

1. Il primo incontro tra i partecipanti ai programmi di giustizia riparativa e' preceduto da uno o piu' contatti con i mediatori e da colloqui tra il mediatore e ciascuno dei partecipanti diretti a fornire le informazioni previste dall'articolo 47, comma 3, a raccogliere il consenso, nonche' a verificare la fattibilita' dei programmi stessi.
2. I difensori della persona indicata come autore dell'offesa e della vittima del reato hanno facolta' di intervenire ai colloqui preliminari, su richiesta delle persone interessate.
 
Art. 55

Svolgimento degli incontri

1. I programmi di giustizia riparativa si svolgono in spazi e luoghi adeguati allo svolgimento dei programmi e idonei ad assicurare riservatezza e indipendenza.
2. Nello svolgimento degli incontri i mediatori assicurano il trattamento rispettoso, non discriminatorio ed equiprossimo dei partecipanti, garantendo tempi adeguati alle necessita' del caso.
3. Gli interessati partecipano personalmente a tutte le fasi del programma e possono essere assistiti da persone di supporto, anche in relazione alla loro capacita', fermo quanto previsto dall'articolo 54, comma 2.
4. Il mediatore, anche su richiesta dell'autorita' giudiziaria procedente, invia comunicazioni sullo stato e sui tempi del programma.
 
Art. 56

Disciplina degli esiti riparativi

1. Quando il programma si conclude con un esito riparativo, questo puo' essere simbolico o materiale.
2. L'esito simbolico puo' comprendere dichiarazioni o scuse formali, impegni comportamentali anche pubblici o rivolti alla comunita', accordi relativi alla frequentazione di persone o luoghi.
3. L'esito materiale puo' comprendere il risarcimento del danno, le restituzioni, l'adoperarsi per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato o evitare che lo stesso sia portato a conseguenze ulteriori.
4. E' garantita alle parti l'assistenza dei mediatori per l'esecuzione degli accordi relativi all'esito simbolico.
5. I difensori della persona indicata come autore dell'offesa e della vittima del reato hanno facolta' di assistere i partecipanti nella definizione degli accordi relativi all'esito materiale.
 
Art. 57

Relazione e comunicazioni all'autorita' giudiziaria

1. Al termine del programma viene trasmessa all'autorita' giudiziaria procedente una relazione redatta dal mediatore contenente la descrizione delle attivita' svolte e dell'esito riparativo raggiunto. Ulteriori informazioni sono trasmesse su richiesta dei partecipanti e con il loro consenso.
2. Il mediatore comunica all'autorita' giudiziaria procedente anche la mancata effettuazione del programma, l'interruzione dello stesso o il mancato raggiungimento di un esito riparativo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 58.
 
Art. 58

Valutazione dell'esito del programma di giustizia riparativa

1. L'autorita' giudiziaria, per le determinazioni di competenza, valuta lo svolgimento del programma e, anche ai fini di cui all'articolo 133 del codice penale, l'eventuale esito riparativo.
2. In ogni caso, la mancata effettuazione del programma, l'interruzione dello stesso o il mancato raggiungimento di un esito riparativo non producono effetti sfavorevoli nei confronti della persona indicata come autore dell'offesa.

Note all'art. 58:
- Si riporta il testo dell'articolo 133 del codice
penale:
"Art. 133 (Gravita' del reato: valutazione agli
effetti della pena). - Nell'esercizio del potere
discrezionale indicato nell'articolo precedente, il giudice
deve tener conto della gravita' del reato, desunta:
1. dalla natura, dalla specie, dai mezzi,
dall'oggetto, dal tempo, dal luogo e da ogni altra
modalita' dell'azione;
2. dalla gravita' del danno o del pericolo
cagionato alla persona offesa dal reato;
3. dalla intensita' del dolo o dal grado della
colpa.
Il giudice deve tener conto, altresi', della
capacita' a delinquere del colpevole, desunta:
1. dai motivi a delinquere e dal carattere del reo;
2. dai precedenti penali e giudiziari e, in genere,
dalla condotta e dalla vita del reo, antecedenti al reato;
3. dalla condotta contemporanea o susseguente al
reato;
4. dalle condizioni di vita individuale, familiare
e sociale del reo.".
 
Art. 59
Formazione dei mediatori esperti in programmi di giustizia riparativa

1. La formazione dei mediatori esperti assicura l'acquisizione delle conoscenze, competenze, abilita' e dei principi deontologici necessari a svolgere, con imparzialita', indipendenza, sensibilita' ed equiprossimita', i programmi di giustizia riparativa.
2. I mediatori esperti ricevono una formazione iniziale e continua.
3. La formazione iniziale consiste in almeno duecentoquaranta ore, di cui un terzo dedicato alla formazione teorica e due terzi a quella pratica, seguite da almeno cento ore di tirocinio presso uno dei Centri per la giustizia riparativa di cui all'articolo 63.
4. La formazione continua consiste in non meno di trenta ore annuali, dedicate all'aggiornamento teorico e pratico, nonche' allo scambio di prassi nazionali, europee e internazionali.
5. La formazione teorica fornisce conoscenze su principi, teorie e metodi della giustizia riparativa, nonche' nozioni basilari di diritto penale, diritto processuale penale, diritto penitenziario, diritto minorile, criminologia, vittimologia e ulteriori materie correlate.
6. La formazione pratica mira a sviluppare capacita' di ascolto e di relazione e a fornire competenze e abilita' necessarie alla gestione degli effetti negativi dei conflitti, con specifica attenzione alle vittime, ai minorenni e alle altre persone vulnerabili.
7. La formazione pratica e quella teorica sono assicurate dai Centri per la giustizia riparativa e dalle Universita' che operano in collaborazione, secondo le rispettive competenze. Ai Centri per la giustizia riparativa e' affidata in particolare la formazione pratica, che viene impartita attraverso mediatori esperti iscritti nell'elenco di cui all'articolo 60 i quali abbiano un'esperienza almeno quinquennale nei servizi per la giustizia riparativa e siano in possesso di comprovate competenze come formatori.
8. L'accesso ai corsi e' subordinato al possesso di un titolo di studio non inferiore alla laurea e al superamento di una prova di ammissione culturale e attitudinale.
9. I partecipanti al corso di formazione acquisiscono la qualifica di mediatore esperto in programmi di giustizia riparativa in seguito al superamento della prova finale teorico-pratica.
10. Con decreto del Ministro della giustizia, adottato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell'universita' e della ricerca, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono disciplinati le forme e i tempi della formazione pratica e teorica di cui al comma 7, nonche' le modalita' delle prove di cui ai commi 8 e 9. Gli oneri per la partecipazione alle attivita' di formazione ed alla prova finale teorico-pratica sono posti a carico dei partecipanti.
 
Art. 60
Requisiti per l'esercizio dell'attivita' di mediatore esperto. Elenco
dei mediatori esperti

1. Oltre alla qualifica di cui all'articolo 59, comma 9, per l'esercizio dell'attivita' di mediatore esperto in programmi di giustizia riparativa e' necessario l'inserimento nell'elenco di cui al comma 2.
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell'universita' e della ricerca, da adottarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, e' istituito presso il Ministero della giustizia l'elenco dei mediatori esperti. L'elenco contiene i nominativi dei mediatori esperti, con l'indicazione della eventuale qualifica di formatori. Il decreto stabilisce anche i criteri per la valutazione delle esperienze e delle competenze dei mediatori esperti, al fine dell'ammissione allo svolgimento dell'attivita' di formazione, nonche' i criteri per l'iscrizione e la cancellazione, anche per motivi sopravvenuti, dall'elenco, le modalita' di revisione dell'elenco, nonche' la data a decorrere dalla quale la partecipazione all'attivita' di formazione di cui all'articolo 59 costituisce requisito obbligatorio per l'esercizio dell'attivita' di mediatore esperto. Lo stesso decreto disciplina le incompatibilita' con l'esercizio dell'attivita' di mediatore esperto, nonche' i requisiti di onorabilita' e l'eventuale contributo per l'iscrizione nell'elenco.
3. L'istituzione e la tenuta dell'elenco di cui al comma 2 avvengono nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali gia' esistenti e disponibili a legislazione vigente, presso il Ministero della giustizia, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.
 
Art. 61
Coordinamento dei servizi e Conferenza nazionale per la giustizia
riparativa

1. Il Ministero della giustizia provvede al coordinamento nazionale dei servizi per la giustizia riparativa, esercitando le funzioni di programmazione delle risorse, di proposta dei livelli essenziali delle prestazioni e di monitoraggio dei servizi erogati. A tali fini si avvale della Conferenza nazionale per la giustizia riparativa.
2. La Conferenza nazionale e' presieduta dal Ministro della giustizia o da un suo delegato. Ad essa partecipano un rappresentante per ogni Regione o Provincia autonoma, un sindaco o un suo delegato per ciascuna Regione o Provincia autonoma, designato dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani, un rappresentante della Cassa delle ammende e sei esperti con funzioni di consulenza tecnico-scientifica.
3. La Conferenza nazionale e' convocata annualmente dal Ministro della giustizia o da un suo delegato e si svolge mediante videoconferenza.
4. La Conferenza redige annualmente una relazione sullo stato della giustizia riparativa in Italia, che viene presentata al Parlamento dal Ministro della giustizia.
5. Gli esperti di cui al comma 2 sono nominati con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'universita' e della ricerca, tra personalita' di riconosciuta competenza ed esperienza nell'ambito della giustizia riparativa, tenuto conto della necessita' di assicurare una equilibrata rappresentanza di mediatori esperti e di docenti universitari. L'incarico di esperto ha durata biennale, con possibilita' di rinnovo per un ulteriore biennio.
6. All'attuazione delle attivita' di cui al presente articolo le amministrazioni provvedono con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La partecipazione alle attivita' della Conferenza nazionale per la giustizia riparativa non da' diritto a compensi, gettoni, emolumenti, indennita' o rimborsi di spese di qualunque natura o comunque denominati.
 
Art. 62

Livelli essenziali delle prestazioni

1. Mediante intesa assunta nella Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono stabiliti i livelli essenziali e uniformi delle prestazioni dei servizi per la giustizia riparativa, in conformita' ai principi e alle garanzie stabiliti dal presente decreto, nel limite delle disponibilita' del fondo di cui all'articolo 67, comma 1.

Note all'art. 62:
- Per l'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281 (Definizione ed ampliamento delle attribuzioni
della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed
unificazione, per le materie ed i compiti di interesse
comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la
Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali) si vedano le
note alle premesse del presente decreto.
 
Art. 63
Istituzione dei Centri per la giustizia riparativa e Conferenza
locale per la giustizia riparativa

1. I Centri per la giustizia riparativa sono istituiti presso gli enti locali, individuati a norma del presente articolo.
2. Per ciascun distretto di Corte di appello e' istituita la Conferenza locale per la giustizia riparativa cui partecipano, attraverso propri rappresentanti:
a) il Ministero della giustizia;
b) le Regioni o le Province autonome sul territorio delle quali si estende il distretto della Corte di appello;
c) le Province o le Citta' metropolitane sul territorio delle quali si estende il distretto della Corte di appello;
d) i Comuni, sedi di uffici giudiziari, compresi nel distretto di Corte di appello;
e) ogni altro Comune, compreso nel distretto di Corte di appello, presso il quale sono in atto esperienze di giustizia riparativa.
3. La Conferenza locale e' convocata dal Ministro della giustizia o da un suo delegato, con cadenza almeno annuale.
4. La Conferenza locale e' coordinata dal Ministro della giustizia o da un suo delegato e si svolge mediante videoconferenza.
5. La Conferenza locale per la giustizia riparativa, previa ricognizione delle esperienze di giustizia riparativa in atto, sentiti gli esperti di cui all'articolo 61, comma 2, il Presidente della Corte di appello, il Procuratore generale presso la Corte di appello e il Presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati del Comune sede dell'ufficio di Corte di appello, anche in rappresentanza degli Ordini distrettuali, individua, mediante protocollo d'intesa, in relazione alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili, uno o piu' enti locali cui affidare l'istituzione e la gestione dei Centri per la giustizia riparativa in base ai seguenti criteri:
a) il fabbisogno di servizi sul territorio;
b) la necessita' che l'insieme dei Centri assicuri per tutto il distretto, su base territoriale o funzionale, l'offerta dell'intera gamma dei programmi di giustizia riparativa;
c) la necessita' che i Centri assicurino, nello svolgimento dei servizi, i livelli essenziali delle prestazioni e il rispetto dei principi e delle garanzie stabiliti dal presente decreto.
6. All'attuazione delle attivita' di cui al presente articolo le amministrazioni provvedono con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La partecipazione alle attivita' della Conferenza locale per la giustizia riparativa non da' diritto a compensi, gettoni, emolumenti, indennita' o rimborsi di spese di qualunque natura o comunque denominati.
 
Art. 64

Forme di gestione

1. I Centri per la giustizia riparativa assicurano, nello svolgimento dei servizi, i livelli essenziali e uniformi di cui all'articolo 62.
2. I Centri possono avvalersi di mediatori esperti dell'ente locale di riferimento. Possono, altresi', dotarsi di mediatori esperti mediante la stipula di contratti di appalto ai sensi degli articoli 140 e seguenti del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, ovvero avvalendosi di enti del terzo settore ai sensi dell'articolo 55 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, o mediante una convenzione stipulata ai sensi dell'articolo 56 del medesimo decreto.
3. Nel contratto di appalto o nella convenzione sono indicati, tra l'altro, le caratteristiche e le modalita' di svolgimento dei programmi di giustizia riparativa, la durata, gli obblighi e le modalita' di copertura assicurativa, i rapporti finanziari, le forme del controllo amministrativo dell'ente locale di riferimento, i casi di decadenza e di risoluzione per inadempimento, tra i quali il mancato rispetto dei principi e delle garanzie disciplinati nel presente decreto.
4. In ogni caso, il personale che svolge i programmi di giustizia riparativa deve possedere la qualifica di mediatore esperto ed essere inserito nell'elenco di cui all'articolo 60, comma 2.

Note all'art. 64:
- Si riporta il testo degli articoli 140 e 141 del
decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei
contratti pubblici):
"Art. 140 (Norme applicabili ai servizi sociali e ad
altri servizi specifici dei settori speciali). - 1. Gli
appalti di servizi sociali e di altri servizi specifici di
cui all'allegato IX sono aggiudicati in applicazione degli
articoli 142, 143, 144, salvo quanto disposto nel presente
articolo e fermo restando quanto previsto dal titolo VII
del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117. Le
disposizioni di cui all'articolo 142, comma 5-octies, si
applicano ai servizi di cui all'articolo 142, comma 5-bis,
nei settori speciali di importo inferiore alla soglia di
cui all'articolo 35, comma 2, lettera c). Per quanto
riguarda la disciplina della pubblicazione degli avvisi e
dei bandi, gli enti aggiudicatori che intendono procedere
all'aggiudicazione di un appalto per i servizi di cui al
presente comma rendono nota tale intenzione con una delle
seguenti modalita':
a) mediante un avviso di gara;
b) mediante un avviso periodico indicativo, che
viene pubblicato in maniera continuativa. L'avviso
periodico indicativo si riferisce specificamente ai tipi di
servizi che saranno oggetto degli appalti da aggiudicare.
Esso indica che gli appalti saranno aggiudicati senza
successiva pubblicazione e invita gli operatori economici
interessati a manifestare il proprio interesse per
iscritto;
c) mediante un avviso sull'esistenza di un sistema
di qualificazione che viene pubblicato in maniera
continuativa.
2. Il comma 1 non si applica allorche' una procedura
negoziata senza previo avviso di gara sia stata utilizzata,
conformemente all'articolo 63, per l'aggiudicazione di
appalti pubblici di servizi.
3. Gli enti aggiudicatori che hanno aggiudicato un
appalto per i servizi di cui al presente articolo ne
rendono noto il risultato mediante un avviso di
aggiudicazione. Essi possono tuttavia raggruppare detti
avvisi su base trimestrale. In tal caso essi inviano gli
avvisi raggruppati al piu' tardi trenta giorni dopo la fine
di ogni trimestre.
4. I bandi e gli avvisi di gara di cui al presente
articolo contengono le informazioni di cui all'allegato
XIV, parte III, conformemente ai modelli di formulari
stabiliti dalla Commissione europea mediante atti di
esecuzione. Gli avvisi di cui al presente articolo sono
pubblicati conformemente all'articolo 130."
"Art. 141 (Norme applicabili ai concorsi di
progettazione e di idee nei settori speciali). - 1. Ai
concorsi di progettazione e di idee nei settori speciali si
applicano le disposizioni di cui agli articoli 152, commi
1, 2, 3 e 5, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 153,
comma 1, 154, commi 1, 2, 4 e 5, 155 e 156.
2. Gli enti aggiudicatori che hanno indetto un
concorso di progettazione inviano un avviso sui risultati
del concorso.
3. Il bando di concorso contiene le informazioni
indicate nell'allegato XIX e l'avviso sui risultati di un
concorso contiene le informazioni indicate nell'allegato XX
nel formato stabilito per i modelli di formulari. Tali
modelli di formulari sono stabiliti dalla Commissione
europea mediante atti di esecuzione.
4. L'avviso sui risultati di un concorso di
progettazione e' trasmesso all'Ufficio delle pubblicazioni
dell'Unione europea entro trenta giorni dalla chiusura del
medesimo. Si applica l'articolo 153, comma 2, secondo
periodo.
5. L'articolo 130, commi da 2 a 6 si applica anche
agli avvisi relativi ai concorsi di progettazione.".
- Si riporta il testo degli articoli 55 e 56 del
decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (Codice del Terzo
settore, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera b),
della legge 6 giugno 2016, n. 106):
"Art. 55 (Coinvolgimento degli enti del Terzo
settore). - 1. In attuazione dei principi di
sussidiarieta', cooperazione, efficacia, efficienza ed
economicita', omogeneita', copertura finanziaria e
patrimoniale, responsabilita' ed unicita'
dell'amministrazione, autonomia organizzativa e
regolamentare, le amministrazioni pubbliche di cui
all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, nell'esercizio delle proprie funzioni di
programmazione e organizzazione a livello territoriale
degli interventi e dei servizi nei settori di attivita' di
cui all'articolo 5, assicurano il coinvolgimento attivo
degli enti del Terzo settore, attraverso forme di
co-programmazione e co-progettazione e accreditamento,
poste in essere nel rispetto dei principi della legge 7
agosto 1990, n. 241, nonche' delle norme che disciplinano
specifici procedimenti ed in particolare di quelle relative
alla programmazione sociale di zona.
2. La co-programmazione e' finalizzata
all'individuazione, da parte della pubblica amministrazione
procedente, dei bisogni da soddisfare, degli interventi a
tal fine necessari, delle modalita' di realizzazione degli
stessi e delle risorse disponibili.
3. La co-progettazione e' finalizzata alla
definizione ed eventualmente alla realizzazione di
specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati
a soddisfare bisogni definiti, alla luce degli strumenti di
programmazione di cui comma 2.
4. Ai fini di cui al comma 3, l'individuazione degli
enti del Terzo settore con cui attivare il partenariato
avviene anche mediante forme di accreditamento nel rispetto
dei principi di trasparenza, imparzialita', partecipazione
e parita' di trattamento, previa definizione, da parte
della pubblica amministrazione procedente, degli obiettivi
generali e specifici dell'intervento, della durata e delle
caratteristiche essenziali dello stesso nonche' dei criteri
e delle modalita' per l'individuazione degli enti partner."
"Art. 56 (Convenzioni). - 1. Le amministrazioni
pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono sottoscrivere
con le organizzazioni di volontariato e le associazioni di
promozione sociale, iscritte da almeno sei mesi nel
Registro unico nazionale del Terzo settore, convenzioni
finalizzate allo svolgimento in favore di terzi di
attivita' o servizi sociali di interesse generale, se piu'
favorevoli rispetto al ricorso al mercato.
2. Le convenzioni di cui al comma 1 possono prevedere
esclusivamente il rimborso alle organizzazioni di
volontariato e alle associazioni di promozione sociale
delle spese effettivamente sostenute e documentate.
3. L'individuazione delle organizzazioni di
volontariato e delle associazioni di promozione sociale con
cui stipulare la convenzione e' fatta nel rispetto dei
principi di imparzialita', pubblicita', trasparenza,
partecipazione e parita' di trattamento, mediante procedure
comparative riservate alle medesime. Le organizzazioni di
volontariato e le associazioni di promozione sociale devono
essere in possesso dei requisiti di moralita'
professionale, e dimostrare adeguata attitudine, da
valutarsi in riferimento alla struttura, all'attivita'
concretamente svolta, alle finalita' perseguite, al numero
degli aderenti, alle risorse a disposizione e alla
capacita' tecnica e professionale, intesa come concreta
capacita' di operare e realizzare l'attivita' oggetto di
convenzione, da valutarsi anche con riferimento
all'esperienza maturata, all'organizzazione, alla
formazione e all'aggiornamento dei volontari.
3-bis. Le amministrazioni procedenti pubblicano sui
propri siti informatici gli atti di indizione dei
procedimenti di cui al presente articolo e i relativi
provvedimenti finali. I medesimi atti devono altresi'
formare oggetto di pubblicazione da parte delle
amministrazioni procedenti nella sezione "Amministrazione
trasparente", con l'applicazione delle disposizioni di cui
al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33.
4. Le convenzioni devono contenere disposizioni
dirette a garantire l'esistenza delle condizioni necessarie
a svolgere con continuita' le attivita' oggetto della
convenzione, nonche' il rispetto dei diritti e della
dignita' degli utenti, e, ove previsti dalla normativa
nazionale o regionale, degli standard organizzativi e
strutturali di legge. Devono inoltre prevedere la durata
del rapporto convenzionale, il contenuto e le modalita'
dell'intervento volontario, il numero e l'eventuale
qualifica professionale delle persone impegnate nelle
attivita' convenzionate, le modalita' di coordinamento dei
volontari e dei lavoratori con gli operatori dei servizi
pubblici, le coperture assicurative di cui all'articolo 18,
i rapporti finanziari riguardanti le spese da ammettere a
rimborso fra le quali devono figurare necessariamente gli
oneri relativi alla copertura assicurativa, le modalita' di
risoluzione del rapporto, forme di verifica delle
prestazioni e di controllo della loro qualita', la verifica
dei reciproci adempimenti nonche' le modalita' di rimborso
delle spese, nel rispetto del principio dell'effettivita'
delle stesse, con esclusione di qualsiasi attribuzione a
titolo di maggiorazione, accantonamento, ricarico o simili,
e con la limitazione del rimborso dei costi indiretti alla
quota parte imputabile direttamente all'attivita' oggetto
della convenzione.".
 
Art. 65

Trattamento dei dati personali

1. I Centri per la giustizia riparativa trattano i dati personali, anche appartenenti alle categorie di cui agli articoli 9 e 10 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, strettamente necessari all'esercizio delle competenze e al raggiungimento degli scopi di cui al presente decreto, per le finalita' di rilevante interesse pubblico di cui all'articolo 2-sexies, comma 2, lettera q), del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e assumono la qualita' di titolari del trattamento.
2. Il trattamento e' effettuato nel rispetto del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, e del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
3. Le tipologie dei dati che possono essere trattati, le categorie di interessati, i soggetti cui possono essere comunicati i dati personali, le operazioni di trattamento, nonche' le misure appropriate e specifiche per tutelare i diritti degli interessati sono definiti con decreto del Ministro della giustizia, da adottarsi, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, nel termine di un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Note all'art. 65:
- Si riporta il testo dell'articolo 2-sexies, comma 2,
lettera q), del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
(Codice in materia di protezione dei dati personali,
recante disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento
nazionale al regolamento (UE) n. 2016/679 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla
protezione delle persone fisiche con riguardo al
trattamento dei dati personali, nonche' alla libera
circolazione di tali dati e che abroga la direttiva
95/46/CE):
"Art. 2-sexies (Trattamento di categorie particolari
di dati personali necessario per motivi di interesse
pubblico rilevante). - 1.-1-bis. (Omissis).
2. Fermo quanto previsto dal comma 1, si considera
rilevante l'interesse pubblico relativo a trattamenti
effettuati da soggetti che svolgono compiti di interesse
pubblico o connessi all'esercizio di pubblici poteri nelle
seguenti materie:
da a) a p) (Omissis);
q) attivita' sanzionatorie e di tutela in sede
amministrativa o giudiziaria;
da r) a dd) (Omissis).
3. (Omissis).".
- Si riporta il testo dell'articolo 17, comma 3, della
legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell'attivita' di
Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
ministri).
"Art. 17 (Regolamenti). - 1. e 2. (Omissis).
3. Con decreto ministeriale possono essere adottati
regolamenti nelle materie di competenza del Ministro o di
autorita' sottordinate al Ministro, quando la legge
espressamente conferisca tale potere. Tali regolamenti, per
materie di competenza di piu' ministri, possono essere
adottati con decreti interministeriali, ferma restando la
necessita' di apposita autorizzazione da parte della legge.
I regolamenti ministeriali ed interministeriali non possono
dettare norme contrarie a quelle dei regolamenti emanati
dal Governo. Essi debbono essere comunicati al Presidente
del Consiglio dei ministri prima della loro emanazione.
4. - 4-ter. (Omissis).".
 
Art. 66

Vigilanza del Ministero della giustizia

1. La Conferenza locale presenta annualmente al Ministero della giustizia una relazione sull'attivita' svolta. E', in ogni caso, nella facolta' del Ministero di richiedere in qualunque momento informazioni sullo stato dei servizi per la giustizia riparativa.
2. Le informazioni acquisite sono valutate ai fini delle determinazioni da assumere ai sensi dell'articolo 67, comma 1.
 
Art. 67

Finanziamento

1. Nello stato di previsione del Ministero della giustizia e' istituito un Fondo per il finanziamento di interventi in materia di giustizia riparativa, con una dotazione di euro 4.438.524 annui a decorrere dall'anno 2022. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, acquisito il parere della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e' stabilita ogni anno la quota da trasferire agli enti di cui all'articolo 63, comma 5, per il funzionamento dei Centri per la giustizia riparativa e per la prestazione dei relativi servizi, nel limite delle disponibilita' del fondo istituito ai sensi del presente comma.
2. Le Regioni e le Province autonome, le Citta' metropolitane, le Province, i Comuni e la Cassa delle Ammende, nel quadro delle rispettive politiche e competenze, possono concorrere, nei limiti delle risorse disponibili nell'ambito dei propri bilanci, al finanziamento dei programmi di giustizia riparativa.
3. Nel limite delle disponibilita' del fondo di cui al comma 1, fermo restando il finanziamento degli interventi necessari a garantire i livelli essenziali delle prestazioni di giustizia riparativa, la determinazione degli importi da assegnare agli enti di cui all'articolo 63, comma 5, tiene conto, sulla base di criteri di proporzionalita', dell'ammontare delle risorse proprie annualmente impiegate dagli stessi enti per il finanziamento dei programmi di giustizia riparativa, opportunamente documentati e rendicontati alla Conferenza nazionale di cui all'articolo 61.
4. Agli oneri di cui al comma 1, pari a euro 4.438.524 annui a decorrere dall'anno 2022, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per l'attuazione della delega per l'efficienza del processo penale di cui all'articolo 1, comma 19, della legge 27 settembre 2021, n. 134.
5. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Note all'art. 67:
- Per l'articolo 8 del citato decreto legislativo 28
agosto 1997, n. 281, si vedano le note alle premesse del
presente decreto.
- Si riporta il testo dell'articolo 1, comma 19, della
citata legge 27 settembre 2021, n. 134:
"Art. 1 (Delega al Governo per la modifica del codice
di procedura penale, delle norme di attuazione del codice
di procedura penale, del codice penale e della collegata
legislazione speciale nonche' delle disposizioni
dell'ordinamento giudiziario in materia di progetti
organizzativi delle procure della Repubblica, per la
revisione del regime sanzionatorio dei reati e per
l'introduzione di una disciplina organica della giustizia
riparativa e di una disciplina organica dell'ufficio per il
processo penale). - (Omissis).
19. Per l'attuazione delle disposizioni di cui al
comma 18 e' autorizzata la spesa di 4.438.524 euro annui a
decorrere dall'anno 2022, cui si provvede mediante
corrispondente riduzione delle proiezioni dello
stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto,
ai fini del bilancio triennale 2021-2023, nell'ambito del
programma «Fondi di riserva e speciali» della missione
«Fondi da ripartire» dello stato di previsione del
Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2021,
allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento
relativo al Ministero della giustizia.
(Omissis).".
 
Art. 68

Modifiche al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231

1. All'articolo 64, comma 1, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, le parole «sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «un anno».

Note all'art. 68:
- Si riporta il testo dell'articolo 64 del decreto
legislativo 8 giugno 2001, n. 231 (Disciplina della
responsabilita' amministrativa delle persone giuridiche,
delle societa' e delle associazioni anche prive di
personalita' giuridica, a norma dell'articolo 11 della
legge 29 settembre 2000, n. 300), come modificato dal
presente decreto:
"Art. 64 (Procedimento per decreto). - 1. Il pubblico
ministero, quando ritiene che si debba applicare la sola
sanzione pecuniaria, puo' presentare al giudice per le
indagini preliminari, entro un anno dalla data
dell'annotazione dell'illecito amministrativo nel registro
di cui all'articolo 55 e previa trasmissione del fascicolo,
richiesta motivata di emissione del decreto di applicazione
della sanzione pecuniaria, indicandone la misura.
2. Il pubblico ministero puo' chiedere l'applicazione
di una sanzione pecuniaria diminuita sino alla meta'
rispetto al minimo dell'importo applicabile.
3. Il giudice, quando non accoglie la richiesta, se
non deve pronunciare sentenza di esclusione della
responsabilita' dell'ente, restituisce gli atti al pubblico
ministero.
4. Si osservano le disposizioni del titolo V del
libro sesto e dell'articolo 557 del codice di procedura
penale, in quanto compatibili.".
 
Art. 69

Modifiche in materia di giustizia digitale

1. All'articolo 16 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 4, il secondo periodo e' sostituito dal seguente: «Allo stesso modo si procede per le notificazioni da eseguire a norma dell'articolo 148, comma 1, del codice di procedura penale.»;
b) al comma 6, dopo le parole «ai soggetti» sono inserite le seguenti: «diversi dall'imputato»;
c) dopo il comma 7, e' inserito il seguente: «7-bis. Nei procedimenti penali quando l'imputato o le altre parti private dichiarano domicilio presso un indirizzo di posta elettronica certificata non risultante da pubblici elenchi, le comunicazioni e notificazioni a cura della cancelleria o della segreteria si effettuano ai sensi del comma 4. Nelle ipotesi di mancata consegna dei messaggi di posta elettronica certificata per cause non imputabili al destinatario, si applicano per l'imputato le disposizioni di cui all'articolo 161, comma 4, del codice di procedura penale e per le altre parti private le disposizioni di cui al comma 6 del presente decreto.»;
d) il comma 8 e' sostituito dal seguente: «8. Quando non e' possibile procedere ai sensi del comma 4 per causa non imputabile al destinatario, nei procedimenti civili si applicano l'articolo 136, terzo comma, e gli articoli 137 e seguenti del codice di procedura civile e, nei procedimenti penali, le disposizioni dell'articolo 148, comma 4, del codice di procedura penale.».

Note all'art. 69:
- Si riporta il testo dell'articolo 16 del
decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (Ulteriori misure
urgenti per la crescita del Paese), convertito con
modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, come
modificato dal presente decreto:
"Art. 16 (Biglietti di cancelleria, comunicazioni e
notificazioni per via telematica). - 1.All'articolo 136,
primo comma, del codice di procedura civile, le parole: «in
carta non bollata» sono soppresse.
2. All'articolo 149-bis, secondo comma, del codice di
procedura civile, dopo le parole: «pubblici elenchi» sono
inserite le seguenti: «o comunque accessibili alle
pubbliche amministrazioni».
3. All'articolo 45 delle disposizioni per
l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni
transitorie sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo comma sono premesse le seguenti parole:
«Quando viene redatto su supporto cartaceo»;
b) al secondo comma le parole: «Esse contengono»
sono sostituite dalle seguenti: «Il biglietto contiene»;
c) al secondo comma le parole: «ed il nome delle
parti» sono sostituite dalle seguenti: «il nome delle parti
ed il testo integrale del provvedimento comunicato»;
d) dopo il terzo comma e' aggiunto il seguente:
«Quando viene trasmesso a mezzo posta elettronica
certificata il biglietto di cancelleria e' costituito dal
messaggio di posta elettronica certificata, formato ed
inviato nel rispetto della normativa, anche regolamentare,
concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti
informatici.».
4. Nei procedimenti civili e in quelli davanti al
Consiglio nazionale forense in sede giurisdizionale le
comunicazioni e le notificazioni a cura della cancelleria
sono effettuate esclusivamente per via telematica
all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante
da pubblici elenchi o comunque accessibili alle pubbliche
amministrazioni, secondo la normativa, anche regolamentare,
concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la
ricezione dei documenti informatici. Allo stesso modo si
procede per le notificazioni da eseguire a norma
dell'articolo 148, comma 1, del codice di procedura penale.
La relazione di notificazione e' redatta in forma
automatica dai sistemi informatici in dotazione alla
cancelleria.
5. La notificazione o comunicazione che contiene dati
sensibili e' effettuata solo per estratto con contestuale
messa a disposizione, sul sito internet individuato
dall'amministrazione, dell'atto integrale cui il
destinatario accede mediante gli strumenti di cui
all'articolo 64 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n.
82.
6. Le notificazioni e comunicazioni ai soggetti
diversi dall'imputato per i quali la legge prevede
l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica
certificata, che non hanno provveduto ad istituire o
comunicare il predetto indirizzo, sono eseguite
esclusivamente mediante deposito in cancelleria. Le stesse
modalita' si adottano nelle ipotesi di mancata consegna del
messaggio di posta elettronica certificata per cause
imputabili al destinatario.
7. Nei procedimenti civili nei quali sta in giudizio
personalmente la parte il cui indirizzo di posta
elettronica certificata non risulta da pubblici elenchi, la
stessa puo' indicare l'indirizzo di posta elettronica
certificata al quale vuole ricevere le comunicazioni e
notificazioni relative al procedimento. In tale caso le
comunicazioni e notificazioni a cura della cancelleria, si
effettuano ai sensi del comma 4 e si applicano i commi 6 e
8. Tutte le comunicazioni e le notificazioni alle pubbliche
amministrazioni che stanno in giudizio avvalendosi
direttamente di propri dipendenti sono effettuate
esclusivamente agli indirizzi di posta elettronica
comunicati a norma del comma 12.
7-bis. Nei procedimenti penali quando l'imputato o le
altre parti private dichiarano domicilio presso un
indirizzo di posta elettronica certificata non risultante
da pubblici elenchi, le comunicazioni e notificazioni a
cura della cancelleria o della segreteria si effettuano ai
sensi del comma 4. Nelle ipotesi di mancata consegna dei
messaggi di posta elettronica certificata per cause non
imputabili al destinatario, si applicano per l'imputato le
disposizioni di cui all'articolo 161, comma 4, del codice
di procedura penale e per le altre parti private le
disposizioni di cui al comma 6 del presente decreto.
8. Quando non e' possibile procedere ai sensi del
comma 4 per causa non imputabile al destinatario, nei
procedimenti civili si applicano l'articolo 136, terzo
comma, e gli articoli 137 e seguenti del codice di
procedura civile e, nei procedimenti penali, le
disposizioni dell'articolo 148, comma 4, del codice di
procedura penale.
9. Le disposizioni dei commi da 4 a 8 acquistano
efficacia:
a) a decorrere dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, per le comunicazioni e le notificazioni a
cura della cancelleria di cui sono destinatari i difensori,
nei procedimenti civili pendenti dinanzi ai tribunali e
alle corti d'appello che, alla predetta data sono gia'
stati individuati dai decreti ministeriali previsti
dall'articolo 51, comma 2, del decreto-legge 25 giugno
2008, n. 112 convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133;
b) a decorrere dal sessantesimo giorno successivo
alla data di entrata in vigore della legge di conversione
del presente decreto per le comunicazioni e le
notificazioni di cui alla lettera a), per i procedimenti
civili pendenti dinanzi ai tribunali ed alle corti di
appello che alla data di entrata in vigore del presente
decreto non sono stati individuati dai decreti ministeriali
previsti dall'articolo 51, comma 2, del decreto-legge 25
giugno 2008, n. 112 convertito, con modificazioni, dalla
legge 6 agosto 2008, n. 133;
c) a decorrere dal trecentesimo giorno successivo
alla data di entrata in vigore della legge di conversione
del presente decreto per le comunicazioni e le
notificazioni di cui ai commi 4 e 7, dirette a destinatari
diversi dai difensori nei procedimenti civili pendenti
dinanzi ai tribunali ed alle corti di appello;
c-bis) a decorrere dal 15 dicembre 2014 per le
notificazioni a persona diversa dall'imputato a norma degli
articoli 148, comma 2-bis, 149, 150 e 151, comma 2, del
codice di procedura penale nei procedimenti dinanzi ai
tribunali e alle corti di appello;
d) a decorrere dal quindicesimo giorno successivo a
quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana dei decreti di cui al comma 10 per gli
uffici giudiziari diversi dai tribunali e dalle corti
d'appello.
10. Con uno o piu' decreti aventi natura non
regolamentare, sentiti l'Avvocatura generale dello Stato,
il Consiglio nazionale forense e i consigli dell'ordine
degli avvocati interessati, il Ministro della giustizia,
previa verifica, accerta la funzionalita' dei servizi di
comunicazione, individuando:
a) gli uffici giudiziari diversi dai tribunali e
dalle corti di appello nei quali trovano applicazione le
disposizioni del presente articolo;
b) gli uffici giudiziari in cui le stesse
disposizioni operano per le notificazioni a persona diversa
dall'imputato a norma degli articoli 148, comma 2-bis, 149,
150 e 151, comma 2, del codice di procedura penale.
11. I commi da 1 a 4 dell'articolo 51 del
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono
abrogati.
12. Al fine di favorire le comunicazioni e
notificazioni per via telematica alle pubbliche
amministrazioni, le amministrazioni pubbliche di cui
all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, e successive modificazioni, comunicano al
Ministero della giustizia, con le regole tecniche adottate
ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 29
dicembre 2009, n. 193, convertito, con modificazioni, dalla
legge 22 febbraio 2010, n. 24, entro il 30 novembre 2014
l'indirizzo di posta elettronica certificata conforme a
quanto previsto dal d.P.R. 11 febbraio 2005, n. 68, e
successive modificazioni, a cui ricevere le comunicazioni e
notificazioni. L'elenco formato dal Ministero della
giustizia e' consultabile solo dagli uffici giudiziari,
dagli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti, e dagli
avvocati.
13. In caso di mancata comunicazione entro il termine
di cui al comma 12, si applicano i commi 6 e 8.
14. All'articolo 40 del testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di
spese di giustizia, di cui al d.P.R. 30 maggio 2002, n.
115, dopo il comma 1-bis e' aggiunto, in fine, il seguente:
«1-ter. L'importo del diritto di copia, aumentato di dieci
volte, e' dovuto per gli atti comunicati o notificati in
cancelleria nei casi in cui la comunicazione o la
notificazione al destinatario non si e' resa possibile per
causa a lui imputabile.».
15. Per l'adeguamento dei sistemi informativi
hardware e software presso gli uffici giudiziari nonche'
per la manutenzione dei relativi servizi e per gli oneri
connessi alla formazione del personale amministrativo e'
autorizzata la spesa di euro 1.320.000,00 per l'anno 2012 e
di euro 1.500.000 a decorrere dall'anno 2013.
16. Al relativo onere si provvede con quota parte
delle maggiori entrate derivanti dall'applicazione delle
disposizioni di cui all'articolo 28, comma 2, della legge
12 novembre 2011, n. 183, che sono conseguentemente
iscritte nello stato di previsione dell'entrata ed in
quello del Ministero della giustizia.
17. Il Ministro dell'economia e delle finanze e'
autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti
variazioni di bilancio.".
 
Art. 70

Modifiche alla legge 30 aprile 1962, n. 283

1. Alla legge 30 aprile 1962, n. 283, dopo l'articolo 12-bis, sono inseriti i seguenti:
«Art. 12-ter(Estinzione delle contravvenzioni per adempimento di prescrizioni impartite dall'organo accertatore). - Salvo che concorrano con uno o piu' delitti, alle contravvenzioni previste dalla presente legge e da altre disposizioni aventi forza di legge, in materia di igiene, produzione, tracciabilita' e vendita di alimenti e bevande, che hanno cagionato un danno o un pericolo suscettibile di elisione mediante condotte ripristinatorie o risarcitorie e per le quali sia prevista la pena della sola ammenda, ovvero la pena dell'ammenda, alternativa o congiunta a quella dell'arresto, si applicano le disposizioni del presente articolo e degli articoli 12-quater, 12-quinquies, 12- sexies, 12-septies, 12-octies e 12-nonies.
Per consentire l'estinzione della contravvenzione ed eliderne le conseguenze dannose o pericolose, l'organo accertatore, nell'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria di cui all'articolo 55 del codice di procedura penale, ovvero la polizia giudiziaria, impartisce al contravventore un'apposita prescrizione, fissando per la regolarizzazione un termine non eccedente il periodo di tempo tecnicamente necessario e comunque non superiore a sei mesi. In presenza di specifiche e documentate circostanze non imputabili al contravventore, che determinino un ritardo nella regolarizzazione, il termine puo' essere prorogato per una sola volta, a richiesta del contravventore, per un periodo non superiore a ulteriori sei mesi, con provvedimento motivato che e' comunicato immediatamente al pubblico ministero.
Copia della prescrizione e' notificata o comunicata anche al rappresentante legale dell'ente nell'ambito o al servizio del quale opera il contravventore.
Con la prescrizione l'organo accertatore puo' imporre, anche con riferimento al contesto produttivo, organizzativo, commerciale o comunque di lavoro, specifiche misure atte a far cessare situazioni di pericolo ovvero la prosecuzione di attivita' potenzialmente pericolose per la sicurezza, l'igiene alimentare e la salute pubblica.
Resta in ogni caso fermo l'obbligo dell'organo accertatore di riferire al pubblico ministero la notizia di reato relativa alla contravvenzione, ai sensi dell'articolo 347 del codice di procedura penale, e di trasmettere il verbale con cui sono state impartite le prescrizioni.
Il pubblico ministero, quando lo ritiene necessario, puo' disporre con decreto che l'organo che ha impartito le prescrizioni apporti modifiche alle stesse.
Art. 12-quater(Verifica dell'adempimento e ammissione al pagamento in sede amministrativa). - Entro trenta giorni dalla scadenza del termine fissato, l'organo che ha impartito le prescrizioni verifica se la violazione e' stata eliminata secondo le modalita' e nel termine indicati nella prescrizione.
Quando la prescrizione e' adempiuta, l'organo accertatore ammette il contravventore a pagare in sede amministrativa, nel termine di trenta giorni, una somma pari ad un sesto del massimo dell'ammenda stabilita per la contravvenzione commessa, ai fini dell'estinzione del reato, destinata all'entrata del bilancio dello Stato.
Al piu' tardi entro sessanta giorni dalla scadenza del termine fissato per il pagamento, l'organo accertatore comunica al pubblico ministero l'adempimento della prescrizione nonche' il pagamento della somma di denaro.
Quando la prescrizione non e' adempiuta, o la somma di denaro non e' stata pagata, l'organo accertatore ne da' comunicazione al pubblico ministero e al contravventore entro e non oltre sessanta giorni dalla scadenza del termine fissato nella stessa prescrizione.
Art. 12-quinquies (Prestazione di lavoro di pubblica utilita' in alternativa al pagamento in sede amministrativa). - Entro il termine previsto dal secondo comma dell'articolo 12-quater, il contravventore che, per le proprie condizioni economiche e patrimoniali, sia impossibilitato a provvedere al pagamento della somma di denaro, puo' richiedere al pubblico ministero, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, di svolgere in alternativa lavoro di pubblica utilita' presso lo Stato, le Regioni, le Citta' metropolitane, le Province, i Comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato. L'impossibilita' di provvedere al pagamento e' comprovata con dichiarazione sostitutiva di certificazione sottoscritta dal contravventore ai sensi dell'articolo 46, comma 1, lettera o), del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.
La richiesta di cui al primo comma e' comunicata all'organo accertatore. Con essa e' depositata la documentazione attestante la manifestazione di disponibilita' dell'ente a impiegare il contravventore nello svolgimento di lavoro di pubblica utilita'.
La durata e il termine per iniziare e per concludere il lavoro di pubblica utilita' sono determinati dal pubblico ministero con decreto notificato al contravventore e comunicato all'organo accertatore, nonche' all'autorita' di pubblica sicurezza incaricata di controllare l'effettivo svolgimento del lavoro di pubblica utilita'. Il ragguaglio ha luogo calcolando 250 euro per ogni giorno di lavoro di pubblica utilita'. Un giorno di lavoro di pubblica utilita' consiste nella prestazione, anche non continuativa, di due ore di lavoro. Il lavoro di pubblica utilita' non puo' avere durata superiore a sei mesi. L'attivita' viene svolta di regola nell'ambito della regione in cui risiede il contravventore e comporta la prestazione di non piu' di sei ore di lavoro settimanale da svolgere con modalita' e tempi che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute del contravventore. Tuttavia, se il contravventore lo richiede, il pubblico ministero puo' ammetterlo a svolgere il lavoro di pubblica utilita' per un tempo superiore. La durata giornaliera della prestazione non puo' comunque oltrepassare le otto ore. Fermo quanto previsto dal presente articolo, le modalita' di svolgimento del lavoro di pubblica utilita' sono determinate dal Ministro della giustizia con decreto d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
Il controllo sull'osservanza degli obblighi connessi al lavoro di pubblica utilita' e' effettuato dall'ufficio di pubblica sicurezza o, in mancanza dell'ufficio di pubblica sicurezza, dal comando dell'Arma dei carabinieri territorialmente competente.
Entro sessanta giorni dalla scadenza del termine previsto per la conclusione del lavoro di pubblica utilita', l'autorita' indicata nel quinto comma comunica all'organo accertatore e al pubblico ministero l'avvenuto svolgimento o meno dell'attivita' lavorativa.
Il contravventore puo' in ogni momento interrompere la prestazione del lavoro di pubblica utilita' pagando una somma di denaro pari a un sesto del massimo dell'ammenda prevista per la contravvenzione, dedotta la somma corrispondente alla durata del lavoro gia' prestato. In tal caso il contravventore attesta l'avvenuto pagamento all'organo accertatore e all'autorita' incaricata dei controlli sullo svolgimento del lavoro di pubblica utilita', che ne da' immediata comunicazione al pubblico ministero.
Art. 12-sexies (Notizie di reato non pervenute dall'organo accertatore). - Se il pubblico ministero prende notizia di una contravvenzione di propria iniziativa, ovvero la riceve da privati o da pubblici ufficiali o incaricati di un pubblico servizio diversi dall'organo accertatore e dalla polizia giudiziaria, ne da' comunicazione all'organo accertatore o alla polizia giudiziaria affinche' provvedano agli adempimenti di cui agli articoli 12-ter e 12-quater.
Nel caso previsto dal primo comma, l'organo accertatore o la polizia giudiziaria informano il pubblico ministero della propria attivita' senza ritardo e, comunque, non oltre sessanta giorni dalla data in cui hanno ricevuto comunicazione della notizia di reato dal pubblico ministero.
Art.12-septies(Sospensione del procedimento penale). - Il procedimento per la contravvenzione e' sospeso dal momento dell'iscrizione della notizia di reato nel registro di cui all'articolo 335 del codice di procedura penale fino al momento in cui il pubblico ministero riceve una delle comunicazioni di cui all'articolo 12-quater, commi terzo e quarto. Nel caso in cui il contravventore abbia richiesto di svolgere il lavoro di pubblica utilita' ai sensi dell'articolo 12-quinquies, il procedimento e' sospeso sino al momento in cui il pubblico ministero riceve una delle comunicazioni di cui all'articolo 12-quinquies, commi sesto e settimo.
Nel caso previsto dall'articolo 12-sexies, primo comma, il procedimento riprende il suo corso quando l'organo accertatore con funzioni di polizia giudiziaria di cui all'articolo 55 del codice di procedura penale ovvero la polizia giudiziaria informano il pubblico ministero che non ritengono di dover impartire una prescrizione, e comunque alla scadenza del termine di cui all'articolo 12-sexies, secondo comma, se l'organo accertatore o la polizia giudiziaria omettono di informare il pubblico ministero delle proprie determinazioni inerenti alla prescrizione. Qualora nel predetto termine l'organo accertatore o la polizia giudiziaria informino il pubblico ministero d'aver impartito una prescrizione, il procedimento rimane sospeso fino al termine indicato dal primo comma del presente articolo.
La sospensione del procedimento non preclude la richiesta di archiviazione. Non impedisce, inoltre, l'assunzione delle prove con incidente probatorio, ne' gli atti urgenti di indagine preliminare, ne' il sequestro preventivo ai sensi degli articoli 321 e seguenti del codice di procedura penale.
Se e' presentata richiesta di archiviazione, l'esecuzione del lavoro di pubblica utilita' e' sospesa fino alla decisione del giudice per le indagini preliminari.
Art. 12-octies (Estinzione del reato e richiesta di archiviazione del procedimento). - La contravvenzione si estingue se il contravventore adempie alla prescrizione impartita dall'organo accertatore o dalla polizia giudiziaria nel termine ivi fissato e provvede al pagamento previsto dall'articolo 12-quater, secondo comma, ovvero presta il lavoro di pubblica utilita' nei modi e nei termini stabiliti dall'articolo 12-quinquies.
Il pubblico ministero richiede l'archiviazione se la contravvenzione e' estinta ai sensi del primo comma.
Art. 12-nonies (Adempimento tardivo della prescrizione). - Se la prescrizione e' adempiuta in un tempo superiore a quello stabilito, la pena e' diminuita. Prima dell'apertura del dibattimento, ovvero prima del decreto di condanna, l'adempimento di cui al comma che precede, ovvero l'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose della contravvenzione con modalita' diverse da quelle indicate dall'organo accertatore, sono valutati ai fini dell'applicazione dell'articolo 162-bis del codice penale. In tal caso, la somma da versare e' ridotta a un quarto del massimo dell'ammenda stabilita per la contravvenzione commessa.».
 
Art. 71

Modifiche alla legge 24 novembre 1981, n. 689

1. Alla legge 24 novembre 1981, n. 689, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) l'articolo 53 e' sostituito dal seguente:
«Art. 53 (Sostituzione delle pene detentive brevi). - Il giudice, nel pronunciare sentenza di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, quando ritiene di dover determinare la durata della pena detentiva entro il limite di quattro anni, puo' sostituire tale pena con quella della semiliberta' o della detenzione domiciliare; quando ritiene di doverla determinare entro il limite di tre anni, puo' sostituirla anche con il lavoro di pubblica utilita'; quando ritiene di doverla determinare entro il limite di un anno, puo' sostituirla altresi' con la pena pecuniaria della specie corrispondente, determinata ai sensi dell'articolo 56-quater.
Con il decreto penale di condanna, il giudice, su richiesta dell'indagato o del condannato, puo' sostituire la pena detentiva determinata entro il limite di un anno, oltre che con la pena pecuniaria, con il lavoro di pubblica utilita'. Si applicano le disposizioni dei commi 1-bis e 1- ter dell'articolo 459 del codice di procedura penale.
Ai fini della determinazione dei limiti di pena detentiva entro i quali possono essere applicate pene sostitutive, si tiene conto della pena aumentata ai sensi dell'articolo 81 del codice penale.»
b) l'articolo 55 e' sostituito dal seguente:
«Art. 55 (Semiliberta' sostitutiva). - La semiliberta' sostitutiva comporta l'obbligo di trascorrere almeno otto ore al giorno in un istituto di pena e di svolgere, per la restante parte del giorno, attivita' di lavoro, di studio, di formazione professionale o comunque utili alla rieducazione ed al reinserimento sociale, secondo il programma di trattamento predisposto e approvato ai sensi dei commi seguenti.
I condannati alla semiliberta' sostitutiva sono assegnati in appositi istituti o nelle apposite sezioni autonome di istituti ordinari, di cui al secondo comma dell'articolo 48 della legge 26 luglio 1975, n. 354, situati nel comune di residenza, di domicilio, di lavoro o di studio del condannato o in un comune vicino. Durante il periodo di permanenza negli istituti o nelle sezioni indicate nel primo periodo, il condannato e' sottoposto alle norme della legge 26 luglio 1975, n. 354, e del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, in quanto compatibili. Nei casi di cui all'articolo 66, il direttore riferisce al magistrato di sorveglianza e all'ufficio di esecuzione penale esterna.
Il semilibero e' sottoposto a un programma di trattamento predisposto dall'ufficio di esecuzione penale esterna ed approvato dal giudice, nel quale sono indicate le ore da trascorrere in istituto e le attivita' da svolgere all'esterno.
L'ufficio di esecuzione penale esterna e' incaricato della vigilanza e dell'assistenza del condannato in liberta', secondo le modalita' previste dall'articolo 118 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230.
Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni previste dall'articolo 101, commi 1, 2 e da 5 a 9, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230. Al condannato alla pena sostitutiva della semiliberta' non si applica l'articolo 120 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.»;
c) l'articolo 56 e' sostituito dal seguente:
«Art. 56 (Detenzione domiciliare sostitutiva). - La detenzione domiciliare sostitutiva comporta l'obbligo di rimanere nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza ovvero in comunita' o in case famiglia protette, per non meno di dodici ore al giorno, avuto riguardo a comprovate esigenze familiari, di studio, di formazione professionale, di lavoro o di salute del condannato. In ogni caso, il condannato puo' lasciare il domicilio per almeno quattro ore al giorno, anche non continuative, per provvedere alle sue indispensabili esigenze di vita e di salute, secondo quanto stabilito dal giudice.
Il giudice dispone la detenzione domiciliare sostitutiva tenendo conto anche del programma di trattamento elaborato dall'ufficio di esecuzione penale esterna, che prende in carico il condannato e che riferisce periodicamente sulla sua condotta e sul percorso di reinserimento sociale.
Il luogo di esecuzione della pena deve assicurare le esigenze di tutela della persona offesa dal reato e non puo' essere un immobile occupato abusivamente. Se il condannato non ha la disponibilita' di un domicilio idoneo, l'ufficio di esecuzione penale esterna predispone il programma di trattamento, individuando soluzioni abitative anche comunitarie adeguate alla detenzione domiciliare.
Il giudice, se lo ritiene necessario per prevenire il pericolo di commissione di altri reati o per tutelare la persona offesa, puo' prescrivere procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, conformi alle caratteristiche funzionali e operative degli apparati di cui le Forze di polizia abbiano l'effettiva disponibilita'. La temporanea indisponibilita' di tali mezzi non puo' ritardare l'inizio della esecuzione della detenzione domiciliare. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 275-bis, commi 2 e 3, del codice di procedura penale.
Si applica, in quanto compatibile, l'articolo 100 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230. Al condannato alla pena sostitutiva della detenzione domiciliare non si applica l'articolo 120 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.»;
d) dopo l'articolo 56, sono inseriti i seguenti:
«Art. 56-bis (Lavoro di pubblica utilita' sostitutivo). - Il lavoro di pubblica utilita' consiste nella prestazione di attivita' non retribuita in favore della collettivita' da svolgere presso lo Stato, le Regioni, le Province, le Citta' metropolitane, i Comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato.
L'attivita' viene svolta di regola nell'ambito della regione in cui risiede il condannato e comporta la prestazione di non meno di sei ore e non piu' di quindici ore di lavoro settimanale da svolgere con modalita' e tempi che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute del condannato. Tuttavia, se il condannato lo richiede, il giudice puo' ammetterlo a svolgere il lavoro di pubblica utilita' per un tempo superiore. La durata giornaliera della prestazione non puo' comunque oltrepassare le otto ore.
Ai fini del computo della pena, un giorno di lavoro di pubblica utilita' consiste nella prestazione di due ore di lavoro.
Fermo quanto previsto dal presente articolo, le modalita' di svolgimento del lavoro di pubblica utilita' sono determinate con decreto del Ministro della giustizia, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
In caso di decreto penale di condanna o di sentenza di applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, il positivo svolgimento del lavoro di pubblica utilita', se accompagnato dal risarcimento del danno o dalla eliminazione delle conseguenze dannose del reato, ove possibili, comporta la revoca della confisca eventualmente disposta, salvi i casi di confisca obbligatoria, anche per equivalente, del prezzo, del profitto o del prodotto del reato ovvero delle cose la cui fabbricazione, uso e porto, detenzione o alienazione costituiscano reato.
Al condannato alla pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilita' non si applica l'articolo 120 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
Art. 56-ter (Prescrizioni comuni). - La semiliberta', la detenzione domiciliare e il lavoro di pubblica utilita' comportano, in ogni caso, le seguenti prescrizioni:
1) il divieto di detenere e portare a qualsiasi titolo armi, munizioni ed esplosivi, anche se e' stata concessa la relativa autorizzazione di polizia;
2) il divieto di frequentare abitualmente, senza giustificato motivo, pregiudicati o persone sottoposte a misure di sicurezza, a misure di prevenzione o comunque persone che espongano concretamente il condannato al rischio di commissione di reati, salvo si tratti di familiari o di altre persone conviventi stabilmente;
3) l'obbligo di permanere nell'ambito territoriale, di regola regionale, stabilito nel provvedimento che applica o da' esecuzione alla pena sostitutiva;
4) il ritiro del passaporto e la sospensione della validita' ai fini dell'espatrio di ogni altro documento equipollente;
5) l'obbligo di conservare, di portare con se' e di presentare ad ogni richiesta degli organi di polizia il provvedimento che applica o da' esecuzione alla pena sostitutiva e l'eventuale provvedimento di modifica delle modalita' di esecuzione della pena, adottato a norma dell'articolo 64.
Al fine di prevenire la commissione di ulteriori reati, il giudice puo' altresi' prescrivere il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Si applica l'articolo 282-ter del codice di procedura penale, in quanto compatibile.
Art. 56-quater (Pena pecuniaria sostitutiva). - Per determinare l'ammontare della pena pecuniaria sostitutiva il giudice individua il valore giornaliero al quale puo' essere assoggettato l'imputato e lo moltiplica per i giorni di pena detentiva. Il valore giornaliero non puo' essere inferiore a 5 euro e superiore a 2.500 euro e corrisponde alla quota di reddito giornaliero che puo' essere impiegata per il pagamento della pena pecuniaria, tenendo conto delle complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell'imputato e del suo nucleo familiare.
Alla sostituzione della pena detentiva con la pena pecuniaria si applica l'articolo 133-ter del codice penale.»;
e) l'articolo 57 e' sostituito dal seguente:
«Art. 57 (Durata ed effetti delle pene sostitutive e criteri di ragguaglio). - La durata della semiliberta' sostitutiva e della detenzione domiciliare sostitutiva e' pari a quella della pena detentiva sostituita. La durata del lavoro di pubblica utilita' corrisponde a quella della pena detentiva sostituita ed e' determinata sulla base dei criteri di cui all'articolo 56-bis. Per ogni effetto giuridico, la semiliberta' sostitutiva, la detenzione domiciliare sostitutiva e il lavoro di pubblica utilita' sostitutivo si considerano come pena detentiva della specie corrispondente a quella della pena sostituita ed un giorno di pena detentiva equivale a un giorno di semiliberta' sostitutiva, di detenzione domiciliare sostitutiva o di lavoro di pubblica utilita' sostitutivo.
La pena pecuniaria si considera sempre come tale, anche se sostitutiva della pena detentiva.»;
f) l'articolo 58 e' sostituito dal seguente:
«Art. 58 (Potere discrezionale del giudice nell'applicazione e nella scelta delle pene sostitutive). - Il giudice, nei limiti fissati dalla legge e tenuto conto dei criteri indicati nell'articolo 133 del codice penale, se non ordina la sospensione condizionale della pena, puo' applicare le pene sostitutive della pena detentiva quando risultano piu' idonee alla rieducazione del condannato e quando, anche attraverso opportune prescrizioni, assicurano la prevenzione del pericolo di commissione di altri reati. La pena detentiva non puo' essere sostituita quando sussistono fondati motivi per ritenere che le prescrizioni non saranno adempiute dal condannato.
Tra le pene sostitutive il giudice sceglie quella piu' idonea alla rieducazione e al reinserimento sociale del condannato con il minor sacrificio della liberta' personale, indicando i motivi che giustificano l'applicazione della pena sostitutiva e la scelta del tipo.
Quando applica la semiliberta' o la detenzione domiciliare, il giudice deve indicare le specifiche ragioni per cui ritiene inidonei nel caso concreto il lavoro di pubblica utilita' o la pena pecuniaria.
In ogni caso, nella scelta tra la semiliberta', la detenzione domiciliare o il lavoro di pubblica utilita', il giudice tiene conto delle condizioni legate all'eta', alla salute fisica o psichica, alla maternita', o alla paternita' nei casi di cui all'articolo 47-quinquies, comma 7, della legge 26 luglio 1975, n. 354, fermo quanto previsto dall'articolo 69, terzo e quarto comma. Il giudice tiene altresi' conto delle condizioni di disturbo da uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o alcoliche ovvero da gioco d'azzardo, certificate dai servizi pubblici o privati autorizzati indicati all'articolo 94, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonche' delle condizioni di persona affetta da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria, certificate dai servizi indicati dall'articolo 47-quater, comma 2, della legge 26 luglio 1975, n. 354.»;
g) l'articolo 59 e' sostituito dal seguente:
«Art. 59 (Condizioni soggettive per la sostituzione della pena detentiva). - La pena detentiva non puo' essere sostituita:
a) nei confronti di chi ha commesso il reato per cui si procede entro tre anni dalla revoca della semiliberta', della detenzione domiciliare o del lavoro di pubblica utilita' ai sensi dell'articolo 66, ovvero nei confronti di chi ha commesso un delitto non colposo durante l'esecuzione delle medesime pene sostitutive; e' fatta comunque salva la possibilita' di applicare una pena sostitutiva di specie piu' grave di quella revocata;
b) con la pena pecuniaria, nei confronti di chi, nei cinque anni precedenti, e' stato condannato a pena pecuniaria, anche sostitutiva, e non l'ha pagata, salvi i casi di conversione per insolvibilita' ai sensi degli articoli 71 e 103;
c) nei confronti dell'imputato a cui deve essere applicata una misura di sicurezza personale, salvo i casi di parziale incapacita' di intendere e di volere;
d) nei confronti dell'imputato di uno dei reati di cui all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, salvo che sia stata riconosciuta la circostanza attenuante di cui all' articolo 323-bis, secondo comma, del codice penale.
Le disposizioni del presente articolo non si applicano agli imputati minorenni.»;
h) l'articolo 61 e' sostituito dal seguente:
«Art. 61 (Condanna a pena sostitutiva). - Nel dispositivo della sentenza di condanna, della sentenza di applicazione della pena e del decreto penale, il giudice indica la specie e la durata della pena detentiva sostituita e la specie, la durata ovvero l'ammontare della pena sostitutiva.»;
i) dopo l'articolo 61 e' inserito il seguente:
«Art. 61-bis (Esclusione della sospensione condizionale della pena). - Le disposizioni di cui agli articoli 163 e seguenti del codice penale, relative alla sospensione condizionale della pena, non si applicano alle pene sostitutive previste dal presente Capo.»;
l) l'articolo 62 e' sostituito dal seguente:
«Art. 62 (Esecuzione della semiliberta' e della detenzione domiciliare sostitutive). - Quando deve essere eseguita una sentenza di condanna a pena sostitutiva della semiliberta' o della detenzione domiciliare, il pubblico ministero trasmette la sentenza al magistrato di sorveglianza del luogo di domicilio del condannato. Il provvedimento di esecuzione e' notificato altresi' al difensore nominato per la fase dell'esecuzione o, in difetto, al difensore della fase del giudizio. Il magistrato di sorveglianza procede a norma dell'articolo 678, comma 1-bis, del codice di procedura penale e, previa verifica dell'attualita' delle prescrizioni, entro il quarantacinquesimo giorno dalla ricezione della sentenza provvede con ordinanza con cui conferma e, ove necessario, modifica le modalita' di esecuzione e le prescrizioni della pena. L'ordinanza e' immediatamente trasmessa per l'esecuzione all'ufficio di pubblica sicurezza del comune in cui il condannato e' domiciliato ovvero, in mancanza di questo, al comando dell'Arma dei carabinieri territorialmente competente. L'ordinanza e' trasmessa anche all'ufficio di esecuzione penale esterna e, nel caso di semiliberta', al direttore dell'istituto penitenziario cui il condannato e' stato assegnato.
Appena ricevuta l'ordinanza prevista al secondo comma, l'organo di polizia ne consegna copia al condannato ingiungendogli di attenersi alle prescrizioni in essa contenute e di presentarsi immediatamente all'ufficio di esecuzione penale esterna. Provvede altresi' al ritiro e alla custodia delle armi, munizioni ed esplosivi e del passaporto ed alla apposizione sui documenti equipollenti dell'annotazione "documento non valido per l'espatrio", limitatamente alla durata della pena.
Se il condannato e' detenuto o internato, l'ordinanza del magistrato di sorveglianza e' trasmessa anche al direttore dell'istituto penitenziario, il quale deve informare anticipatamente l'organo di polizia della dimissione del condannato. La pena sostitutiva inizia a decorrere dal giorno successivo a quello della dimissione.
Cessata l'esecuzione della pena, le cose ritirate e custodite ai sensi del terzo comma sono restituite a cura dello stesso organo di polizia; vengono inoltre annullate le annotazioni effettuate ai sensi dello stesso terzo comma. Di tutti gli adempimenti espletati e' redatto processo verbale ed e' data notizia al questore e agli altri uffici interessati, nonche' al direttore dell'istituto presso cui si trova il condannato alla semiliberta'.»;
m) l'articolo 63 e' sostituito dal seguente:
«Art. 63 (Esecuzione del lavoro di pubblica utilita' sostitutivo). - La sentenza penale irrevocabile o il decreto penale esecutivo che applicano il lavoro di pubblica utilita' sono immediatamente trasmessi per estratto a cura della cancelleria all'ufficio di pubblica sicurezza o, in mancanza di questo, al comando dell'Arma dei carabinieri competenti in relazione al comune in cui il condannato risiede, nonche' all'ufficio di esecuzione penale esterna che deve prendere in carico il condannato. La sentenza penale irrevocabile o il decreto penale esecutivo sono altresi' trasmessi al pubblico ministero per gli adempimenti di cui all'articolo 70.
Appena ricevuto il provvedimento di cui al primo comma, l'organo di polizia ne consegna copia al condannato ingiungendogli di attenersi alle prescrizioni in esso contenute e di presentarsi immediatamente all'ufficio di esecuzione penale esterna. Qualora il condannato sia detenuto o internato, copia del provvedimento e' comunicata altresi' al direttore dell'istituto, il quale informa anticipatamente l'organo di polizia e l'ufficio di esecuzione penale esterna della dimissione del condannato. Immediatamente dopo la dimissione, il condannato si presenta all'ufficio di esecuzione penale esterna per l'esecuzione del lavoro di pubblica utilita'.
Con la sentenza o con il decreto penale, il giudice incarica l'ufficio di esecuzione penale esterna e gli organi di polizia indicati al primo comma di verificare l'effettivo svolgimento del lavoro di pubblica utilita'. L'ufficio di esecuzione penale esterna riferisce periodicamente al giudice che ha applicato la pena sulla condotta del condannato e sul percorso di reinserimento sociale.
Al termine del lavoro di pubblica utilita', l'ufficio di esecuzione penale esterna riferisce al giudice che, fuori dai casi previsti dall'articolo 66, dichiara eseguita la pena ed estinto ogni altro effetto penale, ad eccezione delle pene accessorie perpetue, e dispone la revoca della confisca nei casi di cui all'articolo 56-bis, quinto comma.»;
n) l'articolo 64 e' sostituito dal seguente:
«Art. 64 (Modifica delle modalita' di esecuzione delle pene sostitutive). - Le prescrizioni imposte con l'ordinanza prevista dall'articolo 62, su istanza del condannato da inoltrare tramite l'ufficio di esecuzione penale esterna, possono essere modificate per comprovati motivi dal magistrato di sorveglianza, che procede nelle forme dell'articolo 678, comma 1-bis, del codice di procedura penale.
Le prescrizioni imposte con la sentenza che applica il lavoro di pubblica utilita', su istanza del condannato da inoltrare tramite l'ufficio di esecuzione penale esterna, possono essere modificate per comprovati motivi dal giudice che ha applicato la pena sostitutiva, il quale provvede a norma dell'articolo 667, comma 4, del codice di procedura penale.
I provvedimenti di cui al primo e al secondo comma sono immediatamente trasmessi all'ufficio di esecuzione penale esterna, all'organo di polizia o al direttore dell'istituto competenti per il controllo sull'adempimento delle prescrizioni.
Non possono essere modificate le prescrizioni di cui all'articolo 56-ter, primo comma, numeri 1, 2, 4 e 5.»;
o) all'articolo 65:
1) al primo comma, le parole: «la semidetenzione o la liberta' controllata o» sono sostituite dalle seguenti: «le pene sostitutive della semiliberta', della detenzione domiciliare o del lavoro di pubblica utilita' ovvero»; la parola: «verifica» e' sostituita dalle seguenti: «, e il nucleo di Polizia penitenziaria presso l'ufficio di esecuzione penale esterna verificano» e la parola: «tiene» e' sostituita dalla seguente: «tengono»;
2) al secondo comma, le parole: «custoditi l'estratto della» sono sostituite dalle seguenti: «custodite la» e dopo la parola «condanna» il segno di interpunzione «,» e' sostituito dalle seguenti parole: «che applica il lavoro di pubblica utilita' sostitutivo ovvero» e dopo le parole: «modalita' di esecuzione» sono inserite le seguenti: «della semiliberta' sostitutiva o della detenzione domiciliare sostitutiva»; nel secondo periodo, la parola: «semidetenzione» e' sostituita dalla seguente: «semiliberta'» e le parole: «29 aprile 1976, n. 431» sono sostituite dalle seguenti: «30 giugno 2000, n. 230»;
3) nel terzo comma, le parole: «o della sezione ivi indicata» sono soppresse;
4) nella rubrica, le parole: «imposte con la sentenza di condanna» sono soppresse;
p) l'articolo 66 e' sostituito dal seguente:
«Art. 66 (Revoca per inosservanza delle prescrizioni). - Salvo quanto previsto dall'articolo 71 per la pena pecuniaria, la mancata esecuzione della pena sostitutiva, ovvero la violazione grave o reiterata degli obblighi e delle prescrizioni ad essa inerenti, ne determina la revoca e la parte residua si converte nella pena detentiva sostituita ovvero in altra pena sostitutiva piu' grave.
Gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria, il direttore dell'istituto a cui il condannato e' assegnato o il direttore dell'ufficio di esecuzione penale esterna informano, senza indugio, il giudice che ha applicato il lavoro di pubblica utilita', ovvero il magistrato di sorveglianza che ha emesso l'ordinanza prevista dall'articolo 62, di ogni violazione degli adempimenti sui quali gli organi medesimi esercitano i rispettivi controlli.
Il magistrato di sorveglianza compie, ove occorra, sommari accertamenti e, qualora ritenga doversi disporre la revoca della semiliberta' o della detenzione domiciliare e la conversione previste dal primo comma, procede a norma dell'articolo 666 del codice di procedura penale. Allo stesso modo procede il giudice che ha applicato il lavoro di pubblica utilita'.»;
q) l'articolo 67 e' sostituito dal seguente:
«Art. 67 (Inapplicabilita' delle misure alternative alla detenzione). - Salvo quanto previsto dall'articolo 47, comma 3-ter, della legge 26 luglio 1975, n. 354, le misure alternative alla detenzione di cui al capo VI del titolo I della medesima legge n. 354 del 1975, non si applicano al condannato in espiazione di pena sostitutiva.
Salvo che si tratti di minori di eta' al momento della condanna, le misure di cui al primo comma non si applicano altresi', prima dell'avvenuta espiazione di meta' della pena residua, al condannato in espiazione di pena detentiva per conversione effettuata ai sensi dell'articolo 66 o del quarto comma dell'articolo 72.»;
r) l'articolo 68 e' sostituito dal seguente:
«Art. 68 (Sospensione dell'esecuzione delle pene sostitutive). - L'esecuzione della semiliberta' sostitutiva, della detenzione domiciliare sostitutiva o del lavoro di pubblica utilita' sostitutivo e' sospesa in caso di notifica di un ordine di carcerazione o di consegna; l'esecuzione e' altresi' sospesa in caso di arresto o di fermo del condannato o di applicazione, anche provvisoria, di una misura di sicurezza detentiva.
L'ordine di esecuzione della semiliberta' sostitutiva, della detenzione domiciliare sostitutiva o del lavoro di pubblica utilita' sostitutivo emesso nei confronti dell'imputato detenuto o internato non sospende l'esecuzione di pene detentive o l'esecuzione, anche provvisoria, di misure di sicurezza detentive, ne' il corso della custodia cautelare.
Nei casi previsti dal primo comma, il giudice ovvero il magistrato di sorveglianza determinano la durata residua della pena sostitutiva e trasmettono il provvedimento al direttore dell'istituto in cui si trova il condannato; questi informa anticipatamente l'organo di polizia della data in cui riprendera' l'esecuzione della pena sostitutiva.
La pena sostitutiva riprende a decorrere dal giorno successivo a quello della cessazione della esecuzione della pena detentiva ovvero dal secondo giorno successivo, in relazione alle necessita' di viaggio e alle condizioni dei trasporti.»;
s) l'articolo 69 e' sostituito dal seguente:
«Art. 69 (Licenze ai condannati alla semiliberta' e alla detenzione domiciliare. Sospensione e rinvio delle pene sostitutive). - Per giustificati motivi, attinenti alla salute, al lavoro, allo studio, alla formazione, alla famiglia o alle relazioni affettive, al condannato alla pena sostitutiva della semiliberta' o della detenzione domiciliare possono essere concesse licenze per la durata necessaria e comunque non superiore nel complesso a quarantacinque giorni all'anno. Si applica il terzo comma dell'articolo 52 della legge 26 luglio 1975, n. 354. Al condannato che, allo scadere della licenza o dopo la revoca di essa, non rientra in istituto o nel luogo indicato nell'articolo 56, primo comma, e' applicabile l'articolo 66, primo comma.
Per gli stessi giustificati motivi di cui al primo comma ovvero per cause riconducibili all'attivita' dei soggetti di cui all'articolo 56-bis, la pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilita' puo' essere sospesa per un periodo non superiore nel complesso a quarantacinque giorni all'anno. Al condannato che, allo scadere della sospensione, non si presenta al lavoro e' applicabile l'articolo 66 secondo comma.
Per il rinvio dell'esecuzione della pena sostitutiva della semiliberta' o della detenzione domiciliare nei casi di cui agli articoli 146 e 147 del codice penale si applica l'articolo 684 del codice di procedura penale. Al condannato alla semiliberta' puo' essere applicata la pena sostitutiva della detenzione domiciliare, ove compatibile. In tal caso, l'esecuzione della pena prosegue durante la detenzione domiciliare.
Quando le condizioni di cui agli articoli 146 e 147 del codice penale non sono compatibili con la prosecuzione della prestazione lavorativa, il giudice che ha applicato il lavoro di pubblica utilita', nelle forme previste di cui all'articolo 666 del codice di procedura penale, dispone il rinvio dell'esecuzione della pena.
Nelle medesime forme di cui al terzo e al quarto comma si provvede quando occorre disporre la proroga del termine del rinvio dell'esecuzione.»;
t) l'articolo 70 e' sostituito dal seguente:
«Art. 70 (Esecuzione di pene sostitutive concorrenti). - Quando contro la stessa persona sono state pronunciate, per piu' reati, una o piu' sentenze o decreti penali di condanna a pena sostitutiva, si osservano, in quanto compatibili, le disposizioni degli articoli da 71 a 80 del codice penale.
Se piu' reati importano pene sostitutive, anche di specie diversa, e il cumulo delle pene detentive sostituite non eccede complessivamente la durata di quattro anni, si applicano le singole pene sostitutive distintamente, anche oltre i limiti di cui all'articolo 53 per la pena pecuniaria e per il lavoro di pubblica utilita'.
Se il cumulo delle pene detentive sostituite eccede complessivamente la durata di quattro anni, si applica per intero la pena sostituita, salvo che la pena residua da eseguire sia pari o inferiore ad anni quattro.
Le pene sostitutive sono sempre eseguite dopo le pene detentive e, nell'ordine, si eseguono la semiliberta', la detenzione domiciliare ed il lavoro di pubblica utilita'.
Per l'esecuzione delle pene sostitutive concorrenti si applica, in quanto compatibile, l'articolo 663 del codice di procedura penale. E' tuttavia fatta salva, limitatamente all'esecuzione del lavoro di pubblica utilita', anche concorrente con pene sostitutive di specie diversa, la competenza del giudice che ha applicato tale pena.»;
u) l'articolo 71 e' sostituito dal seguente:
«Art. 71 (Esecuzione della pena pecuniaria sostitutiva. Revoca e conversione per mancato pagamento). - Alla pena pecuniaria sostitutiva della pena detentiva si applicano le disposizioni dell'articolo 660 del codice di procedura penale.
Il mancato pagamento della pena pecuniaria sostitutiva, entro il termine di cui all'articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell'ordine di esecuzione, ne comporta la revoca e la conversione nella semiliberta' sostitutiva o nella detenzione domiciliare sostitutiva. Si applica l'articolo 58. Se e' stato disposto il pagamento rateale, il mancato pagamento di una rata, alla scadenza stabilita, comporta la revoca della pena pecuniaria sostitutiva e la conversione ha luogo per la parte residua.
Quando le condizioni economiche e patrimoniali del condannato al momento dell'esecuzione rendono impossibile il pagamento entro il termine indicato nell'ordine di esecuzione, la pena pecuniaria sostitutiva e' revocata e convertita nel lavoro di pubblica utilita' sostitutivo o, se il condannato si oppone, nella detenzione domiciliare sostitutiva. Si applicano le disposizioni del terzo periodo del secondo comma.»;
v) l'articolo 72 e' sostituito dal seguente:
«Art. 72 (Ipotesi di responsabilita' penale e revoca). - Il condannato alla pena sostitutiva della semiliberta' o della detenzione domiciliare che per piu' di dodici ore, senza giustificato motivo, rimane assente dall'istituto di pena ovvero si allontana da uno dei luoghi indicati nell'articolo 56 e' punito ai sensi del primo comma dell'articolo 385 del codice penale. Si applica la disposizione del quarto comma dell'articolo 385 del codice penale.
Il condannato alla pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilita' che, senza giustificato motivo, non si reca nel luogo in cui deve svolgere il lavoro ovvero lo abbandona e' punito ai sensi dell'articolo 56 del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274.
La condanna a uno dei delitti di cui ai commi primo e secondo importa la revoca della pena sostitutiva, salvo che il fatto sia di lieve entita'.
La condanna a pena detentiva per un delitto non colposo commesso durante l'esecuzione di una pena sostitutiva, diversa dalla pena pecuniaria, ne determina la revoca e la conversione per la parte residua nella pena detentiva sostituita, quando la condotta tenuta appare incompatibile con la prosecuzione della pena sostitutiva, tenuto conto dei criteri di cui all'articolo 58.
La cancelleria del giudice che ha pronunciato la sentenza di cui al quarto comma informa senza indugio il magistrato di sorveglianza competente per la detenzione domiciliare sostitutiva o per la semiliberta' sostitutiva, ovvero il giudice che ha applicato il lavoro di pubblica utilita' sostitutivo.»;
z) l'articolo 75 e' sostituito dal seguente:
«Art. 75 (Disposizioni relative ai minorenni). - Le disposizioni del presente Capo si applicano anche, in quanto compatibili, agli imputati minorenni. Si applica l'articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448.»;
aa) dopo l'articolo 75 e' inserito il seguente:
«Art. 75-bis (Disposizioni relative ai reati militari). - Le disposizioni del presente Capo si applicano, in quanto compatibili, ai reati militari quando le prescrizioni risultano in concreto compatibili con la posizione soggettiva del condannato.»;
bb) l'articolo 76 e' sostituito dal seguente:
«Art. 76 (Norme applicabili). - Alle pene sostitutive previste dal presente Capo si applicano, in quanto compatibili, gli articoli 47, comma 12-bis, 51-bis, 51-quater e 53-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354.»;
cc) alla rubrica del Capo III, le parole: «Sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi» sono sostituite dalle seguenti: «Pene sostitutive delle pene detentive brevi»;
dd) l'articolo 102 e' sostituito dal seguente:
«Art. 102 (Conversione delle pene pecuniarie principali per mancato pagamento). - Il mancato pagamento della multa o dell'ammenda entro il termine di cui all'articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell'ordine di esecuzione ne comporta la conversione nella semiliberta' sostitutiva.
Il ragguaglio si esegue a norma dell'articolo 135 del codice penale. In ogni caso la semiliberta' sostitutiva non puo' avere durata superiore a quattro anni, se la pena convertita e' quella della multa, e durata superiore a due anni, se la pena convertita e' quella dell'ammenda.
Se e' stato disposto il pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale, la conversione ha luogo per la parte residua della pena pecuniaria.
Il condannato puo' sempre far cessare l'esecuzione della semiliberta' pagando la multa o l'ammenda, dedotta la somma corrispondente alla durata della pena da conversione espiata; a tal fine, puo' essere ammesso al pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale.»;
ee) l'articolo 103 e' sostituito dal seguente:
«Art. 103 (Mancato pagamento della pena pecuniaria per insolvibilita' del condannato). - Quando le condizioni economiche e patrimoniali del condannato al momento dell'esecuzione rendono impossibile il pagamento della multa o dell'ammenda entro il termine di cui all'articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell'ordine di esecuzione, la pena pecuniaria e' convertita nel lavoro di pubblica utilita' sostitutivo ovvero, se il condannato si oppone, nella detenzione domiciliare sostitutiva.
Il ragguaglio si esegue in ogni caso a norma dell'articolo 135 del codice penale e un giorno di lavoro di pubblica utilita' sostitutivo consiste nella prestazione di due ore di lavoro. In ogni caso il lavoro di pubblica utilita' sostitutivo e la detenzione domiciliare sostitutiva non possono avere durata superiore a due anni, se la pena convertita e' la multa, e durata superiore a un anno, se la pena convertita e' l'ammenda.
Se e' stato disposto il pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale, la conversione ha luogo per la parte residua della pena pecuniaria.
Il condannato puo' in ogni caso far cessare l'esecuzione del lavoro di pubblica utilita' sostitutiva o della detenzione domiciliare sostitutiva pagando la multa o l'ammenda, dedotta la somma corrispondente alla durata della pena da conversione espiata. A tal fine puo' essere ammesso al pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale.»;
ff) dopo l'articolo 103 sono inseriti i seguenti:
«Art. 103-bis (Inapplicabilita' delle misure alternative alla detenzione). - Le misure alternative alla detenzione, di cui al Capo VI del Titolo I della legge 26 luglio 1975 n. 354, non si applicano al condannato alla semiliberta' sostitutiva o alla detenzione domiciliare sostitutiva derivanti da conversione della pena pecuniaria ai sensi del presente Capo.
Art. 103-ter (Disposizioni applicabili). - Alla semiliberta' sostitutiva, alla detenzione domiciliare sostitutiva e al lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, quali pene da conversione della multa e dell'ammenda ai sensi del presente Capo, si applicano, in quanto compatibili e non espressamente derogate, le disposizioni del Capo III della presente legge e le ulteriori disposizioni di legge, ovunque previste, che si riferiscono alle corrispondenti pene sostitutive.
Art. 103-quater (Disposizioni relative ai minorenni). - La pena pecuniaria, anche sostitutiva, applicata per un reato commesso da persona minore di eta', in caso di mancato pagamento si converte nel lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, se vi e' il consenso del minore non piu' soggetto ad obbligo di istruzione. In caso contrario, si converte nella detenzione domiciliare sostitutiva.
La durata della pena da conversione non puo' superare un anno, se la pena convertita e' la multa, ovvero sei mesi, se la pena convertita e' l'ammenda. Tuttavia, in caso di insolvibilita' del condannato la durata massima della pena da conversione non puo' superare sei mesi, se la pena convertita e' la multa, ovvero tre mesi, se la pena convertita e' l'ammenda.
Si applicano, in quanto compatibili, gli articoli 71, 102 e 103, nonche' l'articolo 103-ter. Si applica altresi', in quanto compatibile, l'articolo 660 del codice di procedura penale. Non si applica l'articolo 103-bis e il minore, nel corso dell'esecuzione della detenzione domiciliare sostitutiva, puo' essere affidato in prova al servizio sociale ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 121.»;
gg) l'articolo 107 e' sostituito dal seguente:
«Art. 107 (Esecuzione delle pene conseguenti alla conversione della multa o dell'ammenda). - Per l'esecuzione della semiliberta' sostitutiva, della detenzione domiciliare sostitutiva e del lavoro di pubblica utilita' sostitutivo, quali pene conseguenti alla conversione della multa o dell'ammenda, si applicano gli articoli 62, 63, 64, 65, 68 e 69. Competente e' il magistrato di sorveglianza, che provvede ai sensi dell'articolo 678, comma 1-bis, del codice di procedura penale.»;
hh) l'articolo 108 e' sostituito dal seguente:
«Art. 108 (Inosservanza delle prescrizioni inerenti alle pene conseguenti alla conversione della multa o della ammenda). - La mancata esecuzione delle pene conseguenti alla conversione della pena pecuniaria, anche sostitutiva di una pena detentiva, ovvero la violazione grave o reiterata degli obblighi e delle prescrizioni ad esse inerenti, ne comporta la revoca e la parte residua si converte in uguale periodo di reclusione o di arresto, a seconda della specie della pena pecuniaria originariamente inflitta. La detenzione domiciliare e il lavoro di pubblica utilita', tuttavia, possono essere convertiti in altra pena sostitutiva piu' grave. Competente per la conversione e' il magistrato di sorveglianza, che provvede ai sensi dell'articolo 678, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Si applicano, in quanto compatibili, il secondo e il terzo comma dell'articolo 66.
Si applicano le disposizioni di cui al primo e al secondo comma dell'articolo 72.»;

Note all'art. 71:
- Si riporta il testo dell'articolo 65 e la rubrica del
Capo III della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al
sistema penale), come modificati dal presente decreto:
"Art. 65 (Controllo sull'adempimento delle
prescrizioni). - L'ufficio di pubblica sicurezza del luogo
in cui il condannato sconta le pene sostitutive della
semiliberta', della detenzione domiciliare o del lavoro di
pubblica utilita' ovvero, in mancanza di questo, il comando
dell'Arma dei carabinieri territorialmente competente , e
il nucleo di Polizia penitenziaria presso l'ufficio di
esecuzione penale esterna verificano periodicamente che il
condannato adempia alle prescrizioni impostegli e tengono
un registro nominativo ed un fascicolo per ogni condannato
sottoposto a controllo.
Nel fascicolo individuale sono custodite la sentenza
di condanna che applica il lavoro di pubblica utilita'
sostitutivo ovvero l'ordinanza del magistrato di
sorveglianza, con le eventuali successive modifiche delle
modalita' di esecuzione della semiliberta' sostitutiva o
della detenzione domiciliare sostitutiva, copia della
corrispondenza con l'autorita' giudiziaria e con le altre
autorita', una cartella biografica in cui sono riassunte le
condanne riportate e ogni altro documento relativo
all'esecuzione della pena. Si applicano al condannato alla
semiliberta' le norme di cui all'articolo 26 del decreto
del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230.
Il controllo sull'osservanza dell'obbligo prescritto
dal primo comma dell'articolo 55 viene effettuato dal
direttore dell'istituto."
"Capo III - Pene sostitutive delle pene detentive
brevi".
 
Art. 72

Modifiche al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274

1. Al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 29, al comma 4, le parole: «di mediazione di centri e strutture pubbliche o private presenti sul territorio» sono sostituite dalle seguenti: «dei Centri per la giustizia riparativa presenti sul territorio»;
b) dopo l'articolo 42, abrogato dall'articolo 299 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e' inserito il seguente:
«Art. 42-bis (Esecuzione delle pene pecuniarie). - Le condanne a pena pecuniaria si eseguono a norma dell'articolo 660 del codice di procedura penale.»;
c) l'articolo 55 e' sostituito dal seguente:
«Art. 55 (Conversione delle pene pecuniarie). - 1. Per i reati di competenza del giudice di pace, la pena pecuniaria non eseguita per insolvibilita' del condannato entro il termine di cui all'articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell'ordine di esecuzione si converte, a richiesta del condannato, in lavoro di pubblica utilita' da svolgere per un periodo non inferiore ad un mese e non superiore a sei mesi con le modalita' indicate nell'articolo 54.
2. Ai fini della conversione un giorno di lavoro di pubblica utilita' equivale a 250 euro di pena pecuniaria.
3. Quando e' violato l'obbligo del lavoro di pubblica utilita' conseguente alla conversione della pena pecuniaria, la parte di lavoro non ancora eseguito si converte nell'obbligo di permanenza domiciliare secondo i criteri di ragguaglio indicati nel comma 5.
4. Se il condannato non richiede di svolgere il lavoro di pubblica utilita', ovvero se il mancato pagamento di cui al primo comma non e' dovuto a insolvibilita', le pene pecuniarie non eseguite si convertono nell'obbligo di permanenza domiciliare con le forme e nei modi previsti dall'articolo 53, comma 1, e in questo caso non e' applicabile al condannato il divieto di cui all'articolo 53, comma 3.
5. Ai fini della conversione un giorno di permanenza domiciliare equivale a 250 euro di pena pecuniaria e la durata della permanenza non puo' essere superiore a quarantacinque giorni.
6. Il condannato puo' sempre far cessare la pena del lavoro di pubblica utilita' o della permanenza domiciliare pagando la pena pecuniaria, dedotta la somma corrispondente alla durata della pena da conversione espiata.».

Note all'art. 72:
- Si riporta il testo dell'articolo 29 del decreto
legislativo 28 agosto 2000, 274 (Disposizioni sulla
competenza penale del giudice di pace, a norma
dell'articolo 14 della legge 24 novembre 1999, n. 468),
come modificato dal presente decreto:
"Art. 29 (Udienza di comparizione). - 1. Almeno sette
giorni prima della data fissata per l'udienza di
comparizione, il pubblico ministero o la persona offesa nel
caso previsto dall'articolo 21, depositano nella
cancelleria del giudice di pace l'atto di citazione a
giudizio con le relative notifiche.
2. Fuori dei casi previsti dagli articoli 20 e 21, le
parti che intendono chiedere l'esame dei testimoni, periti
o consulenti tecnici nonche' delle persone indicate
nell'articolo 210 del codice di procedura penale, devono, a
pena di inammissibilita', almeno sette giorni prima della
data fissata per l'udienza di comparizione, depositare in
cancelleria le liste con l'indicazione delle circostanze su
cui deve vertere l'esame.
3. Nei casi in cui occorre rinnovare la convocazione
o la citazione a giudizio ovvero le relative notificazioni,
vi provvede il giudice di pace, anche d'ufficio.
4. Il giudice, quando il reato e' perseguibile a
querela, promuove la conciliazione tra le parti. In tal
caso, qualora sia utile per favorire la conciliazione, il
giudice puo' rinviare l'udienza per un periodo non
superiore a due mesi e, ove occorra, puo' avvalersi anche
dell'attivita' dei Centri per la giustizia riparativa
presenti sul territorio. In ogni caso, le dichiarazioni
rese dalle parti nel corso dell'attivita' di conciliazione
non possono essere in alcun modo utilizzate ai fini della
deliberazione.
5. In caso di conciliazione e' redatto processo
verbale attestante la remissione di querela o la rinuncia
al ricorso di cui all'articolo 21 e la relativa
accettazione. La rinuncia al ricorso produce gli stessi
effetti della remissione della querela.
6. Prima della dichiarazione di apertura del
dibattimento l'imputato puo' presentare domanda di
oblazione.
7. Dopo la dichiarazione di apertura del
dibattimento, se puo' procedersi immediatamente al
giudizio, il giudice ammette le prove richieste escludendo
quelle vietate dalla legge, superflue o irrilevanti e
invita le parti ad indicare gli atti da inserire nel
fascicolo per il dibattimento, provvedendo a norma
dell'articolo 431 del codice di procedura penale. Le parti
possono concordare l'acquisizione al fascicolo del
dibattimento di atti contenuti nel fascicolo del pubblico
ministero, della documentazione relativa all'attivita' di
investigazione difensiva, nonche' della documentazione
allegata al ricorso di cui all'articolo 21.
8. Se occorre fissare altra udienza per il giudizio,
il giudice autorizza ciascuna parte alla citazione dei
propri testimoni o consulenti tecnici, escludendo le
testimonianze vietate dalla legge e quelle manifestamente
sovrabbondanti. La parte che omette la citazione decade
dalla prova.".
 
Art. 73
Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre
1988, n. 448

1. L'articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, e' sostituito dal seguente:
«Art. 30 (Pene sostitutive). - 1. Con la sentenza di condanna il giudice, quando ritiene di dover applicare una pena detentiva non superiore a quattro anni, puo' sostituirla con la semiliberta' o con la detenzione domiciliare, previste dalla legge 24 novembre 1981, n. 689; quando ritiene di dover applicare una pena detentiva non superiore a tre anni, puo' sostituirla, se vi e' il consenso del minore non piu' soggetto ad obbligo di istruzione, con il lavoro di pubblica utilita' previsto dalla legge 24 novembre 1981, n. 689; quando ritiene di doverla determinare entro il limite di un anno, puo' sostituirla, altresi', con la pena pecuniaria della specie corrispondente, determinata ai sensi dell'articolo 56-quater della legge 24 novembre 1981, n. 689. In ogni caso, nel sostituire la pena detentiva e nello scegliere la pena sostitutiva, il giudice tiene conto della personalita' e delle esigenze di lavoro o di studio del minorenne nonche' delle sue condizioni familiari, sociali e ambientali.
2. Il pubblico ministero competente per l'esecuzione trasmette l'estratto della sentenza al magistrato di sorveglianza per i minorenni del luogo di abituale dimora del condannato. Il magistrato di sorveglianza convoca, entro tre giorni dalla comunicazione, il minorenne, l'esercente la responsabilita' genitoriale, l'eventuale affidatario e i servizi minorili dell'amministrazione della giustizia e provvede in ordine alla esecuzione della pena sostitutiva a norma delle leggi vigenti, tenuto conto anche delle esigenze educative del minorenne.
3. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al Capo III della legge 24 novembre 1981, n. 689, ad eccezione dell'articolo 59, e le funzioni attribuite all'ufficio di esecuzione penale esterna sono esercitate dai servizi minorili dell'amministrazione della giustizia.
4. Al compimento del venticinquesimo anno di eta', se e' in corso l'esecuzione di una pena sostitutiva, il magistrato di sorveglianza per i minorenni trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza ordinario per la prosecuzione della pena, ove ne ricorrano le condizioni, con le modalita' previste dalla legge 24 novembre 1981, n. 689.».
 
Art. 74

Modifiche al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 272

1. Al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 272, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 11, al comma 1 e nella rubrica le parole «e semidetenzione» sono soppresse;
b) all'articolo 24, comma 1, la parola «sanzioni» e' sostituita dalla seguente: «pene».

Note all'art. 74:
- Si riporta il testo degli articoli 11 e 24 del
decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 272 (Norme di
attuazione, di coordinamento e transitorie del decreto del
Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448,
recante disposizioni sul processo penale a carico di
imputati minorenni), come modificato dal presente decreto:
"Art. 11 (Organizzazione degli istituti di
semiliberta'). - 1. Gli istituti di semiliberta' sono
organizzati e gestiti in modo da assicurare una effettiva
integrazione con la comunita' esterna.
2. Nelle attivita' scolastiche, di formazione lavoro
e di tempo libero, sono valorizzate, in collaborazione con
i servizi degli enti locali, le risorse del territorio."
"Art. 24 (Esecuzione di provvedimenti limitativi
della liberta' personale). - 1. Le misure cautelari, le
misure penali di comunita', le altre misure alternative, le
pene sostitutive, le pene detentive e le misure di
sicurezza si eseguono secondo le norme e con le modalita'
previste per i minorenni anche nei confronti di coloro che
nel corso dell'esecuzione abbiano compiuto il diciottesimo
ma non il venticinquesimo anno di eta', sempre che non
ricorrano particolari ragioni di sicurezza valutate dal
giudice competente, tenuto conto altresi' delle finalita'
rieducative ovvero quando le predette finalita' non
risultano in alcun modo perseguibili a causa della mancata
adesione al trattamento in atto. L'esecuzione rimane
affidata al personale dei servizi minorili.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche
quando l'esecuzione ha inizio dopo il compimento del
diciottesimo anno di eta'.".
 
Art. 75

Modifiche alla legge 28 aprile 2014, n. 67

1. All'articolo 7 della legge 28 aprile 2014, n. 67, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, dopo le parole «del presente capo» sono inserite le seguenti: «e del decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134» e le parole: «Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria» sono sostituite dalle seguenti: «Dipartimento per la giustizia minorile e di comunita'»;
b) al comma 2, dopo le parole «alla prova» sono aggiunte le seguenti: «e di pene sostitutive delle pene detentive, nonche' sullo stato generale dell'esecuzione penale esterna»;
c) nella rubrica, le parole: «Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria» sono sostituite dalle seguenti: «Dipartimento per la giustizia minorile e di comunita'».

Note all'art. 75:
- Si riporta il testo dell'articolo 7 della legge 28
aprile 2014, n. 67 (Deleghe al Governo in materia di pene
detentive non carcerarie e di riforma del sistema
sanzionatorio. Disposizioni in materia di sospensione del
procedimento con messa alla prova e nei confronti degli
irreperibili), come modificato dal presente decreto:
"Art. 7 (Disposizioni in materia di pianta organica
degli uffici locali di esecuzione penale esterna del
Dipartimento per la giustizia minorile e di comunita' del
Ministero della giustizia). - 1. Qualora, in relazione alle
esigenze di attuazione del presente capo e del decreto
legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n.
134, si renda necessario procedere all'adeguamento numerico
e professionale della pianta organica degli uffici di
esecuzione penale esterna del Dipartimento per la giustizia
minorile e di comunita' del Ministero della giustizia, il
Ministro della giustizia riferisce tempestivamente alle
competenti Commissioni parlamentari in merito alle
modalita' con cui si provvedera' al predetto adeguamento,
previo stanziamento delle occorrenti risorse finanziarie da
effettuare con apposito provvedimento legislativo.
2. Entro il 31 maggio di ciascun anno, il Ministro
della giustizia riferisce alle competenti Commissioni
parlamentari in merito all'attuazione delle disposizioni in
materia di messa alla prova e di pene sostitutive delle
pene detentive, nonche' sullo stato generale
dell'esecuzione penale esterna.".
 
Art. 76

Modifiche al codice penale militare di pace, approvato
con regio decreto 20 febbraio 1941, n. 303)

1. Al codice penale militare di pace, approvato con regio decreto 20 febbraio 1941, n. 303, sono apportate le seguenti modifiche:
a) all'articolo 174, dopo il terzo comma, e' aggiunto il seguente: «Non si applica l'articolo 131-bis del codice penale.»;
b) all'articolo 215, dopo il primo comma, e' aggiunto il seguente: «Non si applica l'articolo 131-bis del codice penale.»;
c) dopo l'articolo 261-quater e' inserito il seguente:
«Art. 261-quinquies (Malfunzionamento dei sistemi informatici degli uffici giudiziari militari). - Il malfunzionamento dei sistemi informatici in uso presso gli uffici giudiziari militari e' certificato dal responsabile della transizione al digitale del Ministero della difesa, attestato sul portale della Giustizia militare e comunicato dal dirigente dell'ufficio giudiziario, con modalita' tali da assicurarne la tempestiva conoscibilita' ai soggetti interessati. Il ripristino del corretto funzionamento e' certificato, attestato e comunicato con le medesime modalita'.
Le certificazioni, attestazioni e comunicazioni di cui al primo comma contengono l'indicazione della data e, ove risulti, dell'orario dell'inizio e della fine del malfunzionamento, registrati, in relazione a ciascun settore interessato, dal responsabile della transizione al digitale del Ministero della difesa.
Nei casi di cui al primo e al secondo comma, a decorrere dall'inizio e sino alla fine del malfunzionamento dei sistemi informatici, atti e documenti sono redatti in forma di documento analogico e depositati con modalita' non telematiche, fermo quanto disposto dagli articoli 110, comma 4, e 111-ter, comma 3, del codice di procedura penale.
La disposizione di cui al terzo comma si applica, altresi', nel caso di malfunzionamento del sistema non certificato ai sensi del primo comma, accertato ed attestato dal dirigente dell'ufficio giudiziario, e comunicato con modalita' tali da assicurare la tempestiva conoscibilita' ai soggetti interessati della data di inizio e della fine del malfunzionamento.
Se la scadenza di un termine previsto a pena di decadenza si verifica nel periodo di malfunzionamento certificato ai sensi del primo e del secondo comma o accertato ai sensi del quarto comma 4, si applicano le disposizioni dell'articolo 175 del codice di procedura penale».

Note all'art. 76:
- Si riporta il testo degli articoli 174 e 215 del
regio decreto 20 febbraio 1941, n. 303 (Approvazione dei
codici penali militari di pace e di guerra), come
modificato dal presente decreto:
"Art. 174 (Rivolta). - Sono puniti con la reclusione
militare da tre a quindici anni i militari, che, riuniti in
numero di quattro o piu':
1. mentre sono in servizio armato, rifiutano,
omettono o ritardano di obbedire a un ordine di un loro
superiore;
2. prendono arbitrariamente le armi e rifiutano,
omettono o ritardano di obbedire all'ordine di deporle,
intimato da un loro superiore;
3. abbandonandosi a eccessi o ad atti violenti,
rifiutano, omettono o ritardano di obbedire alla
intimazione di disperdersi o di rientrare nell'ordine,
fatta da un loro superiore.
La pena per chi ha promosso, organizzato o diretto la
rivolta e' della reclusione militare non inferiore a
quindici anni.
La condanna importa la rimozione.
Non si applica l'articolo 131-bis del codice penale."

"Art. 215 (Peculato militare). - Il militare
incaricato di funzioni amministrative o di comando, che,
avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso
di denaro o di altra cosa mobile, appartenente
all'amministrazione militare, se l'appropria, ovvero lo
distrae a profitto proprio o di altri, e' punito con la
reclusione da due a dieci anni
Non si applica l'articolo 131-bis del codice penale.".
 
Art. 77

Modifiche alla legge 9 dicembre 1941, n. 1383

1. Alla legge 9 dicembre 1941, n. 1383, all'articolo 3, dopo il terzo comma, e' aggiunto il seguente: «Non si applica l'articolo 131-bis del codice penale.».

Note all'art. 77:
- Si riporta il testo dell'articolo 3 della legge 9
dicembre 1941, n. 1383 (Militarizzazione del personale
civile e salariato in servizio presso la Regia guardia di
finanza e disposizioni penali per i militari del suddetto
Corpo), come modificato dal presente decreto:

"Art. 3 (Militarizzazione del personale civile e
salariato in servizio presso la Regia guardia di finanza e
disposizioni penali per i militari del suddetto Corpo). -
Il militare della Regia guardia di finanza che commette una
violazione delle leggi finanziarie, costituente delitto, o
collude con estranei per frodare la finanza, oppure si
appropria o comunque distrae, a profitto proprio o di
altri, valori o generi di cui egli, per ragioni del suo
ufficio o servizio, abbia l'amministrazione o la custodia o
su cui eserciti la sorveglianza soggiace alle pene
stabilite dagli articoli 215 e 219 del Codice penale
militare di pace, ferme le sanzioni pecuniarie delle leggi
speciali.
La cognizione dei suddetti reati appartiene ai
Tribunali militari.
Nel caso di condanna alla reclusione per un tempo non
inferiore a tre anni si applica il disposto dell'articolo
32-quinquies del codice penale.
Non si applica l'articolo 131-bis del codice penale.".
 
Art. 78

Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354

1. Alla legge 26 luglio 1975, n. 354, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 13, dopo il terzo comma e' inserito il seguente: «Nei confronti dei condannati e degli internati e' favorito il ricorso a programmi di giustizia riparativa.»;
b) dopo l'articolo 15 e' inserito il seguente:
«Art. 15-bis (Giustizia riparativa). - 1. In qualsiasi fase dell'esecuzione, l'autorita' giudiziaria puo' disporre l'invio dei condannati e degli internati, previa adeguata informazione e su base volontaria, ai programmi di giustizia riparativa.
2. La partecipazione al programma di giustizia riparativa e l'eventuale esito riparativo sono valutati ai fini dell'assegnazione al lavoro all'esterno, della concessione dei permessi premio e delle misure alternative alla detenzione previste dal capo VI, nonche' della liberazione condizionale. Non si tiene conto in ogni caso della mancata effettuazione del programma, dell'interruzione dello stesso o del mancato raggiungimento di un esito riparativo.»;
c) all'articolo 47:
1. dopo il comma 3-bis, e' inserito il seguente: «3-ter. L'affidamento in prova puo' altresi' essere concesso al condannato alle pene sostitutive della semiliberta' sostitutiva o della detenzione domiciliare sostitutiva previste dalla legge 24 novembre 1981, n. 689, dopo l'espiazione di almeno meta' della pena, quando il condannato abbia serbato un comportamento tale per cui l'affidamento in prova appaia piu' idoneo alla sua rieducazione e assicuri comunque la prevenzione del pericolo di commissione di altri reati. Il tribunale di sorveglianza procede ai sensi dell'articolo 678, comma 1-ter, del codice di procedura penale, in quanto compatibile.»;
2. al comma 12, dopo le parole «pene accessorie perpetue.» e' inserito il seguente periodo: «A tali fini e' valutato anche lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa e l'eventuale esito riparativo.»; dopo le parole «in disagiate condizioni economiche» sono inserite le seguenti: «e patrimoniali» e dopo le parole «gia' riscossa» sono aggiunte le seguenti: «ovvero la pena sostitutiva nella quale sia stata convertita la pena pecuniaria non eseguita».

Note all'art. 78:
- Si riporta il testo degli articoli 13 e 47 della
legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento
penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e
limitative della liberta'), come modificato dal presente
decreto:
"Art. 13 (Individualizzazione del trattamento). - Il
trattamento penitenziario deve rispondere ai particolari
bisogni della personalita' di ciascun soggetto,
incoraggiare le attitudini e valorizzare le competenze che
possono essere di sostegno per il reinserimento sociale.
Nei confronti dei condannati e degli internati e'
predisposta l'osservazione scientifica della personalita'
per rilevare le carenze psicofisiche o le altre cause che
hanno condotto al reato e per proporre un idoneo programma
di reinserimento.
Nell'ambito dell'osservazione e' offerta
all'interessato l'opportunita' di una riflessione sul fatto
criminoso commesso, sulle motivazioni e sulle conseguenze
prodotte, in particolare per la vittima, nonche' sulle
possibili azioni di riparazione.
Nei confronti dei condannati e degli internati e'
favorito il ricorso a programmi di giustizia riparativa.
L'osservazione e' compiuta all'inizio dell'esecuzione
e proseguita nel corso di essa. Per ciascun condannato e
internato, in base ai risultati dell'osservazione, sono
formulate indicazioni in merito al trattamento rieducativo
ed e' compilato il relativo programma, che e' integrato o
modificato secondo le esigenze che si prospettano nel corso
dell'esecuzione. La prima formulazione e' redatta entro sei
mesi dall'inizio dall'esecuzione.
Le indicazioni generali e particolari del trattamento
sono inserite, unitamente ai dati giudiziari, biografici e
sanitari, nella cartella personale che segue l'interessato
nei suoi trasferimenti e nella quale sono successivamente
annotati gli sviluppi del trattamento praticato e i suoi
risultati.
Deve essere favorita la collaborazione dei condannati
e degli internati alle attivita' di osservazione e di
trattamento."
"Art. 47 (Affidamento in prova al servizio sociale).
- 1.Se la pena detentiva inflitta non supera tre anni, il
condannato puo' essere affidato al servizio sociale fuori
dell'istituto per un periodo uguale a quello della pena da
scontare.
2. Il provvedimento e' adottato sulla base dei
risultati della osservazione della personalita', condotta
collegialmente per almeno un mese in istituto, se il
soggetto e' recluso, e mediante l'intervento dell'ufficio
di esecuzione penale esterna, se l'istanza e' proposta da
soggetto in liberta', nei casi in cui si puo' ritenere che
il provvedimento stesso, anche attraverso le prescrizioni
di cui al comma 5, contribuisca alla rieducazione del reo e
assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta
altri reati.
3. L'affidamento in prova al servizio sociale puo'
essere disposto senza procedere all'osservazione in
istituto quando il condannato, dopo la commissione del
reato, ha serbato comportamento tale da consentire il
giudizio di cui al comma 2.
3-bis. L'affidamento in prova puo', altresi', essere
concesso al condannato che deve espiare una pena, anche
residua, non superiore a quattro anni di detenzione, quando
abbia serbato, quantomeno nell'anno precedente alla
presentazione della richiesta, trascorso in espiazione di
pena, in esecuzione di una misura cautelare ovvero in
liberta', un comportamento tale da consentire il giudizio
di cui al comma 2.
3-ter. L'affidamento in prova puo' altresi' essere
concesso al condannato alle pene sostitutive della
semiliberta' sostitutiva o della detenzione domiciliare
sostitutiva previste dalla legge 24 novembre 1981, n. 689,
dopo l'espiazione di almeno meta' della pena, quando il
condannato abbia serbato un comportamento tale per cui
l'affidamento in prova appaia piu' idoneo alla sua
rieducazione e assicuri comunque la prevenzione del
pericolo di commissione di altri reati. Il tribunale di
sorveglianza procede ai sensi dell'articolo 678, comma
1-ter, del codice di procedura penale, in quanto
compatibile.
4. L'istanza di affidamento in prova al servizio
sociale e' proposta, dopo che ha avuto inizio l'esecuzione
della pena, al tribunale di sorveglianza competente in
relazione al luogo dell'esecuzione. Quando sussiste un
grave pregiudizio derivante dalla protrazione dello stato
di detenzione, l'istanza puo' essere proposta al magistrato
di sorveglianza competente in relazione al luogo di
detenzione. Il magistrato di sorveglianza, quando sono
offerte concrete indicazioni in ordine alla sussistenza dei
presupposti per l'ammissione all'affidamento in prova e al
grave pregiudizio derivante dalla protrazione dello stato
di detenzione e non vi sia pericolo di fuga, dispone la
liberazione del condannato e l'applicazione provvisoria
dell'affidamento in prova con ordinanza. L'ordinanza
conserva efficacia fino alla decisione del tribunale di
sorveglianza, cui il magistrato trasmette immediatamente
gli atti, che decide entro sessanta giorni.
5. All'atto dell'affidamento e' redatto verbale in
cui sono dettate le prescrizioni che il soggetto dovra'
seguire in ordine ai suoi rapporti con il servizio sociale,
alla dimora, alla liberta' di locomozione, al divieto di
frequentare determinati locali ed al lavoro.
6. Con lo stesso provvedimento puo' essere disposto
che durante tutto o parte del periodo di affidamento in
prova il condannato non soggiorni in uno o piu' comuni, o
soggiorni in un comune determinato; in particolare sono
stabilite prescrizioni che impediscano al soggetto di
svolgere attivita' o di avere rapporti personali che
possono portare al compimento di altri reati.
7. Nel verbale deve anche stabilirsi che l'affidato
si adoperi in quanto possibile in favore della vittima del
suo reato ed adempia puntualmente agli obblighi di
assistenza familiare.
8. Nel corso dell'affidamento le prescrizioni possono
essere modificate dal magistrato di sorveglianza. Le
deroghe temporanee alle prescrizioni sono autorizzate, nei
casi di urgenza, dal direttore dell'ufficio di esecuzione
penale esterna, che ne da' immediata comunicazione al
magistrato di sorveglianza e ne riferisce nella relazione
di cui al comma 10.
9. Il servizio sociale controlla la condotta del
soggetto e lo aiuta a superare le difficolta' di
adattamento alla vita sociale, anche mettendosi in
relazione con la sua famiglia e con gli altri suoi ambienti
di vita.
10. Il servizio sociale riferisce periodicamente al
magistrato di sorveglianza sul comportamento del soggetto.
11. L'affidamento e' revocato qualora il
comportamento del soggetto, contrario alla legge o alle
prescrizioni dettate, appaia incompatibile con la
prosecuzione della prova.
12. L'esito positivo del periodo di prova estingue la
pena detentiva ed ogni altro effetto penale, ad eccezione
delle pene accessorie perpetue. A tali fini e' valutato
anche lo svolgimento di un programma di giustizia
riparativa e l'eventuale esito riparativo. Il tribunale di
sorveglianza, qualora l'interessato si trovi in disagiate
condizioni economiche e patrimoniali, puo' dichiarare
estinta anche la pena pecuniaria che non sia stata gia'
riscossa ovvero la pena sostitutiva nella quale sia stata
convertita la pena pecuniaria non eseguita.
12-bis.All'affidato in prova al servizio sociale che
abbia dato prova nel periodo di affidamento di un suo
concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti
rivelatori del positivo evolversi della sua personalita',
puo' essere concessa la detrazione di pena di cui
all'articolo 54. Si applicano gliarticoli 69, comma 8, e
69-bisnonche' l'articolo 54, comma 3.".
 
Art. 79
Relazione annuale al Parlamento sullo stato dell'esecuzione delle
pene pecuniarie

1. Entro il 31 maggio di ciascun anno, il Ministro della giustizia trasmette alle competenti Commissioni parlamentari una relazione in merito all'attuazione del presente decreto in materia di esecuzione e conversione delle pene pecuniarie.
2. Al fine di un compiuto monitoraggio, in funzione del raggiungimento degli obiettivi di effettivita' ed efficienza perseguiti dal presente decreto, i dati statistici relativi alle sentenze e ai decreti di condanna a pena pecuniaria, anche sostitutiva, alla riscossione, alla rateizzazione, alla sospensione condizionale e alla conversione, per insolvenza o insolvibilita' del condannato, alla estinzione per esito positivo dell'affidamento in prova al servizio sociale, ai sensi dell'articolo 47, comma 12, della legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla prescrizione ai sensi degli articoli 172 e 173 del codice penale, sono pubblicati periodicamente sul sito del Ministero della giustizia e sono trasmessi annualmente al Parlamento, unitamente alla relazione di cui al comma 1.

Note all'art. 79:
- Per l'articolo 47, comma 12, della citata legge 26
luglio 1975, n. 354, si vedano le note all'articolo 78.
- Si riporta il testo degli articoli 172 e 173 del
codice penale:
"Art.172 (Estinzione delle pene della reclusione e
della multa per decorso del tempo). - La pena della
reclusione si estingue col decorso di un tempo pari al
doppio della pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a
trenta e non inferiore a dieci anni.
La pena della multa si estingue nel termine di dieci
anni.
Quando, congiuntamente alla pena della reclusione, e'
inflitta la pena della multa, per l'estinzione dell'una e
dell'altra pena si ha riguardo soltanto al decorso del
tempo stabilito per la reclusione.
Il termine decorre dal giorno in cui la condanna e'
divenuta irrevocabile, ovvero dal giorno in cui il
condannato si e' sottratto volontariamente all'esecuzione
gia' iniziata della pena.
Se l'esecuzione della pena e' subordinata alla
scadenza di un termine o al verificarsi di una condizione,
il tempo necessario per l'estinzione della pena decorre dal
giorno in cui il termine e' scaduto o la condizione si e'
verificata.
Nel caso di concorso di reati, si ha riguardo, per
l'estinzione della pena, a ciascuno di essi, anche se le
pene sono state inflitte con la medesima sentenza.
L'estinzione delle pene non ha luogo, se si tratta di
recidivi, nei casi preveduti dai capoversi dell'articolo
99, o di delinquenti abituali, professionalio per tendenza;
ovvero se il condannato, durante il tempo necessario per
l'estinzione della pena, riporta una condanna alla
reclusione per un delitto della stessa indole."
"Art.173 (Estinzione delle pene dell'arresto e
dell'ammenda per decorso del tempo). - Le pene dell'arresto
e dell'ammenda si estinguono nel termine di cinque anni.
Tale termine e' raddoppiato se si tratta di recidivi, nei
casi preveduti dai capoversidell'articolo 99, ovvero di
delinquenti abituali, professionalio per tendenza.
Se, congiuntamente alla pena dell'arresto, e'
inflitta la pena dell'ammenda, per l'estinzione dell'una e
dell'altra pena si ha riguardo soltanto al decorso del
termine stabilito per l'arresto.
Per la decorrenza del termine si applicano le
disposizioni del terzo, quarto e quinto capoverso
dell'articolo precedente.".
 
Art. 80
Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002,
n. 115

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1, comma 1, le parole: «delle pene pecuniarie,» sono soppresse;
b) all'articolo 200, comma 1, le parole: «le pene pecuniarie,» sono soppresse;
c) all'articolo 211, comma 1, le parole: «per le pene pecuniarie,» sono soppresse;
d) all'articolo 235:
1) al comma 1, le parole: «e alle pene pecuniarie,» sono soppresse;
2) al comma 2, le parole: «e delle pene pecuniarie» sono soppresse.

Note all'art. 80:
- Si riporta il testo degli articoli 1, 200, 211 e 235
del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002,
n. 115 (Testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di spese di giustizia), come
modificato dal presente decreto:
"Art. 1 (Oggetto). - 1. Le norme del presente testo
unico disciplinano le voci e le procedure di spesa dei
processi: il pagamento da parte dell'erario, il pagamento
da parte dei privati, l'annotazione e la riscossione.
Disciplinano, inoltre, il patrocinio a spese dello Stato,
la riscossione delle spese di mantenimento, delle sanzioni
amministrative pecuniarie e delle sanzioni pecuniarie
processuali."
"Art. 200 (Applicabilita' della procedura nel
processo penale). - 1. Secondo le disposizioni di questa
parte sono recuperate le spese processuali penali, le
sanzioni amministrative pecuniarie e le spese di
mantenimento dei detenuti, nonche' le spese nei casi di
ammissione al patrocinio a spese dello Stato."
"Art. 211 (Quantificazione dell'importo dovuto). - 1.
In applicazione dell'articolo 3, comma 1, del decreto
legislativo 9 luglio 1997, n. 237, il funzionario addetto
all'ufficio quantifica l'importo dovuto per spese sulla
base degli atti, dei registri, delle norme che individuano
la somma da recuperare, e prende atto degli importi
stabiliti nei provvedimenti giurisdizionali per le sanzioni
amministrative pecuniarie e per le sanzioni pecuniarie
processuali, specificando le varie voci dell'importo
complessivo.
2. Il funzionario addetto all'ufficio, altresi',
corregge eventuali propri errori, d'ufficio o su istanza di
parte."
"Art. 235 (Annullamento del credito per
irreperibilita' e possibile reviviscenza). - 1. Se l'invito
al pagamento e' riferito alle spese dopo l'annullamento del
credito ai sensi dell'articolo 219, l'ufficio procede
all'iscrizione a ruolo solo se il debitore risulta
reperibile.
2. Se l'invito al pagamento delle spese si riferisce
a reati per i quali c'e' stata condanna a pena detentiva,
l'ufficio, quando la notifica si ha per eseguita ai sensi
dell'articolo 143 del codice di procedura civile, annulla
il credito e rimette gli atti al pubblico ministero per
l'esecuzione con il rito degli irreperibili.
3. Divenuto reperibile il debitore, il pubblico
ministero rimette gli atti all'ufficio per l'iscrizione a
ruolo del credito.".
 
Art. 81

Modifiche alla legge 24 dicembre 2007, n. 244

1. All'articolo 1, comma 367, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, le parole: «e alle pene pecuniarie» sono soppresse.

Note all'art. 81:
- Si riporta il comma 367 dell'articolo 1, della legge
24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione
del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge
finanziaria 2008)), come modificato dal presente decreto:
"367 - Entro centoventi giorni dalla data di entrata
in vigore della presente legge, il Ministero della
giustizia stipula con una societa' interamente posseduta
dalla societa' di cui all'articolo 3, comma 2, del
decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con
modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, una o
piu' convenzioni in base alle quali la societa' stipulante
con riferimento alle spese previste dal testo unico di cui
al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002,
n. 115, nonche' alle sanzioni pecuniarie civili di cui al
decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 7, provvede alla
gestione del credito, mediante le seguenti attivita':
a) acquisizione dei dati anagrafici del debitore e
quantificazione del credito, nella misura stabilita dal
decreto del Ministro della giustizia adottato a norma
dell'articolo 205 (L) del testo unico di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e
successive modificazioni;
b) iscrizione a ruolo del credito; a tale fine, il
titolare dell'ufficio competente delega uno o piu'
dipendenti della societa' stipulante alla sottoscrizione
dei relativi ruoli;
c)".
 
Art. 82
Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre
2002, n. 313

1. All'articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313, la lettera g) e' sostituita dalla seguente: «g) i provvedimenti giudiziari definitivi di condanna alle pene sostitutive e i provvedimenti di conversione di cui agli articoli 66, terzo comma, e 72, quarto comma, della legge 24 novembre 1981, n. 689;» e dopo la lettera g) e' inserita la seguente: «g-bis) i provvedimenti di conversione di cui agli articoli 71, 102, 103 e 108 della legge 24 novembre 1981, n. 689, e di cui all'articolo 55 del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274;».

Note all'art. 82:
- Si riporta il testo dell'articolo 3 del decreto del
Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313 (Testo
unico delle disposizioni legislative e regolamentari in
materia di casellario giudiziale, di casellario giudiziale
europeo, di anagrafe delle sanzioni amministrative
dipendenti da reato e dei relativi carichi pendenti), come
modificato dal presente decreto:
"Art. 3 (Provvedimenti iscrivibili). - 1. Nel
casellario giudiziale si iscrivono per estratto:
a) i provvedimenti giudiziari penali di condanna
definitivi, anche pronunciati da autorita' giudiziarie
straniere se riconosciuti ai sensi degli articoli 730 e
seguenti, del codice di procedura penale, salvo quelli
concernenti contravvenzioni per le quali la legge ammette
la definizione in via amministrativa, o l'oblazione
limitatamente alle ipotesi di cui all'articolo 162, del
codice penale, sempre che per quelli esclusi non sia stata
concessa la sospensione condizionale della pena;
b) i provvedimenti giudiziari definitivi
concernenti le pene, compresa la sospensione condizionale e
la non menzione, le misure di sicurezza personali e
patrimoniali, gli effetti penali della condanna,
l'amnistia, l'indulto, la grazia, la dichiarazione di
abitualita', di professionalita' nel reato, di tendenza a
delinquere;
c) i provvedimenti giudiziari concernenti le pene
accessorie;
d) i provvedimenti giudiziari concernenti le misure
alternative alla detenzione;
e) i provvedimenti giudiziari concernenti la
liberazione condizionale;
f) i provvedimenti giudiziari definitivi che hanno
prosciolto l'imputato o dichiarato non luogo a procedere
per difetto di imputabilita', o disposto una misura di
sicurezza, nonche' quelli che hanno dichiarato la non
punibilita' ai sensi dell'articolo 131-bis del codice
penale;
g) i provvedimenti giudiziari definitivi di
condanna alle pene sostitutive e i provvedimenti di
conversione di cui agli articoli 66, terzo comma, e 72,
quarto comma, della legge 24 novembre 1981, n. 689;
g-bis) i provvedimenti di conversione di cui agli
articoli 71, 102, 103 e 108 della legge 24 novembre 1981,
n. 689 e di cui all'articolo 55 del decreto legislativo 28
agosto 2000, n. 274;
h) i provvedimenti giudiziari del pubblico
ministero previsti dagli articoli 656, comma 5, 657 e 663,
del codice di procedura penale;
i) i provvedimenti giudiziari di conversione delle
pene pecuniarie;
i-bis) l'ordinanza che ai sensi dell'articolo
464-quater del codice di procedura penale dispone la
sospensione del procedimento con messa alla prova, nonche'
le sentenze che dichiarano estinto il reato per esito
positivo della messa alla prova ai sensi dell'articolo
464-septies del codice di procedura penale;
i-ter) i provvedimenti con cui il giudice dispone
la sospensione del procedimento ai sensi dell'articolo
420-quater del codice di procedura penale;
l) i provvedimenti giudiziari definitivi
concernenti le misure di prevenzione della sorveglianza
speciale semplice o con divieto o obbligo di soggiorno;
m) i provvedimenti giudiziari concernenti la
riabilitazione;
n) i provvedimenti giudiziari di riabilitazione, di
cui all'articolo 15, della legge 3 agosto 1988, n. 327;
o) i provvedimenti giudiziari di riabilitazione
speciale relativi ai minori, di cui all'articolo 24, del
regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito,
con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, e
successive modificazioni;
p) i provvedimenti giudiziari definitivi di
interdizione e inabilitazione e quelli di revoca, nonche' i
decreti che istituiscono, modificano o revocano
l'amministrazione di sostegno;
q);
r) i provvedimenti giudiziari relativi
all'espulsione a titolo di sanzione sostitutiva o
alternativa alla detenzione, ai sensi dell'articolo 16, del
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come sostituito
dall'art. 15, della legge 30 luglio 2002, n. 189;
s) i provvedimenti amministrativi di espulsione e i
provvedimenti giudiziari che decidono il ricorso avverso i
primi, ai sensi dell'articolo 13, del decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, come modificato dall'art. 12, della
legge 30 luglio 2002, n. 189;
t) i provvedimenti di correzione, a norma di legge,
dei provvedimenti gia' iscritti;
u) qualsiasi altro provvedimento che concerne a
norma di legge i provvedimenti gia' iscritti, come
individuato con decreto del Presidente della Repubblica, ai
sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto
1988, n. 400, su proposta del Ministro della giustizia.".
 
Art. 83
Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre
1988, n. 448

1. All'articolo 28, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, dopo le parole «persona offesa dal reato» sono aggiunte le seguenti: «, nonche' formulare l'invito a partecipare a un programma di giustizia riparativa, ove ne ricorrano le condizioni».

Note all'art. 83:
- Si riporta il testo dell'articolo 28 del citato
decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988,
n. 448, come modificato dal presente decreto:
"Art. 28 (Sospensione del processo e messa alla
prova). - 1. Il giudice, sentite le parti, puo' disporre
con ordinanza la sospensione del processo quando ritiene di
dover valutare la personalita' del minorenne all'esito
della prova disposta a norma del comma 2. Il processo e'
sospeso per un periodo non superiore a tre anni quando si
procede per reati per i quali e' prevista la pena
dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel massimo
a dodici anni; negli altri casi, per un periodo non
superiore a un anno. Durante tale periodo e' sospeso il
corso della prescrizione.
2. Con l'ordinanza di sospensione il giudice affida
il minorenne ai servizi minorili dell'amministrazione della
giustizia per lo svolgimento, anche in collaborazione con i
servizi locali, delle opportune attivita' di osservazione,
trattamento e sostegno. Con il medesimo provvedimento il
giudice puo' impartire prescrizioni dirette a riparare le
conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione del
minorenne con la persona offesa dal reato, nonche'
formulare l'invito a partecipare a un programma di
giustizia riparativa, ove ne ricorrano le condizioni.
3. Contro l'ordinanza possono ricorrere per
cassazione il pubblico ministero, l'imputato e il suo
difensore.
4. La sospensione non puo' essere disposta se
l'imputato chiede il giudizio abbreviato o il giudizio
immediato.
5. La sospensione e' revocata in caso di ripetute e
gravi trasgressioni alle prescrizioni imposte.".
 
Art. 84

Modifiche al decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 121

1. Al decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 121, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 1, comma 2, le parole «percorsi di giustizia riparativa e di mediazione con le vittime di reato» sono sostituite dalle seguenti: «i programmi di giustizia riparativa di cui al decreto legislativo attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134»;
b) dopo l'articolo 1 e' inserito il seguente:
«Art. 1-bis (Giustizia riparativa). - 1. In qualsiasi fase dell'esecuzione, l'autorita' giudiziaria puo' disporre l'invio dei minorenni condannati, previa adeguata informazione e su base volontaria, ai programmi di giustizia riparativa.
2. Il giudice, ai fini dell'adozione delle misure penali di comunita', delle altre misure alternative e della liberazione condizionale, valuta la partecipazione al programma di giustizia riparativa e l'eventuale esito riparativo. In ogni caso, non tiene conto della mancata effettuazione del programma, dell'interruzione dello stesso o del mancato raggiungimento di un esito riparativo.».

Note all'art. 84:
- Si riporta il testo dell'articolo 1 del decreto
legislativo 2 ottobre 2018, n. 121 (Disciplina
dell'esecuzione delle pene nei confronti dei condannati
minorenni, in attuazione della delega di cui all'articolo
1, comma 82, 83 e 85, lettera p), della legge 23 giugno
2017, n. 103, come modificato dal presente decreto:
"Art. 1 (Regole e finalita' dell'esecuzione). - 1.
Nel procedimento per l'esecuzione della pena detentiva e
delle misure penali di comunita' a carico di minorenni,
nonche' per l'applicazione di queste ultime, si osservano
le disposizioni del presente decreto e, per quanto da esse
non previsto, quelle del codice di procedura penale, della
legge 26 luglio 1975, n. 354, del relativo regolamento di
attuazione di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, e del decreto del
Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, e
relative norme di attuazione, di coordinamento e
transitorie approvate con decreto legislativo 28 luglio
1989, n. 272.
2. L'esecuzione della pena detentiva e delle misure
penali di comunita' deve favorire i programmi di giustizia
riparativa di cui al decreto legislativo attuativo della
legge 27 settembre 2021, n. 134. Tende altresi' a favorire
la responsabilizzazione, l'educazione e il pieno sviluppo
psico-fisico del minorenne, la preparazione alla vita
libera, l'inclusione sociale e a prevenire la commissione
di ulteriori reati, anche mediante il ricorso ai percorsi
di istruzione, di formazione professionale, di istruzione e
formazione professionale, di educazione alla cittadinanza
attiva e responsabile, e ad attivita' di utilita' sociale,
culturali, sportive e di tempo libero.
 
Art. 85
Disposizioni transitorie in materia di modifica del regime di
procedibilita'

1. Per i reati perseguibili a querela della persona offesa in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato.
2. Quando, per i reati di cui al comma 1, alla data di entrata in vigore del presente decreto e' stata gia' esercitata l'azione penale, il giudice informa la persona offesa dal reato della facolta' di esercitare il diritto di querela e il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa e' stata informata. Ai fini di cui al primo periodo, il giudice effettua ogni utile ricerca anagrafica, ove necessaria. Prima dell'esercizio dell'azione penale, provvede il pubblico ministero.
 
Art. 86

Disposizioni transitorie in materia di notificazioni al querelante

1. Per le querele presentate prima dell'entrata in vigore del presente decreto, le notificazioni al querelante sono eseguite ai sensi dell'articolo 33 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271.
2. Quando il querelante non ha nominato un difensore, le notificazioni si eseguono presso il domicilio dichiarato o eletto dal querelante. In mancanza di dichiarazione o elezione di domicilio, le notificazioni sono eseguite a norma dell'articolo 157, commi 1, 2, 3, 4 e 8, del codice di procedura penale.

Note all'art. 86:
- Si riporta il testo dell'articolo 33 del citato
decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271:

"Art.33 (Domicilio della persona offesa). - 1. Il
domicilio della persona offesa dal reato che abbia nominato
un difensore si intende eletto presso quest'ultimo.

- Per l'articolo 157 del codice di procedura penale si
vedano le note all'articolo 10.
 
Art. 87

Disposizioni transitorie in materia di processo penale telematico

1. Con decreto del Ministro della giustizia, da adottarsi entro il 31 dicembre 2023 ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite le regole tecniche riguardanti il deposito, la comunicazione e la notificazione con modalita' telematiche degli atti del procedimento penale, anche modificando, ove necessario, il regolamento di cui al decreto del Ministro della giustizia 21 febbraio 2011, n. 44, e, in ogni caso, assicurando la conformita' al principio di idoneita' del mezzo e a quello della certezza del compimento dell'atto.
2. Nel rispetto delle disposizioni del presente decreto e del regolamento di cui al comma 1, ulteriori regole tecniche possono essere adottate con atto dirigenziale del Direttore generale dei sistemi informativi e automatizzati del Ministero della giustizia.
3. Con decreto del Ministro della giustizia, da adottarsi entro il 31 dicembre 2023 ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentiti il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio nazionale forense, sono individuati gli uffici giudiziari e le tipologie di atti per cui possano essere adottate anche modalita' non telematiche di deposito, comunicazione o notificazione, nonche' i termini di transizione al nuovo regime di deposito, comunicazione e notificazione.
4. Sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero sino al diverso termine di transizione previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati, continuano ad applicarsi, nel testo vigente al momento dell'entrata in vigore del presente decreto, le disposizioni di cui agli articoli 110, 111, comma 1, 116, comma 3-bis, 125, comma 5, 134, comma 2, 135, comma 2, 162, comma 1, 311, comma 3, 391-octies, comma 3, 419, comma 5, primo periodo, 447, comma 1, primo periodo, 461, comma 1, 462, comma 1, 582, comma 1, 585, comma 4, del codice di procedura penale, nonche' le disposizioni di cui l'articolo 154, commi 2, 3 e 4 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271.
5. Le disposizioni di cui agli articoli 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter, 122, comma 2-bis, 172, commi 6-bis e 6-ter, 175-bis, 386, comma 1-ter, 483, comma 1-bis, 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale, cosi' come introdotte dal presente decreto, si applicano a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati. Sino alle stesse date, la dichiarazione e l'elezione di domicilio prevista dal comma 2 dell'articolo 153-bis del codice di procedura penale, come introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera e), del presente decreto, nonche' le comunicazioni previste dal comma 3 dello stesso articolo 153-bis sono effettuate con le forme ivi previste in alternativa al deposito in via telematica.
6. Sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero sino al diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e le tipologie di atti in esso indicati, continuano ad applicarsi le disposizioni dell'articolo 164 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, e dell'articolo 24, commi da 1 a 3, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176.
7. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche in relazione agli atti del procedimento penale militare, ma i regolamenti di cui ai commi 1 e 3 sono adottati, entro il 31 dicembre 2023, con decreto del Ministro della difesa, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentiti il Consiglio della magistratura militare e il Garante per la protezione dei dati personali. Le ulteriori regole tecniche di cui al comma 2 possono essere adottate, d'intesa con il Consiglio della magistratura militare, con atto dirigenziale del responsabile della transizione al digitale del Ministero della difesa.

Note all'art. 87:
- Per l'articolo 17, comma 3, della citata legge 23
agosto 1988, n. 400, si vedano le note all'articolo 65.
- Il decreto del Ministro della giustizia 21 febbraio
2011, n. 44, recante: "Regolamento concernente le regole
tecniche per l'adozione nel processo civile e nel processo
penale, delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, in attuazione dei principi previsti dal
decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive
modificazioni, ai sensi dell'articolo 4, commi 1 e 2, del
decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, convertito nella
legge 22 febbraio 2010, n. 24", e' pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 18 aprile 2011, n. 89.
- Per l'articolo 110 del codice di procedura penale si
veda l'articolo 6 del decreto legislativo.
- Per gli articoli 111 e 116 del codice di procedura
penale, si vedano le note all'articolo 6; per l'articolo
125, si vedano le note all'articolo 7; per gli articoli 134
e 135, le note all'articolo 9; per l'articolo 162, le note
all'articolo 10; per l'articolo 311, le note all'articolo
13; per l'articolo 391-octies, le note all'articolo 20; per
l'articolo 419, le note all'articolo 23; per l'articolo
447, le note all'articolo 25; per gli articoli 461 e 462,
le note all'articolo 28; per gli articoli 582 e 585, le
note all'articolo 33.
- Per l'articolo 154 del citato decreto legislativo 28
luglio 1989, n. 271, si vedano le note all'articolo 41.

- Si riporta il testo dell'articolo 164 del citato
decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271:
"Art.164 (Deposito delle copie dell'atto di
impugnazione e formazione dei relativi fascicoli). - 1. Le
parti devono depositare le copie dell'atto di impugnazione
occorrenti per la notificazione previstadall'articolo
584del codice.
2. Le parti devono inoltre depositare, presso la
cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento
impugnato, due copie dell'atto di impugnazione, nel caso di
appello, e cinque copie, nel caso di ricorso per
cassazione, oltre a una copia per il procuratore generale.
3. Se non sono depositate le copie indicate nei commi
1 e 2, la cancelleria provvede a farle a spese di chi ha
presentato l'impugnazione.
4. A cura della cancelleria presso il giudice che ha
emesso il provvedimento impugnato sono formati, nel caso di
appello, tre fascicoli e, nel caso di ricorso per
cassazione, sei fascicoli contenenti ciascuno una copia
della sentenza impugnata e degli atti di impugnazione.".

- Si riporta il testo dell'articolo 24, commi 1, 2,
2-bis, 2-ter e 3, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137
(Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della
salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e
sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da
COVID-19), convertito, con modificazioni, dalla legge 18
dicembre 2020, n. 176:
"Art. 24 (Disposizioni per la semplificazione delle
attivita' di deposito di atti, documenti e istanze nella
vigenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19). - 1.In
deroga a quanto previsto dall'articolo 221, comma 11, del
decreto-legge n. 34 del 2020convertito con modificazioni
dallalegge n. 77 del 2020, fino al 31 luglio 2021, il
deposito di memorie, documenti, richieste ed istanze
indicate dall'articolo 415-bis, comma 3, del codice di
procedura penalepresso gli uffici delle procure della
repubblica presso i tribunali avviene, esclusivamente,
mediante deposito dal portale del processo penale
telematico individuato con provvedimento del Direttore
generale dei sistemi informativi e automatizzati del
Ministero della giustizia e con le modalita' stabilite nel
medesimo provvedimento, anche in deroga alle previsioni del
decreto emanato ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del
decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, convertito, con
modificazioni, dallalegge 22 febbraio 2010, n. 24. Il
deposito degli atti si intende eseguito al momento del
rilascio della ricevuta di accettazione da parte dei
sistemi ministeriali, secondo le modalita' stabilite dal
provvedimento. Il deposito e' tempestivo quando e' eseguito
entro le ore 24 del giorno di scadenza.
2. Con uno o piu' decreti del Ministro della
giustizia, saranno indicati gli ulteriori atti per quali
sara' reso possibile il deposito telematico nelle modalita'
di cui al comma 1.
2-bis. Il malfunzionamento del portale del processo
penale e' attestato dal Direttore generale per i servizi
informativi automatizzati, con provvedimento pubblicato nel
Portale dei servizi telematici del Ministero della
giustizia con indicazione del relativo periodo. In tali
ipotesi, il termine di scadenza per il deposito degli atti
di cui ai commi 1 e 2 e' prorogato di diritto fino al
giorno successivo al ripristino della funzionalita' del
Portale.
2-ter. L'autorita' giudiziaria puo' autorizzare il
deposito di singoli atti e documenti in formato analogico
per ragioni specifiche.
3. Gli uffici giudiziari, nei quali e' reso possibile
il deposito telematico ai sensi dei commi 1 e 2, sono
autorizzati all'utilizzo del portale, senza necessita' di
ulteriore verifica o accertamento da parte del Direttore
generale dei servizi informativi automatizzati.
4. - 6-undecies. (Omissis).".
 
Art. 88

Disposizioni transitorie in materia di restituzione nel termine

1. Nei procedimenti che hanno ad oggetto reati commessi prima del 1° gennaio 2020, nei quali sia disposta la restituzione nel termine prevista dall'articolo 175, comma 2.1, del codice di procedura penale non si tiene conto, ai fini della prescrizione del reato, del tempo intercorso tra la scadenza dei termini per impugnare di cui all'articolo 585 del codice di procedura penale e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione.

Note all'art. 88:
- Per gli articoli 174 e 585 del codice di procedura
penale si vedano rispettivamente le note agli articoli 11 e
33.
 
Art. 89

Disposizioni transitorie in materia di assenza

1. Salvo quanto previsto dai commi 2 e 3, quando, nei processi pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, e' stata gia' pronunciata, in qualsiasi stato e grado del procedimento, ordinanza con la quale si e' disposto procedersi in assenza dell'imputato, continuano ad applicarsi le disposizioni del codice di procedura penale e delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale in materia di assenza anteriormente vigenti, comprese quelle relative alle questioni di nullita' in appello e alla rescissione del giudicato.
2. Quando, prima dell'entrata in vigore del presente decreto, nell'udienza preliminare o nel giudizio di primo grado e' stata disposta la sospensione del processo ai sensi dell'articolo 420-quater, comma 2, del codice di procedura penale nel testo vigente prima dell'entrata in vigore del presente decreto e l'imputato non e' stato ancora rintracciato, in luogo di disporre nuove ricerche ai sensi dell'articolo 420-quinquies del codice di procedura penale nel testo vigente prima dell'entrata in vigore del presente decreto, il giudice provvede ai sensi dell'articolo 420-quater del codice di procedura penale come modificato dal presente decreto. In questo caso si applicano gli articoli 420-quinquies e 420-sexies del codice di procedura penale, come modificati dal presente decreto.
3. Le disposizioni degli articoli 157-ter, comma 3, 581, commi 1-ter e 1-quater, e 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale si applicano per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto. Negli stessi casi si applicano anche le disposizioni dell'articolo 175 del codice di procedura penale, come modificato dal presente decreto.
4. Nei procedimenti indicati al comma 1, continua ad applicarsi la disposizione dell'articolo 159, primo comma, numero 3-bis), del codice penale nel testo vigente prima della data di entrata in vigore del presente decreto legislativo.
5. Nei procedimenti di cui ai commi 1 e 2 che hanno ad oggetto reati commessi dopo il 18 ottobre 2021, nel caso di sospensione del corso della prescrizione ai sensi dell'articolo 159, primo comma, numero 3-bis, del codice penale, si applica la disposizione dell'ultimo comma di detto articolo, come modificata dal presente decreto legislativo.

Note all'art. 89:
- Per gli articoli 420-quater, 420-quinquies e
420-sexies del codice di procedura penale si vedano le note
all'articolo 23.
- Per gli articoli 157-ter, 175, 581 e 585 del codice
di procedura penale si vedano rispettivamente le note agli
articoli 10, 11 e 33.
- Per l'articolo 159 del codice penale si vedano le
note all'articolo 1.
 
Art. 90
Disposizioni transitorie in materia di sospensione del procedimento
con messa alla prova dell'imputato

1. La disposizione dell'articolo 32, comma 1, lettera a), del presente decreto, che comporta l'estensione della disciplina della sospensione del procedimento con messa alla prova a ulteriori reati, si applica anche ai procedimenti pendenti nel giudizio di primo grado e in grado di appello alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo.
2. Se sono gia' decorsi i termini di cui all'articolo 464-bis, comma 2, del codice di procedura penale, l'imputato, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, puo' formulare la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova, a pena di decadenza, entro la prima udienza successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto. Quando nei quarantacinque giorni successivi alla data di entrata in vigore del presente decreto non e' fissata udienza, la richiesta e' depositata in cancelleria, a pena di decadenza, entro il predetto termine.
3. Nel caso in cui sia stata disposta la sospensione del procedimento con messa alla prova in forza dei commi precedenti, non si applica l'articolo 75, comma 3, del codice di procedura penale.

Note all'art. 90:
- Per l'articolo 464-bis del codice di procedura penale
si vedano le note all'articolo 29.
- Si riporta il testo dell'articolo 75 del codice di
procedura penale:
"Art.75 (Rapporti tra azione civile e azione penale).
- 1. L'azione civile proposta davanti al giudice civile
puo' essere trasferita nel processo penale fino a quando in
sede civile non sia stata pronunciata sentenza di merito
anche non passata in giudicato. L'esercizio di tale
facolta' comporta rinuncia agli atti del giudizio; il
giudice penale provvede anche sulle spese del procedimento
civile.
2. L'azione civile prosegue in sede civilese non e'
trasferita nel processo penale o e' stata iniziata quando
non e' piu' ammessa la costituzione di parte civile.
3. Se l'azione e' proposta in sede civile nei
confronti dell'imputato dopo la costituzione di parte
civile nel processo penale o dopo la sentenza penale di
primo grado, il processo civile e' sospeso fino alla
pronuncia della sentenza penale non piu' soggetta a
impugnazione, salve le eccezioni previste dalla legge.".
 
Art. 91
Disposizioni transitorie in materia di rimedi per l'esecuzione delle
decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo

1. Quando, in data anteriore all'entrata in vigore del presente decreto, e' divenuta definitiva la decisione con cui la Corte europea ha accertato una violazione dei diritti riconosciuti dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali o dai Protocolli addizionali alla Convenzione, ovvero la Corte europea ha disposto, ai sensi dell'articolo 37 della Convenzione, la cancellazione dal ruolo del ricorso a seguito del riconoscimento unilaterale della violazione da parte dello Stato, il termine indicato nell'articolo 628-bis, comma 2, del codice di procedura penale decorre dal giorno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto.
2. Per i reati commessi in data anteriore al 1° gennaio 2020, la prescrizione riprende il suo corso in ogni caso in cui la Corte di cassazione dispone la riapertura del processo ai sensi dell'articolo 628-bis, comma 5, del codice di procedura penale.

Note all'art. 91:
- Per l'articolo 628-bis del codice di procedura penale
si veda l'articolo 36.
 
Art. 92
Disposizioni transitorie in materia di giustizia riparativa. Servizi
esistenti

1. La Conferenza locale per la giustizia riparativa, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, provvede alla ricognizione dei servizi di giustizia riparativa in materia penale erogati alla stessa data da soggetti pubblici o privati specializzati, convenzionati con il Ministero della giustizia ovvero che operano in virtu' di protocolli di intesa con gli uffici giudiziari o altri soggetti pubblici.
2. La Conferenza valuta i soggetti di cui al comma 1 con riferimento all'esperienza maturata almeno nell'ultimo quinquennio e il curricolo degli operatori in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto, verificando altresi' la coerenza delle prestazioni erogate e dei requisiti posseduti dagli operatori con quanto disposto dagli articoli 42, 64 e 93, e redige al termine un elenco da cui attingono gli enti locali per la prima apertura dei centri di cui all'articolo 63.
 
Art. 93
Disposizioni transitorie in materia di giustizia riparativa.
Inserimento nell'elenco dei mediatori

1. Sono inseriti nell'elenco di cui all'articolo 60 coloro che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:
a) avere completato una formazione alla giustizia riparativa ed essere in possesso di una esperienza almeno quinquennale, anche a titolo volontario e gratuito, acquisita nel decennio precedente presso soggetti specializzati che erogano servizi di giustizia riparativa, pubblici o privati, convenzionati con il Ministero della giustizia ovvero che operano in virtu' di protocolli di intesa con gli uffici giudiziari o altri enti pubblici;
b) avere completato una formazione teorica e pratica, seguita da tirocinio, nell'ambito della giustizia riparativa in materia penale, equivalente o superiore a quella prevista dal presente decreto;
c) prestare servizio presso i servizi minorili della giustizia o gli uffici di esecuzione penale esterna, avere completato una adeguata formazione alla giustizia riparativa ed essere in possesso di adeguata esperienza almeno quinquennale acquisita in materia nel decennio precedente.
2. L'inserimento nell'elenco, ai sensi del comma 1, e' disposto a seguito della presentazione, a cura dell'interessato, di idonea documentazione comprovante il possesso dei requisiti e, nel caso di cui alla lettera b), previo superamento di una prova pratica valutativa, il cui onere finanziario e' a carico dei partecipanti, come da successiva regolamentazione a mezzo di decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'universita' e della ricerca.
3. Con il medesimo decreto di cui al comma 2 sono stabilite altresi' le modalita' di svolgimento e valutazione della prova di cui al comma 2, nonche' di inserimento nell'elenco di cui ai commi 1 e 2.
 
Art. 94
Disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di
giudizi di impugnazione

1. Le disposizioni di cui all'articolo 30, comma 1, lettera i), si applicano decorso un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
2. Le disposizioni degli articoli 34, comma 1, lettere c), e), f), g), numeri 2), 3), 4), e h), 35, comma 1, lettera a), e 41, comma 1, lettera ee), si applicano a decorrere dalla scadenza del termine fissato dall'articolo 16, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15.

Note all'art. 94:
- Si riporta il testo dell'articolo 16, comma 1, del
decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 (Disposizioni
urgenti in materia di termini legislativi), convertito, con
modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15:
"Art. 16 (Disposizioni in materia di giustizia
civile, penale, amministrativa, contabile, tributaria e
militare). - 1.Le disposizioni di cui all'articolo 221,
commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio
2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dallalegge 17
luglio 2020, n. 77, nonche' le disposizioni di cui
all'articolo 23, commi 2, 6, 7, 8, primo, secondo, terzo,
quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e
quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agliarticoli 23-bis, commi
1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n.
137, convertito, con modificazioni, dallalegge 18 dicembre
2020, n. 176, in materia di processo civile e penale,
continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre
2022.".
 
Art. 95
Disposizioni transitorie in materia di pene sostitutive delle pene
detentive brevi

1. Le norme previste dal Capo III della legge 24 novembre 1981, n. 689, se piu' favorevoli, si applicano anche ai procedimenti penali pendenti in primo grado o in grado di appello al momento dell'entrata in vigore del presente decreto. Il condannato a pena detentiva non superiore a quattro anni, all'esito di un procedimento pendente innanzi la Corte di cassazione all'entrata in vigore del presente decreto, puo' presentare istanza di applicazione di una delle pene sostitutive di cui al Capo III della legge 24 novembre 1981, n. 689, al giudice dell'esecuzione, ai sensi dell'articolo 666 del codice di procedura penale, entro trenta giorni dalla irrevocabilita' della sentenza. Nel giudizio di esecuzione si applicano, in quanto compatibili, le norme del Capo III della legge 24 novembre 1981, n. 689, e del codice di procedura penale relative alle pene sostitutive. In caso di annullamento con rinvio provvede il giudice del rinvio.
2. Le sanzioni sostitutive della semidetenzione e della liberta' controllata, gia' applicate o in corso di esecuzione al momento dell'entrata in vigore del presente decreto, continuano ad essere disciplinate dalle disposizioni previgenti. Tuttavia, i condannati alla semidetenzione possono chiedere al magistrato di sorveglianza la conversione nella semiliberta' sostitutiva.
3. Sino all'entrata in vigore del decreto ministeriale di cui all'articolo 56-bis, quarto comma, della legge 24 novembre 1981, n. 689, si applicano, in quanto compatibili, i decreti del Ministro della giustizia 26 marzo 2001, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 5 aprile 2001, n. 80, e 8 giugno 2015, n. 88, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 2 luglio 2015, n. 151.

Note all'art. 95:
- Per l'articolo 56-bis della legge 24 novembre 1981,
n. 689, si veda l'articolo 71.
 
Art. 96
Disposizioni transitorie in materia di estinzione delle
contravvenzioni in materia di alimenti

1. Le disposizioni dell'articolo 70 non si applicano ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto nei quali sia gia' stata esercitata l'azione penale.
2. Nelle more dell'adozione del decreto di cui all'articolo 12-quinquies, comma 4, della legge 30 aprile 1962, n. 283, si applicano, in quanto compatibili, i decreti del Ministro della giustizia 26 marzo 2001, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 5 aprile 2001, n. 80, e 8 giugno 2015, n. 88, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 2 luglio 2015, n. 151.

Note all'art. 96:
- Per l'articolo 12-quinquies della legge 30 aprile
1962, n. 283, si veda l'articolo 70.
 
Art. 97
Disposizioni transitorie in materia di esecuzione e conversione delle
pene pecuniarie

1. Salvo che risultino piu' favorevoli al condannato, le disposizioni in materia di conversione delle pene pecuniarie, previste dall'articolo 71 e dal Capo V della legge 24 novembre 1981, n. 689, come modificate dal presente decreto, si applicano ai reati commessi dopo la sua entrata in vigore.
2. Fermo quanto previsto dal comma 1, ai reati commessi prima della data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi le disposizioni in materia di conversione ed esecuzione delle pene pecuniarie previste dal Capo V della legge 24 novembre 1981, n. 689, dall'articolo 660 del codice di procedura penale e da ogni altra disposizione di legge, vigenti prima della data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, abrogate o modificate dal presente decreto, nonche' le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 367, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, continuano ad applicarsi in relazione alle pene pecuniarie irrogate per reati commessi prima della sua entrata in vigore.

Note all'art. 97:
- Per l'articolo 71 della legge 24 novembre 1981, n.
689, si veda l'articolo 71.
 
Art. 98

Abrogazioni

1. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo sono abrogate le seguenti disposizioni:
a) gli articoli 134, comma 4, 150, 151, 157, comma 8-bis, 158, 161, comma 2, 369, comma 2, 405, comma 1, 406, commi 2-bis e 2-ter, 407, comma 3-bis, 415, comma 2-bis, 416, comma 2-bis, 420-ter, comma 3, 429, commi 2-bis e 4, 442, comma 3, 552, comma 1-bis, 555, commi 2 e 3, 582, comma 2, 583, 599-bis, comma 2, 602, comma 1-bis, del codice di procedura penale;
b) gli articoli 45-bis, comma 2, 125, 133, comma 1, 134,146-bis, commi 2, 3, 4, 5 e 6, 147-bis, comma 4, 154, comma 3, 164 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271;
c) gli articoli 105 e 106 della legge 24 novembre 1981, n. 689;
d) gli articoli 236, 237, 238 e 238-bis del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115.

Note all'art. 98:
- Si riporta il testo dell'articolo 416 del codice di
procedura penale, come modificato dal presente decreto:
"Art. 416 (Presentazione della richiesta del pubblico
ministero). - 1. La richiesta di rinvio a giudizio e'
depositata dal pubblico ministero nella cancelleria del
giudice. La richiesta di rinvio a giudizio e' nulla se non
e' preceduta dall'avviso, previsto dall'articolo 415-bis,
nonche' dall'invito a presentarsi per rendere
l'interrogatorio ai sensi dell'articolo 375. comma 3,
qualora la persona sottoposta alle indagini abbia chiesto
di essere sottoposta ad interrogatorio entro il termine di
cui all'articolo 415-bis, comma 3.
2. Con la richiesta e' trasmesso il fascicolo
contenente la notizia di reato, la documentazione relativa
alle indagini espletate e i verbali degli atti compiuti
davanti al giudice per le indagini preliminari. Il corpo
del reato e le cose pertinenti al reato sono allegati al
fascicolo, qualora non debbano essere custoditi altrove.
2-bis. (abrogato)".
 
Art. 99

Disposizioni finanziarie

1. Salvo quanto previsto all'articolo 67, le amministrazioni interessate nell'ambito delle rispettive competenze, danno attuazione alle disposizioni del presente decreto, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi' 10 ottobre 2022

MATTARELLA

Draghi, Presidente del Consiglio
dei ministri

Cartabia, Ministro della giustizia

Franco, Ministro dell'economia e
delle finanze

Colao, Ministro per l'innovazione
tecnologica e la transizione
digitale

Brunetta, Ministro per la pubblica
amministrazione

Bianchi, Ministro dell'istruzione

Messa, Ministro dell'universita' e
della ricerca

Gelmini, Ministro per gli affari
regionali e le autonomie

Orlando, Ministro del lavoro e
delle politiche sociali

Lamorgese, Ministro dell'interno

Guerini, Ministro della difesa
Visto, il Guardasigilli: Cartabia